Spider-man: Across the Spider-Verse vuole battere Raimi

Questo sequel riesce a battere Spider-man: Un nuovo universo, regalandoci una storia matura e ben raccontata. Il multiverso e le citazioni fanno solo da condimento ad un piatto già perfetto di per sè. Voto UVM: 5/5

Era il 2018 quando arrivò in sala un prodotto d’animazione fuori dalle righe. Spider-man: Un nuovo universo si presentò con una tecnica sviluppata dalla Sony Pictures Animation, talmente rivoluzionaria da vincere un Oscar come miglior film d’animazione e introdurre un nuovo paradigma nel suo genere ( Arkane e il Gatto con gli Stivali 2 hanno ripreso questa tecnica). Il punto di forza di quella pellicola non si trovava solo nell’animazione: la storia regalava nuovi spunti sul personaggio dell’uomo ragno. Questo primo capitolo (il primo di una trilogia che si concluderà a Marzo 2024) ci introduce un adolescente di Brooklyn di origini ispano-dominicane e la sua ascesa in quanto supereroe. Si presenta come una nuova genesi che vuole insegnare a tutti cosa significhi essere un uomo ragno, ma soprattutto quanto in ognuno di noi ci sia un potenziale paladino della giustizia.

Questo sequel ha il compito di approfondire questo concetto espandendolo e concentrandosi su quanto il destino possa essere duro con noi stessi.

Spider-Gwen diventa protagonista

Si pensava che la tecnica sviluppata per l’animazione di questa serie non potesse evolversi oltre. Invece, l’inizio di questo secondo capitolo non fa altro sbalordire visivamente per l’ennesima volta. Gli autori hanno voluto dedicare buona parte della storia alla migliore amica (e forse amata) di Miles Morales.

Le scene su Gwen Stacy si fanno di tinte rosee, violacee e azzurre nonostante la sua storia sia tutt’altro che vivace. Veniamo a conoscenza del suo triste passato, delle sue perdite e del suo rapporto con suo padre, il capitano George Stacy. Nonostante i suoi trascorsi e la vita da teenager, la vita da Spider-woman complica le cose e la mancanza di qualcuno che riesca a comprenderla si fa sempre più forte. A causa di una incursione nella sua città degli Spider-people provenienti da altri universi, Gwen decide di far parte del team allo scopo di tornare dal suo più caro amico Miles.

Gwen e il padre George Stacy nell’Universo di Spider-Gwen. Fonti: Sony

Il multiverso non è un gioco da ragazzi

Grazie allo scienziato messicano Miguel O’Hara, nonché lo Spider-man di un futuro utopistico collocato nel 2099, scopriamo qualcosa in più sul Multi-verso. I congegni sofisticati e Lyla, una intelligenza artificiale che sottoforma di un ologramma segue Miguel nelle sue missioni, hanno permesso a questo uomo ragno futuristico di viaggiare nei vari universi. A sue spese Miguel ha compreso quanto sia delicato interferire in  realtà differenti, da lui chiamate “poli-multi-universo aracno-umanoide” (rinominato da Miles più facilmente “Spider-verso”). Forse troppi “spiegoni” sono stati spesi al riguardo, ma come sappiamo “il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”. Giusto perché spiegare delle realtà fisicamente impossibili non è proprio semplice.

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La rete del multiverso. Da sinistra: Peter B. Parker, Miles Morales, Miguel O’Hara, Gwen Stacy. Fonti: Marvel Italy

Spider-man: molto più maturo di quanto si pensi

“Dovremmo essere noi i buoni” (Spider-Gwen)

In ogni caso, lo Spider-verso e i vari Uomini Ragno che incontreremo non sono che uno sfondo a una storia fatta per mettere in discussione l’esistenza dei nostri protagonisti. Il precedente capitolo di questa saga ci introduceva ad una nuova ed ennesima genesi senza banalizzarne lo sviluppo. Miles – come anche Gwen – è un adolescente che è stato “accidentalmente” morso da un ragno radioattivo. Come ogni supereroe, la sua ascesa è segnata dalla redenzione o dalla responsabilizzazione dei suoi poteri. La vita dei due protagonisti ci viene mostrata nella loro complicata segretezza, ma in questa pellicola anche questo aspetto viene messo in discussione rendendo le cose ancor più difficili a causa proprio dello spider-verso. Come se non bastasse, la nemesi di questa storia renderà la vita ancor più difficile ai nostri supereroi.

I cinecomic possono solo accompagnare

La caratterizzazione e lo sviluppo delle due nemesi (alla fine ne incontreremo un terzo imprevisto) riescono ad eclissare la maggior parte delle nemesi che in passato abbiamo incontrato nel Marvel Cinematic Universe. Un villain sempliciotto come la Macchia – capace di generare dei portali neri intorno a sé – riesce a giustificare il suo profondo odio nei confronti di Miles e motivando la sua condotta da supercattivo. Inoltre, metteremo in discussione anche la condotta di Miguel O’Hara che scatenerà la sua forza prorompente verso il giovane di Brooklyn .

Vogliamo poi spende due parole su Spider-Gwen: questa Spider-woman sposa al 100% la difesa dei più deboli. La perdita del suo Peter, preso di mira dai bulli, è la causa della sua redenzione. Lei si assume le sue responsabilità di eroina proteggendo gli anelli più deboli della società.  Il suo è un esempio di personaggio che simboleggia un femminismo sano, quel girl power che molti film vorrebbero ostentare cadendo, però, il più delle volte in sempliciotte soluzioni.

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Frame del film Spider-man: Across the spider-verse. Miles Morales in volo. Fonti; Marvel Italy

Forse il cinecomic perfetto?

Potremmo ancora parlare degli affascinanti co-protagonisti di questa serie animata (tra questi adorerete Spider-Punk nel suo spirito ribelle, anticonformista e anche un po’ incoerente), ma vi rovineremmo la bellezza di una narrazione più matura e reale rispetto al precedente Spider-man: Un nuovo universo. Le citazioni faranno solo da contorno e si  apprezzeranno le “tavole fumettistiche” che coloreranno gli scenari nei vari universi. Vi suggeriamo di non perdervi questo gioiellino dell’animazione. Probabilmente anche voi alla fine della visione rimarrete affamati di multiverso, ma con un retrogusto di amaro in bocca.

Salvatore Donato

Spider-Man: No Way Home, la chiusura del cerchio

Tra grandi crossover e coreografie mozzafiato, Spider-Man No Way Home è un film che tocca nel profondo i fan dell’uomo ragno – Voto UVM: 5/5

 

Dopo quasi 20 anni di filmografia Sony sul “tessiragnatele”, Jon Watts col terzo capitolo della sua trilogia chiude un enorme cerchio narrativo.

Il film riprende esattamente dove si era concluso il precedente (Spider-Man Far From Home), quando grazie ad un trucco, Mysterio riesce a svelare l’identità di Spider-Man facendolo anche passare per l’autore della sua morte e conseguentemente scatenando una ripercussione sull’immagine del ragno.      Peter Parker (Tom Holland) decide così di andare a trovare Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) per cercare un incantesimo tramite il quale tutti potessero dimenticare l’identità di Spider-Man.

L’incantesimo viene però alterato da Peter risultando nell’effetto opposto, ossia diversi villain appartenenti ad altri universi che sono a conoscenza che Peter Parker è Spider-Man, vengono teletrasportate nel MCU.  Rivediamo dall’universo narrativo dello Spider-Man di Sam Raimi dei ritorni illustri quali quello di Doc Ock (Alfred Molina), l’Uomo Sabbia (Thomas Haden Church) e Green Goblin (di un William Dafoe assolutamente strepitoso).

Alfred Molina di nuovo nei panni di Dottor Octopus dopo 17 anni

Mentre dall’universo narrativo dell’Amazing Spider-Man di Marc Webb, vediamo il ritorno di Electro (Jamie Foxx) e di Lizard (Rhys Ifans).

Gli eventi narrati nel film proseguono – come già detto – la storia da dove si era interrotta nel precedente capitolo e si sviluppano in modo assolutamente prevedibile nella prima parte della pellicola, con un Peter Parker che cerca di porre rimedio a ciò che Mysterio ha compiuto al termine di Spider-Man Far From Home.

Ma è nella seconda parte che il film diventa dirompente specialmente a livello emotivo.

Spider-Man si ritroverà a combattere nemici per lui sconosciuti, ma che al tempo stesso conoscono bene l’Uomo Ragno ma soprattutto Peter Parker.

Saranno proprio loro a spingere Peter verso una crescita emotiva esponenziale, ma non priva di possibili ricadute che potrebbero trascinare il nostro eroe in un tetro baratro senza possibilità di risalita, crescita messa in mostra dal miglior Tom Holland mai visto nelle vesti del ragno.

Un percorso di crescita che nessun altro film appartenente al MCU è stato in grado di portare in scena, un percorso affrontato anche dai personaggi secondari, tra i quali più di tutti brilla una Zia May (Marisa Tomey) alquanto commovente.

Tom Holland e Zendaya in una scena del film

Le coreografie dei combattimenti sono tra le migliori in assoluto mai viste non solo nel MCU, ma nel mondo dei cinecomics in generale.

Partendo dallo scontro tra Doc Ock e Spider-Man sul ponte fino ad arrivare a quello tra lo stesso e Goblin, quest’ultimo violento e crudo come pochi si sarebbero immaginati.

Non mancano ovviamente i riferimenti fumettistici, soprattutto quelli relativi a Soltanto Un Altro Giorno di Straczynski e Quesada.

 

Spider-Man, One More Day: copertina del fumetto. Fonte: Marvel Comics

 

Parlare di Spider-Man No Way Home è davvero complesso, in quanto ogni parola potrebbe risultare di troppo a chi il film non l’ha ancora visto, e soprattutto perché questa pellicola – più di tutte le altre sul ragno – tocca profondamente il cuore degli appassionati del più grande supereroe.

In conclusione, Spider-Man No Way Home è il film delle origini dell’Uomo Ragno di Tom Holland che ha l’abilità di chiudere molteplici storie, ma soprattutto di dare inizio a qualcosa di nuovo.

Il ragno sarà sempre iconico e quale modo migliore di finire un ciclo se non quello di tornare dove tutto è iniziato?!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Giuseppe Catanzaro

Sony World Photography Awards 2017

I Sony World Photography Awards sono fra i più grandi e prestigiosi premi di fotografia.
Sono quattro le macro-categorie :

  • professionisti, che al suo interno si suddivide in 10 categorie, il premio  più alto è quello di Fotografo dell’anno
  • competizione aperta, sempre divisa in 10 categorie ma non prevede alcun limite per la partecipazione
  • giovani, per i fotografi fra i 12 e i 19 anni
  • student focus, specifica per gli studenti di fotografia

I vincitori sono stati annunciati il 21 Aprile e le opere rimarranno esposte in mostra fino al prossimo 7 maggio alla Somerset House di Londra.
Il premio come miglior fotografo dell’anno è andato a Frederik Buyckx per le sue immagini di paesaggi invernali nei Balcani, in Scandinavia e in Asia Centrale.
L’italiano Alessio Romenzi ha vinto la categoria Attualità della sezione Professionisti , la sua opera vede come protagonista c’è la città di Sirte, l’autoproclamata capitale dello Stato Islamico in Libia. Il titolo dei suoi scatti è We are taking no prisoners”. 

Altri italiani hanno trionfato nella categoria Professionisti : Alice Cannara Malan nella categoria Vita Quotidiana. Con il progetto My (m)other”  nel quale racconta i rapporti familiari e ciò che c’è sotto la superficie.
Diego Mayon, Athens Studio”  nella categoria Architettura. Viaggia all’interno dei bordelli di Atene.
Lorenzo Maccotta Live chat studio industry”  vince in Storia contemporanea, si è dedicato al mondo del web: ritraendo modelli e modelle che lavorano nell’industria delle webcam per adulti in Romania.
Nella categoria Open ha vinto Alexander Vinogradov, con i ritratti ispirati al film francese Leon.

Ci sono le ragazze della nazionale colombiana di rugby subacqueo, Joker newyorkesi ad Halloween, persone che fanno Tai Chi. Insomma guardate la galleria allegata nel link del sito “Il Post”, non  rimarrete delusi!
http://www.ilpost.it/2017/04/21/foto-vincitrici-sony/

Arianna De Arcangelis