Oggi la presentazione del Rapporto di Ricerca: “Turismo delle radici e promozione all’estero dei prodotti agroalimentari italiani. Un focus sul settore olivicolo oleario”

Oggi, alle ore 15.00, si terrà un seminario per la presentazione del Rapporto di Ricerca intitolato “Turismo delle radici e promozione all’estero dei prodotti agroalimentari italiani. Un focus sul settore olivicolo oleario”, presso l’Aula Magna del Rettorato in Piazza Pugliatti. L’evento si inserisce nel contesto delle celebrazioni dell’Anno del Turismo delle Radici, proclamato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Rappresenta, inoltre, un’importante occasione per confrontarsi sulle strategie di promozione internazionale dei prodotti agroalimentari italiani, con un’attenzione particolare al settore olivicolo e oleario, e per approfondire il ruolo del turismo delle radici nel valorizzare e commercializzare le eccellenze italiane all’estero.

Origine e scopo della ricerca

La ricerca mira ad indagare sul fenomeno della promozione delle produzioni agroalimentari italiane all’estero, ma anche sull’interesse delle attività olivicole dal punto di vista turistico e, in particolare, dal punto di vista di coloro che hanno legami profondi con l’identità culturale italiana. A tal proposito, giocano un ruolo determinante i turisti delle radici, ovvero emigrati e loro discendenti che vogliono ricongiungersi con la terra d’origine propria o della famiglia durante le vacanze.  L’idea di approfondire questi fenomeni nasce da una riflessione che i dati dell’ Enit-Agenzia Nazionale del Turismo hanno alimentato. Il 30% del turismo delle radici, equivalente a circa 3 milioni di viaggiatori, copre infatti un target che va dai 25 ai 34 anni (25,7%) e dai 55 ai 64 anni (24%). Ciò genera un indotto economico di interesse che si stima abbia mosso oltre 4,2 miliardi di euro nel 2021.

L’evento

Organizzato dal Consorzio Messina Tourism Bureau (Università di Messina e Città Metropolitana di Messina), l’evento è aperto a tutti gli studenti e le studentesse universitarie, nonché a docenti universitari, istituzioni locali e metropolitane, cultori delle discipline turistiche ed enogastronomiche, professionisti e operatori turistici, produttori e imprenditori della filiera corta, e a tutti coloro che operano nel settore delle aree rurali. Ad illustrare il rapporto saranno il Prof. Carlo Vermiglio dell’Università di Messina e coloro che hanno realizzato la ricerca: la Prof.ssa Sonia Ferrari e la Dott.ssa Tiziana Nicotera dell’Università della Calabria, e la Dott.ssa Gabriella Lo Feudo del CREA. I lavori saranno infine moderati dall’Avv. Gaetano Majolino, presidente del Consorzio, mentre le conclusioni affidate al Prof. Filippo Grasso dell’Ateneo Peloritano.

Locandina dell’evento, fonte: unime.it

Antonino Nicolò

Referendum e forma di governo: l’incontro con Andrea Morrone

È questo il titolo del seminario, tenutosi giorno 10 novembre 2022, presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Ateneo di Messina.

L’incontro è stato moderato dal Prof. Alberto Randazzo, promotore ed organizzatore dell’iniziativa, con la presenza di un ospite importante: Andrea Morrone, Professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

Il seminario ha avuto ad oggetto una recente opera del Prof. Morrone, il suo libro “La Repubblica dei Referendum. Una storia costituzionale e politica (1946-2022)”, che racconta importanti fasi della storia repubblicana attraverso il prisma dell’istituto referendario.

Il Prof. Randazzo, ringraziando i presenti (tra i quali vi erano anche alunni del Collegio Superiore “Sant’Ignazio”), ha introdotto l’oggetto della relazione del Prof. Morrone, che ha discusso del suo Volume.

Nello specifico, ci si è soffermati in via preliminare sul referendum del 1946, che costituisce anche l’avvio della ricerca. Come si sa, in quell’occasione, gli italiani, reduci dal periodo fascista, furono chiamati a scegliere tra due regimi politici: Monarchia e Repubblica, con la vittoria di quest’ultima.

Come ha ricordato il Prof. Randazzo prendendo spunto dal libro, “il dato saliente emerge nel periodo storico che va dal 1970 al 2022, dalle cui statistiche si evince che ci siano state 666 proposte di referendum abrogativi e 23 costituzionali”.

I votati furono 73 e, di questi, ben 34 sono andati a vuoto a causa dell’astensionismo (uno dei limiti del referendum).
Il referendum – come lo definisce Morrone – costituisce il “sottotesto” della storia della Repubblica.
A tal proposito, come ricorda il Prof. Randazzo richiamando l’opera di Morrone, in Assemblea costituente, fu prezioso il contributo di Costantino Mortati, che propose l’introduzione di questo istituto al fine di creare e rafforzare l’interconnessione tra cittadini ed Istituzioni politiche; esso si riteneva necessario, come sostiene Andrea Morrone “contrastare quelle sfasature fra partiti ed opinioni pubbliche”.

Il Prof. Randazzo ha poi rivolto due domande all’autore:
“Colmare questo gap tra rappresentanti e rappresentati è ancora possibile attraverso il referendum, dal momento che la società è mutata e si è digitalizzata?”. Si fa riferimento al concetto di disintermediazione delle nuove tecnologie.
“Il referendum può, tutt’oggi, svolgere quell’originaria funzione per la quale è stato pensato da Mortati, visti i partiti odierni, lontani da quelli di un tempo?”.

Snodo cruciale e, al contempo, filo conduttore dell’intera opera è il rapporto tra referendum e partiti; questi ultimi temevano che l’istituto referendario, in quanto espressione di democrazia diretta, potesse avere delle ripercussioni in negativo sulla democrazia rappresentativa nel nostro Paese.
Stessa preoccupazione fu manifestata quando Mortati, nella Seconda Sottocommissione, avanzò la sua proposta, che infatti venne molto ridimensionata. Come si sa, si ammise soltanto il referendum abrogativo.

Dunque, al centro del libro vi è questo gioco di forze, questo rapporto complicato tra referendum (espressione di democrazia diretta) e partiti (espressione di democrazia rappresentativa), rapporto che a prima vista potrebbe sembrare connotato da scontri e contrapposizioni. Tuttavia, gli stessi partiti si sono serviti dello strumento referendario, fino ad abusarne.

Come ha affermato il Prof. Morrone, il referendum è stato funzionale e “servente da sempre alla democrazia rappresentativa”. Questo strumento, dunque, è stato recepito ed utilizzato come acquisizione di consensi ad uso partitico (si fa cenno ad una vicenda che coinvolse Berlinguer)
“Qual è il senso più profondo e l’intento di questa ricerca storiografica?”, si chiede l’Autore.

Il Prof. Morrone, illustrando il suo libro, ricorda che quest’ultimo è una prosecuzione di una ricerca condotta con Augusto Barbera nel 2003; nel concreto, trattasi di una storia dei referendum. Lo scopo dei due studiosi era quello di colmare un vuoto, contrapponendo al mero approccio formale dei giuristi – tra i quali, Vittorio Emanuele Orlando – un metodo giuridico, costruito attraverso la contaminazione di altre scienze (sociologia, storia).

Ecco perché il sottotitolo è “Storia costituzionale e politica”, volto a collocare l’istituto referendario nel contesto storico-politico e costituzionale del Paese. La scelta del titolo ha, tuttavia, una duplice funzione: entrare in un rapporto dialogico e al tempo stesso di netta contrapposizione rispetto all’opera “La Repubblica dei Partiti” di Pietro Scoppola, storico della sinistra democristiana.
L’idea è quella di attenuare la centralità dei partiti nella storia della Repubblica italiana, soprattutto del ’900, mettendo in luce il ruolo del referendum. La modernità c’insegna come l’unico modo possibile di concepire la politica sia stato quello di organizzare gli individui (il popolo definito bambino, privo d’identità, “massa informe”) in forme politiche (partiti). Da qui, il referendum concepito solo per abrogare una legge vigente. Benché non vi sia di fatto un referendum propositivo, è emerso come, nel concreto, quello abrogativo abbia indirettamente anche avuto una funzione di stimolo per l’introduzione di nuove leggi.

Benché, come introduceva il Prof. Randazzo, solo alcuni referendum abbiamo raggiunto il quorum di validità, è importante focalizzarsi sul ruolo di questo strumento che ha segnato tappe importanti nella storia del nostro Paese, in termini di innovazioni sul piano sociale e sul piano politico.

Come ha detto Morrone, si è avuto “un processo di costruzione della nostra cultura che è fatto non solo di partiti, ma anche di istanze popolari, cittadini, movimenti, gruppi sociali che si sono fatti promotori di notevoli iniziative”.
Molti gli spunti di riflessione che hanno animato il dibattito finale.

Ylenia Zirilli

Seminario “Emergenza COVID19: impatto sanitario e risvolti economici e sociali della pandemia”

Le Associazioni Figli d’Ippocrate, clAud e Orione con il patrocinio dell’Ateneo organizzano un Seminario che si terrà oggi, giorno 11 Maggio dalle ore 16:00 alle 18:30 sul tema “Emergenza covid19: impatto sanitario e risvolti ecomici e sociali della pandemia”. I lavori saranno  moderati dal Prorettore Vicario Prof. Giovanni Moschella.

Interverranno il Prof. Giuseppe Nunnari – Risvolti sanitari della pandemia nel breve e nel medio termine: possibili prospettive terapeutiche; il  Prof. Antonio Versace – Organizzazione e gestione del Covid Center di un Policlinico Universitario; la Prof.ssa Maria Caruso – Ruolo del personale sanitario e risvolti assistenziali nella gestione della pandemia;  il  Prof. Giacomo Oteri – Odontoiatria e Covid-19: precauzioni da adottare e protocolli di prevenzione dell’infezione; la  Prof.ssa Giovanna Spatari – Gestione degli ambienti di lavoro: le nuove “regole”; la Prof.ssa Maria Quattropani – Risvolti psicologici della pandemia; la Prof.ssa Domenica FarinellaRisvolti sociologici della pandemia nel breve e nel medio termine; il Prof. Gustavo BarresiRisvolti economici della pandemia: il controllo manageriale e le sue  indicazioni. La Relazione conclusiva sarà a cura del Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea.

Il Webinar verrà trasmesso in diretta streaming  sulla pagina Facebook Università degli Studi di Messina: https://m.facebook.com/messinauniversity/

Sarà possibile porre delle domande ai Relatori. Verranno riconosciuti a tutti gli studenti Unime 0,25 CFU per la partecipazione all’evento.

Per il riconoscimento cfu sarà necessario seguire la procedura tramite questi link.
La registrazione in entrata si può effettuare dalle ore 15:30 alle ore 16:30 dello stesso giorno.
La registrazione in uscita si può effettuare entro e non oltre 30 minuti dopo la fine del seminario.

LINK REGISTRAZIONE IN ENTRATA:
https://forms.microsoft.com/FormsPro/Pages/ResponsePage.aspx?id=RZ1nhEaDI06MhKcwTtunfy2dwi6xppBCsT1TNHciyrNUOUVPOUxBMU0yUE1SNldBRFRHQTdUVDlRSi4u

LINK REGISTRAZIONE IN USCITA:
https://forms.microsoft.com/FormsPro/Pages/ResponsePage.aspx?id=RZ1nhEaDI06MhKcwTtunfy2dwi6xppBCsT1TNHciyrNUMjY5NDNUQUhLNlc1MlBGM1FEMjhGTlZPWC4u

Per maggiori informazioni contattateci via mail:
AssociazioniunimeFCO@gmail.com

O tramite i canali social:
– Figli d’Ippocrate;
– Claud-Associazione;
– Associazione universitaria Orione.

Allo SCIPOG seminario su “Globalizzazione, pluralismo culturale, post-democrazia”

Lunedì 29 Aprile 2019. Ore 9.00. Messina. Aula Buccisano – via Malpighi, 3. Il Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell’Università di Messina, in collaborazione con l’Associazione italiana di Sociologia e l’associazione Alumnime ha organizzato un seminario di studi sul tema “Globalizzazione, pluralismo culturale, post-democrazia”.

Dopo i saluti istituzionali del professor Giovanni Moschella, pro-rettore vicario, e del professor Mario Calogero, direttore del Dipartimento promotore, si sono alternati gli interventi dei seguenti relatori: professoressa Lidia Lo Schiavo, Università degli studi di Messina; professor Roberto Serpieri, Università Federico II – Napoli; professoressa Vittoria Calabrò, Università degli studi di Messina; professor Daniele Fazio, Università di Messina e di Alleanza Cattolica; professor Dario Caroniti, Università degli studi di Messina; professor Salvo Torre, Università degli studi di Catania;

I temi principalmente trattati e sviluppati sono stati: la Globalizzazione, la società, le culture – come indicato dal titolo – e particolare enfasi è stata posta sull’analisi della post-democrazia. Con questo termine polemico si intende un’evoluzione in atto nel corso del XXI secolo che sta avvenendo in molte democrazie, dove vige un sistema politico che pur essendo regolato da istituzioni e dalle norme democratiche, viene di fatto governato e pilotato da grandi lobby, come ad esempio le multinazionali e i mass media. Secondo questa teoria politica, le democrazie tradizionali rischierebbero di perdere parte dei loro caratteri costituenti a favore di nuove forme di esercizio del potere, prevalentemente oligarchiche.

Si son toccate pure le corde dell’inclusione e dell’esclusione sociale e della globalizzazione culturale, vale a dire la diffusione mondiale di un certo tipo di cultura, prevalentemente quella degli U.S.A., e della conseguente “colonizzazione” a dispetto di quella dei paesi più poveri che non riescono ad imporsi. I colossi dell’economia mondiale, cioè i paesi più ricchi e sviluppati come Europa, U.S.A. e Giappone, acquistando quasi tutto il controllo delle telecomunicazioni, hanno privatizzato anche quelle statali. Questo processo permette loro di rafforzarsi e di inglobare nella propria struttura le reti di telecomunicazione di interi paesi. Si sta quindi formando un oligopolio a livello mondiale in cui le maggiori società competono nell’offrire servizi avanzati a una clientela qualificata. Lo scopo di queste società non è, però, quello di collegare ogni villaggio dell’Asia, Africa o America Latina, ma quello di trarre del profitto: quindi si rivolgono solo a quella minoranza di popolazione in grado di pagare i loro servizi. Infine, è stata sollevala la questione della globalizzazione nel magistero sociale della Chiesa Cattolica e delle forme di oppressione delle minoranze religiose.

I lavori dell’intero seminario sono stati moderati dal professor Giuseppe Bottaro dell’Università degli studi di Messina.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Seminario “Globalizzazione, pluralismo culturale, post-Democrazia”

Lunedì 29 aprile, alle ore 9 presso l’aula Buccisano del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche, si svolgerà il seminario “Globalizzazione, pluralismo culturale, post-democrazia”.

Dopo i saluti istituzionali, i lavori saranno moderati dal prof. G. Bottaro ed introdotti dalla prof.ssa Lidia Lo Schiavo.

Quando ci si trasforma da studente a giudice in pochi secondi: simulazione dinanzi l’ABF

©GiuliaGreco “Seminario: Diritti dei consumatori e sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie” – Dipartimento di Giurisprudenza, Messina 2019

Diritto dei consumi  è una materia complementare del corso di laurea  magistrale in Giurisprudenza, di cui è docente la prof.ssa Maria Astone, ma ha una particolarità: i ragazzi la seguono con singolare attenzione per l’attualità dei temi trattati, riguardanti i diritti dei consumatori, e per la particolare attività svolta dagli studenti, ai quali quest’anno è stato chiesto di simulare una procedura di risoluzione di una controversia dinnanzi all’ABF, Arbitro Bancario Finanziario. Questo è organismo indipendente ed imparziale che opera attraverso sette Collegi giudicanti. É stato introdotto dalla legge 262/2005 come un sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie, modificando il Testo Unico Bancario in materia creditizia e bancaria.

Gli allievi sono stati preparati dalla professoressa con l’ausilio dei suoi collaboratori – le dott.sse di Ricerca Simona Scuderi e Valeria Restuccia, e il dott. Calogero Leanza – presentando un caso reale che si è svolto dinanzi all’ABF. Gli studenti sono stati divisi in gruppi, rappresentando rispettivamente le parti in causa ed il collegio arbitrale. Ogni studente ha collaborato scrivendo specifiche parti dei temi affrontati suddividendosi il lavoro ed affrontando gli argomenti da sottolineare per “portare acqua al proprio mulino” e vincere la controversia.

©GiuliaGreco prof.ssa Maria Astone e prof.ssa Lara Modica – Dipartimento di Giurisprudenza, Messina 2019

Un lavoro di cooperazione e sinergia tra la didattica e la pratica che si riflette sugli studenti, all’inizio spaesati, per una prova non del tutto comune nell’attività universitaria. La lezione della prof.ssa Maria Astone, infatti, inizia con la classica impostazione di lezione frontale, per poi terminare con la trasformazione dei frequentanti del corso in avvocati e giudici.

L’anno 2019 è stato l’anno “fortunato” per gli studenti, i quali hanno avuto l’opportunità di simulare il processo davanti due componenti del collegio arbitrale di Palermo: la prof.ssa Lara Modica, docente dell’Università di Palermo, ed il prof. Francesco Ciraolo, docente dell’Università di Messina.

©GiuliaGreco prof. Francesco Ciraolo – Dipartimento di Giurisprudenza, Messina 2019

Ad introdurre la simulazione, il seminario “Diritti dei consumatori e sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie ABF” giorno 17 Aprile presso il dipartimento di Giurisprudenza organizzato dalla prof.ssa Astone. Dopo i saluti del direttore del dipartimento il prof. Francesco Astone e della prof.ssa Concetta Parrinello – docente di Diritto Privato e Coordinatrice Dottorato di ricerca in Scienze Giuridiche –  l’introduzione della prof.ssa Astone si è concentrata sulla tutela dei diritti dei consumatori, temi attualissimi che sfortunatamente vengono spesso poco considerati, facendo inciampare i consumatori in spiacevoli situazioni. Passata la parola al prof.ssa Modica, ha sviluppato il proprio intervento sulla tutela del contraente debole e sulla struttura dell’ABF.

<< È una grande occasione poter parlare della funzione dell’arbitro tra le aule universitarie. È un argomento che coinvolge tutti in realtà ma ancora, essendo una disciplina relativamente giovane, è difficile inserirla nel panorama accademico>>  ha detto la prof.ssa Modica.

Il prof. Ciraolo ha concentrato il suo intervento sulla Tutela dell’utente di servizi di pagamento e ABF, attraverso slide che potessero raccogliere i concetti di diritto bancario e della, appunto, tutela del soggetto consumatore dei servizi finanziari.

È seguita la simulazione con l’intervento sviluppato da ogni studente dinanzi gli ospiti del seminario. Con qualche approfondimento tecnico dei membri (reali) del collegio nei confronti dei partecipanti alla simulazione, si è concluso il seminario e l’esperienza degli studenti.

©GiuliaGreco gli studenti durante la simulazione – Dipartimento di Giurisprudenza, Messina 2019

Mettere in pratica immediatamente ciò che si studia, specie se in ambito giuridico, è un chiarimento ed un passo in avanti per i futuri giuristi.

©GiuliaGreco gli studenti durante la simulazione – Dipartimento di Giurisprudenza, Messina 2019

 

 

Giulia Greco

 

Seminario “Psicologia e Psicopatologia della felicità”

L’insegnamento di Psicologia Clinica e di Psicoterapia  del prof. Salvatore Settineri  proporrà  un seminario  aperto su “Psicologia e psicopatologia della felicità”. L’evento  si terrà nell’ Aula Magna Torre Biologica Policlinico Universitario Messina il 23 marzo 2019 dalle ore 8,30 alle 12,30, in occasione della giornata internazionale della felicità e della giornata della pace interiore.

La conquista della felicità che in molte Costituzioni è un diritto, un progetto ed un fine dell’umanità, pone problemi di carattere psicologico in quanto rapporto tra soggetto e oggetto nella relazione che la genera.

In clinica, la malattia, il disagio, il disadattamento possono creare un ostacolo oggettivo al raggiungimento e al mantenimento dello stato d’animo. La riflessione sulla felicità è allora promozione di salute come insegnano molte discipline da punti di vista diversi inoltre uno stato d’animo felice negli ambienti lavorativi ha mostrato come la presenza di questo sentimento migliora il rendimento ed il benessere dei lavoratori per cui è necessaria una formazione interdisciplinare.

Interverrano:  P. F. Scalia o.j., Prof. V. Cicero, Dott. F. Frisone, Prof. S. Settineri . E’ previsto un intervento preordinato di Radio UniversoMe.

L’organizzazione  è curata  dal Dott E. M. Merlo. (Journal Menager di MJCP).

Seminario “Il volto umano del diritto”: la testimonianza di Marco Cappato all’UNIME

L’incontro svoltosi l’11 marzo nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina, dal titolo “Il volto umano del diritto: visioni a confronto” verteva sul caso DJ Fabo-Cappato e di riflesso sull’ampio campo del fine-vita nell’ordinamento italiano. 

Il dibattito è entrato nel vivo dopo l’introduzione del prof. G. D’amico, docente di diritto costituzionale, e del prof. A. Randazzo, ricercatore di istituzioni di diritto pubblico; il nucleo della conferenza ha visto l’alternarsi delle argomentazioni di visioni differenti sul tema, espresse dai docenti: prof.ssa L. Risicato, ordinario di diritto penale, prof. A. Licastro, ordinario di diritto ecclesiastico, e prof A. Ruggeri, ordinario di diritto costituzionale, intervenuti per informare e far riflettere in merito alla disciplina italiana e i suoi limiti i partecipanti presenti all’evento, soprattutto giovani studenti, ma anche giuristi e avvocati sensibili all’argomento in questione. 

Da sinistra: il dott. Marco Cappato e gli altri ospiti – ©Ufficio Stampa UniMe, Aula Magna del Rettorato, 11 marzo 2019

Il discorso sicuramente più atteso, che di fatto non ha deluso le aspettative, è stato quello legato all’esperienza diretta di chi, come il dott. Marco Cappato, ha sempre operato in questo ambito tramite le sue personali battaglie sociali. 

Nel caso concreto e specifico, Marco Cappato, esponente dei radicali e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, nel febbraio del 2017, ha accompagnato Fabio Antoniani (DJ Fabo), divenuto cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente, in una clinica svizzera, dove ha realizzato la sua volontà di porre fine alle sofferenze provocate dal proprio stato di salute.

Al rientro in Italia, Cappato riferisce quanto realizzato alle forze dell’ordine e decide di autodenunciarsi del reato di “istigazione al suicidio” previsto all’art.580 del codice penale, per il quale rischia dai 5 ai 12 anni di carcere. 

Ancora oggi è in attesa di giudizio, in quanto la Corte d’Assise di Milano ha sospeso il processo e rimesso gli atti alla Corte Costituzionale che, con ordinanza del 24 ottobre 2018, ha dato un termine di un anno al Parlamento Italiano per emanare una legge sulla questione. 

Il caso è divenuto di rilevanza nazionale già prima del 27 febbraio 2017, perché i due protagonisti avevano deciso di rivolgere un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché esortasse il legislatore a proporre una disciplina che rendesse lecito il suicidio assistito, come in altri paesi. 

L’intervento da lui realizzato in qualità di testimone diretto, ha visto un’iniziale analisi proprio dell’articolo 580, evidenziando la necessità di un’interpretazione legata soprattutto agli interessi della società di oggi, profondamente diversi da quelli del 1930, anno in cui è entrato in vigore il nostro codice penale. 

Al termine della sua esposizione, Cappato ha rivolto al pubblico un quesito mediante un parallelismo:

“può esistere l’amore imposto? No, perché non sarebbe vero amore. Allo stesso modo, può esistere la vita imposta? No, perché non sarebbe vera vita.”

Marco Siligato

Il caso dj Fabo-Cappato e le decisioni di fine-vita nel seminario “Il volto umano del diritto”

Lunedì 11 marzo, alle ore 9.30, l’Aula Magna del Rettorato ospiterà un seminario di studi intitolato “Il volto umano del diritto: visioni a confronto. Il caso Dj Fabo-Cappato e la decisione di fine-vita”.

Dopo i saluti istituzionali, il seminario sarà presentato ed introdotto dal prof. Giacomo D’Amico e dal prof. Alberto Randazzo. All’incontro interverranno, tra gli altri, l’Avv. Filomena Gallo e Marco Cappato, che porterà la propria testimonianza sul caso.

Le conclusioni sono affidate al prof. Luigi D’Andrea.

È prevista l’attribuzione di 0,25 cfu agli studenti e anche il riconoscimento di crediti agli avvocati.

Il valore del ricordo a quarant’anni dalla morte di Mario Francese

La mafia ha sempre mietuto molte vittime, ma per non renderle vane occorre perpetuarne il ricordo. Le idee di chi ha lottato e dedicato la propria vita alla ricerca della verità non moriranno mai. E continueranno a vivere nelle parole e nelle azioni di chi ne racconta l’operato, commemorandoli nel nome di un ricordo che mai si affievolisce. Sono tante le categorie colpite dalla malavita, che non risparmia nessuno: civili, magistrati, forze dell’ordine, ispettori e giornalisti. Sì, giornalisti, come Mario Francese, garante ideale dell’informazione per antonomasia, uno dei primi pionieri delle inchieste antimafia, risoluto, ostinato ed eccellente professionista considerato scomodo da un sistema criminale, e per questo zittito. A quarant’anni dal suo omicidio avvenuto per mano mafiosa, studenti, professori e giornalisti si sono raccolti per riflettere, nell’aula dell’accademia dei pericolanti dell’università degli studi di Messina. Vi hanno preso la parola il prof. Giovanni Moschella, presidente del centro studi sulle mafie, il prof. Luigi Chiara, direttore del centro studi sulle mafie, il prof. Marco Centorrino, docente di sociologia della comunicazione e Claudia Benassai, giornalista e promotrice della realizzazione dell’evento, in collaborazione con UniVersoMe, la testata giornalistica degli studenti universitari di Messina, il cui direttore generale, Alessio Gugliotta, ha moderato gli interventi.

©Marina Fulco, Messina 2019

 

©Marina Fulco, Messina 2019

Presente anche Giulio Francese, in veste di presidente dell’ordine dei giornalisti di Sicilia, nonché figlio del giornalista prematuramente scomparso, testimone della vita del padre, di cui ha descritto e condiviso i tratti della personalità in un discorso toccante e ispirante che ha visibilmente risvegliato gli animi e smosso le coscienze dei partecipanti. “Il giornalista con la schiena dritta” è l’espressione che ha dato il titolo alla ricorrenza, che, come ha dichiarato Giulio Francese, rispecchia a pieno la figura del padre incorruttibile, coraggioso, con un modus operandi eticamente corretto, che agiva con trasparenza e responsabilità. Figura esemplare per chiunque voglia intraprendere un percorso giornalistico. Non c’è coraggio senza paura. Il figlio di Francese ha infatti negato che il padre non avesse paura. Sicuramente ne ha provata molta nello svolgere il suo lavoro, ma non ha mai lasciato che prevalesse sul senso del dovere. La reputazione odierna del ruolo di giornalista tende a subire generalizzazioni ed essere compromessa, denigrata, infangata, privata di dignità, sminuita, svilita ed erroneamente ridotta a mero sciacallaggio. Raccontare di un giornalista come Mario Francese aiuta a ripristinare quell’immagine genuina di interprete della realtà riportata con credibilità e senza essere distorta. A proposito di storpiature, dalle parole di tutti gli intervenuti è emersa un’amara consapevolezza: l’esistenza di chi vorrebbe manipolare e orientare l’informazione, ingannando la società e divulgando le sempre più diffuse fake news. Tra i consigli per riconoscerle, quello di verificare sempre le fonti di ciò che leggiamo, confrontare diversi testi e approfondire i contenuti, analizzandoli con criterio e spirito critico. Il lascito di Francese è un’eredità intellettuale e culturale che dovrebbe fungere da monito per non ricommettere più gli stessi errori. L’aver ottenuto giustizia, se pur parziale e con tante congetture irrisolte, non colmerà mai il dolore di persone come Giulio Francese. Ciò nonostante, egli stesso ha affermato, durante il suo intervento, di credere che prima o poi la verità emergerà. Se è vero che la storia insegna, quella di Mario Francese non deve più cadere nell’oblio, dove è finita per vent’anni, prima di essere rivalutata e riportata in auge per i restanti venti.

Gli interventi di tutti gli altri relatori hanno rappresentato stimoli e spunti di confronto per un dibattito interessante. In particolare, i professori Moschella e Chiara hanno analizzato la figura del giornalista Mario Francese in relazione al contesto storico della Sicilia degli anni settanta, scenario in cui l’organizzazione mafiosa si stava consolidando in modo capillare controllando molti aspetti del sistema politico e sociale della regione e dello Stato. Moschella ha definito Francese un giornalista che esercitava la propria professione scevro di condizionamenti, emblema che incarna un prototipo giornalistico sano e autentico come elemento fondante della coscienza democratica e civile. Il suo operato, che ha pagato con la vita, è la dimostrazione di come l’attività di informazione non possa essere disgiunta dal perseguire la verità”. 

Il professore Centorrino ha ribadito, in linea con quanto già sottolineato dai colleghi, la centralità di una delle funzioni del giornalismo: la tutela della democrazia e di indagine in opposizione alla criminalità organizzata. Da parte del professore è stato doveroso e spontaneo menzionare il parallelismo tra Francese e “un altro giornalista con la schiena dritta, altra vittima della mafia che si è distinto per il suo operato altrettanto degno di nota: Beppe Alfano, con il quale Centorrino ebbe il privilegio di lavorare durante l’esperienza di cronista di nera per il quotidiano “La Sicilia” di Catania”.

La giornalista Claudia Benassai, molto sensibile alla tematica ed esperta del caso Francese, su cui ha elaborato la sua tesi di laurea, durante l’incontro ha approfondito le inchieste condotte da Francese e spiegato le modalità di svolgimento del suo lavoro di ricerca, citando come modello l’articolo “Perché il Belice è un terreno minato” scritto proprio dal giornalista stesso. Il figlio Giulio ha ricordato l’importanza della lettura dei testi redatti dal padre, di cui è possibile prendere visione nel sito marioegiuseppefrancese.it., in una sezione del sito dedicata all’archivio pazientemente creato con la collaborazione del fratello Giuseppe, che fino a poco prima di togliersi la vita, si prodigò per la raccolta di dati in favore della ricostruzione dell’omicidio del padre.

©Marina Fulco, Messina 2019

La Benassai ha inoltre riportato la testimonianza del giornalista Vincenzo Vasile, collega di Mario, che per lui rappresentò un mentore dall’impeccabile etica professionale, al quale ispirarsi. Ecco un estratto del suo racconto, in cui dichiara:

“In alcune fiction recenti gli sceneggiatori tratteggiano un personaggio anacronistico, riscrivendo il profilo professionale e culturale di Mario con lo stereotipo del cosiddetto “giornalismo di inchiesta”. È invece la normalità, la quotidianità del mestiere di informare, il tratto caratteristico di Francese, e il suo omicidio dice dell’impossibilità, del divieto mafioso del mestiere di informare, alla svolta della metà degli anni Settanta. Mario lavorava una quindicina di ore al giorno, come facevano a quei tempi i veri cronisti. E la cronaca normale – riferire un rapporto dei carabinieri sui maneggi mafiosi e politici su una diga nel Corleonese – era divenuta impossibile. Un invisibile confine si era spostato. E Mario Francese lavorando normalmente quelle quindici ore al giorno si trovò un passo oltre quel confine per fare nient’altro che il suo mestiere. 

©Marina Fulco, Messina 2019

Molto significativa è stata la risposta della platea, che ha partecipato con attenzione e rispettoso silenzio, al quale è seguito un momento di interazione in cui il pubblico ha potuto rivolgere curiosità e domande agli ospiti. L’evento ha sortito l’effetto che la testata UniVersoMe si era prefissata tra gli obiettivi, e cioè, come ha affermato il coordinatore Gugliotta, quello di non speculare sul dolore e di non strumentalizzarlo con pietismo, ma di volgere il quarantesimo anniversario della morte di Francese alla sensibilizzazione dell’intera comunità studentesca e di quei giovani che, se pur non contemporanei all’epoca in cui è vissuto Francese, hanno il dovere morale di conoscerne la storia per non dimenticare. 

 

Giusy Boccalatte