Luoghi segreti (e non) nel cuore della città: sui passi delle carceri borboniche messinesi

Come anticipato in un precedente articolo, domenica 11 Ottobre si è tenuta la visita guidata di alcuni luoghi noti – e meno noti – del centro cittadino, organizzata nell’ambito del “Progetto Crescere Insieme” dai gestori del sito Nino Femminó e Alessandra Di Giacomo, in collaborazione con il movimento “Vento dello Stretto” di Messina e “Fare Verde” di Messina.

Noi di UniVersoMe non ci siamo fatti scappare l’occasione ed abbiamo partecipato al tour: eccone i particolari più interessanti!

Vecchie carceri di Rocca Guelfonia

Situata nell’omonima via delle Carceri, è possibile trovare la porta d’ingresso delle carceri di Rocca Guelfonia. Il sito, costruito da Carlo V d’Asburgo (1526-1539), risale al ‘500 e costitutiva l’ingresso di quello che era il castello di Rocca Guelfonia.

Portale della antiche carceri, oggi in gestione presso i Padri Rogazionisti, sito in via delle Carceri – © Salvatore Nucera, Messina 2020

Sarà solo con Ferdinando di Borbone (1721-1825) che l’edificio sarà adibito a carcere, funzione alla quale rimarrà destinato fino alla seconda guerra mondiale, periodo in cui verrà utilizzato come rifugio antiaereo.

Un interessante particolare ben visibile all’esterno sono le scritte incise sui pietroni d’ingresso proprio nel periodo in cui l’edificio era adibito a carcere. Entrando nel grande portone si vede l’unica stanza rimasta e, facendo attenzione, se ne potrà notare il muro originale.

Pietrona sul lato sinistro del Portale delle antiche carceri con incisa la scritta (in verticale sulla destra) “Venire fora non si po sortire” – © Salvatore Nucera, Messina 2020

Antiche mura della città

Passando attraverso l’Istituto Antoniano Cristo Re, è possibile percorre le antiche mura della città, oggi solo parzialmente visibili (essendo state abbattute negli anni). Ciò che rimane di queste mura è ben visibile in via Principe Umberto, sulla strada che conduce a Cristo Re.

Una cosa che forse non tutti sanno è che quel passaggio non era previsto in origine: si tratta infatti di una breccia realizzata dall’architetto Borzì nel 1920 per permettere il passaggio dei mezzi di trasporto ed espandere il territorio cittadino oltre le mura.

Sacrario di Cristo Re

Forse tra i palazzi più conosciuti ed amati della città, il Sacrario di Cristo Re racchiude non solo una grande bellezza artistica, oltre alla vista mozzafiato, ma anche un grande significato storico. All’interno sono infatti conservate le spoglie dei caduti per Messina durante la prima e la seconda guerra mondiale. Al centro della struttura è possibile ammirare un sepolcro in marmo rappresentante un milite ignoto.

Vista del milite ignoto all’interno del Sacrario, con pavimentazione a pianta ottagonale e circondato da colonne in stile ionico – © Salvatore Nucera, Messina 2020

Rocca Guelfonia

La torre di Rocca Guelfonia, situata al lato del Sacrario, è l’ultimo resto appartenente all’antica struttura che nel 1191 ospitò Re Riccardo Cuor di Leone diretto in Terra Santa per la III crociata. L’edificio – poi adibito a carcere – è ricordato dagli storici come “la prigione più dura e inospitale della città“. Dall’interno, essa appare caratterizzata da strette feritoie, dalle quali è possibile ammirare lo Stretto, unica consolazione per i detenuti. La storia di Rocca Guelfonia è legata al ricordo di Macalda da Scaletta, dama da compagnia e cortigiana siciliana, ricordata per aver aiutato (insieme all’amato Alaimo da Lentini) i messinesi a ribellarsi contro gli angioini nella rivolta dei Vespri Siciliani. La stessa sarebbe stata poi fatta prigioniera dal Re spagnolo Pietro D’Aragona, su consiglio del figlio Giacomo, per averlo raggirato in favore di Alaimo.

È sorprendente svelare quante curiosità si trovino a pochi passi dal centro. Riscoprirle è ogni volta un’occasione per ripercorrere le varie fasi storiche della città, narrarne i miti e rievocarne i misteri, grazie anche ad iniziative culturali come il “Progetto Crescere Insieme”, che danno nuova vita a tanti luoghi di interesse spesso trascurati. Se anche voi siete entusiasti di conoscere – e far conoscere – le numerose bellezze artistiche del territorio, continuate a seguirci!

                                                                                                                               Salvatore Nucera

Immagine in evidenza: discovermessina.it

Rocca Guelfonia ed il Sacrario di Cristo Re: Messina fra duemila anni di guerre

La città di Messina, nel corso dei secoli, è sempre stata considerata un’importante piazzaforte strategica dal punto di vista militare, ed è facile intuire il perché: situata nel punto di più facile accesso alla Sicilia dal Continente, e al crocevia fra Tirreno e Ionio, avere il controllo su Messina equivaleva a controllare il Mediterraneo, in tempi in cui controllare il Mediterraneo significava controllare il mondo. Possiamo dunque ben comprendere come mai, fin dagli albori della sua esistenza, gli abitanti delle colonie greche se ne contendessero così aspramente il dominio; e non deve sorprenderci che proprio per aiutare gli alleati Mamertini a difendere Messina dai Siracusani, appoggiati dai Cartaginesi, le truppe romane giunsero in Sicilia dando inizio alla prima guerra punica (264 a.C.).

Ancora, proprio da Messina si avviò la riconquista normanna della Sicilia (1061 d.C.); e sempre da qui partivano le navi dirette in Terrasanta durante le Crociate; importantissimo fu il ruolo che questa città giocò durante i Vespri Siciliani, quando, difesa da Alajmo da Lentini, resistette al durissimo assedio francese, durante il quale si distinsero le leggendarie eroine Dina e Clarenza. Non meno importante fu Messina nel ‘500, quando Carlo V la rese base navale fondamentale nella lotta alla pirateria barbaresca; e nel 1675, quando la città si ribellò agli Spagnoli, i francesi del Re Sole non tardarono ad accorrere in sua difesa, salvo poi abbandonarla al suo destino dopo la pace di Nimega (1678). Nell’Ottocento Messina fu ancora una volta nell’occhio del ciclone, quando subì la violenta repressione dei moti insurrezionali del 1848, da parte dei Borbone, culminata in 8 mesi di bombardamenti; e, pensando al ‘900, è impossibile dimenticare il tributo di vite umane che questa città pagò durante le due Guerre Mondiali.

Esiste un luogo a Messina che ha vissuto da protagonista tutti questi secoli di guerra: è il castello di Matagrifone, o Rocca Guelfonia. Il complesso oggi si raggiunge da Viale Principe Umberto e domina Messina da una altura a circa 60 m s.l.m., verosimilmente sede dell’antica Acropoli della città greco-romana. Il nome del castello deriva dal fatto che qui, nel 1190, si insediò re Riccardo Cuor di Leone, sceso a Messina sulla via della Terrasanta: adirato col Re di Sicilia, Tancredi, poiché sua sorella Giovanna, vedova del precedente Re, non otteneva la restituzione della dote, occupò la città costruendovi una torre che fece chiamare “Mata-griffones”, cioè “ammazza-Greci”, in riferimento forse alla grande presenza di greci e levantini nella città di Messina. Nei secoli successivi la fantasia popolare trasformerà il nome, ormai privo di significato, e il castello di Matagrifone diventerà il mitico “castello di Mata e Grifone”, i due giganti fondatori della città secondo una antica leggenda.

Ricostruita da Federico II di Svevia, restaurata nel ‘400 da Ferdinando il Cattolico e poi ampliata sotto Carlo V, più volte bombardata e danneggiata a seguito della rivolta antispagnola del 1674-1678, e infine tramutata in prigione nell’800, di questa roccaforte maestosa oggi resta pochissimo: la poderosa torre ottagonale con l’iscrizione che commemora il restauro quattrocentesco; tratti di mura appena riconoscibili lungo il Viale Principe Umberto; e il monumentale portale cinquecentesco a bugne sovrastato da un mascherone, pressoché totalmente dimenticato, fra panni stesi e macchine parcheggiate, nella sottostante Via delle Carceri. Sopra le sue rovine sorge invece l’elegante struttura neobarocca del Sacrario di Cristo Re, costruito nel 1937 su progetto di Francesco Barbaro, in omaggio allo stile del messinese Filippo Juvarra (1678-1736), l’architetto della Basilica di Superga. Il tempio, a pianta ottagonale e sormontato da una alta cupola, commemora il ruolo di Messina nelle due Guerre Mondiali e, nella cripta, ospita le salme di numerosi caduti. Notevoli la scalinata d’ingresso con la statua di Cristo Re, opera di Tore Edmondo Calabrò, la grande campana fusa col bronzo preso al nemico durante la prima Guerra Mondiale, e le otto statue bronzee che adornano la cupola, disegnate da Teofilo Raggio.

Oltre duemila anni di guerre ci osservano dall’alto di questo singolare complesso monumentale; e, mentre ammiriamo dal suo belvedere il magnifico panorama dello Stretto, ci invitano a riflettere e a sperare in un futuro di pace.

Gianpaolo Basile

Ph: Martina  Galletta