6 Miglia

A Te che tendo la mano e con me il porto

Io con una barca t’inseguo e il cuore ti porgo

Con le onde ti chiamo e ti dono un tramonto

Mi ci specchio e sorrido,
ti dedico Alba, principio del mondo

Poi abbraccia il mare, gli scogli, e con la tua luce mi avvolgo

Più forte ti stringo,
spuma marina, ricordi ricolgo

Tra Noi riecheggia un canto nel tempo, l’eco dei mostri

Nei timori nascosti,
tuoni di dei agli orizzonti,
eroi astuti dai mille racconti

Noi fili di finti intrecci infiniti,
frammenti di istanti,
di correnti e rimpianti

Arazzi dai nomi parlanti,
colori danzanti.
Radici urticanti
riuniscono animi infranti

E dall’altro ramo ti guardo
e nell’abisso mi specchio
mentre la sera nelle tue luci mi perdo

‘Vivi!’ mi dicesti,
con gli occhi del Sole
Luna piena
dei nostri sogni,
del nostro amore

“Presso me!” mi rispondesti
e navigammo a largo
perché come la Creazione approdasti
sulle mie spiagge dentro gli occhi d’argo

Fatamorgana, specchio de l’anima mia
in te ritrovai sprone e poesia
Fuoco greco intangibile,
dicesti “amare è pura magia”

Ma ora siamo divisi da un romantico mare,
e tu mi rubasti l’anima senza chieder permesso, tu
accompagnata dalle stelle la notte con la voglia d’amare
con te, ogni dubbio appeso scompare

Flebile tocco continuai a sperare,
dovrà la terra nuovamente tremare
per un bacio rubato
a l’empio fato.

 

-Luna & Sole

La Marionetta e il Burattinaio

Appesa a dei fili. Sospesa nel vuoto. Io, marionetta ferma nel buio, non posso divincolarmi.
La mia bocca è serrata, le palpebre strette han paura ad aprirsi. Vorrei tranquillizzarle, dire loro che non le schiuderò se non vorranno. Non posso farlo, sono appese a un filo. I gomiti premono sulle anche, le ginocchia contro il petto. Probabilmente mi sarò aggrovigliata
cadendo. Di nuovo. Adesso Lui si arrabbierà moltissimo. Vorrei che anche la mia mente fosse appesa a un filo, non proverei paura. Non proverei il vuoto, unico mio compagno nella solitudine. Mi conosce bene, lui. Io no. Qual è il mio aspetto, quello vero? Non importa, il buio non è poi così spaventoso. Fin quando c’è Buio, i mostri non posso vederli. I fili sembrano sentirmi, si irrigidiscono.

Appesa a dei fili. Sospesa nel vuoto. Io, marionetta ferma nel buio, non posso divincolarmi. La mia bocca si apre, vorrebbe urlare. Le palpebre si schiudono, han paura. Dita nodose guidano i fili tesi. Non sono più aggrovigliata. Sul muro dinnanzi a me, la Sua ombra mi osserva. Le mie ginocchia scricchiolano. A Lui non piace questo suono. Inizia a muovere i fili, il mio corpo cigola. Lui sbuffa, d’altronde non alza mai la voce. Osservo la mia ombra danzare sulla parete poco illuminata, sembra graziosa. La mia mente osserva la scena, non so più cosa stia facendo la mia bocca, le mie gambe, le mie ginocchia. Scopro di incuriosirmi, guarda che angoli appuntiti che ho! Esilaranti. L’ombra si ferma. Non danza più
sulla melodia dei miei cigolii. Non c’è, però, solo il rumore dei miei pensieri. C’è uno scoppiettio, lieve. Sarà un’altra melodia su cui danzare.

Sciocca.

La parete svanisce, insieme ad Ombra. Le dita nodose adesso guidano me. Si attorcigliano attorno ai fianchi. Una casetta in pietra ha preso il posto della parete. C’è molta luce al suo interno, ha un colore travolgente. La casetta si fa sempre più grande, lo scoppiettio più forte. Resto ipnotizzata dalla luce. Adesso è Lei a danzare. Le dita nodose si srotolano dal mio corpo, mi lasciano cadere. I fili non si irrigidiscono questa volta. Non sono più sospesa nel vuoto. La luce mi acceca, mi abbraccia. La sua danza mi avvolge. Mi sento leggera. Vorrei dirlo alle palpebre, alla bocca, alle ginocchia ma non riesco più a vederle. La luce si affievolisce. La mente non fa più così rumore. Improvvisamente, buio.

Non vedrò più i mostri adesso.

Silvia Bruno

Nostalgica Via

Cammino lungo la nostalgica via,
ascolto il rumore delle fronde
degli alberi ormai stanchi.
Odore di terra bagnata,
la pioggia l’ha accarezzata,
il vento quasi la bacia.
I colori sono cambiati,
il cielo diventa plumbeo,
la luce del sole si affievolisce.
Come muta la stagione,
mutano i sentimenti,
la frivolezza estiva
lascia spazio alla malinconia.
Continuo a passeggiare,
le foglie scricchiolano
quando i miei passi
le calpestano.
La nostalgica via
mi accompagna verso
una nuova stagione
e con lei nasceranno
nuovi orizzonti.

Alda Sgroi

Maschere

Se giungesse
una persona perfetta,
con fare bonario,
e ci tendesse la mano?
Quella stessa persona
s’insinua nel cuore,
con apparenza composta,
e ne fa il suo gioco.
Indossa una maschera
di bella manifattura
per riuscire ad ingannare
e turbare l’animo per sempre.
Dobbiamo avere coraggio,
nonostante le maschere,
per distruggere le apparenze.
La persona vera è quella che
una maschera non ce l’ha
e mostra sempre la verità
fatta di trasparenza e credibilità.

Alda Sgroi

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Il Natale

Candida neve,
frettolosi passanti
corrono per strada.
Le luci delle vetrine,
quasi soffuse,
illuminano poco
la vecchia via.
Al centro s’innalza
un albero abbellito
con colori festosi.
Profumo di vischio,
di biscotti caldi
e di aria natalizia.
Il vagito di un bimbo,
il sorriso di un anziano,
il canto delle genti.
La cometa sfugge
all’occhio nudo
di chi non sa amare.
Atmosfera tanto attesa,
il Natale è alle porte.
Nel mondo
c’è chi soffre,
c’è chi lotta
e chi non si arrende,
ma il Natale cerca
di far ritrovare
i cuori della gente.
E potrà certo arrivare
solo una volta l’anno,
ma la magia
di questa festa
vive nel ricordo
di chi sa gioire.

Alda Sgroi

*Immagine in evidenza: illustrazione di ©Marco Castiglia*

Scolopendra

Dicembre
e illuminavi
i viali di
stinti ricordi
ognuno
del secondo precedente

Ho provato
a incollarli
con il biadesivo
a inalare
il liquido di sviluppo
a cercarti
nei più cremisi angoli
della camera oscura
Volevo leggere le pellicole
come foglie di tè
per far finta di conoscerti
per nome

Il passato
è una catena arrugginita
ancorata
alla mia carotide
e il tuo
è un tiro alla fune
unilaterale

Chiara Tringali

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Fantasmi

Nella mente
la malinconia,
a dover rimarginarsi
è rimasta la ferita.
Il nostro legame
l’ha portato via
il vento improvviso.
Hai colpito il mio cuore
e ne hai fatto polvere,
hai frantumato i ricordi
e li hai resi schegge.
Il lieto fine ormai
svanisce nell’oblio.
Non c’è più amore,
solo silenzio
e tanto rancore.
Siam due fantasmi
che hanno vissuto
un sentimento parallelo
che non s’incontra mai.

Alda Sgroi

immagine in evidenza: Illustrazione di Marco Castiglia

Mare


Mare

inizio e fine di tutte le cose.

Culla della civiltà.

Da te, leggenda narra,

nacque la Dea Afrodite,

dea della bellezza

e dell’amore,

a testimoniare

la tua magnificenza

e grandezza.

Sei al centro delle

storie più grandi.

I tuoi fondali

nascondono

i più antichi segreti.

In te nasciamo,

in te vogliamo morire.

Chiara Fedele

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Ode

Combattere il disgusto di un nuovo acquisto
Il magnetismo di un tozzo di pane
Nutrito dalla farina di un altro sacco
Uso le poche parole che so
Che ho
Per giustificare la mia prepotenza
Nel dargli voce
Non hanno stile o
Grazia o arguzia
Sono trite e ritrite
Dentro lo studio di un
Macellaio
Sono lo strazio
Tra le urla di un vitello
E il silenzio di una
Vita avariata

Chiara Tringali

Parigi degli intelletti

Due amanti. Lui e lei. Vuoti, corpi miseri intrecciati, incastro perfetto.

Era Parigi, in una delle stanze sui tetti. Un piccolo appartamento polveroso, disordinato, rifletteva la casualità di quell’incontro. Due singoli a cui piaceva vincere o sapere di avere ragione. E fu una lotta senza il desiderio di distruggere l’altro.

Non era la città degli amanti, del romanticismo, dell’amore puro. Era la Parigi degli intelletti, la festa mobile cantata da Hemingway. E loro amavano di un amore narciso, a tratti egoista. Amavano sapere di essere ammirati, ascoltati.

O forse non amavano affatto, ma trovavano un senso strano di appagamento nel riempire le loro menti di strani giochi, parole combinate che loro stessi afferravano a fatica.

Lei era smarrita, distratta, tratta lontano dal mondo e da se stessa, non più messa a fuoco. Si cercava nel posto sbagliato, usando gli altri come specchio per ritrovare il riflesso che più le faceva comodo. Giocava a fare finta di sapere la direzione, ma guardava la bussola sbagliata. In lui aveva trovato il riflesso di quello che sperava di essere, ma sapeva di non essere mai stata davvero.

Tra loro non c’era mai silenzio quando erano anime. Poi diventavano corpi, muti, che si rincorrevano nel ricordo dei discorsi infiniti.

Erano in una Parigi che è stata, che non è più, sulle tracce di amori proibiti e di relazioni profondamente effimere, radicate nell’alchimia tra le menti. Non vi era amore neanche tra i più grandi… era forse una profonda ammirazione o la brama di possedere l’altro e rubare ciò che di buono c’era.

Due individui, separati, girovaghi tra la polvere dei ricordi, tendando di rincorrere o provare ad afferrare qualcosa che fugge senza sosta. Il passato, le memorie, i ricordi: denti di leone che si sgretolano appena ci si avvicina con troppa foga.

Erano solo corpi che percepivano loro stessi e che si erano trovati per caso o per fortuna in una delle stanze sui tetti. Nessuna domanda, nessun significato. Solo la Parigi degli artisti e due corpi che si cercano nei vuoti dell’opposto.

Giulia Cavallaro

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia