Reddito di cittadinanza: falso sito raccoglie 500mila richieste

Si trattava dell’esperimento satirico di un’agenzia di comunicazione, ma 500mila persone ci hanno creduto ed hanno inoltrato richiesta.

Il reddito di cittadinanza è uno degli argomenti politico-economici più caldi degli ultimi mesi, anzitutto negli ultimi giorni con la manovra finanziaria in approvazione in Parlamento e governo gialloverde in fibrillazione.
Proprio nelle ultime ore è giunta notizia della creazione e del successo di un sito-fake, con design simile a quello dell’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) e un invito ben preciso: “Prenota il tuo reddito di cittadinanza 2018-2019”.

Il portale, denominato IMPS – Istituto Mondiale Provvidenza Solare, è stato realizzato da Ars Digitalia, agenzia di comunicazione che ha voluto usare l’espediente satirico per architettare un esperimento sociale.

“Dopo una campagna elettorale come quella passata, pensiamo che sia compito della satira, anche molto spinta come quella che abbiamo creato, far riflettere gli elettori e comprenderne i sentimenti.

I partiti ci potranno accusare di strumentalizzare la miseria delle persone, ma dovranno ammettere di averlo fatto loro in primis giocando su quella vulnerabilità per ottenere posti in parlamento con promesse alquanto discutibili”, dichiara l’agenzia stessa.

In fondo alla pagina web, è dichiarato apertamente che “il sito è stato sviluppato per fini ludici” e “made with love from Naples by Ministero dello sviluppo ergonomico.

Dunque, nonostante ad un astronauta del web mediamente accorto, bastino pochi minuti per capire che si tratta di uno scherzo e di un portale fake, fino ad oggi (da marzo 2018, data della creazione del sito) sono state più di 500mila le persone che hanno inserito i propri dati sul sito in attesa di ricevere il Reddito di Cittadinanza.

A convincere gli utenti hanno contribuito la “struttura istituzionale” del sito e un’infografica allettante: 780 euro per i single e fino a 1.638 euro per le famiglie in difficoltà.

“Se per qualche motivo vi abbiamo offeso ci scusiamo sinceramente, prendete questa solo come un’occasione per imparare ancora una volta a distinguere il vero dal falso.
E sappiate che non salviamo nessuno dei vostri dati personali senza autorizzazione.
La sicurezza passa prima da noi”, spiega Ars Digitalia sul suo sito ufficiale.
Insomma, una satira che colpisce, suscita un sorriso e dimostra ancora una volta il potere di persuasione dei contenuti “fake” su internet.

Antonio Mulone

“Sono tornato”: quando l’incubo del passato ci insegna qualcosa

“Sono tornato” è un film del 2018 prodotto dalla regia di Luca Miniero. La pellicola è una trasposizione all’italiana del film tedesco “Er ist wieder da” (che avevamo recensito qui: Lui è tornato). Entrambe raccontano di un ipotetico ritorno ai giorni nostri, rispettivamente, di Mussolini ed Hitler.

Nei panni del Duce troviamo Massimo Popolizio, il quale ha ricevuto, per la magistrale interpretazione del personaggio, il premio Flaiano per le sceneggiatura. Ad aver a che fare con il dittatore vi è invece Frank Matano, nei panni del giovane regista di nome Canaletti da poco licenziato per l’emittente per cui lavorava. Il giovane, scambiandolo per un originalissimo attore, non si lascia sfuggire l’occasione: i due iniziano un viaggio lungo il bel paese per girare un docufilm sulla figura del dittatore e, a detta di quest’ultimo, per “ricostruire l’impero”.

Mussolini ha così modo di confrontarsi con l’Italia di oggi, i suoi problemi e le lamentele del suo popolo e da abile comunicatore qual era riuscirà a godere della simpatia di molti. Tra gag esilaranti e critiche provocatorie lo spettatore potrà divertirsi e riflettere allo stesso tempo, guardando quella che potrebbe definirsi una commedia pedagogica. Si tratta di una vera opera cinematografica e soprattutto documentaristica, infatti la pellicola non ha il solo fine di seguire una trama ma svolge anche un’attenta analisi della realtà. Emblematica, a tal proposito, è una frase dello stesso Mussolini:

Eravate un popolo di analfabeti, ritorno dopo ottant’anni e vi ritrovo ancora un popolo di analfabeti

Il film, come invece si potrebbe pensare, non vuole essere solo una mera ammonizione a ciò che non funziona nel nostro paese ma anche e maggiormente al popolo italiano. Quest’ultimo infatti si rivela, agli occhi del dittatore, ancora incapace e/o negligente riguardo la gestione della cosa pubblica. Inoltre, come si può notare da scene girate in “incognito”, molti connazionali, alla vista del capo fascista, reagiscono scherzosamente con il tipico saluto senza rendersi conto del peso storico di determinati fatti. Ecco allora che l’incubo del nostro passato può insegnarci qualcosa: dobbiamo sempre autovalutarci, come singoli e come popolo, con spirito critico. Tutto questo al fine di riconoscere le nostre lacune come cittadini e colmarle per il nostro bene sociale e per quello democratico del nostro paese.

Angela Cucinotta

“Lo ha già detto Gesù”. Filippo Giardina si racconta su UniVersoMe.

Con il suo ottavo spettacolo satirico “Lo ha già detto Gesù” ritorna sul palco Filippo Giardina uno dei comici più sagaci e controversi del panorama italiano, nonché fondatore del fortunato gruppo “Satiriasi”, che in Tv e sul web sta riscuotendo sempre più successo. 

Noi di UniVersoMe abbiamo avuto il piacere di intervistarlo prima della sua prossima data del 20 Aprile al Cineteatro Metropolitano di Reggio Calabria.

 

Chi è Filippo Giardina?

Io faccio il comico e, anche se in Italia è considerato un lavoro poco nobile, in tutto il mondo è un mestiere molto apprezzato. Scrivo, faccio monologhi da 20 anni e ho creato alcune sceneggiature, ma in generale faccio il comico a 360 gradi, di tipo satirico

In Italia, la satira è un buon “campo” su cui lavorare?

La satira non è mai un buon campo su cui lavorare, perché tendenzialmente devo sempre far ridere e non cercare il consenso del pubblico a tutti i costi. Quindi, per assurdo, se la satira andasse di moda farebbe schifo. È la voce degli ultimi, quella che si pone contro il pensiero dominante. Non è per tutti, ma per chi ha voglia di ridere di certi temi forti.

Tu riesci a far ridere un po’ tutta l’Italia, ma a Filippo Giardina cos’è che fa ridere?

Eh questa è una bella domanda! Mi fanno ridere specialmente le cose molto demenziali. Mi viene in mente Tropic Thunder, i grandi classici come Frankenstein Jr, ma anche cose più ricercate come Mistery Man di Ben Stiller o gli eccessi di Sacha Baron Cohen. Tendenzialmente tutto ciò che, in un certo senso, mi sorprende. Recentemente guardo molti più documentari che spettacoli comici, perché la comicità mi ha un po’ annoiato. Preferisco di più le storie.

Dov’è nata l’idea di creare “Satiriasi”?

Dal 2001 faccio questo lavoro e dopo aver fatto spettacoli per 8 anni in bettole, piazze e altri luoghi non adatti alla comicità, mi sono reso conto che era un po’ colpa mia. Cercavo di portare i miei contenuti in contesti sbagliati e quindi ho deciso di ripartire dal piccolo. Erano gli anni in cui tutti provavano a fare i comici per andare a Zelig e Colorado, perché chi arrivava prendeva un sacco di soldi. Si era creata un’industria della comicità, cosa molto rara, perché gli ascolti che facevano questi programmi erano fuori dal mondo, 12 milioni di persone in prima serata non è il pubblico della comicità, ma è un pubblico “trasversale” che comprendeva bambini e anziani. Ho anche scritto un manifesto che in qualsiasi altra parte del mondo avrebbe fatto ridere, perché era abbastanza scontato, ma in Italia ce n’era bisogno, perché la comicità aveva preso proprio una brutta piega.

Cosa intendi per “brutta piega”?

Da una parte c’era quella comicità più commerciale e di bassa lega che enfatizza gli stereotipi del tipo “il romano è cafone, il milanese corre e il napoletano ruba”. Dall’altra c’era quella satira, presunta impegnata, confusa tra militanza politica e controinformazione. Il pubblico veniva così, passami il termine un po’ forte, raggirato, perché la satira non è un “predicozzo di quel tipo”, ma è una branca dell’umorismo dove, se non c’è la risata, tutto perde di senso – specialmente dopo che Berlusconi ha confuso un poco le acque. Così ho cercato di imporre delle regole fondate sull’originalità e la libertà di espressione, il tutto grazie anche alla decisione di creare spettacoli vietati ai minori e con un biglietto da pagare, in questo modo “se ti offendi è solo colpa tua”. Per fare ciò ho deciso di contattare dei comici che ritenevo in gamba, tutti autori dei loro testi e ho creato Satiriasi che, per 5 anni, è stata un master della comicità, satirica e non, in Italia. In un paese in cui tutti parlano, noi ci siamo davvero sporcati le mani.

La gavetta fatta durante questi lunghi anni è stata fondamentale per raggiungere il tuo livello attuale. Ma durante tutte queste esperienze, hai notato dei caratteri comuni nel pubblico a cui ti approcciavi o hai dovuto imparare a veicolare la tua comicità in modi ogni volta diversi?

Se c’è un pubblico disponibile a livello culturale si riesce a trovare una linea comune tra di noi. Ma se di fronte a me ho, ad esempio, un fondamentalista religioso che appena io dico “Secondo me Dio non esiste” mi alza un muro ideologico e quindi non è proprio più disposto a seguirmi, allora non posso fare molto. Va anche detto però che, dopo tanti anni di attività, ho imparato ad assumermi la responsabilità dei miei insuccessi senza trincerarmi dietro la tipica frase “il pubblico non capisce”, quando in realtà ancora non avevo trovato la chiave giusta per parlare alle persone in determinati contesti. Oggi ho un pubblico molto più esigente, ma anche più disposto ad ascoltarmi e ad accettare ciò che dico.

Per finire, come definiresti in 3 parole il tuo ultimo spettacolo “Lo ha già detto Gesù”?

È uno spettacolo in bilico tra volgarità e sensibilità profondamente pacifista. Dopo averlo visto, mi dirai se avevo ragione.

 

Giorgio Muzzupappa

Lui è tornato: Un film che tutti dovremmo vedere

Cosa accadrebbe se Hitler apparisse nella Germania di oggi? Cosa farebbe? E noi, come reagiremmo?
Queste sono solo alcune delle domande a cui il film tedesco, tratto dall’omonimo bestseller di Timur Vermes, cerca di dar risposta con ironia, sarcasmo e anche una buona dose di critica sociale.
Un lungometraggio che si può definire una commedia, a tratti anche grottesca, satirica e pungente, ma che ha dei risvolti inaspettati, soprattutto le reazioni che provoca nella visione sono interessanti. La prima parte ti porta quasi a provare simpatia per il dittatore; situazioni anche esilaranti ti fanno sorridere e ridere. Hitler dice anche cose attinenti e giuste. Tutto finalizzato alla seconda parte del film che mostra realmente chi è lui e chi potremmo essere noi.
Una delle persone più odiate sulla Terra, può risultare simpatica o anche accettabile nella nostra società? La storia si può ripetere? Probabilmente si.
Tutta la vicenda è affrontata in maniera non banale, non è una parodia. Lo sviluppo della narrazione è un mix bilanciato tra commedia e dramma, finzione e documentario. Difatti alcune scene del film sono improvvisate; Oliver Masucci (l’attore che interpreta Hitler), interagisce davvero con persone ignare e sono interessanti le reazioni, le più disparate, di fronte a una persona che passeggia o fa domande vestita da Fuhrer.
Volutamente non mi soffermo approfonditamente sulla trama, perché è un film che va visto senza troppe aspettative, senza sapere troppo.
E’ particolare, fa riflettere, soprattutto considerando il periodo storico in cui ci troviamo. La cosa peculiare è che permette di intraprendere discussioni, parlarne con più persone possibile, cercare di cogliere la loro opinione.
A più di due anni dalla sua uscita se ne continua a parlare perché evidentemente ha lasciato qualcosa. Probabilmente per questo in Italia hanno fatto un remake, che uscirà al cinema il prossimo 1 Febbraio 2018, con Mussolini. Sarà all’altezza dell’originale? Susciterà le stesse reazioni, considerando che potrebbe essere qualcosa di “già visto”? Gli italiani come reagiranno a questa pellicola? Sicuramente ne nascerà un dibattito.
Noi vi consigliamo di recuperare “Lui è tornato” su Netflix, così potrete farne un confronto, se vorrete.

Saveria Serena Foti