Messina Music Contest: un’opportunità per le giovani promesse!

Si svolgerà a Messina presso il Palacultura, venerdì 20 gennaio dalle ore 21:00, il Messina Music Contest, un concorso musicale promosso dall’associazione giovanile Crescendo incubatore di idee composta da circa trenta ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Essi sono stati già protagonisti in città organizzando, in collaborazione con l’Università degli studi di Messina, gli UniMe Games nel mese di ottobre. Il progetto, che è stato già lanciato sui social nel mese di novembre, si propone come un’occasione per i giovani artisti in gara di mettersi in mostra e la vincitrice o il vincitore avrà la possibilità di incidere un brano presso la sala di registrazione Atomizer Studio di Joe Nevix, dj e produttore messinese, e sarà intervistato in radio per UniVersoMe! Oltre alle esibizioni canore e musicali, ci sarà spazio per alcune forme di intrattenimento comico.

Gli artisti in gara e la giuria

In questa edizione del Messina Music Contest, saranno 12 gli artisti in gara, divisi tra cantanti, band e strumentisti:

Domenico Ieni
Gli AstriOpposti
Laura Celi
Ludò
I Taurus Void
Giuseppe Lo Presti
Ester Falzea
Skilla
Arianna Nicita
Paolo Muscarà
Fabio Porcino
Alex Fazio

A dar loro i voti sarà la giuria, composta da Floriana Sicari, soprano e docente di Arte scenica al Conservatorio di Messina “Arcangelo Corelli”; Paride Acacia e Sarah Lanza, docenti dell’Accademia “On-stage”; Nino Pipitò, DJ e producer, e Teresa Impollonia, direttrice di Radio Zenith Messina. Durante l’evento, gli artisti verranno intervistati da alcuni dei nostri collaboratori del giornale e della radio.

Da noi di UniVersoMe, un grosso in bocca al lupo a tutti i partecipanti!

 

          Federico Ferrara

Maratona “Non Fermiamo Questa Voce” in streaming sui canali RadUni

Ritorna la maratona “Non Fermiamo Questa Voce” organizzata da RadUni ed Europhonica, con contenuti realizzati dalla Fondazione Megalizzi. Dopo la precedente edizione, in data 11 Dicembre 2020 (la quinta), l’Associazione Operatori Radiofonici Universitari continua a dare un segnale forte e di coesione nel ricordo di Antonio Megalizzi, nostro collega prematuramente scomparso nell’attentato di Strasburgo del 11 Dicembre 2018.

Anche la data di oggi ha un forte valore simbolico: nel giorno del compleanno di Antonio, sono dedicate a lui 24 ore continuative di trasmissione, divise in 4 blocchi, ciascuno di 6 ore che si ripeteranno dalla mezzanotte di oggi alle 23.59 sempre di sabato 15 Maggio.

Programmazione e dove ascoltare la maratona

Il palinsesto prevede una scaletta con contributi vari e diversificati, che mettono al centro l’operato di Antonio e i temi ai quali si è ispirato, riattualizzati da chi – da sempre e con convinzione – vuole continuare a portarli avanti. Un rinnovato spirito europeista, una narrazione dell’Europa più vicina alle nuove generazioni che unisce tanti giovani coinvolti nel mondo dell’informazione, con la voglia di fare sentire la propria voce e le proprie opinioni.

Ecco la scaletta completa:

  • Riattualizzazione di contenuti di Antonio Megalizzi da parte di Europhonica;
  • Dibattiti da parte della redazione di Europhonica
  • L’ultima puntata di SETTEGIORNI di Europhonica
  • LIBERI PENSIERI – Dibattiti realizzati dai Soci RadUni
  • Contenuti di Antonio Megalizzi
  • La raccolta #ANTONIOCONME realizzati da Fondazione Megalizzi
  • Contributi con ospiti

Per seguire lo streaming di RadUni clicca sul seguente link.

La nostra voce non può e non deve fermarsi: per Antonio, per i suoi sogni, che poi sono anche i nostri.

#Day1: inizia la nostra avventura a Sanremo 2020!

©Cristina Geraci – Sanremo 2020

Dopo la grande odissea Messina-Catania-Genova-Sanremo, inizia la nostra avventura.  Il #Day1 avremmo voluto cominciasse con un caffè, ma nel nostro campo base manca la moka.

Ci mettiamo in marcia per andare a ritirare i pass Rai e per strada incontriamo il cantante della categoria Sanremo Giovani Leo Gassman (spoiler: è passato alle semifinali del festival contro Fadi). Non ci avviciniamo, è circondato da fan in subbuglio e non vorremmo disturbarlo.

Arriviamo a Casa Sanremo, riusciamo a superare la fila interminabile di fotografi e giornalisti impazziti che richiedono il loro pass, grazie a Vincenzo, factotum nel periodo sanremese. Lui preferisce presentarsi come assistente di produzione per iCompany, ma per noi ieri è stato un asso nella manica. Ritiriamo i nostri pass e gustiamo il primo caffè della giornata nella sala lounge di Casa Sanremo. Siamo accerchiati da giornalisti e tecnici, come sottofondo Rai Radio 2 che trasmette in diretta.

Scattiamo le prime foto, registriamo i primi momenti, ed è subito ora di pranzo.
Il primo pomeriggio è dedicato all’inaugurazione di Casa SIAE, casa degli autori a Sanremo. Presenti all’evento il sindaco Alberto Biancheri, il direttore generale SIAE Gaetano Blandini, il presidente SIAE Mogol e Paolo Palumbo, il malato di SLA più giovane d’Europa. Il 22enne sardo, autore Siae, porterà il suo messaggio di speranza con il suo brano “Io sono Paolosul palco dell’Ariston il 5 febbraio, con Kumalibre e Andrea Cutri.

©Cristina Geraci – Inaugurazione Casa SIAE, da sinistra: Alberto Biancheri, Mogol e Gaetano Blandini, Sanremo 2020

Si ritorna a Casa Sanremo, per assistere ai collegamenti in diretta con la Rai. Ad aprire le danze “Detto Fatto”: abbiamo davanti Elisa D’Ospina che intervista Gigi e Ross e il big in gara Riki. Iniziano i primi attacchi al cantante, che durante le prove all’Ariston spoilera con una Instagram Story alcuni secondi de “L’Edera”, la canzone di Nilla Pizzi che canterà nella serata delle cover.

Da Riki si passa a Morgan e Bugo. Morgan si mostra deciso: durante l’intervista spiega che partecipa al festival per vincere (spoiler: si piazza insieme a Bugo in dodicesima posizione nella classifica provvisoria della prima serata). Finito il collegamento con “Detto Fatto” la linea è passata a “La vita in diretta”, dove appare la bellissima Miss Italia, Carolina Stramare.

©Cristina Geraci – Da sinistra: Gigi e Ros, Elisa D’Ospina, Riki e Morgan, Sanremo 2020

Finiscono le dirette, a Casa Sanremo è l’ora dell’aperitivo.
Prosecco e due chiacchiere con il Pancio ed Enzuccio, in trasferta anche loro a Sanremo con RaiPlay.
Il centro di Sanremo si popola, ci spostiamo verso Casa SIAE ed è impossibile non notare come si sia riempita Piazza Colombo.
Seguiamo la prima serata del Festival a Casa SIAE, qui incontriamo i colleghi delle radio universitarie e ci godiamo la fantastica serata.
Apre il festival Fiorello, vestito da Don Matteo. Presenta Amadeus, che scende le scale dell’Ariston con una vistosa giacca il lurex, luccicante durante tutta la serata.
Pronti, via: subito la prima sfida di Sanremo Giovani, gli Eugenio in via di gioia contro Tecla, che passa il turno con il 50,6 % di voti.
Il secondo scontro vede vincitore Leo Gassman, come già anticipato, contro Fadi.

©Cristina Geraci – Sanremo 2020

Nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù”, sul palco del teatro Ariston Tiziano Ferro anticipa l’entrata dei big scaldando il pubblico con l’intramontabile Modugno.
Entra Diletta Leotta in giallo sole, presentando il primo big in gara: Irene Grandi con la sua canzone “Finalmente Io”.
Continua Marco Masini con “Il confronto”, risorge come la fenice Rita Pavone, dopo quarantasette anni ritorna in gara con “Niente (Resilienza74)”.

Tra una canzone e l’altra, scende dalle scale dell’Ariston la giornalista Rula Jebral, che salva Amadeus dalla gaffe, facendo entrambi un passo avanti per il Festival della musica italiana.

Achille Lauro colpisce più gli occhi che le orecchie, con il suo body inaspettato e se ne frega, cantando “Me ne frego” con Boss Doms.
Diodato, “Fa rumore”, dentro e fuori dal teatro.
È il turno de Le Vibrazioni, dirige – finalmente – l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio: il gruppo canta “Dov’è”, che tutti sono riusciti ad ascoltare anche grazie al linguaggio dei segni.
Senti nell’aria c’è già la nostra canzone d’amore che fa…” un emozionante passo indietro nel tempo grazie agli immancabili Romina Power e Al Bano. Arrivano anche le prime note rap del Festival con Anastasio, “Rosso di rabbia”.

Le lacrime di Tiziano Ferro con la sua interpretazione di “Almeno tu nell’universo”, rimarranno tra le immagini più scolpite di questo 70° Festival: è il primo cantante uomo che interpreta la canzone di Bruno Lauzi, resa celebre e indimenticabile dalla celebre voce di Mia Martini.  È il turno del monologo di Diletta Leotta sulla bellezza: prendendo ispirazione dalla vita della nonna presente in sala, spiega come la bellezza esteriore sfiorisce e la bellezza interiore fiorisce.

C’è spazio anche per il cinema: arrivano sul palco gli attori del film di Gabriele Muccino,“Gli anni più belli”, e cantano insieme “Tu come stai” di Baglioni.

Tra  “Andromeda” di Elodie (testo di Mahmood) e “Sincero” di Bugo Morgan, un secondo monologo, questa volta di Rula Jebral, ci mostra la cruda realtà che riguarda la violenza sulle donne.

Amadeus ha in serbo una novità assoluta, seppur già annunciata: Emma Marrone, già vincitrice del Festival nel 2012, dopo l’esibizione all’Ariston, è accompagnata dal conduttore a Piazza Colombo, con passaggio sul red carpet.

©Cristina Geraci – Emma Marrone si esibisce fuori dall’Ariston,  Sanremo 2020

Le co-conduttrici presentano Alberto Urso, atteso da tantissimi messinesi, che canta “Il sole a Est”, brano dedicato alla nonna: finalmente assistiamo alla performance del nostro concittadino.  Per la 3ª volta ecco Tiziano Ferro, che ritorna con “Accetto Miracoli”.
Riki, dopo le critiche, si esibisce sul palco con “Lo sappiamo entrambi”. Gessica Notaro porta sul palco dell’Ariston la sua storia in musica, emozionando la platea. La riminese, che è ormai un simbolo di forza e reattività di fronte alla violenza contro le donne, era stata sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato. Conclude la manche Raphael Gualazzi con “Carioca”.

Si chiude così la prima serata, con la classifica che vede al primo posto Le Vibrazioni, seguiti da Elodie, Diodato, Irene Grandi, Marco Masini, Alberto Urso, Raphael Gualazzi, Anastasio, Achille Lauro, Rita Pavone, Riki e, ultimi, Bugo e Morgan.

Per la prima giornata sanremese è tutto, seguiteci sui nostri canali social per vedere cosa ci aspetta durante la seconda giornata!

Ci aggiorniamo domani – puntuali come sempre – con il resoconto del Day2.

Cristina Geraci

Speciale FRU 19-ROMA, ripercorriamo insieme l’avventura

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Dal 6 al 9 giugno scorsi, si è tenuto, presso la facoltà di Roma Tre, il festival delle radio universitarie, meglio conosciuto dagli studenti con la sigla FRU; il nome ricorda quasi un gelato o un frullato (ogni fruista ne è perfettamente e orgogliosamente consapevole), è divertente e fresco, proprio come il festival a cui i cinque studenti dell’Unime, me compresa, hanno avuto il privilegio di poter partecipare. La capitale ci aspettava, preda del primo caldo torrido della stagione e ci ha accolti, come solo la città eterna è in grado di fare. Nel 2006 un gruppo di studenti universitari, datosi appuntamento a Firenze, fa nascere RadUni (associazione operatori radiofonici universitari), gruppo che l’anno successivo darà il via al primo FRU.

Quest’anno, gli workshop al FRU sono stati molti, molto intensi e consecutivi (nel senso che prendere una boccata d’aria o un caffè non risultava cosa semplice) eppure ci hanno fatto emozionare, ragionare, andare a fondo nelle questioni spinose; ci hanno fatto sognare un futuro migliore e, spesso, ci hanno urlato che quel futuro potevamo coglierlo, che era nostro!

Maria Latella, speaker professionista su Radio 24, morning show che va appunto in onda la mattina presto, era una dei quattro radiofonici ospiti alla conferenza “Parlare di Europa alla radio: Morning show a confronto” e proprio sue sono le parole “La radio è un enorme bagno di umiltà, devo leggere quello che considero importante, devo fare una selezione; con gli ascoltatori devi tenere un bel bilanciamento di temi” e consiglia infine “investite un sacco di tempo nella radio, c’è bisogno di narratori. Imparerete ad essere meno timidi”. Quale miglior modo per iniziare il festival? Sin da subito ci siamo sentiti dire che quello che facciamo, ma soprattutto quello che amiamo, è importante. Incoraggiante, no?

Giorgio Zanchini, speaker su Rai Radio1, sempre durante la stessa conferenza, ci dice: “Le radio degli anni ’70 hanno comportato una vera rivoluzione, e voi oggi, ci avete insegnato tre cose: ci avete insegnato tanto, il modo in cui fate radio ci ha imposto di cambiare linguaggio, siamo stati costretti a parlare d’Europa, perché ci è entrata in casa”. Ci spostiamo da un’aula all’altra, pensando che sette ore prima eravamo già svegli in aeroporto, iniziamo a riflettere su quello che ascoltiamo ma non c’è tempo da perdere.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La mattinata prosegue con Mirko Lagonegro, CEO & Founder Digital MDE Audio strategy, in dialogo con il Prof. Tiziano Bonini, docente all’Università degli Studi di Siena, durante la conferenza “Radio o Audio?” ci ha spiegato che: “i giovani hanno una soglia dell’ascolto molto breve, eppure si sta riscoprendo il piacere di ascoltare la parola. Bisogna avere però originalità, essere strani e non imitare i modelli perché un conto è se sei il primo a copiare, un altro è se sei l’ultimo”. In una società prettamente standardizzata e tendente all’omologazione in tutti i settori, sentirsi dire “bisogna essere strani” ti tocca il cuore e ti fa sorridere.

Jason Murphy, RTE Irlanda e Vincitore Prix Italia 2017, all’ultimo workshop della prima giornata “La potenza della voce. Raccontare in radio” raccontando il suo lavoro “No Time to Lose” dice, aiutato dall’interprete: “se volete fare video concentratevi molto sull’inizio; la letteratura e i grandi libri sono veramente importanti. Dite tutta la storia in novanta secondi!”

Ogni racconto e ogni esperienza la facciamo nostra e nel mentre iniziamo a conoscere i ragazzi delle altre radio universitarie, scambiamo le prime battute, iniziamo a condividere pensieri e momenti. Passiamo la serata in compagnia di cantautori emergenti ed Ellie Schlein, ex europarlamentare e ragazza di intelletto e delicatezza unici, ricorda l’amico Antonio Megalizzi e fa commuovere anche chi non lo conosceva di persona “Come sfidiamo quegli egoismi?” ci chiede e si domanda in prima a sé stessa: “condividere le stesse battaglie, serviranno piazze più europee. Non è un’utopia, può essere già realtà”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La seconda giornata inizia con “Il Sessismo nella musica. Come trattarlo in onda” in cui viene fuori che “Uniti nella diversità è la ricetta per la democrazia” procede con “Il ruolo del suono nelle professioni del futuro” e ci spiegano che “il suono è la prima forma di comunicazione, con l’udito puoi correre a più di 300 km al secondo, stando fermo, i luoghi devono vivere di suoni”.

Le 12, il sole a picco su Roma e sui sanpietrini, noi seguiamo con entusiasmo “Andare alla fonte delle news” in un momento in cui le fake news sono all’ordine del giorno. Sto attenta, stiamo tutti attenti. Per cercare di scovare il problema “i giornalisti devono smetterla di confondere se stessi con la notizia, la grande dote del giornalismo è l’umiltà. Dobbiamo smetterla di considerare i morti in base alla loro nazionalità”. Riguardo l’appetibilità della notizia ci spiegano che “in Italia non è mai esistita una divisione tra stampa tabloid e più alta, di fronte alla crisi, non abbiamo avuto il coraggio di alzare l’asticella”.

16.45 dopo la prima speaker challange, momento di grande agitazione, condivisione e risate, partecipiamo a “Il diritto d’autore nello scenario del webcasting” con il Prof. Giovanni Riccio (Università degli Studi di Salerno) ci dice che “il diritto d’autore è un diritto moderno e trovo molto pericoloso Google. Siamo passati dai social che ci controllavano a i social che ci inducono comportamenti”.

Per concludere la seconda giornata, passiamo a “Workshop di conduzione radiofonica” con Tamara Taylor di Campuswave Radio e Stefano Pozzovivo di Radio Subasio. Tamara si racconta, ci apre il suo cuore e ci dice: “Usate il periodo che avete all’Università per sbagliare, più sbagliate più imparate! Sicuramente un consiglio è quello di buttarsi, una cosa importante è avere un carattere forte, le parole le troverete. Trovate il vostro modo di comunicare qualcosa”. I consigli di Tamara per intervistare un ospite: “andare nei fan club per scoprire le news, non fare domande che ci sono già su Wikipedia, quando lo incontravo era come incontrare un parente, io per prima gli dedicavo tempo”

Stefano, a cui abbiamo rubato un bel selfie di gruppo, ci spiega: “L’improvvisazione è il frutto di uno studio costante, noi siamo quello che diciamo. Chi apre il microfono per il fascino della luce rossa, sbaglia! L’artista lo rovistiamo, è molto più importante stare attenti alla risposta, la seconda domanda deve partire dalla risposta che riceviamo. La cosa più importante non è l’inizio, ma come chiudete; è quello che dà sapidità”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Il terzo giorno ci vede esausti ma sempre felici di esserci. Partecipiamo a “Rai Radio 3 La lingua batte speciale FRU” condotto da Giordano Meacci: “anni fa la laurea era il traguardo finale, ora è quello iniziale. Un consiglio è fare il lavoro che ci piace per passione, non è tanto importante quello che sai, ma avere una curiosità costante. Oggi è fondamentale integrare università e lavoro, usciamo tardi dall’università, all’estero si diplomano e laureano prima. Arriviamo tardi nel mercato del lavoro.”

L’ultima giornata si conclude con l’Assemblea Soci RadUni, segretario del sindacato giornalisti Rai, ci fa letteralmente alzare dalla sedie, nonostante la stanchezza accumulata, riceve applausi ed assensi: “siete una realtà dei giovani controcorrente, in un mondo che sceglie le immagini, voi usate la voce; chi di voi ha capito che l’Europa è un mezzo per l’inclusione è un passo avanti” ed è standing ovation “per favore ribellatevi a chi vi dice che siete il futuro, perché sta negando che siete il presente!” sento rimbombare gli applausi scoppiati in aula come se fosse oggi.

Tutte queste parole, che possono sembrare distanti e sconnesse, sono rimaste incise nelle nostre teste, cucite nei nostri cuori, noi che li abbiamo ascoltati con lo sguardo sbalordito, noi che li abbiamo applauditi con convinzione, supporto ed energia, fino a farci male alle mani. Mi sembrava doveroso chiedere ai miei compagni di viaggio opinioni e pareri riguardo al FRU e leggete cosa hanno risposto!

Ho chiesto ad Alessio Caruso: Il personaggio che hai incontrato che ti è piaciuto di più e perché? Sicuramente il professore, perché ci ha rassicurati, nel momento in cui abbiamo finito il primo turno della speaker challange, ci ha dato dei consigli ed è sempre stato disponibilissimo e ci ha sempre dato una parola di conforto (il prof. non è un vero docente, è un ragazzo arrivato in semifinale alla scorsa speaker challange, che per il suo carisma ha meritato questo soprannome. Se parteciperete al prossimo festival, non vi venga mai in mente di chiamarlo col suo nome! Aspettate, ma.. come si chiama?).

A Francesco Burrascano: Credi che Uvm sia stato abbastanza competitivo e presente? Presenti sicuramente, con i social, eravamo lì e l’abbiamo dimostrato. Per la competitività chiaramente era la nostra prima esperienza e non è andata come volevamo ma comunque siamo scesi in campo, ci siamo difesi, siamo stati più bravi di tanti altri. Competitivi non nel senso che abbiamo sbaragliato gli avversari, ma che abbiamo fatto il nostro.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

A Giuseppe Cannistrà: Consideri il  FRU più un evento ludico o formativo? E’ formativo perché anche se non sono delle vere e proprie lezioni, riportano delle testimonianze di soggetti che hanno delle esperienze alle spalle, che fanno questo di lavoro e sono all’interno del mondo radiofonico. E’ formativo perché ti apre la mente, ti fa conoscere il punto di vista di gente con esperienza e, anche se differenti tra di loro, riuscivi ad elaborare il tuo pensiero. Anche la speaker challange la considero formativa, perché impari dai ragazzi delle altre radio.

Ad Elena Perrone: Cosa consigli a chi farà il FRU nelle prossime edizioni? Ai fruisti del prossimo anno consiglio di: 1 armarsi di scarpe comode, perché non appena il FRU partirà non vorranno più stare fermi, 2 predisporsi all’ascolto perché, solo in questo modo, riusciranno a fare propri tutti gli insegnamenti che verranno elargiti e tutti i consigli che chi è ormai un veterano delle radio universitarie consegnerà loro. Da ultimo, ma non per importanza, consiglio di non fermarsi mai e crederci sempre.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Infine, credo che la mia conclusione possa valere come risposta. E’ difficile spiegare cosa sia il FRU alle persone che non lo hanno vissuto, perché è di questo che si tratta, la somma dei workshop, le amicizie nate, le risate condivise, gli appunti presi, gli applausi fatti, sono spezzoni di vissuto, più che un semplice festival al quale abbiamo partecipato. Il FRU è unione, Messina fa amicizia con Catania, e la Sapienza con Università di Roma 3, superando con onore qualsiasi derby. Il Piemonte Orientale diventa amico della Puglia, e Siena di Verona. Il FRU sono cento ragazzi con lo stesso sogno, o magari anche sogni diversi, ma che affrontano la vita con la stessa passione, grinta e lo stesso inno. Il FRU sono cento ragazzi di regioni diverse che cantano gli 883 per le strade di Roma, a mezzanotte e lo fanno insieme, sentendosi giovani e vivi come mai. Insieme.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Ilaria Piscioneri

Antonio Megalizzi cammina con noi

Strasburgo, 11 dicembre 2018. Antonio Megalizzi passeggia tra i mercatini di Natale in compagnia di alcuni amici, il biglietto di ritorno è previsto per giorno 12, ancora poche ore nella città in cui segue l’assemblea plenaria dell’Europarlamento per la radio Europhonica, il primo format radiofonico universitario internazionale che segue le attività dell’Europarlamento. Antonio, 29 anni, segue un master sulle istituzioni europee e sta per diventare pubblicista, dopo gli studi all’Università di Verona e quelli in Studi internazionali all’Università di Trento. Ha un’unica passione: l’Europa.

È ancora l’11 dicembre 2018. Cherif Chekatt, “soldato” dello stato islamico, inizia a sparare contro la folla della sua stessa città. Sono le 20:00 e i mercatini di Natale sono stracolmi di persone. Cherif, 29 anni, tira fuori dalla tasca la sua Calibro22 e preme il grilletto.

È sempre l’11 dicembre 2018, una pallottola colpisce la nuca di Antonio. Viene portato in ospedale ed è già in coma perché il proiettile è arrivato alla base del cranio,  vicino alla spina dorsale, e non permette ai medici di operarlo.

È nuovamente l’11 dicembre 2018. È da poco mezzanotte ed è appena terminato il giorno del mio compleanno. Mi trovo distesa sul letto, dopo una giornata passata a studiare, e ricevo una sfilza di messaggi su Whatsapp. No, non sono gli auguri per il compleanno. Sono le prima notizie sulle condizioni di questo ragazzo che nemmeno conoscevo.

Chi lo ha potuto conoscere, lo descrive come un ragazzo instancabile, sorprendente, solare, dalle mille risorse. Ma, intanto, è in coma e non si può operare. L’indomani è stato raggiunto dalla famiglia e dalla fidanzata Luana. Passano tre giorni di preghiere, di speranza, e Antonio non si è mai più svegliato.

Ad oggi il numero delle vittime sale a 5: Pascal Verdanne, un turista thailandese, un profugo afgano, Antonio Megalizzi e, da poche ore, Bartek, amico di Antonio.

Un ragazzo come noi, un ragazzo sempre con il microfono in mano e le cuffie in testa. Una vita stroncata dall’odio.

Se potessimo fermare il tempo lo faremmo per te perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva“. Inizia così la toccante lettera che un amico ha affisso vicino alla porta d’ingresso dove vive la famiglia Megalizzi.Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale. Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Così Antonio lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico che ti resta vicino“.

La radio è uno strumento che, in un modo o nell’altro, è diventato parte integrante della mia vita, una passione che porto avanti quotidianamente e RadioUniVersoMe è diventata, a poco a poco, la mia seconda famiglia che mi ha permesso di crescere e di imparare quante più cose possibili, ogni giorno.

Se ci mettiamo a parlare in una stanza buia, le parole assumono improvvisamente nuovi significati” diceva McLuhan, e sicuramente Antonio amava proprio questo della radio, la possibilità di crescere, divulgare le proprie idee, confrontarsi, quel botta e risposta che diventa la “pausa dal mondo” di qualcun altro. Ma, caro McLuhan, mi sento di aggiungere che le parole, sì, assumono nuovi significati, ma, da adesso in poi, le parole di Antonio riecheggiano più forti di prima.

Antonio era nel posto sbagliato, facile dedurlo e sa tanto di frase fatta come «oggi ci siamo, domani no» o «sono sempre i migliori ad andarsene», eppure Massimo Gramellini su Rai 3 lo definisce il «bersaglio perfetto», un uomo che con la sua vita, con i progetti che con amore inseguiva, ha offerto la risposta più profonda al crimine terroristico.

Siamo cittadini europei ma solo in pochi ci sentiamo tali, guardiamo il nostro orticello e ci ricordiamo a malapena la Festa dell’Europa. Ma forse proprio nel nome di Antonio, che credeva nell’UE e nelle sue potenzialità, continueremo a spingere per un continente aperto, contro la paura e l’odio, solidale, progressista, che accolga e protegga i suoi cittadini.

 

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#victorhugo #europe #europeanbrotherhood #adaywillcome #thedayhascome #dontwasteit #eu #europeanunion🇪🇺 #ifeeleuropean #iameuropean #instaeu #instaeurope

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Antonio è morto. Le sue idee no, camminano ancora con noi. Continueranno a viaggiare e risuonare attraverso i nostri microfoni sempre accesi, nessun silenzio potrà coprirle. Nessun Cheriff Chekatt potrà mai soffocarle.

Serena Votano

Dietro le quinte: vi racconto di Radio UniVersoMe

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Se ci mettiamo a parlare in una stanza buia, le parole assumono improvvisamente nuovi significati.

Marshall McLuhan

 

Era il 5 maggio 2015, quando ci siamo ritrovati tutti nell’ufficio stampa del rettorato dell’Università di Messina per iniziare questo coinvolgente percorso che ha portato alla creazione del progetto UniVersoMe.

È passato quasi un anno da quel giorno e tra ostacoli, tempi che si sono allungati all’infinito e problemi di ogni genere, siamo riusciti a diventare qualcosa di concreto, di visibile: una testata multiforme di cui ogni studente può fare parte e può usufruire. Informazione, cultura, eventi, comicità: abbiamo tutto.

Quando mi sono trovata catapultata in questo mondo mi sentivo un po’ zoppa, un po’ spaesata. Un pesce fuor d’acqua, per così dire. La mia esperienza nell’ambito della scrittura, del giornalismo, si riduceva ad un puro hobby, un passatempo amatoriale giusto per scaricare lo stress. Circondata dai miei colleghi che stanno seguendo un corso di studi per diventare Giornalisti con la G maiuscola, ho pensato: ‘’ ma che ci faccio qua?’’. La risposta è arrivata da sé, è proprio questo il bello della scrittura, tutti possono scrivere. Basta farlo con piacere. C’è chi diventerà qualcuno, chi invece, come me, ne trarrà sempre solo sensazioni piacevoli e soddisfazione personale.

E così eravamo noi 9 che costruivamo, mattoncino su mattoncino, tutto questo. Poi un giorno, a Dicembre, Alessio mi chiama e dice: ‘’Ele, te lo ricordi che hai dato la tua disponibilità anche per il canale Radio? Deve partire a breve’’. Tatatan. Ho iniziato a sudare freddo. Per la voglia di fare, e fare il più possibile, avevo dato la mia disponibilità sia per il giornale che per la radio. Non potevo tirarmi indietro, per orgoglio, per sfida, per fare da spola tra i due canali. E così, rimbocchiamoci le maniche, facciamo partire il canale radio.

Siamo partiti in tre e ci siamo ritrovati in otto, otto persone che a malapena si conoscevano e che buttarono giù un programma con la consapevolezza che tutto, all’inizio, sarebbe stata la simulazione di sapere cosa stavamo facendo, andando a braccio nella speranza di essere assistiti da una sana botta di culo. Sai, ti ritrovi a dover fingere di conoscere la persona con la quale intrattieni il pubblico, devi trovare quella scintilla di affinità che vi faccia andare d’accordo o litigare, che mantenga viva l’attenzione.

Senza darlo a vedere, ero abbastanza preoccupata. Avevo fatto Radio, ma una cosa è farla guidata dal tuo maestro e insegnate del mestiere, un colosso con un’esperienza incommensurabile alle spalle, una cosa è farla con altri pulcini imbranati come te. Poi quando mi hanno comunicato che mi sarei occupata di sport con Panebianco ho stilato un elenco con centinaia di possibili scuse per lavarmene le mani, ma questa è un’altra storia.

La radio è un mondo a sé stante. Qualsiasi cosa che sia scritta, pure se si ha una finestra limitata di tempo per scriverla, la si può correggere, rivedere, aggiustare, rendere il più corretta possibile, sfiorando la perfezione. La radio Logo_radiono.

La radio è una botta e risposta continuo, sei tu e un’altra persona, due microfoni e una stanza. Si ha davanti un pc e una consolle e tu devi essere così attento e coordinato da saper fare partire e fermare al momento giusto le canzoni, ricordare di spegnere e accendere i microfoni, far sparire qualsiasi tipo di rumore esterno.

In tutto ciò devi pure essere spigliato, non farti bloccare dalla paura del microfono. Sembra banale, ma ci si sente da una parte quasi stupidi a parlare da soli, dall’altra lo sai che ci sono persone che ti ascoltano, togliendosi del tempo per farlo, e quindi sale l’ansia da prestazione, non puoi commettere errori.

Parli. Parli per dare informazione, per distrarre le persone, per comunicare qualcosa. Deve essere una conversazione normale con un amico, ma non è normale: i tempi verbali devono essere precisi, non puoi dire corbellerie riguardo all’argomento che stai trattando, devi cercare di tenere un ritmo scorrevole. Non puoi parlare sopra al tuo co-conduttore. Questo è particolarmente difficile: io e le mie amiche riusciamo a parlare tutte contemporaneamente di cose diverse capendoci, succedesse durante la trasmissione sarebbe solo un gran caos. Da quando indossi le cuffie e clicchi play sei fregato: o la va o la spacca.

Radio UniVersoMe oggi compie 3 settimane. Considerando che la fase embrionale dura 4 settimane, siamo ancora molto piccoli ed immaturi ma non troppo. Devo dire che non me l’aspettavo proprio il calore che si è creato, all’interno e all’esterno della bolla radiofonica. Noi come gruppo siamo diventati solidi, tutti sulla stessa linea d’onda, amici. E da voi, pubblico che ci leggete e ascoltate, arriva qualcosa, quel qualcosa che ci spinge a migliorarci di settimana in settimana, che ci sprona a fare sempre meglio. Con un perfetto equilibrio tra teste calde e razionalità, battibecchi, prese in giro, serietà e serenità stiamo concretamente facendo qualcosa che rimanga nelle mani della nostra università e degli studenti che arriveranno dopo di noi.13016758_10209141176276161_599495794_o

Questa è la nostra storia, la storia di alcuni ragazzi che vogliono dare voce all’università e che vi aspettano tutti i Lunedì e i Mercoledì (alle 15:00 e alle 17:00) eccitati come bambini di poter parlare con voi.

Elena Anna Andronico

Vi (ri)presento Radio UniVersoMe. Ci siamo ancora, e stiamo tornando più forti

radiouniversomeLo sappiamo, ci siamo decisamente fatti attendere ma credeteci, ne è valsa la pena. UniVersoMe non è, per fortuna, un progetto unilaterale: il giornale, ormai avviato e con seguito di lettori, infatti, non è l’unico canale d’informazione che l’iniziativa può vantare. Negli ultimi giorni del dicembre scorso, come un fulmine a ciel sereno, sul sito spreaker.com è apparso proprio l’account Radio UniVersoMe, canale radiofonico ufficiale dell’idea prodotta dai ragazzi e dall’ufficio stampa dell’Ateneo Peloritano.

Due puntate con un discreto numero di fan che, però, anche se stabile su poche centinaia di ascoltatori, ci ha dato la conferma che ci serviva: della novità si era sparsa la voce e, a conti fatti, non ci restava che lavorare sodo per migliorare il motore. Sono stati mesi di rodaggio e, indubbiamente, di sistemazione, sia per i membri della consolle che per i ruoli dietro i microfoni. Alcuni elementi ci hanno salutato, trovando i loro spazi altrove, altri sono stati confermati ed altri ancora, “nuove leve”, si sono aggiunte alla squadra.

Ma come verrà strutturata la nuova organizzazione di Radio UniVersoMe? Due i giorni di trasmissione, infatti: lunedì, alle 15, spazio alla cronaca (universitaria e non) e alle voci di Simone Intelisano e Diva Famà; più tardi, alle 17, Claudio Panebianco ed Elena Andronico si occuperanno delle iniziative sportive e di seguire i progetti delle varie discipline. Mercoledì, alle 15, la sezione dell’opinione (forse la più interessante dell’organico), verrà curata da Elisia Lo Schiavo e Vanessa Munaò. Ovviamente non mancheranno gli intermezzi musicali e molta più attenzione verrà rivolta anche e soprattutto alla partecipazione degli ascoltatori alla puntata. Ogni trasmissione verrà inserita nel nostro database su spreaker.com, potrà essere ascoltata anche in on demand e sul sito del giornale, dove ad ogni nuovo play verrà aggiornato il banner contenente proprio le puntate.

Ma quando, finalmente, verrà accesa nuovamente la nostra strumentazione? Mercoledì 30 Marzo alle 15, reduci dalla pasquetta, “a panza china e menti vacanti”, come si dice a Messina, saremo tutti in studio per avviare nuovamente la radio, speranzosi e convinti che queste innovazioni possano davvero avviare il nostro percorso nel migliore dei modi: parleremo degli ultimi argomenti “scottanti” riguardanti il nostro Ateneo, l’isee che tanto ci ha fatto perdere la testa, il mav valido per l’atm e la validità dell’unime card; in sala, con noi, anche il vincitore del contest “#chidormenonpigliacfu”, Francesco Burrascano.

A dirigere i lavori, per così dire, ci sarò io, Claudio Panebianco, che con la supervisione, e la pazienza, del Dottor Luciano Fiorino spero, con la collaborazione dei miei colleghi, di svolgere un buon lavoro al fine non di mostrare non tanto “tutta un’altra musica” ma quanto una musica che va decisamente controcorrente, capace di far scommettere “i grandi” sui “piccoli” e di creare un canale d’informazione che nasca dai dipartimenti ma che possa poi camminare, sulle sue gambe, anche fuori dalle mura accademiche.

Claudio Panebianco