#iorestoacasa : Guida di sopravvivenza

È arrivato il momento di stare spaparanzati sul divano H24 e magicamente la nostra voglia di uscire sembra sparita. Sicuramente non siamo “armati” contro la sedentarietà e a casa non c’è niente da fare.

Ma non preoccupatevi, abbiamo creato per voi una guida di sopravvivenza: vi proponiamo dei rimedi alla noia quotidiana, dalle serie tv, che sembrano l’unica soluzione… ai tanto amati, quanto sicuramente impolverati, giochi di società.

LUNEDÌ

La Casa di Carta è una delle serie tv più guardate in assoluto, ma cosa ha incantato il mondo intero? Tanta strategia nell’azione e tanta attenzione ai dettagli forse… tanto da voler indossare la tuta rossa, la maschera di Dalì e creare un esercito.

Non ci sono scuse, ne La Casa de Papel si bara. Il profesor, grande stratega silenziosolo farà con così tanta precisione da non farsi scoprire… o quasi. E noi quando abbiamo parco della vittoria come ci comportiamo?

Fonte: nlfxso.net

Monopoli non ha bisogno di molte presentazioni, esiste dagli anni ’30. Obiettivo: arricchirsi e mandare tutti in rovina.

Ma di certo, già da prima dell’uscita del telefilm, esisteva il furbacchione di turno che, con falsa bontà d’animo, si proponeva di fare il banchiere per “togliere una scocciatura agli altri concorrenti”. Mai fidarsi, è sempre lui a vincere.

Che sia forse la mano galeotta che lascia la Zecca di Monopoli vuota?

MARTEDÌ

The Good Doctor è la storia di uno specializzando in chirurgia autistico e brillante. È una serie un po’ fuori gli schemi dei classici medical drama, ma riesce a far appassionare anche chi “s’impressiona”. Di Shaun, viene sottolineato il genio ma anche il suo passato e la sua attuale fragilità. Il tutto contestualizzato in un mondo aggressivo e a volte non sempre disponibile.

Fonte:mondofox.it

Ma a lui poco importa, ha i suoi orari e le sue abitudini e guai a chi li tocca!

Dalle Farfalle nello stomaco, all’acqua nel ginocchio, tanti i malanni da curare. L’allegro chirurgo è da sempre stato il sogno dei medici in fasce. Ed allora, rispettando le norme igieniche (lavatevi le mani prima di operare!) salvate in tutti i modi il povero Sam ed occhio al naso rosso.

Se si accende la lampadina: game over!

MERCOLEDÌ

Game of Thrones: dal King del Nord alla Khaleesi, dal nostro divano a Westeros. Ognuno ha la sua parte di Regno e lo stendardo non deve mai cadere. Falsi amici, reali nemici e famiglie intrecciate.

Fonte:modnofox.it

Non vi diciamo come finisce, ma inevitabilmente vi schiererete con una casata con la quale dovrete combattere. E dagli uomini a cavallo ed i castelli, ai carri armati e le bandierine è un attimo.

Risiko: un nome ed una garanzia. Se scegliete di passare la quarantena in sua compagnia, non aspettatevi di poter fare più di 2-3 partite in tutto. Ma la lunghezza del gioco è ripagata dalla fame di strategie, colonna portante del gioco. False alleanze, favoriti che finiscono per perdere fino all’ultimo carro armato.

Che l’avventura alla conquista dei regn… ehm… degli stati cominci!

GIOVEDÌ

Una scuola d’Elite, popolata da ragazzi perfetti, viene “contaminata” da tre di periferia. Inevitabilmente, tra gonne scozzesi e jeans strappati cominciano ad esserci problemi, l’alta borghesia vince e qualcuno muore.  E’ come un cerchio che si apre alla prima puntata e che deve chiudersi per forza.

Fonte: cinefilos.net

Non si può smettere di guardare e non si può non provare ad indovinare chi ha fatto del male a Marina.

Sei pelato? Hai il cappello? Se risponde si, vinci a Indovina chi? (sicuramente l’avrete letta cantando). Che è un po’ quello che cerca di fare la polizia spagnola per scoprire cosa è successo a Marina. Resta uno di quei giochi immortali.

Fonte: giochibriosi.it

Passano gli anni, ma tu, Indovina chi?, non passi mai!

VENERDÌ

Tra le tante interpretazioni del celebre detective, quella di Benedict Cumberbatch merita il nostro tempo libero. Ma proprio tutto!

Fonte: nexillia.it

Uno Sherlock tutt’altro che preciso, un uomo sbadato quasi, ma attento ai dettagli. La serie rende partecipi dell’analisi investigativa facendoci entrare anche nelle stanze del suo palazzo mentale, senza dimenticare di sbloccare tutte le combinazioni necessarie. Basta scoprire quella di Madame Adler. 

A tal proposito Cluedo è un vero must-have per gli amanti dei gialli. È un gioco rapido che permette di esprimere al meglio le doti investigative di ognuno di noi. L’obbiettivo è solo uno: scoprire l’assassino, il luogo e l’arma del delitto.

Tanto è sempre Scarlet con il candeliere nel garage!

SABATO

Once Upon a Time, è la serie per i sognatori. Permette di esplorare attraverso gli occhi di Henry il mondo delle fiabe: da Biancaneve a Frozen.  Nonostante si cerchi di mantenere la trama originale, gli autori sono riusciti ad intrecciare le storie e rendere i grandi classici sfondo di una vita moderna.

Fonte: alphacoders.com

Cosa c’è di meglio che perdersi a StoryBroke e prendere un caffè con la Regina cattiva?

Parallelismo perfetto con Dixit, gioco da tavolo che più di altri libera la fantasia dei concorrenti. Il narratore c’è e le avventure le creerete voi. Potrete sbizzarrirvi come più vi aggrada, inventare storie fantasiose in base alle carte che vi verranno consegnate e stupire gli avversari.

Fonte: geedko.com

Riuscirete a fare meglio di Henry?

DOMENICA

Una serie di sfortunati eventi è quello che succede ai fratelli Baudelaire. Bambini pieni di ingegno ed ottimismo, orfani ed ereditieri di un capitale enorme. Avranno a che fare con un tutore terribile, il Conte Olaf che vuole accaparrarsi la loro fortuna.

Fonte: screenweek.it

Ed Una serie di sfortunati eventi è quello che spesso capita giocando ad UNO. Gioco che ha rovinato amicizie e giornate di divertimento.

Vi è mai capitato di essere bloccati ad ogni giro da carte Stop o Inverti Turno? O magari finalmente, appena tocca a voi, qualche Cambio di colore vi impone di passare? Niente in confronto a lui: il temutissimo 4+.

Fonte: consollection.com

Si narra che una volta giocato, qualcosa si rompa per sempre nel rapporto tra “carnefice” e “vittima”. E voi chi dei due siete?

Quindi è arrivato il momento di recuperare tutti gli episodi mancanti, sisi recuperare anche lo studio arretrato, certo… ma soprattutto cominciare quelle serie che sono nella nostra lista dei preferiti da un po’ e che aspettavano solo del tempo libero ma sopratutto passare una serata a ridere e a giocare come non si fa più da tanto.

 

        Barbara Granata e Claudia Di Mento

 Immagine in evidenza: MiBACT (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo)

Amori Ridicoli – Milan Kundera

Sette storie sulla ricerca dell’amore. Voto UvM: 5/5

 

 

 

 

 

Kundera ci presenta un raccolta di sette racconti diversi fra di loro, ma accomunati dal fatto che tutti i protagonisti sono alla ricerca dell’amore, dell’anima gemella di cui ci parla Platone nel Simposio.

Un libro ironico ma allo stesso tempo amaro, Kundera ci fa notare fino a che punto può spingersi l’uomo con l’amore, dato che quest’ultimo il più delle volte ci fa cadere nel ridicolo, giacché ci rende ciechi e ci fa capire che l’amore è una cosa strana, una cosa che non potremo mai capire fino in fondo, ma è la cosa più ricercata al mondo.

 

 

Forse un uomo e una donna sono più vicini l’uno all’altro quando non vivono insieme e sanno soltanto di esistere, quando sono riconoscenti l’uno all’altro solo perché esistono e perché l’uno sa che l’altro esiste. E alla loro felicità questo basta.

L’erotismo non è soltanto desiderio di un corpo, ma in egual misura anche desiderio di stima.

Il partner che avete conquistato, che vi desidera e vi ama, rappresenta il vostro specchio, la misura di ciò che siete e di ciò che valete.

Se un uomo fosse responsabile solo di ciò di cui è cosciente, gli idioti sarebbero assolti in anticipo da qualsiasi colpa.

Io ho un mio personale concetto di dieta: evito rigorosamente tutti i cibi che non mi piacciono.

 

 

Ma che cosa sono la bellezza o la bruttezza di fronte all’amore? Cos’è la bruttezza di un viso di fronte al sentimento nella cui grandezza si rispecchia l’assoluto stesso?

Nel nostro mondo la bruttezza ha una sua funzione positiva. Nessuno ha voglia di fermarsi da nessuna parte, la gente ha fretta di lasciare ogni posto che incontra, e in tal modo nasce il ritmo necessario della vita.

 

Alessia Orsa

 

Green Book

5 candidature e 3 premi Oscar aggiudicati, tra cui quello come miglior film.

Green Book. Il nuovo film di Peter Farrelly. 

Ispirato alla vera storia di Tony Lip, padre di Nick Vallelonga, che ha contribuito alla sceneggiatura, il film racconta di una particolare amicizia tra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano.

America degli anni ’60. Alla chiusura del club “Copacabana“, Tony Lip, che lavorava lì come buttafuori, ha la necessità urgente di trovare un altro lavoro per mantenere la sua famiglia; si mette quindi a servizio del pianista Don Shirley, seguendolo in un tour negli Stati Uniti.

L’America è fortemente razzista in quegli anni e l’afroamericano Don, dovrà fare i conti con ciò. Green Book sarà proprio la guida stradale a cui si affiderà per conoscere le strutture dove la presenza di persone di colore è ben accetta.

Nei panni dei due protagonisti troviamo Viggo Mortensen e Mahershala Ali, entrambi impeccabili nelle rispettive interpretazioni.

Green Book è a tratti una commedia, a tratti sfiora invece il drammatico.

E’ un ritratto efficace e veritiero delle quotidiane discriminazioni di quegli anni, è elevata la carica politica presente al suo interno.

Fa riflettere perchè tocca un tema che oggi più che mai è tornato a galla.

I punti di forza sono sicuramente l’interpretazione dei sopracitati attori e la sceneggiatura. Lo script è ironico, veloce e pungente, battute mai banali ma d’effetto che non annoiano ma anzi catturano lo spettatore in un vortice di “amara” ironia e profonda riflessione.

Una piccola perla quindi quest’ultima opera di Farrelly, che torna alla ribalta con questo film on the road, che ha strameritato il premio Oscar.

Benedetta Sisinni

Alita – Angelo della Battaglia

Le aspettative riguardo un film diventano sempre alte nel momento in cui si vede la firma di James Cameron nella produzione e nella scenggiatura.

In realtà il progetto sul film Alita – Angelo della battaglia era nella mente del famoso regista da circa vent’anni, infatti il film è ispirato al manga degli anni 90 Alita l’Angelo della battaglia, appunto, di Yukito Kishiro.

Probabilmente poiché troppo impegnato nella sua Pandora, James Cameron lascia il compito della regia a Robert Rodriguez, ma la sua firma rimane nella perfetta riuscita degli effetti speciali, all’altezza dei suoi precedenti film ma che superano decisamente la qualità della trama, forse troppo articolata e poco approfondita.

Lo scenario terrestre del 2563 vede la Città di Ferro governata da un élite che abita la città sospesa di Zalem, l’unica sopravvissuta alla grande guerra di 300 anni prima.

Nella discarica di Iron City il dottor Ido Dyson (Christoph Waltz) trova il corpo di un cyborg, lo ricostruisce e le dà il nome di Alita (Rosa Salazar).

Gli occhioni grandi e animati digitalmente di Alita rappresentano lo sguardo genuino e puro di un bambino che per la prima volta scopre il mondo, dal momento che non ha memoria della sua vita precedente.

Gli occhi di Alita si velano della determinazione necessaria a scoprire il suo passato, fino a prendere coscienza della sua identità che la vede come l’ultima rimasta della sua specie: è una guerriera con speciali capacità di combattimento, capacità che mette in gioco già dall’inizio del film dando a tutto il corso della storia un’atmosfera d’azione.

Alita conosce Hugo, un umano (Keean Johonson), e il rapporto tra i due da alla storia un velo sentimentale: Hugo aiuta Alita ad avvicinarsi al mondo del Motorball, un brutale sport, seguito dagli abitanti della città.

Lo sport vede battersi dei cyborg in un circuito spettacolare, ma soprattutto rappresenta l’unica possibilità per arrivare a Zalem, infatti solo chi diventa il campione assoluto ha la possibilità di raggiungere la città sospesa, un sogno comune che porta, tra l’altro, alla tragica morte di Hugo.

La storia si complica nel momento in cui Alita incarna il personaggio dell’eroina femminile, combattendo i nemici e scoprendo di essere ricercata da una autorità misteriosa che vive a Zalem conosciuta con il nome di Nova.

La trama risulta particolarmente intrecciata e nelle due ore di rappresentazione del film vengono accennati temi importanti. Umani e robot sembrano condividere normalmente lo stesso mondo.

Non è chiaro però il rapporto che vi è tra la città di Ferro e la città sopraelevata di Zalem dove vive un élite che sembra governare il mondo dall’alto di un luogo irraggiungibile, e il cui occhio è sempre vigile sugli abitanti del luogo sottostante.

Il mistero attorno alla città sospesa non si risolve all’interno della storia, il cui finale vede l’eroina protagonista che tenta di raggiungere Zalem attraverso il Motorball.

È evidente che la trama richiama un sequel, che non è stato ufficialmente annunciato e che diventa poco certo dati gli scarsi incassi dell’esordio negli Stati Uniti: è chiaro che chiunque voglia far chiarezza e districare i fili intrecciati della trama del film di fantascienza Alita – Angelo della battaglia, può fare riferimento ai nove manga della serie di Yukito Kishiro, di cui solo i primi due sono trasportati nel medium del cinema.

Federica Cannavò

Deathdate: e se avessi sempre saputo il giorno della tua morte?

E se aveste sempre saputo il giorno della vostra morte? Come vi sareste comportati?

 

Deathdate è un romanzo scritto da Lance Rubin, edito in Italia dalla De Agostini nel 2015.

L’autore, attore e sceneggiatore, si dedica adesso a tempo pieno alla scrittura; questa è la sua opera d’esordio.

 

Il protagonista di questo racconto è il diciassettenne Denton Little, il quale vive in un mondo completamente diverso dal nostro. Ognuno infatti conosce la data della propria morte in anticipo con un particolare sistema di calcolo offerto dal sistema sanitario.

La concezione della vita non si discosta molto dal nostro modo di trascorrerla, tranne qualche differenza. Nella realtà descritta nel libro il giorno della morte è celebrato con una grande festa d’addio preceduta dal funerale, nel quale, paradossalmente, colui che deve morire partecipa attivamente.

 

La data di morte del protagonista coincide con la notte del ballo di fine anno. Denton ha vissuto una vita ordinaria, senza farsi condizionare dalla breve durata del suo tempo sulla terra, ma adesso gli resta davvero poco e vuole collezionare più esperienze possibili. Tra queste rientrano la prima sbronza, la prima volta, e il primo tradimento.

Sembra tutto come previsto fin quando, il giorno del suo funerale, si presenta un uomo dicendo di avere per lui un messaggio da parte di sua madre, morta ormai da tanti anni.

Tra rocambolesche avventure e il conto alla rovescia alla fatidica ora tutto si complica.

 

Il romanzo è molto scorrevole, abbastanza da poterlo terminare in un giorno. L’autore è molto abile a creare quella suspense che tiene incollato il lettore alla pagina.

La narrazione, in prima persona al presente, fa in modo che si possa vivere gli avvenimenti insieme al protagonista condividendo con lui dubbi e sensazioni. Particolarmente rilevante, a tal proposito, è la tacita e quasi mai espressa a parole ansia per il tempo che si consuma inesorabilmente. Non è difficile provare a identificarsi con Denton e chiedersi: cosa farei io adesso?

 

Questo stile narrativo permette anche, come ovvio, di scrutare i pensieri del ragazzo. È così che riusciamo a conoscere meglio gli altri personaggi, ad empatizzare con loro e a capirne il rapporto che hanno con Little.

Emblematica è l’amicizia con Paolo, il quale sarà una delle spalle di supporto pi importanti. Senza comprendere la storia della loro amicizia forse non si riuscirebbe ad andare a fondo nel racconto.

 

Il modo in cui Denton e altri ragazzi si approcciano alla vita o agli eventi del racconto è di una leggerezza contagiosa. È la concezione dei giovani ragazzi, che non si lasciano sconvolgere da eventi più grandi di loro, che credono nella lealtà e nell’amicizia, che sono sempre aperti ad ogni esperienza.

 

Perchè leggerlo?

È un romanzo poco impegnativo ma carico di semplici significati. Se amate una narrazione dinamica, priva di lunghe descrizioni, che va subito all’azione questo è quello che fa per voi.

Nonostante il possibile tema distopico, la realtà in cui la vicenda è ambientata è identica alla nostra, non sono presenti elementi fantasy o soprannaturali.

Se state cercando un romanzo in cui possiate vivere un’avventura con i personaggi questo libro vi metterà con le spalle al muro obbligandovi a chiedervi cosa fareste voi.

 

Nel 2017 il romanzo ha avuto il suo seguito dal titolo “Denton Little’s Birthdate”.

 

 

                                                                                                    Angela Cucinotta

Luca Argentero nei panni di “Copperman”

Anselmo (Luca Argentero) sin da piccolo è afflitto da un singolare ritardo mentale che lo “costringe” a interagire solo con poche persone: la mamma (Galatea Ranzi), la ragazzina di cui è innamorato, il fabbro Silvano (Tommaso Ragno). Passano gli anni, il bambino diventa adulto e si ritrova a vestire i panni di “Copperman”, un supereroe, l’uomo di rame.

Copperman viene accolto come una sorta di esperimento, un lungometraggio da cui non si sa bene cosa aspettarsi.
Il regista che si è dilettato nella creazione della pellicola è l’eccentrico Eros Puglielli, che da il suo tocco visionario e libero ad un copione naturalmente fantastico e fiabesco.

L’atmosfera stessa valorizza i paesaggi, l’Umbria, la città di Spoleto, diventano luoghi suggestivi e sognanti.

Argentero è molto convincente nei panni del supereroe dall’armatura di metallo artigianale, come a sottolineare che qui il “supereroismo” è più che altro una metafora poetica.

Le scene d’azone ci sono, ottimamente montate e realizzate.

Buoni gli effetti visivi, così come le musiche di Andrea Guerra.

Nella seconda metà del film, si avverte un certo calo di ritmo, dovuto forse a situazioni talvolta ripetitive e qualche digressione forse poco opportuna.

Nel complesso è un buon film, ben realizzato, che diverte e fa sognare, adatto a tutti. Una piccola “fiaba”.

 

Benedetta Sisinni