Sceneggiatori in sciopero, Hollywood trema dopo 15 anni

Il due maggio scorso la Writers Guild of America (associazione che tutela a livello sindacale i lavoratori del mondo dello spettacolo) ha indetto uno sciopero contro la mancata disponibilità dell’associazione dei produttori, la Alliance of Motion Picture and Television Producers. 

Ebbene sì, sembra proprio che gli sceneggiatori di Hollywood siano fermi. Ad annunciarlo, una nota pubblicata tre ore prima dalla scadenza del contratto triennale, dove si richiedevano accordi riguardo la paga minima settimanale e maggiore attenzione sulle tutele lavorative. Tra queste, ad esempio, un numero minimo di settimane lavorate a episodio o un numero minimo di autori per ogni writers room. Con lo sciopero di oltre 10.000 sceneggiatori, secondo i media locali, si avrà una ricaduta su più di 800.000 lavoratori dello spettacolo, bloccando set, produzioni e programmi.

L’ultima protesta risale alla fine del 2007 – inizio del 2008

Uno sciopero che costò agli Studios circa 2 miliardi di dollari. Proprio quindici anni fa gli sceneggiatori “posarono le penne” (oggi i computer) per manifestare il proprio malcontento, bloccando l’industria cinematografica più produttiva e ricca del mondo per una centinaia di giorni. Questo comportò ritardi per la produzione di film e serie che furono chiuse in anticipo oppure subirono forti ritardi.

Show come il Tonight Show, l’Ellen Show e The Daily Show furono bloccati per quindici settimane, la prima stagione di Breaking Bad fu ridotta a sette episodi invece di quattordici e molte altre (come Scrubs Lost) incontrano alcune difficoltà.

Anche gli sceneggiatori italiani sostengono i colleghi americani

Writers Guild d’Italia si dice profondamente solidale con quella americana, in quanto i ritmi serrati delle nuove piattaforme in streaming sembrano essere un problema comune. Infatti, i lavoratori producono una maggiore quantità di prodotti ma guadagnano il minimo sindacale. Il presidente di Wgi, Giorgio Glaviano, sottolinea:

Abbiamo seguito con estrema trepidazione la trattativa dei colleghi americani. Abbiamo sperato fino alla fine che la frattura con i produttori Usa si sarebbe composta, ma così non è stato. Esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi della Wga, perché le loro lotte sono anche le nostre. In tutto il mondo la figura dello sceneggiatore è minacciata da compensi sempre più risicati e da condizioni lavorative sempre più vessatorie .Non solo, se a questo aggiungiamo le presunte scorciatoie offerte dalla IA vista come panacea, il nostro lavoro rischia di diventare sempre più una lotta per la sopravvivenza. Noi non tradiremo i nostri colleghi al di là dell’oceano, come qualcuno ha scritto, prestandoci al dumping, noi sosterremo in tutti i modi i colleghi americani.

Timore per l’ IA : potrebbe diventare una degna sostituta?

Un’altra problematica sembra essere quella dell’ intelligenza artificiale. Gli sceneggiatori temono che in futuro potrebbe sostituirli, perché è ormai noto come l’IA sia in grado di ideare nuovi scenari – in taluni casi, anche soddisfacenti. WGA, quindi, ha chiesto un aumento della regolamentazione sull’utilizzo dei software che possano sostituire l’uomo in prima persona. Dall’altra parte l’AMPTP, società che rappresenta gli studios e le piattaforme,  ha sospeso il giudizio e si limita a mettere al vaglio i motivi della protesta avanzata dagli sceneggiatori.

Anche alcune celebrità hanno espresso il loro parere sulla questione. George Clooney teme che l’uso dell’ IA comporti un aumento delle disuguaglianze e le discriminazioni a causa di algoritmi che riproducono stereotipi.  Tom Hanks, nonostante sarà ringiovanito dall’intelligenza artificiale, considera impossibile sostituire il genio umano di coloro che “come per magia”, riuniti ad un tavolo, costruiscono una storia che potrebbe diventare un nuovo capolavoro cinematografico.

Serena Previti

Caro gasolio: sempre più pescherecci a terra. La protesta del settore ittico

Fino a venerdì 11 marzo i pescherecci italiani rimarranno ormeggiati ai porti. Lo sciopero per il “caro gasolio” è il risultato di proteste contro il raddoppiamento dei prezzi che ha inciso sull’economia delle marinerie italiane.

Caro gasolio: pescherecci fermi -Fonte:ansa.it

A seguito della decisione attuata dai camionisti, la protesta si è estesa. La decisione è stata presa dall’assemblea dell’Associazione produttori Pesca, riunitasi domenica scorsa a Civitanova Marche (Macerata). L’esito del consiglio ha visto oltre l’80% dei rappresentanti delle marinerie italiane a votare favorevolmente la proposta.

Lo sciopero generale

La risoluzione mira a tutelare le attività della pesca che non riescono a sostenere il caro gasolio. Dal 7 marzo 2022, dunque, migliaia di pescherecci sono rimasti attraccati in numerosi porti italiani.

Sciopero pescherecci -Fonte:it.finance.yahoo.com

Trattandosi di una crescita repentina del prezzo, il settore chiede da giorni aiuti per farvi fronte, usando metodi volti a dare un segnale ancora più forte alle istituzioni. La serrata promossa dalle marinerie, come è stata confermata da Gilberto Ferrari, di Confcooperative Fedagripesca, è autorganizzata e autonoma nelle intenzioni degli operatori ad astenersi dalle uscite in mare.

Centinaia di armatori di pescherecci provenienti da varie regioni sono scesi in piazza Santi Apostolici a Roma per protestare sull’ultima mannaia che ha messo in ginocchio il settore, già fortemente sofferente.

Il caro gasolio: dal prezzo del Brent ai porti locali 

Le cause principali dietro il caro-carburante sono solo in parte attribuibili all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il prezzo del Brent, ossia il petrolio estratto nel Mare del Nord, e usato come riferimento nel settore petrolifero, ha infatti raggiunto i 127 dollari al barile, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo nel 2021. Prezzo costantemente in rialzo dall’autunno del 2021 e che ha fortemente condizionato il susseguente prezzo di benzina e diesel.

Caro gasolio -Fonte:it.motor1.com

L’Italia importa dalla Russia circa il 10% del greggio totale che utilizza. Dato che permette facilmente di capire come l’invasione dell’Ucraine e le successive sanzioni applicate alla Russia dall’Unione Europea abbiano avuto un effetto a cascate in numerosi settori del nostro Paese. Tra questi l’immobilità delle flotte e l’obbligo per i distributori di carburante di razionare il gasolio tra i clienti. Ecco dunque che alcuni porti, disponendo spesso solamente di cinque mila litri di carburante di riserva, una quantità appena sufficiente per una settimana lavorativa per le barche di grandi dimensioni, non riescono a sostenere l’attività di pesca locale.  

Le dichiarazioni dell’Associazione armatori

Il Presidente dell’Associazione armatori Pescara, Francesco Scodella, sostiene che l’origine della protesta è legata a più questioni di notevole peso, ha dunque così dichiarato

“Le barche non usciranno per la pesca da dopo la mezzanotte di domenica per protesta contro l’aumento del costo del gasolio che è la goccia che ha fatto traboccare il vaso… Il carburante è sempre in aumento. Noi lavoravamo, dall’inizio della pandemia, con il gasolio a 30 centesimi. Piano piano il costo è aumentato ed è arrivato ad 1 euro e 10 oggi. Più che raddoppiato se non triplicato. Ora le barche più grandi in mare consumano 2.500 euro al giorno rispetto alle mille di prima.”

Già nel 2008, infatti, i pescatori avevano portato avanti uno sciopero ad oltranza a causa delle regole imposte dall’Unione Europea sugli stessi argomenti ripresentati in questa settimana. I pescatori chiedono risposte chiare al Governo al fine di evitare la stessa escalation di 14 anni fa.

La protesta dei pescatori -Fonte:imperianews.it

Questi hanno attuato una serrata nel più grande mercato ittico d’Italia, ossia il Centro agroalimentare di Roma. La carenza di prodotto locale, che rappresenta una componente essenziale del prodotto commercializzato, creerà enormi difficoltà che interesseranno l’intera filiera. Ciò accade in quanto il pesce viene trasportato in un sistema di catena del freddo che comportando un alto assorbimento dei consumi energetici.

L’incontro con il Mipaaf: le proposte

L’incontro tenutosi con il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) mercoledì 9 marzo ha visto l’impegno da parte del Governo di emanare un decreto di sostegno alle filiere ittiche. La proposta prevede un’iniezione finanziaria di 20 milioni di euro.

I sostegni immediati annunciati, secondo il senatore Francesco Battistoni, sottosegretario e referente istituzionale sul tema insieme al capodipartimento Francesco Saverio Abate ed al direttore Riccardo Rigillo, sono un importante momento di concertazione “utile e necessario per ascoltare le categorie della pesca e condividere insieme un percorso che porti al superamento delle due crisi che, insieme, stanno investendo il nostro Paese in questo momento storico: la pandemia e la guerra in Ucraina”.

È stato richiesto:

  • Un tetto massimo al prezzo del gasolio;
  • Cig in deroga (Cassa integrazione in deroga) che prevede un intervento di integrazione salariale a sostegno delle imprese che non possono ricorrere agli strumenti ordinari di (Cigo e Cigs), in quanto hanno già esaurito il periodo di fruizione delle tutele ordinarie o poiché esclusi all’origine di questa tutela;
  • Il ripristino della legge che prevede maggiori sgravi contributivi per i lavoratori;
  • Erogazione di risorse comunitarie.
Pesca, Mipaaf -Fonte:newtuscia.it

Al fianco dei pescatori vi è la Lega che, come confermato dall’onorevole Augusto Marchetti, sta lavorando per l’emendamento al Decreto Energia. L’obiettivo è fornire aiuto concreto a quei settori che per l’aumento dei costi del carburante sono costrutti a fermarsi.

Anche deputati di Fratelli d’Italia come Emanuele Prisco, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia nelle Marche, e Lucia Albano, componente della Commissione Finanze, chiedono un chiarimento sull’aumento del prezzo del gasolio e un intervento imminente dell’Esecutivo al fine di ridurre da parte del Mipaaf le giornate di fermo pesca per il 2022 che fanno affondare definitivamente la flotta peschereccia italiana portandola sotto la soglia di sostenibilità economica e facendo sparire dalle tavole italiane il pescato nazionale.

Giovanna Sgarlata

Cgil e Uil oggi in sciopero generale: stop a trasporti e servizi. Ecco spiegate le motivazioni

Le due sigle sindacali Cgil e Uil hanno proclamato un nuovo sciopero generale. La manifestazione nazionale si è tenuta a Roma con un contemporaneo svolgimento delle iniziative nelle città come Bari, Cagliari, Milano e Palermo che hanno fatto da cornice allo stop di 8 ore sia dei trasporti cittadini sia di molti altri settori.

Sciopero generale del 16 dicembre -Fonte:ilgiorno.it

Lo stop odierno è volto a protestare contro la legge di bilancio presentata dall’Esecutivo. Tale manifestazione, di portata nazionale, ha compreso nel suo spettro lavoratori pubblici e privati inseriti dal trasporto ferroviario, aereo e cittadino, il personale autostradale, i corrieri, i lavoratori della logistica, i portuali e gli autotrasportatori. Sono rimasti fuori invece i dipendenti sanitari, delle poste e dell’istruzione scolastica. La presenza dei segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri, alla manifestazione in Piazza del Popolo a Roma, ha visto come contraltare la mancata adesione della Cisl. Questa ha indetto invece uno sciopero alternativo previsto sabato 18 dicembre “per lo sviluppo, il lavoro, la coesione”.

Motivazioni dello sciopero

La “Manovra 2022” messa in moto dal Governo Draghi è stata oggetto di un sentimento di generale insoddisfazione da parte dei sindacati confederati italiani Cgil e Uil. I fronti caldissimi su cui si sono scontrati risultano i seguenti:

  • Fisco
  • Pensioni
  • Scuola
  • Politiche industriali
  • Contrasto alle delocalizzazioni
  • Precarietà del lavoro giovanile e femminile
Sciopero generale del 16 dicembre: chi si ferma -Fonte:tg24.sky.it

Il nodo della questione si aggira prettamente sull’intervento governativo finalizzato alla riduzione della pressione fiscale sui fattori produttivi, attraverso l’uso di 8 miliardi di euro annui destinati alla riduzione dell’Irpef (quota percentuale di reddito assorbita dall’imposta aumenta in proporzione al reddito stesso) e dell’Irap (un tributo da versare ogni anno alla propria regione di appartenenza, che va a tassare il cosiddetto “valore della produzione”, ossia la differenza tra il ricavato complessivo annuale ed una quota che comprende i principali costi di gestione).

Le lamentele dei sindacati sono nate per la mancanza – a loro dire-  di confronto con le parti sociali. La richiesta di Cgil, Uil e Cisl è dunque volta ad indirizzare le intere risorse verso la riduzione della pressione fiscale sui redditi bassi e medio-bassi dei lavoratori e dei pensionati, che rappresenterebbero circa l’85% dei contribuenti Irpef.

La scelta invece adoperata dall’Esecutivo è stata – secondo i sindacati – quella di operare in maniera ingiusta sui redditi di tutti i contribuenti, anche quelli più ricchi. Quest’ultimi altresì ne trarranno maggior vantaggio, innescando un sistema contrario della progressività, facendo sì che i redditi dei lavoratori dipendenti, fino a 35mila euro, siano i più penalizzati. Ciò si verificherà a seguito dell’abbassamento dell’aliquota che verrà compensata con l’effetto delle nuove detrazioni.

Tagli dell’Irpef e Irap -Fonte:investireoggi.it

L’esito di questo meccanismo di iniquità è il frutto della struttura del sistema fiscale italiano fondato su una tassazione progressiva divisa per scaglioni di reddito. Dunque ad esempio

“Se si abbassa la seconda aliquota (da 27 a 25%) non significa che ciò riguardi solo ed esclusivamente chi guadagna tra 15.001 euro e 28.000. Se il mio reddito è 50mila euro, i miei primi 15mila euro saranno tassati al 23%, dai 15.001 a 28.000 al 25% (ora al 27%) e la parte restante al 35% (ora al 38%), con il risultato di circa 740 euro di tasse in meno da pagare.”

La contrarietà dei sindacati alla riduzione o cancellazione dell’Irap di oltre 1 miliardo di euro è dovuta al fatto che questa tassa regge il Sistema sanitario nazionale. Si deduce pertanto come, non mai più di oggi, le garanzie per la sanità necessitano di essere incrementate e non ridotte. Affinché si mantenga lo stesso ammontare del taglio dell’Irap si dovrà ricorrere alla fiscalità generale e dunque ad un ulteriore costo che verrà spalmato su tutti i contribuenti.

L’altro punto molto criticato della legge di bilancio è la quantità di denaro stanziato al fine di limitare l’aumento del costo delle bollette energetiche. Il disegno di legge prevede altresì il finanziamento di 2 miliardi di euro per compensare gli effetti della crisi energetica sulle bollette della popolazione, ma i sindacati li hanno giudicati troppo miseri.  L’Esecutivo infatti negli ultimi giorni ha già aumentato il totale dei fondi stanziati a 3,8 miliardi di euro.

La soluzione secondo i sindacati

La proposta dei confederati italiani mira ad intervenire sui redditi bassi e medio-bassi utilizzando la decontribuzione strutturale per i lavoratori con un reddito non superiore a 20 mila euro annui.

Tale agevolazione nasce dalla scarsa capienza fiscale di circa 11 milioni di lavoratori. Dunque l’intervento sulle agevolazioni sociali permetterà un immediato vantaggio, evitando così la riduzione della detrazione di spese mediche o spese per istruzione.

Perché giovedì 16 dicembre c’è lo sciopero generale -Fonte:quifinanza.it

Queste sostengono altresì un incremento delle detrazioni da lavoratore dipendente per i lavoratori dai 20 mila euro ai 50 mila euro e la detrazione da pensione per i pensionati.  Si sarebbe dunque selezionata e “ritagliata” la platea di riferimento dell’intervento fiscale. Ciò avrebbe evitato la dispersione delle poche risorse su platee più ampie.

“I redditi più alti non utilizzeranno il vantaggio fiscale per aumentare i consumi o ridurre i debiti, al contrario dei redditi più bassi il cui contributo alla crescita economica è tanto forte quanto è maggiore il beneficio fiscale.”

L’applicazione di una riforma fiscale più equa potrebbe dunque ricavarsi attraverso la conduzione di una lotta seria all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva, che ridurrebbe drasticamente l’edificio che alimenta l’economia sommersa.

Lo sciopero del 16 dicembre

Ad aderire all’iniziativa sono trasporti locali e nazionali (dai bus alle metro ai taxi, dai treni agli aerei), gli uffici pubblici e privati, gli studi professionali, gli organi di Polizia, le aziende private, le fabbriche e le banche.

Sciopero generale, Cgil e Uil contro tutti -Fonte:newsby.it

Filt-Cgil e Uiltrasporti hanno indetto uno sciopero sia dei dipendenti di Ferrovie dello Stato (dalla mezzanotte alle 21 del 16 dicembre). Sono garantite due fasce orarie in cui i treni circoleranno regolarmente (dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21).  Le tratte a lunga percorrenza, sia con le compagnie come Trenitalia e Italo, non subiranno cancellazioni. Non vi hanno aderito invece i dipendenti di Trenord, azienda che gestisce il trasporto ferroviario regionale della Lombardia.

Nel trasporto aereo lo sciopero riguarda il personale navigante, gli addetti alle attività operative degli aeroporti e i controllori di volo. Sono assicurati anche qui una serie di voli nazionali e internazionali (dalle 7 alle 10 e dalle 18 alle 21).

A partecipare è stata anche la Rai che ha annunciato delle variazioni alla programmazione televisiva odierna, dovuta all’adesione dell’interno turno di lavoro avvertito da Sic-Cgil e Uilcom-Uil (dalle ore 24 di oggi).

Chi non si ferma

Saranno esonerati dalla manifestazione:

  • Il settore della sanità pubblica e privata, comprese le RSA: al fine di salvaguardare il diritto prioritario alla salute dei cittadini in questa fase di emergenza pandemica;
  • La scuola, per quanto riguarda i docenti e il personale ATA: non rientrano in tale esenzione i servizi mensa;
  • I settori dell’igiene ambientale;
  • Gli sportelli postali: in quanto essenziali all’adempimento di pagamenti importanti come l’Imu, nell’ultimo giorno disponibile;
  • Le aziende esonerate per singole concomitanze con agitazioni ravvicinate già annunciate: si intendono le cooperative degli stenografisti dei tribunali, le imprese nelle pulizie multiservizi e nella vigilanza privata;
  • Alcune aziende del trasporto pubblico locale come la Panoramica Chieti e la Avm-Actv di Venezia e nel trasporto aereo le società di servizi aeroportuali come la Mle che opera a Linate e Malpensa, o il personale addetto ai servizi portuali che sciopererà invece il 17 dicembre.
Poste Italiane -Fonte:postenews.it

Giovanna Sgarlata

Sciopero dei Docenti Universitari. Davvero necessario?

La protesta degli studenti. L’UDU all’Associazione di Garanzia: “Un messaggio al futuro governo!”

Sono più di 7mila i professori universitari che aderiranno allo sciopero indetto dal 1 giugno, che sta mettendo a rischio un intero appello della sessione estiva 2018.
Le ragioni di questo nuovo sciopero? I docenti chiedono che venga rivisto, da chi di dovere, il sistema degli scatti di stipendio e altre rivendicazioni generiche sul sistema universitario.

Ragioni sacrosante se tutto ciò non andasse però a danneggiare solamente gli studenti:

“Il governo non è ancora stato creato, la situazione politica è instabile, difficilmente gli insegnanti potrebbero ottenere da questo sciopero un riscontro positivo in tempi brevi, al contrario, gli studenti ne risentiranno istantaneamente.”

Sono queste le ragioni che gli studenti hanno avanzato. L’Udu, l’Unione degli Universitari, ha richiesto l’aiuto dell’ Autorità di Garanzia sugli scioperi affinché i professori vengano invitati a sospendere lo sciopero e nel frattempo hanno lanciato una foto-petizione in cui ribadiscono i danni che questo sciopero causerà sulla loro pelle.

Non resta che sperare quindi in uno stop da parte dell’ Autorità di Garanzia, ma se ciò non dovesse avvenire i docenti restano fermi sulle loro posizioni e affermano: “Scioperiamo lo stesso per mandare un messaggio al futuro Governo in vista della prossima manovra”.

Va ricordato che nella scorsa sessione autunnale, un primo sciopero aveva già coinvolto gran parte dei docenti di tutte le università italiane. Sciopero con scarso esito e ancora una volta a scapito degli studenti.

Benedetta Sisinni