11.22.63: ritorno al passato con J.J. Abrams e Stephen King

A novembre saranno trascorsi oltre cinquanta anni da quella mattina del ’63 a Dallas quando John Fitzgerald Kennedy venne assassinato da alcuni colpi sparati con un fucile fabbricato in Italia.

Uno spartiacque che ha innescato un inaspettato cambio di rotta dopo il quale si è fatto strada l’interrogativo su come sarebbero andate le cose se Lee Harvey Oswald – secondo la ricostruzione ufficiale – non fosse riuscito a portare a termine il suo disegno criminale facendo fuoco dalle finestre al sesto piano della Texas Book School Depository.

Il corteo che accompagnava Kennedy e la moglie Jackie avrebbe proseguito indisturbato nel suo bagno di folla e la tappa sarebbe stata registrata come un evento uguale ad altri nella campagna di consensi del presidente americano. Il fratello Bobby si sarebbe salvato? L’inasprimento della guerra del Vietnam che ha sottratto la vita a migliaia di esseri umani non ci sarebbe stato? E in che modo sarebbe sfociate le tensioni con la Russia? Non siamo in grado di rispondere, ma è certo che determinati turbamenti temporali possono provocare una catena di eventi che per molto tempo condizioneranno il corso della storia. 11.22.63 parla di questo. In parte. La vicenda ha al centro il Maine, da cui ha mosso i primi passi lo stesso Stephen King, e la vita di un insegnante di lettere, Jake Epping (James Franco).

Tra i corsi diurni e quelli alla scuola serale frequentati da Harry, bidello del liceo di Lisbon Falls, reduce dal trucolento stermino della sua famiglia per mano del padre nei primi anni ’60, e la tavola calda di Al Templeton, rinomata per i “Fatburger” venduti a un prezzo di pochi cent., Jake Epping conduce una normale esistenza. Un giorno nota qualcosa di strano in Al: l’amico si è ammalato improvvisamente, mentre un attimo prima era in ottima forma. Jake scopre allora che nella dispensa del ristorante c’è un varco temporale che porta sempre nello stesso luogo e nello stesso istante: il 21 ottobre del 1960. Non importa quanto a lungo si resta dall’altra parte, al ritorno nel presente saranno trascorsi sempre soltanto due minuti. Nessuno nel passato sembra accorgersene, eccetto l’uomo con una tessera gialla. Epping asseconda le volontà di Al e accetta di assumere un’identità nuova calandosi nei panni di Jake Amberson e varcando il portale dello scantinato per seguire le tracce dell’ex marine Lee Oswald attraverso i suoi spostamenti e fare luce sui suoi possibili contatti con la CIA, servendosi di un fascicolo che raccoglie ritagli di giornale dell’epoca, con il proposito di sventare l’assassinio di Kennedy. Ma il passato farà di tutto per non essere cambiato.

La miniserie del 2016, in 8 puntate, non è solo l’ennesimo contraltare filmico di una vasta letteratura di fantascienza incentrata sui viaggi del tempo, ma un attraversamento piuttosto convincente di un’america nel periodo di punta dell’esplosione del rock’n roll, pervasa dal cambiamento dei costumi del dopoguerra e divisa dai problemi razziali. Accanto agli abiti eleganti e i maglioni dai colori tenui, le automobili scintillanti e i registratori a bobina, si colgono le atmosfere della musica ai tempi del trionfo del vinile con una colonna sonora che spazia dai successi di Bobby Vinton (nel trailer), Sam Cooke e le Shirelles.

Anche se il libro è stato pubblicato nel 2011, l’intenzione di scrivere un romanzo dedicato all’omicidio del 35° presidente degli Stati Uniti è una pulce all’orecchio che ha ossessionato Stephen King fin dagli anni ’70. Inizialmente il progetto di trasferire la trama in un film sarebbe stato affidato alla regia di Jonathan Demme, successivamente il pilot venne girato da Kevin Macdonald.

James Franco, che invece originariamente sperava di trovarsi nelle vesti del produttore, sorpassato in questo da J.J Abrams che si assicurò per primo i diritti del libro, ha ottenuto poi il ruolo di attore protagonista. Inutile fermarsi a elencare le differenze rispetto al libro (a partire dalla data in cui il portale conduce nel passato, che, nel romanzo, è il 1958), né, in questa sede, indagare sulle fonti che una ricostruzione sull’assassinio di Kennedy ha privilegiato, senza anticipare altro, la serie è anche, in fin dei conti, la vittoria di un amore assoluto che neanche i paradossi temporali riescono a interrompere.

 

Eulalia Cambria

IT. Il clown di Stephen King arriva in sala.

Lo vuoi un bel palloncino colorato?》

Era il 1990 quando il clown Pennywise si faceva conoscere per la prima volta attaverso una mini serie televisiva, adattamento del romanzo capolavoro di Stephen King.
Ed ora, 27 anni dopo, questo cult dell’horror torna in versione rivisitata, questa volta nei cinema italiani.
Non c’è persona che non conosca il suo inquietante protagonista o che non rabbrividisca alla vista di un palloncino rosso; per questi motivi l’attesa e le aspettative per questo ritorno erano alle stelle.

Nel 1988, in un’immaginaria cittadina del Maine, il piccolo George esce di casa durante un temporale per giocare con la sua barchetta di carta.
Quest’ultima viene risucchiata in un tombino, dove George, una volta abbassatosi per controllare, incontrerà lo sguardo del pagliaccio Pennywise e verrà risucchiato lui stesso.
Il caso di George non rimarrà però isolato, le persone scomparse diventano sempre più numerose ed è allora che un gruppo di ragazzini ‘il Club dei Perdenti’ decide di riunirsi per fare chiarezza sulle misteriose sparizioni, trovandosi però a dover fare i conti con una sconosciuta creatura demoniaca.

La pellicola, di Andy Muschietti, non è fedelissima alle pagine del libro.

Il regista sintetizza, taglia e mescola le carte in tavola, crea un film che, sì, mantiene l’essenza principale del libro, sono presenti infatti nella sceneggiatura spazi dedicati agli avvenimenti cruciali presenti nel romanzo, ma al tempo stesso sono presenti tanti piccoli cambiamenti che lasceranno interdetti i fans più accaniti.
Il nuovo Pennywise interpretato da Bill Skarsgård, è diverso rispetto a quello precedente di Tim Curry, ma comunque ugualmente iconico e spaventoso.
La caratterizzazione dei personaggi è impeccabile: il piccolo club è descritto talmente bene che lo spettatore ha l’impressione di conoscere singolarmente, uno per uno, tutti i “perdenti” che ne fanno parte.
Il cast scelto dal regista è ricco di grandi e piccole celebrità, è il caso di Finn Wolfhard, già conosciuto per il ruolo da protagonista nella famosissima serie tv Netflix ‘Stranger Things’.
Così come il romanzo si sviluppa su due piani temporali diversi, anche per la versione cinematografica sarà lo stesso.

Ma alla seconda parte verrà dedicato un sequel, che vedrà il ritorno dei Perdenti (ormai tutti adulti) in città dove dovranno nuovamente affrontare IT.
Sarà quello forse il vero e proprio banco di prova per il regista argentino che con IT si è trovato per la seconda volta dietro la macchina da presa.
Il suo lavoro è comunque sicuramente da apprezzare. La trasposizione di un capolavoro così complesso per ciò che riguarda i temi non era sicuramente facile, ma il regista si è dimostrato all’altezza.
Nel giro di soli due giorni dall’uscita nelle sale, il gran numero di incassi effettuati e di presenza nelle sale hanno portato il film a posizionarsi al primo posto in classifica al Box Office.

 

Benedetta Sisinni