Assassin’s Creed: molto “assassin” e poco “creed”

Assassin’s Creed, come ben noto, è un film liberamente ispirato alla gloriosa serie videoludica omonima targata Ubisoft.asscreedposter

Senza troppi convenevoli, un discreto lavoro di fotografia ci accoglie nel 1492, precisamente in Spagna. Qui assistiamo a quello che sembrerebbe essere una sorta di rituale alla quale fanno parte gli “Assassini”, riconoscibili per via del loro caratteristico abbigliamento, con dialoghi interamente in lingua spagnola. Assistito a questo evento, ci catapultiamo in tempi più moderni (1986 per la precisione) in una scena incentrata su un ragazzino che, dopo aver cercato invano di fare del parkour con la sua bicicletta, corre a casa scoprendo il corpo esanime della madre, con accanto il padre (Brendan Gleeson) abbigliato nel classico modo degli assassini. Il ragazzino visibilmente stupito dall’accaduto chiede spiegazioni al padre, che semplicemente gli intima di correre poiché “li hanno trovati”. Un ennesimo “gap” temporale e ci ritroviamo nel 2016, dove per la prima volta veniamo introdotti alla figura del vero protagonista del film Callum Lynch (Michael Fassbender), costretto in una cella di prigione con la compagnia di un sacerdote in procinto di concedergli l’estrema unzione. Capiamo dunque che Callum è condannato a morte per omicidio e si appresta ad andare al “patibolo”. Ricevuta l’iniezione letale, sembrerebbe davvero finita per il nostro protagonista, ma a sorpresa, soprattutto di quest’ultimo, si ritrova ancora in vita con una donna accanto (Marion Cotillard), che gli rivela di essere apparentemente morto per il resto del mondo, ma di assoluta importanza per il progetto di cui lei è la direttrice.

Come è facile comprende, Assassin’s Creed di Justin Kurzel, è assolutamente un film commerciale. Nonostante abbia cercato di prendere le distanze dal videogioco, con una storia di pura fantasia che non riprende nessuna narrazione del prodotto originale, il risultato è abbastanza deludente. Gli eventi presentati risultano essere abbastanza confusi e difficilmente incastrabili fra loro, pur seguendo una sorta di processo causa-conseguenza. Il problema fondamentale è riscontrabile nella quasi nulla possibilità di immersione dello spettatore nelle vicende, errore importante visto il tipo di pubblico che richiama nelle sale il titolo stesso, ovvero molti videogiocatori che nel gioco hanno passato ore ed ore su, non uno ma molteplici titoli della saga. Punibile è anche il lavoro sui personaggi troppo distaccati fra loro e con ruoli, ad eccezione dei protagonisti, difficili da identificare ad un punto tale da riconsiderare la loro utilità, benché essa potesse essere più o meno necessaria. Ciò che può essere escluso da commenti troppo severi sono la fotografia e la regia, che risultano pertinenti, soprattutto per il primo elemento.

Assassin’s Creed aveva un ottimo potenziale e la possibilità di far capire come le trasposizioni cinematografiche di videogiochi non siano da considerare necessariamente scadenti. Un esempio recente può essere “War Of Warcraft”, che sembra aver inaugurato questa nuova tendenza, non considerando il passato con “Lara Croft”, ma purtroppo il film in questione fallisce anche da questo punto di vista. Per tutti gli “Assassini” di tutto il mondo: ci sarà un’altra occasione per rendervi giustizia.

Giuseppe Maimone

Arrival: un nuovo tipo di fantascienza adatta a tutti

arrival-poster-venezuelaMisteriosi oggetti spuntano in dodici luoghi intorno al pianeta. Gli alieni , che sembrano delle grandi piovre miste a ragni con sette dita , però non invadono né devastano si cerca di capire cosa vogliono.

Viene ingaggiata dal governo americano una squadra di eccellenze capitanata dalla professoressa Louise Banks , esperta linguista, e il fisico Ian Donnelly che diverrà un fedele ed affiatato compagno di lavoro.
La comunicazione fra alieni e umani è possibile scoprirà la professoressa Banks.

E’ un film di fantascienza , tratto dal libro “Story of your life” di Ted Chiang, ma innovativo : c’è tanta scienza ma anche filosofia e linguistica. 

Gli alieni comunicano con un linguaggio che non dipende da una percezione lineare del tempo che la Banks riesce a decifrare, ma per capire il motivo della presenza degli alieni sulla Terra deve concepire il tempo come gli extraterrestri.
Ecco una caratteristica che non si è mai vista fino ad ora in un film di fantascienza : l’empatia e una grande prontezza nel gestire le emozioni, tratti tipicamente non eroici. 

Nessuna necessità di sparatorie o utilizzo di bombe per la Banks solo la sua abilità di comunicare con gli alieni e le persone che non si capiscono fra loro è l’unico modo di salvare il pianeta.

Le scene dentro la nave aliena sono incantevoli e la stanza in cui c’è il primo incontro ravvicinato con gli alieni sembra un palcoscenico , con una enorme lastra di vetro illuminata e queste due giganti figure eptapodi.

Arrival-Amy-Adams-Venezia-73


L’interpretazione di Amy Adams (American Hustle, The Fighter, Di nuovo in gioco) è sublime, Villaneuve ha giocato moltissimo con i primi piani dell’attrice , la quale ha dato prova della sua grande espressività anche nelle scene di silenzio. Le ha fruttato una nomination Golden Globe come miglior attrice drammatica e , come sostiene buona parte della stampa internazionale, c’è odore di nomination agli Oscar.
Bravo anche Jeremy Renner che ha dismesso i panni dell’avenger Occhi di falco o del macho violento.
Nonostante l’utilizzo di pochi spazi non c’è un senso di oppressione.

arrival-e1484670803806-01837178e04d0452eaf8677c852e7cfb1

Villaneuve ha creato un film universale fatto per piacere agli amanti della fantascienza (un po’ annacquata ) che ci da un messaggio bello e puro quanto il viso della Adams quando interagisce con gli alieni : ascolto e comprensione del diverso da noi.
Concilia le esigenze di tutte le tipologie di pubblico.

NB: Villaneuve è il regista di Blade runner 2049 con Ryan Gosling protagonista, se le premesse sono queste si prospetta un ottimo sequel.

Arianna De Arcangelis

Collateral Beauty: 90 minuti di bellezza (non) collaterale

collateral_beauty_posterC’è stato l’anno di Eddie RedMayne, poi di Leo Di Caprio. Che questo sia, finalmente, l’anno di Will Smith?

Collateral Beauty, candidato all’Oscar insieme al suo attore protagonista, è un film che presenta diverse realtà di dolore e confronto con la vita.

Lo si può descrivere come una re-interpretazione in chiave contemporanea di ‘’Il canto di Natale’’ di Charles Dickens. I fantasmi, però, non rappresentano il passato il presente e il futuro ma l’amore, il tempo e la morte. E Scrooge non è cattivo, non lo è mai stato, è solo stato irrimediabilmente (?) investito dal lato peggiore della vita.

Curato nei minimi particolari è un film che, dal primo minuto all’ultimo, trascina nella trama con un finale a sorpresa che solo chi aguzza l’intelletto riesce a intuire e lascia assolutamente di stucco. Il gusto tragicomico non lo rende un film ‘’pesante’’, anzi, è un film drammatico che lascia il giusto spazio alle risate spontanee.

Il cast? Stellare: accanto Will Smith troviamo Kate Winslet, Keira Knightley, Helen Mirren, Edward Norton, Naomie Harris e tanti altri.

Le capacità interpretative di ognuno di loro sono all’altezza delle aspettative. Il protagonista, Will Smith, come sempre, fa trasparire attraverso lo schermo il dolore del protagonista in maniera sublime. Feticista delle lacrime, ti fa chiedere come possa riuscire a raccontare il dolore così bene attraverso un personaggio che, per la maggior parte del tempo, sta in silenzio.

Anche la colonna sonora merita di essere nominata: Let’s Hurt Tonight dei OneRepubblic, canzone che, si suppone, diventi disco d’oro, d’argento e di qualsiasi altro materiale esistente. O, magari, venga premiata agli Oscar.

Collateral beauty. La bellezza collaterale del film è il fine segno che lascia nei pensieri dello spettatore, che continua a rimuginarci su anche a luci accese, cercando la propria bellezza collaterale.

Elena Anna Andronico

Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

Un altro “fantastico” lavoro del visionario Tim Burton.

Adattamento cinematografico del romanzo di Ransom Riggs,
“La casa per bambini speciali di Miss Peregrine”, il film spopola nelle sale italiane a dicembre, riscuotendo un grande successo di pubblico. Meno clementi invece alcuni pareri della critica che arrivano a definire il film come commerciale.

Alla morte del nonno, il giovane Jacob Portman (Asa Buttmissperegrinesmallerfild) si reca nel Galles alla ricerca della residenza di Miss Peregrine (Eva Green), un orfanatrofio, di cui il nonno gli aveva a lungo parlato. Qui vengono ospitati ragazzi dai particolari poteri: c’è chi è invisibile, chi ha le stesse proprietà dell’aria, chi si ritrova una forza sovrumana.

Durante la permanenza Jacob scopre che dietro la storia dell’istituto si nascondono inquietanti misteri e che le storie che gli erano state raccontate non erano solo fantasie.

Come ogni film burtoniano che si rispetti, anche questo sorprende per il suo essere “spettacolare”. L’atmosfera è tanto macabra ed inquietante quanto mozzafiato, la suspence sempre presente e alcuni deliziosi momenti di “terrore” non deludono per nulla le aspettative dello spettatore. I ragazzi sono rappresentati fisicamente in maniera perfetta e lo stesso può esser detto dei mostri, belli ed inquietanti.

Ciò che delude un pò è l’andamento della seconda parte del film, che risulta essere un insieme poco curato di effetti speciali che sfiora quasi il grottesco e rischia alle volte di annoiare il pubblico.

Qualche pecca la presenta purtroppo anche la sceneggiatura, ciò può essere giustificato ricordando che Burton non ne prende parte, limitandosi al suo ruolo di regista.

Nulla di negativo può esser detto sulla recitazione di Eva Green, convincente ed impeccabile; altrettanto lo è quella di Asa Butterfield che particolarmente si addice al ruolo di ragazzo solitario affidatogli da Burton.

Lo stesso Tim Burton è presente, anche se poco visibile, in una scena del film, un piccolo particolare che i suoi fans noteranno ed apprezzeranno!

Il film nel complesso è assolutamente da vedere; gli amanti del genere e del regista sapranno ben apprezzare la “strana” pellicola.

Benedetta Sisinni

“Il primo uomo cattivo” di Miranda July

9788807031748_quarta

“Questo libro vi farà ridere, sussultare e immedesimarvi in una donna che non avreste mai previsto di essere. E quando Miranda July parla della maternità, il libro diventerà la vostra bibbia.” Lena Dunham

Ci sono persone che scelgono i libri basandosi sulla copertina , non rientro fra questi ma nella scelta de “Il primo uomo cattivo” mi è capitato di sceglierlo proprio per il disegno e i colori esterni e per l’autrice : Miranda July della quale avevo visto solo un film e letto qualche intervista.

 

Cheryl Glickman è la protagonista-narratrice del racconto, lavora alla Open Palm una società no profit che si occupa di autodifesa per le donne.

Conduce una vita piuttosto semplice, forse monotona, minimale soprattutto nell’economia domestica dove vige il principio di efficienza.

E’ affetta da globus hystericus, un nodo alla gola, ed infatuata di un collega, una figura ricorrente nella narrazione. C’è la maternità, ma non descritta come nella maggior parte dei film o libri, Cheryl ha una relazione quasi karmica basata sul “primo sguardo” con Kubelko Bondy lo spirito di un bambino che lei immagina di vedere nei figli altrui.

La vita di Cheryl prende una direzione inaspettata quando deve ospitare Clee, figlia ventenne dei suoi capi all’Open Palm. Una ragazza che è totalmente opposta a lei, dalla fisicità, Cheryl molto magra, quasi androgina, Clee viene definita “molto donna”, allo stile.

Clee è un personaggio un po’ sgradevole, sporca, una passiva-aggressiva, in alcune situazioni attiva-aggressiva.

Ed è in questo momento che il libro prende una piega che non mi sarei mai aspettata e la July si dimostra perfetta narratrice: tracciando il crescere della libido di Cheryl con una nota ironica e , di contrappasso, delicatamente il suo istinto materno. Ci rende partecipi ai sussulti della protagonista.

 

I meno puritani di me non si scioccheranno delle crude scene di violenza , le descrizioni delle condizioni igieniche di Clee mi hanno nauseata ma sono funzionali al personaggio , non le si perdonano ma si accettano.

Cheryl vede solo il suo mondo non c’è contorno, essenziale.

Sono personaggi sgradevoli in parte, così maniacali, strani, imprevedibili da essere in realtà comuni e umani , che alla conclusione del libro li accettiamo.

Miranda July è una artista stimolante e provocatoria, a vent’anni trasferitasi a Portland entra nel movimento delle Riot grrrl (il movimento punk-rock femminista) e inizia a frequentare, colei che è la sua più stretta amica, Carrie Brownstein (altra artista eccezionale) chitarrista e voce delle Sleater Kinney , band simbolo del movimento e ancora oggi una delle migliori rock band femminili.

Definirla è difficile, è una regista, scrittrice, musicista, attrice, creatrice di app , è un soggetto molto stravagante, irriverente a tal punto da pensare che sia folle : è geniale.

“Il primo uomo cattivo” è il suo primo romanzo, caldo, ironico, disgustoso è pura vita comune.

Arianna De Arcangelis 

 

 

Oggi in sala: ”Genius”, storia di uno scrittore nascente

genius

“Ho scritto cose strappate a forza dalle mie viscere e tu dici che non c’è spazio?”

Nella New York di fine anni venti, Max Perkins (Colin Firth), editor della Scribner’s Son, dopo aver portato alla luce scrittori del calibro di Fitzgerald ed Hemingway, ha il suo primo incontro con Thomas Wolfe (Jude Law); il ragazzo, con la passione per la scrittura ed un carattere eccessivo, è autore di un enorme manoscritto dal titolo “O Lost”, continuamente rifiutato da qualunque casa editrice. Sarà proprio Max, l’unico a leggere ed apprezzare l’opera e l’autore stesso, a cui sarà legato non solo dalla collaborazione lavorativa ma soprattutto da un profondo rapporto d’amicizia.

Il film di Michael Grandag racconta la storia vera della nascita letteraria di Wolfe ed è basato sulla biografia “Max Perkins. Editor of Genius”.

Punto focale della pellicola non è tanto la figura dello scrittore, bensì il rapporto quasi morboso che si crea tra quest’ultimo e l’editor; Thomas vedrà in Max una guida, un padre, un amico e Max sarà a sua volta attratto da quel “ragazzetto” dal carattere acceso e così differente dal suo, il tutto porterà alla creazione di un legame destinato a durare nel tempo.

Dal punto di vista tecnico il film è realizzato perfettamente. Ottime la regia, la sceneggiatura e la fotografia. Magistrale l’interpretazione di Colin Firth nei panni dell’editor, professionale e umano al tempo stesso; così come quella di Jude Law che interpreta perfettamente lo scrittore dal carattere tormentato. Meno presente ma altrettanto brava Nicole Kidman, che interpreta la compagna dello scrittore, innamorata ma messa in secondo piano rispetto al lavoro dell’uomo che ama e al suo rapporto con l’editor.

Il film merita di esser visto, anche se nel complesso non riesce ad emozionare particolarmente il pubblico, in quanto presenta una narrazione quasi sempre piatta e non sono presenti particolari colpi di scena .

 

Benedetta Sisinni

Suicide Squad, dai fumetti al film: l’affascinante mondo dei cattivi

suicide-squad-calendar

Il 6 dicembre 2016, esce il Dvd del film ‘’Suicide Squad’’, opera cinematografica che ha riempito le sale quest’estate.

Con un cast stellare e diversi record al botteghino, Suicide Squad, è una pellicola basata sui cattivi dei fumetti firmati DC Comics. Per la prima volta nella storia del mondo sono proprio i cattivi quelli che salveranno la terra: dopo la morte di SuperMan e la sparizione di BatMan, non c’è nessun altro a cui il governo americano può rivolgersi.

Ai cattivi, però, non viene dato niente in cambio: nessun premio, nessuna gloria, nemmeno la libertà. Loro sono stati crudeli, quindi o obbediscono o verranno uccisi. A tutti loro, infatti, viene impiantato un cip sotto pelle: se provano a ribellarsi, boom, saltano in aria.

Ci mancava, penserete voi: dopotutto stiamo parlando delle menti più contorte e folli che ci hanno sempre spaventati, fin da bambini. Infatti, la Suicide Squad (Squadra Suicida) è formata da: l’ex-psichiatra Harley Quinn (Margot Robbie), il cecchino mercenario Deadshot (Will Smith), l’ex-gangster pirocinetico El Diablo (Jay Hernandez), il ladro Capitan Boomerang (Jay Courtney), il mostruoso cannibale Killer Croc ( Adewale Akinnuoye-Agbaje) e il mercenario Slipknot (Adam Beach).

A loro si uniscono anche la dottoressa June Moone, un’archeologa posseduta da un’antica entità malvagia nota come Incantatrice (Cara Delevigne) e Katana ( Karen Fukuhara), mercenaria in possesso di una spada mistica.

C’è anche il Joker (Jared Leto) che, da dietro le quinte, segue la squadra: il suo unico obiettivo? Liberare Harley Quinn e riprendersela con sé (figuratevi a lui quanto può fregare di salvare gli esseri umani).

È interessante vedere come, fin dai primi minuti del film, si resta affascinati e si scatena un innamoramento nei confronti di questi pluriomicidi: chi l’ha mai detto, dopotutto, che non provano alcun sentimento? Con il susseguirsi della storia scopriamo proprio questo: tutti loro hanno amato qualcuno più di loro stessi e tutti loro, inevitabilmente, lo hanno perso.

Ma per chi è appassionato di fumetti, cosa è cambiato? Ovviamente questi personaggi, a prescindere dall’aspetto che mai poteva essere assolutamente uguale a quello dei disegni, sono stati umanizzati, sono (forse) meno folli del fumetto.

Obiettivamente alcuni cambiamenti sono obbligati: una pellicola non potrà mai essere fedele ad anni e anni di fumetti. Il fulcro di ogni personaggio rimane indenne, dalle loro perversioni, alle manie, all’istinto quasi suicida e la sintesi delle loro storie individuali è assolutamente fedele.

suicide-squad-fumetto

Due personaggi in particolare sono stati, da alcuni, criticati: la coppia (che scoppia?) Joker- Quinn. Nei fumetti, infatti, Harley Quinn è una donna completamente sottomessa, che ama le violenze imposte dal Joker, che quasi si diverte a provocarlo pur di farsi fare del male.

Il Joker, d’altro canto, non sembra innamorato, nei fumetti, anzi: la presenza di Harley, il più delle volte, lo infastidisce; mentre, nel film, anche lui ha un’attrazione per lei.

Il confronto, ovviamente, è molto soggettivo: possono sembrare, per alcuni, una coppia di amanti con una grande indipendenza; per altri, invece, l’ossessione del Joker è esattamente quella dei fumetti: lui va a riprendersela perché è l’unico che può comandarla.

Harley Quinn, d’altro canto, è sottomessa in tutte le parti del film a lui: si rincorrono flash back dove si vede come lei, più e più volte, è pronta anche a morire per lui.

A prescindere dalle puntigliose critiche, dalle disquisizioni su dove e come il film poteva essere migliore, se Suicide Squad ha sbancato un motivo c’è, ed è il motivo per cui noi vi consigliamo di vederlo: in sintesi? È una figata.

Elena Anna Andronico

 

 

Intervista con la scrittrice Noemi Villari

15181437_10209455645699295_3706531510863928804_n

 

Per chi ama l’avventura e la fantasia, leggere Believeland, è un tuffo in un mondo in cui le parole d’ordine sono proprio queste; ma c’è di più: credere, un’imprescindibile parola che accompagna il lettore per tutto il romanzo.

La giovane scrittrice Noemi Villari, con il suo primo libro, apre una finestra su un nuovo mondo: Believeland; creature e poteri magici si intrecciano alla vita di alcuni adolescenti, protagonisti del romanzo che coinvolgono il lettore con le loro emozioni.

La gentilissima Noemi, subito dopo la presentazione del suo libro, ha risposto ad alcune domande e ha regalato dei preziosi consigli agli appassionati di scrittura.

 

 

 

 

Parliamo degli albori di Believeland: inizi a scriverlo quando eri nella primissima fase dell’adolescenza, avevi dodici anni. L’idea che hai avuto allora è rimasta la stessa?

  • L’idea è stata elaborata diverse volte e aveva tutt’altra impostazione; del modello iniziale è rimasto il concetto del mondo fantastico di Believeland, che prima non si chiamava così: un aneddoto simpatico riguarda, per l’appunto, il nome. All’inizio l’ho chiamato Magics (che in realtà è quello delle Winx), poi Magic Village (che sa molto di villaggio turistico) ed infine quello attuale.

Le protagoniste, in un certo senso, è come se fossero cresciute con me e ho lasciato loro un’età adolescenziale perché mi piace trattare questo periodo della vita, che per me è fondamentale nella nostra esistenza: se si capisce ciò che prova un adolescente, si capisce come diventerà da grande.

A quale personaggio sei più legata?

  • Istintivamente rispondo che sono più legata ad Alessia (la ragazza del mondo reale), perché proviene dal mio stesso contesto scolastico, ovvero da un istituto d’arte, a cui tengo molto, quindi ho voluto che lei, almeno in questo aspetto, fosse identica a me. Poi, come personaggio, è stato elaborato in modo totalmente opposto al mio: lei indossa una maschera di sicurezza che nasconde la sua insicurezza e, invece, per me è al contrario.

 

Un aggettivo con cui descriveresti il tuo libro.

  • Più che un aggettivo, a me viene in mente la parola “credere”, sostanzialmente il motore che fa camminare il romanzo.

 

Hai un luogo in cui preferisci scrivere?

  • Solitamente, preferisco scrivere a letto con il pc sulle gambe e di sera; invece, la mattina preferisco prendere appunti sui quadernoni (perché mi piace scrivere a mano), ma sulla scrivania.

 

Progetti futuri: scriverai ancora?

  • Sicuramente continuerò a scrivere: ho un’idea per continuare Believeland, ma vorrei anche guardare nuovi orizzonti, per affrontare tematiche diverse.

Di certo, non voglio abbandonare questo racconto, a cui sono legata affettivamente.

 

 

Hai dei consigli per i giovani scrittori?

  • Sicuramente direi loro di seguire il primo istinto ed iniziare a scrivere partendo da ciò che sentono, per poi affidarsi alla tecnica.

Consiglierei anche di usare internet, dove ci sono molti siti che guidano alla scrittura e dove, personalmente, ho imparato tanto. Poi, apprendere dai libri che si leggono ma, soprattutto, impegnarsi per realizzare il proprio sogno.

 

 

 

Jessica Cardullo

 

Umberto Spaticchia e il suo ‘’Null01- La storia di Downey’’: quando le menti messinesi si mettono in gioco

15027422_596907727163854_4687267074936301905_n

A tutti i lettori chiediamo: cosa è che vi attrae di un libro? La copertina, il titolo, il nome di quell’autore famoso, il posto in classifica.

Tra le caratteristiche, secondo noi, dovrebbe essercene anche un’altra: è stato scritto da un mio concittadino. A maggior ragione se, lui o lei, è uno studente come noi. In questo caso stiamo parlando di un lui: Umberto Spaticchia, giovane di 21 anni, nerd alla mano e spiritoso.

Il suo libro, Null01- La storia di Downey, distribuito dalla Libreria Bonanzinga (anch’essa nostrana), è stato presentato presso i locali dell’istituto tecnico industriale Verona Trento e in alcune province di Messina.

Noi abbiamo avuto il piacere di averlo come ospite di Radio UniversoMe e questa è la sua intervista.

Umberto, tu hai scritto questo libro, ‘’Null01- La storia di Downey’’, che si può trovare sia in forma digitale che cartacea. Di cosa parla?

Sì, è pubblicato anche in cartaceo ed è disponibile presso la Libreria Bonanzinga. Il libro viene esposto come un secondo viaggio dantesco (niente di meno!). È un romanzo a sfondo psicologico- narrativo e parla di come una persona può reagire a seguito di uno shock, sia esso positivo o negativo. Ognuno di noi, infatti, può reagire in maniera diversa: chi inizia a soffrire di depressione, chi sviluppa doppie personalità. In questo caso, attraverso il romanzo, viene raccontata la storia di questo uomo che fa il programmatore informatico e nel tempo libero studia biologia. A un certo punto si trova in uno stadio di fermo appunto perché, essendo un informatico e non un biologo, non riesce ad andare avanti, si trova davanti a un muro: lui, infatti, studia su studi già fatti. E questo lo porta ad uno stato di depressione e stress. La sua mente, quindi, non può far altro che trovare altri piani che prendono vita sotto forma di un’ape azzurra. Questa si riferisce all’ unica guida mentale dello stato in cui si ritrova.

Quindi, sostanzialmente, un viaggio nella sua stessa mente.

In un certo senso. Il punto sta, però, nel fatto che è tutto fine a sé stesso, non coinvolge il mondo, tutto avviene nella sua testa. Intorno a questo sta il secondo viaggio dantesco: è come un Dante dei nostri giorni.

Diciamo però le cose come stanno, Umberto: un romanzo non è un vero romanzo se i personaggi non fanno all’amore almeno una volta.

Eh, diciamo che, nel mio caso, i personaggi lo fanno con il cervello!

Sappiamo che lo hai presentato in alcune province di Messina, a giorni, inoltre, lo presenterai proprio qua a Messina, presso l’istituto Verona Trento.

Sì, lo ho presentato sia a Spadafora, che nel comune di Naso dove ho trovato persone, che mi hanno ospitato, davvero squisite. La presentazione a Messina durerà circa un’ora e spero di vedere il coinvolgimento delle persone de dei ragazzi! Devo dire che, comunque, sono contento, perché ha avuto molti feedback positivi. Oltre i soliti curiosi, anche alcuni professori mi hanno i complimenti, dicendo che ho preso spunto da Kafka (che io, però, non ho mai letto!).

Toglici una curiosità, come è nato il tuo libro? Cosa ti ha ispirato?

Allora, il libro è nato da un disegno che ho fatto io stesso: sarebbe l’ape che c’è sulla copertina del libro. Quindi la storia è stata ispirata da me stesso. Poi ci sono stato un anno a scriverlo, tra alti e bassi, per cui ci sono dei momenti di allegria e dei momenti un po’ più introspettivi, legati al fatto che, ovviamente, durante questo anno, io stesso ho affrontato periodi della mia vita diversi.

Ma quindi è un po’ autobiografico?

No, vi giuro di no!

Da cosa è nata questa idea di scrivere un libro? Ad alcuni rimane per sempre questo ‘’sogno nel cassetto’’, tu, invece, ci sei riuscito!

Io sono dell’idea che tutti possono scrivere un libro e che, allo stesso tempo, non tutti possono. Perché, inutile nasconderlo, ci sono dei momenti in cui vorresti mollare tutto, perché non ci riesci, non sai più cosa devi dire: il classico blocco dello scrittore. Bisogna avere costanza, questo sicuramente, e non mollare nemmeno durante quei momenti. Bisogna essere, in ogni caso, fieri delle proprie opere.

Umberto per noi sei un grande esempio anche perché, se non sbaglio, ancora non sei laureato. Secondo te, cosa serve realmente a un ragazzo, che magari non ha terminato gli studi come te, per mettersi in gioco e realizzare qualcosa di concreto?

No, purtroppo, ancora no!

Secondo me il problema non è tanto dei ragazzi che non fanno qualcosa, il problema sta nel fatto che non c’è partecipazione. Questa è la grande pecca dei nostri cittadini. Ci sono tantissimi eventi di diverso genere in tutta la città, in svariati locali e così via: ma nessuno partecipa. Ci lamentiamo tanto ma poi, a conti fatti, il nuovo non ci interessa.

E allora grazie perché sei un grande esempio per la nostra generazione e, soprattutto, in bocca al lupo!

Grazie a voi ragazzi, siete fortissimi!

Elena Anna Andronico

 

Animali Fantastici e dove trovarli: JK Rowling è ufficialmente tornata!

evi

Nana nanana nanaaa naaaa na nanana nanaaaa….

Se siete dei potterhead (come me) l’avete canticchiata ad alta voce e con l’intonazione giusta. Sì, amici miei, è la colonna sonora dell’infanzia della maggior parte di noi: Harry Potter.

Al mondo esistono due categorie di persone: chi lo ama fino alla malattia mentale e chi invece non lo sopporta propria. Io, penso si sia capito, faccio parte della prima.

Dopo 5 anni, un libro sceneggiatura di un’opera teatrale (che ha lasciato un po’ d’amaro in bocca), e tante repliche (su Italia 1 il sabato sera) dei film sui nostri maghi preferiti, finalmente, il 17 novembre, è uscito il nuovo film firmato Jk Rowling: Animali Fantastici e dove trovarli.

Come ogni film sul mondo magico di Harry Potter, sono andata a vederlo di domenica pomeriggio insieme a mia mamma e a mia cugina (potterhead come me). Ero un po’ in ansia, avevo paura fosse una grande delusione: dopotutto, spesso, le opere che vengono fatte dopo l’originale lasciano sempre l’amaro e la delusione del ‘’ non è come era una volta’’.

E invece, ragazzi e ragazze, possiamo ufficialmente esclamare ad alta voce: Jk Rowling è tornata!

Animali Fantastici e dove trovarli, è un film basato sulla storia dell’autore di uno dei libri utilizzati dagli studenti di Hogwarts. Insomma, è come se facessero il film sulla vita del mio professore di anatomia (Anastasi, ndr).

Al contrario degli altri film, tutti tratti dai rispettivi romanzi, questo era totalmente inedito: si può trovare, in libreria, il libro vero e proprio sugli animali fantastici, il libro, insomma, che hanno usato i nostri maghetti mentre andavano a scuola.

Come il mio libro di anatomia. È la, ho studiato su quello, l’ho sottolineato e martoriato ma non conosco la vita del suo autore.

Quindi, era assolutamente un salto nel buio. Nessuno sapeva come sarebbe andata. Ed è andata bene.

fb1full-1-640x300

Newt Scamander, futuro autore di un inutile libro di scuola, è un mago espulso dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts (contro il volere di Albus Silente che ha, come sempre, un debole per gli sfigatelli) che va in giro a raccogliere creature magiche.

Le infila tutte nella valigetta, prontamente camuffata con un incantesimo estensore (ma voi che ne dovete sapere, stupidi babbani). Finisce a New York, dove sa di poter trovare un esemplare raro.

Siamo in una New York durante gli anni del proibizionismo, dove c’è ancora la caccia alle streghe. Per questo, tutti i maghi e le streghe viventi, devono nascondersi, vivere nel segreto.

Ovviamente, come è solito nelle trame della Rowling, appena arriva il protagonista, per un errore banale, succede un putiferio. A Newt, infatti, scappa il suo snaso (che assomiglia ad un ornitorinco) e succede un manicomio.

Non voglio svelarvi troppo della trama. Vi dico solo che sentirete, anzi, per il piacere delle vostre orecchie, risentirete tanti termini conosciuti: auror, babbani (che in america chiamano ‘’nomag’’), Silente, Grindelwald, magono, incantesimi e bacchette.

Girato da David Yates, regista di parecchi film su Harry Potter, è un film con effetti speciali e ambientazioni sorprendenti. Tutto è, come sempre, perfetto, fino ai più piccoli particolari.

animali-fantastici-e-dove-trovarli-protagonista-maxw-654

E poi, il cast. Un cast stellare. Ci sono nomi come Colin Farrell, Dan Fogler, Allison Sudol, Katherine Waterstone. E, ancora, Johnny Depp che ha una scena lunga, si e no, 45 secondi ma, ehi, è magnifico come sempre. Ed è proprio la sua scena finale, di assoluta sospensione, che conferma quello che già si sapeva: ci saranno altri 4 film. Ed io onestamente non vedo l’ora.

Ma parliamo dell’attore protagonista: Eddie Redmayne. Ok, sarà che io l’ho visto per la prima volta nel 2006 in ‘’Symbiosis’’ e ne sono rimasta folgorata… Ma non si può. Non si può, gente. Questo tizio ha una mimica faciale, un linguaggio del corpo, un modo di porsi che è qualcosa di straordinario.

Ogni pellicola che interpreta sembra scritta su di lui. Che sia alla corte di Elisabetta, o l’agente di Marilyn Monroe, o un membro della CIA durante la seconda guerra mondiale; che sia uno studente rivoluzionario, o un grande scienziato a cui viene la SLA, o un transgender che combatte con sé stesso negli anni ’20… È sempre, sempre, meraviglioso (e poi, che gli volete dire, è un bono da paura).

Potterheads, simpatizzanti e anche chi Harry Potter lo odia (dicasi babbani): io vi dico SI. Andate a vedere questo film e non rimarrete delusi.

Il mondo di Harry è tornato nel modo più furbo: attraverso il primo dei 5 prequel che ci aspettano. Perché il sequel è pericoloso, scontato, può annoiare. Il prequel no.

E Jk lo sa, lo ha sempre saputo. Ci ha mezzi delusi con ‘’Harry Potter e il bambino maledetto’’ (che a me, per onor del vero, è piaciuto), ci ha fatto perdere ogni speranza, per poi ritornare così: attraverso il primo dei 5 film che, finalmente, ci sveleranno tutte quelle storie, tutti quei dettagli, di cui ci è stato dato solo un assaggio nella saga del maghetto.

Anche a chi non è mai piaciuto lo consiglio: perché no, magari con questo film potrebbe venirvi una curiosità tale da cambiare completamente il vostro punto di vista.

Dopotutto, in questo mondo, non si sa mai quello che può succedere.

Nana nanana nanaaa naaaa na nanana nanaaaa….

Elena Anna Andronico