Salvini: Le polemiche non sembrano finire

Le ultime dichiarazioni del neoeletto Ministro degli Interni Matteo Salvini sembrerebbero celare, al contrario di come si possa pensare, la fragilità comunicativa ed il desiderio di porsi ogni giorno sulle prime pagine di giornali. Il malsano sensazionalismo dell sue recenti uscite testimonia un bisogno spasmodico di soddisfare le aspettative generate dall’atteggiamento propagandistico mediante il quale si è interfacciato con l’opione pubblica negli ultimi giorni.
Dai vaccini, ritenuti “inutili, pericolosi se non dannosi“, al rimpatrio improbabile di 600.000 clandestini in un lasso di tempo brevissimo, per finire, tristemente, alla folle possibilità di privare della scorta il noto scrittore e giornalista napoletano Roberto Saviano, da tempo nelle mire di “Cosa Nostra”.                                                                                                                                                 Risultati immagini per saviano
Sembra come se il segretario del partito leghista avesse anteposto l’orgoglio alla ponderazione e all’accortezza politica, confondendo una misura cautelare fondamentale come la scorta, in uno strumento improprio di ricatto a chi esprime il sacrosanto diritto di dissenso.
E’ auspicabile dunque, che il Ministro degli Interni si caratterizzi per una postura morale permeata da maggiore senso di responsabilità, riguardo una condotta politica che finirebbe per diventare minacciosa, in quanto non si può scherzare e disporre della vita altrui.
                                                                                                                                                                                      In un paese come il nostro, nel quale la campagna elettorale sembra essere perenne, si dovrebbe riuscire a calibrare la propria linea politica con una maggiore lucidità, specialmente se ad esprimersi in questi termini è uno dei componenti del governo, nonché vicepremier.
L’Italia necessita più che mai di una classe politica assennata e riflessiva, che operi per il bene collettivo persuasa dai criteri del buon senso e della ragionevolezza, e che tuteli il senso d’umanità di cui tutti dovremmo essere depositari.
Antonio Mulone

Migranti, SOS minori

E’ l’argomento più trattato ultimamente, sempre all’ordine del giorno, il problema dell’emergenza migranti.

Recentissimo ma altrettanto noto è il caso Aquarius ( leggi il nostro articolo al riguardo), nave con a bordo 629 migranti ( tra cui 11 bambini e 7 donne incinte), che è stata respinta dall’Italia, causa Salvini e la chiusura dei porti, ed è successivamente approdata in Spagna, a Valencia grazie alla concessione del premier spagnolo, Pedro Sànchez.

Tempeste mediali si sono abbattute sul caso e non solo, chiunque, anche ciascuno di noi nel suo piccolo si è sentito in dovere di dire la propria sulla questione.

Ma tra tutti i dati degli sbarchi, è stato recentemente messo in evidenza quello che riguarda il numero di minori non accompagnati che sono ancora in attesa di un collocamento.

Nella giornata mondiale del rifugiato, Save The Children ha dichiarato questi numeri: in Italia 15 mila giunti soli, 380 ancora in attesa di ricollocazione, e ha lanciato l’allarme accoglienza affermando che: “In due anni solo 1 migrante su 3 ha usufruito del programma europeo di relocation, di cui 99 minori.”

Il numero è sicuramente diminuito, nel 2017 si è registrato un calo del 39% rispetto all’anno precedente, ma il problema permane.

Oltre 15.730 minori sono giunti in Italia via mare soli, senza figure adulte di riferimento, affrontando ostici e drammatici viaggi, e al loro arrivo nella nostra terra, pure a distanza di molto tempo sono ancora in attesa di essere ricollocati.

Eppure in Italia è stata attuata il 6 maggio, la legge Zampa, la quale afferma che:

I minori stranieri soli non potranno essere respinti e saranno tutelati da un sistema di protezione e di inclusione uniforme.

La norma prevede inoltre la figura del tutore volontario ed è rassicurante il numero di 2.700 cittadini che hanno già dato la loro disponibilità.

Per tale motivo, per l’urgenza che la questione richiede, Save The Children sta lottando per ottenere la piena attuazione della suddetta legge. Per rispondere al problema ospitalità e garantire condizioni di accoglienza adatte e servizi adeguati per l’inclusione sociale dei minori.

Benedetta Sisinni

Il Governo, i media ed una carneficina anticipata. Che fa male solo all’Italia

Giallo-verde, giallo-blù. Per qualcuno giallo-nero, per altri solo nero. Come il futuro dell’Italia. Con ottantasette – mica bruscolini – giorni di ritardo, dallo scorso 1º giugno l’Italia ha finalmente un Governo. Di un colore che, magari, ad alcuni non riesce proprio ad andar giù ma che va rispettato. Se non altro, per il semplice fatto che quest’esecutivo, forse male assemblato, forse non fattivamente convenzionale, rappresenta l’insindacabile volontà del popolo italiano. E, dopo quattro legislature di fatto auto-proclamatesi, ce n’era davvero bisogno.

Nei primi quattordici giorni dell’era Conte, però, s’è assistito ad un gioco al massacro degno della miglior – o peggior – propaganda. E non da parte degli elettori, che, alla fine dei conti, ne avrebbero avuto anche il diritto. Bensì da parte di televisioni, radio e giornali. Fa specie, in particolare, che anche le più grandi testate ed aziende mediali italiane si siano piegate ad un giochino così becero, frutto di un retro-pensiero ormai scevro di qualsivoglia velo o limite d’imparzialità, che paradossalmente danneggia più loro stesse che il bersaglio designato.

Sia chiaro. Salvini, Di Maio, Conte e i loro fratelli sbaglieranno. Perchè, come diceva Prezzolini, “non si può promettere di non sbagliare, perchè, in un certo senso, ciò è impossibile”. Lo hanno già fatto e, di certo, lo rifaranno e, magari, anche più volte. Ma quanto commetteranno i loro errori, lo faranno con l’obbligo di prendersi essenziali e doverose responsabilità di fronte ad un popolo di elettori di circa 15 milioni di unità. Che, a conti fatti, rappresentano il 25% di un Paese, allo stato attuale, messo in ginocchio.

Crocifiggere mediaticamente i nuovi incaricati non è sicuramente il modo migliore per aiutare una Nazione che, in primis, non riesce a dare e produrre posti di lavoro. Una situazione figlia di un domino politico che vede la prevalenza di lotte assolutamente partitiche rispetto al reale interesse dei cittadini. Se, come sta accadendo ora, il quarto potere rincara la dose, mettendo in evidenza un braccialetto calcistico nel giorno del giuramento o la “comprensibile” emozione nel primo discorso da Premier – da parte di un soggetto che politico non è – si rischia solamente di far male agli abitanti dello stivale. Che, oggi più che mai, vorrebbero semplicemente uscire da una crisi che sembra non avere fine.

Matteo Occhiuto

Proteggi le persone e non i confini. In esclusiva Pietro Bartolo

Domenica 10 giugno il governo italiano non ha concesso l’autorizzazione alla nave Aquarius, facente parte della flotta dell’organizzazione non governativa internazionale SOS Méditerranée, di fare ingresso in un porto italiano. Da lì in poi è successo di tutto.

Le 629 persone a bordo dell’Aquarius, soccorse in sei diverse operazioni di salvataggio e trasferimento sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana, sono state prima rifiutate dall’Italia e poi da Malta, rimanendo per diverse ore a metà strada fra i due paesi. Infine la Spagna si è offerta di accogliere la nave e i migranti nel porto di Valencia.

Il tutto è avvenuto in un clima singolare, in cui il ministro dell’ Interno Salvini ha scavalcato il ministro dei Trasporti ed ha mantenuto una centralità mediatica a discapito di Di Maio e Conte. Una rivendicazione della sovranità nazionale italiana oppure una mossa propagandistica in vista di future elezioni ?

Franza o Spagna purchè se magna diceva lo storico Francesco Guicciardini oltre 4 secoli fa descrivendo l’atteggiamento servile della classe politica italiana del tempo, a disposizione dell’una o dell’altra potenza pur di salvare un minimo di potere entro le mura della propria cittadella. Dopo la decisione presa dal governo spagnolo non tarda ad arrivare una risposta della Francia. Macron: “Dall’Italia cinismo e irresponsabilità”, strappo istituzionale ricucito da una telefonata dello stesso presidente poche ore fa. Insomma un clima concitato, in cui in mezzo a così tanti colpi di scena, c’è una sola certezza: la sofferenza umana.

Le persone a bordo della nave Aquarius sono solo “una goccia nel mare” di questa emergenza migratoria che da anni ormai ha investito l’Europa ed in primis l’Italia. Alcune settimane fa siamo riusciti ad intervistare un grande protagonista di questo fenomeno, il medico responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa: Pietro Bartolo.

Dott. Bartolo, lei è un medico, un ginecologo, insignito di ben due onorificenze della Repubblica Italiana. Che cosa l’ha spinta a fare il medico?

Ho deciso di studiare Medicina perché da piccolo a Lampedusa non avevamo la possibilità di curarci a pieno, talvolta vedevo persone morire perché non c’era la possibilità di arrivare in un ospedale. Non c’erano mezzi di soccorso adeguati, personale medico sufficiente, c’era un solo dottore che cercava di sopperire a tutte le mancanze. L’ho fatto perché volevo aiutare la mia gente.

Come mai proprio il Ginecologo?

Sempre da bambino mi capitava spesso di vedere delle piccole bare bianche, così chiedevo a mia madre cosa fosse successo e lei mi rispondeva che c’erano state complicanze fatali durante il parto, talvolta anche per la madre. Così decisi che dopo la laurea avrei intrapreso la specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia. Invece di rimanere a Catania, dove sicuramente avrei avuto un futuro roseo come quello dei miei colleghi, ho deciso di tornare tra la mia gente per aiutarla.

Nel 2016 “Fuocoammare” vince L’Orso d’oro a Berlino con lei protagonista del documentario. Lo scorso settembre esce il suo libro “Lacrime di sale” che ha vinto il Premio Brancati. Si trova a suo agio nelle vesti di testimone e divulgatore del fenomeno migratorio?

Si, mi trovo bene a fare il divulgatore perché prima di tutto lo vedo come un mio dovere. Penso sia giusto farlo al fine di far cadere tutti quei pregiudizi nei confronti di queste persone. Bisogna sensibilizzare per far capire che siamo tutti uguali. Gli immigrati sono esseri umani esattamente come noi. Da due anni  vado in giro per l’Europa e lo faccio a discapito della mia famiglia, utilizzo le mie giornate libere per portare alla cronaca la mia testimonianza. Lo faccio perché ci credo e perché sono fiducioso che questa storia andrà a finire bene. Deve andare a finire bene.

Perché secondo lei è così difficile accogliere i migranti in Italia e nel resto d’Europa nel modo in cui lo fa Lampedusa?

Perché deve cambiare la società. Bisogna essere più umani e riuscire  a capire che l’altro non è un alieno, non è diverso, non è un mostro ma è una persona che ha avuto la sfortuna di nascere nel posto sbagliato del mondo ed oggi cerca di vivere una vita più dignitosa. A Lampedusa abbiamo un grande murales dove abbiamo scritto “Proteggi le persone e non i confini”.

Lei, invitato dal movimento “Liberi e uguali” ha prima accettato e poi rifiutato la candidatura alle politiche del 2018. Quale sarebbero state le sue richieste in caso di una eventuale elezione?

Con la sensibilizzazione possiamo diffondere il messaggio, ma è la politica che fa cambiare veramente le cose. Una scienza sublime quando è al servizio del popolo e non rivolta verso i propri interessi privati (la poltrona).  Sicuramente avrei chiesto l’abolizione del decreto Minniti-Orlando e della legge Bossi-Fini. Noi in quanto popolo emigrato sappiamo cosa significa essere migranti, spero quindi che questo sentimento di solidarietà e di accoglienza cresca nel nostro paese. Comunque va detto che noi siamo più bravi di altre nazioni che non fanno onore a questa Unione Europea che ha basato la fondazione su valori fondamentali quali l’accoglienza, la solidarietà, la libera circolazione ed il rispetto dei diritti umani. Oggi rimane solo un’Europa economica e manca invece l’Europa sociale.

In questi anni ha visto cose orribili che l’hanno colpita nel profondo ed oggi le danno gli incubi la notte. Ha visitato e curato, con un normalissimo stipendio, più di 300000 migranti da quando è iniziato il fenomeno migratorio. Chi glielo fa fare? È un senso di dovere professionale, oppure una volontà personale?

Mai avrei pensato di dover affrontare un fenomeno migratorio di questa portata. L’ho fatto fin dal primo momento, insieme ai miei collaboratori e insieme a tutta Lampedusa. Mi sono occupato a pieno di queste persone perché li considero come i miei lampedusani. Lo faccio perché fa parte del mio carattere, perché mi fa sentire un uomo libero…mi fa sentire un vero uomo. È giusto farlo ed è una mia responsabilità ed un mio dovere, ma dovrebbe essere dovere di tutti gli uomini aiutare chi ha bisogno. Credo fermamente che questi siano i valori fondamentali che danno un senso alla nostra vita.

Avendo intervistato il Dott. Bartolo prima dell’insediamento del nuovo governo, non abbiamo potuto rivolgergli domande sulle politiche dell’accoglienza previste nel contratto di governo. Bartolo ha però rilasciato una dichiarazione tramite Adnkronos sulla vicenda Aquarius.

Il braccio di ferro “lo facciano con l’Unione Europea, non sulle pelle di 600 povere persone, tra cui molti bambini e molte donne […]. Stiamo vedendo cose che non hanno né testa né coda, spero e mi auguro che il nuovo governo faccia qualcosa di positivo. Il premier Conte è bene che faccia il premier senza farsi influenzare da nessuno e che possa intraprendere una strada diversa”.

Alessio Gugliotta

 

Fermato il sospettato per l’omicidio di Soumayla Sacko

Era la notte del 2 Giugno quando a San Calogero, in provincia di Vibo ValentiaSoumayla Sacko, ventinovenne maliano, attivista sindacale dell’Usb (Unione sindacale di base), ed altri suoi due compagni di ventisette e trent’anni sono stati colpiti da quattro colpi di fucile mentre cercavano di recuperare delle lamiere dall’ex Fornace, una fabbrica abbandonata, per riparare parte del loro accampamento nella tendopoli di San Ferdinando.

“Si è fermata una Fiat Panda bianca vecchio modello ed è sceso un uomo con un fucile che ci ha sparato contro quattro volte…”

Quattro colpi di fucile di cui uno ha colpito alla testa Sacko che è deceduto poco dopo nonostante il trasporto all’ospedale di Reggio Calabria, dove però non è servito a nulla l’immediato intervento dei medici. L’altro colpo ha ferito alla gamba un altro dei ragazzi, mentre gli altri due non hanno colpito il bersaglio, lasciando illeso il terzo e più giovane di loro che ha così potuto osservare il “cecchino” e informare immediatamente le forze dell’ordine.

Immagine correlataOggi, dopo cinque giorni di indagini sembra essere arrivata la svolta in questo caso con l’arresto da parte dei Carabinieri di Vibo Valentia, di Antonio Pontoriero, 42enne che le autorità avevano immediatamente posto nella lista dei sospettati dopo aver ricevuto la testimonianza dei due amici del sindacalista ucciso, che oltre ad aver fornito il colore ed il modello della macchina dell’assassino, erano stati in grado di dare anche informazioni sui vestiti che l’uomo indossava (una maglia nera ed un pantalone grigio) ed un frammento del numero di targa. È bastato poco, quindi, ai Carabinieri ed al pm Luca Ciro Lotoro individuare il presunto colpevole, nella casa del quale sono stati ritrovati i vestiti pronti per essere lavati e l’automobile indicata dalle vittime. Le manette sono scattate in anticipo proprio per evitare una possibile fuga di Pontoriero che adesso sta aspettando i risultati delle analisi balistiche e dello stub per capire a quale pena potrà andare incontro.

Ma questo è solo l’ultimo di una lunga lista di casi simili che ciclicamente si ripetono nella zona della piana di Gioia Tauro, dove gli immigrati vengono sfruttati nei campi per raccogliere frutta e ortaggi a paghe che non superano l’euro e cinquanta l’ora. Sono circa 3500 quelli che abitano – sopravvivono – nella tendopoli di San Ferdinando, nata nel 2010 dalla protesta degli stessi migranti per le pessime condizioni in cui erano lasciati a vivere; ma la situazione non è cambiata e quella che doveva essere solo una “soluzione temporanea”, per molti si sta  trasformando in una solida e tremenda realtà da portare avanti.  Soumayla Sacko era uno di quelli che però non ci stava, voleva lottare per un futuro che regolarmente gli spettava (sia lui che i suoi 3 compagni erano in possesso di un valido permesso di soggiorno) dopo essere scappati dalla guerra nei loro paesi d’origine, e per questo si era avvicinato all’Usb facendosi portavoce di tutti gli altri che si trovavano nella sua stessa condizione, in una terra sotto il controllo della ‘Ndrangheta.

E dopo parecchi giorni dall’accaduto, a rompere un silenzio che aveva destato scalpore e indignazione, è intervenuto il Premier Conte che, due giorni fa in Senato, ha parlato dell’omicidio del sindacalista malianoRisultati immagini per conte al senato

“Non siamo affatto insensibili. Sacko Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile. Era uno tra i mille braccianti con regolare permesso di soggiorno che ogni giorno nel nostro Paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano sotto la soglia di dignità. A loro e ai loro familiari dobbiamo tutti un commosso pensiero […] la politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare del nostro programma di governo”

Ancora nulla, invece, è stato detto dal neo eletto Ministro dell’Interno Matteo Salvini, oggetto di numerose critiche a pochi giorni dalla sua affermazione di voler tagliare 5mld di euro destinati precedentemente proprio alla questione migranti.

Intanto le proteste nella tendopoli continuano giorno dopo giorno, dando luce ad una situazione, già ampiamente conosciuta, ma troppo spesso taciuta a livello nazionale. Risultati immagini per Soumayla Sacko

“Noi siamo qui per lavorare. Ma ci ammazzano come animali, ci picchiano, ci maltrattano solo perché siamo africani”

Giorgio Muzzupappa

Cambio di colori per il nuovo esecutivo, non chiamatelo Gialloverde

Il via all’esecutivo Gialloblu. Il Governo cambia colore e ottiene la fiducia al Senato, ora tocca alla Camera.

Si chiude con 171 sì, 117 no e 25 astenuti la votazione per la fiducia da Palazzo Madama. E dopo il Senato, tocca a Montecitorio, dove l’esecutivo potrà contare – salvo la presenza di franchi tiratori – sul sì di almeno 346 deputati (222 del M5s e 124 della Lega). Ma le polemiche non tardano a mancare. Il nuovo Governo fa discutere prima ancora di iniziare il mandato. Pentaleghista, legastellato, gialloverde e ora gialloblu.

È il leader della Lega, neo Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio ad annunciare il cambio di colore del nuovo esecutivo direttamente con un post su Twitter


per poi replicarsi il 5 giugno scorso


In questi mesi l’ex partito della Padania ha infatti cambiato volto e mission (e colore!): dalla scomparsa della parola “Nord” per vincere la sfida del Sud, ad un tono decisamente più popolare – o populista, come sostiene il segretario reggente del PD Maurizio Martina. Dietro le quinte, nascosto nell’ombra, a muovere i fili, Luca Morisi, 41 anni, mantovano. Guru di Internet e curatore dell’immagine o, come egli stesso si definisce sul suo profilo LinkedIn “digital philosopher” e “social-megafono” per il Matteo giusto.

La Lega, grazie alle direttive del Social Media Strategist, si dipinge così di blu. Scelta cromatica perfetta, dal momento che è la tonalità che, tra tutte, spiegano gli esperti, è indice di sicurezza, affidabilità, serenità. Non a caso è il colore dei Social (Facebook, Twitter, Tumblr, per citarne alcuni) e quindi della comunicazione digitale. La squadra blu scende in campo epurata e svecchiata dalla reggenza Bossi e Matteo Salvini, indossata la fascia da capitano, è ora pronto a innalzare al cielo la coppa più importante di tutte, quella della vittoria.

Ma lo sappiamo tutti: non è l’abito che fa il monaco! Il cambio di colore fa discutere, attestandosi tra i trending topic (tendenze) del giorno. E il giornalista Lorenzo Ferrari su “Il Post” non tarda a replicare: “Magari avessimo un governo giallo-verde”, suggerendo che dietro quest’aria primaverile, di cambiamento, di freschezza, si nasconda in realtà “il Governo più nero della storia della Repubblica e il più nero d’Europa“. Al Parlamento europeo, la Lega si accompagna infatti a “Europa delle Nazioni e delle libertà” di Marine Le Pen; mentre il M5S a “Europa delle Libertà e della Democrazia diretta” di Nigel Farage, rispettivamente estrema destra francese e tedesca.

Una scelta tutt’altro che popolare,insomma, e che di democratico sembra avere ben poco. Nero, giallo o blu ormai non ci interessa granché. Il vento del cambiamento soffia alle nostre porte, non ci resta che accoglierlo e sperare che stavolta, almeno, sia quella giusta.

Elisa Iacovo

 

 

Continuano gli sbarchi, la polemica di Salvini

Sono almeno 48 i migranti morti e 68 quelli tratti in salvo dalla Guardia costiera tunisina dopo che un barcone, con a bordo circa 180 persone, è affondato al largo della costa orientale della Tunisia. A fornire i dati è il ministero degli Interni di Tunisi, secondo il quale a bordo dell’imbarcazione viaggiavano un centinaio di tunisini e altri cittadini stranieri. Questo nella giornata in cui il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a Catania ha detto che il nuovo governo “non terrà una linea dura, ma di buon senso”, pronosticando “più espulsioni” e meno sbarchi, per “salvare delle vite”.

La Tunisia, paese libero e democratico non manda in Italia gentiluomini, ma spesso e volentieri galeotti“, sono le parole pronunciate da Salvini. Parole che non sono state prese bene dalle autorità tunisine che hanno convocato l’ambasciatore italiano Lorenzo Fanara, per esprimergli  “la profonda sorpresa per le dichiarazioni” del neo ministro, “che non riflettono il livello di cooperazione tra i due Paesi nella lotta all’immigrazione irregolare“.

Qualcuno in Tunisia si è offeso sbagliando, perché io ho detto solo che arrivano qui anche persone non perbene“, ha aggiunto Salvini. “Io – ha precisato – non ho detto che chiunque arrivi dalla Tunisia è un galeotto, ma che quel Paese esporta anche galeotti. L’anno scorso in migliaia sono usciti dalla galera, alcuni hanno preso i barconi e sono stati fermati 22 volte nei centri di accoglienza italiani“.

Il ministro dell’interno ha quindi annunciato che la settimana prossima il governo italiano dirà no alla riforma del regolamento di Dublino e a nuove politiche di asilo. Secondo Salvini, infatti, “occorre ricontrattare in Ue” cambiando le regole.

Sulla questione migranti interviene anche il presidente francese: “Il nostro auspicio è di continuare il dialogo con l’Italia, nessun Paese può trovare una soluzione da solo, né isolarsi“, dice Emmanuel Macron sottolineando che sottolineato che “possiamo lottare contro le grandi migrazioni solo se, insieme, ci impegniamo a lottare contro le sue cause profonde come l’insufficienza dello sviluppo in Africa, il terrorismo e i traffici in Sahel e Sahar“.

Francesca Grasso

Festa della Repubblica, la Festa di tutti.

2 Giugno 2018. L’Italia oggi celebra il 72° anniversario della nascita della Repubblica Italiana.

A Roma incombono i festeggiamenti in ricordo del referendum istituzionale del 1946.

La città è stati quasi interamente bloccata, le strade chiuse al traffico e la viabilità notevolmente ridotta.

I festeggiamenti dureranno quasi l’intera giornata e hanno già avuto inizio questa mattina alle 9:00.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulle note della Canzone del Piave, ha deposto all’Altare della Patria una corona di fiori davanti alla tomba del milite ignoto. Il passaggio delle frecce Tricolore ha segnato la conclusione della solenne cerimonia e aperto ufficialmente la celebrazione della Festa della Repubblica.

Successivamente ha avuto luogo la parata militare lungo la via dei Fori Imperiali; dalle 15:00 alle 19:00 i festeggiamenti proseguiranno presso i giardini di Palazzo del Quirinale.

Chi volesse assistere alla celebrazioni, essa viene trasmessa in diretta Tv e streaming dalla Rai.

“I valori di liberta’, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti sono il fondamento della nostra societa’ ed i pilastri su cui poggia la costruzione dell’Europa. Dalla condivisione di essi nasce il contributo che il nostro Paese offre alla convivenza pacifica tra i popoli ed allo sviluppo della comunita’ internazionale”.

Cosi’ Mattarella in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Alla cerimonia presenti tutte le cariche dello stato.

Un vero e proprio bagno di folla per il neo presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e per i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Il palazzo della difesa, gli edifici pubblici e quelli delle società partecipate sono stati imbandierati con il Tricolore. E ancora un immenso Tricolore è stato posto sulla facciata del Colosseo.

I festeggiamenti per questo giorno sembrano essere quest’anno più sentiti del solito, forse proprio in seguito alla  freschissima nascita del governo.

Insomma grande clima di festa a Roma, ma come ha ricordato il neo-premier Conte:

 “Il 2 Giugno è la festa di noi tutti, auguri a tutti!”

Ritorno al futuro: la macchina del tempo giallo-verde e l’Italia che avrà un governo

Fuor da ogni previsione, il “governo del cambiamento” è – quasi – realtà.

Quando l’unica possibilità realizzabile sembrava un governo tecnico a guida Cottarelli e un più o meno prossimo ritorno alle elezioni, si è riavvolta la pellicola.

Si è ritornati a quel pomeriggio di domenica 27 Maggio, quando Conte era lì lì per formare un governo e… se non fosse stato per quell’impasse chiamato Savona.Dopo il no di Mattarella e l’inamovibilità di Di Maio e Salvini – soprattutto di quest’ultimo- sul ministero dell’economia, Conte era ritornato al suo buon ruolo di professore universitario lasciando la staffetta al silenzioso economista Cottarelli.

Tutt’altro che silenziosi, invece, i leader giallo-verdi, che sui social avevano fomentato l’ira dei seguaci italiani sull’onda del disprezzo verso il Presidente Mattarella, incolpato di aver fatto interessi altri alla nazione.

Toni che si erano alzati da parte del leader M5S e sorprendentemente anche dalla Meloni – nonostante la delusione di questa del tradimento leghista – tanto da arrivare a una richiesta plateale-virtuale di impeachment contrastata a suon di hashtag #iostoconMattarella.

Insomma, un’arena bollente, nazionale ed europea, che tutto lasciava pensare tranne che il ritorno sui propri passi degli attori di queste settimane.

Quella che era generalmente condivisibile, comunque, era la delusione per non avere un governo, ancora, dopo quasi 3 mesi.

Il figliol prodigo Di Maio seguito, dopo un’opera di convincimento e una notte di riflessione, da Salvini, hanno ritrattato al Quirinale, hanno fatto prendere un treno a Conte… e poi la fumata bianca.

Poche ore e il neo(-ri) incaricato Presidente del Consiglio giurerà al Colle, insieme alla sua squadra di 18 ministri presentata ieri sera.

A tal proposito, quello che lascia ben sperare è la squadra di governo. Al di là di Salvini e Di Maio – politici di professione- gli incaricati ai vari dicasteri sono personalità per lo più attive e competenti del settore che è stato loro affidato. Al contrario di quanto avvenuto fino all’ultimo esecutivo in carica, quando ministri “fuori posto” e senza alcun titolo di studio erano all’ordine del giorno, o meglio… del governo.

Il nodo Savona, dunque, viene sciolto spostando il professore al dicastero senza portafoglio degli Affari europei. Per l’Economia spunta Tria, preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, e “tiepido” sull’Euro e sostenitore della Flat tax anche a costo di aumentare l’Iva. Agli Esteri Enzo Moavero Milanesi, una vita nelle istituzioni europee e già ministro all’Ue con Monti e Letta. Affiancherà Conte a Palazzo Chigi, con il delicato incarico di sottosegretario alla presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti.

Salvini sarà ministro all’Interno, Di Maio prenderà il super-Mise di Lavoro e Sviluppo Economico. Alla Difesa Elisabetta Trenta, alla Giustizia Alfonso Bonafede (M5s), Giulia Grillo (M5s) alla Sanità, Riccardo Fraccaro (M5s) ai Rapporti con il Parlamento, alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5s), Marco Bussetti (M5s) all’Istruzione, Alberto Bonisoli (M5s) ai Beni Culturali e indicata come ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno.

La squadra dei 18 ministri dell’esecutivo Conte

Intanto quel sintomo di malessere indicato dallo spread, sembra affievolirsi a 214 punti. All’apice della crisi istituzionale, solo tre giorni fa, il differenziale tra il Btp a due anni e il corrispondente titolo tedesco era schizzato a 343 punti base, segnando i massimi dal 2012.

Insomma, quello che gli italiani hanno visto in queste ultime ore ha un po’ dell’incredibile.  Non tanto la formazione di un governo politico quando ormai tutti ci avevano messo una pietra sopra, quanto il riuscire a riportare le lancette indietro.E’ come se il tempo fosse stato cancellato e insieme ad esso gli errori commessi.

E’ come se Di Maio e Salvini avessero costruito la macchina del tempo giallo-verde, ci fossero saliti su, e, indietro di appena 5 giorni, avessero aggiustato quegli errori passati chiamati “impeachment” “impasse” “savona” “spread” e fossero ritornati al futuro.

Il problema è che gli italiani non sono rimasti in stato di “freeze” come nella fantascienza in questi casi avviene e di sicuro non dimenticheranno questi giorni scoppiettanti e, diciamocelo, anche un po’ tragi-comici.

Ma quel che è bene – speriamo – finisce bene.

Se alle 16 il giuramento dell’esecutivo Conte sarà fatto l’Italia avrà un governo. E chi vivrà vedrà.

Martina Galletta

Forse ci siamo: L’OK di Cottarelli alla formazione di un esecutivo

Dopo il nulla di fatto dell’incontro tenuto ieri verso le 19, tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier incaricato Giuseppe Conte (con le sue relative dimissioni), stamane c’è stata la convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, il quale ha dato la sua adesione (con riserva) per la formazione  di un nuovo governo che ci porterà alle prossime elezioni, presumibilmente dopo il mese di agosto. L’uomo soprannominato “Mister Spending review” ha dichiarato:

“Sono molto onorato come italiano di quest’incarico e ce la metterò tutta. Mi presenterò con un programma che in caso di fiducia includa l’approvazione della legge di bilancio e poi preveda lo scioglimento del Parlamento e elezioni nel 2019. Senza la fiduciasi andrà invece alle elezioni dopo agosto.”

L’intervento di Cottarelli si può riassumere brevemente in questi punti :

  • Tempi stretti per la squadra di governo.
  • Poi alle Camere per chiedere la fiducia.
  • Il programma, in caso di fiducia, include l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, dopodiché il Parlamento verrebbe sciolto con elezioni a inizio 2019.
  • In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente e il suo principale compito sarebbe la gestione dell’ordinaria amministrazione e accompagnare il Paese a elezioni dopo il mese di agosto”.
  • Essenziale il dialogo con la Ue: assicuro gestione prudente conti pubblici.

Dopo le rassicurazioni di Cottarelli su conti pubblici e ruolo dell’Italia nella Ue, lo spead tra Btp e Bund rallenta ancora e torna sotto i 220 punti base (217).Risultati immagini per di maio e salvini

Siamo di fronte ad una crisi istituzionale mai verificatasi prima nella storia della Repubblica; e nel frattempo arriva il duro attacco di Salvini e Di Maio al Colle. Il leader di M5S parla di “scelta incomprensibile” del capo dello Stato e sottolinea il concetto di “inutilità al voto” se poi quest’ultimo viene sovvertito dalle preoccupazioni delle varie agenzie di rating e dalle lobby finanziarie. Mentre il segretario della Lega rivendica il lavoro svolto durante queste settimane per la preparazione del governo, e che con l’esclusione di Savona dalla carica di ministro dell’economia si chiama fuori, rievocando il ritorno alle urne. Di tutt’altro avviso è Matteo Renzi, il quale attacca Salvini con un tweet, spiegando che la sua decisione è solo un alibi per non governare. Il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, arriva addirittura a parlare di “impeachment” nei confronti del presidente della Repubblica rifacendosi all’articolo 90 della Costituzione. Arrivano però le repliche confortanti del segretario del Pd Maurizio Martina e dell’ex primo ministro Paolo Gentiloni, i quali si sono mostrati solidali nei confronti delle scelte di Mattarella.

Dopo 85 giorni senza esecutivo viene rimesso tutto nelle mani dell’economista Cottarelli, sulle cui spalle gravano il compito di dare un governo al nostro Paese.

Santoro Mangeruca