Messina nel 1780: il quartiere “Grande Ospedale/Collegio”

Ritorna l’appuntamento dedicato al viaggio nella Messina del 1780. L’architetto Giannone oggi ci accompagna nel quartiere “Grande Ospedale/Collegio”, corrispondente all’odierna area limitrofa alla via Tommaso Cannizzaro nei pressi del Tribunale di Messina, del complesso del Rettorato dell’Università e della parte iniziale della via XXIV maggio e del corso Cavour.

Mappa del quartiere “Grande Ospedale/Collegio” – Fonte: “Messina nel 1789. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Grande Ospedale

Nel 1542 il vicerè Don Ferrante Gonzaga ordinò che tutte le strutture ospedaliere di Messina venissero riunite in un’unica struttura denominata Santa Maria della Pietà. La costruzione iniziò il 12 ottobre 1542, sotto il progetto di Antonio Ferramolino e Giovanni Carrara, ma venne terminata solo nel 1605, dopo gli interventi di Andrea Calamech, Giovanni Maffei e Francesco Zaccarella.

L’Ospedale era uno degli edifici più grandi della città, con una pianta quadrata e ogni lato lungo oltre cento metri e alto trenta.

Durante il sisma del 1908 l’intero edificio crollò, tranne gli angoli, determinando anche la morte di quasi 200 persone all’interno dell’ospedale.

Ricostruzione virtuale del “Grande Ospedale” – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

 

Lapide nel luogo in cui sorgeva il “Grande Ospedale”, situata di fronte al Tribunale di Messina – ©Silvia Molino, Messina 2022

Antica Università

Il palazzo dell’antica Università fu costruito nel 1597, dopo la rifondazione del collegium da parte di Filippo II.

L’edificio si presentava a pianta quadrata e isolato, con un unico piano. Il prospetto era caratterizzato dal grande portale bugnato tardomanierista, nel cui fregio erano inseriti due libri per sottolineare la vocazione didattica del complesso.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Venne soppresso in seguito alla rivolta antispagnola del 1674 e diventò un panificio militare, umiliante mansione mantenuta fino alla sua distruzione nel 1908.

Il portale dell’antica Università verso la fine del XIX secolo – Fonte: “Messina nel 1789. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Santa Maria Dell’Itria

La Chiesa di Santa Maria Dell’Itria sorgeva lungo il torrente Portalegni sin da tempi remoti, ma prese questo nome nel 1579, anno in cui fu acquisita dalla Confraternita dei Muratori e degli Scalpellini.

La parola Itria è un appellativo della Vergine e deriva dal greco Odegitria, cioè “Guidatrice del cammino“.

L’edificio era costituito da un’unica navata e caratterizzato dalle eleganti colonne tortili del portale barocco che ornava il prospetto.

Anch’essa distrutta nel 1908, non fu mai più riedificata.

Ricostruzione di Santa Maria dell’Itria – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Collegio Prototipo dei Gesuiti

Dal 1596 i Gesuiti furono del tutto esclusi dalla gestione dell’Università e “costretti” a costruire un nuovo Collegio del tutto indipendente dall’amministrazione cittadina.

Nel 1605 il facoltoso Girolamo Conte donò quindicimila scudi all’ordine per la fondazione del Collegio; vennero acquistati diversi appezzamenti di terreno nella contrada del Fosso e abbattuti, tra l’altro, i resti di un tempio di Apollo.

La costruzione dell’edificio fu affidata a Natale Masuccio, che lo articolò in tre piani; l’interno era scandito da tre magnifici cortili porticati a due ordini di colonne e pilastri marmorei.

Dopo la cacciata dei Gesuiti, nel 1838 l’edificio diventò la sede della ripristinata Università.

In seguito alla distruzione a causa del terremoto, si riuscì a recuperare il portale che fu posizionato nel cortile della nuova università.

Ricostruzione virtuale del Collegio Prototipo dei Gesuiti – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

 

Il portale dell’Università, situato all’interno del complesso del Rettorato – ©Silvia Molino, Messina 2022

Chiesa di San Giovanni Battista del Collegio

La Chiesa di San Giovanni Battista, annessa al Collegio, venne costruita tra il 1687 e il 1727.

L’edificio era costituito da una facciata a due ordini, con un alto portale affiancato da due coppie di colonne di ordine composito; nell’ordine superiore un’ampia finestra seguiva le proporzioni e le decorazioni del portale, anch’esso sopravvissuto ai terremoti del 1783 e del 1908 e attualmente collocato nel cortile del Museo Regionale.

Palazzo Brunaccini

Il Palazzo Brunaccini fu probabilmente edificato dal marchese Giovanni Salimbene nel 1472; per un lungo periodo fu la sede dell’Accademia dei Cavalieri della Stella e successivamente una galleria che raccoglieva numerose opere d’arte.

Di stile tardogotico, a tre ordini con bifore nel piano nobile e ampio cortile interno, viene rappresentato dallo Juvara nel 1701.

Fu distrutto con la dinamite una volta danneggiato nel 1908.

Fontana Gennaro

La Fontana Gennaro venne eretta nel 1602 e collocata nella piazzetta triangolare antistante al bivio di via del Corso e via dei Bisolari.

La costruzione è costituita da una vasca ottagonale in marmo rosso con un basamento sul quale poggia la figura di Acquario, impersonato da un giovinetto seduto sul globo celeste dello zodiaco, che regge delle anfore.

La fontana è attualmente collocata nello slargo di via Cavour e via XXIV maggio.

La Fontana Gennaro oggi – ©Silvia Molino, Messina 2022

Palazzo degli Elefanti 

Edificato intorno alla metà XVII secolo in via Porta Imperiale, il Palazzo degli Elefanti è attribuito a Nicola Francesco Maffei.

Le mensole del portale erano due ed erano decorate da teste di elefanti scolpite; il portale fungeva da asse di simmetria per il resto della composizione, caratterizzata da un sistema di aperture bottega-mezzanino che ne rifletteva la vocazione commerciale del palazzo, mentre quella signorile era rimarcata dalle eleganti finestre del piano nobile.

Attualmente i resti del palazzo versano in parziale stato di rudere e sono invasi dalla vegetazione.

L’area in cui sorgeva il Palazzo degli Elefanti, attualmente invasa dalla vegetazione – ©Silvia Molino, Messina 2022

Alla prossima!

Terminata anche questa tappa, vi diamo appuntamento alla prossima puntata, in cui “visiteremo” il quartiere “Corso”.

 

Marta Cloe Scuderi

Fonti:

Luciano Giannone, Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa, Giambra Editori, Terme Vigliatore (ME), 2021.

Immagine in evidenza:

Francesco Sicuro, Grande Ospedale in Vedute e prospetti della città di Messina, particolare, 1768.

…l’Università di Messina è stata già chiusa in precedenza?

La città di Messina, nella sua lunga e gloriosa storia, spesso ha dovuto affrontare momenti difficili come quello che noi tutti stiamo vivendo in questi giorni nebulosi.

Tra le drastiche misure per fronteggiare la minaccia del contagio, quasi una settimana fa il Governo ha disposto, tra le altre, la sospensione delle attività di tutti gli atenei presenti sul territorio nazionale. Non è la prima volta che l’ateneo peloritano ha subito un provvedimento del genere, anche se con le dovute e numerose differenze: l’Italia ancora non esisteva e la città mamertina era sotto la dominazione spagnola.

Ma, proprio in questo periodo, ci è venuto in mente questo collegamento storico: è il momento di salire sulla macchina del tempo e immergersi in uno dei capitoli più celebri e drammatici della storia della nostra città.

La citta di Messina nel Seicento – Fonte:lacooltura.com

 

Il legame tra Università e città

Il nostro viaggio inizia il 2 dicembre 1599 , quando l’Università di Messina conferì la prima laurea a Giovan Battista Castelli, divenuto in seguito un noto giudice.

Nonostante la fondazione dell’ateneo risalga al 1548, soltanto dopo una lunga disputa con l’Università di Catania, davanti al tribunale della Sacra Rota è stata ottenuta la possibilità di conferire i titoli di studio.

Da allora, l’Università messinese è cresciuta, sia in prestigio sia in numero di matricole, grazie anche alla posizione strategica della città dello Stretto. Infatti, Messina era una meta più appetibile, in confronto alla città etnea, per gli studenti forestieri, provenienti dalla Calabria e da Malta.

Tra l’Università e le élite cittadine intercorreva un profondo legame, sancito dalla possibilità riservata a queste ultime di scegliere i docenti, il Rettore (che a quei tempi era uno studente, come accadeva negli altri atenei italiani), i riformatori e altri uffici interni.

Lo Studium Urbis (antica denominazione dell’Università) aveva un ruolo centrale, poiché garantiva la formazione delle élites culturali e politiche cittadine. In particolare, gli studiosi di diritto erano chiamati in causa dal Senato cittadino per la difesa nelle varie sedi dei numerosi privilegi della città, fondamenta del progetto di ascesa di politica di Messina.

L’antico portale dello Studium, attualmente collocato nel cortile della nuova sede dell’ateneo – Fonte:messinaora.it

 

Il progetto di ascesa politica ed autonomia

Negli anni Venti del Seicento prese corpo tra le élite cittadine l’obbiettivo di far diventare Messina la capitale di diritto della Sicilia orientale, visto che di fatto già lo era. La proposta fu quella di dividere in due viceregni il territorio siciliano, fino a quel momento unificato sotto un unico viceregno, con Palermo capitale.

L’azzardo politico fu supportato dalla scissione della provincia gesuitica siciliana in due parti (1628), una delle quali facente capo a Messina. Questa mossa da parte della Societas Iesu (Compagnia di Gesù, volgarmente gesuiti) fu il frutto di una collaborazione tra il Senato e i gesuiti messinesi, che ottennero la gestione della facoltà di Teologia.

L’offerta di quasi due milioni di scudi arrivò nel 1629, ma fu controbilanciata dalle offerte congiunte della città di Palermo e del Parlamento siciliano. L’ambizioso progetto di “Messina capitale” dunque naufragò, anche a causa della retromarcia del preposto generale dei gesuiti, che nel 1633 riunificò la provincia, provocando inoltre nuovi scontri in merito alla gestione dello Studium.

L’ingerenza di Palermo evidenzia il conflitto in atto in quel periodo tra le due città e più in generale tra la Sicilia occidentale del grano e la Sicilia orientale della seta. Il susseguirsi di altri eventi di scontro mutò anche il rapporto tra Messina e Madrid, sempre più incrinato. Nel frattempo, in città si costituirono due schieramenti contrapposti: i Merli, filogovernativi, e i Malvizzi, sostenitori del Senato, di cui facevano dichiaratamente parte alcuni esponenti dell’Università.

Le tensioni tra le due parti mutarono nel 1674 in una guerra civile, sfociata nella celebre rivolta antispagnola.

Il palazzo del Senato messinese – Fonte:tempostretto.it

 

La rivolta antispagnola

Seguendo l’antica legge del cacciare un invasore chiamandone un altro, i ribelli invocarono l’aiuto della Francia di Re Luigi XIV, che accettò strategicamente. Infatti, il conflitto garantiva l’apertura di un nuovo fronte della guerra d’Olanda, nella quale il regno francese fronteggiava proprio la Spagna.

Dopo che il generale della marina francese Louis de Vivonne  entrò trionfante nella città peloritana (1675), in seguito alla debacle della flotta spagnola a Stromboli, i messinesi non si trovarono di fronte ad una situazione migliore, a causa delle ristrettezze dovute al blocco navale e alla carestia.

Dopo quasi quattro anni di conflitto, Francia e Spagna posero fine alla Guerra d’Olanda attraverso il trattato di Nimega.

La pace fu siglata all’insaputa dei messinesi, nonostante diversi ambasciatori tentarono di trattare in precedenza con il Re Sole per ottenere impegni precisi.

Il ritorno degli Asburgo (ovviamente ramo spagnolo), previsto da una postilla del trattato, non tardò ad arrivare ed ebbe conseguenze drammatiche per la città di Messina, dichiarata ciudad muerta civilmente (città morta civilmente).

Fuga di famiglie nobiliari messinesi dopo la rivolta antispagnola – Fonte:antoniocattino.blogspot.com

 

La “vendetta” degli Asburgo

La vendetta spagnola fu spietata e si concretizzò nell’eliminazione delle istituzioni protagoniste dell’ambizioso progetto autonomistico: il palazzo del Senato fu raso al suolo e le Accademie cittadine furono chiuse.

La città fu privata della millenaria Zecca e della sua memoria storica attraverso la confisca dell’Archivio cittadino.

Lo Studium fu chiuso a causa del suo ruolo centrale nell’aggregazione e formazione delle élite politiche e culturali, responsabili della rivolta. La sede dell’ateneo fu utilizzata per ospitare i forni militari e l’orto botanico, fondato da Pietro Castelli, che divenne luogo di pascolo per i cavalli delle truppe reali.

Si dovrà attendere il 1838 per parlare nuovamente di Università a Messina.

“Messina restituita alla Spagna” di Luca Giordano – Fonte:tempostretto.it

 

In conclusione…

In seguito alla repressione la città non si sarebbe ripresa facilmente e non sarebbe mai tornata ai fasti e agli splendori dei secoli precedenti.

Tentammo di conquistar la Luna e forse avevamo gli strumenti per farlo, ma la Dea Fortuna o chi per lei ha deciso di non baciarci, condannandoci all’oblio.

Che possa questo periodo di stasi essere anche un momento di studio e di (ri)scoperta della meravigliosa storia della nostra città, che necessita sempre più di (ri)costruire una memoria civica collettiva.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

 

Bibliografia:

Bottari Salvatore e Chiara Luigi, La Lunga rincorsa. Messina dalla rivolta antispagnola al terremoto del 1908;

Novarese Daniela, Istituzioni politiche e studi di diritto fra cinque e seicento. Il Messanense Studium Generale tra politica gesuitica e istanze egemoniche cittadine;

Ribot Luis, La rivolta antispagnola di Messina. Cause e antecedenti (1591-1674);

https://www.unime.it/it/ateneo/presentazione/storia-dellateneo

https://universome.unime.it/2017/10/25/origini-universita-primato-mondiale/