Immigrazione, il governo ha attivato lo “stato d’emergenza”. Che significa?

Dal giorno uno al giorno attuale di governo il tema dell’immigrazione s’è pian piano arroventato. Il “surriscaldamento” ha avuto inizio con i primi contenziosi Francia-Italia sulla gestione delle navi migranti, è proseguito con le particolari operazioni di distribuzione degli sbarchi operate dal Viminale e ha avuto il suo culmine nella triste tragedia di Cutro.

Quindi ora, dopo che ulteriori eventi “minori” hanno ricordato che nulla è stato risolto, l’amministrazione Meloni ha deciso di ufficializzare la questione come “un’emergenza”, aprendosi un fronte di nuove possibilità gestionali. Particolarmente, cosa comporterà la nuova definizione? Cos’è uno “stato d’emergenza”? E quante “emergenze” sono riconosciute tali nel panorama nazionale? Di seguito le risposte a ogni domanda.

 Immigrazione, mezzi speciali per “l’emergenza”

Riporta le informazioni Il Sole 24 Ore. Lo scorso martedì, in seno al Consiglio dei ministri, il governo ha deliberato lo stato di emergenza per l’intera Nazione a causa dell’incontrollabile incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Almeno, questa è stata la motivazione formalmente concessa per attuare una modifica dello status quo, fondata principalmente su un dato: nel 2023 i migranti giunti in Italia sono 31.200, il +300% rispetto all’anno scorso.

La nuova definizione è stata voluta per sbloccare l’utilizzo di mezzi e poteri straordinari, utili ad affrontare la questione. L’atto amministrativo che la regola avrà valore almeno per sei mesi, oltre i quali potrà essere prorogato. L’effetto immediato della sua entrata in vigore è stata la liberazione di una tranche pari a cinque milioni di euro, subito disponibili per il contenimento della criticità.

La delibera stabilisce uno stanziamento di risorse finanziarie da destinare agli interventi urgenti. Istituisce inoltre, come fonte finanziaria da cui attingere, il Fondo per le emergenze nazionali, che può essere progressivamente incrementato nel corso della durata dello stato di emergenza. Il provvedimento può avere anche un rilievo solo locale o regionale. Quando è di tipo nazionale non può superare i dodici mesi ed è prorogabile per altri dodici mesi al massimo.

Dopo il primo stanziamento di cinque milioni, si prevede che l’esecutivo ne stanzierà altri quindici. Il totale sarà impiegato prevalentemente per creare nuovi posti d’accoglienza e favoreggiare azioni di rimpatrio.

Immigrazione
GNV Azzurra. Fonte: Giornale di Calabria

Storia delle “emergenze” in Italia, c’è un precedente sull’immigrazione

Riporta le informazioni Openpolis. In Italia al momento sono in vigore circa una ventina di provvedimenti di questo tipo. Ma, cosa più sconvolgente, dal 2013 ad oggi nel nostro Paese lo stato di emergenza è stato dichiarato ben 127 volte. In 102 casi si è trattato di danni causati da eventi meteorologici, in 8 di eventi sismici o di origine vulcanica, in 7 emergenze internazionali, in 6 di eventi ambientali e sanitari (tra cui l’emergenza Covid-19) e in 4 di emergenze non gestite direttamente dalla protezione civile.

Esiste anche un precedente in materia di migranti. Nel 2011, infatti, il governo Berlusconi aveva varato un piano di equa distribuzione nelle regioni dei profughi provenienti dal Nordafrica, fruendo della stessa base legislativa, allora leggermente diversa nella sostanza.

“Emergenze”: lo strumento normativo che le definisce

Lo stato d’emergenza nazionale è regolato dall’articolo 24 del Codice della Protezione civile sulla base di alcuni requisiti definiti nell’articolo 7:

Emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo“.

Gabriele Nostro

Proroga stato d’emergenza fino a Marzo 2022 e nuovo decreto, ecco cosa cambia

L’ipotesi diventa realtà. L’Italia, in vista delle festività natalizie, con l’incalzante diffusione della variante Omicron e con la volontà di programmare l’ingresso in una nuova fase di “convivenza” con il virus, rafforza le proprie difese. Nel corso della seduta svoltasi nella giornata di ieri, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto per la proroga al 31 marzo 2022  dello stato d’emergenza per la pandemia. La decisione è stata presa dopo che negli ultimi giorni tutti i partiti della maggioranza si erano detti a favore, compresa la Lega di Matteo Salvini. Contraria alla proroga solo Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia:

“Non sono d’accordo con la proroga dello stato di emergenza: se dura più di due anni è un controsenso logico e linguistico. Comincia a crearsi un problema per la democrazia. Gli unici a difendere la Costituzione siamo rimasti noi di FdI”

Con lo stato di emergenza vengono prorogati fino al 31 marzo anche il Super Green pass in zona bianca, i congedi parentali al 50 per cento per i genitori i cui figli sono in quarantena e lo smart working per i lavoratori fragili. Il Cdm ha altresì nominato Francesco Paolo Figliuolo alla guida del Comando operativo di vertice interforze (Covi), pur rimanendo commissario per il Covid. Nessuna decisione è stata presa sull’uso delle mascherine all’aperto in ogni circostanza.

Proroga allo stato d’emergenza e nuove strutture per fronteggiare l’epidemia

Il CdM ha approvato la proroga allo stato d’emergenza fino a Marzo 2022. Nel decreto emerge la volontà che questa proroga sia l’ultima. Non solo, il decreto prevede che il capo della Protezione civile e il commissario possano adottare ordinanze per passare alla gestione “ordinaria” del contrasto alla pandemia e dispone anche lo stanziamento di 6 milioni di euro nel 2022 “per la realizzazione e l’allestimento, da parte del ministero della Difesa, dell’infrastruttura presso un sito militare” impiegata perlo stoccaggio e la conservazione delle dosi vaccinali per le esigenze nazionali”.  L’obiettivo è “assicurare il potenziamento delle infrastrutture strategiche per fronteggiare le esigenze connesse all’epidemia da Covid-19 e garantire una capacità per eventuali emergenze sanitarie future”.

 

Prorogato lo stato d’emergenza fino a Marzo 2022 (fonte: quotidiano.net)

Super Green pass in zona bianca fino al 31 marzo

Il Green pass rafforzato in vigore dal 6 dicembre e originariamente fino al 15 gennaio rimarrà valido nelle zone bianche fino al 31 marzo 2022. Lo prevede una norma del decreto approvato oggi in Consiglio dei ministri. Dovrà essere usato per le attività che sono oggetto di limitazioni in zona gialla. Resteranno, quindi,  precluse ai non vaccinati attività come ristoranti al chiuso, spettacoli aperti al pubblico, cinema e teatri,  eventi sportivi, sale da ballo e discoteche, cerimonie pubbliche. Basterà invece essere in possesso del green pass base, quello che si ottiene per 72 ore con un tampone molecolare negativo e per 48 con un antigenico rapido negativo, per andare a lavorare, per prendere i treni a lunga percorrenza e gli aerei, per frequentare palestre e piscine.

Arrivi in Italia: tampone per immunizzati e quarantena per non vaccinati

Secondo l’ordinanza firmata dal ministro della salute Roberto Speranza valida dal 16 dicembre al 31 gennaio, chi arriva in Italia da tutti i Paesi dell’Unione Europea e non è vaccinato, dovrà rimanere in quarantena per cinque giorni oltre ad effettuare un test antigenico nelle 24 ore precedenti all’ingresso, oppure molecolare nelle 48 ore precedenti. Il test diventa obbligatorio anche per i vaccinati. Le norme severe adottate dall’Italia hanno fatto insorgere Bruxelles: l’Italia “giustifichi” le misure o si rischia di “minare la fiducia delle persone su condizioni uguali ovunque”, dice il commissario Vera Jourova. “Immagino – aggiunge – se ne parli al Consiglio Ue”.

Nessuna decisione sull’obbligo di mascherine all’aperto

Nel corso del CdM non è emersa alcuna misura che disciplini l’obbligatorietà della mascherina all’aperto, nonostante cresca sempre di più l’elenco delle città che attraverso un’ordinanza specifica sanciscono la necessità di indossare il dispositivo anti Covid nel centro cittadino e nei luoghi più affollati.

 

Elidia Trifirò