Covid-19: la percezione del rischio

L’8 Dicembre 2019 è stato identificato a Wuhan il primo caso di Covid-19. Ha avuto così inizio una delle più gravi pandemie mondiali che, a distanza di quasi due anni, sembra un incubo non ancora pronto a svanire.
In questo scenario, uno degli aspetti più evidenti ed indagati dai vari studi in ambito psicologico, è la percezione del rischio legata a: salute, lavoro, ripresa economica, aree interpersonali e le conseguenze psicologiche.
Risulta importante analizzare il concetto di ”percezione del rischio”. Consente infatti di comprendere meglio molti comportamenti e di adottare uno stile di comunicazione efficace, soprattutto durante un’emergenza sanitaria come quella attuale.

  1. Cos’è la percezione del richio
  2. Comportamenti protettivi e modalità di rischio
  3. Rischio come analisi e rischio come sentimenti
  4. Focus-on sul rischio come sentimento
  5. La visione culturale del rischio: gerarchia-egualitarismo e individualismo-comunitarismo
  6. L’importanza delle norme sociali per il cambiamento del comportamento

Cos’è la percezione del rischio

Sul sito web del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova si legge: “La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e che orienta i comportamenti delle persone di fronte a decisioni che coinvolgono dei rischi potenziali. La percezione del rischio coinvolge diverse dimensioni come, per esempio, le conseguenze sia immediate sia future e le loro implicazioni tanto su un piano razionale ed oggettivo quanto su un piano emozionale e soggettivo. La ricerca ha sottolineato che in molti casi esiste una discrepanza tra la percezione soggettiva del rischio e la valutazione oggettiva (Slovic, 2001). ”
Dunque, spesso capita che le personae abbiano timore di attività realmente non pericolose, sottovalutando quelle che potrebbero portare a conseguenze drammatiche. Nel parlare di percezione del rischio si fa riferimento all’inclusione di dimensioni cognitive,emotive e sociali creando così un modello di analisi complesso.

https://www.auxologico.it/
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Comportamenti protettivi e modalità di rischio

Alcuni studi hanno rilevato come la percezione del rischio sia fondamentale al fine di sviluppare comportamenti protettivi, come ad esempio la promozione della pulizia e dell’igiene e l’evitamento della vicinanza sociale.
Facendo riferimento al paradigma psicometrico per l’analisi quantitative del rischio percepito e dei benefici percepiti, possiamo distinguere due modalità attraverso le quali le persone percepiscono e/o agiscono sul rischio.

Rischio come analisi e rischio come sentimenti

Si può parlare di “rischio come analisi”che si basa su logica, processi decisionali e ragione. Questa modalità risulta più lenta, complessa e faticosa, in quanto si tratta di un processo cognitivo.
L’altra è quella del “rischio come sentimenti” che fa riferimento alla intuizioni di minaccia ed alle reazioni istintive. Quest’ultima modalità è più veloce, rapida ed efficace.
Stati emotivi vissuti durante la pandemia sono stati per lo più: rabbia, paura, preoccupazione, tristezza, solitudine, incertezza ma anche speranza e fiducia.
Gli stati affettivi ansiosi, hanno amplificato la percezione del rischio interpersonale e psicologico, mentre l’incertezza ha aumentato i rischi percepiti per il lavoro, l’economia istituzionale e l’area psicosociale.

Focus-on sul rischio come sentimento

Quando si parla di rischio come sentimento, quindi prevalentemente processi guidati da stati affettivi ed emotivi, si tratta di un atteggiamento che fa riferimento alla valutazione delle nostre esperienze dirette e/o indirette con quel pericolo e quanto lo riteniamo positivo o negativo.
Durante i momenti peggiori della pandemia, soprattutto nella sua fase primordiale, le persone hanno utilizzato/utilizzano per lo più questa modalità. Viene infatti usata quando si è sottostress, con conoscenze limitate sugli argomenti di interesse e con poco tempo a disposizione.
Le esperienze, incrementando la possibilità di apprendimento positive o negative (ad esempio aver avuto un conoscente affetto da covid) o le nostre immagini mentali, contrassegnate da positività o negatività, si legano anche a stati somatici e corporei, rimandando all’importanza della connessione mente-corpo.

Per quanto riguarda l’aspetto cognitivo nella percezione del rischio è correlato a: ricerca di notizie sul covid-19, controllo ed efficacia dei termini di contenimento.

https://www.puntosicuro.it/
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La visione culturale del rischio: gerarchia-egualitarismo e individualismo-comunitarismo

Bisogna aggiungere che anche i fattori sociali,culturali e politici giocano un ruolo fondamentale nella percezione del rischio. Anche gli esperti ne sono influenzati e per questo è necessario prenderli in considerazione. Nello specifico, facciamo riferimento a visioni basate sulle contrapposizioni gerarchia-egualitarismo e individualismo-comunitarismo.
Più le persone hanno una visione individualistica e gerarchica, più valutano negativamente il Covid-19, riducendone la loro percezione del rischio.  Questo perché, nelle società individualiste, ci si aspetta che le istituzioni sociali garantiscano benessere ed assistenza senza interferenze da parte del governo.
Sicuramente avrete letto espressioni del tipo “Non ci possono dire come dobbiamo vivere”, “Siamo in dittatura sanitaria”, “Decido io dove andare, nessuno può costringermi” ecc.
Chi invece ha una visione basata sull’egualitarismo ha come obiettivo quello di distribuire in maniera equa la ricchezza e la salute. Ciò fa aumentare la percezione del rischio per tutta la comunità.

L’importanza delle norme sociali per il cambiamento del comportamento

Tra i fattori di promozioni per le azioni di protezione durante la pandemia rientrano le norme sociali.
Nello specifico, vi è una differenza tra norme descrittive, ovvero la percezione soggettiva di ciò che fanno gli altri, e norme prescrittive, convinzione su ciò che si aspetta che si faccia.
Infatti, più si pensa che gli altri agiscano per ridurre la diffusione del virus, più ci si sente socialmente sottopressione per ridurre il contagio e più si metteranno in atto le misure di prevenzione.
Questo rispetto delle norme è maggiore nelle società di tipo egualitario/comunitario.

Tutto questo serve a sottolineare che ormai non possiamo più parlare di benessere dell’individuo ridotto solo all’aspetto medico, ma serve anche ragionare ed agire in un’ottica psicologica e socio-psicologica.

                                                                                                                                                      Chiara Fraumeni

Bibliografia

Lanciano, Graziano,Curci,  Costadura, Monaco,(2020) Risk Perceptions and Psychological Effects During the Italian COVID-19 Emergency, 2020; 11: 580053. PMCID: PMC7533588, PMID: 33071920

Savadori, Lauriola, Risk Perception and Protective Behaviors During the Rise of the COVID-19 Outbreak in Italy(2021), 2020; 11: 577331. Published online 2021 Jan 13. doi: 10.3389/fpsyg.2020.577331 . PMCID: PMC7838090 . PMID: 33519593

 Forte ,  Favieri , Tambelli , Casagrande  The Enemy Which Sealed the World: Effects of COVID-19 Diffusion on the Psychological State of the Italian Population  PMID: 32531884,PMCID: PMC7356935, DOI: 10.3390/jcm9061802

 

Vitamina D e COVID-19: le basi scientifiche della sua integrazione

Nei giorni scorsi si è molto dibattuto sul ruolo della vitamina D nel ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV2. Inoltre, un recente report dell’ISS riporta anche una possibile efficacia nel trattamento di due sintomi tipici della COVID-19, l’anosmia e l’ageusia, ossia la perdita dell’olfatto e del gusto. Ma quali sono le basi per cui la vitamina D sarebbe efficace?

Cos’è la Vitamina D e quali sono le sue funzioni biologiche

La vitamina D comprende un gruppo di ormoni liposolubili dato da 5 vitamine. Le principali sono la D2, assunta con alimenti di origine vegetale, e la D3, di origine animale o prodotta dall’epidermide sotto azione dei raggi solari. Questi precursori sono trasportati e modificati nel fegato e poi nel rene ottenendo il calcitriolo, la forma ormonale attiva.

Il calcitriolo esercita le sue azioni tramite il recettore nucleare VDR, che a sua volta lega il recettore X dell’acido retinoico, il quale lega specifiche sequenze del DNA determinando modificazioni dell’espressione genica. Il VDR è presente in modo praticamente ubiquitario e si stima che da 200 a 2000 geni possano rispondere all’azione della vitamina D.

Anche se famosa per la sua azione a livello osseo, si tratta di un ormone estremamente versatile, con numerose azioni in ogni distretto. Ed ha anche un’importante influenza sul Sistema Immunitario.

Il recettore VDR è presente su cellule dendritiche, linfociti e macrofagi. La vitamina D favorisce l’integrità delle barriere cutanee e mucose contro l’ingresso dei microbi e la produzione di catelicidine e defensine, peptidi ad azione antibatterica, antifungina e antivirale. Inibisce l’attivazione delle cellule dendritiche da parte del lipopolisaccaride batterico. Riduce il rilascio di citochine pro-infiammatorie da parte dei linfociti T e inibisce la proliferazione delle cellule T. Potenzia perfino l’azione delle cellule NK contro le cellule tumorali.

In sintesi, ha una funzione fondamentale di modulazione del sistema immunitario.

Il SARS-CoV2 infetta le cellule in modo mai visto prima

Un recentissimo studio pubblicato il 28 maggio sulla prestigiosa rivista Cell ha analizzato come il SARS-CoV-2 infetta le cellule bersaglio e soprattutto come funziona la risposta immunitaria al virus. Il prestigio dello studio si basa su una serie di punti di forza:

  • Non è stato analizzato solo il SARS-CoV-2, ma in parallelo è stato paragonato a SARS-CoV-1, MERS-CoV, RSV (Virus Respiratorio Sinciziale), virus dell’influenza A e HPIV3 (virus umano para-influenzale 3), per valutare le precise differenze.
  • La ricerca ha previsto studi su colture di differenti linee cellulari, utilizzando diverse cariche virali in diversi esperimenti, per mimare al meglio in vitro ciò che si verifica nel nostro organismo.
  • Ma le condizioni ottenibili in una coltura cellulare non possono essere paragonabili al complesso microambiente dei nostri polmoni. Per questo un ulteriore step è stata la sperimentazione in vivo sul modello animale del furetto (si, ci somiglia molto!).
  • Quindi, sono state effettuate delle verifiche su polmoni umani, ottenuti post-mortem da soggetti COVID-19 positivi. Trattandosi di un numero ridotto di campioni, sono state infine condotte analisi su un elevato numero di prelievi sierici di pazienti affetti da COVID-19.

Tralasciando i tecnicismi, i risultati sono stati sorprendentemente sovrapponibili in ogni fase dello studio.

Le ricerche si sono concentrate sui pattern di attivazione genica determinati dal virus nelle cellule bersaglio e del sistema immunitario. Affermano i ricercatori: “i nostri dati hanno dimostrato che l’impronta trascrizionale dell’infezione da SARS-CoV-2 è ben distinta rispetto agli altri coronavirus altamente patogeni e ai comuni virus respiratori.”

Sostanzialmente, tramite complessi meccanismi molecolari, il virus determina una netta riduzione di Interferon I e III ed una abnorme produzione delle citochine IL-6 e IL1RA, tanto da permettere un parallelismo tra la COVID-19 e la Sindrome da tempesta citochinica. Si tratta dell’evidenza scientifica che giustifica l’efficacia di farmaci già sperimentati, come il tocilizumab o l’anakinra, che agiscono proprio contro tali citochine.

Semplificando, il virus inibisce la produzione di Interferon e rende inefficace la risposta immunitaria, impedendo la risoluzione dell’infezione e determinando una anomala ed eccessiva produzione di citochine, responsabili dei gravi danni polmonari e delle complicanze sistemiche della COVID-19.

In soggetti giovani e sani, rispetto a soggetti anziani con una risposta immunitaria già compromessa, una piccola percentuale di cellule resisterebbe al meccanismo di inibizione virale e i livelli residui di Interferon permetterebbero la corretta risposta all’infezione.

Perché la supplementazione di Vitamina D fa intravedere nuove speranze

Chiariti a grandi linee i meccanismi molecolari della COVID-19 e le funzioni biologiche della vitamina D, è intuitivo che la funzione modulatrice della vitamina D non possa che essere d’aiuto per affrontare efficacemente l’infezione. Ostacola l’ingresso del virus tramite le barriere fisiche, riducendo il rischio di contagio. Sopprime la sintesi di svariate citochine pro-infiammatorie e stimola quelle anti-infiammatorie. Il risultato finale è di sopperire a quei punti deboli che il virus sfrutta per determinare la patologia.

I benefici della supplementazione non sarebbero però rivolti a tutti, ma a coloro che hanno di base livelli ridotti di vitamina D. Condizione, questa, tutt’altro che infrequente.

Un’importante ricerca del 2019 ha dimostrato come il deficit di vitamina D sia estremamente comune in Europa. Interessa quasi il 20% della popolazione del Nord Europa, il 30-60% in Europa occidentale e del Sud e addirittura l’80% nei Paesi dell’Europa orientale. I gruppi maggiormente a rischio sono bambini/adolescenti e donne in gravidanza (che hanno un aumentato fabbisogno) e soprattutto, non a caso, soggetti anziani.

Prevalenza della carenza di vitamina D in Italia.

Una meta-analisi di 25 studi con quasi 11 mila partecipanti ha già dimostrato come il supplemento di vitamina D abbia un effetto protettivo contro infezioni acute delle vie respiratorie.

Inoltre, uno studio pubblicato lo scorso 6 maggio ha messo in evidenza la relazione tra bassi livelli di vitamina D e incidenza e mortalità per COVID-19.

Ad oggi, sono stati approvati ben 11 trials clinici con l’obiettivo di testare la supplementazione vitaminica in pazienti con COVID-19, sia a dosi alte che standard, in associazione agli altri farmaci.
Nella speranza di compiere ulteriori passi in avanti, non ci resta che attendere il conforto di un’evidenza scientifica.
Nel frattempo, prendere un po’ di sole non può che far bene!

Davide Arrigo

 

Bibliografia:

https://www.cell.com/cell/pdf/S0092-8674(20)30489-X.pdf?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS009286742030489X%3Fshowall%3Dtrue
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1931312820301876
https://eje.bioscientifica.com/view/journals/eje/180/4/EJE-18-0736.xml
https://www.bmj.com/content/356/bmj.i6583
https://link.springer.com/article/10.1007/s40520-020-01570-8
https://journals.physiology.org/doi/full/10.1152/ajpendo.00185.2020
https://www.iss.it/news/-/asset_publisher/gJ3hFqMQsykM/content/covid-19-carenza-di-vitamina-d-e-perdita-dell-olfatto-e-del-gusto
https://www.researchgate.net/publication/320010685_CONSENSUS_VIS_Vitamine_Integratori_Supplementi