Dalle macerie nascono musei

Messina, porta della Sicilia, città di sogni e cultura, nobiltà e borghesia, amore e fantasia, che si snodano tra i palazzi liberty; Messina, sviluppata tra il vivido profumo del mare e…. dell’amianto.

Sì, Messina odora ancora di abbandono e attende che le ultime pagine bianche vengano completate di una storia gloriosa.

Baraccolandia

La storia della baraccopoli messinese nasce e si sviluppa all’indomani di uno degli eventi sismici più catastrofici del XX secolo. Dal 1908 buona parte della popolazione messinese vive in pessime condizioni igienico-sanitarie e da ben 113 anni le baracche rimangono simbolo di una continua “lotta di classe”. 

Ad oggi, su una superficie comunale di 213,75 km², si contano circa 2500 famiglie locate in baracche; dal quartiere Annunziata fino al Rione Taormina abitano generazioni di prigionieri, in quella che loro stessi -ormai rassegnati- chiamano casa. 

E chissà se possa mai definirsi casa quella con un tetto in eternit, costruita accanto a discariche a cielo aperto e muffa per carta da parati. Sicuramente non lo è per chi dorme da trent’anni sotto un tetto gocciolante, non lo è per tutte quelle mamme, come Francesca, che convivono quotidianamente con la paura incessante che da un momento all’altro un animale selvatico possa attaccare i suoi figli, e non lo è per tutti i genitori che sognano una cameretta per i loro figli, forse, quella che loro stessi non hanno mai avuto.

La baraccopoli di Messina – Fonte: strettoweb.com

Qualcosa cambia…

Nel 2018, da poco eletto sindaco, Cateno De Luca ordina lo “sbaraccamento”.

Da città con un passato interminabile e  un presente arrendevole, Messina inizia a scorgere il primo spiraglio di luce illuminare un futuro concretamente realizzabile. Progettando demolizioni, rimozioni, smantellamento e risanamento, l’ultima tappa decisiva viene segnata dalla Ministra per il Sud e per la coesione territoriale Mara Carfagna.

L’Onorevole Carfagna nomina Commissario straordinario il prefetto di Messina Cosima Di Stani, e stanzia 100 milioni di euro, derivanti dal Fondo di sviluppo e coesione 2021 – 2027, per eliminare le baracche dalla città e offrire all’intera popolazione un alloggio decente, confortevole e idoneo a sopperire le primarie necessità di una famiglia media. 

Dalle macerie nascono i musei 

Durante i lavori di risanamento all’Annunziata, in presenza della Ministra Carfagna, del Sindaco De Luca, del Prefetto Di Stani e delle altre autorità competenti, il primo ottobre viene ordinata la sospensione dei lavori.

La ruspa, che sta spianando il territorio, interrompe la sua funzione per salvare una baracca di legnoL’ultima baracca sopravvivrà alle ruspe per diventare un qualcosa mai ideato prima.

Non l’avrebbe mai immaginato Letteria Donato che quella baracca, assegnata ai suoi nonni dopo il terremoto del 1908 e casa per tre generazioni, sarebbe diventata un museo.

Il museo della memoria” così lo definisce il sindaco della città, consegnando simbolicamente le chiavi della baracca alla Ministra Carfagna.

Consegna simbolica delle chiavi dell’ultima baracca di legno, presto “Museo della memoria”, alla presenza dell’onorevole Mara Carfagna e il sindaco Cateno De Luca – Fonte: 98zero.com

Letteria, rammentando i suoi ricordi, con fierezza dice: “Mio padre lo ha comunque custodito questo alloggio anche se non vi ha abitato nessuno da 26 anni. Siamo molto orgogliosi il ministro ha detto che si realizzerà qui un museo e lo trovo giusto per non perdere la memoria di quello che è stato“. 

Oggi, grazie a quest’evento inaspettato, possiamo dire che la memoria di Letteria Donato diventerà la nostra memoria e come dice Paulo Coelho: “Riusciamo a comprendere il miracolo della vita solo quando lasciamo che l’inatteso accada”.

 

Elena Zappia

 

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Messina

http://VIDEO. Vivere fra muffa e amianto: “Mio figlio è morto sognando una cameretta”

https://www.repubblica.it/venerdi/2021/09/24/news/sbaraccopoli_alla_messinese-318595051/

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2021/10/01/a-messina-baracca-del-1908-diventera-museo_abc58704-031f-470a-a555-cbd34f916ac1.html

Immagine in evidenza:

Baracche nel rione Annunziata – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Il sindaco De Luca e la denuncia sullo stato di abbandono della Casa dello Studente

Il Sindaco Cateno De Luca, nel corso dell’ormai consueto tour per la città metropolitana di Messina, ha fatto irruzione, inaspettatamente, nella Casa dello studente, costruita per l’università, di via Cesare Battisti.

Una struttura, ad un passo dalla facoltà di Giurisprudenza, è chiusa dal 2007 e, nonostante i lavori di ristrutturazione e “adeguamento” sismico siano stati conclusi alla vigilia della pandemia, la struttura non è stata riaperta.

“Musumeci prendi nota che sto entrando nella casa dello studente” tuona De Luca in diretta Facebook, qualche istante prima di accedere alla struttura.

L’ingresso nella Casa dello studente

Il sindaco De Luca non ha dovuto usare la forza per accedere all’interno dell’edificio, da lui definito una delle “vergogne” gestita dall’ERSU (Ente regionale per il diritto allo studio universitario). Le porte erano, infatti, aperte.

“Ho semplicemente appoggiato un dito” sottolinea De Luca, “non ho scassinato nulla, anzi ne approfitto per denunciare alle autorità competenti che in questa struttura entra, di notte, chiunque e io, da Sindaco, non posso più sopportare queste cose”.

Le condizioni della struttura

Le riprese realizzate dal Sindaco De Luca hanno mostrato una struttura incustodita di 4 piani, che versa in stato di abbandono. Finestre aperte, muri tappezzati da scritte e con l’intonaco a tratti staccato, tetti che presentano cedimenti, per non parlare del terrazzo che ospita una serie di pannelli fotovoltaici: “per fare cosa?”, chiede De Luca.

È inverosimile pensare che la struttura potesse essere pronta poco prima dello scoppio della pandemia. “La nostra università viene penalizzata per indici di qualità perché non ha idonei spazi destinati all’ospitalità” continua De Luca. Nella classifica Censis 2021, l’Università degli Studi di Messina figura, infatti, all’ultimo posto tra i grandi atenei, collezionando un 79 come punteggio relativo alle strutture.

Se questa sede della Casa dello Studente fosse stata completata, il punteggio sarebbe stato sicuramente più alto.

Il calvario della Casa dello studente

Nel 2007, la Casa dello Studente è stata chiusa per ristrutturazione e i primi lavori si sono conclusi nel 2009.

La concomitanza con il terremoto a L’Aquila portò la Regione Sicilia a richiedere le verifiche sismiche della struttura e fu così che ci si accorse che la Casa dello Studente di via Cesare Battisti non rispettava i requisiti di sicurezza.

Da quel momento partì il calvario conclusosi l’1 gennaio 2018, giorno in cui sono stati consegnati i lavori, ben otto anni dopo la pubblicazione della gara.

Come avevamo scritto nel 2017 (leggi qui), i primi mesi del 2018 furono indicati come la prima data utile per la riapertura, ma i lavori si protrassero per 2 anni e non per 9 mesi come previsto. Alla vigilia della pandemia, però, la Casa dello Studente non riaprì, poiché servivano altri interventi per mettere a norma gli impianti e sistemare gli interni.

Come dichiarato dall’ERSU nell’estate appena trascorsa, l’obiettivo è, ora, quello di andare in gara entro gli ultimi mesi dell’anno, per riaprire la storica sede di Via Cesare Battisti con 200 nuovi posti.

Elidia Trifirò