Roboante CUS

 

Nella quindicesima giornata del campionato di Terza Categoria di Messina, il Cus Unime viene ospitato dal Malfa, fanalino di coda della classifica, nell’isola di Salina. Match importante per gli universitari che non possono permettersi di perdere il passo delle compagini dell’alta classifica. La partita viene diretta dal Sig. Muscherà di Messina con inizio alle ore 10,30.

Il viaggio all’alba in aliscafo è sempre traumatico per chi deve andare a disputare 90 minuti di grande intensità, tuttavia i ragazzi del Cus mantengono alta la concentrazione consapevoli dell’importanza fondamentale della posta in palio in questa partita.

Primo tempo: partenza forte del Cus che passa subito in vantaggio grazie a una conclusione di Insana da fuori area con la complicità di un’incertezza dell’estremo difensore eoliano. Al ventesimo, però, il Malfa trova il pari con un tocco sotto misura sugli sviluppi di un calcio d’angolo ad opera di Di Losa. Prima del termine della prima frazione di gara, nuovo vantaggio Cus firmato Oliva. Il nuovo acquisto della formazione dell’Università di Messina, riesce a controllare e domesticare una sporca palla all’interno dell’area di rigore e avversaria e conclude a rete con un preciso destro sotto la traversa. 2 a 1 e duplice fischio del direttore di gara.

Secondo tempo: dagli spogliatoi, per i primi 15 minuti esce una sola squadra ed è il Malfa. I padroni di casa riescono a trovare prima il pari con De Losa A. e subito dopo il vantaggio con Pirera che sfrutta una sciagurata uscita di un incerto Faranda. La tensione inevitabilmente aumenta. Tra il secondo e il terzo gol il Cus fallisce la sua probabile terza rete con Tiano, il quale si fa respingere il rigore da Di Cosa D..

Nella parte finale della partita il Cus Unime tira fuori l’orgoglio e rifila ben tre reti in trenta minuti ai padroni di casa. Reti di Stassi (sinistro a giro sul secondo palo dal limite dell’area), Papale (su meraviglioso assist di tacco di Stassi, che gli spiana un’autostrada verso il gol) e Iacopino, che trasforma il rigore della vittoria. Nel finale da segnalare il rigore fallito da parte di Martino per il Malfa, che centra il palo invece di rendere meno amaro l’ennesimo scivolone casalingo e l’espulsione (dubbia) di Stassi, che sarà costretto a saltare la prossima sfida contro la Sc Sicilia, in un derby messinese che promette emozioni.

Nonostante una partita non perfetta dal punto di vista del gioco a causa delle oggettive difficoltà del campo “Tre Pietre” di Malfa e del difficile viaggio in aliscafo, il Cus Unime si aggiudica 3 punti e torna a suonare la carica per il vertice della classifica, che oggi, a 7 giornate dal termine, dista appena un punto.

Prossima partita, dunque, al Marullo di Bisconte, Camaro, sabato 11 marzo alle 16,30 contro la Sc Sicilia: sfida che varrà tanto se non tantissimo per le sorti di questo fantastico campionato.

Formazione Cus (4-3-3): Faranda1; Rodà 2, Iacopino 4, Occhipinti 5, Cardella 3; Lombardo 8, Tiano 10, Monterosso 6; Insana 11, Oliva 9, Papale 7.

Panchina: Zito, D’Agostino, Costa, Al Hunaiti, Stassi.

Allenatore: Smedile.

PAGELLE:

Faranda voto 4: Assente dal campo da 2 anni, ne aspetterà altri 2 per ripresentarsi nuovamente. Legge malissimo ogni traiettoria possibile e ogni qualvolta la palla raggiunge la sua area di rigore, mister e compagni vengono assaliti da brividi lungo la schiena. La sua mossa migliore è quella di chiedere il cambio per il bene comune. “ANCHE QUESTO DIMOSTRA CHE SONO IL MIGLIORE

Roda’ voto 6: Dopo essersi esibito sull’aliscafo in versione “lap dance” , da bravo pastore si accorge subito che le reti del campo sono basse e che senza palloni avremmo vinto a tavolino. Nonostante i propositi non fossero dei migliori, svolge una partita pulita e senza “maschiate” da ricordare. ONESTO

Iacopino voto 7: Appena arrivato a Malfa gli avversari lo salutano col bacio, scambiandolo per un pastore di Alicudi. In campo la situazione è ben diversa, il capitano picchia e detta legge come suo solito, impreziosendo la sua prestazione con il sigillo finale. YATI

Occhipinti voto 5: Direttamente dal paese del commissario Montalbano, dove millanta di essersi allenato in questo periodo di ritiro spirituale, il buon Occhi si presenta a Malfa in condizioni psicofisiche da dimenticare. Parecchie volte in apnea nel primo tempo, la combina grossa regalando il calcio d’angolo dal quale nasce l’1a1. Finge palesemente un infortunio, per poter meditare sul profondo senso della vita osservando il mare. SAGGIO

Cardella voto 5: Ha l’alibi sacrosanto di giocare fuori ruolo, ha l’alibi meno sacrosanto di pesare più dello chef Cannavacciuolo, pur essendo a dieta dal 2008. In campo si trova spesso spaesato, talvolta poco aiutato da Papale in fase difensiva. E se il male minore fosse stato Costa? MISTERO

Lombardo voto 5.5: Arriva all’appuntamento carico a mille con almeno 8 hashtag per abbellire le sue storie. In campo perde un po di smalto anche a causa delle condizioni della partita che non favoriscono le sue geometrie. Poco importa, Picciolo si scatena con la macchina fotografica e lo immortala in tutto il suo splendore, garantendogli anche per oggi i suoi molteplici likes. #Calciopassione

Tiano voto 6: Partita non alla sua altezza, penalizzato anche lui dal contesto e dai pochi spazi a sua disposizione. Come ogni partita timbra il cartellino alla voce risse sfiorate. Poco freddo dagli undici metri e da la’ si spegne la luce. Mezzo voto in più perché in questo momento si starà inginocchiando sui ceci per punirsi. EMO

Monterosso voto 5.5: Arrivato a Malfa con gli occhi di chi è di nuovo, alla veneranda età di 40 anni, in gita scolastica. La sua partita non è però di quelle da ricordare negli annali, alcuni errori in fase di impostazione e molta macchinosita’. ER MOVIOLA

Insana voto 6.5: Si presenta a Malfa con un colorito che ricorda la Mozzarella di Battipaglia e un timbro dello 090 sul collo che non preannunciano nulla di buono. Tuttavia è tra quelli che si distinguono per sacrificio e qualità. CASPER

Papale voto 6.5 – Nel primo tempo si nota solo per le sue scarpe color evidenziatore che acciecano i gabbiani vicini. Sale in cattedra nel secondo tempo, prima bruciando i guantoni del portieri avversario, poi facendo assist e goal decisivi per il risultato finale. Dai suoi piedi sembra poter nascere sempre qualcosa. TIRO DEL DRAGONE

Oliva voto 6,5: Dopo aver stabilito il record di Travel Gum masticate, Peppe scende in campo con molta generosità e risulta determinate sia per il goal siglato , sia per aver tenuto su da solo un reparto contro i Pastori Malfesi. AGNELLO SACRIFICALE

Stassi voto 7: E’ l’arma spaccapartita e risulta devastante per qualità e mezzi tecnici. Fondamentale nella rimonta, entra in tutte le occasioni da goal. Peccato per la solita ingenua espulsione che gli farà saltare il Big Match contro l’Sc Sicilia. MIMMO BERARDI

D’Agostino voto 3: Inaccettabile puzzare di Negroni alle 6 di mattina sull’aliscafo. Sbiascica come se non ci fosse un domani, viene coinvolto spesso da sbalzi di umore che destabilizzano i compagni. Tenetelo d’occhio, questo è un potenziale Serial Killer. CRIMINAL MINDS

Zito voto 6

Osama voto 6

Mister Smedile voto 6: Tante defezioni lo condizionano nello schierare l’11 migliore ma lui ci mette del suo schierando un centrocampista ciccione a terzino sinistro. Poi ti giri in panchina e vedi D’Agostino che parla da solo e quel Costa che grida vendetta. Forse non aveva altre scelte. GIUSTIFICATO A META’

Mirko Burrascano

Dieci Minuti per il resto della tua vita.

“E a che serve questo gioco dei 10 minuti?”
“Boh, la dottoressa non me l’ha spiegato. Credo serva fondamentalmente a impegnarmi la testa, a riempire il vuoto e a fare ordine nella confusione che mi ritrovo al posto della vita”

Capita che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto, che il tuo compagno di sempre ti abbandoni e che il tuo lavoro di sempre venga affidato a un altro. E allora cosa si fa?  Chiara Gamberale non ha più nulla da perdere e allora ci prova. In “Per Dieci Minuti” ci mostra come i cambiamenti spaventano tutti ma sono necessari per ridarci il resto della vita che da soli bruciamo quando qualcosa va storto.

 “Vorrei assicurarle che non c’è verso: dentro momenti come questo bisogna cadere con le braccia, le gambe, il cuore, i polmoni. Tutto. 

Bisogna andare in fondo, bisogna marcire. 

Vorrei prometterle che non lo sa, che ora non può immaginarlo: ma arriverà il giorno in cui scoprirà di essere sopravvissuta.”

Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Fare una cosa nuova, fuori dagli schemi senza aver timore di sbagliare, senza aver paura dell’oblio. Gettarsi in avanti e vivere quello che capita.

“Hai paura di perdere tutta te stessa, perdendo lui.”

Il modo di scrivere di Chiara, che si denota in questo libro come negli altri, è semplicemente istantaneo, ti tiene incollato alle righe finché non giri l’ultima pagina e arrivi all’ultima parola. È diretta e sintetica, a volte ironica nonostante il tema del dolore e della sofferenza, a convincere è proprio il ritmo incalzante della narrazione, dato dall’uso di continui flashback del passato inseriti ad arte, e dal soffermarsi sapientemente sull’analisi dei sentimenti e degli stati d’animo.

Questa è una lettura consigliata a chi è pronto a seguire il consiglio di Chiara, uscire dalla monotonia, sperimentare, scoprire nuove passioni, migliorarsi. Alla fine si scoprirà che può diventare un gioco di fantasia da prendere sul serio, quasi senza accorgersene.

Combattere gli schemi e ricominciare.

“Quanto è assurda la vita, quando non tocca a noi.”

Serena Votano

 

Cecità di José Saramago

“… ciechi che pur vedendo, non vedono”

La lettura di “Cecità”, testo di José Saramago, nonché Premio Nobel per la letteratura, può lasciare una certa inquietudine, ma è un romanzo che cerca di metterti alla prova terrorizzandoti e sbattendoti in faccia molte realtà che non vedi. cecità 2
Ci sono mille ragioni per cui il cervello umano si chiuda, si limitò ad allungare le mani fino a toccare il vetro, sapeva che la sua immagine era lì a guardarlo, l’immagine vedeva lui, lui non vedeva l’immagine.”

Il romanzo comincia con un automobilista fermo ad un semaforo, una luce rossa e la fila ad attendere che diventi verde e … e poi tutto diventa bianco, nessuna sfumatura o ombra, solo bianco. Ma questo non è altro che l’inizio di una terribile epidemia che andrà a colpire prima le persone con cui si ha un contatto fino ad arrivare all’intera popolazione. Soltanto una donna resterà immune da questo male. Ma si finisce per chiedersi se sia stato un bene o un male, restare l’unica vedente in un mondo di ciechi, l’unico testimone oculare di un incubo che sembra non finire mai. La paura di essere contagiati porta a chiudere i ciechi in quarantena dove la convivenza i pri
mi giorni scorre senza intoppi, ma col crescere dei malati finisce per degenerare dando  libero sfogo alla disumanità. Non esiste pietà o conforto, neanche ragione.

La “cecità” finisce per non essere tanto quella fisica quanto quella dell’animo, laddove si perde il rispetto e comincia a vigere la regola del più forte,si perde  l’umanità, si finisce per diventare animali, senza regole e senza futuro. È la fine, l’Apocalisse.

Fa male perché senti che in circostanze simili anche tu diventeresti egoista e senza scrupoli, disposto a sacrificare la morale per un tozzo di pane, a perdere la tua umanità in cambio della sopravvivenza. Lo sai che è vero.

La scrittura di Saramago è fluida nonostante la mancanza di punteggiatura nel dialogo, di tempo, di spazio e di nomi propri, ma a che servono dei nomi in un mondo di ciechi?

È un libro che si lascia leggere, è importante prestare particolare attenzione al comportamento dell’uomo che se prima era portato all’aiuto del prossimo, finisce per cadere nell’accidia e nell’egoismo. Ad essere ciechi, troppo spesso, siamo noi e , forse, non ce ne rendiamo conto.

Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che vedono, ciechi che pur vedendo, non vedono.”

Serena Votano

Silence – la religiosità di Scorsese e l’intimità del suo ultimo lavoro

silence-locandina-lowIl 12 gennaio 2017, esce nelle sale il nuovo film di Martin Scorsese, che prende ispirazione dal capolavoro letterario giapponese “Silenzio” di Shusaku Endo.

Nel 17° secolo, in un Giappone tormentato da violenze e persecuzioni di natura religiosa, due missionari gesuiti, padre Rodriguez (Andrew Garfield) e padre Garupe (Adam Driver) provenienti dal Portogallo, partono alla ricerca del loro padre spirituale di cui è stata annunciata la scomparsa. Il viaggio si rivelerà lungo e doloroso, e talvolta anche la fede più indissolubile sembrerà sul punto di venire meno.

Scorsese affronta ancora una volta il tema dei misteri della fede, di Dio e dell’uomo. Il silenzio è proprio quello di un Dio che abbandona i suoi fedeli, che non risponde alle loro domande.
Punto centrale del film è il conflitto interiore dei due missionari che si trovano costretti a “dover scegliere” tra la vita di tanti innocenti e la professione della loro fede.

Film dall’alto valore morale e dal forte messaggio spirituale, eccellente per le qualità estetiche e tecniche.
L’interpretazione dei due attori principali è magistrale, con un Garfield in piena simbiosi col suo personaggio e un Driver smunto in maniera impressionante. silence-martin-scorsese-andrew-garfield
Sono profondi e toccanti : lo spettatore è completamente coinvolto, vivendo le loro avversità, il loro dolore come se fosse sulla propria pelle.

Scorsese crea ancora una volta un capolavoro, che diventerà una futura colonna portante del cinema.

Benedetta Sisinni

Assassin’s Creed: molto “assassin” e poco “creed”

Assassin’s Creed, come ben noto, è un film liberamente ispirato alla gloriosa serie videoludica omonima targata Ubisoft.asscreedposter

Senza troppi convenevoli, un discreto lavoro di fotografia ci accoglie nel 1492, precisamente in Spagna. Qui assistiamo a quello che sembrerebbe essere una sorta di rituale alla quale fanno parte gli “Assassini”, riconoscibili per via del loro caratteristico abbigliamento, con dialoghi interamente in lingua spagnola. Assistito a questo evento, ci catapultiamo in tempi più moderni (1986 per la precisione) in una scena incentrata su un ragazzino che, dopo aver cercato invano di fare del parkour con la sua bicicletta, corre a casa scoprendo il corpo esanime della madre, con accanto il padre (Brendan Gleeson) abbigliato nel classico modo degli assassini. Il ragazzino visibilmente stupito dall’accaduto chiede spiegazioni al padre, che semplicemente gli intima di correre poiché “li hanno trovati”. Un ennesimo “gap” temporale e ci ritroviamo nel 2016, dove per la prima volta veniamo introdotti alla figura del vero protagonista del film Callum Lynch (Michael Fassbender), costretto in una cella di prigione con la compagnia di un sacerdote in procinto di concedergli l’estrema unzione. Capiamo dunque che Callum è condannato a morte per omicidio e si appresta ad andare al “patibolo”. Ricevuta l’iniezione letale, sembrerebbe davvero finita per il nostro protagonista, ma a sorpresa, soprattutto di quest’ultimo, si ritrova ancora in vita con una donna accanto (Marion Cotillard), che gli rivela di essere apparentemente morto per il resto del mondo, ma di assoluta importanza per il progetto di cui lei è la direttrice.

Come è facile comprende, Assassin’s Creed di Justin Kurzel, è assolutamente un film commerciale. Nonostante abbia cercato di prendere le distanze dal videogioco, con una storia di pura fantasia che non riprende nessuna narrazione del prodotto originale, il risultato è abbastanza deludente. Gli eventi presentati risultano essere abbastanza confusi e difficilmente incastrabili fra loro, pur seguendo una sorta di processo causa-conseguenza. Il problema fondamentale è riscontrabile nella quasi nulla possibilità di immersione dello spettatore nelle vicende, errore importante visto il tipo di pubblico che richiama nelle sale il titolo stesso, ovvero molti videogiocatori che nel gioco hanno passato ore ed ore su, non uno ma molteplici titoli della saga. Punibile è anche il lavoro sui personaggi troppo distaccati fra loro e con ruoli, ad eccezione dei protagonisti, difficili da identificare ad un punto tale da riconsiderare la loro utilità, benché essa potesse essere più o meno necessaria. Ciò che può essere escluso da commenti troppo severi sono la fotografia e la regia, che risultano pertinenti, soprattutto per il primo elemento.

Assassin’s Creed aveva un ottimo potenziale e la possibilità di far capire come le trasposizioni cinematografiche di videogiochi non siano da considerare necessariamente scadenti. Un esempio recente può essere “War Of Warcraft”, che sembra aver inaugurato questa nuova tendenza, non considerando il passato con “Lara Croft”, ma purtroppo il film in questione fallisce anche da questo punto di vista. Per tutti gli “Assassini” di tutto il mondo: ci sarà un’altra occasione per rendervi giustizia.

Giuseppe Maimone

Arrival: un nuovo tipo di fantascienza adatta a tutti

arrival-poster-venezuelaMisteriosi oggetti spuntano in dodici luoghi intorno al pianeta. Gli alieni , che sembrano delle grandi piovre miste a ragni con sette dita , però non invadono né devastano si cerca di capire cosa vogliono.

Viene ingaggiata dal governo americano una squadra di eccellenze capitanata dalla professoressa Louise Banks , esperta linguista, e il fisico Ian Donnelly che diverrà un fedele ed affiatato compagno di lavoro.
La comunicazione fra alieni e umani è possibile scoprirà la professoressa Banks.

E’ un film di fantascienza , tratto dal libro “Story of your life” di Ted Chiang, ma innovativo : c’è tanta scienza ma anche filosofia e linguistica. 

Gli alieni comunicano con un linguaggio che non dipende da una percezione lineare del tempo che la Banks riesce a decifrare, ma per capire il motivo della presenza degli alieni sulla Terra deve concepire il tempo come gli extraterrestri.
Ecco una caratteristica che non si è mai vista fino ad ora in un film di fantascienza : l’empatia e una grande prontezza nel gestire le emozioni, tratti tipicamente non eroici. 

Nessuna necessità di sparatorie o utilizzo di bombe per la Banks solo la sua abilità di comunicare con gli alieni e le persone che non si capiscono fra loro è l’unico modo di salvare il pianeta.

Le scene dentro la nave aliena sono incantevoli e la stanza in cui c’è il primo incontro ravvicinato con gli alieni sembra un palcoscenico , con una enorme lastra di vetro illuminata e queste due giganti figure eptapodi.

Arrival-Amy-Adams-Venezia-73


L’interpretazione di Amy Adams (American Hustle, The Fighter, Di nuovo in gioco) è sublime, Villaneuve ha giocato moltissimo con i primi piani dell’attrice , la quale ha dato prova della sua grande espressività anche nelle scene di silenzio. Le ha fruttato una nomination Golden Globe come miglior attrice drammatica e , come sostiene buona parte della stampa internazionale, c’è odore di nomination agli Oscar.
Bravo anche Jeremy Renner che ha dismesso i panni dell’avenger Occhi di falco o del macho violento.
Nonostante l’utilizzo di pochi spazi non c’è un senso di oppressione.

arrival-e1484670803806-01837178e04d0452eaf8677c852e7cfb1

Villaneuve ha creato un film universale fatto per piacere agli amanti della fantascienza (un po’ annacquata ) che ci da un messaggio bello e puro quanto il viso della Adams quando interagisce con gli alieni : ascolto e comprensione del diverso da noi.
Concilia le esigenze di tutte le tipologie di pubblico.

NB: Villaneuve è il regista di Blade runner 2049 con Ryan Gosling protagonista, se le premesse sono queste si prospetta un ottimo sequel.

Arianna De Arcangelis

Collateral Beauty: 90 minuti di bellezza (non) collaterale

collateral_beauty_posterC’è stato l’anno di Eddie RedMayne, poi di Leo Di Caprio. Che questo sia, finalmente, l’anno di Will Smith?

Collateral Beauty, candidato all’Oscar insieme al suo attore protagonista, è un film che presenta diverse realtà di dolore e confronto con la vita.

Lo si può descrivere come una re-interpretazione in chiave contemporanea di ‘’Il canto di Natale’’ di Charles Dickens. I fantasmi, però, non rappresentano il passato il presente e il futuro ma l’amore, il tempo e la morte. E Scrooge non è cattivo, non lo è mai stato, è solo stato irrimediabilmente (?) investito dal lato peggiore della vita.

Curato nei minimi particolari è un film che, dal primo minuto all’ultimo, trascina nella trama con un finale a sorpresa che solo chi aguzza l’intelletto riesce a intuire e lascia assolutamente di stucco. Il gusto tragicomico non lo rende un film ‘’pesante’’, anzi, è un film drammatico che lascia il giusto spazio alle risate spontanee.

Il cast? Stellare: accanto Will Smith troviamo Kate Winslet, Keira Knightley, Helen Mirren, Edward Norton, Naomie Harris e tanti altri.

Le capacità interpretative di ognuno di loro sono all’altezza delle aspettative. Il protagonista, Will Smith, come sempre, fa trasparire attraverso lo schermo il dolore del protagonista in maniera sublime. Feticista delle lacrime, ti fa chiedere come possa riuscire a raccontare il dolore così bene attraverso un personaggio che, per la maggior parte del tempo, sta in silenzio.

Anche la colonna sonora merita di essere nominata: Let’s Hurt Tonight dei OneRepubblic, canzone che, si suppone, diventi disco d’oro, d’argento e di qualsiasi altro materiale esistente. O, magari, venga premiata agli Oscar.

Collateral beauty. La bellezza collaterale del film è il fine segno che lascia nei pensieri dello spettatore, che continua a rimuginarci su anche a luci accese, cercando la propria bellezza collaterale.

Elena Anna Andronico

Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

Un altro “fantastico” lavoro del visionario Tim Burton.

Adattamento cinematografico del romanzo di Ransom Riggs,
“La casa per bambini speciali di Miss Peregrine”, il film spopola nelle sale italiane a dicembre, riscuotendo un grande successo di pubblico. Meno clementi invece alcuni pareri della critica che arrivano a definire il film come commerciale.

Alla morte del nonno, il giovane Jacob Portman (Asa Buttmissperegrinesmallerfild) si reca nel Galles alla ricerca della residenza di Miss Peregrine (Eva Green), un orfanatrofio, di cui il nonno gli aveva a lungo parlato. Qui vengono ospitati ragazzi dai particolari poteri: c’è chi è invisibile, chi ha le stesse proprietà dell’aria, chi si ritrova una forza sovrumana.

Durante la permanenza Jacob scopre che dietro la storia dell’istituto si nascondono inquietanti misteri e che le storie che gli erano state raccontate non erano solo fantasie.

Come ogni film burtoniano che si rispetti, anche questo sorprende per il suo essere “spettacolare”. L’atmosfera è tanto macabra ed inquietante quanto mozzafiato, la suspence sempre presente e alcuni deliziosi momenti di “terrore” non deludono per nulla le aspettative dello spettatore. I ragazzi sono rappresentati fisicamente in maniera perfetta e lo stesso può esser detto dei mostri, belli ed inquietanti.

Ciò che delude un pò è l’andamento della seconda parte del film, che risulta essere un insieme poco curato di effetti speciali che sfiora quasi il grottesco e rischia alle volte di annoiare il pubblico.

Qualche pecca la presenta purtroppo anche la sceneggiatura, ciò può essere giustificato ricordando che Burton non ne prende parte, limitandosi al suo ruolo di regista.

Nulla di negativo può esser detto sulla recitazione di Eva Green, convincente ed impeccabile; altrettanto lo è quella di Asa Butterfield che particolarmente si addice al ruolo di ragazzo solitario affidatogli da Burton.

Lo stesso Tim Burton è presente, anche se poco visibile, in una scena del film, un piccolo particolare che i suoi fans noteranno ed apprezzeranno!

Il film nel complesso è assolutamente da vedere; gli amanti del genere e del regista sapranno ben apprezzare la “strana” pellicola.

Benedetta Sisinni

“Il primo uomo cattivo” di Miranda July

9788807031748_quarta

“Questo libro vi farà ridere, sussultare e immedesimarvi in una donna che non avreste mai previsto di essere. E quando Miranda July parla della maternità, il libro diventerà la vostra bibbia.” Lena Dunham

Ci sono persone che scelgono i libri basandosi sulla copertina , non rientro fra questi ma nella scelta de “Il primo uomo cattivo” mi è capitato di sceglierlo proprio per il disegno e i colori esterni e per l’autrice : Miranda July della quale avevo visto solo un film e letto qualche intervista.

 

Cheryl Glickman è la protagonista-narratrice del racconto, lavora alla Open Palm una società no profit che si occupa di autodifesa per le donne.

Conduce una vita piuttosto semplice, forse monotona, minimale soprattutto nell’economia domestica dove vige il principio di efficienza.

E’ affetta da globus hystericus, un nodo alla gola, ed infatuata di un collega, una figura ricorrente nella narrazione. C’è la maternità, ma non descritta come nella maggior parte dei film o libri, Cheryl ha una relazione quasi karmica basata sul “primo sguardo” con Kubelko Bondy lo spirito di un bambino che lei immagina di vedere nei figli altrui.

La vita di Cheryl prende una direzione inaspettata quando deve ospitare Clee, figlia ventenne dei suoi capi all’Open Palm. Una ragazza che è totalmente opposta a lei, dalla fisicità, Cheryl molto magra, quasi androgina, Clee viene definita “molto donna”, allo stile.

Clee è un personaggio un po’ sgradevole, sporca, una passiva-aggressiva, in alcune situazioni attiva-aggressiva.

Ed è in questo momento che il libro prende una piega che non mi sarei mai aspettata e la July si dimostra perfetta narratrice: tracciando il crescere della libido di Cheryl con una nota ironica e , di contrappasso, delicatamente il suo istinto materno. Ci rende partecipi ai sussulti della protagonista.

 

I meno puritani di me non si scioccheranno delle crude scene di violenza , le descrizioni delle condizioni igieniche di Clee mi hanno nauseata ma sono funzionali al personaggio , non le si perdonano ma si accettano.

Cheryl vede solo il suo mondo non c’è contorno, essenziale.

Sono personaggi sgradevoli in parte, così maniacali, strani, imprevedibili da essere in realtà comuni e umani , che alla conclusione del libro li accettiamo.

Miranda July è una artista stimolante e provocatoria, a vent’anni trasferitasi a Portland entra nel movimento delle Riot grrrl (il movimento punk-rock femminista) e inizia a frequentare, colei che è la sua più stretta amica, Carrie Brownstein (altra artista eccezionale) chitarrista e voce delle Sleater Kinney , band simbolo del movimento e ancora oggi una delle migliori rock band femminili.

Definirla è difficile, è una regista, scrittrice, musicista, attrice, creatrice di app , è un soggetto molto stravagante, irriverente a tal punto da pensare che sia folle : è geniale.

“Il primo uomo cattivo” è il suo primo romanzo, caldo, ironico, disgustoso è pura vita comune.

Arianna De Arcangelis 

 

 

Oggi in sala: ”Genius”, storia di uno scrittore nascente

genius

“Ho scritto cose strappate a forza dalle mie viscere e tu dici che non c’è spazio?”

Nella New York di fine anni venti, Max Perkins (Colin Firth), editor della Scribner’s Son, dopo aver portato alla luce scrittori del calibro di Fitzgerald ed Hemingway, ha il suo primo incontro con Thomas Wolfe (Jude Law); il ragazzo, con la passione per la scrittura ed un carattere eccessivo, è autore di un enorme manoscritto dal titolo “O Lost”, continuamente rifiutato da qualunque casa editrice. Sarà proprio Max, l’unico a leggere ed apprezzare l’opera e l’autore stesso, a cui sarà legato non solo dalla collaborazione lavorativa ma soprattutto da un profondo rapporto d’amicizia.

Il film di Michael Grandag racconta la storia vera della nascita letteraria di Wolfe ed è basato sulla biografia “Max Perkins. Editor of Genius”.

Punto focale della pellicola non è tanto la figura dello scrittore, bensì il rapporto quasi morboso che si crea tra quest’ultimo e l’editor; Thomas vedrà in Max una guida, un padre, un amico e Max sarà a sua volta attratto da quel “ragazzetto” dal carattere acceso e così differente dal suo, il tutto porterà alla creazione di un legame destinato a durare nel tempo.

Dal punto di vista tecnico il film è realizzato perfettamente. Ottime la regia, la sceneggiatura e la fotografia. Magistrale l’interpretazione di Colin Firth nei panni dell’editor, professionale e umano al tempo stesso; così come quella di Jude Law che interpreta perfettamente lo scrittore dal carattere tormentato. Meno presente ma altrettanto brava Nicole Kidman, che interpreta la compagna dello scrittore, innamorata ma messa in secondo piano rispetto al lavoro dell’uomo che ama e al suo rapporto con l’editor.

Il film merita di esser visto, anche se nel complesso non riesce ad emozionare particolarmente il pubblico, in quanto presenta una narrazione quasi sempre piatta e non sono presenti particolari colpi di scena .

 

Benedetta Sisinni