Indiegeno Fest 2-8 agosto 2019: prezzi ed artisti della 6° edizione

Anche quest’anno l’estate si può definire una bella estate per la nostra provincia… in mezzo a tanti si terrà per la 6° edizione l’INDIEGENO FEST.

Tanti gli artisti che si sono esibiti in questi anni sui diversi palchi che il Festival offre, si perché quest’anno le location saranno diverse: la spiaggia del Golfo di Patti, la riserva naturale di Marinello, 
il centro storico di Patti e il Teatro Greco di Tindariinsomma emozioni di armoniose composizioni tra luoghi e musica, sotto le notti stellate di Agosto.

Il Festival organizzato da Leave Music ha annunciato il programma completo che vedrà protagonisti i Canova (con unica data in Sicilia), Carl Brave, Margherita Vicario, MYSS KETA, Izi, Coma_Cose, e tanti altri che per 7 giorni renderanno la provincia di Messina una succursale de La Mecca della scena indie, it pop, alternative italiana.

Dopo le prime tre serate di INDIEGENO ON THE BEACH sulla spiaggia di Patti Marina, il festival si sposterà nel centro storico di Patti per due serate a ingresso libero. Il tramonto del 7 agosto sarà l’incantevole scenario che ospiterà il Secret Artist nella Riserva Naturale di Marinello,con finale col botto degno di Daniele Silvestri insieme a Yuman che suoneranno all’alba al Teatro antico di Tindari.

©IndiegenoFest – Teatro antico di Tindari

LINE UP 2019

2 AGO – PATTI MARINA – Canova, Clavdio, Franco126, Fulminacci, Spaghetti Unplugged Open Mic (a pagamento – biglietti in prevendita)

3 AGO – PATTI MARINA – Carl Brave, Myss Keta, Mox, Avincola, Redh (a pagamento – biglietti in prevendita)

4 AGO – PATTI MARINA – COMA_COSE, Izi, Margherita Vicario, B., Goød Falafel (a pagamento – biglietti in prevendita)

5 AGO – CENTRO STORICO DI PATTI – Frollein Smilla, Marcondiro (gratuito)

6 AGO – CENTRO STORICO DI PATTI – Alessio Bondì, Black Snake Moan, Mustrow, Officina Pasolini (gratuito)

7 AGO – RISERVA DI MARINELLO – Secret Artist (gratuito) – l’evento al tramonto

8 AGO – TEATRO DI TINDARI – Daniele Silvestri, Yuman – l’evento all’alba (a pagamento – biglietti in prevendita)

Daniele Silvestri

Una piacevole novità di quest’anno è che a dare il patrocinio come partner istituzionali, troviamo il comune della Città di Patti, l’Università degli studi di Palermo e l’Università degli Studi di Messina fornendo uno sconto del 10% in prevendita su tutti i biglietti che possono usufruire studenti e dipendenti UniMe.

PREVENDITE:Tickettando: http://bit.ly/Indiegeno2019_Ticket
 e Ticketone.it

2 agosto • Indiegeno on the beach: posto unico 23€

3 agosto • Indiegeno on the beach: posto unico 23€

4 agosto • Indiegeno on the beach: posto unico 23€

8 agosto • Teatro di Tindari, Daniele Silvestri & more TBA: 

Cavea non numerata 34,50€

Parterre non numerato 46,00€

ABBONAMENTO 3 GIORNI (numero limitato) – Indiegeno on the beach €55,00

ABBONAMENTO 4 GIORNI (numero limitato) – Full Pack €70,00

 Ricaricate le batterie perché da venerdì si balla e si canta all’Indiegeno, proprio qui vicino, quindi se per voi “a Messina nun c’è nenti” d’estate potreste avere l’agenda piena!

Curiosi di sapere come si è svolta l’edizione 2018 dell’Indiegeno? Leggete gli articoli firmati UniVersoMe ai seguenti link:

https://universome.unime.it/2018/08/03/indiegeno-fest-2018-al-golfo-di-patti-tutte-le-location-e-gli-artisti/

https://universome.unime.it/2018/08/11/tra-concerti-in-spiaggia-e-secret-artist-ai-laghetti-il-live-report-di-indiegeno/

 

 

 

Tutte le info:

INDIEGENO FESTFB: facebook.com/indiegenofest/

IG: instagram.com/indiegenofest/

TW: twitter.com/indiegenofest

www.indiegenofest.it | www.leavemusic.it

Mail: info@leavemusic.it

 

 

Giulia Greco

 

La lingua messinese, dialetti e curiosità del territorio

Fonte: wikipedia.org

Il Gallo Italico, l’arabo, il greco, il latino, il francese, lo spagnolo e il portoghese. Eccoli gli idiomi e le lingue che da sempre hanno influenzato il nostro modus operandi di lingua siciliana.

Messina, crocevia di tante culture, di tante fasi storiche, non fu da meno nell’evoluzione della lingua locale, ancor prima di Palermo e di Catania se consideriamo che in diversi periodi storici la stessa nostra amata città capoluogo di regione per l’intera Sicilia.

Ebbene, voi, egregi lettrici e lettori farete caso a come nella stessa Messina, in base alle diverse zone e luoghi di vita, la lingua locale, spesso possa variare ed esser diversa nelle sue molteplici sfaccettature. Non solo in città ancor più con i suoi centri provinciali oggi, per intenderci, metropolitani.

La lingua è quel qualcosa che ha sempre caratterizzato l’uomo, gli scambi commerciali, istituzionali di rappresentanza e di relazioni più in generale ma nello stesso tempo è stata la disciplina fondante della connessione del popolo messinese, delle sue interazioni e della sua fondatezza intrinseca della messinesità che oggi caratterizza noi tutti, studenti, docenti, operatoti pubblici privati cittadini e comporti di ogni settore, questi inglobati nel tessuto urbano di Zancle e della sua terra più limitrofa.

Il “Bellu” che si pronuncia a Messina, nella sua provincia diventa “Beddu” con la doppia D invece che della doppia L, l’origano che in alcune parti della zona nord si dice “Riinu” in altre del centro e della zona Sud si pronuncia con la definizione “Rienu” ovvero la seconda i viene sostituita dalla e, addirittura in zone distanti dal centro spesso anche “Rianellu” o per gli acquisiti messinesi provenienti dalla provincia ormai per motivi di studio o lavoro naturalizzati “zanclesi” si aggiunge la doppia D e “u rianellu” diventa quasi naturalmente “u Rianeddu” utilizzando la doppia D.

Insomma, per non dilungarmi e rimanere sul filo del discorso, dobbiamo dire in primis che il messinese è dialetto complesso quanto articolato e che, ad onor del vero, non basterebbe una enciclopedia per spiegarne le sfaccettature.

Diciamo subito che la parte della Sicilia nord orientale insieme a quella parte della Calabria sud meridionale è di fatto, ormai saputo e risaputo più volte confermato da esperti di settore, la zona più grecanica al di fuori della Grecia.

Possiamo tranquillamente affermare che da Catanzaro alla parte nebroidea della nostra provincia, l’influenza grecanica portò certamente una evoluzione lessicale non di poco conto. Come così fu per il periodo di dominazione spagnola soprattutto e araba ancor prima.

Fonte: www.pinterest.de

“Nta dda Manera”, ad esempio, deriva dallo spagnolo “Manera” appunto maniera, in quella maniera successivamente trasformato in italiano lingua questa che risaputo anche qui nasce originariamente dalla lingua siciliana come lo stesso reggino e parti della provincia di Salerno ancora oggi sentono l’influenza del loro idioma d’origine; ovvero la nostra lingua siciliana classificata oggi come meridionale estremo.

Ma torniamo alla differenza di alcune parole o modi di dire messinesi.

Per affermare che una persona “veniva” o “andava” in un luogo specifico, nella parte centrale cittadina, come in buona parte della tirrenica e ionica, il termine dialettale è “vinìa” o “n’dava” mentre nella parte nebroidea (Patti, Capo D’Orlando, Sant’Agata di Militello (Tipico d’origine di Militello Rosmarino) il termine diventa “vineva” o “eva”. Ancora nello specifico in alcune zone dell’area Barcellonese si hanno le varianti tra “manciari” con la C tipico barcellonese e “mangiari” con la G tipico d’origine Castrense (Castroreale, Terme Vigliatore, Rodi Milici e Furnari ).

E’ Chiaro che, come Messina, anche Barcellona, essendo ormai una cittadina nonché la seconda più popolosa subito dopo la stessa Messina, subisce un’influenza globale di molteplici comuni e borghi ad essa limitrofi, un po’ come Messina con i suoi villaggi e comuni adiacenti.

Motivo per cui andare a ritroso sulla storicità dei dialetti per le città medio grandi, capirete bene, che è compito assai arduo ma grazie alle origini di questi idiomi si può sostanzialmente risalire alle zone di appartenenza e quindi di nascita della lingua locale di ognuno di noi.

Un altra chicca di differenza sono la “caponatina” per i messinesi lo skibeci (equivalente della caponatina ) per l’area tirrenica d’origine Castrense oggi comunemente usata su tutta la fascia tirrenica tra Giammoro di Pace del Mela e Oliveri e zone limitrofe Pattesi e ancora il pescivendolo comunemente chiamato “u pisciaru” in buona parte della fascia tirrenica diventa “u pisci neri”.

Immagino i sorrisi dei lettori e la sorpresa nel leggere queste “assurdità” dirà qualcuno e comprendo non sia facile credere che esistono ad oggi differenze così marcate e nette anche a distanza di 10 km se non di meno tra un luogo ed un altro tra la caponatina e u skibeci ma che ci crediate o meno è proprio così. Questa è la bellezza di Messina, della sua gente, del calore lessicale che il popolo messinese tutto, come già di suo nei modi e nei tratti, emana ed esporta in ogni dove questo si trovi in sicilia, in italia e nel mondo fin dai tempi antichi.

Una tipica e palese differenza tra le zone di Messina e la sua provincia è la trasformazione della frase : Il Professore se n’è andato.

Diventa a Messina città: U prufissuri sinnannau o si nni iu.

Diventa nel dialetto tirrenico da Messina a Milazzo: U prufissuri sinnannoi o sindandoi

Diventa nel dialetto tirrenico da Barcellona con sua buona parte e con l’area di Castroreale: U Prufissuri sindandò

e ancora “Per alzarsi” Messina città: suggiti, sua provincia iazziti.

(notare anche qui similitudini con il susiti catanese e iasiti reggino ).

ccani, ddani, cchiuni per dire ccà,ddà e cchiù.

Conoscere un’altra lingua significa avere una seconda anima, così la storia volle attribuire all’imperatore Carlo Magno e cosi noi oggi nella stessa misura possiamo asserire che la nostra è impregnata di tutte le sfumature che di noi, popolo messinese ne fa uno dei più colti e ricchi della più bella Isola del Mediterraneo: la cara e luminosa Sicilia.

Filippo Celi

Il vincitore del premio ANCI-storia 2018, il prof. Andrea Micciché, presenta il suo libro sull’autonomia siciliana

Martedì 4 giugno 2019. Ore 17.00. Aula Cannizzaro dell’Università di Messina. Presentazione del libro del prof. Andrea Miccichè – Università “Kore di Enna” – intitolato “La Sicilia e gli anni Cinquanta. Il decennio dell’autonomia”.

Durante l’incontro, hanno discusso con l’autore il Prorettore agli Affari generali, prof. Luigi Chiara ed i proff. Santi Fedele e Giuseppe Barone.

All’interno del testo viene raccontata la nascita, nel secondo dopoguerra, dell’autonomia siciliana quale espressione e strumento per la concreta realizzazione delle storiche aspirazioni allo sviluppo economico e industriale dell’Isola. Una visione contrapposta alla frequente rappresentazione dell’autonomia siciliana come un pesante fardello, un ostacolo allo sviluppo isolano, un emblema delle inefficienze, dell’assistenzialismo, delle corruttele del nostro Paese.  

L’autonomia siciliana fu il risultato del peculiare processo di transizione alla democrazia cominciato nell’isola già all’indomani dello sbarco degli Alleati. Un processo condizionato dalla difficile ricostituzione di un’autorità statuale, dalla miseria diffusa, dalle devastazioni della guerra, da un ordine pubblico minato dal banditismo e dalla mafia. Un contesto in cui sembrò attecchire un movimento separatista espressione di una parte del notabilato, della borghesia siciliana delle professioni e di una gioventù urbana e radicalizzata, unite da un sicilianismo pseudo-nazionalista e anti-centralista che attribuiva al Nord i mali e l’arretratezza dell’isola.

Anche dopo la caduta del fascismo, in un momento particolarmente delicato, con la Sicilia a rappresentare il primo fronte di guerra europeo, le pulsioni indipendentiste si fecero sentire e individuarono nei Savoia e in Mussolini i “nemici” del popolo siciliano. In questa fase, l’assenza di alternative concrete alla situazione vigente favorì il coagulo di un vasto consenso intorno al movimento indipendentista.

In un primo momento il separatismo non incontrò particolari contrasti e riuscì a consolidare il sostegno presso il popolo e ad avanzare concrete istanze rivendicative. Le cose cambiarono nel febbraio 1944, quando le aspirazioni del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS) dovettero fare i conti con la nuova amministrazione italiana. Iniziò una nuova fase di tensioni che provocò il radicalizzarsi delle posizioni indipendentiste. Nacquero l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS), la Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza della Sicilia (GRIS) e sempre più si fece sentire la presenza e l’azione delle famiglie mafiose. Una serie successiva di operazioni militari, tra Gennaio e Aprile 1946, ridimensionarono di molto le possibilità di questo variegato fronte, e parallelamente vennero avviate trattative segrete tra i separatisti e lo Stato che condussero alla concessione dell’autonomia. Il movimento, per essere riconosciuto, dovette accettare il compromesso dell’autonomia e rinunciare alle pretese separatiste.

Ad attribuire legittimità all’autonomia e alla classe politica regionale furono comunque le concrete realizzazioni in termini di opere pubbliche e di provvedimenti legislativi in materie come l’agricoltura, le risorse energetiche, il credito e l’industria. L’autonomismo siciliano fu insomma il motore della politica isolana in questa prima fase della storia repubblicana.

Il libro è un lavoro che indaga un momento fondamentale della storia italiana e siciliana della dialettica centro-periferica.

 

Gabriella Parasiliti Collazzo

 

Convegno “Giovani e futuro”: temi attuali e interrogativi cruciali

7 marzo 2019. Ore 10. Rettorato dell’Università degli Studi di Messina – Accademia Peloritana dei Pericolanti. Il convegno dal titolo Giovani e futuro: politiche giovanili, sviluppo del territorio e rinascimento del sistema universitario, ha visto confrontarsi studenti universitari e non, assieme ad i rappresentanti delle istituzioni universitarie e forensi su interrogativi cruciali come le prospettive lavorative di un laureato e, nello specifico, come l’Università può agevolare l’inserimento dei suoi studenti nel mondo lavorativo.

Il promotore ed organizzatore, nonché giovanissimo dottore in Giurisprudenza e praticante avvocato in procinto di prendere l’abilitazione, Calogero Leanza, ci spiega da dove nasca l’idea di una giornata di riflessione di tale portata ed il perché:

“L’idea è nata da Andrea Celi, senatore accademico e fondatore dell’associazione GEA UNIVERSITAS. Tengo a precisare che in quest’evento la politica universitaria è relativa, marginale. Questo convegno nasce con l’intento di aggregare giovani e anche meno giovani affinchè restino nel nostro territorio, affinchè facciano impresa, studino e diventino i professionisti del futuro e la futura classe dirigente. Affinchè restino in Sicilia senza il bisogno di emigrare al nord o addirittura all’estero. Il nostro obiettivo è fare rete, fare squadra. Speriamo di ottenere da quest’incontro uno scambio di idee. Quando si parla di opportunità e lo si associa alla parola “futuro”, lo scambio di idee è fondamentale. Ci siamo posti l’obiettivo di confronto e dibattito fra giovani che oggi si presentano disillusi e hanno perso la speranza nella nostra terra” . 

Il dottor Leanza prosegue il suo discorso illustrandoci il perché della partecipazione di alcuni membri come quello di Stretto In Carena-SIC:

“Partiamo dal principio. Stretto In Carena rappresenta dei ragazzi, inizialmente facevano parte solo di ingegneria, fino ad allargarsi a tutto l’ateneo. Sono dei ragazzi che hanno un obiettivo comune: la progettazione di una moto che porteranno ad Aragón, in Spagna, ove ci sarà una competizione tra diverse università.  La progettazione di questa moto non è sicuramente facile, soprattutto in considerazione delle mille difficoltà che questa terra ci offre…come il reperire fondi, in primis. Infatti lancio un appello e spero che chi ci legge o ci ascolta contribuisca a questa causa a noi molto cara”.

Relatori – ©GiuliaGreco, Aula Accademia Peloritana dei Pericolanti, 7 marzo 2019

Dario Milone, presidente attuale di “SIC – Stretto in Carena” ci spiega nel dettaglio chi sono:

“Stretto In Carena o SIC, che si pronuncia /sik/, con la “c” dura, è una realtà che si prefigge di andare a partecipare alla competizione MotoStudent del 2020. Siamo studenti di tutto l’ateneo messinese, circa 80. Oggi siamo qui per rappresentare il nostro progetto e spiegare cosa facciamo. Realizzeremo entro il 2020 un prototipo da competizione di moto dalla cilindrata di 250 4T a iniezione che gareggerà in una competizione universitaria internazionale. Oggi cerchiamo sponsor interni ed esterni all’università. Colgo l’occasione per fare un appello: per portare avanti il nome di Messina, aiutateci a raccogliere i fondi necessari che servono per finanziare il progetto”.

Continua con delle curiosità riguardanti l’origine del nome:

“L’espressione “Stretto in carena” per noi ha una tripla valenza. Sic, con la “c” dolce, è un pilota italiano, Simoncelli. Ѐ un tributo alla sua persona. Successivamente, la scelta della parola stretto perché ricorda la nostra città e la peculiarità dello Stretto di Messina, appunto. Complessivamente, Stretto in carena è un gergo tecnico per indicare il pilota che assume una determinata posizione, si accovaccia sulla carena, per essere il più possibile aerodinamico durante la tratta del rettilineo, quindi un chiaro riferimento al potente mezzo a due ruote che stiamo progettando”.

©GiuliaGreco, Aula Accademia Peloritana dei Pericolanti, 7 marzo 2019

Andrea Celi, senatore accademico dell’Università degli studi di Messina, studente in corso di Giurisprudenza, 24 anni, ci dà invece delucidazioni in merito alla nascita e alle tematiche del convegno:

“Questo convegno nasce da 3 tematiche attorno a cui ruota, che abbiamo a cuore e che riteniamo inscindibili tra di loro: politiche giovanili, sviluppo del territorio e rinascimento del sistema universitario. Quello su cui personalmente faccio forza e leva è l’ultimo punto: il rinascimento universitario. Soprattutto oggi che il sistema universitario è in un momento di forte dinamismo e crescita, e quest’onda va cavalcata. Bisogna puntare su questo e su Messina come città universitaria. Noi ci crediamo e NOI puntiamo su questo. Perché siamo proprio noi in prima linea in quanto studenti universitari a doverci interessare alla vita universitaria e viverla a pieno e attivamente”.

©GiuliaGreco, Aula Accademia Peloritana dei Pericolanti, 7 marzo 2019

Tra gli ultimi relatori a parlare vi è Davide Blandina, associato del gruppo Giovani Imprenditori Confindustria che ha dichiarato:

“Occorre valorizzare il recupero del territorio in una prospettiva più istituzionale e sfidante in cui le imprese e le politiche, a tutti i livelli, comprese quelle pubbliche da cui dipende anche la certezza normativa e la qualità dei servizi, essenziali per le imprese e per i cittadini, rendano perseguibile un modello di crescita e di sviluppo competitivo in grado di assicurare il più possibile la resilienza del sistema locale a vantaggio del capitale qualificato rappresentato dai giovani e dalla classe dirigente. Abbiamo tutti gli strumenti per potere dare una svolta del genere. Si tratta di operare un cambiamento di tipo strutturale, creando un nuovo modello di crescita sociale, in cui i fattori dell’innovazione istituzionale, tecnologica ed economica siano strettamente interdipendenti.”

©GiuliaGreco, Aula Accademia Peloritana dei Pericolanti, 7 marzo 2019

Il Magnifico Rettore Salvatore Cuzzocrea si è mostrato particolarmente positivo durante il convegno, ha infatti dichiarato:

“Siamo in un periodo storico in cui il Meridione d’Italia è in netta ripresa. Ѐ il momento di fare sul serio e noi stiamo facendo sul serio. Siamo nel rinascimento universitario: un buon futuro non può che passare da una buona università. Siamo vivi, siamo attivi. Stiamo ponendo in essere queste attività. Non politiche, ma fatti.”

I vari interventi sono stati moderati da Vittorio Tumeo, giovane giornalista e studente del dipartimento di Giurisprudenza.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Quattro chiacchiere con la prof.ssa Maria Astone – Il CORECOM Sicilia

Si sa, l’UniMe ha tante eccellenze passate, presenti e, ci si augura, future. Un grande onore del nostro Ateneo, specialmente del dipartimento di Giurisprudenza, è il ruolo che ricopre la prof.ssa Maria Annunziata Astone, ordinario di Diritto Privato, a livello regionale: è lei l’attuale presidente del Corecom Sicilia. Il Corecom – Comitato Regionale per le Comunicazioni –  è un organo funzionale dell’Autorità Garante per le Comunicazioni (Agcom) previsto da una legge nazionale. Ma in cosa consiste questo organo? Quali funzioni svolge? Perché è così importante per la comunità, la quale non lo conosce molto  bene? Noi di UniVersoMe non potevamo esimerci dal trovare le risposte a queste domande, ed il miglior modo è stato fare quattro chiacchiere a tu per tu con la professoressa!

©Sofia Campagna, Messina 2019

Essendovi in totale circa 400 emittenti presenti sul territorio regionale, in che modo il Corecom Sicilia regola la varietà di accesso ai media audio-visivi siciliani su cui esercita la vigilanza?

Dai nostri ultimi accertamenti effettuati, in Sicilia operano circa 367 televisioni private, numero che ritengo sia destinato in qualche modo a ridursi considerando il fatto che molte di queste emittenti vivono grazie ai contributi dello Stato. Conseguentemente nel momento in cui i criteri per il riconoscimento dei contributi diventano più restrittivi viene messa in discussione la loro sopravvivenza, con grave pregiudizio per il  pluralismo informativo e per l’economia dell’isola.
Per quanto riguarda il controllo del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Sicilia sull’operatività delle emittenti televisive viene tenuto presso la sede del Comitato  un registro degli operatori di comunicazione, il c.d. ROC. Inoltre per legge svolgiamo anche un’attività di sorveglianza e monitoraggio direttamente sulle trasmissioni, al fine di garantire le norme in materia di pubblicità, di par condicio in clima elettorale ed il rispetto delle norme dirette alla tutela  dei soggetti vulnerabili,  nelle diverse fasce orarie dei palinsesti televisivi.
Però devo dire che la normativa riguarda sole i media tradizionali, sicchè restano fuori da ogni controllo  i programmi che transitano sulle  nuove reti di comunicazione. La normativa nazionale in tema di monitoraggio e di sorveglianza infatti non è applicabile alla rete telematica. Sotto questo profilo, l’ordinamento giuridico italiano è del tutto insufficiente rispetto alle nuove esigenze.

©Sofia Campagna, Messina 2019

Mi ha anticipata riguardo la prossima domanda. Difatti in vista della prossima razionalizzazione della capacità trasmissiva degli operatori audio-visivi di reti locali, quale futuro intravede per gli stessi fornitori di media locali?

Guardi, io innanzitutto credo che il futuro sia da scrivere, però noto delle difficoltà enormi.  Infatti sia con l’introduzione   della normativa europea sul codice europeo delle comunicazioni elettroniche, sia il nuovo assetto delle reti di comunicazioni che a breve prenderà avvio determinerà  una crisi di molte realtà televisive locali. Questo è un grande problema perché non è in gioco solo l’informazione, bensì anche i livelli occupazionali di coloro che lavorano all’interno di questa realtà, basti pensare ai giornalisti, i registi, gli operatori tecnici. È necessario che le autorità intervengano quanto meno per sostenere sia i soggetti che operano all’interno delle  televisioni private sia per continuare a garantire il pluralismo informativo. Un ruolo molto importante potrà  essere svolto dalla regione Sicilia, così come ho rappresentato  in una conferenza svoltasi lo scorso Aprile, al presidente dell’ARS Miccichè. E’ opportuno che la Regione Sicilia si doti di una normativa organica e adeguata alle nuove tecnologie  in materia di informazione;  e a tal proposito il Corecom intende presentare diverse proposte.

Il Corecom Sicilia possiede delle particolari funzioni rispetto agli altri, essendo nominato da un’assemblea regionale a statuto speciale?

Il Corecom Sicilia non si differenzia rispetto agli stessi organi delle altre regioni. Ha delle funzioni proprie come quella consultiva dell’Ars e della Giunta Regionale nelle materie di propria competenza; funzioni di supporto al governo Regionale e all’Ars per le iniziative inerenti al settore dell’informazione.

©Sofia Campagna, Messina 2019

Le testate online dovrebbero essere registrate presso il Roc, il Corecom come concilia il controllo e la vigilanza con il principio di libertà di stampa?

Le testate online registrate in Sicilia sono solo 50, però sul punto va rilevato che il Corecom può svolgere sulle testate giornalistiche on line la stessa attività di sorveglianza che si attua per i giornali cartacei.. Tuttavia, come per quasi l’intera materia, ancora non abbiamo delle norme specifiche che ci forniscano una competenza in merito al loro controllo e molto è lasciato all’autonomia privata e agli accordi tra Agcom e gestori delle piattaforme online.

Un ringraziamento va alla prof.ssa Astone che con grande disponibilità si è prestata a questa intervista di un’aspirante avvocato con il desiderio di lavorare in questo “magico” mondo delle comunicazioni.

 

 

 

Giulia Greco

Apollo Spazio Cinema: la narrativa siciliana sul grande schermo

Una sequenza di capolavori restaurati, da Luchino Visconti a Elio Petri, ispirati ai romanzi dei grandi autori siciliani

La programmazione del cinema Multisala Apollo, dal 10 gennaio, ha avviato un ciclo di proiezioni che ha al centro il doppio filo tematico che unisce letteratura siciliana e trasposizione in chiave cinematografica. La rassegna, alla prima edizione, è intitolata “Apollo Spazio Cinema” e presenta, da gennaio a giugno, due appuntamenti fissi sul calendario, il primo e l’ultimo giovedì di ogni mese. I film introdotti da Marco Oliveri, giornalista e critico cinematografico, sono stati scelti su iniziativa dell’Associazione Apollo Spazio arte, con il patrocinio di Cineforum Don Orione, Dams di Messina, Messina Film Commission e UniversiTeatrali – Università di Messina.

Un’occasione imperdibile per vedere sul grande schermo alcune eccezionali pellicole che hanno fatto la storia del cinema italiano e internazionale. “Si tratta di una prima esperienza nel segno della proposta culturale, in vista di nuove edizioni, data la varietà di titoli legati al prolifico e variegato mondo letterario siciliano e non solo. Tutti possono contribuire ad arricchire il dibattito e il confronto prima e dopo il film in programmazione”, specificano il curatore Oliveri e Loredana Polizzi. Dopo La terra trema di Luchino Visconti (1948), proiettato il 10 gennaio, basato su I Malavoglia di Giovanni Verga e girato, non a caso, ad Aci Trezza, il prossimo appuntamento, giovedì 31, porterà nella Catania borghese di inizio anni ’60.

31 gennaio (ore 20.00): Il bell’Antonio (1960)Mauro Bolognini (105 minuti)

Antonio Magnano (Marcello Mastroianni) è un giovane dall’aspetto piacevole ed elegante. Per qualche tempo ha vissuto a Roma e, dopo gli studi, è tornato nella casa di famiglia a Catania. Le ragazze molto sovente sono attratte da lui e una più di tutte, Barbara (Claudia Cardinale), attira la sua attenzione. I due presto, con il consenso dei genitori, si sposano, ma il matrimonio non viene consumato e l’onore della famiglia di Antonio sarà messo in discussione agli occhi della società, pettegola e avvinta al mito del Don Giovanni. Tratto dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati, scrittore originario di Pachino, dal quale si discosta in alcuni punti della trama, il film riprende gli ambienti corali del libro, echi di una Sicilia che nasconde sotto il valore della virilità e della potenza sessuale la propria meschinità e arretratezza.

PROGRAMMA:

Giovedì 10 Gennaio: La terra trema (1948) di Luchino Visconti, da I Malavoglia di Giovanni Verga.

Giovedì 31 gennaio: Il Bell’Antonio (1960) di Mauro Bolognini, dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati.

Giovedì 7 febbraio: Don Giovanni in Sicilia (1967) di Alberto Lattuada, dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati.

Giovedì 28 febbraio: A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri, dal romanzo omonimo di Leonardo Sciascia.

Giovedì 7 marzo: Enrico IV (1984) di Marco Bellocchio, dall’omonimo dramma di Luigi Pirandello.

Giovedì 28 marzo: Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciascia, preceduto dal documentario Il cineasta e il labirinto (Italia, 2002, 55’) di Roberto Andò (inizio proiezione alle 19.30).

Giovedì 4 aprile: Todo Modo (1976) di Elio Petri, dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia.

Giovedì 18 aprile: Porte aperte (1990) di Gianni Amelio, dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia.

Giovedì 2 maggio: Kaos (1984) di Paolo e Vittorio Taviani, da Novelle per un anno di Luigi Pirandello.

Giovedì 30 maggio: Il gattopardo (1963) di Luchino Visconti, dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Giovedì 6 giugno: Il manoscritto del principe, sceneggiatura originale da testi di Francesco Orlando e Gioacchino Lanza Tomasi.

 

Eulalia Cambria

Mostre a Palermo: Vittorio Storaro e Antonello da Messina

A Palermo è stata accolta presso il Palazzo Chiaramonte Steri la mostra dedicata a Vittorio Storaro dal titolo “Scrivere con la luce”. Ha rappresentato un’occasione innovativa per scoprire la maestria di un importante autore della fotografia cinematografica.

Vincitore di numerosi premi tra cui tre premi Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore, Vittorio Storaro ha lavorato con diversi registi come Bernardo Bertolucci e Francis Ford Coppola, e curato la fotografia di film rimasti nella storia (“Il Conformista”, “Ultimo tango a Parigi”, “Giordano Bruno”, “Novecento”, “Il tè nel deserto”). 

Innanzitutto, un po’ di chiarezza. Chi è l’autore della fotografia cinematografica? Una figura professionale, fondamentale per un set di un film, che ne cura la resa visiva, cioè l’aspetto dell’immagine in movimentoLa mostra è stata distribuita all’interno della Sala delle Armi e la Sala delle Verifiche, ed è stata allestita partendo dalla trilogia di libri scritti dall’artista per poi fare un confronto tra opere pittoriche (dal ‘700 in poi) e la cinematografia dei vari film.

La speranza è quella che in futuro verranno ideate ulteriori esposizioni riguardo alla settima arte, cercando anche di coinvolgere personalità della realtà cinematografica siciliana, in modo da fare sempre meglio e da espanderne la conoscenza con ampia risonanza.

L’Annunciazione, Antonello da Messina

La mostra di Antonello da Messina al Palazzo Abatellis invece è forse la più frequentata dal pubblico, nella quale sono presenti diverse opere provenienti da musei sparsi in molte città italiane e non solo.

Il percorso è suddiviso in diverse sale e presenta una sequenza cronologica della carriera artistica dell’autore. A partire dalla giovane età con dipinti del periodo fiammingo, per poi arrivare al periodo veneziano, che comprende la collaborazione con il figlio Jacobello nell’opera la Madonna col Bambino. Il tragitto viene seguito da grandi pannelli didattici che mostrano la vita e la storia delle opere dell’artista.

Questa monografica è una prova di come sia possibile realizzare mostre di grandi autori che, anche se spesso considerati minori, non hanno nulla da invidiare a quelli europei. L’unica nota negativa di questa mostra è l’assenza di altri lavori altrettanto rilevanti realizzati dal pittore, che rimangono visionabili solo fuori porta.

Avendo assistito nello stesso giorno a due mostre di impostazione e tipologia diverse, ma ugualmente interessanti, ho maturato alcune riflessioni. Sorge dunque spontaneo proporre il seguente confronto: la mostra di Antonello da Messina è organizzata sulla base di un ordinato orientamento spaziale; quella di Storaro, pur rispecchiando parzialmente questi canoni, risulta a tratti dispersiva, aspetto probabilmente attribuibile all’ampiezza delle sale.

“Scrivere con la luce” Vittorio Storaro, Palazzo Steri

Nonostante sia sicuramente una scelta valida confrontare i vari film con opere pittoriche che risalgono a epoche dal ‘700 in poi, questo aspetto rimane poco comprensibile e accessibile a quella parte di pubblico che non ha già visto preventivamente tutti i film.

Se le stampe dei frame fossero state sostituite con l’installazione di pannelli virtuali proiettanti pochi secondi di film, si sarebbe garantita maggiore dignità al maestro della luce Vittorio Storaro, mostrandola in tutta la sua interezza.

“Il cinema non è un’opera singola. Il cinema è un linguaggio di immagini attraverso cui si esprime un concetto, essendo l’immagine rilevata dal conflitto e dall’armonia dell’ombra e della luce e, come li chiamava Leonardo da Vinci, dei loro diretti figli: i colori. Infatti una diversa impostazione della luce, comporta nel film una differente struttura figurativa.”  Vittorio Storaro

 

Marina Fulco

Un Mish Mash Festival da “diesci”

Estate è tempo di festival musicali e anche quest’anno c’è stato il Mish Mash nella location da “diesci” (come direbbe il buon Alessandro Borghese) che è il Castello di Milazzo.
Giorno 2 agosto si è svolto il welcome day dal primo pomeriggio con visite guidate al castello. Durante la sera si è esibito il gruppo LeVacanze composto da Giuseppe Fuccio alla tastiera e chitarra, Giovanni Preziosa voce e chitarra e Mattia Farese alle percussioni, bravi e coinvolgenti con il loro elettro pop.

Seguiti da Ylyne e dal dj set a cura del Safarà e Resolution.
Il welcome day ha svelato la nuova organizzazione all’interno del castello: quest’anno si è optato per due stages , il main stage nel quale si sarebbero esibiti tutti gli artisti della line-up e un altro (che per i veterani era quello degli scorsi anni) dove si è svolto il dj set.

Andiamo al primo giorno, all’apertura dei cancelli ha seguito un “warm-up” by Sound Butik e dopo alle 21 lo spettacolo di visual art , interessante e coinvolgente dei Pixel Shapes.


È alle 22 che sul main stage si presenta l’occhialuto Galeffi, bravo, il pubblico è coinvolto e lui tiene molto bene il palco.
I protagonisti assoluti però sono i Coma Cose, il duo milanese che suonano musica alternativa con testi che non possono essere spiegati ma nei quali c’è tutto. Dichiaravano in una intervista “pensiamo che le nostre canzoni non vadano spiegate, quello che facciamo è costruire semantiche, se le recepisci vuol die che siamo connessi” e il pubblico era certamente connesso, portandoli a fare un bis. Un duo da seguire attentamente.
Dopo di loro arriva Myss Keta l’odalisca con il corpo di una Kardashian, ed è un tripudio. La rapper è brava, i suoi testi sono satirici fino a diventare sboccati con basi di elettronica potenti ma i video che passano sullo schermo dietro di lei durante l’esibizione danno un senso molto più articolato. La gestualità e il modo di parlare sono metafora del mondo che ci circonda ma la performance è tutt’altro che banale. Bis anche da lei.

La serata si conclude con il live set di Populous e anche lui non delude il pubblico è contento e lo richiama sul palco per avere un’ultima canzone.

Il secondo giorno ed ultimo di festival le persone sono raddoppiate.
Alle 20 al Chiostro c’è l’esposizione del Suq Magazine,  un gruppo di guide ambientali e fotografi che hanno creato un ibrido fra taccuino di viaggio e libro di fotografico in cui raccontano della Sicilia, quella lontana dalle etichette e clichè tipici.

Segue al Duomo antico una performance di danza e poi si va al Main Stage dove si esibisce per primo Francesco De Leo , bravissimo questo cantante  ex frontman de L’Officina della camomilla, racconta una realtà vicina a molto con sonorità similari a quelle di Mac DeMarco, ma c’è anche qualche richiamo alla  psichedelica.
I Selton si esibiscono successivamente col loro rock folk e testi divertenti, il pubblico balla e canta, sono tutti sorridenti.
Dopo di loro arriva Frah Quintale e il pubblico è in visibilio, un ragazzo mi dice “quest’ultimo live vale l’intero prezzo del biglietto”. Direi che c’è poco da aggiungere.
A chiudere il live set di Indian Wells.
Il Mish Mash migliora di anno in anno, forse l’organizzazione con due stage quest’anno ha comportato un po’ di dispersione del pubblico ma gli artisti e il luogo sono stati eccellenti. Questo è un festival che col tempo si farà conoscere sempre più perché ha tutte le potenzialità, entri fra le mura e ti senti in un luogo familiare e accogliente.
Ci vediamo l’anno prossimo!

 

Arianna De Arcangelis

 

… dietro il fenomeno della “Fata Morgana” si nascondono antiche leggende?

Fin dai tempi dei primi colonizzatori greci lo Stretto, porta della Sicilia, è il posto in cui il confine fra la natura e il sovrannaturale diventa sfumato; così, le tempeste e i gorghi che si inghiottono le antiche navi diventano opera di terribili creature divoratrici di uomini, e i capricciosi venti che ne increspano le acque sono i figli del dio Eolo che dimora nelle vicinanze; ogni fenomeno naturale che riguarda lo Stretto trova sempre la sua spiegazione nel mito.

Forse il più spettacolare di questi fenomeni è quello della cosiddetta Fata Morgana, che si osserva comunemente su entrambe le sponde dello Stretto nei mesi torridi dell’estate, quando sulla sponda opposta appaiono immagini tremolanti nelle quali si riconoscono alberi, palazzi, figure che possono far sembrare all’osservatore la terraferma più vicina di quanto non sia.

Niente più che una questione di fisica: in particolari condizioni atmosferiche la luce viene curvata dal passaggio attraverso diversi strati d’aria a diverso indice di rifrazione, dando origine ad un effetto ottico molto simile ai miraggi del deserto. Ma questo gli antichi non lo sapevano, ed è per questo che si è diffusa la leggenda della Fata Morgana.

La storia della Fata Morgana ha origini antiche ed ignote: le prime attestazioni dell’uso di questo nome per descrivere il fenomeno risalgono al Seicento, ma la storia ha probabilmente radici più antiche, che affondano nel medioevo cavalleresco. Morgana infatti è la fata delle acque del ciclo arturiano, sorellastra di re Artù: vive in un castello di cristallo nascosto sotto le acque del mare, e con le sue illusioni porta alla rovina i naviganti. Legata al fratellastro Artù da un rapporto ambiguo di amore e odio, è la prima causa della distruzione del suo regno; ma, alla fine dell’ultima battaglia del re, riconciliatasi col fratello morente, è lei che lo trae in salvo portandolo nella magica isola di Avalon, cura le sue ferite e lo mette a riposare, nascosto sotto una montagna incantata, in attesa del giorno del suo glorioso ritorno.

Ma che ci fa un personaggio della mitologia celtica nella mediterranea Sicilia del mito omerico?

Probabilmente le leggende del ciclo arturiano sono arrivate in Sicilia al seguito dei re normanni. È infatti Gervasio di Tilbury, storico inglese al servizio del re Guglielmo sul finire del XII sec., che per la prima volta identifica nel vulcano Etna la sede dell’ultima dimora di Artù. La leggenda, ripresa da diversi altri autori medievali, si arricchisce di elementi nel tempo: la mitica Avalon sarebbe la Sicilia e l’Etna sarebbe quindi il monte incantato dove Morgana ha trasportato Artù.

È per difendere il riposo del re da eventuali intrusi che Morgana mette in atto i suoi potenti incantesimi. La troviamo quindi in diverse leggende in cui difende la Sicilia dagli invasori, facendo apparire ai comandanti nemici, giunti sulle sponde della Calabria, la terraferma talmente vicina da spingerli a buttarsi a mare per raggiungerla a nuoto, annegando miseramente; o ancora, in una altra versione della storia, è lei che offre il suo aiuto addirittura al conte Ruggero per liberare la Sicilia dai saraceni; aiuto che Ruggero, devoto al Dio dei cristiani più che a una fata pagana, cortesemente rifiuta…

Come spesso succede, quindi, storia locale e tradizioni di terre lontane finiscono con l’intrecciarsi e confondersi nelle acque dello Stretto, crocevia di popoli e di miti.

Gianpaolo Basile

Sicilian Film Makers al Circolo delle Lucertole

Domenica 17 giugno 2018 presso il Circolo delle Lucertole si è svolta una giornata dedicata interamente ai film makers.

Presenti molti registi della provincia, che hanno presentato i loro lavori e parlato del lavoro dietro la macchina da presa.
Presenti alla giornata Graziano Molino, Emanuele Torre, la Encelado Films e la Phoenix Production; intervistati da Santi Catanesi, giovane regista ed appassionato di cinema.

 

 

Graziano Molino ha studiato e lavorato a Roma come regista di cortometraggi e spot. Attento alle tradizioni e alla cultura locale, ci presenta il suo documentario “i Spiritari” dove racconta di un antico mestiere siciliano, ovvero l’estrazione a mano dell’olio essenziale di agrumi.
Si è parlato della difficoltà della creazione di cortometraggi nella zona, sia per quanto riguarda la mancanza di figure professionali, sia per la ricerca di fondi.
Senza dimenticare l’importanza della valorizzazione del territorio: la Sicilia è un luogo pieno di racconti, cultura, tradizioni, che necessitano essere raccontati.

Collaboratore del documentario “I Spiritari” è Emanuele Torre;

 

Al momento impegnato nella realizzazione di “Visilla”, documentario nato dalla necessità di raccontare la tradizione di un antico canto, appartenente alla processione barcellonese delle Varette, in occasione della Pasqua.
Attualmente sta avendo un discreto successo, sopratutto per quanto riguarda i video musicali, tra i quali spicca “Too Late”, della band siciliana “Veivecura”.

La Encelado Films, formata da giovani ragazzi appassionati di Milazzo, ci presentano il loro ultimo lavoro, “Make your choice”, cortometraggio innovativo dove la scelta del finale sta allo spettatore.

Per quanto riguarda la Phoenix Production è stato proiettato il cortometraggio “Limbo” diretto da Damiano Grasso, insieme a Santi Catanesi.

Il Circolo delle Lucertole è un luogo di ritrovo dove artisti, operatori culturali o chiunque altro voglia possono condividere e cooperare insieme per la diffusione della cultura.

 

Marina Fulco