Maturità 2022: il ritorno alla normalità dell’Esame di Stato. Dal ritorno delle tracce alle novità ministeriali

Dopo due anni di pandemia tornano gli scritti all’esame di Stato. La Maturità 2022 si sta vivendo tra mascherine, distanziamento e toto tracce.

Maturità 2022, previsti gli scritti di italiano e di un’altra materia -Fonte:ladige.it

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, insieme ad un’ampia cerchia di professori ed intellettuali, ha dato il via libera allo svolgimento dell’esame di Maturità uguale ai tempi pre-Covid. Riprendono da quest’anno le due prove scritte e l’orale, affinché gli appelli nei mesi scorsi sul ritorno delle famose tracce tornasse in “voga”. Tantissime le incertezze dei maturandi sui possibili argomenti scelti per la prima prova, nonché l’attesa per le disposizioni sanitarie più consuete allo svolgimento, in sicurezza, dell’Esame di Stato.

La nuova guida alla Prova scritta di Italiano

Dopo settimane di tensioni, ieri si è conclusa la prova di italiano. Il primo scritto si è articolato in sette tracce proposte dal Ministero, per un peso massimo di 15 punti sul voto finale. Queste suddivise in:

  • Tipologia A: analisi e interpretazione di un testo letterario;
  • Tipologia B: analisi e produzione di un testo argomentativo;
  • Tipologia C: riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità.
Maturità 2022 -Fonte:ilsussidiario.net

Per ognuna sono state proposte:

  • Tracce guidate: che conducono lo studente alla comprensione e analisi del testo presentato e alla produzione autonoma e critica di un proprio elaborato;
  • Tracce non guidate: concepite in conformità con le più recenti indicazioni ministeriali, usate per le esercitazioni in classe o a casa;
  • Tracce svolte: che fungono da modello per la composizione di un testo coerente, coeso e argomentato.
  • Un’ampia e articolata sezione dedicata in particolare all’argomentazione: cioè alla vera novità dell’Esame di Stato, e alle sue tecniche, illustrate attraverso numerosi esempi e puntuali esercizi.

Per la tipologia A, l’autore estratto per l’analisi della poesia è Giovanni Pascoli e la lirica scelta è “La Via Ferrata”, tratta dalla raccolta Myricae, in cui il poeta contrappone gli scenari bucolici della campagna alla modernità che avanza.

Segue l’analisi del testo di un brano di Giovanni Verga, tratto dalla novella “Nedda”. La protagonista, una contadina, deve affrontare la perdita del suo amato, del quale aspetta una bambina. Nel testo ci si sofferma su un’interpretazione della vita di stampo sofocleo che caratterizzerà la produzione successiva dell’autore.

Passando alla tipologia B, la traccia storico-politica parte da un brano di “La sola colpa di essere nati”, libro di Liliana Segre scritto con Gherardo Colombo. La Segre ricorda le leggi razziali e quello che lei, la sua famiglia e i suoi coetanei subirono durante la dittatura fascista. La richiesta verte sulla produzione di una riflessione su quel periodo, mettendolo in parallelo con le discriminazioni della nostra contemporaneità.

Per la traccia artistico-letteraria la scelta è ricaduta su “Musicofilia”, un libro di Oliver Sacks del quale è stato sottoposto un brano. Gli studenti dovevano cimentarsi con la comprensione del testo, e successivamente produrre un elaborato che riflettesse il valore della musica per l’individuo e la società.

L’ultima traccia proposta per la tipologia B, di natura tecnico-scientifica, è quella sul cambiamento climatico. Ai maturandi è stato sottoposto uno stralcio del discorso che Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica nel 2021, ha tenuto alla Camera dei Deputati prima della Conferenza sul clima di Glasgow. A partire da questo brano, è stato richiesto di analizzare il tema del cambiamento climatico e l’impatto che esso ha avuto e ha sulle loro vite.

La prima traccia della tipologia C riguarda gli effetti della pandemia di Covid sull’economia, sulla società e in generale sulla civiltà occidentale, chiamata a nuove sfide non solo sanitarie, ma anche e soprattutto sociali. Partendo da un brano di Bruno Ferrajoli, si è chiesto agli studenti di esporre le loro riflessioni sul tema.

La seconda invece è incentrata sull’iperconnessione, partendo da un brano tratto dal libro “Tienilo acceso” di Vera Gheno e Bruno Mastroianni.

Il podio delle tracce

La maggior parte degli studenti ha prediletto il tema relativo al mondo del digitale, tra rischi e pericoli collegati all’iperconnessione. Secondo quanto ricavato da un’indagine a campione effettuata dal Ministero dell’Istruzione, questa è stata svolta dal 21,2% dei maturandi.

Medaglia di argento, con il 18%, per la tipologia B che partiva da un estratto del libro “La sola colpa di essere nati” di Gherardo Colombo e di Liliana Segre.

Con il 16,5% delle preferenze, i candidati hanno optato per l’analisi del testo dell’estratto di “Nedda”, bozzetto siciliano di Giovanni Verga.

Seguono poi il tema, sulla musica (15,8%); sugli effetti della pandemia da Covid (14%); sul cambiamento climatico (11,6%); mentre il solo 2,9% degli studenti ha scelto l’analisi della poesia “La Via ferrata” di Giovanni Pascoli.

Le misure di sicurezza

Dopo settimane di discussione politica i ministri della Salute, Roberto Speranza, e dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, hanno deciso che durante il corso degli Esami di Stato, del primo e del secondo ciclo, non sarà necessario l’ausilio di dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Sebbene cada l’obbligo della mascherina, questa rimane fortemente raccomandata nel caso in cui vi sia, ad esempio, l’impossibilità di garantire il distanziamento interpersonale di almeno un metro.

Maturità 2022, mascherine solo raccomandate -Fonte:adnkronos.com

Maturità 2019 vs Maturità 2022: differenze rispetto al passato?

Le differenze rispetto al passato, secondo quanto spiegato dall’ispettrice dal ministero dell’Istruzione Flaminia Giorda, sono poche. Si ripetono per la prima prova le stesse tipologie di tracce del 2019, che avrà un peso di 15 punti.

Maturità 2022, colloquio orale -Fonte:ilcapoluogo.it

Rispetto all’esame pre pandemia, alla seconda prova saranno destinati solo 10 punti, che verterà sulla disciplina di indirizzo individuata dal Ministero dell’Istruzione. Questa, però, a differenza degli anni pregressi, non sarà su scala nazionale, bensì predisposta dai singoli istituti, al fine di consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente è stato svolto dagli studenti in questi anni ostici.

Seguirà come di consueto il colloquio orale, che con il peso di ben 25 punti si articolerà con l’analisi di un materiale scelto dalla commissione (un testo, un documento, un problema, un progetto), riprendendo per vaste venute la Maturità 2019, del cosiddetto “sistema delle tre buste”, dalle quali i candidati dovevano pescare lo spunto iniziale del loro colloquio. Si terminerà con l’argomentazione di Educazione Civica e del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento).

La commissione sarà composta da sei commissari interni e solo il Presidente sarà esterno, discostandosi dall’ex composizione del 2019, che vedeva commissari interni ed esterni formulare domande su “Cittadinanza e Costituzione”.

Si raggiungerà quest’anno il voto massimo di 100/100, con i crediti scolastici accumulati alla fine del triennio, per un massimo di 50 punti. Verrà attribuita la lode solo con la deliberazione unanime della Commissione.

Giovanna Sgarlata

Un vaiolo dalle scimmie: “Monkeypox virus”. Preoccupazione in Europa, ma gli esperti rassicurano

Il Monkeypox virus visto al microscopio (fonte: roma.corriere.it)

L’Italia e l’Europa di nuovo preoccupate per un virus: si tratta di un vaiolo proveniente dalle scimmie, “Monkeypox virus”. Si invita a mantenere alta l’attenzione, ma la malattia virale non provocherebbe complicazioni gravi.

Diffuso soprattutto in Africa, in particolare in Ghana e Nigeria, tra scimmie e roditori, il Monkeypox virus non è paragonabile al vaiolo umano, diffusosi negli anni ’80 e molto più grave di questa malattia di origine animale.

Ancora non molto si sa dell’agente patogeno di questo virus. Le indagini sono già iniziate e l’attenzione a livello internazionale sia altissima, ma si tratta di prudenza, poiché non vi è una reale preoccupazione per i sintomi. Sappiamo che una rassicurazione come questa non sia realmente d’aiuto, poiché lo spettro del Covid-19 alleggia ancora sulle nostre teste.

Diagnosticato sporadicamente in Europa, negli ultimi anni, e in altre zone delle Americhe, il vaiolo delle scimmie è stato di solito contratto da viaggiatori provenienti da zone endemiche, aree in cui esso è normalmente diffuso.

La malattia, quindi, non è sconosciuta e non ha mai causato allarmi. Perciò le autorità sanitarie di tutto il mondo invitano a rimanere attenti, ma calmi.

L’Istituto superiore di sanità, l’Iss, ha costituito una task force di esperti per monitorare tramite il supporto di vari centri nazionali che si occupano di malattie infettive.

 

I sintomi

L’ Iss ha fatto alcune raccomandazioni sui comportamenti da tenere in caso di sintomi sospetti e di contatto con persone sintomi simili a quelli riscontrati finora: febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee, quali vescicole, pustole e piccole croste. La manifestazione dei sintomi avviene dopo circa 12 giorni dall’esposizione al contagio, che avviene tramite le vie aeree, attraverso le goccioline del respiro (“droplets”).

Attualmente non è sicura la trasmissione tramite rapporti intimi, dunque, attraverso tutti i liquidi corporei. Inoltre, al momento non viene considerato contagioso chi non presenta sintomi, ma in tutti i casi è raccomandata la massima precauzione, visto che il virus non si è registrato in moltissimi casi.

Si raccomanda, in tal caso, di restare a casa, a riposo, e di rivolgersi al medico di fiducia, per evitare di diffondere il virus. Inoltre, dalla malattia si guarisce, secondo quanto si sa, senza terapie scientifiche, questa scompare spontaneamente, nel corso di 1 o 2 settimane.

 

Il primo caso italiano allo Spallanzani di Roma

Finora, una ventina i casi accertati in Europa, di cui i primi nel Regno Unito, Spagna e Portogallo. In Italia, il primo identificato all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Si tratta di un giovane di ritorno dalle Isole Canarie, che si era presentato inizialmente al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I. Altri due i casi sospetti attenzionati nel frattempo.

I medici dello Spallanzani hanno dichiarato:

«Il quadro clinico è risultato caratteristico e il Monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è in isolamento in discrete condizioni generali, sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti».

Informato tempestivamente il ministro della Salute, Roberto Speranza, dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, il quale ha dichiarato esser stata già avviata un’indagine epidemiologica dai “cacciatori di virus”.

Speranza ha, a sua volta, riferito che verranno coinvolti nell’azione di monitoraggio l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, l’Hera, e il Centro europeo per la prevenzione delle malattie, l’Ecdc, da cui è stato consigliato di non procedere con vaccinazioni contro il vaiolo, se non in strettissimi casi ad alto rischio, poiché sufficiente un semplice trattamento antivirale.

 

Le dichiarazioni degli esperti invitano alla prudenza, ma allo stesso tempo rassicurano

Anna Teresa Palamara, capo del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss ha confermato che nel nostro Paese non ci sia un allarme, ma ha invitato alla prudenza con i rapporti intimi, poiché ancora non è chiaro se possano veicolare il contagio.

Il noto infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato che chi ha effettuato il vaccino contro il vaiolo è protetto anche dal vaiolo delle scimmie, che condivide la stessa famiglia, pur essendo diverso.

Però, la profilassi è vietata, in Italia, dal 1974 e, dunque, la maggior parte della popolazione è scoperta. Perciò, l’infettivologo ha stimato che nei prossimi giorni si possa arrivare a un migliaio di casi.

«Dobbiamo cercare di mettere in sicurezza il vaiolo delle scimmie. È molto più leggero di quello degli uomini per quanto riguarda i sintomi e si trasmette anche attraverso il respiro, ma solo se si sta molto vicini» ha detto ai microfoni di Rai Radio1.

In ogni caso, le autorità sanitarie non consigliano di effettuare vaccinazioni, se non in strettissimi casi ad alto rischio.

La situazione viene controllata comunque con attenzione per evitare un aumento dei contagi, ma il virus non arrecherebbe un’elevatissima infettività intra-umana, da quel che si conosce. «Ovviamente è qualcosa che ci preoccupa. Al momento, però, è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori», ha detto Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.

Il microbiologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, ha evidenziato la necessità di diagnosticare velocemente gli eventuali casi vaiolo, per poter utilizzare una terapia e tenerlo sotto controllo sin da subito. Però, il fatto che il virus non sia mai stato diffuso nel nostro Paese o in Europa, potrebbe causare ritardi nella diagnosi.

Nonostante ciò, Crisanti ha ricordato che non si tratta di una malattia nuova:

«Chi la presenta così racconta una bufala clamorosa: è endemica in Congo, abbiamo avuto un cluster nel 2003 negli Stati Uniti e in Sudamerica ci sono stati diversi casi negli anni scorsi. L’unica cosa anomala al momento è l’elevato numero di casi Inghilterra e in Spagna».

La pandemia da Covid-19 ci ha cambiato e le prime indiscrezioni sul Monkeypox ci ha subito allarmato, ma le parole degli esperti e l’organizzazione tempestiva di enti ed istituti sanitari suggerisce che saremmo in grado di evitare un disastro come quello iniziato da Wuhan, facendo ricorso all’arma da sempre più efficace: la prevenzione.

 

 

Rita Bonaccurso

Senato: il Testo Unico Malattie Rare diventa legge. Ecco cosa contiene

Il Senato ha approvato il Testo Unico sulle Malattie Rare. Dopo più di tre anni è diventato finalmente legge.

Senato approva il Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:ansa.it

A darne notizia è stata la Presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, Annamaria Parente. Il voto unanime in sede deliberante rappresenta un “esempio di buona politica”, per fornire aiuto concreto ai pazienti e alle loro famiglie.

Secondo il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il via libera ottenuto mercoledì 3 novembre rappresenterebbe un ottimo punto di partenza per l’aggiornamento dell’elenco delle malattie, il potenziamento delle attività di screening e l’istituzione di un fondo di solidarietà.

Si prospetta così un rinnovamento del Servizio sanitario nazionale, che includa anche le cure per chi soffre di patologie rare e poco diffuse.

Il lungo iter parlamentare

La vittoria ottenuta è frutto di più di tre anni di lavoro continuo portato avanti dal mondo delle associazioni nazionali di riferimento e dalla politica, fornendo così una risposta concreta a due milioni di persone che attendevano queste misure da anni.

Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:osservatoriomalattierare.it

Sebbene l’Osservatorio Malattie Rare (OMaR), composto da circa 250 associazioni,  già dalle elezioni politiche del 2018, aveva sollecitato il Parlamento, la conclusione del travagliato iter legislativo è avvenuta grazie all’impegno della deputata Fabiola Bologna, Segretaria della Commissione XII Affari sociali della Camera, e della senatrice Paola Binetti, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per le malattie rare.

 

Piano Malattie rare -Fonte:osservatoriomalattierare.it

Sul tema è intervenuto anche il Sottosegretario alla Salute con delega alle malattie rare, Pierpaolo Sileri, che ha affermato:

“Sono molto felice di aver presenziato alla conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge sulle malattie rare. È un testo frutto di una proficua collaborazione interparlamentare e inter-istituzionale, che ha visto il contributo fattivo delle parti interessate, in primis le associazioni dei pazienti, che sono state ascoltate e coinvolte. Non è certo un punto di arrivo ma al contrario il dito premuto sullo start del timer per scandire i tempi della definizione e della emanazione dei relativi decreti attuativi, su cui metto il mio personale impegno.”

Si comprende, altresì, la necessità della collaborazione del Tavolo tecnico, già istituito presso il Ministero della Salute, con il fine di individuare le priorità di azione e le possibili proposte di intervento.

Ad esprimersi è stata anche la Direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, la quale sostiene che il Testo Unico appena approvato, sia solo una “legge quadro”, cioè una normativa contenente i principi fondamentali relativi all’ordinamento di una determinata materia. In essa, perciò, sono state poste le fondamenta di un cambiamento, ma c’è ancora molto lavoro da fare affinchè si possano osservare i primi effetti pratici. Si prospetta che i risultati saranno visibili tra circa un anno.

I 5 atti necessari per l’attuazione della legge

Testo Unico Malattie Rare è legge -Fonte:abbanews.eu

Dall’entrata in vigore della legge saranno necessari 5 atti per permettere la sua attuazione, successivi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale:

  • Entro due mesi sarà necessario istituire il Comitato Nazionale per le Malattie Rare, con il decreto del Ministero della Salute. Esso rappresenterà un nuovo collegio composto anche dalla presenza di associazioni ed enti del Terzo settore;
  • Entro tre mesi dovrà essere creato il Fondo di Solidarietà per le persone affette da malattie rare, con il decreto del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro della Salute e MEF (Ministro dell’economia e delle finanze);
  • Seguiranno, entro tre mesi, due importanti accordi presi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Uno sarà relativo all’approvazione del Secondo Piano Nazionale Malattie Rare e riordino della Rete, l’altro riguardante le modalità per assicurare un’adeguata informazione dei professionisti sanitari, dei pazienti e delle famiglie;
  • Entro sei mesi, invece, sarà necessario un Regolamento del Ministero della salute, di concerto con il Ministro dell’Università e Ricerca, con il fine di stabilire i meccanismi degli incentivi fiscali in favore di soggetti, pubblici o privati, occupati nella ricerca e produzione di farmaci orfani. Si intende quei medicinali impiegati per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle malattie rare, cioè di quelle patologie che colpiscono non più di 5 individui ogni 10.000 abitanti.

La direttrice dell’OMaR ha predisposto una “vigilanza” che perdurerà finchè non verranno approvati tutti gli atti necessari, cioè entro sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si dovrà attendere la fine del 2022 per osservare gli effetti reali.

Contenuto del Testo Unico Malattie Rare

La nuova legge approvata dovrà garantire:

  • cure migliori e gratuite per i malati rari;
  • screening precoci;
  • sostegno e incentivi fiscali alla ricerca;
  • un fondo di solidarietà per sostenere pazienti e famiglie.

Oltre a prevedere un potenziamento dello screening neonatale e della diagnosi precoce, è stata incrementata la Rete nazionale delle malattie rare già istituita con la legge 279/2001. Essa predisponeva l’esenzione dal ticket per le persone affette da malattie rare, sulla base dei seguenti criteri generali:

  • rarità: riferita al limite di prevalenza < 5/10.000 abitanti stabilito a livello europeo;
  • gravità clinica;
  • grado di invalidità;
  • onerosità della quota di partecipazione, derivante dal costo del relativo trattamento.

Un’attenzione particolare è stata posta alla difficoltà di diagnosi, dovuta alla scarsa conoscenza della maggior parte delle malattie rare da parte di specialisti che dovrebbe individuare il percorso diagnostico più efficace.

Il Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:lasicilia.it

Sarà dunque garantito dal Testo Unico ai pazienti un piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, ideato dai Centri di riferimento. L’obiettivo che si vorrà raggiungere porterà a un’uniformazione non solo tra regioni, ma permetterà anche un costante aggiornamento dell’elenco delle malattie rare. Il numero di queste si aggira, attualmente, intorno alle 8 mila identificazioni, ma in tale enumerazione non ne rientrano tante altre che per la loro rarità sono prive di denominazione.

Il Fondo di solidarietà

Tra le novità, per la prima volta in Italia, verrà istituito il Fondo di solidarietà del valore di 1 milione di euro l’anno. Il sostegno partirà dal 2022 con il fine di incentivare il lavoro di cure e assistenza. Vengono così riconosciuti i malati rari, dando corpo alle norme loro dedicate.

Tra queste, trova posto, ad esempio, il riconoscimento di un incentivo fiscale per la ricerca scientifica con un credito di imposta del 65%, in favore dei soggetti, pubblici o privati, per le spese sostenute per i progetti sulle malattie rare e rarissime.

Malattie rare -Fonte:sardegnareporter.it

Si comprende come l’obiettivo comune sia quello di assistere i pazienti, fornendo loro un’assistenza continua. Sono previsti inoltre interventi volti all’inserimento nell’ambiente lavorativo e contribuiti a sostegno di famiglie e caregiver (persona che fornisce le cure).

Le istituzioni del Bel Paese mostrano, pertanto, un segnale di interesse concreto per la ricerca che aprirà le strade verso una maggiore conoscenza e la nascita di cure innovative.

Giovanna Sgarlata

Entrerà in vigore il 6 agosto, è stato deciso: scatta l’obbligo di Green Pass. Le dichiarazioni di Draghi

Nella serata di ieri, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa assieme ai ministri Cartabia e Speranza per discutere dei temi trattati in Consiglio dei Ministri. Tema centrale è l’approvazione del decreto che, dal 6 agosto, prevede l’obbligo di Green Pass per l’accesso a determinati eventi e strutture.

Durante la conferenza stampa il Presidente ha rinnovato il proprio invito a vaccinarsi, sottolineando i notevoli miglioramenti ottenuti a seguito della campagna vaccinale degli ultimi mesi.

Notevole il calo dei ricoveri contro ogni previsione, che dai precedenti 30.000 sono, ad oggi, circa 1300. «L’invito a non vaccinarsi è un invito a morire o a far morire», ha affermato Draghi nel contesto di una domanda circa le posizioni prese dal leader leghista Matteo Salvini negli ultimi giorni.

Alla fine, dopo diversi scontri politici che hanno animato il dibattito nazionale, il testo del decreto è stato approvato all’unanimità dal Consiglio ed entrerà in vigore sulle orme delle misure adottate dalla Francia e da altri Paesi europei.

Per cosa sarà obbligatorio il Green Pass

Dal 6 agosto, sarà necessario per accedere a determinate attività non essenziali:

  • Green Pass che accerti l’inoculazione della dose vaccinale (o entrambe le dosi) Sars-CoV-2 o l’avvenuta guarigione da meno di 6 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2;
  • effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).

Il testo del decreto prevede, dunque, l’obbligatorietà della certificazione verde o di un tampone negativo per le seguenti attività:

  • Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso – è escluso il servizio al bancone.
  • Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi: previsti in zona bianca e gialla. In zona bianca potranno svolgersi con una capienza consentita non superiore al 50% di quella massima autorizzata all’aperto e al 25% al chiuso. In zona gialla, il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli in luoghi chiusi.
  • Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
  • Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
  • Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • Concorsi pubblici.
(fonte: horecachannelitalia.it)

Nuovi parametri per la scelta delle zone

Si mette da parte l’indice Rt come criterio guida per la scelta della colorazione delle regioni, affidandosi, invece, a due nuovi parametri:

  • il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19;
  • il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19.

A tal proposito, si rimarrà in zona bianca qualora si verifichi il requisito di base di un’incidenza settimanale dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive. Nel caso manchi questo requisito, si rimarrà in bianca se:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 15%;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10%.

Si passerà da zona bianca a zona gialla con un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti a condizione che siano stati superati i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva prevista per la zona bianca.

Da zona gialla a zona arancione se si verifica un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100.000 abitanti e se, contestualmente, si superano i limiti di occupazione dei posti letto previsti per la zona gialla.

Infine, si entrerà in zona rossa se ci si trova in presenza di un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti e se contestualmente:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 è superiore al 40 per cento;
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 è superiore 30 per cento.
(fonte: quifinanza.it)

Altre misure previste dal nuovo decreto

STATO DI EMERGENZA – Su proposta del Presidente Draghi e del Ministro Speranza, lo stato di emergenza non terminerà a fine luglio, ma verrà prorogato fino al 31 dicembre 2021.

FONDO DISCOTECHE – Verrà istituito un fondo di circa 20 milioni per concedere ristori alle sale da ballo.

TAMPONI RAPIDI A PREZZO CONTENUTO – Il Commissario straordinario, per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, studierà un piano d’intesa con le farmacie ed altre strutture sanitarie per la fornitura di tamponi rapidi ad un costo non eccessivo almeno fino al 30 settembre 2021.

SANZIONI – Gli esercenti di servizi ed attività sono tenuti a verificare che gli utenti accedano nel rispetto delle prescrizioni. In caso di violazioni, è prevista una multa che oscilla dai 400 ai 1000 euro sia a carico dell’esercente che dell’utente. In caso di ripetute violazioni (per tre giorni), l’esercizio può essere sottoposto a chiusura da 1 ai 10 giorni.

Il Green Pass non è, al momento, obbligatorio per trasporti (a lunga e breve distanza), scuola e luoghi di lavoro.

Valeria Bonaccorso

Due chiacchiere con Giulia Dragotto, la protagonista di “Anna”

“Selvaggia e disorientante”. “Una fiaba per adulti”. “La serie tv italiana più coraggiosa mai realizzata”. Queste sono alcune delle tante espressioni utilizzate per definire la serie tv “Anna“, tratta dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti (Premio Strega 2007 e regista della serie), ambientato in una Sicilia post-apocalittica, dove la popolazione adulta è stata sterminata da un virus altamente letale, “La Rossa“. La serie è disponibile su Sky Atlantic e su Now Tv ed è prodotta dalla Wildside, del gruppo Fremantle.

Ammaniti racconta la vicenda della tredicenne Anna, impegnata principalmente a proteggere e -ad un certo punto- a salvare il piccolo fratellino Astor. L’interprete dell’impavida eroina è la giovanissima e bravissima attrice palermitana Giulia Dragotto, con la quale abbiamo scambiato due chiacchiere per telefono.

Giulia Dragotto, interprete della protagonista Anna

In che modo sei stata selezionata per il ruolo di Anna e quali sensazioni hai provato sapendo di dover interpretare il ruolo della protagonista al tuo esordio come attrice?

Tutto in realtà è nato per caso: era l’estate del 2019 e mia mamma su Facebook trovò un annuncio di un casting per il film “Le sorelle Macaluso”. Quando mi chiese se l’avessi voluti fare io accettai subito; lo feci per gioco, non avrei mai pensato di arrivare a tutto ciò. Quindi feci i provini, mi dissero che ero troppo grande per il ruolo che cercavano e mi avrebbero chiamato non appena avrebbero trovato una situazione adatta a me. Tempo dopo, infatti, mi chiamarono “Anna”: ho fatto tantissimi provini e tantissimi laboratori con la moglie di Niccolò Ammaniti, Lorenza Indovina. È stato un percorso veramente faticoso, ma ad oggi posso dire che ne è valsa assolutamente la pena. Non mi dissero subito che sarei stata Anna, ma ho capito di esserlo quando mi hanno convocata a Roma.

A quale attrice o personaggio ti sei ispirata maggiormente per interpretare al meglio il tuo ruolo? Quali sono i tuoi modelli principali nel mondo del cinema?

Per il ruolo di Anna non mi sono ispirata ad un’attrice in particolare; però posso dire che ne apprezzo tantissime, in particolare Millie Bobby Brown -molto classica come attrice preferita dalle ragazze- e Kristen Stewart.

Anna e il fratellino Astor (Alessandro Pecorella)

Chi è Anna? Chi è, invece, Giulia? Quali sono le maggiori differenze tra te e Anna?

Anna è una ragazzina cocciuta e parecchio coraggiosa, che vive in una situazione catastrofica, qualcosa che non riuscirei ad immaginare. Io, invece, mi ritengo la persona più imbranata di questo mondo e non penso ci sia essere vivente più impacciato di me. Questo ritengo sia una cosa che mi rende molto diversa da Anna. Devo dire che il personaggio di Anna mi ha lasciato molto, soprattutto per quanto riguarda la determinazione, grazie a lei ho compreso quali sono le difficoltà vere e non mi faccio più abbattere da sciocchezze. Il coraggio, invece, ci accomuna, anche se parliamo di due vite completamente diverse.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai vissuto durante le riprese? Quali, invece, i momenti più belli e significativi che hai vissuto e non dimenticherai mai?

Le difficoltà erano all’ordine del giorno; sono stata sempre messa davanti a situazioni difficoltose. Per esempio, ho dovuto rifare una scena in cui correvo nelle scale tante volte perché io non riuscivo a sincronizzare i piedi. Una scena abbastanza difficile sicuramente è stata quella girata sull’Etna alle quattro e mezza del mattino: là sopra c’erano -4 gradi ed è stata veramente dura. Non ci sono stati momenti più belli e significativi; posso dire che è stato uno splendido percorso dall’inizio alla fine.

Giulia sul set

Chi ha guardato la serie ha sicuramente apprezzato anche la tua interpretazione della bellissima canzone napoletana “Core ‘ngrato”. Quando è nata la tua passione per il canto e come l’hai coltivata nel tempo?

Ho sempre avuto la passione per il canto: sin dall’asilo ho cantato sempre nelle recite scolastiche e a casa cantavo spesso le canzoni -tra gli altri- di Elisa e dei Negramaro. Dato che mi ritenevano abbastanza intonata i miei genitori decisero iscrivermi ad un’accademia di canto, per darmi modo di poter coltivare questa mia passione. Ho iniziato a studiare canto a otto anni e ho smesso verso i dodici.

Quali sono state le sensazioni che hai provato le prime settimane di lockdown a causa di una pandemia per certi versi abbastanza simile all’epidemia presente nella serie?

Inizialmente avevo sottovalutato la situazione perché ero molto presa dal set, che impegna molto. Quando arrivò invece la notizia ufficiale fu una bella botta e subito notai la coincidenza con il romanzo di Anna, uscito nel 2015, ma ambientato proprio nel 2020. Una coincidenza che ti fa fare due domande. La cosa traumatica fu quando tornai a casa e, abituata alle giornate ricche di emozioni, mi sono detta “che faccio adesso?”, “quanto durerà questa situazione?”, “riprenderemo a girare?”. Ho avuto un sacco di paranoie, perché ho saputo che molti set sono stati interrotti e avevo paura che tutti i sacrifici fatti da me, i miei amici e tutte le persone dello staff si vanificassero. L’unico aspetto positivo è che anche il lockdown mi ha fatto crescere molto.

Sull’Etna

Quali sono i tuoi progetti nel breve periodo? Hai qualche lavoro in cantiere? Come ti vedresti, invece, tra dieci anni? Vorresti continuare su questa strada oppure ti piacerebbe fare anche qualcos’altro?

In realtà ancora no, ma spero di poter vivere altre esperienze del genere, perché ti lasciano tanto. La recitazione non la considero -almeno per adesso- un lavoro, ma l’ho sempre definita un divertimento, uno svago, un qualcosa di liberatorio. Sinceramente non so come mi vedrei a 24 anni; sicuramente spero di essere felice. Intanto mi metto molto sotto con lo studio perché so che mi servirà, anche perché mi piacerebbe fare l’Università.

Perché un/a giovane siciliano/a -e non solo- dovrebbe guardare la serie “Anna”?

Perché è una serie che arriva al cuore; lo penso perché chi l’ha vista mi ha detto che trasmette davvero tanta emozione. Non dovrebbe essere presa esclusivamente come una serie su una pandemia, cosa che potrebbe non invogliare il pubblico visto il periodo che stiamo vivendo. Ho sentito spesso dire questo, ma chi l’ha detto si è poi ricreduto, perché Niccolò utilizza il virus solo come mezzo per arrivare ad un altro concetto, quello della speranza. Il virus lo senti all’inizio, ma nell’evoluzione della storia percepisci tutt’altro. Questa è la cosa bella di Anna.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

 

Giulia sui social:

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Si ringrazia Federica Ceraolo per averci fornito le foto

 

India: boom di contagi. Usa e Ue istituiscono un piano di aiuti. Speranza firma l’ordinanza sullo stop agli arrivi dall’India

Acuta drammaticità nel continente asiatico. L’India diventa l’epicentro della pandemia, spaventano i numeri dei contagi e delle morti. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea inviano dispositivi salva vita.

Variante indiana –Fonte:bresciatoday.it

Durante le ultime settimane l’India è stata investita da un’incisiva aggressione di una nuova variante del coronavirus, che sembra più trasmissibile e pericolosa rispetto a quelle già note in circolazione. A rendere la situazione più critica risulta essere la totale perdita di controllo del contenimento della stessa, che ha portato le autorità locali a dover provvedere all’eliminazione dei corpi degli infetti lasciati per strada attraverso l’incenerimento dei cadaveri. Il Paese asiatico raggiunge così il quarto amaro record consecutivo per contagi giornalieri.

La variante indiana

Variante indiana con doppia mutazione –Fonte:agi.it

Già nota da diversi mesi, la variante indiana consiste in una tripla mutazione, ossia la fusione di tre diversi ceppi del Covid-19, che unendosi hanno dato vita ad un “doppio mutante” noto come B.1.617, la cui diffusione si ritiene essere partita dagli Stati come il Maharashtra, Delhi e il Bengala occidentale.

Inizialmente questa non ha destato particolari preoccupazioni degli esperti, ma a far capovolgere la situazione è stato il grave allarme dell’improvviso boom epidemiologico nel Paese subcontinentale. Si è registrato così il più elevato numero di morti giornalieri mai raggiunto pari a 2.767. Sebbene si tema che le cifre reali dei defunti siano ben più alte, la media statistica del Paese stima che nella capitale New Delhi avvenga un decesso ogni 4 minuti.

Covid-19, inviati respiratori in India –Fonte:bluewin.ch

Per quanto gli scienziati non abbiano ancora dati certi riguardo la contagiosità della nuova variante e della sua abilità di causare sintomi più o meno gravi, risulta accorato l’appello di massima allerta.

Il collasso della sanità

New Delhi diventa così teatro di ospedali i cui corridoi sono occupati da letti e barelle, le famiglie implorano la richiesta di assistenza ai loro cari e molti cittadini periscono sulla soglia della struttura sanitaria.

La variante indiana del Covid –Fonte:panorama.it

L’ambasciatore italiano nella capitale, Vincenzo De Luca sostiene che

“Il Paese sta vivendo un’impennata rapidissima. Le curve dei contagi sono schizzate all’insù prima nelle aree urbane e ora stanno crescendo anche in quelle rurali, mentre il sistema sanitario fatica a far fronte alla sfida della domanda di ricoveri e farmaci: l’India sta affrontando una fase di massima allerta e ha bisogno di una risposta e di una cooperazione globale”

Ciò ha contribuito a prorogare di una settimana il lookdown nella capitale, mentre si attendono gli aiuti promessi dalle Nazioni del globo. Risulta altresì chiaro come l’accorato invito abbia destato molta preoccupazione, dando il via ad una corsa di aiuti nel Paese, affinché la situazione fuori controllo possa rimarginarsi.

Aiuti internazionali: USA e UE

La mobilitazione degli Stati Uniti è avvenuta a seguito di un colloquio telefonico tra il Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, con la controparte di New Delhi.

“Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per la grave epidemia di Covid in India. Stiamo lavorando 24 ore su 24 per distribuire più rifornimenti e supporto ai nostri amici e partner in India mentre combattono coraggiosamente questa pandemia.”

L’America è pronta a spedire in India alcune materie prime necessarie per la produzione del Covishield, la versione indiana del vaccino AstraZeneca. L’esportazione di tali sostanze, secondo quanto riportato dal New York Times, riflette la decisione presa dall’amministrazione Biden che avrebbe abrogato il divieto di trasferimento di quegli elementi necessari per la creazione del farmaco. Altresì il Paese a stelle e strisce spedirà gli strumenti essenziali di prevenzione per gli operatori sanitari, come tute protettive e invierà le forniture di ossigeno fondamentali da adoperare nella terapia dei pazienti più gravi.

In India parte l’Oxygen Express –Fonte: it.finance.yahoo.com

Alla stregua delle decisione prese, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, secondo quanto espresso dall’Agence France-Presse (AFP), ha riferito che l’Unione Europea sta rassembrando tutte le risorse per rispondere prontamente alla richiesta di assistenza, attraverso un innovativo sistema di protezione civile dell’Ue. Si crea così un meccanismo che permette ai 27 Paesi membri dell’Unione di sincronizzarsi per intervenire in caso di emergenza. Secondo quanto riportato dal Commissario Ue per gli Aiuti umanitari Janez Lenarcic, tale coordinazione è già stata avviata dalle Nazioni coinvolte nell’accordo, per contributi di ossigeno e farmaci.

La risposta italiana alla variante

L’arrivo nella scorsa serata all’aeroporto di Fiumicino di un volo proveniente da Nuova Delhi, desta preoccupazione. I 214 passeggeri sono stati destinati a test e quarantena presso le strutture predisposte dalla cittadella militare della Cecchignola e nel Covid hotel di Roma.

Covid: arrivo volo dall’India –Fonte:ansa.it

L’appello promosso dal Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, è volto a sollecitare l’attivazione di misure che fermino le partenze dal subcontinente indiano, invitando gli Stati membri alla realizzazione di iniziative che coordinino gli arrivi su tutto il territorio europeo. Il ministro della Salute Roberto Speranza, a seguito dell’impennata dei contagi prodotta dalla divulgazione della variante indiana, ha firmato una nuova ordinanza che indice il divieto di ingresso in Italia per coloro che hanno soggiornato nel Paese subcontinentale e nel Bangladesh negli ultimi 14 giorni.

Variante indiana, Speranza blocca l’ingresso in Italia –Fonte:corriere.it

Il documento prevede che i residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India nelle ultime due settimane e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione.

Tali restrizioni rimarranno attive fino al 12 maggio e sono volte ad irrigidire le misure di controllo, impedendo che il record negativo registrato in India possa ripetersi anche in Italia. Nonostante gli scienziati stiano lavorando ininterrottamente per studiare la “neonata variante”, Speranza ribadisce altresì la necessità di tenere alta la guardia fin quando non si avranno risposte più certe.

Giovanna Sgarlata

Conferenza stampa Draghi: riaperture dal 26 aprile e debito buono per ripartire

(fonte: governo.it)

Ieri sera, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha tenuto, assieme al Ministro della Salute Roberto Speranza, una conferenza stampa per illustrare la situazione epidemiologica del Paese e fornire alcune anticipazioni sulle riaperture a partire da giorno 26 aprile.

La data, sicuramente in anticipo rispetto a quanto ci si prospettava, è stata ispirata dall’ottimismo proveniente dall’andamento della campagna vaccinale. Il Ministro Speranza si è detto positivo degli ultimi dati: più di 14 milioni di dosi e l’80% degli over 80 che ha già ricevuto una dose.

(Lo stato delle vaccinazioni secondo quanto appare dal DEF 2021 – fonte: mef.gov.it)

Niente decreto al momento, ma Draghi rassicura: “Si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”. Ed intanto la strategia sarà quella di una road map con riaperture gradualisostegni all’economia ed alle imprese“debito buono” per la ricrescita del Paese. Da coniugarsi, naturalmente, ad un allentamento della curva dei contagi ed un incremento di quella dei vaccini.

Le riaperture dal 26 aprile

Torna a grande richiesta la zona gialla: sarà inoltre possibile spostarsi tra Regioni gialle. Per andare in Regioni di diverso colore si parla di un “pass“: si pensa che sia necessaria la vaccinazione, l’esecuzione recente di un test Covid-negativo, l’avvenuta guarigione da Covid. Tuttavia, dal Presidente non sono stati aggiunti dettagli.

Prevalenza alle attività all’aperto, in base a quanto osservato nelle più recenti analisi sui dati del contagio: «All’aperto riscontriamo una difficoltà molto più significativa nella diffusione del contagio», ha affermato Speranza durante la conferenza. Riapriranno quindi ristoranti e bar con disponibilità all’aperto sia a pranzo che a cena, ma si tiene a sottolineare che oltre alla ristorazione si terrà conto delle altre attività. I ristoranti potranno riaprire anche al chiuso solo a pranzo a partire dal 1° giugno.

Quanto alle attività fisiche, da metà maggio il via alle piscine solo all’aperto e dal primo giugno anche le palestre. Più in avanti torneranno anche le terme, fiere e congressi e parchi tematici. Dal 26 aprile ripartiranno tutte le attività fisiche all’aperto non agonistiche come calcetto, beach volley e basket.

(fonte: lagoleada.it)

Scuole, teatri, cinema e spettacoli

Ritorna la scuola in presenza di ogni ordine e grado per le zone gialle e arancioni, mentre per quelle rosse saranno aperti in presenza gli asili nido e le scuole fino alla prima media; i licei continueranno con la modalità blended. Non si parla, invece, di università. Secondo quanto stabilito dall’ultimo decreto, le zone arancioni e le future zone gialle saranno libere di autogestirsi le riaperture.

Finalmente il via anche a teatri, cinema e spettacoli, ma con particolari misure di prevenzione dettate dal Consiglio tecnico-scientifico e solo in zona gialla. I musei torneranno automaticamente col passaggio in zona gialla.

Sostegno all’economia e ricrescita

Durante la conferenza stampa si è parlato di una decisione fondata su un “rischio ragionato”, basata sul parere degli scienziati. Ed in effetti nelle ultime settimane l’indice Rt del paese è sceso assieme ad un’incidenza dei contagi che, pur rimanendo di alto rischio, è ad oggi pari a 180 contagi per 100,000 abitanti.

Intanto, con l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2021, Draghi getta le basi per una ricrescita economica. È il cosiddetto debito buono: 40 miliardi di debito nel 2021 per sostenere l’economia e le imprese assieme ai lavoratori autonomi. Per gli anni 2022-2033 si prevede invece un indebitamento medio annuo di 6 miliardi. Le risorse impiegate in quest’ultimo lasso di tempo, spiega il comunicato stampa, «saranno utilizzate per definire un ulteriore insieme di interventi dedicati essenzialmente agli investimenti complementari al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che il governo considera centrali per dare impulso alla crescita economica dei prossimi anni».

Si tratta di una vera e propria scommessa che, se vinta, permetterà al Paese di uscire dall’indebitamento per effetto della crescita stessa, senza che sia necessario una manovra correttiva. Così sostiene fermamente il Presidente Draghi.

Quanto agli interventi effettivi, Draghi ha affermato che le risorse gestite tramite il PNRR (ben 191,5 miliardi di euro di cui 69 miliardi a fondo perduto), verranno impiegate per effettuare un’ambizioso programma di riforme. Al momento sono 57 i commissari predisposti per la realizzazione di opere pubbliche concernenti tale programma.

Infine, i sostegni all’economia seguiranno una logica doppia: «un sostegno alle persone e alle famiglie che hanno subito un calo del reddito e non per loro colpa, e un aiuto in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità». Le attenzioni sono rivolte alle famiglie e imprese colpite dalla crisi, ma anche ad aziende e partite Iva.

 

Valeria Bonaccorso

Ordinanza in vigore da oggi: ecco le nuove regole da rispettare

A partire da oggi, lunedì primo marzo, Lombardia, Marche e Piemonte saranno in zona arancione, Basilicata e Molise in area rossa, la Liguria è tornata in zona gialla, mentre la Sardegna sarà la sola regione italiana in zona bianca– l’area con minori restrizioni in base alla classificazione del rischio introdotta a inizio gennaio.

La decisione era stata già comunicata venerdì ed è stata introdotta attraverso cinque ordinanze firmate dal ministro della Salute Roberto Speranza sabato 27 febbraio, in base ai dati e alle indicazioni della Cabina di regia.

(fonte: Perugiatoday)

“Sarebbe bello dire che è tutto finito e che siamo in una fase diversa, ma la più grande responsabilità di chi rappresenta le istituzioni è dire come stanno le cose. E la verità è che le prossime settimane non saranno facili. Abbiamo una campagna vaccinale da accelerare e allo stesso tempo una epidemia molto forte e presente sui territori”

Le regole da rispettare

In attesa della firma del Presidente del Consiglio Mario Draghi al nuovo Dpcm, che avrà efficacia dal 6 marzo fino al 6 aprile, entrano oggi in vigore le nuove disposizione dettate dalle ordinanze del ministro Speranza.

Sono cinque le ordinanze firmate che dettano disposizioni diverse in base ai dati sulla curva epidemiologica forniti dal CTS:

  1. La prima ordinanza del Ministro Speranza “conferma per ulteriori quindici giorni per le Regioni Abruzzo, Toscana, Umbria e per la Provincia Autonoma di Trento e Bolzano, le misure disposte dall’Ordinanza del 12 febbraio 2021”.
  2. La seconda ordinanza “dispone il passaggio in zona arancione per le Regioni Marche, Lombardia e Piemonte”.
  3. La terza ordinanza “dispone il passaggio in zona rossa per la Regione Basilicata”.
  4. La quarta ordinanza “dispone il passaggio in zona rossa per la Regione Molise”.
  5. La quinta ordinanza “dispone il passaggio in zona bianca per la Regione Sardegna”.

In Umbria entra in vigore anche l’ordinanza della Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che “prevede alcune misure sia di carattere regionali sia specifiche per la Provincia di Perugia, senza l’individuazione di aree rosse”.

Dunque, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto sono in zona gialla; Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Umbria in area arancione; Basilicata, Molise in zona rossa e Sardegna in zona bianca.

(fonte: Adnkronos)

La Sardegna è l’unica regione italiana a essere in zona bianca, cioè quella con il più basso livello di rischio epidemiologico. Secondo quanto disposto dall’ordinanza firmata dal presidente della Regione, Christian Solinas, si punta ad una graduale riapertura delle attività di ristorazione, permettendo ai ristoranti di rimanere aperti fino alle 23 e ai bar fino alle 21; il coprifuoco non sarà eliminato ma sarà dalle 23 alle 5; si valuta anche una possibile riapertura, con le necessarie restrizioni, di palestre e piscine, musei, e centri commerciali: Solinas ha comunque precisato che l’allentamento delle restrizioni “non rappresenta certamente un invito al liberi tutti”, ma piuttosto “uno sprone alla massima responsabilità”.

Mentre, per le regioni in zona arancione restano in vigore le regole generali: il coprifuoco dalle 22 alle 5, tuttavia, dalle 5 alle 22 non è necessario motivare gli spostamenti all’interno del proprio comune; non ci si può spostare tra comuni se non per motivi di lavoro, salute o necessità, ma si può sempre rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione: è possibile fare visita a una sola casa una volta al giorno, sempre dalle 5 alle 22 ed all’interno dello stesso comune e in una massimo di due individui, salvo accompagnatori di minori di 14 anni, persone disabili o non autosufficienti, per cui tale limite non vale; i negozi possono rimanere aperti, sempre nel rispetto delle linee guida (controllando gli ingressi e facendo mantenere il distanziamento fisico); permane il divieto di consumare cibi e bevande presso locali delle attività di ristorazione; bar e ristoranti potranno lavorare soltanto con le consegne da asporto e a domicilio dalle 5 alle 22.

In zona rossa si limitano al massimo gli spostamenti, consentiti solo per lavoro, salute o necessità, o per rientrare al domicilio, residenza o abitazione; negozi non essenziali sono chiusi; ristoranti e bar possono fare asporto (fino alle 18) e consegne a domicilio; non è più in vigore la “deroga sulle visite”, dunque si potrà andare a casa di altre persone soltanto per motivi di necessità;  gli spostamenti tra regioni saranno consentiti esclusivamente per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità.

La situazione epidemiologica in Italia

Tocca quota tre milioni il numero dei casi di Covid in Italia (ad oggi sono 2.925.265), con un aumento del tasso di positività: in base ai 257.024 tamponi eseguiti, oggi risulta del 6,7%, a differenza di ieri dove era del 5,8%; aumento dei positivi che oggi sono 10.401 in più a discapito dei guariti che sono 6.847.

Invece, vi son 17.455 nuovi casi registrati, in diminuzione rispetto a ieri, quando se ne contavano 18.916, ma con più tamponi eseguiti. In diminuzione consistente anche il numero dei morti da Covid, con 192 decessi rispetto ai 280 di ieri; sono 2.231 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, con un aumento di 15 unità rispetto a ieri; gli ingressi giornalieri in rianimazione sono stati 131 (ieri erano stati 163); ricoverate 18.638 persone nei reparti ordinari.

(fonte: LaStampa)

A fronte di una situazione simile l’unica reale soluzione resta il vaccino; tuttavia, ad oggi i soggetti vaccinati, compreso il richiamo con la seconda dose, sono, secondo il sito del governo, 1.400.262.

Si punta comunque ad un incremento di vaccinazioni che tra arrivi tra le trecentomila e le cinquecentomila somministrazioni al giorno ad aprile, per raggiungere l’obiettivo di poter ottenere fino a 19 milioni di vaccinazioni al mese.

È quanto auspicano fonti che lavorano alla nuova strategia sui vaccini, anche alla luce del previsto arrivo delle dosi Johnson & Johnson ad aprile; infatti, secondo gli accordi, per quest’ultima tipologia di vaccino sono previste sette milioni e trecentomila dosi nel secondo trimestre del 2021.

Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha affermato che potrebbero arrivare in aprile in Italia le prime dosi del vaccino Johnson&Johnson, non appena si avrà l’ok dell’Ema, l’autorità regolatoria europea, e dell’Aifa, l’agenzia italiana, ha poi aggiunto che potrebbero arrivare in Italia alcuni milioni di dosi entro giugno e 27 milioni entro dicembre.

Intanto, per accelerare la distribuzione AstraZeneca è disposta a cedere le licenze di produzione. Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca Italia, ha comunicato: “Abbiamo bisogno di un partner capace di gestire questo processo di produzione, perché il trasferimento tecnologico non è assolutamente facile, e che abbia capacità di produzione di decine di milioni al mese”

Emblematico il caso del novantunenne Giovanni, che ha deciso di donare la propria dose di vaccino anti-Covid a Cinzia, madre di un ragazzo con gravi disabilità: “Vaccinate lei che non può ammalarsi, e non può permettersi di portare il virus in casa, io ho 91 anni, credo proprio di essere meno utile”

L’uomo ha risposto a un appello che la mamma aveva lanciato qualche giorno prima alla regione Toscana affinché anche i genitori delle persone disabili, soprattutto giovani, potessero rientrare nelle categorie prioritarie delle persone da vaccinare.

Gesti di solidarietà che riscaldano il cuore in un periodo dove “il freddo” è all’ordine del giorno; perché risulta inammissibile che una persona debba rinunciare alla propria salute a causa dell’egoismo altrui.

Manuel De Vita

Piano vaccini modificato, fase 3 anticipata. Ecco le nuove modalità di somministrazione e prenotazione

Sono cambiati i criteri di distribuzione regionale dei vaccini. La somministrazione agli under 55 avverrà con qualche anticipo.

Coronavirus, vaccino AstraZeneca –Fonte:ilmessaggero.it

Il 3 febbraio, a seguito della distribuzione delle forniture delle dosi di Pfizer-BioNTech e Moderna, si è assistito ad un cambiamento del piano che regola la campagna vaccinale contro la diffusione dell’epidemia da coronavirus. Ciò è avvenuto a seguito dell’esortazione dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) sulla somministrazione del vaccino di AstraZeneca primariamente alla fascia della popolazione tra i 18 e i 55 anni. Questo ha notevolmente contribuito a modificare gli accordi prestabiliti nel mese di dicembre, in cui la visione ottimistica faceva ben sperare ad una capacità maggiore delle aziende farmaceutiche, alla produzione di milioni di dosi necessarie nel più breve tempo possibile.

Inizio della somministrazione dei vaccini

Vaccini anti Covid –Fonte:lombardianotizie.online

Già dal 27 dicembre scorso sul territorio italiano era stata avviata la distribuzione dei vaccini prodotti da Pfizer-BioNTech. La presenza di ritardi riscontrati già dai primi giorni di gennaio e il conseguente rallentamento della diffusione della dose, ha cambiato “le carte in tavola” obbligando le regioni a modificare i loro piani originari.

Campagna vaccinazione anti covid 19 –Fonte:governo.it

L’Italia perciò sta adesso attraversando l’ultima parte della fase 1, in cui i soggetti sottoposti a vaccino sono tutte le persone con un’età superiore ad 80 anni. Il territorio nazionale si presenta però a macchie di leopardo, facendo si che vi siano alcune regioni in cui si è dato inizio alla prenotazione degli appuntamenti, come in Lazio e in Campania, restandone scoperte molte altre che non hanno ancora ben chiare le modalità di coinvolgimento degli anziani.

Motivazioni che hanno comportato i mutamenti del piano

L’incontro del 3 febbraio tra il Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia e i presidenti delle regioni hanno mostrato con chiarezza la complessità delle variazioni dei criteri di distribuzioni delle dosi, focalizzandosi soprattutto sui tempi erogazione delle stesse. È stato previsto che

  • La fase 3 partirà in parallelo all’ultima parte della fase 1
  • La fase 2 sarà caratterizzata da categorie specifiche da sottoporre per prima al vaccino
Speranza convoca il Cts –Fonte:ilmattino.it

La principale motivazione che spiega il perché sia avvenuto questo mutamento sostanziale, risiede nella non garanzia di produzione e della consegna delle dosi della Pfizer previste dal contratto firmato con l’Unione Europea. Ad inizio anno l’azienda già presentava un ritardo del 9% sulla distribuzione delle dosi, causato dagli interventi strutturali nella fabbrica belga di Puurs, necessari per aumentare la produzione nei prossimi mesi. Oltre a ciò è sopraggiunto un ridimensionamento dei numero di flaconi consegnati, causato dall’autorizzazione all’estrazione di sei dosi anziché cinque da ciascun flacone. Rassicurante è il ritorno alla “normalità” avvenuta già dalla scorsa settimana ulteriormente incoraggiata dall’aumento delle dosi prevista dall’azienda dal 15 febbraio.

Vaccino Covid: l’inverno del nostro ritardo –Fonte:repubblica.it

Ad aver influito negativamente al rispetto del patto originario è importante il taglio comunicato dall’azienda del vaccino di AstraZeneca, sviluppato attraverso la collaborazione con l’università di Oxford, dovuto ad alcuni rinvii nei siti produttivi nei Paesi Bassi e nel Belgio contribuendo ad alimentare il clima di tensione con l’Unione Europea. Lo scorso venerdì l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e la Commissione Europea hanno esposto parere favorevole sul prodotto e così l’AIFA ha autorizzato il vaccino consigliando

 “un utilizzo preferenziale, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide”

Si dovrà attendere la prossima settimana per l’arrivo delle prime dosi nel territorio nazionale.

Cambiamenti del piano

Le fasi che caratterizzano la campagna vaccinale rimangono per il numero invariate a quelle presenti nel piano iniziale. Queste si articolano in:

  • Fase 1: operatori sanitari, i dipendenti delle strutture sanitarie e gli ospiti delle RSA, gli anziani con più di 80 anni
  • Fase 2: le persone con più di 60 anni, gruppi a rischio più elevato di malattia grave e il personale scolastico “ad alta priorità”
  • Fase 3:– in contemporanea con la fase 1 – lavoratori presso i servizi essenziali, i detenuti, le persone in comunità e chi soffre di una malattia cronica
  • Fase 4: il resto della popolazione.
Campana vaccinale in Italia –Fonte:tgcom24.mediaset.it

Significativa risulta essere al decisione presa di attuare in parallelo all’ultima parte della prima fase con la terza che comprende:

  • Personale scolastico ed universitario al di sotto dei 55 anni (circa 1 milione e 107 mila)
  • Carcerati e dipendenti del sistema carcerario (97 mila)
  • Lavoratori delle forze armate sotto i 55 anni (551 mila)
  • Individui in comunità (200 mila)
  • Coloro che adempiono “servizi essenziali” (2 milioni e 167 mila)

In totale la fetta di popolazione coinvolta tocca quota di 3 milioni e 894 mila persone in aggiunta ai 4,4 milioni di anziani previsti dalla Fase 1.

Come avverrà la nuova distribuzione

A seguito della riunione, si è stabilito che le consegne non avverranno più basandosi sul parametro demografico della popolazione, bensì ci si focalizzerà sul fabbisogno effettivo che necessita ogni regione.

Dall’inizio del processo di vaccinazione in Italia sono state somministrate 2,2 milioni di dosi di cui 867 mila richiami. Ciò mostra come gli obiettivi iniziali a cui puntava il ministro Roberto Speranza siano andati in fumo, facendo si che il paese ottenesse solo un numero pari alla metà dei 16 milioni di dosi AstraZeneca predisposte all’origine.

Somministrazione dei vaccini nelle regioni –Fonte:ilgiornaledivicenza.it

Affinchè ci possa essere una più rapida somministrazione, il Governo tenterà di stipulare un nuovo accordo nazionale con i medici di famiglia, il cui compromesso dovrà essere stabilito su base regionale. Questa trattativa ha avuto avvio da poche ore e già la prima bozza di protocollo trova dei nodi sui dovuti compensi da dovergli retribuire. Si è pensato perciò ad un riconoscimento pari a 10 euro a dose somministrata negli studi medici e a quota 28 euro per quelle a domicilio. Tale progetto secondo Bonaccini costituirà il punto cruciale poichè

Non c’è tempo da perdere, le regioni sono pronte a offrire la massima collaborazione perché la campagna vaccinale ritorni ai ritmi delle prime settimane e anzi venga velocizzata”

Come potersi prenotare

Coronavirus, potenziato il numero 1500 –Fonte:ilgazzettinovesuviano.com

La prenotazione potrà avvenire attraverso un’app o il numero verde nazionale. Sarà perciò necessario inserire tutti i dati necessari, in modo da rendere più celere la fase di accettazione della domanda. Una volta ottenuta la data per la somministrazione della dose, vi si dovrà presentare presso la sede abilitata alla distribuzione del vaccino, dotati di documento di identità. Sarà poi necessario restare per un periodo sotto osservazione in modo da poter intervenire in caso in cui il soggetto abbia sviluppato alcuni effetti collaterali al farmaco.

Giovanna Sgarlata

Natale col Covid, inizia la trattativa tra Stato e Regioni

Atteso un nuovo confronto fra Stato e Regioni per fare il punto sulla gestione del periodo natalizio. Sul tavolo delle trattive tra Stato e regioni le misure che con molta probabilità rientreranno nel prossimo DPCM. Il precedente decreto scadrà giorno 3 dicembre e tutti si aspettano di conoscere già nel fine settimana le modalità con cui affrontare un periodo tanto importante quante delicato come quello di Natale. Dopo la stretta delle scorse settimane e i primi timidi risultati positivi nella curva dei contagi il rischio dell’ennesima ondata incombe sulle necessità dei cittadini e, soprattutto, dei commercianti e dei ristoratori.

fonte: Governo.it

Le richieste delle Regioni

Uno dei punti su cui le regioni maggiormente puntano è quello di mantenere i ristoranti aperti anche la sera di Natale, Santo Stefano e, magari, nei giorni più caratteristici. Proposta che certamente mal si concilia con il coprifuoco fissato alle 22 e con la chiusura dei locali alle 18. Secondo il presidente della Liguria Giovanni Toti “nei giorni delle prossime festività i ristoranti debbano poter rimanere aperti anche la sera, perché già hanno sofferto tanto”.

Il governo ribadisce la volontà di mantenere, se non estendere di un’ora (dalle 22 alle 6), il coprifuoco anche nella notte di Natale e Capodanno. Discorso diverso per gli orari dei negozi: tra le proposte anche la possibilità di chiudere due o tre ore prima della mezzanotte.

 

(fonte: Libero Quotidiano)

“È chiaro che se c’è un coprifuoco penso che vada rispettato per tutti. Se c’è un coprifuoco c’è un coprifuoco.”, aggiunge, “È una norma già vigente e penso che vada confermata ancora. È una delle norme che ci ha consentito in queste settimane di iniziare quel percorso graduale e faticoso che ci consentirà di piegare la curva. Quindi io penso proprio di sì” afferma il Ministro della Salute, Roberto Speranza, in diretta da “Live Non è la D’Urso” su Canale5.

 

 

 

La questione su cui però verterà maggiormente il dibattito sarà la mobilità tra regioni. Il Presidente della Regione Sicilia Musumeci, e il suo braccio destro Ruggero Razza, propongono, al fine di garantire il ricongiungimento delle famiglie siciliane con i parenti residenti nel resto d’Italia, un via libera al rientro ma con tampone. Il tampone verrebbe effettuato o 72 ore prima del viaggio e mostrato all’arrivo, oppure direttamente allo sbarco. “Forse una maggiore rigidità può essere giusta nei confronti di chi rientra da altri Stati, visto che all’estero ci sono ancora aree in cui i controlli sono insufficienti”, prosegue l’assessore Razza. Sul fronte interno, invece, Musumeci vorrebbe adottare delle misure che scoraggino gli spostamenti in città e tra città siciliane.

Ma da Roma l’ipotesi palermitana non piace. Trapela l’indiscrezione che il governo voglia limitare i ricongiungimenti familiari per Natale, consentendo i viaggi esclusivamente fra le Regioni gialle e solo fino al 18 dicembre per poi chiudere tutto fino al termine delle festività.

Ulteriore argomento di confronto riguarderà la scuola. La volontà è quella di riaprire le classi dopo l’Epifania, ma non è esclusa la possibilità di ridurre, o addirittura sospendere, la didattica a distanza per le scuole superiori già a dicembre. Quest’ultima idea però pare non essere condivisa da nessun governatore regionale, ad eccezione di Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni.

 

fonte: TGCom24

Il Consiglio (dei Ministri) per un Natale più sicuro

 

Per il ministro Speranza la parola chiave è prudenza, per tutelare “noi e i nostri cari” ma è anche “una forma di rispetto per i medici, infermieri e operatori sanitari che rischiano la vita per curarci”. Numerosi sono gli interrogativi, tra questi il numero di persone da ospitare. “Già oggi c’è una forte raccomandazione del governo a non portare persone a casa che non siano conviventi, ed è già vigente. Nei prossimi giorni approveremo un nuovo Dpcm dove daremo anche risposta formale a queste domande e naturalmente ci sarà anche un momento di confronto. Il messaggio è molto chiaro, spostarsi solo se necessario, stare a casa e ridurre il più possibile il numero dei contatti fra persone”.

Sulla medesima linea il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Difendere a spada tratta il coprifuoco alle 22, “che ha funzionato per ridurre i contagi, e dovranno passare sul mio corpo per posticiparlo”.

Il tavolo delle discussioni è atteso per martedì quando il consiglio dei ministri si riunirà per pianificare i lavori.

 

Manuel De Vita