DL festività, le misure restrittive per Natale e Capodanno

ARTICOLO AGGIORNATO

Il Natale è alle porte e la variante Omicron rappresenta ormai il 28,2% dei positivi. Il governo ha annunciato nuove misure restrittive per arginare la nuova ondata di casi legati al Covid e non rendere vano il vantaggio che l’Italia ha fin qui accumulato grazie alla somministrazione dei vaccini. Il CdM ha approvato ildl festività“, ovvero il decreto legge del governo per reagire all’impennata di contagi in vista delle feste di Natale e Capodanno.

E’ stato deciso di non estendere l’obbligo vaccinale ai dipendenti della Pubblica Amministrazione né ad altre categorie. Non si potranno organizzare eventi in luoghi pubblici all’aperto, come feste in piazza; le discoteche saranno chiuse fino al 31 gennaio e niente più caffè al bancone dei bar per i non vaccinati.

Sarà obbligatorio il super green pass per andare in un museo o in palestra; mascherine Ffp2 obbligatorie sui mezzi pubblici e non solo, anche per andare allo stadio o al cinema.

Le mascherine all’aperto 

L’Esecutivo esclude qualsiasi forma di lockdown e, per questo motivo, ha optato per l’obbligatorietà della mascherina all’aperto anche in zona bianca, fino al termine dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo. L’obbligo sarà in vigore dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta e fino al 31 gennaio 2022. Inoltre, il dl introduce l’obbligo della Ffp2, come suddetto, sui mezzi pubblici, teatri, cinema, locali all’aperto.

Green pass valido 6 mesi 

Dal 1 febbraio 2022 il green pass durerà 6 mesi e non più 9. Inoltre, con ordinanza del Ministro della salute, il periodo minimo per la somministrazione della terza dose sarà ridotto da 5 a 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Super green pass per bar, musei e palestre

Fino al termine dello stato di emergenza, l’obbligo del Green Pass rafforzato sarà esteso alla ristorazione per il consumo anche al banco in bar e ristoranti; al chiuso per piscine, centri benessere, centri termali, palestre e sport di squadra, ma anche per musei e mostre, parchi tematici e di divertimento,  centri culturali, centri sociali e ricreativi (esclusi i centri educativi per l’infanzia) al chiuso e per sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò. Il decreto prevede un rafforzamento delle misure anti-contagio anche per accedere alle strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie: potranno entrare solo le persone con Super Green Pass e tampone negativo oppure vaccinati già con la terza dose.

Stop alle feste in piazza e in discoteca 

Stop al Capodanno in strada; il decreto prevede innanzitutto lo stop a tutti gli eventi e le feste previste in piazza e i concerti all’aperto fino al 31 gennaio in tutta Italia per evitare assembramenti. Una misura che uniforma le varie decisioni che erano state già adottate da regioni e sindaci. Chiuse anche le discoteche e i locali da ballo. Al contrario dello scorso anno, non sono stati previsti limiti al numero di ospiti da ricevere in casa il 24, 25, 26 e 31 Dicembre. Nessun obbligo, ma tante raccomandazioni da parte dei virologi, epidemiologi, igienisti che invitano a tavolate contenute, con invitati vaccinati, possibilmente già conviventi.

Controlli a chi entra in Italia

Il governo ha optato per una piccola mossa per contenere la diffusione del virus in Italia: chi entra in Italia, per turismo, lavoro o altre ragioni, potrà essere sottoposto a test antigenici o molecolari a campione. I controlli saranno effettuati in porti, aeroporti, stazioni e frontiere. Isolamento fiduciario per un periodo di dieci giorni se il tampone dovesse dare esito positivo.

 

Elidia Trifirò 

Aumento dei contagi, l’Austria impone limitazioni ai non vaccinati

Il cancelliere austriaco Schallenberg ha annunciato che da lunedì 8 novembre entreranno in vigore nuove misure restrittive per le persone non vaccinate contro il coronavirus. La scelta è stata fatta in risposta all’aumento significativo del numero di positivi registrato nel corso delle ultime settimane.

Secondo le autorità austriache sono 9388 i positivi registrati nella giornata di venerdì 5 novembre. Ben il 60% in più rispetto alla settimana precedente ed un numero non poco lontano dal record di 9586 contagiati che lo scorso anno, in questo stesso periodo, avevano fatto scattare il secondo lockdown.

Il cancelliere tedesco Alexander Schallenberger e il suo predecessore Sebastian Kurz, fonte: dunav.at

Nuovo picco dei contagi

Numeri e dati che hanno indotto Alexander Schallenberg a varare nuove, drastiche misure aventi però come unici destinatari i cittadini sottrattisi all’iniezione del siero anti-Covid 19. Tra le finalità della scelta del cancelliere, oltre quella di alleggerire il carico sulle strutture sanitarie e impedire il sovraccarico delle terapie intensive, vi è quella di incentivare i suoi connazionali a sottoporsi ad un ciclo completo di vaccinazione. L’Austria è, ad oggi, uno dei paesi europei con la più bassa percentuale di vaccinati in Europa, circa il 64% della popolazione. All’annuncio del capo dell’esecutivo ha fatto eco l’appello del Ministro della Salute austriaco che ha chiesto che coloro che si recheranno negli hub vaccinali riceveranno anche il vaccino anti-influenzale perché “ci troviamo davanti ad una nuova ondata e dobbiamo essere pronti”.

 

Le nuove restrizioni

Le nuove restrizioni per le persone non vaccinate non consisteranno in un semplice lockdown, simile quindi a quello che tutti noi abbiamo sperimentato l’anno scorso nei mesi tra marzo e maggio, bensì in una serie di limitazioni all’accesso in alcuni luoghi pubblici. Questi non potranno più entrare in bar e ristoranti, nemmeno se all’aperto, come anche nei cinema, nei teatri, nei parrucchieri e nei saloni di bellezza. Sarà vietato loro anche soggiornare in alberghi, partecipare ad eventi con più di 25 persone o usare impianti sciistici in risalita.

Contemporaneamente all’entrata in vigore delle misure, giorno 8 novembre, avrà inizio anche un periodo di transizione di quattro settimane durante cui coloro che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino o saranno in possesso di un test avente avuto esito negativo potranno essere esentati dalle suddette restrizioni. Esenzioni che non si applicheranno per i lavoratori che prestano la loro attività all’interno di luoghi di lavoro. In Austria, come da noi, è infatti necessario essere in possesso di un Green Pass per potere lavorare sostanzialmente ovunque. Il governo di Schallenberg ha adottato il “modello italiano” richiedendo dal 1 novembre il rispetto della regola delle 3-G: geimpft (vaccinati negli ultimi 360 giorni), genesen (guariti da 6 mesi) o getestet (testati e con esito negativo).

Tra le ulteriori novità annunciate vi è anche la reintroduzione dell’obbligo di indossare la mascherina (necessariamente la FFP2) ma solo in alcuni luoghi pubblici, come biblioteche, musei e negozi, e la riduzione della durata della validità del Green Pass da 9 a 6 mesi. Riduzione che ha come fine quello di convincere alla somministrazione della terza dose.

Strade di Vienna, fonte: aa.com.tr

Terza dose e pericolo della nuova ondata di contagi in Europa

Proprio la terza dose è stata l’oggetto delle recenti decisioni dei vertici di alcuni tra i principali Paesi europei. Da Berlino arriva infatti la notizia che la dose booster verrà estesa a tutti coloro i quali hanno ricevuto la seconda dose da almeno 6 mesi. Una scelta considerata necessaria per via della quarta ondata che il governo tedesco afferma essere già incorso e che preannuncia costituire una grave minaccia per la tenuta delle strutture sanitarie. Il record di contagi nelle ultime 24 ore ha spinto infatti i presidenti di due land tedeschi, rispettivamente Sassonia e Turingia, a limitare l’accesso ai ristoranti, bar e eventi ai soli immunizzati e a minacciare di non curare chi sarà positivo ma privo della vaccinazione. L’estensione delle terze dosi avverrà anche a Malta, dove a differenza dell’Austria si registra una percentuale tra le più alte d’Europa di vaccinati, mentre nel Regno Unito l’indice Rt continua a calare anche grazie alle 9 milioni di dosi booster somministrate. I numeri peggiori continuano però ad essere registrati in Europa orientale e nei Balcani. Zone in cui l’astensione media della popolazione è di circa il 30% e dove si registra, ad esempio in Croazia, picchi nei contagi simili a quelli del 2020.

Filippo Giletto

Entrerà in vigore il 6 agosto, è stato deciso: scatta l’obbligo di Green Pass. Le dichiarazioni di Draghi

Nella serata di ieri, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa assieme ai ministri Cartabia e Speranza per discutere dei temi trattati in Consiglio dei Ministri. Tema centrale è l’approvazione del decreto che, dal 6 agosto, prevede l’obbligo di Green Pass per l’accesso a determinati eventi e strutture.

Durante la conferenza stampa il Presidente ha rinnovato il proprio invito a vaccinarsi, sottolineando i notevoli miglioramenti ottenuti a seguito della campagna vaccinale degli ultimi mesi.

Notevole il calo dei ricoveri contro ogni previsione, che dai precedenti 30.000 sono, ad oggi, circa 1300. «L’invito a non vaccinarsi è un invito a morire o a far morire», ha affermato Draghi nel contesto di una domanda circa le posizioni prese dal leader leghista Matteo Salvini negli ultimi giorni.

Alla fine, dopo diversi scontri politici che hanno animato il dibattito nazionale, il testo del decreto è stato approvato all’unanimità dal Consiglio ed entrerà in vigore sulle orme delle misure adottate dalla Francia e da altri Paesi europei.

Per cosa sarà obbligatorio il Green Pass

Dal 6 agosto, sarà necessario per accedere a determinate attività non essenziali:

  • Green Pass che accerti l’inoculazione della dose vaccinale (o entrambe le dosi) Sars-CoV-2 o l’avvenuta guarigione da meno di 6 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2;
  • effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).

Il testo del decreto prevede, dunque, l’obbligatorietà della certificazione verde o di un tampone negativo per le seguenti attività:

  • Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso – è escluso il servizio al bancone.
  • Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi: previsti in zona bianca e gialla. In zona bianca potranno svolgersi con una capienza consentita non superiore al 50% di quella massima autorizzata all’aperto e al 25% al chiuso. In zona gialla, il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli in luoghi chiusi.
  • Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
  • Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
  • Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • Concorsi pubblici.
(fonte: horecachannelitalia.it)

Nuovi parametri per la scelta delle zone

Si mette da parte l’indice Rt come criterio guida per la scelta della colorazione delle regioni, affidandosi, invece, a due nuovi parametri:

  • il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19;
  • il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19.

A tal proposito, si rimarrà in zona bianca qualora si verifichi il requisito di base di un’incidenza settimanale dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive. Nel caso manchi questo requisito, si rimarrà in bianca se:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 15%;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10%.

Si passerà da zona bianca a zona gialla con un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti a condizione che siano stati superati i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva prevista per la zona bianca.

Da zona gialla a zona arancione se si verifica un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100.000 abitanti e se, contestualmente, si superano i limiti di occupazione dei posti letto previsti per la zona gialla.

Infine, si entrerà in zona rossa se ci si trova in presenza di un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti e se contestualmente:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 è superiore al 40 per cento;
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 è superiore 30 per cento.
(fonte: quifinanza.it)

Altre misure previste dal nuovo decreto

STATO DI EMERGENZA – Su proposta del Presidente Draghi e del Ministro Speranza, lo stato di emergenza non terminerà a fine luglio, ma verrà prorogato fino al 31 dicembre 2021.

FONDO DISCOTECHE – Verrà istituito un fondo di circa 20 milioni per concedere ristori alle sale da ballo.

TAMPONI RAPIDI A PREZZO CONTENUTO – Il Commissario straordinario, per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, studierà un piano d’intesa con le farmacie ed altre strutture sanitarie per la fornitura di tamponi rapidi ad un costo non eccessivo almeno fino al 30 settembre 2021.

SANZIONI – Gli esercenti di servizi ed attività sono tenuti a verificare che gli utenti accedano nel rispetto delle prescrizioni. In caso di violazioni, è prevista una multa che oscilla dai 400 ai 1000 euro sia a carico dell’esercente che dell’utente. In caso di ripetute violazioni (per tre giorni), l’esercizio può essere sottoposto a chiusura da 1 ai 10 giorni.

Il Green Pass non è, al momento, obbligatorio per trasporti (a lunga e breve distanza), scuola e luoghi di lavoro.

Valeria Bonaccorso

Italia sempre più bianca, mentre altrove, in Europa, si rallenta con le riaperture preannunciate

La mappa delle Regioni italiane di oggi e la probabile situazione dal 28 giugno (fonte: ilmattino.it)

Più di 40 milioni di italiani dicono oggi addio alla maggior parte delle restrizioni, passando in zona bianca. Via anche all’odiatissimo coprifuoco, solo mascherina, distanza e attenzione all’igiene delle mani saranno le regole principali da rispettare. Stiamo parlando di Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia e la provincia autonoma di Trento, che si aggiungono alle altre già nella fascia più bassa per rischio Covid, facendo salire il numero delle regioni qui comprese a 13. Si ritorna a vivere una vita quasi uguale a quella che ormai sembra un ricordo lontano: ristoranti e locali restano aperti senza limiti di orari, inoltre, e possibile consumare all’interno, Con la possibilità di sedersi in sei e non in quattro al massimo, come nelle zone gialle.

Nelle zone bianche si anticipano le riaperture di piscine centri benessere e termali al chiuso, parchi tematici parchi divertimento, sale gioco, centri sociali e culturali. Da oggi sono consentite anche feste, in seguito a cerimonie civili o religiose, anche al chiuso, ma solo se i partecipanti sono in possesso di green pass. le feste private e le piste da ballo rimangono ancora off-limits.

Consentito anche andare a far visita a parenti o amici, restando all’interno della stessa zona bianca, senza limiti di orario o nel numero di persone che si spostano.

Tra i cambiamenti più attesi, quello dell’abolizione del coprifuoco era senz’altro il più agognato, anche se questo limite verrà meno in tutto il paese a partire dal 21 giugno.

Inoltre, è possibile spostarsi da una zona bianca ad un’altra senza limiti, ma così anche da una zona bianca ha una gialla, sempre nel rispetto delle norme vigenti nell’area di destinazione.

Resta, invece, l’obbligo dell’uso della mascherina sia all’aperto che al chiuso, tranne che durante la pratica di sport o mentre si consumano pasti e bevande nei locali.

Considerato il trend positivo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, auspica il passaggio in zona bianca del 95% degli italiani fra una settimana.

 

Intanto la Gran Bretagna pensa a un rallentamento

Il primo ministro Johnson durante il G7 tenutosi in questi giorni

Grande timore per la risalita dei contagi e la trasmissibilità della variante “Delta, la “ex-indiana”. Il primo ministro Boris Johnson sta valutando uno slittamento dell’abolizione delle restanti misure restrittive attive, inizialmente prevista in Inghilterra non prima del 21 giugno. Almeno, quattro settimane ancora.

Non c’è ancora una decisione definitiva, l’annuncio era previsto per oggi, dopo una scelta tra varie opzioni. Comunque il rinvio di quattro settimane sembra, al momento, la possibilità più verosimile, visti i crescenti timori.

Difatti, nel Paese, in questi giorni, sono stati registrati poco meno di 10mila contagi in un giorno: un rimbalzo rilevante, anche se, per ora il numero di casi gravi, ricoveri in ospedale e morti è contenuto, grazie alla campagna di vaccinazione effettuata rapidamente e che ha raggiunto già la soglia dei 70milioni di dosi somministrate

Così, stando al parere degli esperti che Johnson ha consultato, si darebbe la possibilità alla campagna di vaccinazione di avere effettivamente la sua efficacia.

 

La variante Delta preoccupa anche l’Italia, ma i vaccini sembrano “sicurissimi”

Anche in Italia resta alto l’allarme riguardo questa variante. A Milano, rilevato un focolaio di dieci casi nella palestra “Virgin Active. Uno dei casi è da variante Delta. Il rilevamento è stato reso noto dall’Ats Città Metropolitana di Milano, che ha ordinato il sequenziamento dei 9 casi, di cui si vuole accertare se si tratti di altre varianti o meno. Tutti i positivi si trovano intanto in isolamento.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Sono inoltre stati rintracciati i 140 frequentatori della palestra che dal 24 al 31 maggio – data di presenza dell’ultimo caso – hanno frequentato i locali della struttura e avuto contatti con almeno uno dei 10 casi rilevati. Tutti sono stati invitati a eseguire un test antigenico o molecolare presso la rete dei punti tampone e dei drive-through dell’Ats.

La palestra aveva riaperto il 24 maggio, seguendo tutte le norme vigenti:

“Il brand conferma di rispettare all’interno delle proprie strutture tutte le misure igienico sanitarie previste dal governo, sia nell’allenamento individuale che nello svolgimento di classi collettive”, era stato il commento di Virgin Active Italia.

Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco, Ema, e consulente del commissario straordinario all’emergenza coronavirus, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ospite della trasmissione “Agorà”, su Rai Tre, ha suggerito di studiare il focolaio scoppiato nella palestra milanese, per capire di più sulla variante e sulla diffusione, in generale, del coronavirus dentro un ambiente, nonostante alcuni soggetti vaccinati. Infatti, uno dei contagiati si era già sottoposto a due dosi di vaccino anti-Covid.

Inoltre, un recente studio – condotto dal professore Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia Molecolare dell’ospedale San Matteo di Pavia – ha rilevato che solo l’1,4% di chi si è sottoposto a vaccino anti-Covid si è infettato di nuovo e che solo 1 soggetto su 2mila circa è diventato nuovamente contagioso.

Dunque, non ci resta che attendere che la scienza possa avere il tempo inevitabilmente necessario a fornire altri dati certi su questa malattia, che nonostante sia sotto la lente di ingrandimento da più di un anno, ancora rimane in parte imprevedibile. Mascherine e distanziamento sociale rimangono le armi nelle nostre mani per aiutare la campagna vaccinale a dare i suoi frutti e permetterci di vivere una vita quasi completamente “normale”.

 

Rita Bonaccurso

Il Natale sempre più rosso sul calendario: lockdown nei festivi e prefestivi. Il 27 sarà il Vaccine Day

Sarà un Natale diverso quello che vivremo quest’anno. Lo immaginavamo già da tempo. Ieri sera, dopo giorni di incertezze, è arrivato il nuovo decreto legge a confermare i nostri timori.

L’Italia blindata nei giorni festivi e prefestivi, con restrizioni che ricordano il primo lockdown. Nei giorni lavorativi, invece, zona arancione.

Restrizioni e deroghe nei giorni rossi

La chiusura è dunque prevista dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e il 5 e il 6 gennaio.

In questi giorni saranno vietati gli spostamenti tra regioni. Sarà possibile uscire soltanto per lavoro, salute e in altri casi di comprovata necessità. Chiusi negozi, centri estetici, bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie. Consentiti la consegna a domicilio e, fino alle 22, l’asporto. Aperti invece supermercati, negozi di beni alimentari e prima necessità, farmacie, edicole, parrucchieri e barbieri.

La risposta alla domanda che sta molto a cuore agli italiani: “Si potrà festeggiare il Natale?”, sembra essere no. Sicuramente i cenoni con parenti e amici, le grandi tavolate e le strade gremite quest’anno vivranno soltanto nei nostri ricordi. Nonostante ciò, grazie alle deroghe previste dal decreto, necessarie, come affermato ieri in conferenza stampa dal premier per “consentire quel minimo di socialità che si addice a questo periodo”, sembra ancora possibile salvare il Natale. Infatti, sarà permesso ospitare nella propria abitazione due persone non conviventi dalle ore 5 alle ore 22. Saranno esclusi dal computo gli under 14, le persone con disabilità e conviventi non autosufficienti. Inoltre, verrà consentito un solo spostamento al giorno verso le case di amici e parenti, sempre con autocertificazione. Insomma, sarà un festeggiamento all’insegna dell’intimità e della tranquillità.

Deroghe previste anche per l’attività motoria che sarà consentita nei pressi della propria abitazione e all’aperto ma in forma individuale.

Restrizioni nei giorni arancioni

Misure meno restrittive saranno invece applicate nei giorni 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio, in cui l’intero territorio nazionale sarà zona arancione. Saranno consentiti gli spostamenti all’interno del proprio comune e dai piccoli comuni, cioè quelli con un numero di abitanti inferiore o uguale a 5000, in un raggio di 30 km. Tuttavia, non sarà possibile raggiungere i comuni capoluoghi di provincia. Resteranno chiusi bar e ristoranti con asporto consentito fino alle ore 22 e consegne a domicilio senza restrizioni. I negozi saranno aperti fino alle ore 21. Resta valido il coprifuoco alle ore 22.

Provvedimenti previsti dal decreto per le feste natalizie – Fonte: www.ansa.it

Una scelta sofferta ma necessaria

È stata una scelta sofferta, lo ha dichiarato Conte in conferenza stampa. Una scelta influenzata dalla preoccupazione del Comitato tecnico-scientifico per la possibile impennata della curva dei contagi nel periodo natalizio, soprattutto visti gli assembramenti degli ultimi giorni. È un momento cruciale in cui non sono permessi errori. Lo si comprende bene dalle parole di Provenzano, il ministro per il Sud e la coesione territoriale:

“Non possiamo permetterci una terza ondata perché gennaio e febbraio dobbiamo dedicarli alla vaccinazione e alla riapertura delle scuole”.

Questo è stato ribadito anche dal commissario straordinario Domenico Arcuri:

“Sarebbe complicato iniziare la campagna vaccinale con un nuovo incremento di contagi”.

Insomma, ci sono delle priorità che hanno reso necessario sacrificare il Natale. Del resto, gli ultimi dati sui contagi non sono rassicuranti. Ieri sono stati individuati 17.992 nuovi casi su 179.800 tamponi effettuati e 674 vittime. La trasmissione dell’infezione sta riprendendo quota, come emerge dalla dichiarazione del presidente dell’Istituto superiore di sanità Brusaferro:

“Abbiamo un Rt che cresce e in alcune regioni cresce di più e supera l’1. Rt è il primo indicatore a muoversi e poi viene seguito da nuovi casi, ricoveri e decessi”.

Le regioni con Rt pari o superiore a 1 sono il Molise, il Veneto e la Lombardia. I valori più bassi sono stati registrati in Valle d’Aosta e Campania con 0.63.

Bollettino Covid del 18 Dicembre – Fonte: www.chedonna.it

Il decreto Ristori

Accanto alle restrizioni, il nuovo decreto prevede un intervento economico a favore dei lavoratori più sacrificati dalla stretta natalizia.

“Comprendiamo le difficoltà economiche e comprendiamo l’ulteriore sacrificio degli operatori coinvolti direttamente da queste misure. Siamo al loro fianco”, ha detto Conte.

Il provvedimento dispone 645 milioni per ristoranti e bar costretti alla chiusura. Il premier rassicura che ci saranno benefici anche per gli altri operatori.

Teresa Bellanova coglie la palla al balzo e non perde l’occasione per mettere in risalto i meriti di Italia Viva:

“Dopo la nostra sollecitazione, è stata accolta in Consiglio dei ministri la proposta di stanziare subito ristori per i bar e ristoranti che devono chiudere per effetto delle nuove misure del governo”.

In attesa del vaccine day

Fonte: www.vecteezy.com

Tra regali di Natale e panettoni, restiamo intanto in attesa del 27 dicembre, il vaccine day, cioè il giorno in cui avrà inizio la campagna vaccinale in alcuni Paesi europei, simbolo dell’unione dell’Europa nella lotta contro la pandemia. Come comunicato ieri da Domenico Arcuri durante l’incontro tra Governo e Regioni, in Italia, il 26 dicembre arriveranno allo Spallanzani 9750 dosi di vaccino Pfizer. Il giorno dopo raggiungeranno i punti di somministrazione delle Regioni. Le regioni che riceveranno più dosi per questa prima inoculazione sono la Lombardia con 1620 dosi, l’Emilia Romagna con 955, il Piemonte con 910 e il Veneto con 875.

Dal 28 avrà inizio  la distribuzione ordinaria. È previsto un invio alla settimana in quantità sufficiente alla somministrazione delle due dosi da assumere entro i termini stabiliti. Le prime dosi verranno spedite da Pfizer nei punti provvisti di celle frigo, necessarie per la conservazione del principio attivo del vaccino. Laddove non si è ancora attrezzati, le dosi saranno inviate nei presidi ospedalieri più vicini.

Non ci sarà un obbligo di vaccinazione. Verranno vaccinati per primi gli operatori sanitari e sociosanitari, gli ospiti e il personale delle residenze per anziani. Alcune settimane dopo la prima fase di vaccinazione, ci sarà il richiamo per i primi vaccinati e si inizierà a somministrare le dosi alle categorie più fragili.

La notizia del vaccine day in Europa e quella dell’approvazione della Fda americana, giunta nelle ultime ore, al vaccino di Moderna ci fanno sperare e sognare il momento in cui questo incubo avrà fine.  Fino a quel momento non possiamo non mantenere cautela e prudenza.

“Dobbiamo ancora rimanere concentrati, non abbassare la soglia di attenzione”, esorta il premier.

Chiara Vita

 

Coronavirus, quarantena almeno fino al 18 Aprile: le prime proiezioni

Un nuovo Dpcm dovrebbe estendere le misure restrittive almeno fino al 18 aprile, chiaramente in relazione all’andamento dei contagi ed alle indicazioni dei virologi, dovrebbe scattare una graduale riapertura delle attività in cui non vi sono assembramenti di persone. Per un ipotetico ritorno alla normalità, poi, si dovrà aspettare almeno la fine di maggio. 

Ad oggi appare inevitabile il prolungamento delle misure restrittive, a dirlo il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli:

non siamo in una fase marcatamente declinante ma in una fase, sia pure incoraggiante, di contenimento; dovremo immaginare alcuni mesi nei quali adottare disposizioni attente per evitare una ripresa della curva epidemica.

Una fase fondamentale nell’ottica di un allentamento della stretta imposta dall’esecutivo riguarderà, nelle prossime settimane, il calo dei casi nell’indice di contagiosità.
Prima di allentare la morsa all’intero paese, il dato numerico riportato dall’indice dovrà scendere sotto l’uno, ossia un soggetto positivo che infetti meno di una persona.

L’assoluta rilevanza di questo parametro è confermata anche dalle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Bisogna ragionare in termini di proporzionalità», ha evidenziato a proposito della riapertura delle attività attualmente sospese a causa dell’emergenza Coronavirus.

Sul tema caldissimo in termini socio-economici della chiusura prolungata delle attività commerciali, il premier ha risposto che questa è stata l’ultima e più drastica delle misure e, dunque, sarà anche la prima ad essere sciolta. Per le scuole e le università, invece si potranno apportare modifiche e migliorare il sistema al fine di far perdere agli studenti l’anno scolastico o gli esami universitari.

Ad una possibile apertura dell’Italia prima della fine della pandemia, Conte ha replicato:

Quando il comitato scientifico dirà che la curva inizia a scendere potremo studiare delle misure di rallentamento. Però dovrà essere molto graduale.

Il rischio, che l’Italia non può di certo permettersi, di una riapertura non calibrata e ponderata potrebbe determinare un drastico nuovo aumento dei casi, vanificando i risultati raggiunti con estremi sacrifici.

L’idea più razionale pare quella di una riapertura parziale di alcune fabbriche probabilmente quelle che operano in contesto di “vicinanza lavorativa” alla filiera agroalimentare e sanitaria, e quella meccanica e logistica.

Le progressive misure di ripartenza potrebbero interessare anche alcuni negozi, mentre tutte le attività caratterizzate dalla concentrazione di persone in spazi chiusi (bar, ristoranti, locali per il divertimento, cinema, teatri, stadi) andrebbero automaticamente in coda.

La graduale riapertura verrà monitorata  da un’intensa attività di controlli da parte delle forze dell’ordine, per verificare che le persone non escano più di quanto necessario.

Nella giornata di sabato i soggetti sottoposti a controlli sono stati 203.011, gli “irregolari” sono stati 4.942.

Cittadini che, nonostante i divieti, hanno ignorato tutte le misure di contenimento spostandosi dalla propria abitazione.  Cinquanta di questi sono usciti di casa nonostante fossero in quarantena, perché risultati positivi al Covid-19, adesso rischiano di essere processati per epidemia colposa.

Le settimane che seguiranno saranno sicuramente quelle decisive nella prospettiva di una vittoria che, in questo momento appare ancora lontana, ma raggiungibile se l’Italia tutta si dimostrerà coesa, determinata, responsabile e consapevole.

Occorre che i cittadini investano le ultime energie emotive rimaste, affinché il nemico invisibile e beffardo che ha sconvolto la vita e le abitudini radicate di miliardi di persone possa essere finalmente abbattuto.

Antonio Mulone