Le caratteristiche di cinque tra i più grandi “caratteristi”

Quello di attore caratterista è  – nonostante non esista un unico modo per definirlo – un termine riferito a tutti gli interpreti di personaggi singolari, che devono avere la capacità di rimanere impressi nella mente di chi guarda, anche se comparsi per poco tempo sulla scena.

Importantissimi per la riuscita di un buon film, gli attori caratteristi hanno sicuramente contribuito, sin dagli inizio, all’evoluzione del cinema.

Noi di UniVersoMe vogliamo farveli conoscere, e lo faremo analizzando l’operato dei cinque tra i più grandi attori caratteristi degli ultimi anni. Dalla top five è stato escluso Harvey Keitel, uno dei maggiori esponenti, ma solo perché ne abbiamo già parlato (giusto qualche articolo fa).

1) Steve Buscemi

Lo strambo per eccellenza.

Fonte: memecult.it – Steve Buscemi nel film Il grande Lebowski 

Generalmente, Steve Buscemi interpreta soggetti esuberanti e dalla battuta sempre pronta che conquistano immediatamente la simpatia del pubblico.

Ha dimostrato di essere un attore talentuoso e tecnicamente eccellente in diversi capolavori come Le Iene (1992), Armageddon (1998), Fargo (1996). Una delle sue migliori performance però, è sicuramente quella ne Il grande Lebowski (1998) dei fratelli Coen.

Nel film interpreta Donny, uno dei due più cari amici di Jeffrey Lebowski: personaggio fuori dagli schemi tipici di Steve, ma che ci dimostra quanto sia importante essere un bravo attore per fare il caratterista. Donny è taciturno e timido, eppure Buscemi riesce a donargli una presenza scenica mastodontica,  grazie alle sue doti attoriali.

In quanti altri film abbiamo visto personaggi simili a Donny, che magari parlano raramente o sono particolarmente introversi? Moltissimi, ma non abbiamo nessun ricordo di loro. Il personaggio di Buscemi invece lascia il segno e questo significa essere caratterista.

2) Cristopher Lloyd

Chi non conosce il Doc di Ritorno al futuro?

Fonte: ilpost.it – Christopher Lloyd, Doc

Christopher Lloyd è entrato nell’immaginario collettivo come l’eccentrico scienziato della famosissima saga di Robert Zemeckis. Non ha bisogno di presentazioni: con quegli occhi costantemente aperti e vispi  ed il suo consueto “Grande Giove” è certamente uno dei personaggi più apprezzati dal pubblico di ogni età e nazione.

Ma non finisce qui: è stato anche “autore” della profonda e celebre interpretazione in Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), dove, al fianco di Jack Nicholson,  ha ricoperto il ruolo di un uomo affetto da seri disturbi mentali.  Quindi, lo ritroviamo in un contesto drammatico e ben diverso dal clima di Ritorno al futuro, ed è questo il modo con cui  Chistopher  dimostra la sua versatilità, mettendo a segno una performance di altissimo livello.

3) Rowan Atkinson

Sì, non si chiama Mr Bean nella vita reale.

Fonte: indianaexpress.com – Rowan Atkinson nei panni di Mr Bean 

Genio assoluto della comicità inglese, Rowan Atkinson non è solo un grande caratterista, ma è anche inventore di uno stile recitativo del tutto innovativo.

Infatti, i film o i mediometraggi in cui appare non seguono gli schemi dei film tradizionali: le scene che si susseguono, rappresentano momenti di vita quotidiana nei quali l’attore interagisce goffamente con gli oggetti o con altri individui, farfugliando parole poco chiare e accentuando buffe espressioni facciali.

Risultato? Uno dei comici inglesi più famosi del mondo che è riuscito a lavorare – ed in pochi ce l’hanno fatta – anche con l’irraggiungibile gruppo comico Monty Python.

4) Mario Brega

Anche il cinema italiano, vanta una lunga lista di attori caratteristi degni di nota e Mario Brega è sicuramente uno dei più apprezzati dal pubblico.

Mario, “lanciato” da Sergio Leone come attore nei suoi western – in cui interpretava  lo scagnozzo dell’antagonista – verrà poi “rimodellato” da Carlo Verdone che lo ripropone come il tipico romano d’estrazione popolare.

Passano alla storia alcune sue battute come “Arzate a cornuto arzateee” in Borotalco (1982) o “So comunista così!” in Un sacco bello (1980).

Fonte: ilmattino.it – Mario Brega nel film Borotalco 

A livello tecnico però, Mario Brega non era un interprete di alto calibro.

Il punto di forza, che lo rende uno dei migliori caratteristi di sempre, risiede nella sua “spontaneitàdurante le riprese: la battuta di Un sacco bello (precedentemente citata) è frutto di un’improvvisazione dell’attore durante un ciak. Verdone ha deciso di lasciarla nel film, proprio perché rappresenta il personaggio: un uomo rude ma bonaccione, che, allargando le braccia, pronuncia quelle parole; trasmetterà così tutta la sensibilità e la bonaria ignoranza del personaggio.

5) Franco “Bombolo” Lechner

Franco Lechner, in arte Bombolo, è stato uno dei migliori caratteristi di sempre.

Fonte: spettacolo.periodicodaily.com – Franco “Bombolo” Lechner

Lo ricordiamo insieme a Tomas Milian nei panni di er Monnezza, con il quale ha preso parte a diversi film che li hanno resi celebri come “coppia del cinema” nel panorama italiano.

Solitamente, Bombolo interpreta lo stesso personaggio, le cui caratteristiche sono: la particolare mimica facciale e l’uso del dialetto romanesco. Esorbitante la quantità di schiaffi che il povero Franco ha ricevuto nel corso della sua carriera!

Ma pur di far ridere era pronto a tutto.

 

Quindi, come abbiamo visto, gli attori caratteristi costituiscono una parte fondamentale del cinema. Sono grandi interpreti che, nei pochi minuti a disposizione, devono dare qualcosa di significativo al proprio personaggio così da essere ricordati.

Ad oggi non ne esistono – almeno non più come un tempo – e la loro figura è mutata così come è mutato il cinema stesso; ma ciò che non cambia e che probabilmente non cambierà mai è il concetto di  essere attore e di farlo bene: come Mr Wolf (Harvey Keitel) ci insegna

Just because you are a character doesn’t mean that you have character”.

Vincenzo Barbera

Il governatore della follia

Oggi il compianto Heath Ledger avrebbe compiuto 41 anni. Uno degli attori più promettenti della sua generazione ci ha lasciato troppo presto, scioccandoci con una morte improvvisa che ha spento tutte le aspettative createsi dal suo enorme potenziale attoriale.

Oggi l’attore viene ricordato principalmente per la sua magistrale interpretazione del Joker nel film Il cavaliere oscuro (2008) di Cristopher Nolan.

Andiamo a scoprire come è stato creato uno dei personaggi più iconici e discussi del cinema contemporaneo.

Heath Ledger – Fonte: tg24.sky.it

Le basi

Per prepararsi al ruolo è risaputo che Heath Ledger abbia trascoso 6 settimane rinchiuso in una stanza d’albergo, dove guardava film horror ed annotava il suo lavoro all’interno di un diario.

Essere isolati dal mondo crea indubbiamente una mutazione nella natura dell’individuo (lo notiamo in piccola parte anche noi che siamo – da poco più di 20 giorni – in quarantena).

Stare un mese e mezzo in una singola stanza, senza mai uscire, crea già di per sé un nucleo centrale di sentimenti negativi che sorgono spontaneamente nella psiche dell’uomo.

Se a ciò si aggiunge la visione di film e la lettura di libri e fumetti grotteschi e dell’orrore, attorno al nucleo i sentimenti si tramutano in vere e proprie emozioni più complesse che destabilizzano il carattere umano.

Una volta creata questa sorgente di oscurità emotiva, l’attore ha potuto concentrarsi per costruire la mentalità del personaggio.

Heath Ledger completamente immerso nei panni di Joker – Fonte: pinterest.it

La formazione del carattere

Una delle principali fonti d’ispirazione per la nascita del Joker, è stata la figura del drugo Alex DeLarge del film Arancia Meccanica (1971) diretto da Stanley Kubrick.

Heath Ledger da quel personaggio ha prelevato tutta la violenza che il drugo sfogava per le strade di Londra ed al posto di esternala l’ha immagazzinata dentro sé stesso. Associando la violenza a quel nucleo di emozioni fortemente negative, Heath ha ottenuto la formula per far emergere  il male peggiore che può affliggere un uomo: la pazzia.

L’attore non è andato a visitare manicomi o centri per la riabilitazione di soggetti affetti da forme di malattie psichiatriche, ma lui stesso ha creato la pazzia dentro di sé e così ha ottenuto l’elemento che governa l’essenza del Joker, il suo principio cardine.

Joker in procinto di farsi saltare in aria in una scena del film Il cavaliere oscuro – Fonte: youtube.com

Jack Nicholson che in precedenza aveva già interpretato il ruolo del Joker nel film Batman (1989), lo ammonì facendogli presente di porre attenzione a quel ruolo; infatti, disse: “il Joker ti divora da dentro”.

Ma sfatiamo immediatamente il mito secondo il quale il personaggio del Joker sarebbe stato l’unico responsabile della prematura scomparsa dell’attore.

Sul set del cavaliere oscuro a detta dei suoi colleghi e del regista stesso, nella pause tra una scena e l’altra l’attore non rimaneva dentro il personaggio, anzi scherzava e sorrideva assieme agli altri membri del cast; che poi dopo le riprese Heath abbia affrontato un periodo segnato da depressione è comprensibile, data l’intensità e lo sforzo emotivo a cui è andato incontro.

Non a caso, ha ricevuto la regolare prescrizione di alcuni farmaci ansiolitici, analgesici e sedativi: proprio alcuni di essi sono stati ritrovati in circolo dopo l’autopsia e l’effetto combinato sarebbe stato responsabile della morte, e non un overdose a scopo suicida, come molti pensano.

Affermare che Heath sia impazzito a causa del suo Joker è semplicemente del becero gossip ed un vero e proprio insulto al lavoro svolto dall’attore, in quanto così viene messo in secondo piano quello che è stato il principale merito di Heath Ledger: di richiamare a sé tutta la follia del personaggio ed esternarla completamente quando le telecamere erano accese.

Concretamente l’attore è stato capace di governare a proprio piacimento l’indomabile pazzia.

Aspetti esteriori

Una volta terminato questo dettagliatissimo processo di introspezione, Heath Ledger si è potuto concentrare sugli altri aspetti del proprio personaggio.

La postura del Joker appare leggermente ingobbita, il quanto basta per rendere ancor più raccapricciante la sua figura.

Per quanto concerne la voce, l’attore ha deciso di ricrearne una caratterizzata da una lieve tonalità nasale che suscita timore nei suoi interlocutori.

I discorsi effettuati dal personaggio vengono spesso interrotti da alcune risate deliranti e da momenti in cui mastica il nulla in maniera palese (e questo della masticazione forse è il dettaglio che più contraddistingue il Joker di Heath Ledger, dato che evidenzia un palese disturbo psichiatrico).

Una delle risate disturbanti del Joker di Heath Ledger – Fonte: sylg1.wordpress.com

Tutti questi fattori hanno contribuito a creare uno dei personaggi migliori della storia del cinema.

Heath Ledger è riuscito ad interpretare un uomo esuberante, privo d’empatia, altamente megalomane ed eccessivamente violento in maniera magistrale, tanto che è stato premiato con l’Oscar per il miglior attore non protagonista nel 2009. Purtroppo alla cerimonia non era presente data la sua prematura scomparsa avvenuta nel gennaio del 2008.

 

Un interprete incredibile, pieno di talento e dall’incredibile forza di volontà. Attori così dediti al proprio lavoro di rado se ne trovano ed Heath Ledger era una pietra preziosa, non solo per Hollywood, ma per il cinema mondiale.

Chissà cosa sarebbe stato capace di fare quest’uomo se non se ne fosse andato così presto. Resta un grande vuoto ed un profondo rammarico per tutti gli amanti della settima arte.

Vincenzo Barbera

 

Gary Oldman: l’uomo dai mille volti

Oggi uno dei più grandi attori della storia compie oggi 62 anni.

Gary Oldman può essere definito la versione inglese di Christian Bale, in virtù della sua eccezionale capacità di trasformare il suo corpo ed adattare il suo accento per dare vita a personaggi molto lontani dalla sua vera natura. Un attore, regista, sceneggiatore, produttore che ha dato tantissimo al cinema e che non si ferma mai.

Gary Oldman – Fonte: cinematographe.it

La vita

Nato a Londra nel 1958, Gary non vive un’infanzia tranquilla.

Il padre è fortemente alcolizzato e decide di abbandonare la famiglia quando il piccolo Oldman aveva appena 7 anni. Egli crescerà ed andrà avanti comunque soprattutto grazie all’aiuto della madre e delle due sorelle maggiori.

Durante l’adolescenza si appassiona alla musica, infatti si dedica al pianoforte studiando da autodidatta. Ben presto però il suo istinto lo porta a seguire la strada della recitazione ed a 15 anni diventa membro del Greenwich Young People’s Theatre.

In seguito abbandona gli studi per lavorare in un negozio di articoli sportivi, ma il tempo libero è totalmente dedicato alla recitazione, alla musica e alla lettura di classici.

Dopo non essere stato ammesso alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, viene accolto nella Royal Shakespeare Company e nel 1986 debutta al cinema con il film Sid and Nancy diretto da Alex Cox. Così il giovane Gary inizia a farsi largo tra le produzioni indipendenti diventando una delle nuove promesse del cinema inglese.

Un giovane Gary Oldman – Fonte: movieplayer.it

Nel 1992 interpreta il conte Dracula nella pellicola Dracula di Bram Stoker, diretta da Francis Ford Coppola, ottenendo il successo a livello mondiale.

Nel 1995 l’attore si sottopone ad una cura disintossicante dall’alcol e nel 1997 uscirà il film Nil by Mouth prodotto, scritto e diretto da Oldman stesso, il quale ha preso spunto dalla propria esperienza per raccontare gli effetti delle dipendenze sulle persone.

Sposatosi la bellezza di 6 volte, è padre di 3 figli ed è stato grande amico del compianto David Bowie: infatti, nel 2013 ha inciso la canzone You’ve Been Around per l’ultimo album di quest’ultimo.

Gary attore

Gary Oldman ha preso parte ad una miriade di capolavori cinematografici. Il suo talento attoriale e le sue fredde espressioni facciali lo hanno favorito nell’ottenere molto spesso la parte del cattivo in diverse pellicole. Nei primi minuti del film Dracula di Bram Stoker non lo vediamo ancora trasformato in vampiro e l’attore ha modo di poter far manifestare platealmente al proprio personaggio tutto il pathos e le emozioni che egli prova.

Nel momento in cui si trasforma nel demone della notte lo vediamo annichilirsi, quasi spegnersi, infatti ogni sua reazione è ridimensionata, ma comunque ricca di sentimento. Ha dato vita ad un personaggio pacato (fatta eccezione per alcuni momenti) che si relaziona con i suoi interlocutori mostrando calma e parsimonia, ma grazie alle sue mute espressioni ed alla gestualità teatrale suscita un costante stato di ansia e brivido nello spettatore. È sicuramente una delle sue migliori prove d’attore.

Gary Oldman nei panni del conte Dracula – Fonte: garrettmack.com

La filmografia di Gary è ricca di pellicole d’altissima qualità, quali Air Force One (1997), in Hannibal (2001), il ruolo di Sirius Black nei film di Harry Potter, la parte del tenente di polizia James Gordon nei Batman di Cristopher Nolan, e nel film L’ora più buia.

L’ora più buia

Sicuramente la performance migliore di Gary Oldman.

L’attore interpreta Winston Churchill che nel 1940 deve prendere una delle decisioni più importanti degli ultimi secoli, che cambierà le sorti del mondo in maniera irreversibile.

L’immedesimazione dell’attore nei panni del primo ministro inglese è spaventosamente profonda nonostante l’età avanzata del personaggio che deve interpretare.

Oldman riesce perfettamente a trasmettere tutti i dubbi ed i timori che probabilmente avranno afflitto Churchill divenuto da poco primo ministro in un momento particolarmente difficile dato che dovrà decidere tempestivamente se firmare un trattato di pace con la Germania nazista o continuare la guerra per difendere i propri ideali.

Per questo ruolo l’attore è stato premiato con l’Oscar per il miglior attore protagonista nell’edizione del 2018.

Gary Oldman che interpreta Winston Churchill nel film L’ora più buia – Fonte: style.corriere.it

 

Un attore versatile, capace di interpretare anche il più arduo dei ruoli. Gary Oldman è un modello di ispirazione per tutti gli aspiranti attori, in quanto è in grado potenzialmente di poter recitare un qualsiasi ruolo che gli venga proposto, anche se completamente opposto al suo modo di essere.

La particolarità di Oldman è quella di saper ricreare egregiamente l’essenza stessa di un personaggio, e su questa base poi studiarne le molteplici sfumature, che vengono incanalate e trasmesse tramite la recitazione. Inoltre, possiede una presenza scenica mastodontica: potrebbe anche tenere in piedi un’unica sequenza restando in silenzio per 15 minuti, mantenendo comunque alta la soglia d’attenzione dello spettatore.

Vincenzo Barbera