Essere un samurai: una storia fra onore e dovere

 

The_Twilight_Samurai_copy

Tasogare Seibei (The Twilight Samurai), è un film del 2002 diretto da Yoji Yamada.

Seibei Iguchi (Hiroyuki Sanada) è un samurai al quale la vita ha proposto una grande sfida. La morte della moglie per tubercolosi lo lascia inerme e da solo a dover badare alla sua famiglia, composta da due figlie e la madre anziana con evidenti segni di demenza senile.

Il film si apre sul letto di morte della moglie del nostro samurai, accompagnata da una narratrice esterna che ne descrive la vicenda e la situazione circostante, senza alcuna presentazione di norma. Viene introdotto Seibei e la sua routine, che si basa sull’alternanza fra lo studio propedeutico per la sua “professione” di samurai e la sua attività domestica, accudendo le figlie, la madre e lavorando i campi, trovandosi spesso costretto a dover rifiutare inviti dei suoi amici per poter adempiere ai suoi compiti. Questa situazione lo porterà a trascurare sé stesso a tal punto da vestirsi di una tunica vecchia e sgualcita e perfino a non curare la propria igiene, con grande disappunto dei suoi colleghi il quale lo porterà ad avere problemi sul posto di lavoro.

La situazione sembra sfuggirgli di mano quando, in suo soccorso, arriva la giovane e bella Tomoe Linuma (Rie Miyazawa), sua amica d’infanzia, che si propone come aiuto in casa con le faccende domestiche e inizia a intrapendere anche un rapporto, quasi materno, con le figlie. Seibei scopre, dal fratello di Tomoe, che la ragazza è sposata ma è riuscita ad ottenere il divorzio poiché il marito alcolizzato non aveva riguardi nei suoi confronti e spesso la maltrattava. Sarà proprio l’incontro di Saibei con il marito di Tomoe, anch’egli samurai, a cambiare le sorti della sua vita.

Candidato agli Oscar 2002 come Miglior Film Straniero, “Tasogare Seibei” è un film costituito da pregi e da difetti. Benché agli occidentali non sia usuale essere a contatto con film dall’estremo oriente, quest’ultimo riesce, almeno nell’ambito della regia, a compiere un buon lavoro. E’ sicuramente diverso da ciò che ci si possa aspettare, con miseri combattimenti fra samurai (sostanzialmente due), che più sul lato fisico, si concentrano sul lato psicologico e le diverse difficoltà che un uomo solo, indipendentemente che sia un samurai o meno, deve affrontare.

Tuttavia in diversi momenti la pellicola si presenta piuttosto lenta, portando lo spettatore a pensare se determinate scene o alcuni momenti fossero davvero necessari. Nel complesso, il film si presenta bene, non eccessivamente emozionante, ma neppure eccessivamente sottotono. E’ molto utile per comprendere una dimensione lontana dalla nostra che, nonostante nell’era moderna sia stata molto avvicinata al mondo occidentale, è comunque difficile percepire, riconoscendo limiti e analogie di due culture necessariamente diverse.
                           Giuseppe Maimone

Sons of Anarchy, un affresco della vita criminale

 

Sons-of-Anarchy-logo

Quando verrà il momento, dovrà dire ai miei figli chi sono realmente. Non sono una brava persona. Sono un criminale e un assassino. I miei figli devono crescere odiando la mia memoria.

– Jax Teller

Ricetta per una buona serie Tv: storia interessante, personaggi convincenti e che sia tecnicamente godibile. Di solito, nell’approcciarmi ad una nuova serie, questi sono gli elementi base che mi convincono ad iniziarla o meno. Ma una serie è anche di più. Per convincermi nel proseguire la visione ci sono altri fattori chiave come possono essere le tematiche trattate, l’evoluzione dei personaggi e della trama orizzontale. Questo fa sì che il prodotto che ne esce fuori sia un capolavoro, come un bel quadro. Ecco, partendo da questa semplice premessa, parliamo un po’ di Sons of Anarchy, serie che ho sempre visto (superficialmente) con molta diffidenza.

La storia è ambientata a Charming, una fittizia cittadina della California. Le vicende girano intorno ad un club di motociclisti, appunto il Sons of Anarchy Motorcycle Club, Redwood Original (SAMCRO). I personaggi principali sono il giovane protagonista (Jax) e il patrigno presidente del club (Klay). Le vicende della storia girano per lo più intorno a loro due e intorno a personaggi femminili come Gemma che è sia la moglie di Klay che la madre di Jax e come Tara che è la ragazza di Jax che ha un rapporto di amore e odio con la suocera. Insomma una famiglia piuttosto incasinata. Il club è immischiato nel commercio illegale di armi ed in altre attività criminali. Nel corso delle stagioni vedremo i SAMCRO scontrarsi con altri club rivali, con i vari fornitori d’armi, con la polizia, i federali e con alcune forze politiche che vogliono far progredire la cittadina di Charming.

Una volta iniziata la storia ci rendiamo conto che Sons of Anarchy è molto più complessa di così. I personaggi sono caratterizzati alla perfezione, la loro evoluzione non è mai lasciata al caso. I rapporti che si creano tra di loro sono unici e ben differenziati. La trama orizzontale è credibile e colma di cliffhanger. Il livello recitativo è alto così come l’aspetto tecnico (regia, fotografia, ecc…). Una mezione particolare va fatta alla colonna sonora che accompagna la serie per tutte e sette le stagioni. Guardando Sons of Anarchy si ha una sicurezza: ogni episodio avrà una canzone straordinaria che renderà il tutto più epico.

Sons of Anarchy così nel corso delle stagioni si è rivelata non solo una semplice serie a tinte crime o gangster ma una storia capace di affrontare tematiche quali il rapporto tra padre e figlio, il concetto di famiglia, la moralità delle azioni commesse viste dal punto di vista di un criminale (consapevole di esserlo). Ci saranno personaggi che amerete e personaggi che vorrete morti. Ci saranno momenti emotivamente intensi e che vi faranno riflettere. Ci saranno momenti in cui non vorrete credere ai vostri occhi per come si evolve la vicenda e momenti che rimarranno impressi nella vostra mente, come le frasi diventate ormai un cult.

C’è, a mio avviso, un invisibile filo che collega il primo episodio della prima stagione al finale della serie. Questo filo è rappresentato dal rapporto che c’è tra un padre e un figlio. È il tema più affrontato in tutta la serie. Questo avviene tra Jax e Klay, i loro scontri sono sempre memorabili. Tra Jax e John Teller (padre biologico di Jax morto quando lui era piccolo), attraverso le lettere lasciate da quest’ultimo. Infine tra Jax e i suoi figli, ai quali vuole lasciare un futuro migliore. Ed in fondo è questo quello che mi fa scegliere di vedere una serie Tv e che mi convince a continuarla. Questo invisibile filo, tessuto alla perfezione dagli autori, che alla fine comporrà un bellissimo quadro. Una volta finita la visione vi potrete lentamente allontanare da questo quadro e, ammirandolo nel suo insieme, potrete apprezzare al meglio quel gran capolavoro che è.

Nicola Ripepi

Netflix, dal 22 ottobre in Italia. Come cambia la TV?

Netflix, il famoso servizio di streaming a pagamento per Film e Serie Tv, è finalmente arrivato in Italia. Gli appassionati di Binge-watching di tutto il mondo lo considerano il migliore nel suo settore, ora la parola va agli italiani che potranno provarlo a partire dal 22 Ottobre. Andrà a far concorrenza a distributori già presenti nel nostro territorio come Sky Online (servizio di streaming offerto da Sky) e Infinity tv (servizio di streaming offerto da Mediaset).
– Cos’è Netflix? Netflix nasce nel 1997 come servizio di noleggio di DVD e videogiochi aprendo una concorrenza con Blockbuster. La società dava la possibilità ai suoi utenti di sottoscrivere degli abbonamenti flat, di noleggiare un film su Internet e riceverlo a casa per posta, senza limiti di tempo per la restituzione, al prezzo mensile di 8,99 dollari. La svolta avviene nel 2008 quando viene attivato il servizio di streaming online on demand, accessibile tramite un abbonamento.
– Che cosa offre Netflix? La società americana conta più di 60 milioni di abbonati in tutto il mondo (40 milioni solo negli Usa) e ha prodotto serie televisive di successo mondiale come House of Cards e Orange Is the New Black. Con un solo abbonamento mensile avremo la possibilità di accedere a migliaia tra serie tv, film e documentari, senza pubblicità e senza limiti di quantità. Il prezzo mensile per l’abbonamento per l’Italia comprenderà un offerta “base” di 7,99 euro (contenuti in qualità standard da un solo dispositivo a scelta fra console, smart tv, tablet, pc, tv box e smartphone), si proseguirà con una proposta “standard” da 9,99 euro (in Full HD e su due dispositivi a scelta) per arrivare a un piano “premium” da 11,99 euro (contenuti in 4K accessibili da quattro dispositivi diversi). La programmazione dovrebbe essere un misto tra produzioni nostrane e produzioni internazionali che, come spiega il Corriere della Sera, sono «tradizionalmente l’80% proveniente dagli Stati Uniti e il restante 20 dal [singolo] Paese». La società americana ha già acquistato ben 18 prodotti Rai da distribuire nel nostro paese, ad eccezione de Il commissario Montalbano che rimane un esclusiva della tv nazionale.
– Netflix cambierà la televisione italiana? “Per cinquant’anni abbiamo avuto la tv lineare, ma ogni cosa ha il suo tempo e prima o poi viene sostituita: la tv del futuro sarà un grande iPad”. Queste le parole di Hastings, il Ceo di Netflix, sulla “rivoluzione” che grazie a Netflix, e più generalmente al servizio di streaming a pagamento, può avvenire nel nostro paese. Questa sarà, secondo molti, la tv del futuro in cui i canali saranno rimpiazzati dalle applicazioni e ognuno potrà scegliere di vedere quel che vuole, quando vuole.
– Netflix sarà limitato in Italia? Sicuramente questa è una visione all’avanguardia nel mondo dell’intrattenimento, che va però a scontrarsi con una realtà, quella italiana, spesso troppo arretrata. Infatti, per accedere ad un servizio del genere, c’è bisogno di un ottima infrastruttura internet e, sappiamo bene, che nella maggior parte del nostro paese questa fatica a raggiungere i valori necessari. Un limite che magari può essere superato proprio adesso, dal momento che con Netflix si va a creare il bisogno di migliorare queste infrastrutture, arrivando così a una distribuzione nelle case della fibra ottica e aprendosi a quel futuro dell’intrattenimento che è ormai una realtà consolidata negli Stati Uniti e in gran parte delle nazioni europee.

Nicola Ripepi