“Freedom-Oltre il confine”: William Shakespeare ha origini messinesi?

Avvolto dalla bellezza gotica-monumentale della Basilica Cattedrale protometropolitana di Santa Maria Assunta –conosciuta da tutti come il Duomo di Messina– e del Castel Gonzaga, situato sulla cima del Colle del Tirone -Monte Piselli-, Roberto Giacobbo, conduttore del programma televisivo Freedom-Oltre il confine , arrivato alla sua terza edizione televisiva, è tornato a Messina per una puntata interamente dedicata al drammaturgo William Shakespeare e alle ipotesi che legano le sue origini alla città dello StrettoLa trasmissione è andata in onda ieri -giorno 17 gennaio- sul canale Italia1.

Roberto Giacobbo freedom-oltre il confine
Roberto Giacobbo, conduttore di Freedom-Oltre il confine – Fonte: tpi.it

L’insondabile mistero che avvolge il Bardo alla città

william shakespeare
William Shakespeare- Fonte:librialfa.altervista.org

Non ci sono pervenute tantissime notizie certe sulla vita del poeta drammaturgo  William Shakespeare e ancora più incerte rimangono le sue origini.

Quello che possiamo confermare con certezza, grazie alle ricerche di tanti studiosi, storici, filosofi e letterati, che William nacque il 23 Aprile del 1564  da una famiglia umile; fu figlio di John Shakespeare, guantaio analfabeta che si sposò giovanissimo e pare che per anni abbia lavorato alla corte della regina d’Inghilterra.

Ma questo non basta a placare la sete di sapere sulle vere origini di Shakespeare. Ad alimentare il mistero attorno alla figura dell’eccellente drammaturgo sono le poche fonti sulla sua persona e sulla sua esistenza.

Questo ha determinato la  nascita di stravaganti teorie sulle sue origini. Tra le più particolari vi è quella che considera William di origini italiane, più precisamente messinesi.

Alla base di questa tesi incantatrice sulle origini messinesi del drammaturgo vi è il Rinascimento Italiano.

In amicizia con il popolo inglese, in quest’articolo vogliamo concentrarci su tre ipotesi che potrebbero ricondurre William alla nostra città.

1a ipotesi: Michelangelo Florio, dalla sua fuga alla fama del figlio John

Florio e Shakespeare: la stessa persona?
Florio e Shakespeare: la stessa persona?- Fonte:italyheritage.com

Nel 1927 uno scrittore proveniente da Scilla, Santi Paladino  scrisse un articolo sul giornale Impero e per la prima volta associò William Shakespeare ad un personaggio italiano, Michelangelo Florio.

Florio fu costretto a  fuggire dalla Santa Inquisizione a partire dal 1550, rifugiandosi  dapprima in Treviso per poi arrivare in Inghilterra.

Proprio durante la sua permanenza in Inghilterra ebbe un figlio, John.

Per alcuni studiosi fu proprio questo l’esordio di quello che poi sarebbe passato alla storia come il più brillante e amato drammaturgo di tutti i tempi.

Si pensa che John Florio, sfruttando l’immensa cultura classica del padre venne accolto dal conte di Southampton insieme ad un giovane attore, Will di Strafford. Fu  proprio il conte di Southampton ad offrire protezione a John Florio, mantenendo l’anonimato, e offrendogli ospitalità e rifugio sicuro presso il suo immenso castello.

Dalle diverse fonti storiche raccolte e dall’analisi delle opere teatrali si arriva alla logica-deduttiva conclusione che il possibile vero autore delle meravigliose opere drammaturghe fosse il messinese John Florio, firmandosi con lo  pseudonimo di William Shakespeare. È, infatti, ormai riconosciuto che molti aforismi all’interno delle opere teatrali di William fossero presi dai sonetti di John Florio. L’elemento più sorprendente, però, è l’estrema somiglianza tra i due personaggi.

2a ipotesi: i riferimenti geografici 

È impossibile concepire le opere di Shakespeare senza una cultura classica ben consolidata.

Romeo e Giulietta: l'ultimo bacio
Romeo e Giulietta: l’ultimo bacio- Fonte: lombardiabeniculturali.it

In più c’è da chiedersi come faceva un ipotetico artista nato e cresciuto nella pianeggiante isola Britannica a conoscere alla perfezione la toponomastica di Messina, così come leggiamo nell’opera “Molto rumore per nulla”, o di Venezia nell’opera “Il mercante”, piuttosto che della città di Verona, che fa da sfondo ai due amanti per eccellenza “Romeo e Giulietta”, o di Padova ne “La bisbetica domata”.

Nelle opere del drammaturgo troviamo ben oltre 800 riferimenti alla penisola italiana, ma l’esempio più sorprendente tra le opere sopracitate è legato alla storia di Romeo e Giulietta, la cui vicenda venne raccontata nel 1524 dallo scrittore Luigi Da Porto con la stessa trama, gli stessi personaggi e lo stesso nome delle famiglie, Montecchi e Capuleti.

William si avvicina sempre più all’Italia.

 

3a ipotesi: Michel Agnolo Florio Crollalanza 

Martino Iuvara
Martino Iuvara Shakespeare era italiano- Fonte: http://www.editorialeagora.it

Nel 2000 Martino Iuvara sosteneva che William fosse siciliano e le sue ricerche partivano da un altro personaggio realmente esistito: Michel Agnolo Florio.

Si ipotizza che lo “Shakespeare italiano” fosse un personaggio realmente esistito, nato a Messina da Giovanni Florio e Guglielma Scrollalancia, di fede calvinista.

Il giovane uomo fuggì dalla Sicilia per arrivare in Inghilterra, a causa di una professione di fede diversa rispetto a quella professata in Italia.

Arrivato in Inghilterra si trovò dinnanzi ad una situazione tragica -quanto fortunata- per il suo futuro: alla morte di un suo lontano parente, attore teatrale di grande fama al tempo, Michel Agnolo Florio pensò bene di sostituirsi a quest’attore, anche se con scarsi risultati, perché fu presto smascherato a causa del suo scarso inglese.

Florio si ritirò e iniziò a scrivere delle opere teatrali dalle quali emergono non pochi elementi somiglianti con le opere che oggi portano la firma di William Shakespeare.

Florio stesso, giovanissimo, compose la commedia Tantu trafficu pi nenti” (Molto rumore per nulla), attribuita a William Shakespeare e della quale troviamo una fonte materiale proprio alle spalle dell’immensa facciata monumentale del Duomo di Messina.

targa-shakespeare
Targa dedicata a Shakespeare- Fonte: letteraemme.it

Ciò su cui vorrei spostare la vostra attenzione è il secondo cognome di Michel Agnolo Florio: Crollalanza. È proprio da questo cognome che si diramano le più sorprendenti teorie, a partire dal nome della madre di Michel Agnolo: Guglielma, femminile di Guglielmo, traduzione italiana del nome inglese William.

Ma la cosa sorprendente è l’assonanza tra i due cognomi: Shake (scrollare) – CrollaSpeare (lancia)- Lanza.

 

Verità testamentarie a confronto

Una piccola curiosità aggiuntiva che avvicina William alla persona di John Florio risiede in un documento scritto: il suo “presunto” testamento.

L’elemento determinante dal quale partiamo è la firma del poeta: alcuni studiosi hanno riscontrato sei firme diverse nella calligrafia, tutte riconducibili a William Shakespeare. Una firma in particolare, però, ha catturato l’attenzione dei ricercatori, quella in cui il giovane drammaturgo lascia le sue ultime volontà.

William Shakespeare morì il 23 Aprile 1616 e il testamento ritrovato presenta alcune difformità che alimentano la nostra curiosità. Nel testamento non si fa alcun riferimento al teatro: alcun cenno traspare in relazione alla sua vita teatrale e alcuna menzione agli innumerevoli manoscritti. Parliamo di un testamento probabilmente scritto da terzi e dal contenuto difforme dalla vita condotta dal vero William Shakespeare: una fine sospetta al pari delle sue sospette origini.

Sappiamo che anche John Florio ha lasciato un testamento dal contenuto curioso; pare infatti che abbia concesso l’utilizzo dei suoi manoscritti al solo Conte di Pembroke in Galles. Tuttavia sembra non esserci alcuna traccia di questo testamento, che avrebbe risolto non pochi dubbi, e di cui la famiglia ha negato fino ad oggi il contenuto in riferimento al teatro e ai manoscritti.

Secondo il regista Stefano Reali, impegnato in una fiction -prodotta in Spagna- che narra i rapporti tra Florio e Shakespeare, il motivo della negata verità testamentaria risiede in meri interessi economici: «Il brand Shakespeare – spiega il regista – per gli inglesi vale alcuni miliardi di sterline ed è impensabile che vi rinuncino. Persino gli scrittori elisabettiani, contemporanei di Shakespeare fanno riferimento alla possibile frode, ma nessuno poteva sospettare che era così facile fare soldi con il teatro. Fu Giordano Bruno a consigliare Florio e Shakespeare di costruire un teatro più capiente e smontabile, il Globe. E quando il successo crebbe a dismisura, dopo la morte dell’autore e dell’attore, i Pembroke, pubblicarono il first-folio, capirono che potevano dare in affitto le opere in loro possesso ai kingsman e nacquero così le royalty, il diritto d’autore».

 

Testamento
Testamento – Fonte:iusinitinere.it

Per concludere…

Come direbbe Agatha Christie: <<Un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova>>.

Che sia una coincidenza artistica o il perpetuante mistero della storia teatrale dei tempi, che si chiami William Shakespeare o John Florio, avvolti dal fascinoso rebus che lega Messina a Stratford-upon-Avon noi messinesi rimaniamo cullati nel sogno che il noto drammaturgo fosse un nostro concittadino.

 

Elena Zappia

 

Fonti:

https://messina.gazzettadelsud.it/articoli/cultura/2019/03/25/il-mistero-sullidentita-di-shakespeare-forse-era-uno-studioso-originario-di-messina-ec674a68-646e-480e-b5cf-0ec329e9d4e6/

https://www.letteraemme.it/roberto-giacobbo-torna-a-messina-sulle-orme-di-shakespeare/

https://www.notizienazionali.it/notizie/curiosita/28284/william-shakespeare–un-inglese-di-messina

https://www.lettore.org/2017/12/14/william-shakespeare-e-la-citta-di-messina-un-mistero-lungo-quattrocento-anni/

https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/freedomoltreilconfine/messina-origini-italiane-per-shakespeare_F311032501004C05

Shakespeare era davvero messinese? Molto rumore… per nulla

William Shakespeare

Dietro le absidi del Duomo, in largo San Giacomo, una epigrafe riporta alcuni versi di una commedia di uno dei più importanti drammaturghi della letteratura inglese e internazionale: William Shakespeare. La commedia, “Molto rumore per nulla”, ha una trama intricata piena di colpi di scena e il tema amoroso la rende forse una delle più fortunate del suo genere; ma soprattutto, ha la caratteristica di essere ambientata proprio a Messina. 

Fino a qui, si dirà, nulla di strano; del resto, sono parecchie le opere del drammaturgo inglese ambientate in Italia. Un particolare, questo, che nel corso degli anni ha stuzzicato la curiosità di parecchi studiosi: alcuni dei quali, pronti a sostenere che il grande drammaturgo non fosse originario del paesino inglese di Stratford upon Avon, come vogliono le biografie più accreditate, ma addirittura italiano. E, fra le tante città “candidate” per aver dato i natali a cotanto poeta e letterato, udite udite, c’è anche Messina.

Shakespeare era messinese, sostiene qualcuno; e la notizia ghiotta non è certo passata inosservata all’opinione pubblica, tanto che diversi anni fa il Comune di Messina arrivò persino a nominare Shakespeare “cittadino onorario”. Ma sarà vero? Su cosa si basano queste teorie?

Andiamo con ordine. Come già detto, le teorie sulle origini messinesi del Bardo si inseriscono nel solco dell’acceso dibattito sulla paternità delle opere di Shakespeare. In sintesi, secondo alcuni ricercatori William Shakespeare, attore e drammaturgo proveniente da una famiglia di artigiani non particolarmente abbienti, dal piccolo paese di Stratford upon Avon, per come ci viene descritto dalle biografie tradizionali, non avrebbe mai potuto avere la cultura sufficiente della quale fa mostra nelle opere che gli sono attribuite. Da qui, tutta una serie di ipotesi sulla sua reale identità: chi dice che il cognome Shake-speare, “Scuoti-lancia”, fosse uno pseudonimo; chi ancora che si trattasse di un prestanome. E, a questo proposito, esiste una sconfinata letteratura che propone un altrettanto sconfinato elenco di personaggi che potrebbero avere scritto le opere a lui attribuite: e fra questi, troviamo anche il nome di un italiano, Giovanni Florio, e del padre di lui, Michelangelo Florio.

Tale Giovanni Florio, o John Florio, fu un importante intellettuale e traduttore di origini italiane, contemporaneo di Shakespeare, e autore di numerose traduzioni in inglese di opere letterarie e filosofiche. Suo padre, Michelangelo, era un esule fiorentino di religione calvinista, costretto a vagare per molti anni in giro per l’Italia e infine a rifugiarsi in Inghilterra, per via delle persecuzioni religiose. Il primo a sollevare l’ipotesi Florio come reale identità di William Shakespeare fu il giornalista Santi Paladino, che nel 1927 in un articolo sull’argomento sostenne che dietro lo pseudonimo di William Shakespeare si celasse Michelangelo Florio. Questi sarebbe stato autore delle opere teatrali durante il suo soggiorno in Inghilterra, e si sarebbe ispirato, per “Molto rumore per nulla”, a una commedia omonima in dialetto siciliano, “Tantu trafficu pi’ nenti”, che Florio avrebbe conosciuto a Messina e il cui testo sarebbe andato perduto. I limiti di questa teoria furono subito evidenti: oltre a non esserci, alla prova dei fatti, nessuna evidenza dirimente a supporto di questa speculazione e neanche dell’esistenza stessa di questa opera, Michelangelo Florio sarebbe nato nel 1515 e le tracce della sua esistenza si perdono intorno al 1565, mentre la nascita di Shakespeare è datata al 1564. Lo stesso Paladino, qualche anno dopo, corresse il tiro e Shakespeare, nella sua nuova ipotesi, divenne non più uno pseudonimo ma un prestanome, attore di Stratford, che avrebbe curato la pubblicazione delle opere di Michelangelo Florio con l’aiuto del figlio Giovanni. 

Qualche decennio dopo, negli anni ’50, l’ipotesi Florio viene ripresa da uno scrittore lombardo, Carlo Villa; Villa riprende la prima tesi di Paladino, quella dello pseudonimo, e aggiunge un dettaglio: Michelangelo Florio avrebbe assunto lo pseudonimo di William Shakespeare traducendo il cognome della madre, Giuditta Crollalanza. Anche stavolta, però, non viene citato nessun documento attendibile a favore di questa tesi.

La teoria delle origini messinesi si innesta su questa stessa falsariga. Proviene dalla penna di Martino Juvara, professore di italiano ispicese in pensione, che nel 2002 diede alle stampe un suo saggio sulle origini siciliane di Shakespeare. La versione di Juvara appare sostanzialmente come un mix vagamente confusionario delle tesi precedenti. Il nome Shakespeare sarebbe lo pseudonimo di Michelangelo Florio; non però il Michelangelo Florio nato a Firenze e padre di John Florio, ma un suo omonimo nato a Messina nel 1564, di origini palermitane, figlio di Giovanni Florio e Guglielmina Crollalanza.

Tale Michelangelo Florio, come il suo omonimo fiorentino, avrebbe dovuto affrontare numerose peregrinazioni perché ricercato dalla Santa Inquisizione per via di idee eretiche; finisce col rifugiarsi in Inghilterra, presso un cugino inglese della madre (Shakespeare), che gli assegna il nome del figlio scomparso prematuramente, cioè, appunto, “William Shakespeare”. Grandi assenti, ancora una volta, le prove documentarie; a supporto della tesi, solo una serie di suggestioni e coincidenze assortite.

Insomma, alla fine dei conti, quella di Shakespeare messinese si rivela essere poco più che una ipotesi romanzesca, una speculazione; o, per dirla con le sue stesse parole, molto rumore… per nulla. 

Gianpaolo Basile

Image credits: GFDL, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2274219