Da domani Sicilia zona gialla. De Luca ci ripensa: pronto a cambiare la sua ordinanza a partire da lunedì

Dopo 23 giorni in zona arancione la Sicilia viene “promossa” a zona gialla. Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza con cui disporrà il passaggio alla fascia minima di rischio la Sicilia e la Liguria. Diminuzione di restrizioni anche per Calabria, Lombardia e Piemonte che passeranno da zona rossa a zona arancione. L’ordinanza entrerà in vigore domenica 29.

 

Alleggerimento delle misure restrittive

Il passaggio in zona gialla garantisce un allentamento delle misure anti Covid-19 che hanno caratterizzato le scorse settimane. Riapriranno al pubblico i bar, i ristoranti e le pasticcerie. Sarà possibile la consumazione in loco ma solo fino alle 18, dopo sarà disponibile unicamente la modalità d’asporto fino alle 22. La circolazione dei cittadini sarà libera, e senza bisogno dell’autocertificazione, in tutta la Regione. Dunque potranno spostarsi da comune a comune, senza dimostrare la motivazione, nonché uscire dalla Regione. Permane invece il coprifuoco notturno, dalle 22 alle 5, e i mezzi pubblici potranno accogliere al 50 per cento della loro capienza massima. Rimarranno chiusi anche dopo domenica 29 i musei, i cinema e i teatri, mentre i centri commerciali potranno aprire a eccezione dei giorni festivi e prefestivi. La didattica dalla prima superiore continuerà a essere svolta telematicamente.

 

I dubbi sulla riapertura

In Sicilia l’indice Rt è in calo già da alcuni giorni. Da quando sono entrate in vigore le restrizioni previste per la zona arancione è passato da 1,7, poi 1,4 e ora è a 1,2. Secondo le previsioni nel fine settimana dovrebbe scendere sotto l’1 (precisamente a 0,99) ma sarà necessaria la conferma sulla base di dati effettivi. A controbilanciare la naturale allegria dei molti vi sono però i dubbi degli esperti. Non sono in pochi quelli che parlano di un azzardo. Le preoccupazioni principali riguardano la tenuta delle strutture sanitarie. Riaprire ora, dopo avere raccolto i primi risultati positivi della chiusura di poche settimane fa rappresenterebbe una scommessa. Una scommessa che se avesse esito negativo comporterebbe nuovi contagiati e ricoveri a fronte di corsie e strutture ancora occupate dai pazienti della precedente ondata.

 

fonte: Messina Magazine

A Messina, tra vecchie e nuove limitazioni. La posizione del Sindaco

L’ordinanza firmata dal Ministro Speranza entrerà in vigore dopo solo una settimana da quella del Sindaco di Messina Cateno de Luca. Emanata lo scorso 20 novembre (qui il nostro articolo ) e, nelle intenzioni del primo cittadino, valevole fino al 3 dicembre, in concomitanza delle tempistiche nazionali previste dallo scorso DPCM. Interrogato nel corso dell’ormai consueta diretta Facebok del venerdì sera sulla possibilità di modificare il contenuto delle misure da lui adottate, De Luca si è dimostrato inizialmente reticente.

“Non arretro di un millimetro, la mia ordinanza si basa su riscontri e tiene conto dell’emergenza epidemiologica”.

L’intenzione è quella di mantenere le misure adottate fino alla prossima settimana salvo poi cambiare posizione quando gli si fa notare che la Sicilia è stata promossa a zona gialla.

“Attendo l’entrata in vigore del provvedimento del ministro della Salute Speranza e le motivazioni a supporto, ma sono pronto, da lunedì, a cambiare anch’io alcuni aspetti”.

Una riapertura che farebbe respirare in primis le attività di ristorazione, bar e pasticcerie locali. Unico limite irremovibile agli occhi del sindaco permane sulle scuole. “Restano chiuse, il diritto alla salute viene prima, anche solo di un secondo, rispetto a quello sullo studio“.

Filippo Giletto

Ma 2020, ci sei o ci fai?

Sapete, questo è il mio primo editoriale. E un po’ come per tutte le prime volte, l’ansia e il voler fare bene ci portano spesso ad assumere colori e forme che sul momento potrebbero non rispecchiare ciò che vogliamo dire (o magari rispecchiarlo troppo bene). Mi sono domandata di cosa mai avrei potuto parlarvi e le idee (almeno quelle) pullulavano nella mia testa; alcune le appuntavo dove prima capitava, altre speravo mi rimanessero in mente, aggrappate ai neuroni con unghie e denti. A volte è capitato e a volte no.
Poi avevo finalmente deciso, ah ma la vita è imprevedibile… ti capitano cose e cambi idea, nonostante tutti i tuoi appunti e le tue bozze. E allora perché non parlare di questo? Dell’imprevedibilità.

In fondo, se non vogliamo definirlo “catastrofico”, almeno imprevedibile possiamo dirlo a questo 2020.

Buoni propositi

Ogni anno che termina speriamo che il nuovo sia migliore, riponiamo tante aspettative in un qualcosa che di certo non ci dà nulla. Eppure siamo lì a fare il conto alla rovescia, con i calici in mano, sintonizzati su RAI 1 con gli immancabili Albano e Romina che cantano “Felicità” e tutti convinti cominciamo:

10, 9, 8

Apriamo il pandoro, ci alziamo tutti in piedi.

7, 6, 5

Ci prepariamo a fare gli auguri su whatsapp a chi, per un motivo o per un altro, non è con noi allo scoccare della mezzanotte.

4, 3, 2

Scartiamo lo spumante.

1

Baci, abbracci, urla e fuochi d’artificio. E poi?

Per un anno che comincia con la minaccia di una Terza Guerra Mondiale, beh, altro che botti di capodanno!

Eppure si è aperto così: Trump -o chi per lui- uccide il generale Soilemani e ne “firma” con orgoglio l’assassinio sui social, mentre l’Iran promette vendetta.

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Fortunatamente –si spera per sempre- dopo qualche screzio senza ulteriori vittime, sembrano essersi apparentemente calmate le acque.

Ma sì, 2020, l’importante è che ci sia la salute.

Insomma, largo ai buoni propositi: quest’anno studio per tempo, non mi ridurrò all’ultimo. Farò quel viaggio che rimando da tempo. Poi la laurea: “Ah devo chiedere la tesi”, “ma il tailleur meglio rosso o nero?”.

Quanto tempo passiamo ad organizzare la nostra vita, quando in realtà è lei che organizza noi? È Lei che ci detta i tempi, le condizioni in cui viviamo spesso ci limitano e ci indirizzano. Facciamo programmi, sì, ma poi arriva il guastafeste di turno.

Come quando stai per uscire e a casa arrivano quei parenti che non sapevi nemmeno di avere. Come quando hai un giorno libero e vuoi andare al mare, ma tuoni e tempesta te lo impediscono. Come quando non ti iscrivi ad un esame perché ti servirebbe qualche giorno in più e poi scopri che li posticipano di una settimana (qui oltre al danno anche la beffa). Come quando vuoi partire, vuoi esplorare e scoprire, hai i biglietti della semifinale di Coppa per Juventus-Milan, ma un virus dalla Cina, giusto per qualche peccato di gola, arriva e ti catapulta in una prigione. Prigione d’oro (per i più fortunati), per carità, protetti dalle nostre abitazioni e con l’unico problema di dover scegliere cosa dover guardare su Netflix, ma pur sempre prigione. Protetti sì, ma limitati.

Wuhan in emergenza coronavirus. Fonte: ilmessaggero.it

Si ferma la vita, la frenesia, si fermano gli orologi e cominci a dare un senso nuovo al termine di “quotidianità”. Riscopri cose perse, probabilmente sì, ma a che prezzo?

In fondo questo fantomatico Coronavirus è in Cina, non arriverà mai qui. Eppure.

Repubblica – 23 febbraio 2020

Ma come, 2020, non c’era la salute?

Ora capisco il detto “Anno bisesto, anno funesto”. Come se già 365 giorni di sfiga non bastassero e ne servisse uno in più.

Cominci allora a sperare nel futuro (che poi è lo stesso principio dei buoni propositi). “No, ma questo periodo passerà. Ora trovano il vaccino” (a meno che non siate no-vax, in quel caso la tragedia è un’altra).

E quant’è bella la speranza? Io penso sinceramente che sia un po’ il motore di tutto.

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Non è un’utopia e chi lo pensa, pensa male. Perché utopico sarebbe auspicare in un mondo che rispecchi il nostro modo di pensare, fatto da persone che vedono allo stesso modo nostro, pur avendo occhi diversi. Questa è illusione. Ma dobbiamo essere convinti e consapevoli che l’imprevedibile può succedere, dire il contrario sarebbe negare l’assurdo presente, che, nonostante fosse stato già preannunciato dai Simpson, non era sicuramente immaginabile. Lo ha detto anche mio nonno, che di storia ne ha vissuta.

I Simpson – Fonte: repubblica.it

Potreste dirmi: “Chi di speranza vive, disperato muore” , verissimo! Bisogna anche darsi da fare.

Ma secondo me è chi uccide la speranza, che uccide l’uomo.

In fondo l’imprevedibilità è anche dietro l’angolo del futuro e se riusciamo ad affrontarlo è perché speriamo sia migliore. Che poi il futuro è un po’ uno scudo.
Quanti prima di un esame – dai più credenti ai più atei – invocano miracoli, recitano incantesimi e promettono: “la prossima volta studierò di più e non mi ridurrò all’ultimo”.
“Non rimandare al domani quello che puoi fare oggi”, “Meglio un uovo oggi, che una gallina domani”.
Ma chi li ha inventati questi proverbi? Chi mi conosce sa che io no di certo.
Il punto è che sono tutti veri per carità e tutti consiglieremmo questo a persone a noi care, ma quanto lo facciamo noi? Quanto affrontiamo le cose?
Oh beh, se non studi oggi 40 pagine (continuo con questo esempio che per noi universitari è caro ed odiato, ma ahimè, tanto comprensibile), domani ne avrai 80. Quindi che fai? Ma ovviamente nulla, rimandi. Mica è un tuo problema oggi! Ma il domani è presente. Il futuro è convenzione.

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Conoscete la legge di Murphy? «Se qualcosa può andar male, lo farà.»

Ad una prima analisi potremmo dire che si abbina perfettamente al 2020, eppure l’intento della stessa è quello di analizzare in chiave ironica tutto il negativo che il presente ci propina.

È tutto un grande assioma, ma in fondo è quello che cercavo di dire prima con l’imprevedibilità. Per quanto sia improbabile che un evento si verifichi, entro un numero elevato di occasioni, questo finirà per verificarsi con molta probabilità. Improbabile non vuol dire impossibile (non lo dico io, ma la Scienza).

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Capite perché – non la sto chiamando- dico che questo 2020 si può sempre risollevare? E se vi piacciono le figure geometriche potrebbe chiudersi il cerchio così come si è aperto: a novembre ci saranno le elezioni presidenziali in America, Trump vuole il secondo mandato… few words to the wise.

2020, io da buona ottimista, ripongo ancora fiducia in te.

Lungi da me, infatti, voler tirare le somme a poco più di metà anno, questo lo farò un minuto prima della mezzanotte del 31 dicembre; un minuto dopo avrò invece tutti i buoni propositi per il 2021.

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Claudia Di Mento

Coronavirus, il Ministro Speranza valuta il TSO per i trasgressori dell’isolamento

Dopo la rabbia manifestata da diversi governatori delle regioni italiane, che a gran voce e con forza polemica e fattiva, hanno chiesto misure più dure e restrittive per impedire che si ripetano casi di rifiuto arbitrario dell’isolamento, anche il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sta vagliando l’eventualità del ricovero coatto per tutti coloro che si rifiutano di sottoporsi alla quarantena obbligatoria in caso di contagio.

Dunque, per i trasgressori che mettono a serio rischio l’incolumità di tutti, tolleranza zero.

Il risultato che si deduce dalla lettura degli ultimi dati a disposizione del Ministero della Salute è che il virus circola ancora, finché sarà così non potremo considerare superato il dramma del contagio.

A tal proposito il ministro Speranza ha manifestato grande accortezza: “Lavoriamo ogni giorno perché non si torni mai più al livello di sofferenza di marzo, per questo, su ogni atto, seguo il principio della massima prudenza”.

Nonostante il tema della prudenza evocato dal ministro responsabile della tutela della pubblica, perdura il dubbio circa l’efficacia delle pene per chi trasgredisce alle disposizioni governative atte a garantire il rispetto delle regole.

Oggi, la legge, per una persona positiva al Covid-19 che non resta in isolamento prevede una sanzione penale da 3 a 18 mesi di carcere, ed una multa fino a 5.000 euro.

Speranza ha citato il caso del focolaio di Vicenza “come un comportamento inaccettabile”, al quale è opportuno rispondere con estrema durezza e velocità.
Negli uffici legislativi del Ministero della Salute si sta discutendo concretamente dell’ipotesi di effettuare trattamenti sanitari obbligatori (TSO) nei casi di persone che pur dovendosi curare non lo fanno.

Alla fine del lockdown si è percepito un rilassamento da parte di tutta la popolazione, atteggiamento che, se diffuso, potrebbe esporre il Paese a nuovi rischi in vista della seconda ondata prevista per l’autunno.

“Ho il terrore di vanificare gli enormi sforzi fatti durante il lockdown”, queste le sintetiche ma eloquenti parole del Ministro Speranza.

In tal senso Speranza si è detto orgoglioso dell’incremento delle risorse (3 miliardi e mezzo) sulla sanità attuato dal decreto Rilancio.

Ad essere premiate dalle queste nuove potenzialità finanziarie saranno la rete territoriale e l’assistenza domiciliare, la velocità d’esecuzione dei test, E per l’aumento dei posti in terapia intensiva.

C’è fiducia negli ambienti del Ministero riguardo il rientro in sicurezza nelle classi a settembre, tema che è stato definito dal Governo come “prioritario”.

“La mia proposta è di ricostruire un rapporto organico tra scuola e sanità”, ha detto con convinzione Speranza, che ha poi precisato “ci saranno test sierologici-molecolari sulla popolazione scolastica, un monitoraggio costante”.

Antonio Mulone