Un sistema che non precluda voci ma che sappia riconoscere i falsi

Ha un limite la libertà?

Il 3 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa ma ancora oggi ci si interroga su quale sia il suo limite invalicabile, semmai debba esservene uno.

Una storia sbagliata

Il primo paese che abolì la censura, nel 1695, fu l’Inghilterra, dove già nel corso del Cinquecento era stato istituito un severissimo sistema di controlli sulla stampa. Dovette passare quasi un secolo, prima che tale censura venisse abrogata anche in Francia. Appena dopo la presa della Bastiglia, il 14 luglio 1789, la libertà di stampa fu proclamata dalla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. Non tardarono però ad arrivare contestazioni da un gruppo di rivoluzionari. E anche un giurista francese considerò non un’utopia ma un’assurdità questa libertà illimitata che mai dovrebbe esistere nella legislazione di un popolo civile.

Si aprì così a Parigi, nell’estate del 1789, un dibattito sui limiti della libertà di stampa e di parola, a cui si cerca ancora una risposta. Sempre in Francia, infatti, lo stesso dibattito si riaccese dopo la strage al settimanale satirico Charlie Hebdo” nel 2015. Sorse dunque spontaneo chiedersi se fosse giusto o meno fare della satira, in quel caso sulla religione, senza tener conto della sensibilità di alcuni lettori. E la risposta non può che essere affermativa, in una società in cui (purtroppo o per fortuna?) vige la tutela dell’illimitata libertà di parola e di stampa. In cui illimitato vuol dire che tutto può essere oggetto di satira e di giudizio.

Libertà di stampa: utopia o distopia?

Dovremmo forse affidarci alle parole del filosofo olandese Baruch Spinoza, che all’interno del suo “Trattato teologico politico” propone per tutti una libertà di pensiero e di parola non illimitata. Il filosofo afferma infatti che è un diritto di ognuno esprimere il proprio pensiero, ma bisognerebbe limitarsi ad esporlo semplicemente seguendo la propria ragione, senza inganno, ira o odio nei confronti altrui.

C’è chi invece nel corso della storia non ha esitato a riconoscere ai sovrani la piena facoltà di giudicare le varie opinioni. Ma pensiamo davvero a cosa significherebbe istituire un controllo sulla libertà di stampa, evitando la pubblicazione di quei giornali ritenuti magari sconvenienti. Ciò rievocherebbe soltanto uno dei più terribili scenari orwelliani, mettendo nelle mani di un giudice l’immenso potere di decidere quando una libertà possa essere esercitata e quando no, sulla base del solo gusto personale. Può essere questa considerata “libertà di stampa”?
Essa dovrebbe piuttosto rappresentare un potere per contrasto: i giornali, in primis, dovrebbero dimostrare la capacità e la volontà di opporsi ad un potere “malato”, e non farsi soggiogare da esso.
Ora più che mai abbiamo bisogno che la stampa si metta in ascolto dell’altro ed eviti di appiattirsi sullo scontro politico.

La libertà di stampa non è un privilegio…

“Voi, la stampa libera, contate più di quanto abbiate mai fatto nel secolo scorso”

Sono state queste le parole pronunciate qualche giorno fa dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, alla cena dei Corrispondenti alla Casa Bianca. Tradizione ripresa dopo i due anni di sospensione voluti da Donald Trump, che ha sempre dimostrato una certa sfiducia nei confronti dei media, scagliandosi di continuo contro stampa e giornalisti. Per Biden, invece, il buon giornalismo serve da specchio della società, per riflettere sul bene, sul male e soprattutto sulla verità. Il Presidente non ha perso l’occasione per ringraziare i reporter di tutto il mondo che con coraggio oggi si fanno portavoce proprio di quella verità che affligge l’Ucraina, mettendo a rischio la loro stessa vita. Perché “libertà di stampa” in fin dei conti vuol dire anche “assoluta indipendenza dagli uomini del Governo”.

Lo sanno bene tutti quei giornalisti indipendenti della Russia che rischiano fino a quindici anni di carcere parlando della guerra in modo oggettivo e subendo la peggiore censura degli ultimi decenni. La stampa, dunque, non dev’essere nemica del popolo, ma piuttosto porsi come guardiana di una libertà ormai in bilico da troppo tempo, sempre pronta a mettersi dall’altro lato della barricata, nella parte scomoda, per difendere i propri ideali e la propria autonomia.

…è una necessità!

Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso tenuto in occasione dei 70 anni della Gazzetta del Sud, ha colto l’occasione per sottolineare l’importanza dell’indipendenza dell’informazione, definendola “l’unico riparo dalle sfide imposte dagli eventi del mondo”. Il Capo dello Stato ha poi continuato spiegando l’importanza di un sistema informativo che senza precludere nessuna voce riesca ad informare con proprietà critica i suoi lettori su ciò che accade nel mondo.

La libertà di stampa è alla base della democrazia e in quanto tale è necessaria alla sua realizzazione: fin quando un Paese avrà un’informazione indipendente e funzionale allora potrà vantare un buon governo.

 

Domenico Leonello

* Articolo pubblicato il 05/05/22 all’interno dell’inserto “Noi Magazine” di Gazzetta del Sud.

Sergio Mattarella, il primo Presidente della Repubblica siciliano

Amato dagli italiani per l’autorevolezza di “pater familias” manifestata al potere e il profilo basso tenuto nella guida della sua altissima carica, Sergio Mattarella chiude il settennato che, a dispetto della sua immagine di uomo restio ai conflitti, è stato tra i più complessi della storia repubblicana.

Tra i personaggi pubblici del nostro tempo è forse il più schivo, probabilmente il meno portato a raccontarsi, a farsi pubblicità; l’Anti-Narciso per eccellenza.

Nel corso della sua vita ha maturato un’esperienza straordinaria come servitore delle istituzioni, eppure dell’uomo Mattarella poco si conosce. In questo articolo ripercorriamo i momenti salienti della vita -precedente alla sua prima elezione alla Camera– del primo Presidente della Repubblica siciliano.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Fonte: varesenews.it

Gli anni della giovinezza e della formazione

Sergio Mattarella nacque a Palermo il 23 luglio 1941, quarto figlio di Bernardo Mattarella, politico democristiano cinque volte ministro tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e di Maria Buccellato. Nello scegliere il nome per l’ultimogenito i genitori pensarono, forse profeticamente, a Sergio I, un papa santo del VII secolo nato a Palermo e descritto dalle fonti come “uomo di notevole cultura che aveva percorso tutta la carriera e ricomposto molte controversie e discordie”.

Il piccolo Sergio crebbe in un ambiente familiare profondamente stimolante, immerso fin da subito nella politica grazie alla figura del padre. Proprio a causa dei suoi incarichi di governo, nel 1948 la famiglia si trasferì a Roma, dove i fratelli frequentarono dalla terza elementare alla maturità classica l’istituto religioso S. Leone Magno dei Fratelli Maristi.

Ricordando questo periodo Mattarella dirà:

“La scuola credo mi abbia aiutato a non restare una pietra inerte. Vivere insieme un’esperienza di comunità, di studio, mi ha insegnato a comprendere le esigenze, i problemi, le attese degli altri. Questo mi ha fatto capire che si cresce se si cresce insieme, che si è davvero liberi –liberi dall’ignoranza, liberi dal bisogno, liberi dalla violenza- se liberi sono anche gli altri”.

Nel quinquennio 1960-1964 si consolidarono le radici della formazione professionale e sociale del giovane Sergio che conseguì la laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su La funzione dell’indirizzo politico.

Il giovane Sergio Mattarella con il padre Bernardo – Fonte: rainews.it

L’incontro con Marisa Chiazzese

All’inizio del 1958 a Palermo, il sedicenne Sergio conobbe Marisa Chiazzese, la sorella tredicenne di Irma, fidanzata di Piersanti, e figlia di Lauro Chiazzese, ex rettore dell’Università di Palermo e docente di Diritto Romano.

I due si fidanzarono nel 1964 e l’anno dopo Sergio tornò a vivere in Sicilia per starle vicino.

Il 21 marzo 1966, giorno dell’equinozio di primavera, si sposarono nella chiesa barocca di S. Caterina di Palermo. Dal matrimonio nacquero tre figli: Laura, Bernardo Giorgio e Francesco.

Di personalità mite, analitica, riservata, Marisa non ha mai avuto l’attenzione mediatica di cui, troppo spesso, godono le compagne o i compagni dei Capi di Stato, in quanto il primo marzo 2012, tre anni prima dell’inizio del mandato del marito come Presidente della Repubblica, è venuta a mancare a Castellammare del Golfo.

Il profondo attaccamento di Sergio Mattarella alla moglie è testimoniato dall’assidua presenza con cui l’ha affiancata nell’affrontare il calvario della malattia che l’ha portata via.

Nel 2015 il presidente la ricordò in un discorso al Quirinale in occasione della Giornata internazionale della ricerca sul cancro:

“Per seguire la persona a me più cara al mondo, ho trascorso a più riprese numerose settimane in ospedali oncologici. Sarebbe auspicabile che ogni tanto le persone in buona salute trascorressero qualche giorno in visita negli ospedali, perché il contatto con la sofferenza aiuterebbe chiunque a dare a ogni cosa il giusto posto nella vita”.

Sergio Mattarella e la moglie Marisa Chiazzese – Fonte: urbanpost.it

Il ritorno a Palermo e la carriera accademica

Una volta rientrato a Palermo si unì a un gruppo di giovani studiosi che seguivano il giurista Pietro Virga, professore di diritto costituzionale e poi amministrativo presso l’Istituto di Diritto Pubblico dell’Università.

Nel 1965 intraprese la carriera accademica come assistente di diritto costituzionale. Nel 1969 divenne professore incaricato di diritto parlamentare presso la facoltà di Scienze politiche, dedicandosi all’insegnamento fino al 1983, quando si mise in aspettativa per le elezioni alla Camera.

L’attività scientifica e le pubblicazioni di questo periodo riguardarono in prevalenza argomenti di diritto costituzionale: intervento della Regione siciliana nell’economia, attività ispettiva del Parlamento, procedimento legislativo, bicameralismo, indennità di espropriazione. L’attività accademica lo portò a svolgere relazioni e interventi in convegni di studi giuridici e a tenere lezioni in corsi di master e specializzazione in varie università.

Di quello che considerava il suo “vero lavoro” sentì sempre la mancanza:

“Quando mi chiamano a partecipare a dibattiti accademici vado molto volentieri, perché i giovani che guardano alle cose con un’altra ottica mi costringono a riflettere”.

Il professore Sergio Mattarella durante un esame – Fonte: castelvetranoselinunte.it

La morte del fratello Piersanti e l’impegno politico

L’avvenimento che determinò l’allontanamento dall’attività accademica fu la morte del fratello, avvenuta il 6 gennaio 1980. Piersanti Mattarella aveva seguito le orme del padre, passando dalle file della Democrazia Cristiana al consiglio comunale della città di Palermo, fino ad essere eletto, nel 1978, Presidente della Regione Sicilia.

Il giorno dell’Epifania Piersanti si recò a messa con la famiglia senza scorta, non utilizzata nelle uscite private. Improvvisamente un giovane a volto scoperto si avvicinò al suo finestrino e colpì il presidente con una prima raffica di colpi, ferendo anche la moglie Irma. Durante la sparatoria il revolver si inceppò e il killer si diresse con calma verso una 127 bianca, per farsi consegnare dal complice un secondo revolver con cui tornò a colpire Mattarella dal finestrino posteriore.

Fu il nipote Bernardo ad avvertire dell’accaduto Sergio Mattarella, immortalato al suo arrivo nel celebre scatto di Letizia Battaglia, che lo ritrae chino sul corpo del fratello nell’attesa dei soccorsi. Piersanti Mattarella morì sette minuti dopo l’arrivo in ospedale.

Inizialmente considerato un attentato terroristico, il delitto fu indicato dal collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta come delitto di mafia.

La morte del fratello sconvolse profondamente Sergio Mattarella, che raccolse l’eredità politica e “il patrimonio di energie” del fratello, aumentando progressivamente il proprio impegno politico e dando inizio a una lunga e illustre carriera che lo vide ricoprire le più importanti cariche politiche e istituzionali (Vice-Presidente del Consiglio, più volte deputato e ministro, membro della Corte costituzionale), dedicando particolare attenzione alla lotta contro la mafia e il rispetto della legalità.

Sergio con in braccio il fratello Piersanti Mattarella dopo l’attentato – ©Letizia Battaglia, Palermo 1980

 

Santa Talia

Fonti: 

Angelo Gallippi – Sergio Mattarella, 40 anni di storia italiana, Paesi Edizioni, 2022

https://www.quirinale.it/page/biografia

https://www.treccani.it/enciclopedia/sergio-mattarella

https://biografieonline.it/biografia-sergio-mattarella

https://www.ilpost.it/2022/01/16/sergio-mattarella-fine-mandato/

Immagine in evidenza:

Il Presidente Sergio Mattarella alla cerimonia della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione, Roma 2020 – Fonte: quirinale.it

Il congedo di Mattarella alla Farnesina: ‘’È il mio ultimo saluto alla comunità degli ambasciatori’’

Mattarella saluta per l’ultima volta gli ambasciatori. Fonte: lavocedinewyork.com

Ieri, lunedì 20 dicembre, ha preso avvio, presso la Farnesina, la XIV Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici d’Italia nel mondo, intitolata “Ripartire insieme: il contributo della politica estera ed europea dell’Italia alla trasformazione internazionale’’.

La sessione inaugurale della Conferenza è stata aperta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – oltre che dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e dal Segretario Generale della Farnesina, Ettore Francesco Sequi – che, allo scadere del suo settennato, si congeda tra applausi e standing ovation dei presenti.

L’evento sarà chiuso oggi, martedì 21 dicembre, dagli interventi del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e dal Ministro Di Maio.

Il riconoscimento alle forze politiche

“Consentitemi in questa ultima occasione in cui posso rivolgermi alla vostra comunità, di esprimervi fervidi auguri per il Natale, per il Nuovo Anno e per il futuro”:

La Conferenza cominciata ieri è stata l’occasione del Presidente per rivolgere un ultimo saluto a diplomatici e rappresentanti delle istituzioni italiani prima del congedo e, accanto all’ormai tradizionale scambio di auguri, diversi sono stati i punti toccati dal suo discorso: dalla gestione dell’emergenza sanitaria, al tema del lavoro accompagnato da una profonda riflessione sul nostro Paese.

Palazzo della Farnesina. Fonte: mosaico-cem.it

Mattarella ha voluto, come prima cosa, spendere alcune parole di ringraziamento e riconoscenza nei confronti del Ministero degli Esteri:

“Vorrei iniziare esprimendo la mia riconoscenza per il supporto fornito in questi anni all’attività sviluppata dalla Presidenza della Repubblica, in Italia e all’estero. Nel volgere lo sguardo ai sette anni passati, non posso non rilevare come l’attività internazionale che li ha caratterizzati non sarebbe stata possibile senza l’efficiente supporto del ministero degli Esteri, nonché dell’intera rete diplomatico-consolare “, ha detto il Capo dello Stato.

Il ricordo di memorabili italiani

Tra gli applausi e la commozione, le parole del Presidente non hanno mancato di ricordare l’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, nella Repubblica Democratica del Congo:

“Un esempio di chi aveva messo la propria italianità a servizio della causa dell’umanità”, ha detto Mattarella.

Anche Di Maio ha voluto citare l’esempio, annunciando la decisione di voler conferire ad Attanasio il titolo onorifico di Ambasciatore di grado.

Per visualizzare il testo integrale del discorso del Presidente, visitare il sito ufficiale del Quirinale: https://www.quirinale.it/elementi/61716

 

La prima difesa del virus è la fiducia

La Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici è stata anche un’occasione per stilare un bilancio della pandemia, tutt’ora in corso:

Fonte: insiciliareport.it

“La pandemia ha messo in luce la vitalità e il valore aggiunto della costruzione europea, che ha saputo coordinare le risposte degli Stati membri, evitato una chiusura totale delle frontiere nazionali, messo a fattore comune le risorse europee e nazionali per finanziare ricerca e acquisto di vaccini. Infine, con il lancio di ‘Next Generation’ è riuscita a costruire un’articolata risposta ai devastanti effetti economici e sociali della crisi. Un’azione comune, frutto di una scelta lucida, che nasce dalla consapevolezza che i destini e gli interessi degli europei sono strettamente intrecciati tra loro”.

Il più grande punto toccato da Mattarella è stata proprio l’importanza dell’avere fiducia nella scienza, poiché questa rappresenta “la prima difesa del virus“.
Il Presidente ha poi constatato come sia stato dato “troppo risalto mediatico ai No Vax” aggiungendo che ciò non andrebbe comunque a scalfire “in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani”.

 

La mission dell’Ue

L’evento è stato anche occasione per ribadire lamission dell’Unione Europea:

Deve difendere i valori liberaldemocratici e i diritti ma non si deve chiudere in un atteggiamento di ‘fortezza’ perché – ha ammonito il capo dello Stato – l’atteggiamento di ”fortezza Europa” che, con scarso rispetto dei diritti umani, alcuni manifestano, non corrisponde alle ambizioni di questa Unione europea”.

L’Italia unita davanti alla pandemia

In ultimo, ma non per importanza, il Presidente Mattarella ha illustrato il quadro economico del nostro Paese, per certi versi, incoraggiante:

“Il tasso di crescita del Pil nazionale sarà tra i più alti tra i Paesi dell’Unione. A questo si aggiunge un recupero di posti di lavoro, una ripresa dei ritmi produttivi e dei consumi e un apprezzabile miglioramento della fiducia delle famiglie e delle imprese. Segnali positivi ma ancora fragili”.

Fonte: L’Eco di Bergamo

E in tempi duri come questi, il Capo dello Stato si spinge anche fino ad elogiare l’atteggiamento costruttivo che ha accomunato maggioranza e opposizione, nel nome dell’interesse nazionale, e lo spirito italiano di dare il meglio di sé proprio nei momenti più difficili:

“Una delle caratteristiche della nostra gente si manifesta quando le condizioni sono difficili: è il momento in cui riusciamo a esprimere il meglio di noi. A ritrovare la fiducia smarrita. Non rinunciamo alle differenze e alle diversità. Ma sappiamo essere uniti sulle grandi scelte, quando le circostanze della vita lo richiedono. L’augurio che rivolgo a voi e al nostro amato Paese – per il futuro – è che lo spirito costruttivo e collaborativo, reciprocamente rispettoso, possa divenire un tratto stabile dei rapporti istituzionali”.

Gaia Cautela

Sì al voto dei 18enni per il Senato: Mattarella promulga la legge di revisione costituzionale

Il presidente Sergio Mattarella ha promulgato ieri, 19 ottobre, la legge di riforma costituzionale che estende il diritto di voto per il Senato ai diciottenni. La legge entrerà ufficialmente in vigore dalle prossime elezioni politiche, andando così a rafforzare il principio di bicameralismo perfetto vigente in Italia, che equipara Camera dei Deputati e Senato della Repubblica. Saranno quasi quattro milioni i giovani, tra i 18 e i 24 anni, interessati dalla riforma.

Il Presidente Sergio Mattarella (Fonte it.sputniknews.com)

La modifica dell’articolo 58 della Costituzione

Secondo, l’ormai obsoleto, testo dell’articolo 58 della Costituzione, facevano parte dell’elettorato attivo della Camera dei Deputati coloro che avessero compiuto i 18 anni di età. Per far parte dell’elettorato attivo del Senato della Repubblica, era necessario aver compiuto i 25 anni di età. Il Senato ha approvato, a luglio 2021, la riforma di legge costituzionale che va a ridurre l’età minima necessaria per la votazione dei senatori. 178 i senatori a favore, 15 contrari e 30 astenuti. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha così commentato questo risultato:

“Si favorisce così la partecipazione delle nuove generazioni alla vita politica e ci si allinea agli altri Paesi europei”.

La legge si compone di un unico articolo che prevede la modifica del primo comma dell’articolo 58, sopprimendo le parole “dagli elettori che hanno superato il 25esimo anno di età” in favore di “i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto”. L’articolo 58 si avvicina così al già esistente articolo 56, che riguarda invece l’elettorato attivo per l’elezione dei deputati della Camera. Anche in questo caso, il primo comma prevede che “La Camera è eletta a suffragio universale e diretto”. Una modifica che ha come obiettivi: svecchiare il Senato, avvicinare i giovani al mondo della politica e riconoscere egual peso politico e decisionale alle due Camere.

La proposta di riforma: le quattro sedute dal 2019 al 2021

L’iniziativa parlamentare è dell’Onorevole Vincenza Bruno Bossio e risale al 17 gennaio 2019. I relatori sono Stefano Ceccanti (PD) e Valentina Corneli (M5S). La discussione del testo è avvenuta, come previsto dalla Costituzione, in quattro sedute: la prima a luglio del 2019, la seconda a settembre del 2020, la terza a giugno del 2021 e, infine, la quarta a luglio del 2021. Il PD aveva presentato un emendamento con il quale veniva richiesta anche la riduzione dell’età necessaria per far parte dell’elettorato passivo. Questo emendamento avrebbe permesso, a coloro che hanno raggiunto il 25esimo anno di età, di candidarsi per l’elezione al Senato. L’emendamento è stato però ritirato e l’età minima rimane ferma a 40 anni.

Il Senato riunito (fonte ilsole24ore.com)

L’iter per la revisione di legge costituzionale

Una delle qualità della nostra Costituzione è la rigidità. Questa è volta a far valere il principio di superiorità della Carta rispetto alle leggi ordinarie. In virtù della superiorità riconosciuta al documento, ogni qual volta si vuole modificare un articolo o una legge costituzionale, il procedimento di revisione risulta più complicato rispetto di previsto per la legge ordinaria. L’articolo 138 della Costituzione afferma che:

“Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

La legge ha ottenuto l’approvazione da entrambe le Camere a luglio. Non è stata, però, raggiunta la maggioranza dei due terzi dei componenti, necessaria per evitare i tre mesi di attesa. Il 13 ottobre è scaduto il termine entro il quale poter presentare richiesta di referendum popolare e la legge è stata approvata definitivamente. Così commenta, su Facebook, D’Incà:

“L’estensione del voto ai 18enni anche per eleggere i rappresentanti del Senato è ormai una realtà. Un provvedimento che i nostri giovani meritano”.

 

Beatrice Galati