Letteria Montoro: la donna dagli spiriti liberali

Ugo Foscolo, uno dei maggiori esponenti letterari italiani, affronta nella sua poetica il tema letterario del sepolcro, attribuendo ai monumenti funebri una valenza civile ed etica.
L’autore sottolinea l’utilità pubblica dei monumenti funerari, in grado di trasmettere alle generazioni i valori civili e patriottici che la poesia ha la facoltà di eternare. 

La sacralità del sepolcro, tuttavia, non è immune all’azione corrosiva del tempo, come dimostra la storia della scrittrice messinese Letteria Montoro

Il terremoto del 1908 distrusse la lapide commemorativa con cui la cittadinanza celebrava l’autrice all’interno della Galleria Monumentale del Gran camposanto, condannandola all’oblio temporaneo.             

Il recupero della sua produzione scritta ha riportato alla luce la figura di Letteria, autrice romantica che si distinse per le tematiche di ribellione, esperienza del dolore e denuncia sociale affrontate nelle sue opere.

La vita e il sentimento patriottico

Letteria Montoro nacque a Messina il 19 aprile 1825.
I dati biografici che ci permettono di ricostruirne l’attività sono frammentari, ma dalla ricostruzione emerge il ritratto di un’intellettuale insolita, idealista e anticonformista.
 
Donna di altissima intelligenza e di cuore immensamente benefico e generoso, Letteria Montoro ebbe il coraggio di intraprendere l’ardua via della scrittura femminile nella Messina di primo Ottocento. 

 

Poetessa nata, scrittrice forbita e gentile, affidava i suoi sentimenti alla carta, e scrisse parecchie poesie e qualche romanzo senza pretesa di gloria; ma ciò malgrado molte sue composizioni ebbero pubblicità, ed ella bentosto fu salutata poetessa.

 

Durante i moti antiborbonici del 1848 si schierò dalla parte dei rivoltosi e ne divenne vivace sostenitrice collaborando al settimanale L’aquila siciliana.

La dura repressione costrinse la Montoro all’esilio, come riportava l’epitaffio in sua memoria.

Donna di spiriti liberali/ confortò i fratelli che combattevano/ per la redenzione d’Italia.

Nel 1865 fu anche l’unica poetessa siciliana chiamata a commemorare il centenario di Dante Alighieri con la stesura di un componimento dedicato.

 

Rivoluzione siciliana del 1848. Fonte: it.wikipedia.org

 

L’influenza leopardiana nella poetica della Montoro

Lo storico messinese Gaetano Oliva include Letteria Montoro come unica donna nel novero dei Messinesi illustri, rivelando la predilezione della poetessa per la poesia di Giacomo Leopardi.

La produzione poetica di Letteria, infatti, appare improntata a quel leopardismo ‘minore’ particolarmente diffuso in area meridionale.
Tra le tematiche condivise troviamo la concezione del dolore come fatto costitutivo dell’essere umano, che l’autrice sente affine alla propria esperienza biografica.

Ne Il pensiero dell’anima, una canzone libera in endecasillabi e settenari risalente al 1885, Letteria Montoro pone il problema della trascendenza come illusione necessaria all’uomo.
La lirica presenta riconoscibili influssi leopardiani non solo a livello metrico, ma anche lessicale, con precisi riferimenti ai celebri versi di A Silvia.

Il componimento traccia il percorso conoscitivo dell’io lirico. Da un primo momento positivo, di ingenua e festosa accettazione dell’immortalità e dell’esistenza dell’anima “Come il cor ti sentia! Quali diletti/ L’immagin tua mi porse!/ Che speranze, che affetti…alla disillusione e all’abbandono dei dolci inganni da parte del poeta recanatese.

Al contrario, la poetessa peloritana non rinuncia alla convinzione dell’esistenza dell’anima:

Tu supremo desio, /primo sospiro d’ogni cor gentile, / nell’estasi del pianto / sol tu più cara del morir mi sei.

 

Il pensiero dell’anima. Fonte: it.wikiquote.org

 

Maria Landini, storia di ribellione e denuncia sociale

Il desiderio di sperimentare uno stile differente portò Letteria Montoro a misurarsi con un genere diverso da quello poetico. 

Il risultato fu la stesura della sua opera più celebre, Maria Landini, unico romanzo dell’autrice edito integralmente.

L’opera racconta l’intricata vicenda di una ragazza, Maria, che abbandona la propria casa e i parenti per evitare l’unione con un personaggio ricco e malvagio, il barone Summacola. 

Nella trama sono facilmente riconoscibili alcuni elementi manzoniani, per quanto ribaltati.
Il matrimonio, non rappresenta il fine ultimo della vicenda, ma un male da evitare.
La protagonista non accetta le situazioni predisposte da altri, ma oppone ad essi la propria libera volontà, manifestando il suo rifiuto di lasciarsi guidare dall’ipocrita logica borghese degli adulti.
In risposta alle costanti pressioni della zia verso il matrimonio, Maria manifesta una dura opposizione dandosi alla fuga.

Ah! Il padre avrebbe interrogato sì i miei palpiti, ma non ha mai pensato dirigerli!; Dio! Tu il cuore creasti libero

 
È proprio la centralità della fuga, motore narrativo del romanzo di Montoro, a qualificarne la portata innovativa.
In primo piano la volontà di mettere in discussione il canoni letterari di primo Ottocento, che vedevano la donna relegata nella casa, luogo di centralità narrativa che offre un alone di sacralità, purché lei ne rispetti il confine.

 

Maria, Letteria… tutte le donne

La forza di spirito e la tenacia che contraddistinguono la protagonista sono il diretto riflesso della peculiare personalità dell’autrice. Maria diventa Letteria, che a sua volta incarna l’ideale di tutte le donne che nascono in un preciso tempo storico, ma rigettano gli stereotipi e rinnovano gli schemi del contesto culturale in cui si trova ad operare. 

Nella conclusione del romanzo Maria Landini sposa l’uomo che ama. Ma, come nella vita, più che l’approdo conta il percorsoe la sfida alle convenzioni.

 

Santa Talia

 

Bibliografia:

Daniela Bombara, Al margine dei margini: ribellione, esperienza del dolore e denuncia sociale in Letteria Montoro, donna siciliana e scrittrice del Romanticismo, “Revista Internacional de Culturas y Literaturas”, 20 abril 2017, pp. 171- 187.
Daniela Bombara, Letteria Montoro, in Enciclopedia delle Donne:
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/letteria-montoro/

L’interrogatorio di un viandante sull’amore

Cammino per strada e non riesco a smettere di pensarci. Continui flashback attraversano la mia mente, senza darmi tregua. Ci sei tu, ci sono io. Ci siamo io e te a ridere di una giornata che proprio non vuole saperne nulla di andare bene, ci siamo noi a fissare il soffitto con un sorriso ebete stampato in faccia. Quante volte ti ho detto che quel sorriso ti faceva più ragazzina, e tu nemmeno ci credevi.

E poi ci sei tu che gridi e piangi e io che grido più forte, chissà su quale legge animalesca si fonda l’idea che, alzando la voce, l’altra persona smetta di parlare. Mi si è gonfiata una vena sul collo, era tanta la rabbia.

Continuo a pensarci, guardando i fari delle macchine sulla strada, nella speranza di trovare il sassolino nella scarpa che fa camminare male, quell’arancia amara che ti ha guastato tutto il pranzo, il quadro storto che per quante volte potrai drizzarlo tornerà sempre a inclinarsi, oppure la canzone sbagliata in radio che un po’ l’umore te lo cambia. E questi fari mi fanno sentire un po’ sotto interrogatorio, sono innocente, commissario, però le cose si fanno in due quindi un po’ è anche colpa mia. Mi capisca commissario, io proprio non lo so … qual è il momento esatto in cui l’orologio fa Dong, e cosa fa, l’orologio, nella restante mezz’ora prima del Dong? È felice, forse.

Davanti a me vedo una coppia e lei ha una rosa in mano. Chissà se se lo immaginano che prima o poi litigheranno fino a odiarsi, chissà se in cuor loro sanno che alla fine ritorneranno insieme, chissà se anche lontanamente immaginano tutto il male che in futuro si faranno.

Mi sento quasi in dovere di avvertirli, lasciate perdere tutto, anche le rose. A che servono? Tanto marciscono.

La verità è che a marcire siamo stati noi.

Sentimenti … sentimenti … non ne provo nessuno, li ho gelati tutti. Sono diventato egoista, ecco tutto. Mi sento felice solo per me stesso, è questa la verità. E per una volta, nella vita, ho tutto il diritto di essere egoista per quanto mi pare e piace. Si, sono un insieme di rabbia e cinismo, forse. E ora basta, non voglio saperne niente, d’ora in poi ci sarò io il calcio, qualche porno, birra come se piovesse … è d’accordo con me, commissario?

Sono rimasto solo, ancora. Fisso le vetrine dei negozi che stanno per chiudere, sono le 21 e francamente me ne infischio (diceva qualcuno).

Che voglia di andare al cinema, almeno starò un po’ al calduccio a rilassarmi, però che pizza ci sarà sicuramente una coppia. Ma ovunque io possa andare, ci sarà sempre una coppia. Forse devo cambiare casa. Ma che sto dicendo? Vedi un po’ se devo cambiare casa per colpa di quella stronza che nemmeno vive lì, solo per non rivedere più i fantasmi di me e lei felici.

Conosco gente che si lascia e riesce a rimanere amica, o ancora gente che si lascia e, dopo tanto soffrire, riesce a ricominciare da capo e tornare insieme.

E allora perché, io e te, non riusciamo nemmeno a guardarci in faccia? Perché dobbiamo evitarci? Dividerci i luoghi o gli amici?

Perché non meritiamo di essere felici?

Perciò adesso, su questa strada e con tutti questi fari puntati contro di me, non riesco a spiegarmi come siamo arrivati a questo …

Tornerò ancora ad amare?

Lo giuro, commissario, mai più. Anzi, ritiro tutto. La prossima volta starò più attento. 

Sì, sto mentendo, lo so. A presto.

Serena Votano

Sophie, la luna e chissà

Sophie pensava ai mille volti dell’amore…

Quella sera in tv non c’erano programmi interessanti o almeno a lei non importavano più di tanto.

Da tempo si chiedeva cosa l’aspettasse là fuori: quella persona che tanto desiderava accanto in che parte del mondo poteva essere?

“L’amore”… si proprio questa parola dai mille significati… era ogni giorno circondata d’amore, amici, famiglia, il suo gattino bianco che ogni sera l’aspettava davanti casa. Ma cos’era veramente per lei l’amore?

La notte si fermò un momento a pensare, poi ad un tratto il silenzio, il vuoto.

Si riprese dopo un po’, ritornó in sè e diede una risposta … per lei l’amore era elevare a potenza, qualcosa che capiva lei e solo lei. Le delusioni del passato l’avevano spinta a chiudersi e costruirsi l’armatura, un muro che anche chi le stava accanto faceva fatica ad oltrepassare.

Giorno dopo giorno decise di dedicarsi un minuto della giornata, capire cosa le piacesse veramente e cosa la facesse stare bene. Ritagliarsi un mondo tutto suo, in cui le parole invece che volare al vento restavano scritte su un foglio non bianco, ma colorato dalle sue mille idee e dal suo amore che teneva solo per sè. Prese una penna e iniziò a scrivere.

Quella notte non riuscì a dormire, non importava se l’indomani la sveglia suonasse, quella era la notte dei miracoli, qualcosa stava accadendo, qualcuno stava bussando alle porte del destino di Sophie. In quel foglio scrisse solamente una frase che racchiudeva tutto l’amore che aveva e diceva proprio così: 

È la notte dei miracoli, forse qualcuno mi sta aspettando là fuori, voglio continuare ad amare come un tempo facevo, voglio ritornare a vedere il rosso sangue dell’amore, voglio sentire le nostre anime unirsi per poi amarsi più di prima “.

Qualunque cosa stesse pensando Sophie stava intuendo qualcosa e chissà cosa starà facendo adesso, magari sotto la luna di dicembre con un bicchiere di vino in mano, accanto a qualcuno o soltanto a danzare con le stelle e farsi compagnia.

Gabriella Puccio

Felice Bisazza e la Questione Bisazziana: dal classico “Settentrione” alla romantica “Dignità poetica”

Continuando  la catena di personaggi legati didatticamente alla storia del nostro Ateneo, vi presentiamo colui che ha fatto la storia della letteratura non solo in Sicilia, ma anche nel resto dell’Italia.

Stiamo parlando di Felice Bisazza, nome per molti familiare, per altri un po’ meno, ma che grazie al genio poetico è riuscito a farsi autore di poesie che, nel lontano 1851, gli hanno permesso  di figurare tra gli illustri professori dell’Università di Messina.

Nasce nella Città dello Stretto il 29 Gennaio del 1809, ed educato alla scuola classica nel Real Collegio Carolino delle Scuole Pie, già manifestava la sua propensione per la letteratura e la poesia. Terminati gli studi collegiali, ed intrapresa, per volere del padre,  la fallimentare carriera forense, si ritroverà poco più che vent’enne a pubblicare la prima raccolta di versi, dal nome “Saggi Poetici”. Quest’ultima, che non dava sospetto agli zelanti classicisti, dominatori della scena culturale e letteraria italiana, gli determinerà, da parte di re Ferdinando II, l’ onorificenza della Croce di cavaliere e la nomina a professore di Letteratura Italiana nell’Ateneo messinese.

La seconda metà dell’Ottocento poneva l’Italia e il resto dell’Europa di fronte all’evoluzione del “classicismo” e del  “romanticismo”, orientamenti tendenzialmente opposti ma che hanno trovato un punto di collisione nel movimento letterario di cui Felice Bisazza si faceva parte cospicua. Tra le sue numerose opere, ricordiamo  “Morte di Abele” e “Apocalisse” che, possiamo collocare tra gli scritti da lui tradotti; ed ancora “Il Settentrione” e “Leggende ed ispirazioni” di stampo antiromantico, ed infine, “Fede e Dolore” e “Sulla Dignità Poetica”,  dalle quali traspare, invece,  un romanticismo moralistico e devozionale che giustifica l’epiteto “Manzoni della Sicilia”. Da qui, si può cogliere, quindi, la svolta letteraria del poeta che porta data 27 Settembre 1832, giorno in cui pronuncerà un atto di adesione ai fondamentali principi del romanticismo lombardo.

Purtroppo, la peste che nel 1867 invase la città di Messina, lo coglierà il 30 Agosto; verrà sepolto, in un primo momento, nel cimitero dei colerosi a Maregrosso per poi essere trasferito, nel 1872, al Gran Camposanto nel Famedio degli uomini illustri. Il Comune peloritano nel 1874, ne pubblicherà gli scritti in una raccolta dal nome “Opere di Felice Bisazza da Messina”.

A lui sono oggi dedicati l’Istituto Magistrale di Via Catania ed una Via del centro cittadino.

Erika Santoddì

Image Credits:

http://www.torrese.it/poeta_felice_bisazza.htm