Sex Education 4: l’ultima tappa tra delusioni e nostalgia

Sex education 4
L’ultima stagione di Sex Education presenta criticità difficili da ignorare, nonostante le brillanti prime due stagioni. – Voto UVM: 2/5


Sex Education
, serie Netflix Original di Laurie Nunn, ci ha tenuto incollati agli schermi dal 2019, offrendoci uno spaccato senza filtri su relazioni e problemi degli adolescenti di oggi (e non). Con incredibile sincerità e maestria è riuscita ad affrontare temi delicati e attuali ad un maggior numero di persone rispetto a selezionati spazi del web.

Tuttavia, dire addio non è mai facile e giunti alla quarta ed ultima stagione le critiche non sono tardate ad arrivare, dividendo nettamente i fans della serie Netflix.

Cosa succede nella stagione finale? Con un pizzico di SPOILER!

Abbandonato il palcoscenico del liceo di Moordale,i nostri protagonisti si ritrovano in territorio inesplorato, ognuno per conto suo: Maeve è in America, Adam lascia la scuola e trova lavoro in una fattoria mentre Otis, Eric e Ruby vengono catapultati nel mondo inclusivo del Cavendish College.

Il nuovo istituto è uno spazio dedicato interamente agli studenti. Questi sono liberi di esprimersi come meglio credono, proponendo iniziative come quella della consulente sessuale in erba “O” con cui Otis entrerà subito in competizione, e dalla quale Ruby rivelerà di aver subito bullismo in passato. 

Eric, invece, trova fin da subito il suo posto tra i banchi elite delle new entry della serie: Roman, Abbi e Aisha, gli influencer anti-gossip della scuola. Saranno proprio loro, in quanto persone appartenenti alla cultura LGBTQIA+, che aiuteranno Eirc a sentirsi compreso e “incluso” molto meglio di come ha fatto l’amico Otis, concentrato da sempre sulla sua relazione con Meave.

Quest’ultima, nel corso della stagione capirà, seppur con non poche difficoltà, che il suo posto è in America e deciderà, alla fine, di lasciare Otis e Moordale per poter realizzare il suo sogno: diventare una scrittrice!

Tutto nel calderone…ed è anche troppo

Se quello che avete letto sopra vi sembra troppo, siate consapevoli del fatto che mancano all’appello numerosissimi snodi di trama e le backstory di diversi personaggi tra cui Jean, sua sorella Joanna, Jackson, Cal, Aimee e molti altri…

Infatti, nonostante la serie si “alleggerisca” di alcuni personaggi presenti nelle prime stagioni come Lily, Ola, Anwar e Olivia, lo spettatore sembra quasi essere “assalito” da tutte le trame che si intessono senza tregua. Risulta quasi impossibile seguire tutto senza perdersi, togliendo, così, risalto ad eventi principali come la morte della madre di Maeve o la fuga di Cal. E questo succede perché nessuna tappa del percorso di questa stagione ha modo di essere esplorata approfonditamente che già ne parte subito un’altra!

Il risultato è diametralmente opposto a quello delle prime stagioni (le prime due in particolare), in cui era possibile seguire attentamente ogni sguardo e ogni singola parola dei personaggi. È ovvio che la distinzione tra eventi principali ed eventi a margine era più netta.

In breve, molti hanno sofferto l’aver perso le storie dei personaggi principali in mezzo a quelle di personaggi secondari e a cui non hanno avuto modo di affezionarsi in così poco tempo. 

Evoluzione, rivoluzione, involuzione

Sex Education nasce come una serie che riesce a far riflettere su tematiche attuali ed importanti (qui la nostra recensione della terza stagione) all’interno di una cornice leggera ma non banale, ben ricercata ma non pedante.

La speranza nel cambiamento è sempre stata al centro del progetto, a partire dal titolo stesso che rimanda all’assenza dell’educazione sessuale nelle scuole ma che ne espone concretamente benefici e ostacoli attraverso i personaggi e le loro storie in quello che per la maggior parte è un “Show, don’t tell” (“Mostra, non raccontare”) ben riuscito. Ogni tema vive perché un personaggio e le sue contraddizioni e difficoltà vivono e si evolvono con lui.

Purtroppo, questa struttura portante sembra venire meno nel corso dell’ultima stagione, in cui tematiche rilevanti non solo si perdono nel loro spasmodico susseguirsi sullo schermo ma assumono occasionalmente toni didascalici e soffrono di una cattiva sceneggiatura.

Alcuni personaggi, come Otis, ad esempio, sembrano quasi subire un’involuzione: da terapista sessuale amatoriale che aiuta gli altri ma non riesce a sciogliere i nodi della propria sessualità, il protagonista nelle prime due stagioni sbaglia e cresce in una persona più aperta ed affidabile per poi tornare ad essere immaturo ed egocentrico in modo, però, ingiustificato

Sex Education 4
Cover Sex Education 4. Fonte: Netflix.

Grazie Sex Education, è stato un bel viaggio!

Nel tentativo di creare un mondo ricco di sfaccettature e complessità sembra che si sia perso di vista il cuore della serie e la sua forza motrice, cioè i rapporti con l’altro, con i propri sentimenti e la propria sessualità.

Il percorso di crescita intrapreso dai personaggi nell’ormai lontano 2019 è passato in secondo piano per via del marasma di snodi di trame che ci hanno restituito una visione della serie paradossalmente e tristemente piatta.

Di questi anni in compagnia degli amati protagonisti rimane però una grande speranza, sia nella conclusione delle loro storie sullo schermo che nelle loro carriere attoriali, e una prospettiva nuova e positiva di temi importantissimi che, speriamo, possano lasciare dei sassolini per progetti futuri (magari proprio by Netflix) su percorsi virtuosi sull’inclusività sociale.

 

Chiara Tringali

Intervista a Monica Calcagni in occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi: la conoscenza come arma di prevenzione

Leggendo il libro edito da Sperling&Kupfer ”Cose da donne che anche gli uomini dovrebbero sapere” di Monica Calcagni, una frase in particolare ha attratto la mia attenzione: ”Voglio raccontare la medicina per come la conosco e la vivo io, esprimermi in merito alle cose da donne come diretta interessata, e aprire una breccia nel muro che separa medico e paziente”.
Condividendo a pieno il pensiero e seguendo la dottoressa da tempo sui social, in collaborazione con UniVersoMe ho invitato la dottoressa per discutere su delle tematiche che molto mi stanno a cuore, al fine di far conoscere a ragazzi e genitori patologie come l’endometriosi e sensibilizzare gli adolescenti e le famiglie al dialogo interpersonale su ”questioni” che ancora oggi risentono di quel fantomatico velo ”storico” di castità.

  1. Chi è Monica Calcagni
  2. Perché è stata istituita la giornata mondiale dell’endometriosi? E soprattutto, di cosa si tratta?
  3. Fin da bambine ci sentiamo ripetere che è normale avere mestruazioni dolorose. E’ veramente così? 
  4. L’ endometriosi è una patologia congenita o si sviluppa a seguito di un evento scatenante? Quali fattori possono attivare il campanello di allarme nei genitori o nel soggetto stesso?
  5. Secondo la sua esperienza, pensa che l’endometriosi sia una patologia così comune? Generalmente, quale terapia viene somministrata?
  6. L’endometriosi è una patologia prettamente femminile?
  7. Nell’approccio interpersonale, cosa consiglia di non dire a chi ha l’endometriosi? 
  8. Perché secondo lei le patologie legate all’apparato riproduttore non sono soggette al dialogo familiare e scolastico?
  9. Da professionista e madre, cosa sente di dire ai ragazzi e ai genitori che ci seguono? 
  10. Conclusioni

Chi è Monica Calcagni

Monica Calcagni è una dottoressa laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma ”Tor Vergata” e specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso la medesima. Oltre a svolgere il lavoro per cui ha studiato, è anche una nota influencer che, con i suoi contenuti, ha debuttato sui social come ”ginfluencer”, raggiungendo oltre 250K persone su Instagram fino a 1MLN su TikTok. E se con i social ha raggiunto la popolarità tra i ragazzi, con la pubblicazione del suo libro è riuscita ad entrare nelle case degli italiani. Il suo curriculum è vasto e meritevole di nota, ma oggi preferiamo concentrarci su una patologia poco discussa e che rappresenta ancora un tabù, l’endometriosi. Oscura e non sempre silenziosa, affligge solo in Italia il 10-15% di donne in età fertile e oltre il 40% delle donne che hanno difficoltà a concepire.

 

Dottoressa Monica Calcagni

 

Dottoressa, perché è stata istituita la Giornata Mondiale dell’Endometriosi? E soprattutto, di cosa si tratta?

La Giornata Mondiale dell’Endometriosi è stata istituita al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa patologia che può essere fortemente invalidante e che in Italia colpisce quasi tre milioni di donne. Probabilmente i numeri sono molto più alti, perché la diagnosi può arrivare anche dopo 8-10 anni.
Si tratta di una malattia infiammatoria pelvica che fino a qualche anno fa si pensava fosse dovuta alla localizzazione extra uterina dell’endometrio, il rivestimento interno dell’utero. Studi recenti hanno invece dimostrato che si tratta di un tessuto simile all’endometrio e, pertanto, si comporta più o meno come tale.
La sua localizzazione può avvenire a livello di organi pelvici, come utero e ovaie, ma anche di organi ben più distanti, come l’intestino.
Da non troppo tempo è stata inserita nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), per cui si può avere un’esenzione per poter effettuare un percorso diagnostico-terapeutico. Durante la giornata mondiale dell’endometriosi fioriscono una serie di iniziative finalizzate a sensibilizzare non solo le donne, ma anche gli uomini su questa importante patologia.

Fin da bambine ci sentiamo ripetere che è normale avere mestruazioni dolorose, quasi come se la cultura del dolore prevaricasse su quella della conoscenza. Mi rivolgo a lei, è veramente così? E’ normale avere dolori mestruali talvolta invalidanti e debilitanti?

Veniamo da un’educazione per cui la donna deve soffrire ‘’partorirai con dolore e con dolore avrai le mestruazioni’’. Qualsiasi ragazzina, io stessa quando avevo dolori mestruali, venivo tranquillizzata con la frase ‘’Abbiamo sofferto tutte, prima o poi passerà, aspetta di partorire’’ ma, in realtà, non è così.
Il dolore mestruale non è una cosa normale o che dobbiamo tollerare, piuttosto deve spingere a fare degli accertamenti. Nonostante questo, non significa che dolore mestruale voglia dire necessariamente endometriosi che è, invece, una patologia a volte silenziosa.
Il messaggio che io vorrei arrivasse non è finalizzato soltanto alle ragazze ma anche ai genitori. Non chiudete gli occhi, non evitate di portarle dal ginecologo perché avete paura che così possano essere autorizzate a fare qualcosa che voi non volete facciano. Piuttosto, pensate alla loro salute e fate in modo che possano vivere il rapporto con le mestruazioni in serenità e non come un dramma.

L’endometriosi è una malattia attorno alla quale ruotano svariate teorie. Ma facciamo un po’ di chiarezza. Dottoressa, l’endometriosi è una patologia congenita o si sviluppa a seguito di un evento scatenante? Quali fattori possono attivare il campanello di allarme nei genitori o nel soggetto stesso?

Sull’endometriosi si sa ancora molto poco. E’ recente lo studio che dimostra come la causa dell’endometriosi sia su base genica. Infatti, la probabilità di manifestare la malattia è dovuta alla mutazione di un gene che, inoltre, è stato rintracciato famiglie in cui c’era più di qualche caso di endometriosi. In commercio è possibile trovare un tampone salivare, l’ Endotest, che permette la diagnosi con un buon grado di affidabilità.
Tuttavia, non significa che l’unica causa sia la genetica. Un po’ come in tutte le malattie da una parte ci vuole la predisposizione, dall’altra degli agenti esterni come lo stile di vita, lo stress, lo smog, alterazioni ormonali che possono indurre la manifestazione  della malattia.
Il sospetto si ha quando i dolori mestruali sono invalidanti, quando si ha difficoltà ad avere una gravidanza o quando si soffre di stitichezza. Potenzialmente si potrebbe avere una localizzazione endometriosica a livello dell’intestino e invece non avere sintomi ginecologici. Quindi, fate i controlli a prescindere, perchè la maggior parte delle volte la scoperta dell’endometriosi è puramente casuale.

 

Fonte: wikiversity.org

Mi piace ricordare ai nostri lettori che fin dalla più tenera età ha coltivato il desiderio di essere medico delle mamme e, crescendo, delle donne. Secondo la sua esperienza, pensa che l’endometriosi sia una patologia così comune? Generalmente, quale terapia viene somministrata?

La diagnosi di endometriosi non è semplice. Spesso non si vede con l’ecografia o con risonanza magnetica, a meno che il tessuto non sia localizzato sulle ovaie o sul corpo uterino. L’unico esame che ci dà una diagnosi certa è la laparoscopia, una tecnica chirurgica.
Reputo che l’endometriosi sia una patologia più frequente di quanto si pensi. Sappiamo che colpisce il 10% delle donne in età fertile e quasi tre milioni di donne in Italia, ma bisogna considerare che c’è una grande fetta di donne a cui non viene diagnosticata perché sono asintomatiche e riescono ad avere gravidanze senza problemi.
Nella mia vita professionale ho diagnosticato tante endometriosi e di tante altre c’è il sospetto.
Purtroppo, ad oggi, non disponiamo di terapie che la curano, ma esistono quelle che permettono la gestione dei sintomi, come le terapie ormonali o l’utilizzo di dispositivi intrauterini.
Nelle donne asintomatiche, inoltre, è possibile somministrare anti-infiammatori che permettono di spegnere i focolai di flogosi.

L’endometriosi è una patologia prettamente femminile?

Gli ultimi dati ci dicono che l’endometriosi non è soltanto una patologia femminile ma può colpire anche gli uomini. E’ stato osservato il caso di un uomo con dolore addominale. La massa è stata asportata e, in seguito all’esame istologico, si è visto essere tessuto endometriale. Ci sono degli studi in corso atti a capire quali sono i sintomi che potrebbero manifestare gli uomini con endometriosi, così da trovare terapie finalizzate alla loro gestione. Ancora però bisogna fare molta strada, perchè purtroppo di questa patologia si conosce molto poco.

Nell’approccio interpersonale, cosa consiglia di non dire a chi ha l’endometriosi? Cosa vuole dire alle coppie?

‘’Avrai difficoltà ad avere bambini’’ o ‘’non diventerai mai madre’’.
Esistono quattro stadi dell’endometriosi, da quello più ‘’lieve’’ fino a quelli devastanti, che colpiscono non solo l’apparato riproduttore, ma anche l’intestino o organi lontani dalla pelvi. Questi ultimi portano a fare degli interventi chirurgici anche demolitivi, ma non vale per tutte le donne.
Quindi state tranquille, avere l’endometriosi non vuol dire avere un bollino rosso in fronte che etichetta come sterili o che implica l’intervento con certezza.
Molte donne hanno gravidanze senza alcuna difficoltà, alcune riescono ad avere una gravidanza a seguito di un percorso terapeutico. Altre, purtroppo, non riusciranno a realizzare il loro sogno.
Ai compagni consiglio di supportare le compagne soprattutto dal punto di vista emotivo e psicologico.

Perché secondo lei le patologie legate all’apparato riproduttore non sono soggette al dialogo familiare e scolastico?

E’ un problema di cultura. Si pensa che l’educazione sessuale sia equiparata all’ educazione pornografica, ma si tratta di due cose completamente diverse. Molte volte chi come me parla di sessualità e salute sessuale viene cancellato dai social, ma non ci arrendiamo! Speriamo pian piano che questa cosa venga superata, perché sensibilizzare alla sessualità significa anche prevenzione e conoscenza di patologie importarti come l’endometriosi che, molte volte, viene diagnosticata tardivamente perché appunto non si sospetta di avere.

Da professionista e madre, cosa sente di dire ai ragazzi e ai genitori che ci seguono?

Cari genitori, quello che mi sento di dire è di rispondere in maniera coerente a tutto quello che vi chiedono i ragazzi. Se su alcuni argomenti non siete preparati o non sapete come affrontarli, ammettete la vostra ignoranza e cercate insieme le informazioni. Sono certa che lo apprezzeranno.
Cercate di non sottovalutare i sintomi che vostri figli vi manifestano, non cercate di gestirli con il fai da te e con i rimedi della nonna. Piuttosto, andate da un professionista.
La stessa cosa fate con i vostri ragazzi, perché pian piano stiamo riuscendo a sensibilizzare i genitori sulle patologie femminili, ma ancora c’è un grandissimo tabù sui maschi che troppo poco vanno a fare la visita andrologica.

Conclusioni

“La libertà deriva dalla consapevolezza, la consapevolezza deriva dalla conoscenza, la conoscenza deriva dall’informazione, dallo studio e dalla lettura senza pregiudizi”.

Stefano Nasetti

Redattori UVM

 

Francesca Umina

Spermatozoi in ”carenza”: sarà un mondo di sole femmine?

L’importanza degli spermatozoi  per la determinazione del sesso della prole è significativo, in quanto, i gameti prodotti dalle gonadi maschili (i testicoli), andando a fecondare la cellula uovo (derivata dalle gonadi femminili, le ovaie), permettono mediante un articolato processo genetico di ottenere l’assetto cromosomico XX, fenotipicamente identificato con il sesso femminile, o XY, maschile.

Indice dei contenuti

  1. Spermatogenesi e spermiogenesi
  2. Maturazione dei gameti
  3. Struttura
  4. Ridotta produzione di spermatozoi, possibile causa di infertilità
  5. Conclusioni

Spermatogenesi e spermiogenesi

La gametogenesi è un processo che avviene nelle gonadi, mediante il quale si formano i gameti. Nel caso di quella maschile si parlerà di spermatogenesi. Gli spermatozoi derivano dalle cellule germinali (diploidi) o spermatogoni, che verranno prodotti attraverso un processo meiotico e di differenziamento. Negli individui di sesso femminile, invece, si parla di oogenesi o ovogenesi. Questo porterà alla produzione di cellule uovo che, durante il ciclo ovarico, si preparano ad essere fecondati fino a portare alla nascita del prodotto del concepimento. In caso di mancata fecondazione, l’ovulo viene rilasciato all’esterno della vagina determinando le mestruazioni.

www.chimica-online.it

Maturazione dei gameti

La maturazione dei gameti maschili avviene nei tubuli seminiferi, che sono costituenti del parenchima. Qui ogni cellula del Sertoli si trova ad avvolgere gli spermatozoi in maturazione. La maturazione degli spermatozoi avviene a partire dalla cellula germinale maschile, la quale andrà incontro a mitosi, producendo così due spermatogoni. Dopo un’ulteriore divisione verranno prodotti gli spermatociti primari. Questi ultimi, in un processo a cascata, maturano diventando spermatociti secondari, spermatidi aploidi (in numero pari a 4), fino a diventare spermatozoi.

www.unmedicopertutti.it

Struttura

Gli spermatozoi sono costituiti da una testa, un collo, una porzione intermedia e dalla coda, un vero e proprio flagello che ha come unità funzionale l’assonema costituito da microtubuli. Il flagello permette la motilità dello spermatozoo, funzionale al passaggio all’interno del canale vaginale fino al raggiungimento dell’utero e delle Tube di Falloppio.
Un altro fattore importante per la produzione degli spermatozoi è il sistema ormonale. Tutto parte dall’ipotalamo che, secernendo l’ormone GnRH (Gonadotropin Releasing Hormone), andrà a stimolare l’ipofisi anteriore che produrrà altri ormonichiamti gonadotropine FSH e LH. Il primo stimola le cellule di Sertoli, cellule dei tubuli seminiferi che sostengono le cellule germinali, per l’avvio della spermatogenesi, mentre il secondo stimola le cellule di Leydig, deputate alla produzione di testosterone, il quale è coinvolto nel processo di maturazione degli spermatidi.

it.bee-potent.com

Ridotta produzione di speramatozoi, possibile causa di infertilità

Alcuni studi mettono a confronto analisi di diversi periodi storici facendo emergere come il problema della riduzione di spermatozoi è collegato direttamente all’infertilità maschile. Inoltre, dal duemila ad oggi, si è visto come la produzione di spermatozoi si sia ridotta dell’oltre 50%, testimoniata da una raccolta statistica pubblicata su Oxford Academic.
Quali cause, allora, posso essere prese in considerazione?
Le cause della riduzione spermatica possono essere ricondotte sia a condizioni esterne che interne: per condizioni interne si fa riferimento a problemi genetici, alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, facendo riferimento all’ipogonadismo che causa una lenta maturazione delle cellule germinali oltre a problemi legati anche al DNA spermatico.
Come fattori esterni si potrebbe far luce su una problematica evidente e tanto dibattuta come il cambiamento climatico, o ancora l’abuso di tabacco e la dipendenza da esso, l’uso di sostanze chimiche pericolose, tutti elementi che inibiscono la produzione e la motilità degli spermatozoi stessi.
Come può allora essere preservata la fertilità maschile? La fertilità maschile può essere valutata mediante lo spermiogramma, che permette l’analisi del contenuto spermatico, mentre può essere preservata migliorando le proprie abitudini e stile di vita, attuando diete sane ed evitando contatti ravvicinati delle gonadi con fonti di calore.
A tal proposito, perchè le gonadi maschili stanno all’esterno del corpo mentre quelle femminili all’interno? Affinchè possa avvenire la produzione degli spermatozoi è necessario che la temperatura sia più bassa rispetto a quella corporea che si aggira in torno ai 37 C°.

Conclusioni

Parlando di cause interne al problema, si potranno risolvere nel momento in cui la ricerca farà il suo percorso prevenendo danni genetici. Anche il cambiamento climatico è un qualcosa che sta ponendo a serio rischio non solo la riduzione della produzione degli spermatozoi e la procreazione, ma anche la salute della popolazione che deve far fronte a problemi, forse, mai esistiti prima di questo momento.
Quindi ciò che ci sentiamo di ricordare è proprio di iniziare da ciò che ci circonda per migliorare la qualità della vita, e soprattutto finanziare la ricerca per un futuro migliore.

Elisa Bentivogli

 

Bibliografia

https://academic.oup.com/humrep/article/13/suppl_1/1/788755?login=false

https://www.metabolismjournal.com/article/S0026-0495(17)30330-X/fulltext

https://academic.oup.com/biolreprod/article/104/3/508/5999903?login=false

https://www.focus.it/scienza/salute/fertilita-maschile-in-calo-il-numero-di-spermatozoi

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/mesh?term=Hypogonadism

https://link.springer.com/article/10.1007/s00120-021-01537-1

 

 

 

Seminario “Mutilazioni genitali femminili” tra legge e medicina

ELSA Messina & il SISM Messina vi invitano ad una conferenza su un tema delicato.

Mutilazioni genitali femminili:
aspetti socioculturali, problematiche cliniche e
questioni medico-legali a confronto.

L’evento si terrà giorno 30 Marzo 2019, ore 9,30 aula magna NI del Policlino «G. Martino» di Messina.

“Un misto di ignoranza, desiderio di potere e controllo sulla sessualità femminile, uso distorto e malevolo delle scritture (e delle interpretazioni religiose) fanno di questa pratica una manifestazione dell’odio contro il corpo delle donne e la loro autonomia: dare sostegno a chi le combatte è anche lottare contro una delle forme più orrende di dominio patriarcale che ancora abitano il mondo contemporaneo.”

Introducono e moderano:

Giulia Iuculano,
Vicepresidente STEP ELSA Messina

Daniela Guiso,
LORA SISM

Relatori:
Prof. Onofrio Triolo,
Associato di ginecologia e ostetricia presso il dipartimento di Medicina & Chirurgia dell’Università degli Studi di Messina.

Prof.ssa Carmela Panella,
Ordinario di diritto internazionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Messina.

Prof.ssa Maria Teresa Collica,
Ricercatrice e docente di diritto penale presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Messina.

Dott.ssa Serena Scurria,
Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali, sez. Dipartimentale di medicina legale.

Dott.ssa Costanza Matafù,
Mediatrice linguistico-culturale. Esperta di violenza di genere nei Paesi Arabi.
Laureata in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africapresso l’Università degli Studi di Napoli «L’Orientale».

La conferenza sarà aperta a tutti gli studenti dell’Ateneo e alla cittadinanza.

Saranno riconosciuti 0,25 CFU agli studenti del Dipartimento di Giurisprudenza presso UNIME.