Senato: il Testo Unico Malattie Rare diventa legge. Ecco cosa contiene

Il Senato ha approvato il Testo Unico sulle Malattie Rare. Dopo più di tre anni è diventato finalmente legge.

Senato approva il Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:ansa.it

A darne notizia è stata la Presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, Annamaria Parente. Il voto unanime in sede deliberante rappresenta un “esempio di buona politica”, per fornire aiuto concreto ai pazienti e alle loro famiglie.

Secondo il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il via libera ottenuto mercoledì 3 novembre rappresenterebbe un ottimo punto di partenza per l’aggiornamento dell’elenco delle malattie, il potenziamento delle attività di screening e l’istituzione di un fondo di solidarietà.

Si prospetta così un rinnovamento del Servizio sanitario nazionale, che includa anche le cure per chi soffre di patologie rare e poco diffuse.

Il lungo iter parlamentare

La vittoria ottenuta è frutto di più di tre anni di lavoro continuo portato avanti dal mondo delle associazioni nazionali di riferimento e dalla politica, fornendo così una risposta concreta a due milioni di persone che attendevano queste misure da anni.

Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:osservatoriomalattierare.it

Sebbene l’Osservatorio Malattie Rare (OMaR), composto da circa 250 associazioni,  già dalle elezioni politiche del 2018, aveva sollecitato il Parlamento, la conclusione del travagliato iter legislativo è avvenuta grazie all’impegno della deputata Fabiola Bologna, Segretaria della Commissione XII Affari sociali della Camera, e della senatrice Paola Binetti, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per le malattie rare.

 

Piano Malattie rare -Fonte:osservatoriomalattierare.it

Sul tema è intervenuto anche il Sottosegretario alla Salute con delega alle malattie rare, Pierpaolo Sileri, che ha affermato:

“Sono molto felice di aver presenziato alla conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge sulle malattie rare. È un testo frutto di una proficua collaborazione interparlamentare e inter-istituzionale, che ha visto il contributo fattivo delle parti interessate, in primis le associazioni dei pazienti, che sono state ascoltate e coinvolte. Non è certo un punto di arrivo ma al contrario il dito premuto sullo start del timer per scandire i tempi della definizione e della emanazione dei relativi decreti attuativi, su cui metto il mio personale impegno.”

Si comprende, altresì, la necessità della collaborazione del Tavolo tecnico, già istituito presso il Ministero della Salute, con il fine di individuare le priorità di azione e le possibili proposte di intervento.

Ad esprimersi è stata anche la Direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, la quale sostiene che il Testo Unico appena approvato, sia solo una “legge quadro”, cioè una normativa contenente i principi fondamentali relativi all’ordinamento di una determinata materia. In essa, perciò, sono state poste le fondamenta di un cambiamento, ma c’è ancora molto lavoro da fare affinchè si possano osservare i primi effetti pratici. Si prospetta che i risultati saranno visibili tra circa un anno.

I 5 atti necessari per l’attuazione della legge

Testo Unico Malattie Rare è legge -Fonte:abbanews.eu

Dall’entrata in vigore della legge saranno necessari 5 atti per permettere la sua attuazione, successivi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale:

  • Entro due mesi sarà necessario istituire il Comitato Nazionale per le Malattie Rare, con il decreto del Ministero della Salute. Esso rappresenterà un nuovo collegio composto anche dalla presenza di associazioni ed enti del Terzo settore;
  • Entro tre mesi dovrà essere creato il Fondo di Solidarietà per le persone affette da malattie rare, con il decreto del Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro della Salute e MEF (Ministro dell’economia e delle finanze);
  • Seguiranno, entro tre mesi, due importanti accordi presi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Uno sarà relativo all’approvazione del Secondo Piano Nazionale Malattie Rare e riordino della Rete, l’altro riguardante le modalità per assicurare un’adeguata informazione dei professionisti sanitari, dei pazienti e delle famiglie;
  • Entro sei mesi, invece, sarà necessario un Regolamento del Ministero della salute, di concerto con il Ministro dell’Università e Ricerca, con il fine di stabilire i meccanismi degli incentivi fiscali in favore di soggetti, pubblici o privati, occupati nella ricerca e produzione di farmaci orfani. Si intende quei medicinali impiegati per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle malattie rare, cioè di quelle patologie che colpiscono non più di 5 individui ogni 10.000 abitanti.

La direttrice dell’OMaR ha predisposto una “vigilanza” che perdurerà finchè non verranno approvati tutti gli atti necessari, cioè entro sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si dovrà attendere la fine del 2022 per osservare gli effetti reali.

Contenuto del Testo Unico Malattie Rare

La nuova legge approvata dovrà garantire:

  • cure migliori e gratuite per i malati rari;
  • screening precoci;
  • sostegno e incentivi fiscali alla ricerca;
  • un fondo di solidarietà per sostenere pazienti e famiglie.

Oltre a prevedere un potenziamento dello screening neonatale e della diagnosi precoce, è stata incrementata la Rete nazionale delle malattie rare già istituita con la legge 279/2001. Essa predisponeva l’esenzione dal ticket per le persone affette da malattie rare, sulla base dei seguenti criteri generali:

  • rarità: riferita al limite di prevalenza < 5/10.000 abitanti stabilito a livello europeo;
  • gravità clinica;
  • grado di invalidità;
  • onerosità della quota di partecipazione, derivante dal costo del relativo trattamento.

Un’attenzione particolare è stata posta alla difficoltà di diagnosi, dovuta alla scarsa conoscenza della maggior parte delle malattie rare da parte di specialisti che dovrebbe individuare il percorso diagnostico più efficace.

Il Testo Unico sulle Malattie Rare -Fonte:lasicilia.it

Sarà dunque garantito dal Testo Unico ai pazienti un piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, ideato dai Centri di riferimento. L’obiettivo che si vorrà raggiungere porterà a un’uniformazione non solo tra regioni, ma permetterà anche un costante aggiornamento dell’elenco delle malattie rare. Il numero di queste si aggira, attualmente, intorno alle 8 mila identificazioni, ma in tale enumerazione non ne rientrano tante altre che per la loro rarità sono prive di denominazione.

Il Fondo di solidarietà

Tra le novità, per la prima volta in Italia, verrà istituito il Fondo di solidarietà del valore di 1 milione di euro l’anno. Il sostegno partirà dal 2022 con il fine di incentivare il lavoro di cure e assistenza. Vengono così riconosciuti i malati rari, dando corpo alle norme loro dedicate.

Tra queste, trova posto, ad esempio, il riconoscimento di un incentivo fiscale per la ricerca scientifica con un credito di imposta del 65%, in favore dei soggetti, pubblici o privati, per le spese sostenute per i progetti sulle malattie rare e rarissime.

Malattie rare -Fonte:sardegnareporter.it

Si comprende come l’obiettivo comune sia quello di assistere i pazienti, fornendo loro un’assistenza continua. Sono previsti inoltre interventi volti all’inserimento nell’ambiente lavorativo e contribuiti a sostegno di famiglie e caregiver (persona che fornisce le cure).

Le istituzioni del Bel Paese mostrano, pertanto, un segnale di interesse concreto per la ricerca che aprirà le strade verso una maggiore conoscenza e la nascita di cure innovative.

Giovanna Sgarlata

Inghilterra ed Israele, le prime riaperture. Italia alla rincorsa del modello inglese

Dopo ben 99 giorni di lockdown invernale, la Gran Bretagna ha potuto finalmente festeggiare lo scorso lunedì 12 aprile l’avvio della fase due della ‘’road map’’, stabilita dalle autorità britanniche per una graduale riapertura della nazione.

L’Inghilterra riapre pub, negozi e palestre. Fonte: AGI

Si tratta del primo Paese europeo a stare dimostrando già da ora i risultati di un’efficiente campagna vaccinale, così come lo Stato di Israele sta facendo in territorio extra-europeo. L’Italia ha invece annunciato, per voce del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, di puntare al mese di giugno per una riapertura all’inglese. A trovarsi in grandi difficoltà è piuttosto il Cile che, nonostante l’ampia campagna vaccinale, pare essere ancora in piena crisi di trasmissione.

Gli inglesi tornano alla normalità

Lunghissime file davanti a pub e negozi, tra assembramenti vari e pinte di birra in mano: questo lo scenario in diverse città del Regno Unito già nelle prime ore di un lieto lunedì inglese, che è stato pronto ad accogliere il piano di allentamento delle restrizioni per la pandemia, deciso in precedenza dal governo. Esso prevede la riapertura di negozi non essenziali, edifici pubblici, palestre, piscine – e ancora – bar, pub e ristoranti (con possibilità di fare servizio solo all’aperto ma senza limiti di orario).

Ma il primo ministro inglese Boris Johnson ha tenuto comunque a precisare, in un intervento su Bbc, che il graduale percorso di uscita dalle restrizioni anti Covid – protrattesi per oltre 3 mesi – comporterà in modo inevitabile una ripresa di casi di contagio e conseguenti decessi. Durante l’intervento, Boris ha inoltre evidenziato il merito del rigido lockdown imposto a fine gennaio (che vietava di uscire di casa se non per motivi di salute o necessità) e dell’ottimo andamento della campagna vaccinale nel rendere possibili delle simili riaperture:

«È molto molto importante che tutti capiscano che la riduzione dei ricoveri, delle vittime e dei contagi non è stato ottenuto dal piano vaccinale. Penso che la gente non capisca che è stato il lockdown ad essere incredibilmente importante nell’ottenere questi miglioramenti. Naturalmente i vaccini hanno aiutato ma il grosso del lavoro è stato fatto dal lockdown», ha detto il premier inglese.

Il Regno Unito non deve abbassare la guardia

Il Regno Unito è al momento il paese con la più alta percentuale di abitanti vaccinati dopo Israele, trascurando ovviamente i dati delle piccole nazioni.

Il motivo di tale successo deriva senz’altro dalla negoziazione in autonomia dei vaccini e da un’aggressiva strategia vaccinale, con la quale si è cercato di somministrare la prima dose a più persone possibili, senza badare molto alla conservazione di scorte per i richiami: il 47% delle persone ha ricevuto la prima dose del vaccino, ma il ciclo vaccinale è stato completato soltanto dall’11%. Dalla combinazione tra protezione della prima dose di vaccino e rigide misure restrittive è derivato quindi un sostanziale calo di contagi e terapie intensive.

Secondo uno studio condotto dall’Imperial College di Londra, il Regno Unito dovrebbe essere diventato dal 12 aprile scorso ‘’territorio dell’immunità di gregge’’, dal momento che i tre quarti della sua popolazione possiede gli anticorpi contro il Covid, grazie alle avvenute guarigioni e agli oltre 40 milioni di dosi vaccinali fino ad ora somministrati.

Lunga coda di persone davanti al pub di Coventry. Fonte: BBC

Non bastano tuttavia tali numeri per abbassare la guardia. Per questo, già nei giorni scorsi, sono scattate le prime indagini di polizia e minacce di multe per via dell’eccessivo entusiasmo segnalato in diverse zone del Paese per la ripresa del servizio dei pub, tradizionali luoghi di ritrovo per moltissimi inglesi.

Tra i casi limite, spicca quello del pub ‘’Oak Inn’’ di Coventry, finito sotto investigazione a causa di un assembramento di persone che fin dalla mezzanotte si erano radunate in fila, con pochissimo distanziamento tra loro.

L’Israele riapre grazie alle vaccinazioni

In Israele tutto sta gradualmente tornando alla normalità, dimostrando al resto del mondo che non per forza è necessaria l’immunità di gregge per sconfiggere la pandemia e far ripartire l’economia: vaccinare il 55% dei cittadini è stato sufficiente. Tale percentuale (più alta ove la popolazione fosse più anziana) sarebbe infatti sufficiente per bloccare la trasmissione del virus e proteggere i soggetti a rischio mediante una ‘’protezione indiretta’’, fatta di vaccinazioni e restrizioni.

Ad intervenire sul tema il noto divulgatore scientifico italiano Roberto Burioni, che ha mostrato attraverso una serie di tweet la curva dei contagi in Israele, per dimostrare l’importanza dell’immunizzazione con i sieri anti-covid.

Covid Israele. Fonte: Quotidiano.net

Dalla task force anti Covid di Gerusalemme sono poi arrivati degli incoraggiamenti rivolti all’Italia:
“Ce la farete, come ce l’abbiamo fatta noi”, ha dichiarato Arnon Shahar, capo della task force israeliana.
Il medico, intervistato da Sky Tg24, ha poi continuato dicendo:

«non abbiamo ancora una vita normale, ma ci stiamo arrivando. La nostra è stata una Pasqua diversa. Siamo stati a casa e in famiglia», ma ora «possiamo sperare di poter togliere la mascherina all’aperto entro la fine di aprile».

E ancora:

«Le scuole sono aperte, anche se non totalmente. Le elementari sono tutte aperte, le medie ‘’in capsule’’, e stiamo valutando se fare tornare anche loro alla normalità». Infine, Shahar ha rivelato di essere stato anche a un concerto «con quasi mille persone, tutte con il patentino verde che dimostra che sono state vaccinate o guarite da Covid, e tutte con la mascherina».

L’Italia spera nel mese di maggio

Per quanto riguarda l’Italia, la decisione sulle riaperture verrà molto probabilmente presa la prossima settimana dal Consiglio dei ministri. Non è possibile fissare con certezza una data, anche se si prospetta già un mese di maggio fatto di progressive aperture.

‘’Riaprire in sicurezza ristoranti a pranzo e a cena sfruttando gli spazi all’aperto’’, questa l’ipotesi contenuta nella bozza delle linee guida sulle riaperture che le Regioni sottoporranno al Governo alla Conferenza Stato-Regioni, confermando inoltre le misure di protezione già in atto.
Il sottosegretario alla Salute Sileri ha detto la sua intervenendo nel programma ‘’Agorà‘’ su Rai 3, confermando di essere a favore delle riaperture ma con giudizio:

«Abbiamo dei dati in miglioramento – osserva Sileri – L’Rt è sceso e verosimilmente continuerà a scendere», quindi «io immagino che consolidando i dati, scendendo largamente sotto un’incidenza di 180 casi ogni 100mila abitanti, a quel punto dal 1 di maggio si può tornare a una colorazione più tenue delle Regioni: le Regioni gialle ovviamente riaprono e qualcuna potrebbe essere bianca», anche se ora «questo non posso saperlo». Anche «riaprire la sera i ristoranti potrebbe essere fattibile. Non dal 1° maggio», precisa il sottosegretario, «ma progressivamente di settimana in settimana nel mese di maggio, fino ad arrivare ai primi di giugno con una riapertura modello inglese».

Sileri parla di possibili aperture. Fonte: LaNotiziaGiornale.it

Il perché della crisi cilena spiegato da Crisanti

Il caso del Cile è alquanto singolare, ritrovandosi quest’ultimo con un continuo aumento di contagi nonostante l’ampia campagna vaccinale: solo pochi giorni fa il paese sudamericano ha registrato un nuovo record di casi giornalieri, con 9.171 positivi rilevati in quelle ultime 24 ore.
A parere del virologo italiano Crisanti la crisi cilena:

«si spiega con le varianti. Sicuramente in questo Paese è stato usato in maniera massiccia un vaccino cinese che non è proprio uno dei migliori al mondo, Sinovac, ed evidentemente non si è rivelato abbastanza efficace. Ma non è solo questo. Loro sono pieni di varianti e la trasmissione è continuata in maniera sostenuta, alimentata dal liberi tutti, dall’allentamento delle restrizioni».

Gaia Cautela