Serie TV e flashback, come il passato scandisce il nostro presente

A circa un anno dal lockdown, i social cominciano a mostrarci i ricordi con “ accadeva un anno fa…” allegando foto in pigiama, immagini di pane fatto in casa e videochiamate. Sicuramente la pandemia ci ha reso più nostalgici e vedere le cose che si potevano fare è ormai  parte della routine quotidiana. 

Siamo tutti più avidi di ricordi: riusciamo a trovare sollievo nel passato e questo ci strappa un sorriso; ma ci sono serie tv che hanno fatto di eventi del passato – sotto forma di flashback – i loro punti di forza, usandoli come pretesto per raccontare o dare senso alle vicende o come vera e propria struttura narrativa. Da nuove uscite a grandi classici (come l’intramontabile How I Met Your Mother), il throwback non è solo la tendenza del momento.

Lost, 2005-2010

Quando si parla di flashblack, non possiamo non citare la serie cult per eccellenza. Lost probabilmente è stata la prima serie ad essere diventata un fenomeno di massa: le – fin troppo – complesse vicende che seguono lo schianto dell’aereo di linea 815 della compagnia Oceanic Airlines su un’isola sperduta, si snodano di fatto attraverso le storie precedenti dei naufraghi, con un continuo utilizzo dei flahsback. Il fascino dell’utilizzo di questa tecnica in Lost  è dovuto in gran parte al riflesso che le vicende passate sembrano inesorabilmente avere sulla vita presente dei superstiti toccando la sfera del paranormale.

Cast della serie; in primo piano due dei protagonisti principali: Jack Shepard (Matthew Fox) e Kate Austen (Evangeline Lily) 

Ma se l’isola di normale sembra avere ben poco, fino ad essere considerata un’entità “viva e consapevole”, la trama non può che rispecchiare questo leitmotiv: procedendo attraverso eventi sempre più strani e inspiegabili, lo spettatore si rende presto conto di come tutto sembra non avere – come si suol dire – né capo né coda. A “cominciare” dal finale, molto discusso e oscuro alla maggior parte del pubblico, continuando con una serie di sempre meno credibili colpi di scena, Lost sembra rispecchiare proprio il concetto di flashback: del resto, cos’è la memoria se non uno spazio immaginario, quasi teatrale, onirico, sempre più confuso e distante, dove vanno in scena inevitabilmente sempre gli stessi personaggi?

Mr. Robot, 2015-2019

Altra serie che meriterebbe un intero articolo , apparentemente potrebbe sembrare la più off topic. In realtà, nel capolavoro nato da un’idea di Sam Ismail,  il significato più profondo della vita complicata del protagonista, l’hacker Elliot Alderson (un eccezionale Rami Malek), risiede interamente nei suoi ricordi di infanzia. Mai come prima, una serie tv “moderna”, rivoluzionaria e per certi versi anche inquietante, ha nascosto così bene il suo animo più intimo, facendo di fatto ruotare gran parte delle emozionanti vicende intorno a un tema: i rapporti tra Elliot e i suoi familiari (e i pochissimi amici), ma soprattutto con il padre. 

Celebre scena (prestata in passato a molti meme) nella quale Elliot ( Rami Malek) esulta a Times Square. 

Per questo la serie non è soltanto un must per tutti gli appassionati di spionaggio e informatica, rivoluzionari e amanti dei thriller in senso lato: il racconto di come un gruppo di hacker ha provato a cambiare il mondo è una storia fatta di antieroi, ciascuno con la propria fragilità e il proprio vissuto.

Un passato che lascia ferite ben più profonde di una crisi monetaria globale, ma che, allo stesso tempo, rappresenta una fonte inesauribile di energia (anche se non sempre positiva).

Dark, 2017-2020

Passato, presente e futuro in un cerchio. D’altronde è vero: tutto si ricollega e ritorna al proprio posto, ma cosa succede se l’ inizio è la fine stessa?

Beh, in Dark è possibile vederlo: questa serie – che richiede più attenzione di quanto crediate – si fa strada nel tempo e nello spazio, dimostrando l’importanza dei rapporti umani, delle scelte e il peso delle loro conseguenze. Ogni episodio, a se stante, è come una goccia nel mare o come la goccia che fa traboccare il vaso, quindi è essenziale per capire il quadro generale ma anche per poterlo risolvere.

Presente, futuro, passato. Fonte: lascimmiapensa.com

È sicuramente innovativa, ben fatta, ma molto difficile da capire. Bisogna mettersi lì, a creare alberi genealogici e mappe per poter uscire dal labirinto delle vicende, cercando di comprendere come quello che succede è conseguenza e causa stessa di ciò che è accaduto.

Il flashback, qui, diventa reale. Andare indietro nel tempo e poi tornare di nuovo al presente, per poi arrivare verso il futuro… Che sia questo schema narrativo un monito per noi? Magari questo è il modo giusto di affrontare la vita? A voi la risposta.

Lupin, 2021 – in corso

La storia del ladro gentiluomo prende il volto di Assane (interpretato da Omar Sy): un moderno Lupin immerso nella Parigi del 2020, raccontato da Netflix con estrema leggerezza ma – allo stesso tempo – con una narrativa accattivante.

La storia del protagonista la si conoscerà a poco a poco. Saranno proprio i flashback a permetterci di conoscere il piccolo Assane e vedere come costruisce la sua identità di gentiluomo.

Primo bottino del gentiluomo. Fonte: Netflix

La trama sarà diversa da quella di «Lupin, Lupin, l’incorreggibile» perché dietro si nasconderanno problematiche differenti, attuali ma da sempre presenti: il potere del più forte, il sacrificio dei genitori e la discriminazione. Tuttavia, nonostante le critiche, la serie ha ottenuto un grandissimo successo.

Con lo stampo della – più fruttuosa – Casa De Papel, il protagonista raffigura un genio della truffa e tutto quello che ottiene sarà frutto di uno studio attento della situazione, delle conseguenze delle sue azioni; inoltre non perderà mai di vista l’obiettivo: vendicare il padre.

Ancora una volta, ci costringono ad ammirare il “cattivo” e a metterci dalla sua parte, per cui viene da chiedersi chi sbaglia: il carismatico e creativo ladro o coloro che lo inseguono?

L’estate in cui imparammo a volare (Firefly Lane), 2021 – in corso

La nuovissima serie tv proposta dalla grande N è un capolavoro che, purtroppo, non profuma di successo. 

La storia, riadattata dall’omonimo romanzo, è quella di due amiche che la vita ha reso sorelle e il cui legame indissolubile verrà confermato dagli innumerevoli salti temporali: dagli anni ottanta ai duemila, le vedremo da preadolescenti ad adulte crescere insieme e – nonostante provenienti da ambienti diversi – diventare le donne che sognavano.

 Tully e Kate ’80s. Fonte: rollingstone

Ad interpretare le due ragazze saranno due mostri sacri del piccolo schermo quali Katherine Heigl e Sarah Chalke meglio conosciute come Izzie (di Shondiana memoria) e Elliot di Scrubs; la loro bravura trapelerà in ogni episodio dando consistenza alle storie. La vicenda rende vera quella scritta «amiche per sempre» che non mancava sui diari delle nostre compagne di banco: nel loro caso la promessa viene riconfermata ogni anno che passa.

Il throwback, qui ben strutturato, ci dà la consapevolezza di quanto le protagoniste siano state importanti l’una per l’altra e di come le scelte prese a quindici anni abbiamo un riverbero anche a trentacinque.

L’importanza del passato quindi è inevitabile: il piccolo schermo non fa altro che accattivarci impacchettando le nostre necessità sotto forma di comodi episodi da divorare a nostro piacimento.

Che ci piaccia o no, tutto ciò che accade assume senso alla luce di ciò che lo ha preceduto.

Emanuele Chiara e Barbara Granata 

Chi dorme non piglia pesci, ma voti più alti

Quante volte, prima di un esame o di un’interrogazione, siete costretti a rinunciare a ore preziose di sonno per studiare? Le maratone notturne o la sveglia all’alba spesso si rendono necessarie per portare a termine il programma di studio, ma possono rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio.

Dormire migliora il rendimento scolastico

Il rendimento non dipende soltanto dalle ore di studio passate sui libri; molti altri fattori, individuali e ambientali, possono contribuire in maniera variabile. Tra i vari fattori, molti studi concordano sull’importanza centrale del sonno ai fini di un miglior profitto universitario e scolastico.

Quanto contribuisce il sonno?

Uno studio del 2015 ha provato a quantificare l’incidenza del sonno nei risultati universitari di circa 600 studenti di economia, seguendone il rendimento per un semestre. Ogni studente ha compilato un questionario che fornisce un punteggio utile a caratterizzare la qualità del sonno (PSQI, Pittsburgh Sleep Quality Index). Esso si ricava da molteplici fattori che dipendono dalla durata e dalla qualità del riposo e dallo stato fisico durante il giorno. Più alto è il punteggio ottenuto, peggiore è la qualità del sonno. Lo studio riporta come ad un aumento del punteggio si associ un peggioramento dei voti universitari di circa il 5%.

Non è importante solo quanto si dorme

Dormire bene non significa dormire solo un numero sufficiente di ore. Una pubblicazione su un’importante rivista evidenzia come la regolarità delle ore di sonno sia importante almeno quanto la durata. A parità di ore di sonno, soggetti che dormono mantenendo gli stessi orari e associando il ritmo sonno-veglia all’alternanza luce-buio, hanno un rendimento migliore rispetto a coloro che dormono in maniera irregolare.

Cosa accade alla nostra memoria durante il sonno

La memoria e il sonno sono due capitoli delle neuroscienze molto complessi e ancora non compresi fino in fondo.

La memoria, dal punto di vista informativo, può essere divisa in dichiarativa e procedurale. La prima consiste nella capacità di ricordare e riproporre verbalmente concetti precedentemente memorizzati; in ambito scolastico viene quindi principalmente utilizzata questo tipo di memoria.

Processazione della memoria durante il sonno
Fonte – Sculpting memory during sleep: concurrent consolidation and forgetting

Durante lo studio le informazioni vengono codificate in stimoli elettrici, raggiungono il nostro cervello e sono inizialmente immagazzinate in una piccola regione che prende il nome di ippocampo. L’ippocampo non rappresenta il sito finale di archiviazione dei ricordi, che dovranno essere ulteriormente consolidati a livello della corteccia cerebrale. Il sonno sembrerebbe avere un ruolo centrale nel “dialogo” tra ippocampo e corteccia che starebbe alla base di questo processo.

Durante il sonno sembrerebbero verificarsi delle riattivazioni ripetute dei circuiti cerebrali formati durante l’apprendimento di nuove informazioni che ne determinerebbero l’archiviazione a livello della corteccia. Questo processo sembra contribuire al potenziamento della memoria dichiarativa.

Il riposo notturno pare stare alla base anche dell’omeostasi della memoria: durante il sonno si osserva infatti uno “sfoltimento” delle connessioni nervose. In particolare sembrerebbe verificarsi una riduzione delle connessioni deboli che lascerebbe spazio all’immagazzinamento di nuove informazioni al risveglio e, allo stesso tempo, al consolidamento dei ricordi importanti. Il principio ricorda molto la potatura di un albero, con l’obiettivo di eliminare le parti più deboli e lasciare spazio allo sviluppo dei rami più forti.

Dormi bene e rendi meglio

Nonostante i ritmi didattici possano essere frenetici e il tempo sembri sempre non bastare, sono numerose le ragioni per cui si debba preferire una sana dormita ad una maratona notturna. Allo stesso tempo, dormire un po’ di più al mattino potrà garantirvi una maggior lucidità e quindi dei migliori risultati.

Adesso che siete a conoscenza dei benefici del sonno mettete da parte i sensi di colpa e concedetevi qualche ora in più di sano riposo.

Antonino Micari