Poesie dai confini del mondo. Il soggiorno a Messina di Friedrich Nietzsche

“Alla fine del mese vado alla fine del mondo: se lei sapesse dov’è!”.

Sono queste le parole del filosofo e scrittore Friedrich Nietzsche nella sua missiva dell’ 11 marzo 1882 indirizzata all’amico musicista Paul Gast, in cui annunciava il suo prossimo viaggio verso la terra alla “fine del mondo”, in Sicilia, nella nostra bellissima città di Messina.

Il filoso di Röcken, tormentato dal Föhn (l’afoso vento tedesco), aveva dall’anno precedente intrapreso un viaggio in Italia, alla ricerca di un clima più favorevole alle sue condizioni di salute.

Dopo un lungo soggiorno della durata di sei mesi sulla costa ligure, partì alla volta della città dello Stretto. Un arrivo in sordina quello di Nietzsche: salpato da Genova a bordo di un veliero, toccò le sponde messinesi il 31 marzo 1882 e, battuto dal mal di mare, venne portato in barella fino al suo albergo, nei pressi di Piazza Duomo.

Ma cosa spinse il filoso del “Superuomo” ad andare a Messina?

La citta dello Stretto in un’antica rappresentazione – Fonte: letteraemme.it

Teorie sulle motivazioni del viaggio a Messina

Sappiamo per certo che non si trattò di un colpo di testa, ma di un progetto che lo portò fino in Sicilia, insieme alla possibilità di restarci per qualche anno. Un insieme di eventi conducono a diverse ipotesi.

Ad esempio Koelher nel suo “Nietzsche. Il segreto di Zarathustra” ipotizza una possibile motivazione nella presenza a Taormina del barone Von Gloeden (fotografo tedesco), che in quegli anni stava attuando una propaganda artistica attraverso il concetto di bellezza, espressa dai giovinetti siciliani in pose antico-greche.

Un’altra valida motivazione è che Nietzsche fu spinto dall’amore per Goethe, che nella sua visita a Messina e a Taormina trovò l’ispirazione per la sua “Nausicaa”. Nietzsche aveva di certo letto il “Viaggio in Italia” del suo connazionale, al punto da rimanerne colpito. Qualche tempo prima aveva scritto all’amico Gast:

“Sempre mi aleggia intorno la Nausicaa”.

Un altro avvenimento non meno rilevante fu la presenza in Sicilia dell’ormai ex amico Richard Wagner, che aveva passato l’inverno a Palermo a comporre il Parsifal; il suo arrivo a Messina fu annunciato in pompa magna. È quindi del tutto improbabile che il filosofo non sapesse della visita del Wagner; di un eventuale incontro tra i due, però, non si sa nulla.

Wagner e Nietzsche – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Il mistero messinese

La permanenza in incognito di Nietzsche a Messina fu contornata da un alone di mistero talmente fitto da far arrossire gli stessi biografi del filosofo.

Una cosa è certa: Nietzsche ha amato Messina tanto quanto Messina ha amato il suo illustre ospite, come egli stesso ha raccontato agli amici Gast e Overbeck:

“I miei nuovi concittadini mi viziano e mi corrompono nel più amabile dei modi”.

In particolare, a Overbeck scrive che i messinesi sono amabili e premurosi al punto che gli sfiora l’idea che qualcuno possa averlo preceduto in Sicilia allo scopo di “comprarmi i favori di questa gente”.

Un soggiorno breve ma altamente proficuo, perché proprio nella città dello Stretto il filosofo completò gli “Idilli di Messina” e iniziò la stesura de “La Gaia Scienza”.

Solo dopo poco più di due settimane, il 20 aprile 1882, il filosofo fece rotta verso la “città eterna”, dove ad attenderlo c’erano l’amico Paul Rée e l’affascinante femme fatale Lou von Salomé (l’eterno amore di Nietzsche).

Friedrich Nietzsche – Fonte: gazzettadelsud.it

Gli “Idilli di Messina

Gli “Idilli di Messina” rappresentano un unicum all’interno della molteplice produzione filosofico-letteraria di Friedrich Nietzsche, in quanto unica opera prettamente poetica, pubblicata nel maggio 1882 sulla rivista «Internationale Monatsschrift» qualche mese dopo la sua composizione.

Una forma modificata e composta da sei di questi componimenti farà successivamente da appendice per la seconda edizione de “La Gaia Scienza” (1887).

Gli idilli nascono dall’impossibilità di rappresentare una singola immagine e al suo interno fissare gli stadi dell’incessante accadere.

“Ho la meta e il porto obliato,

Di tema e lode e pena sono immemore:

Ora io seguo ogni uccello nel volo.”

(da “Principe Vogelfrei”)

 

Le poesie seguono un percorso crescente ricco di continui rimandi alla differenza tra essere e divenire, tematiche che il filosofo affronterà in seguito. L’essere che ha la funzione di stato sincronico che può essere colto, si scontra con il divenire che non ha le sembianze di un flusso di coscienza distruttivo (tipico della filosofia nietzscheana), ma di un progetto, scelto e portato avanti, quello dell’oziosa incoerenza del divenire stesso.

Un progetto tale da portare la stabilità dell’essere nel divenire, quello stesso essere staccato da ogni continuazione della personalità. Da qui nasce l’espediente poetico, dove, tolta la devastante e prepotente filosofia nichilista, non resta che un puro gioco letterario piacevole e spensierato che traspare limpidamente nella lirica.

“E le sillabe, in questo verseggiare,

Saltellavano, oplà, l’una sull’altra,

Così che scoppiai a ridere d’un tratto

E risi per un quarto d’ora.”

(da “Giudizio d’uccello”)

 

In particolare, nel “Canto del capraio”, il testo viene modellato da versi ironici e indolenti, da cui traspaiono tutte le impressioni del soggiorno nell’estremo Meridione.

Copertina de “La Gaia Scienza” e gli “Idilli di Messina” – Fonte: maremagnum.com

 

Gaetano Aspa

 

Articolo pubblicato sull’inserto “Noi Magazine” della “Gazzetta del Sud” in data 17/02/2022

Messina cum laude: la rigenerazione dell’area della Fiera di Messina

Si dice spesso che il futuro sia in mano alle nuove generazioni. Noi di UniVersoMe, da giovani redattori, crediamo fermamente in quest’assunto, a tal punto da voler dare spazio ai giovani talenti della nostra città. Oltre al campo artistico, però, è di fondamentale importanza – per la comunità cittadina – l’innovazione scientifica, apportata dai giovani studenti universitari. Mossi da questa premessa, abbiamo deciso di lanciare una nuova rubrica, denominata “Messina cum laude”.  La rubrica si concentrerà sulle tesi di laurea che hanno come oggetto un aspetto specifico della nostra città.

Iniziamo oggi con una tesi di laurea magistrale concernete l’area della Fiera di Messina, negli ultimi mesi al centro del dibattito cittadino – prevalentemente sui social – per la demolizione dell’ex Teatro in Fiera.

Gli autori

L’elaborato, dal titolo “Rigenerare il patrimonio storico del mediterraneo. Il caso studio della Fiera di Messina” è stato redatto dal dottor Giandomenico Crisarà – nato a Reggio Calabria – e dalla dottoressa messinese Antonina Sturniolo. Entrambi hanno conseguito la laurea triennale in Scienza dell’Architettura presso l’Università degli Studi di Reggio Calabria e, lo scorso febbraio, si sono laureati in Architettura per il restauro e la valorizzazione del patrimonio presso il Politecnico di Torino.

Il dottor Giandomenico Crisarà e la dottoressa Antonina Sturniolo, dopo un sopralluogo nell’area della Fiera

L’indagine storico-sociale e lo stile architettonico

La tesi si basa sulla rigenerazione urbana di un bene di un certo valore nelle coste del Mediterraneo. L’analisi di alcuni esempi di rigenerazione ha dimostrato che esistono buone – e funzionali – e cattive pratiche, con spreco di soldi.

Da qui è stata condotta un’indagine storica e sociale su un caso particolare: l’area della Fiera di Messina. La prima problematicità è stata capire a chi appartiene la titolarità del bene e a chi compete la gestione, a causa dei numerosi contenziosi. Probabilmente molti non sanno che l’area della Fiera è un bene demaniale marittimo – quindi appartiene allo Stato -, la cui titolarità attualmente è dell’Autorità Portuale dello Stretto.

Prima del collocamento dell’istituzione fieristica messinese – tra le più antiche del mondo -, nell’area in questione sorgeva il giardino Umberto I, un giardino ottocentesco di una bellezza peculiare. Il terremoto e i bombardamenti del Novecento, però, hanno distrutto il cosiddetto “giardino a mare”, mai più recuperato.

Scorcio del “giardino a mare” Umberto I

Nel 1938 l’area accolse per la prima volta la Fiera – istituita nuovamente nel 1934 con la denominazione “Fiera delle attività economiche siciliane” e giunta alla sua quinta edizione –, precedentemente ospitata dai locali del Liceo classico “Maurolico”.

Il primo progetto del complesso è degli architetti romani Libera (il padre del razionalismo) e De Renzi; gli architetti successivi, invece, sono tutti messinesi e hanno operato – a parte qualche eccezione – in continuità con l’architettura razionalista. L’idea principale di Libera e De Renzi si basava sulla realizzazione di una porta affacciata allo Stretto; inizialmente si sarebbe voluto preservare il verde della villa ottocentesca, però, con il passare degli anni l’area è diventata un cantiere di cemento. Dagli anni ’50, infatti, si sono susseguiti tanti interventi affrettati e poco consoni, probabilmente per esigenze funzionali e a breve termine.

Timeline degli architetti e dei rispettivi interventi

Linee guida per il progetto

Per tutta la seconda metà del Novecento e nel primo decennio dell’attuale secolo, l’area era affidata in gestione all’Ente autonomo della Fiera, istituito nel 1946. Dal 2012 – dopo lo scioglimento dell’Ente autonomo – l’area è in gestione all’Autorità Portuale, che nel 2016 ha indetto un bando di concessione, andato deserto.

Guidati dal bando, i due dottori hanno elaborato un progetto molto realistico, perché considera i vincoli sugli edifici protetti, la tutela della vegetazione e la promozione socioculturale del rapporto con il mare.

Il progetto parte dal concetto di pianificazione strategica e considera di primaria importanza il ruolo degli stakeholder -i soggetti interessati al progetto -, dalla cittadinanza ai possibili investitori; inoltre, è improntato su una visione globale e non su interventi sconnessi sui singoli edifici.

 

Mappa degli stakeholder

Il progetto originale della tesi

L’idea di base del progetto è quello di aprire e far vivere questo luogo ai cittadini; un luogo dinamico, pronto a rispondere alle diverse esigenze della nostra città.

Gli edifici abbandonati potrebbero ospitare aule studio universitarie, capaci di trasformarsi di sera in luoghi di aggregazione per giovani – e non solo -.

La mappatura dei potenziali stakeholder – che hanno espresso interesse in passato – ha permesso di elaborare una proposta reale; non mancano infatti le associazioni giovanili pronte a creare dinamiche di aggregazione e organizzare eventi socioculturali.

Centrale sarebbe anche la valorizzazione dello sport, sia all’aperto che all’interno di uno dei padiglioni.

In un edificio potrebbe essere allestita – in chiave turistica – una galleria enogastronomica, con stand in microgestione.

Si darebbe ampio spazio al verde, riprendendo le caratteristiche del meraviglioso giardino Umberto I.

L’aspetto più importante, però, riguarda la valorizzazione del waterfront, attraverso la creazione di un complesso unico con la Passeggiata, anche se bisognerebbe andare oltre la proposta della demolizione dell’edificio dell’ex Bar Irrera, bene vincolato per la sua importanza architettonica.

Schema tridimensionale delle nuove destinazioni d’uso

Una grande occasione per la rigenerazione

La tesi di Crisarà e Sturniolo, caratterizzata da uno scrupoloso studio e da un impeccabile approccio metodologico, nasce con l’intento di denunciare le cattive pratiche che hanno contribuito alla decadenza di un’area di grande potenzialità del nostro territorio.

La denuncia però non è fine a sé stessa, ma è accompagnata da una proposta organica, ben strutturata e ampiamente motivata.

La crisi generata dalla pandemia ha colpito molti paradigmi della nostra società; eppure, proprio dalle macerie emergono opportunità di rigenerazione. È dunque necessario dare spazio ai giovani cittadini, pronti a mettere al servizio della comunità le proprie idee e – soprattutto – le proprie competenze.

Mario Antonio Spiritosanto

 

Gli autori sui social:

Giandomenico Crisarà:

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instagram.com/giandocri

facebook.com/giandomenico.crisara

Antonina Sturniolo:

linkedin.com/in/antonina-sturniolo

instagram.com/antonellastu

facebook.com/antonella.sturniolo

 

Fonti:

Tutte le immagini presenti nell’articolo sono state fornite dai due autori

Grazie di tutto ragazzi. Continuate così

WLIL6431Un ultimo saluto, stacco i microfoni, inserisco la sigla finale, poi clicco su “stop”: è finita qui.

Si chiudono tre mesi bellissimi: “breve ma intenso”, come mi suggeriva Elisia a fine puntata. Solo tre mesi, perché, come è giusto che sia, per far parte di Radio UniVersoMe (e di UniVersoMe in generale), bisogna frequentare l’UniMe e, fra pochi giorni, io non ne farò più parte. Molti penseranno: “vabbè, ma ti laurei e finisci gli studi, che te ne frega?”. Sì, forse è vero così. Ma ci credete che Radio UniVersoMe mi ha dato un motivo per essere quasi un po’ dispiaciuto di dover terminare gli studi? Non prendetemi per pazzo.

So che tanti di voi che magari si trovano al primo o al secondo anno pagherebbero per avere una laurea imminente, ma quando per l’ultima volta ho spento il microfono ed ho posato le cuffie, mi sono sentito come se mi mancasse qualcosa. Da ora in poi il lunedì non bombarderò di messaggi Diva, sempre in ritardo, per sapere dove è finita, a meno di 30 minuti dall’inizio della nostra diretta. Non mi stresserò perché prima di fare il video per la pagina  Facebook, prima di ogni puntata, devo aspettare che Diva si sistemi i capelli e che organizzi al meglio la “regia” del filmato. Non passerò 45 minuti a dare notizie ed a inveire contro la mia povera compagna di viaggio, che non so come ha fatto a sopportarmi (a dire il vero, non so come ho fatto io a sopportare lei, ma shhh, dettagli). Per me si è appena chiusa un’esperienza breve ma bellissima, che mi ha fatto conoscere fantastiche persone, amici prima che colleghi.

Circa un anno fa, quando ancora l’inizio delle nostre attività era lontano, ho effettuato un colloquio con i componenti dell’Ufficio Stampa del nostro Ateneo, i quali, insieme al referente generale del progetto per gli Studenti, Alessio Micalizzi, erano alla ricerca di un responsabile per il settore web-radio. Decisero di scegliere me e ammetto di essere stato un po’ presuntuoso, perché sapevo che avrei dovuto confrontarmi con tanti giovani studenti alla prima esperienza radiofonica e, avendo nel settore un po’ di esperienza in più rispetto agli altri, pensavo di dover “insegnare” loro tante cose.

Mi sbagliavo di grosso, per due motivi: 1) intanto, avere esperienza in varie emittenti radiofoniche, più o meno durature, non vuol dire essere bravo e la strada per divenire un ottimo speaker è ancora lunga; 2) questi pazzi e giovani colleghi che mi hanno affiancato, non hanno avuto bisogno di grandi aiuti, perché sin dalla loro prima diretta si sono dimostrati dei validi speaker radiofonici. Ma quali dilettanti? Forse sono io che devo imparare qualcosina da ognuno di loro. Ognuno con il suo stile diverso e particolare, ognuno con il suo punto di forza.

Ancor prima che iniziassero le trasmissioni, mi è stato affiancato Claudio Panebianco come co-referente del progetto web-radio di UniVersoMe e, poco dopo, dovendo scegliere un solo referente, mi sono tirato subito indietro “calando il pacco” a Claudio. Mai scelta fu più azzeccata. Da oltre tre mesi, ormai, ogni giorno Claudio ci tempesta di messaggi sul nostro gruppo Whatsapp, con nuove idee, suggerimenti. Qualsiasi idea lui la propone, anche la più piccola che possa comunque servire a far crescere il gruppo. Claudio è giovanissimo, il più piccolo del gruppo, se non sbaglio, ma ci ha guidati (e continuerà a guidarvi) come un veterano, con la sua interminabile pazienza, superata solo dalla sua passione. IIBD5927

Dunque, finisce qui per me. Volevo quindi approfittare di questo spazio, per chiudere in bellezza quest’esperienza con alcune parole che mi sembrano più che dovute. Grazie, intanto, all’intera squadra di UniVersome, che mi ha fatto conoscere tante splendide persone, le quali mi hanno fatto capire che non è vero che a Messina non abbiamo voglia di fare niente. Se abbiamo i mezzi, ci impegnamo, eccome.

Grazie a Valeria Ruggeri e Luciano Fiorino dell’Ufficio Stampa dell’UniMe (ed a tutti i loro colleghi del “terzo piano”), che ci hanno ospitati nel loro ufficio, divenuto il nostro studio radiofonico “abusivo”. Grazie all’intero Ateneo, soprattutto a chi, nel concreto, si è impegnato per far sì che UniVersoMe, nato dalle menti di tanti giovani studenti volenterosi, divenisse realtà. Grazie al nostro Rettore, Pietro Navarra, per averci ricevuto circa un mese fa per complimentarsi con noi e con gli organizzatori del LovMe Fest, proprio per l’ottima riuscita dell’evento svoltosi al Forte Ogliastri, all’interno del quale abbiamo realizzato la nostra prima diretta esterna.

Non posso che concludere con i ringraziamenti più importanti, ossia per i miei compagni d’avventura, che citerò in ordine di “palinsesto”: grazie ancora alla mia compagna di viaggio Diva Famà, con la quale si è instaurata subito un’ottima sintonia davanti al microfono (e ciò non è per niente facile ed è importantissimo per la riuscita di un programma radiofonico) ed al “capo” Claudio Panebianco, ad Elena Anna (detta Elenanna) Andronico, ad Elisia Lo Schiavo, a Vanessa Munaò, a Giampiero Alibrandi, a Francesco Burrascano ed a Vincenzo Romeo, che ha fatto pratica negli ultimi mesi, un po’ dietro le quinte, ma che prenderà ufficialmente il mio posto, affiancando Diva a partire da settembre. Diva, da quello che abbiamo visto nelle ultime settimane, posso assicurarti che sei in ottime mani. In bocca al lupo Vincenzo, sono sicuro che farai grandi cose, come tutti gli altri. BQSA7868

Adesso, mi raccomando, non perdiamoci di vista, eh! Vi prometto che continuerò a seguirvi costantemente e che verrò a trovarvi in studio quando possibile. Grazie di tutto, ragazzi. Grazie per questa bellissima avventura vissuta insieme. Continuate così, non fermatevi mai, perché siete una squadra formidabile ed anche grazie a voi la nostra Università diventa ogni giorno sempre più vivibile e bella da frequentare. Grazie, di cuore.

Simone Intelisano