Il calcio a Messina: dalle origini al 16 giugno 1963

Nel graduale ritorno alla normalità delle ultime settimane sono tornati ad accendersi i riflettori sullo sport più seguito in Italia: il calcio. Con le due semifinali di ritorno della Coppa Italia e la finale in programma mercoledì, il gioco del pallone ha ripreso il suo ruolo di grande protagonista, generando il solito entusiasmo (e anche qualche polemica) dei tifosi e degli appassionati.

La storia del calcio è segnata da grandi avvenimenti, le cui date sono scolpite nella memoria collettiva, come per esempio l’11 luglio 1982 e il 9 luglio 2006, quando la nazionale di calcio italiana vinse rispettivamente il suo terzo e quarto Campionato del Mondo.  Tra le tante date importanti, nella città dell Stretto non si può non ricordare il 16 giugno 1963, giorno in cui l’A.C.R. Messina (allora la squadra principale della città) per la prima volta vinse il campionato di serie B e conquistò la prima storica promozione in serie A. In questo articolo ripercorreremo insieme i primi anni della storia del calcio messinese e le tappe che condussero a questo importante traguardo, soffermandoci su qualche avvenimento curioso.

Storico logo dell’ A.C.R. Messina, la principale squadra della città tra il 1947 e il 1993 – Fonte: it.wikipedia.org

I primi anni di calcio a Messina

Il calcio a Messina fu importato verso la fine dell’800 dai commercianti e turisti delle navi inglesi e norvegesi, che improvvisavano partite sul molo Colapesce, suscitando la curiosità di chi si fermava ad ammirarli. Correva l’anno 1901 quando fu fondato il primo club, non esclusivamente calcistico: il Messina Football Club, la cui dirigenza era composta quasi totalmente da inglesi. Il 18 aprile dello stesso anno la neonata squadra messinese giocò la sua (probabilmente) prima partita a Palermo, contro la squadra della città. Questa data segna l’inizio della storia del calcio a Messina.

Tra la nascita di nuovi club e i vari cambi di denominazione della prima squadra cittadina giungiamo alla stagione sportiva 1931-32, in cui l‘A.C. Messina conquistò, spinta dai 20 gol di Luigi Cevenini, la prima promozione in serie B per una squadra messinese. La stagione fu ricca di avvenimenti, tra cui l’incidente allo stadio Enzo Geraci nella partita (vinta 6-3 dal Messina) con il Catania, in cui perse le vita un giocatore della squadra ospite.

I tifosi etnei reagirono creando disagio ai giocatori messinesi nella partita di ritorno, che, visto il clima di intimidazione, fu vinta dai catanesi. Quattro giocatori del Messina decisero di lasciare la città dello Stretto (solo uno, Ferretti, decise di tornare), lasciando la squadra mutilata per lo scontro diretto con la Salernitana, capolista e imbattuta. Nonostante ciò con una grande prova di orgoglio la formazione messinese risucì a sconfiggere la squadra campana, dando inizio alla volata finale che si concluse il 3 luglio 1932, con la vittoria sul Savona (3-0) e la storica promozione. Per festeggiare l’evento si improvvisò una grande manifestazione a piazza Cairoli e, due giorni dopo, fu organizzata una festa ai bagni Vittoria.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1931-32 – Fonte: messinasportiva.it

La nascita dell’A.C.R. Messina

Dopo sei annate in serie B, tra cui la memorabile stagione 1935-36 conclusasi con la conquista del quarto posto, il Messina retrocesse in serie C nel 1938. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si costituì una nuova società dalla fusione della Passamonte (la squadra principale della città aveva assunto questo nome) con due squadre minori: la Peloro e l’Arsenale. Nell’estate 1947 la società suddetta si unì a sua volta con il Giostra, costituendo l’Associazione Calcio Riunite Messina. Nonostante il progetto ambizioso il campionato fu quasi fallimentare e registrò numerose sconfitte, due delle quali nei derby con la Reggina (2-6) e con il Catania, che vinse 3-0 a Gazzi, nel campo da poco intitolato a Giovanni Celeste, ex giocatore che morì eroicamente in guerra.

Panoramica dall’alto dello Stadio “Giovanni Celeste”, inaugurato nel 1932 e intitolato al calciatore-militare nel 1948 – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

 

Si dovette aspettare il 1950 per una nuova promozione della squadra messinese in serie B, anche se questo traguardo si legò a due presunti illeciti, il secondo dei quali avvenne nella primo spareggio, disputato nel campo neutro di Salerno, tra le due capolista Messina e Cosenza. Dopo il secondo spareggio (il primo era finito 1-1) a Como e la netta vittoria dell’ A.C.R. sui calabresi per 6 a 1, il Cosenza denunciò un tentativo di corruzione del proprio portiere da parte di un dirigente messinese. Inizialmente la squadra messinese fu condannata alla restrocessione nel campionato di Promozione, ma in seguito al ricorso alla CAF e all’annullamento della sentenza di primo grado, l’ ACR Messina, seppur tra le mille polemiche, risultò estraneo ai fatti e ufficialmente ottenne la promozione in serie B.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1949-50 – Fonte: messinasportiva.it

La corsa verso la serie A

Dopo diversi anni in serie B, tra alti e bassi, arrivò la stagione della svolta: il campionato 1962-63. Fu un’annata avvincente e gloriosa, in cui il Messina riuscì a vincere un campionato in cui erano presenti tante squadre rinomate, come la Lazio e il Bari. L’ambita prima storica promozione in serie A fu conquistata nella terz’ultima giornata, proprio nella partita contro il Bari; al ritorno dal capoluogo pugliese centinaia di tifosi messinesi aspettarono la squadra, allenata dall’ex giocatore del Messina Mannocci, alla stazione marittima e improvvisarono un corteo sul viale San Martino, portando i membri della squadra in spalla. La festa fu più intensa il giorno della conclusione in campionato, quel 16 giugno 1963 scolpito nei cuori della nostra comunità. La formazione del Messina che scese in campo , accolto dallo stadio Celeste in festa, era composta da Rossi, Dotti, Stucchi, Radaelli, Ghelfi, Landri, Calzolari G., Fascetti, Calloni G.P., Canuti e Brambilla.

La festa per la promozione in serie A – Fonte: messinasportiva.it

Due anni di serie A

In serie A il Messina arrivò senza troppe pretese, collezionando anche successi importanti, come le vittorie in casa cona la Juventus (1-0) e la Roma (2-1) e la vittoria all’Artemio Franchi contro la Fiorentina (0-1), che contribuirono al raggiungimento dell‘agognata salvezza. L’anno dopo, però, l’A.C.R. conquistò il penultimo posto, dovendo, dunque, salutare la serie A.

Abbiamo dovuto aspettare 39 anni prima di raggiungere nuovamente la massima serie, con la il campionato 2003-04 concluso con la storica vittoria sul Como (3-0) il 5 giugno 2004. Ma questa è un’altra avvincente e meravigliosa storia messinese.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Bibliografia:

Piero Zagami, 100 anni di calcio a Messina, ZigZag

 

Immagine in evidenza:

La formazione dell’A.C.R. Messina che conquistò la promozione in serie A nel campionato 1962-63 . Fonte: messinasportiva.it

 

Speciale FRU 19-ROMA, ripercorriamo insieme l’avventura

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Dal 6 al 9 giugno scorsi, si è tenuto, presso la facoltà di Roma Tre, il festival delle radio universitarie, meglio conosciuto dagli studenti con la sigla FRU; il nome ricorda quasi un gelato o un frullato (ogni fruista ne è perfettamente e orgogliosamente consapevole), è divertente e fresco, proprio come il festival a cui i cinque studenti dell’Unime, me compresa, hanno avuto il privilegio di poter partecipare. La capitale ci aspettava, preda del primo caldo torrido della stagione e ci ha accolti, come solo la città eterna è in grado di fare. Nel 2006 un gruppo di studenti universitari, datosi appuntamento a Firenze, fa nascere RadUni (associazione operatori radiofonici universitari), gruppo che l’anno successivo darà il via al primo FRU.

Quest’anno, gli workshop al FRU sono stati molti, molto intensi e consecutivi (nel senso che prendere una boccata d’aria o un caffè non risultava cosa semplice) eppure ci hanno fatto emozionare, ragionare, andare a fondo nelle questioni spinose; ci hanno fatto sognare un futuro migliore e, spesso, ci hanno urlato che quel futuro potevamo coglierlo, che era nostro!

Maria Latella, speaker professionista su Radio 24, morning show che va appunto in onda la mattina presto, era una dei quattro radiofonici ospiti alla conferenza “Parlare di Europa alla radio: Morning show a confronto” e proprio sue sono le parole “La radio è un enorme bagno di umiltà, devo leggere quello che considero importante, devo fare una selezione; con gli ascoltatori devi tenere un bel bilanciamento di temi” e consiglia infine “investite un sacco di tempo nella radio, c’è bisogno di narratori. Imparerete ad essere meno timidi”. Quale miglior modo per iniziare il festival? Sin da subito ci siamo sentiti dire che quello che facciamo, ma soprattutto quello che amiamo, è importante. Incoraggiante, no?

Giorgio Zanchini, speaker su Rai Radio1, sempre durante la stessa conferenza, ci dice: “Le radio degli anni ’70 hanno comportato una vera rivoluzione, e voi oggi, ci avete insegnato tre cose: ci avete insegnato tanto, il modo in cui fate radio ci ha imposto di cambiare linguaggio, siamo stati costretti a parlare d’Europa, perché ci è entrata in casa”. Ci spostiamo da un’aula all’altra, pensando che sette ore prima eravamo già svegli in aeroporto, iniziamo a riflettere su quello che ascoltiamo ma non c’è tempo da perdere.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La mattinata prosegue con Mirko Lagonegro, CEO & Founder Digital MDE Audio strategy, in dialogo con il Prof. Tiziano Bonini, docente all’Università degli Studi di Siena, durante la conferenza “Radio o Audio?” ci ha spiegato che: “i giovani hanno una soglia dell’ascolto molto breve, eppure si sta riscoprendo il piacere di ascoltare la parola. Bisogna avere però originalità, essere strani e non imitare i modelli perché un conto è se sei il primo a copiare, un altro è se sei l’ultimo”. In una società prettamente standardizzata e tendente all’omologazione in tutti i settori, sentirsi dire “bisogna essere strani” ti tocca il cuore e ti fa sorridere.

Jason Murphy, RTE Irlanda e Vincitore Prix Italia 2017, all’ultimo workshop della prima giornata “La potenza della voce. Raccontare in radio” raccontando il suo lavoro “No Time to Lose” dice, aiutato dall’interprete: “se volete fare video concentratevi molto sull’inizio; la letteratura e i grandi libri sono veramente importanti. Dite tutta la storia in novanta secondi!”

Ogni racconto e ogni esperienza la facciamo nostra e nel mentre iniziamo a conoscere i ragazzi delle altre radio universitarie, scambiamo le prime battute, iniziamo a condividere pensieri e momenti. Passiamo la serata in compagnia di cantautori emergenti ed Ellie Schlein, ex europarlamentare e ragazza di intelletto e delicatezza unici, ricorda l’amico Antonio Megalizzi e fa commuovere anche chi non lo conosceva di persona “Come sfidiamo quegli egoismi?” ci chiede e si domanda in prima a sé stessa: “condividere le stesse battaglie, serviranno piazze più europee. Non è un’utopia, può essere già realtà”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La seconda giornata inizia con “Il Sessismo nella musica. Come trattarlo in onda” in cui viene fuori che “Uniti nella diversità è la ricetta per la democrazia” procede con “Il ruolo del suono nelle professioni del futuro” e ci spiegano che “il suono è la prima forma di comunicazione, con l’udito puoi correre a più di 300 km al secondo, stando fermo, i luoghi devono vivere di suoni”.

Le 12, il sole a picco su Roma e sui sanpietrini, noi seguiamo con entusiasmo “Andare alla fonte delle news” in un momento in cui le fake news sono all’ordine del giorno. Sto attenta, stiamo tutti attenti. Per cercare di scovare il problema “i giornalisti devono smetterla di confondere se stessi con la notizia, la grande dote del giornalismo è l’umiltà. Dobbiamo smetterla di considerare i morti in base alla loro nazionalità”. Riguardo l’appetibilità della notizia ci spiegano che “in Italia non è mai esistita una divisione tra stampa tabloid e più alta, di fronte alla crisi, non abbiamo avuto il coraggio di alzare l’asticella”.

16.45 dopo la prima speaker challange, momento di grande agitazione, condivisione e risate, partecipiamo a “Il diritto d’autore nello scenario del webcasting” con il Prof. Giovanni Riccio (Università degli Studi di Salerno) ci dice che “il diritto d’autore è un diritto moderno e trovo molto pericoloso Google. Siamo passati dai social che ci controllavano a i social che ci inducono comportamenti”.

Per concludere la seconda giornata, passiamo a “Workshop di conduzione radiofonica” con Tamara Taylor di Campuswave Radio e Stefano Pozzovivo di Radio Subasio. Tamara si racconta, ci apre il suo cuore e ci dice: “Usate il periodo che avete all’Università per sbagliare, più sbagliate più imparate! Sicuramente un consiglio è quello di buttarsi, una cosa importante è avere un carattere forte, le parole le troverete. Trovate il vostro modo di comunicare qualcosa”. I consigli di Tamara per intervistare un ospite: “andare nei fan club per scoprire le news, non fare domande che ci sono già su Wikipedia, quando lo incontravo era come incontrare un parente, io per prima gli dedicavo tempo”

Stefano, a cui abbiamo rubato un bel selfie di gruppo, ci spiega: “L’improvvisazione è il frutto di uno studio costante, noi siamo quello che diciamo. Chi apre il microfono per il fascino della luce rossa, sbaglia! L’artista lo rovistiamo, è molto più importante stare attenti alla risposta, la seconda domanda deve partire dalla risposta che riceviamo. La cosa più importante non è l’inizio, ma come chiudete; è quello che dà sapidità”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Il terzo giorno ci vede esausti ma sempre felici di esserci. Partecipiamo a “Rai Radio 3 La lingua batte speciale FRU” condotto da Giordano Meacci: “anni fa la laurea era il traguardo finale, ora è quello iniziale. Un consiglio è fare il lavoro che ci piace per passione, non è tanto importante quello che sai, ma avere una curiosità costante. Oggi è fondamentale integrare università e lavoro, usciamo tardi dall’università, all’estero si diplomano e laureano prima. Arriviamo tardi nel mercato del lavoro.”

L’ultima giornata si conclude con l’Assemblea Soci RadUni, segretario del sindacato giornalisti Rai, ci fa letteralmente alzare dalla sedie, nonostante la stanchezza accumulata, riceve applausi ed assensi: “siete una realtà dei giovani controcorrente, in un mondo che sceglie le immagini, voi usate la voce; chi di voi ha capito che l’Europa è un mezzo per l’inclusione è un passo avanti” ed è standing ovation “per favore ribellatevi a chi vi dice che siete il futuro, perché sta negando che siete il presente!” sento rimbombare gli applausi scoppiati in aula come se fosse oggi.

Tutte queste parole, che possono sembrare distanti e sconnesse, sono rimaste incise nelle nostre teste, cucite nei nostri cuori, noi che li abbiamo ascoltati con lo sguardo sbalordito, noi che li abbiamo applauditi con convinzione, supporto ed energia, fino a farci male alle mani. Mi sembrava doveroso chiedere ai miei compagni di viaggio opinioni e pareri riguardo al FRU e leggete cosa hanno risposto!

Ho chiesto ad Alessio Caruso: Il personaggio che hai incontrato che ti è piaciuto di più e perché? Sicuramente il professore, perché ci ha rassicurati, nel momento in cui abbiamo finito il primo turno della speaker challange, ci ha dato dei consigli ed è sempre stato disponibilissimo e ci ha sempre dato una parola di conforto (il prof. non è un vero docente, è un ragazzo arrivato in semifinale alla scorsa speaker challange, che per il suo carisma ha meritato questo soprannome. Se parteciperete al prossimo festival, non vi venga mai in mente di chiamarlo col suo nome! Aspettate, ma.. come si chiama?).

A Francesco Burrascano: Credi che Uvm sia stato abbastanza competitivo e presente? Presenti sicuramente, con i social, eravamo lì e l’abbiamo dimostrato. Per la competitività chiaramente era la nostra prima esperienza e non è andata come volevamo ma comunque siamo scesi in campo, ci siamo difesi, siamo stati più bravi di tanti altri. Competitivi non nel senso che abbiamo sbaragliato gli avversari, ma che abbiamo fatto il nostro.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

A Giuseppe Cannistrà: Consideri il  FRU più un evento ludico o formativo? E’ formativo perché anche se non sono delle vere e proprie lezioni, riportano delle testimonianze di soggetti che hanno delle esperienze alle spalle, che fanno questo di lavoro e sono all’interno del mondo radiofonico. E’ formativo perché ti apre la mente, ti fa conoscere il punto di vista di gente con esperienza e, anche se differenti tra di loro, riuscivi ad elaborare il tuo pensiero. Anche la speaker challange la considero formativa, perché impari dai ragazzi delle altre radio.

Ad Elena Perrone: Cosa consigli a chi farà il FRU nelle prossime edizioni? Ai fruisti del prossimo anno consiglio di: 1 armarsi di scarpe comode, perché non appena il FRU partirà non vorranno più stare fermi, 2 predisporsi all’ascolto perché, solo in questo modo, riusciranno a fare propri tutti gli insegnamenti che verranno elargiti e tutti i consigli che chi è ormai un veterano delle radio universitarie consegnerà loro. Da ultimo, ma non per importanza, consiglio di non fermarsi mai e crederci sempre.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Infine, credo che la mia conclusione possa valere come risposta. E’ difficile spiegare cosa sia il FRU alle persone che non lo hanno vissuto, perché è di questo che si tratta, la somma dei workshop, le amicizie nate, le risate condivise, gli appunti presi, gli applausi fatti, sono spezzoni di vissuto, più che un semplice festival al quale abbiamo partecipato. Il FRU è unione, Messina fa amicizia con Catania, e la Sapienza con Università di Roma 3, superando con onore qualsiasi derby. Il Piemonte Orientale diventa amico della Puglia, e Siena di Verona. Il FRU sono cento ragazzi con lo stesso sogno, o magari anche sogni diversi, ma che affrontano la vita con la stessa passione, grinta e lo stesso inno. Il FRU sono cento ragazzi di regioni diverse che cantano gli 883 per le strade di Roma, a mezzanotte e lo fanno insieme, sentendosi giovani e vivi come mai. Insieme.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Ilaria Piscioneri

Cinque studenti UniMe in trasferta nella caput mundi per il FRU 2019

Il countdown è ufficialmente finito. Tutto pronto per il FRU 2019. Oggi si è dato inizio ai lavori del FRU, il festival delle radio universitarie italiane, che si concluderà il 9 giugno. L’evento è organizzato da RadUni, l’associazione che riunisce gli operatori dei media radiofonici universitari italiani, la cui mission è quella di rispondere a un’esigenza di legame e di condivisione di buone pratiche tra i promotori delle prime esperienze di web radio universitarie italiane. A distanza di un anno, per la seconda volta consecutiva, l’Università degli Studi di Messina rinnova l’adesione al festival giunto alla tredicesima edizione, inviando una delegazione di cinque studenti universitari, membri della redazione UniVersoMe, la testata giornalistica degli studenti UniMe, nonché tutti e cinque speaker radiofonici di Radio UniVersoMe, la web radio di UniVersoMe.

Dopo l’entusiasmante esperienza del FRU 2018 a Cagliari, Radio UVM presenzia ancora all’affezionato appuntamento, ma con diversi partecipanti e in una diversa location. È la capitale, nell’Università Roma Tre, lo scenario scelto per ospitare lo svolgimento dell’edizione 2019 del FRU. Quest’anno tocca agli studenti Francesco Burrascano, Giuseppe Cannistrà, Alessio Caruso, Elena Perrone e Ilaria Piscioneri, che saranno protagonisti attivi, insieme ai rappresentanti di altre emittenti universitarie provenienti da tutta Italia, di quattro intense giornate che prevedono un programma fitto di attività, consultabile nel seguente link al sito: https://www.raduni.org/fru19/.

Dalle conferenze e i dibattiti sui temi della radiofonia, delle nuove tecnologie e della comunicazione, agli workshop interattivi, i nostri inviati avranno modo di confrontarsi con altri appassionati aspiranti radiofonici e giornalisti, e di prendere parte a momenti altamente formativi di incontro con relatori d’eccellenza e professionisti esperti del settore che sveleranno alcuni segreti del mestiere. Ma non finisce qui. La manifestazione rappresenterà anche un banco di prova stimolante in cui poter esercitare e dimostrare le proprie competenze, cimentandosi in delle sfide, le cosiddette speaker challenge. Durante il festival saranno premiati il miglior format radiofonico universitario e la migliore voce. Ultimo ma non meno importante elemento immancabile sarà la musica, componente fondamentale non solo in radio, ma anche come forma di intrattenimento che farà da cornice ad alcune serate, grazie ad artisti del panorama musicale nazionale che si esibiranno in concerti dal vivo.

Le anticipazioni possono bastare. Non si può rivelare troppo. Il resto dovrete scoprirlo leggendoci sul sito https://universome.unime.it. Per restare aggiornati e non perdervi contenuti inediti in diretta da Roma, collegatevi sui canali social di UniVersoMe:

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Giusy Boccalatte

Zeitspace | Un anno di pittura bastarda

SALA LETTURA
25 gennaio 2019, 18:00

Un anno di pittura bastarda

pittura e note di Gianfranco Anastasio

testo di Marco Bazzini

foto di Gerri Gambino

grafica di Laura Anastasio

Edizioni Sido, 2018

ZEITSPACE raccoglie segni, parole e immagini in un intreccio di linguaggi e sguardi che rendono conto di un anno di pittura. La formula meticcia del titolo riprende quello del ciclo di pitture di cui il libro/quaderno è opera conclusiva.

Con la partecipazione di:

Gianfranco Anastasio, artista

Marco Bazzini, curatore, presidente ISIA Firenze

Gerri Gambino, fotografo

Valeria Patrizia Livigni, direttrice del Polo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo

In occasione della presentazione, sarà allestita una striscia di “bastardi”, piccole tele dove il colore è il risultato di infinite mescolanze, quale “dispositivo” di accesso ai temi e agli esiti del quaderno.

INGRESSO LIBERO

Il MACRO si trova a Roma, nel quartiere Salario-Nomentano, in via Nizza 138.

Si può accedere al museo anche da via Reggio Emilia 54.

Festa della Repubblica, la Festa di tutti.

2 Giugno 2018. L’Italia oggi celebra il 72° anniversario della nascita della Repubblica Italiana.

A Roma incombono i festeggiamenti in ricordo del referendum istituzionale del 1946.

La città è stati quasi interamente bloccata, le strade chiuse al traffico e la viabilità notevolmente ridotta.

I festeggiamenti dureranno quasi l’intera giornata e hanno già avuto inizio questa mattina alle 9:00.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulle note della Canzone del Piave, ha deposto all’Altare della Patria una corona di fiori davanti alla tomba del milite ignoto. Il passaggio delle frecce Tricolore ha segnato la conclusione della solenne cerimonia e aperto ufficialmente la celebrazione della Festa della Repubblica.

Successivamente ha avuto luogo la parata militare lungo la via dei Fori Imperiali; dalle 15:00 alle 19:00 i festeggiamenti proseguiranno presso i giardini di Palazzo del Quirinale.

Chi volesse assistere alla celebrazioni, essa viene trasmessa in diretta Tv e streaming dalla Rai.

“I valori di liberta’, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti sono il fondamento della nostra societa’ ed i pilastri su cui poggia la costruzione dell’Europa. Dalla condivisione di essi nasce il contributo che il nostro Paese offre alla convivenza pacifica tra i popoli ed allo sviluppo della comunita’ internazionale”.

Cosi’ Mattarella in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Alla cerimonia presenti tutte le cariche dello stato.

Un vero e proprio bagno di folla per il neo presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e per i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Il palazzo della difesa, gli edifici pubblici e quelli delle società partecipate sono stati imbandierati con il Tricolore. E ancora un immenso Tricolore è stato posto sulla facciata del Colosseo.

I festeggiamenti per questo giorno sembrano essere quest’anno più sentiti del solito, forse proprio in seguito alla  freschissima nascita del governo.

Insomma grande clima di festa a Roma, ma come ha ricordato il neo-premier Conte:

 “Il 2 Giugno è la festa di noi tutti, auguri a tutti!”

La nuova scoperta nella lotta al cancro. Orgoglio italiano (fuggito) su Nature

Correva l’anno 2000 quando, sulle pagine de La Repubblica, nei primi giorni di ottobre, compariva l’ennesimo articolo sulla fuga di cervelli italiani all’estero.

Forse, il Prof. Antonio Iavarone e la moglie Anna Lasorella, autori di quell’articolo-denuncia, non immaginavano che dopo vent’anni la situazione per gli studenti e ricercatori italiani sarebbe rimasta la stessa, anzi peggiorata.

I due lavoravano al Gemelli di Roma, presso il reparto di Oncologia pediatrica, dove portavano avanti ricerche estremamente innovative riguardo tumori pediatrici: il loro laboratorio “non aveva nulla da invidiare a quelli americani” affermava con una nota di rabbia e dispiacere Lavarone ai tempi. Fin quando, per il solito nepotismo e ostruzionismo, furono costretti a percorrere vie legali contro il primario di allora. Come è facile immaginare, nonostante la causa fu vinta, quel laboratorio non sarebbe stato più loro, e “l’esilio” oltre oceano si fece obbligatorio.

Oggi, 18 anni dopo, il gruppo di ricerca guidato dal Prof. Iavarone alla Columbia University a New York (Department of Neurology and Institute for Cancer Genetics) conta una equipe di circa 20 ricercatori, di cui 8 italiani. Stefano Pagnotta, Marco Russo, Luciano Garofano, Angelica Castano, Luigi Cerulo, Michele Ceccarelli, Anna Lasorella, Antonio Iavarone, sono loro gli italiani che hanno inaugurato il nuovo anno con la pubblicazione sulla rivista Nature di una scoperta che offre un potenziale del tutto nuovo per la terapia contro il cancro, e che apre strade finora inesplorate. Il 3 gennaio, infatti, l’articolo A metabolic function of FGFR3-TACC3 gene fusions in cancer annunciava, sulla rinomata rivista scientifica, l’avvenuta “identificazione della funzione di un’importante alterazione genetica che causa una consistente percentuale di diversi tipi di tumori, fra cui il glioblastoma, il più aggressivo e letale di quelli al cervello”. È difatti, il culmine di un lavoro che va avanti da anni, frutto di una serie di mattoncini impilati a poco a poco grazie anche all’utilizzo di tecniche complesse ed estremamente innovative, come l’analisi dei Big Data: lo studio delle sequenze genetiche dei tumori, catalogati dal progetto americano The Cancer Genome Atlas (Tcga) di cui Iavarone ricopre la carica di coordinatore per la sezione riguardante i tumori al cervello.

Scendendo più nei dettagli, già nel 2012 era stata descritta, dallo stesso gruppo di Iavarone, la fusione dei geni fgfr3-tacc3 (abbreviata f3-t3) nel 3% dei casi di glioblastoma umano. Il primo è un gene che codifica per la proteina “Fibroblast Growth Factor Receptor 3”, recettore di membrana che gioca un ruolo cardine nella regolazione della crescita, differenziazione e divisione cellulare fin nello sviluppo embrionale. Il secondo è un gene che codifica per la “Transforming Acid Coiled-coil Protein 3”, che ricopre un ruolo cardine nella generazione e regolazione del fuso mitotico durante la proliferazione cellulare.

I due geni risiedono sullo stesso braccio del cromosoma 4, ed è qui che avviene la loro fusione, dovuta ad una duplicazione in tandem (vedi figura).

Successivamente altri studi hanno riportato una simile frequenza di tale alterazione in altri tipi di neoplasie, indicando che f3-t3 è ormai da ritenere una tra le alterazioni che conferisce potere oncogenico in cellule di vari tessuti.

La novità è aver scoperto come la fusione FGFR3-TACC3 genera e fa crescere i tumori. Questa alterazione genica scatena un’attività abnorme dei mitocondri, organelli presenti all’interno della cellula che funzionano come centraline di produzione energetica. L’eccesso di energia alimenta l’impulso alla proliferazione incontrollata e all’invasione tipico delle cellule tumorali. Appurato il significato dell’alterazione, la strategia che si profila è ora quella di colpire non solo la fusione genica, ma anche la sua funzione, bloccando il metabolismo energetico, cruciale per la sopravvivenza delle cellule tumorali.

L’integrazione di inibitori classici e inibitori specifici per tale alterazione renderebbe la terapia oltre che più efficace, anche mirata in quei casi in cui è presente l’alterazione in questione. Sono in atto sperimentazioni cliniche con farmaci «bersaglio» all’ospedale Pitié Salpetrière di Parigi, dirette dal prof. Marc Sanson, coautore dello studio di Iavarone. I primi risultati dei test su cellule tumorali in coltura e nei topi mostrano che si può interrompere la produzione di energia e fermare la crescita tumorale.

L’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano potrebbe partecipare alle nuove sperimentazioni. “Da tempo sono in contatto con i suoi ricercatori – dice Iavarone – per questioni burocratiche e regolamentari non è stato possibile trasferire rapidamente le nostre sperimentazioni cliniche anche in Italia, spero che dopo la pubblicazione su Nature dello studio si riesca presto a lavorare insieme”.

Iavarone, intervistato in questi giorni, ha dichiarato di sentirsi ancora italiano a tutti gli effetti, e che avrebbe voluto conseguire questo traguardo in Italia, così da contribuire al prestigio del proprio Paese. Il professore, a onor del vero, era stato chiamato, ai tempi del governo Monti, per prendere parte alla rifondazione della ricerca in Italia, ma di quel periodo ricorda solo “tante riunioni, importanti conferenze e nulla di concreto”. La sua visione non è totalmente pessimista, auspica che si realizzi il tanto chiacchierato Human Technopole, l’infrastruttura multi-disciplinare lanciata all’EXPO di Milano, che avrebbe come obbiettivo quello di rilanciare l’Italia nel settore delle biotecnologie, della medicina molecolare e genica, e della bio-informatica, e ancor di più spera nella realizzazione di uno Human Technopole del Sud, da cui proviene.

“Il mio sogno -rivela infine Iavarone al Corriere- è quello di proiettare l’Italia tra i primi Paesi al mondo nel settore della ricerca dei big data, della medicina personalizzata e dell’oncologia. Un sogno, certo. Ma la vita mi ha insegnato che tutto è possibile”.

Antonio Nuccio

La storia fantastica del cinema America. Il recupero dei beni comuni

C’era una volta a Trastevere , in via Agostino Bertani, il teatro Lamarmora , là al suo posto negli anni Cinquanta venne costruito il Cinema America.

L’arena venne chiusa nel 1999 per fare spazio prima ad una sala bingo e poi ad una palazzina ad uso residenziale.
A Roma come nel resto di Italia, negli anni a venire, vengono chiuse tante sale: cementificare piuttosto che curare e valorizzare il luoghi di cultura.
Nel 2008 il “comitato cinema America” , grazie anche al supporto dei trasteverini, riesce a bloccare il progetto di costruzione di un palazzo ad uso abitativo,ma le richieste per destinarlo ad uso sociale e culturale vengono rifiutate e la sala viene abbandonata.
È il 2012, accade un evento tipicamente giovanile: i “trast invaders” , ragazzi del liceo e dell’università, occupano per qualche ora il cinema e grazie alle foto che affollano i giornali la condizione di degradante abbandono del luogo è sotto gli occhi di tutti.
Di propria iniziativa e con il supporto degli abitanti del quartiere i ragazzi ricostruiscono il tetto, i pavimenti e creano una biblioteca e un’aula studio. Diventa uno spazio di aggregazione culturale.

Veloce aumenta l’interesse di attori, registi e produttori che passano dalla sala e supportano i ragazzi.
La sala è piena ogni giorno, vengono proiettati film e presentati prima dagli stessi registi o attori creando una atmosfera di scambio culturale. Il Maestro Ettore Scola è stato da sempre vicino a loro.
La storia non finisce qui: i ragazzi vengono fatti sgomberare ma i trasteverini, conquistati dalla passione dei ragazzi, concedono in comodato d’uso l’ex forno accanto il cinema.
È ora che nasce l’arena San Cosimato : cinema all’aperto nella piazza di Trastevere.
Più di un successo.

Questa è una storia di sgomberi, occupazioni e continue battaglie legali, l’ultima vede protagonista la sindaca Raggi e la l’appello del mondo del cinema (in direttissima da Cannes sottoscrivono Almodovar, Chastain e Sorrentino). Passando per iniziative bellissime come gli “Schermi pirata” e proiezioni nella periferia romana.
Intanto i ragazzi sono riusciti a vincere il bando per l’assegnazione della sala Troisi , altra sala chiusa da anni, e anche quest’anno da giugno ad agosto la piazza San Cosimato si illumina di cinema e riempie di persone (https://trasteverecinema.it/).

La realtà italiana vede, nella maggior parte delle città, sempre più coinvolti i cittadini nella cura e recupero dei beni comuni.
Non solo le sale vengono chiuse sempre più frequentemente, i luoghi di cultura o di interesse artistico vengono tenuti chiusi per mancanza di fondi. O almeno così molti dicono.

Le vicende che ho riportato potrebbero essere solo l’inizio di un vero e proprio movimento culturale italiano.
Chi meglio di noi, col nostro patrimonio, dovrebbe recuperare il rapporto coi nostri luoghi? Ritrovandone la bellezza, curandoli, rispettandoli e valorizzandoli tramite attività culturali : dalle proiezioni alle esibizioni alla creazione di luoghi di ritrovo per scambiare idee e conoscenza.
A Messina ci sono una quantità di luoghi chiusi al pubblico, riaperti ogni tanto per le Giornate di Primavera del Fai, che hanno tutte le caratteristiche.

È una idea bizzarra forse e potrebbe spaventare perché è un territorio ignoto.

I ragazzi del cinema America erano interessati ad avere uno spazio dove fare cultura, tutto è stato consequenziale, hanno studiato, hanno imparato a chiedere autorizzazioni e permessi, si sono fatti aiutare dai consigli di esperti. Difendono l’arte e i beni comuni, in un mondo che sembrerebbe andare in direzione contraria.
Non hanno mollato davanti alla bestia nera italiana che è la burocrazia.
Grazie ragazzi.

Checché se ne dica i “giovani d’oggi” sono interessati alla cultura, molto. Sono certa che non solo a Roma starebbero (o stanno già) in prima fila per migliorare la condizione delle città.
Questa è una avventura che stimola chi , come i ragazzi dell’America, ama i luoghi che ha attorno e crede nelle stesse idee.

Si dice sempre che l’Italia potrebbe andare avanti solo col patrimonio culturale e paesaggistico che ha, e allora perché non osare? 

Arianna De Arcangelis

 

ndr: per chi fosse interessato qui il link della pagina Facebook https://www.facebook.com/piccoloamerica/