Famiglie arcobaleno nel mirino, vietata la trascrizione automatica dei figli all’anagrafe

Sembra iniziata la presa di posizione del Governo nei confronti delle “famiglie arcobaleno”. Una circolare ha disposto l’interruzione delle trascrizioni automatiche dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali. Questo è il primo provvedimento del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che crea una netta disparità tra i figli nati tramite la gestazione per altri all’estero e i figli delle coppie eterosessuali. Per ora, le uniche che rimangono escluse dalla scelta del Governo sono quelle coppie di donne che partoriscono all’estero, per cui non esistono ancora disposizioni precise.

La decisione è stata presentata a Milano. La prefettura, su indicazione del Ministro dell’Interno, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Una legge che vieta anche la “maternità surrogata”.

Di fronte a questo esposto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è detto rammaricato e «pronto a portare avanti questa battaglia e seguire con la massima attenzione ogni sviluppo, normativo e giudiziario di questa complessa vicenda».

Cosa significa il mancato riconoscimento all’anagrafe

Senza la registrazione all’anagrafe, il bambino non verrà riconosciuto nel nostro Paese e non avrà accesso a quei servizi essenziali come la sanità o l’istruzione. Oggi è possibile identificare come genitore solo quello biologico, mentre l’altro dovrà fare richiesta di adozione per i casi speciali. Ciò implica, inoltre, un dispendio di tempo e denaro in spese legali. Significa anche ricevere visite da parte di assistenti sociali, psicologici e colloqui con magistrati e giudici che dovranno, poi, decidere se la famiglia sia adatta o meno a crescere il proprio figlio. Mettendo, dunque, in discussione un’intera identità familiare.

Fonte: EPA/ERIK S. LESSER

Il Senato boccia anche anche la proposta UE

Ieri la Commissione Politiche Europee del Senato ha bocciato la proposta dell’Unione Europea sul riconoscimento dei diritti dei figli in tutti i Pesi dell’UE  con l’adozione di un certificato europeo di filiazione.  Ovvero una sorta di carta d’ identità che riconosce al bambino lo status di figlio in ogni Stato membro, a prescindere dalle regolamentazioni interne dello status.

Il no dell’Italia, insieme a quello probabile di Polonia e Ungheria, non permetterà a questo Certificato di entrare in vigore. Una scelta fortemente criticata fuori e dentro i social, anche da esponenti politici come Alessandro Zan:

Proteste sotto la Prefettura di Milano: «Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie»

Sabato 18 marzo, alle ore 15, tutte le associazioni e le famiglie che da anni si battono per difendere i propri diritti, si ritroveranno sotto la Prefettura di Milano, per protestare contro la decisione di sospendere la registrazione dei figli nati da coppie omosessuali.

Lo stesso Giuseppe Sala, nel suo podcast Buongiorno Milano ha definito l’accaduto come «un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale» e ha detto di mettersi «nei panni di quei genitori che a Milano pensavano di poter contare su questa possibilità» . «Una città così all’avanguardia non dovrebbe fare emergere questo tipo di disuguaglianze ma, al contrario, dovrebbe cogliere ogni opportunità concreta affinché continui il cammino di riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, divenendone protagonista», ha aggiunto.

La risposta del Comune di Trento

Nonostante l’opposizione del Governo, a Trento sembra respirare un’aria diversa. Difatti, il sindaco Ianeselli ha registrato l’atto di nascita di una bambina con due madri.

Abbiamo applicato un principio di uguaglianza e sinceramente non condivido la scelta politica del Governodi fronte a due uomini o due donne che si amano non vedo perché lo Stato non dovrebbe garantire loro pari diritti. Al di là che si condividano o meno certe scelte, i figli di queste coppie esistono e vanno tutelati.

Il messaggio sembra chiaro e il primo cittadino fa notare come lui e molti altri colleghi siano dovuti intervenire per colmare un vuoto legislativo lasciato dal Parlamento.

Non è del tutto chiaro l’esito che avrà questa decisione, di sicuro è l’ennesimo colpo basso per tutte quelle famiglie che vedono sfumare i propri diritti, in un Paese che con l’avanzare del tempo sembra fare solo passi indietro.

Serena Previti

Amor Vincit Omnia: 51 anni di bandiere arcobaleno

Quando si pensa al mondo LGBTQ+, si pensa subito alle bandiere arcobaleno e alle proteste ma, dai Moti di Stonewall del 1969 all’attuale genitore 1 – genitore 2 , ne è passato di tempo.

Oggi come allora, si festeggia il Pride Month: evento affascinante ma ricco di valori che, con le sue parate in giro per il mondo, vernicia di mille colori le critiche e i pregiudizi rispettando la regola del “ridere di ogni problema, mentre chi odia trema”.

Fonte: Wired

Ed è a modo nostro che vogliamo ricordare e celebrare questo giorno e per farlo abbiamo selezionato tre tra documentari, serie tv e film più significativi – in una marea di possibilità –  e fidatevi, ce n’è per tutti i gusti!

The Death and Life of Marsha P. Johnson

Marsha P. Johnson è stata un’attivista per i diritti LGBTQ+ la cui storia è parte fondamentale dello sviluppo della comunità, a tal punto da essere vista come un’icona dei Moti di Stonewall.

Ci verrà raccontata in un documentario, diretto da David France e disponibile su Netflix.

Fonte: serial-escape.com – locandina ufficiale

La sua storia è esposta in modo originale, raccontata tramite la figura dell’investigatrice Victoria Cruz, un’ attivista transgender che ha dedicato tutta la sua vita alla comunità LGBTQ+, applicandosi alla prevenzione della violenza. Nel documentario, Victoria, ormai prossima alla pensione si propone di risolvere un ultimo caso: l’enigmatica morte di Marsha il cui corpo venne trovato nel fiume Hudson nel 1992.

La stessa Cruz, la definì come «la Rosa Parks della nostra comunità» volendo sottolinearne la forza e l’importanza delle sue azioni per il mondo LGBTQ+. In un’ora e quarantacinque minuti pieni di storia e di realtà, non potevano mancare la denuncia alla violenza e ai soprusi nei confronti delle persone di colore e dei “diversi” in generale, condizioni molto in voga nell’America degli anni sessanta (e di adesso).

Con l’obiettivo di mantenere viva la memoria di Marsha, France ci propone uno spunto di riflessione e al contempo una forma di intrattenimento diversa dal solito.

Pride, Matthew Warchus (2014)

Il film Pride, diretto da Matthew Warchus (e disponibile su Amazon Prime Video) è basato su un’ incredibile storia vera.

Fonte: cinema.everyeye.it – rivolta

Ambientato nel 1984, racconta di un gruppo di giovani attivisti londinesi, capitanati da Mark Ashton, che decidono di impegnarsi a raccogliere fondi per sostenere uno sciopero indetto dai minatori Gallesi. Questi, infatti, si stavano ribellando al governo di Margaret Tatcher, che aveva imposto la chiusura dei loro posti di lavoro.

Sebbene – apparentemente la causa dei minatori non trovi punti di incontro con la comunità LGBTQ+, ben presto risulterà evidente come la battaglia dei due gruppi fosse una rivolta all’intolleranza della società di quegli anni.

Questo film mostra come possa nascere un inaspettato rapporto di amicizia e di stima reciproca anche tra persone che hanno idee diverse e che sembrano combattere per obiettivi diametralmente opposti ai nostri;  ci pone davanti a delle tematiche importanti: dai diritti civili alla paura dell’AIDS, fino alla ricerca della rivoluzione.

È così ricco di momenti suggestivi e di significati che stenterete a credere che sia una storia vera!

Sense8

Sense8, uno dei gioielli della grande N, è una serie tv che ha riscosso un successo clamoroso e che nei suoi ventiquattro episodi (più un extra) esaspera il concetto di empatia, introducendo i sensate. Gli otto protagonisti infatti, avranno la possibilità di una connessione interumana e vivranno esperienze ed emozioni oltre i confini (anche geograficamente parlando), senza pregiudizi e con un pizzico – o forse più – di fantascienza.

Ma nel contesto dei mille colori della sceneggiatura, spicca Nomi: sensate che mostra sin da subito il suo essere forte e brillante; è una donna transgender che si trova a vivere in un contesto familiare e sociale non pronto a lei e al suo amore.

Fonte: telefilmaddicted.com – Nomi e Amanita

La tenacia del personaggio è così coinvolgente da realizzare una connessione con gli spettatori (di qualsiasi orientamento e ideologia), e questa verrà espressa in dei monologhi che mostrano come combattere la sofferenza e i giudizi altrui : anche se ti reputano come  «qualcosa da evitare, forse anche da compatire, qualcosa che non si deve amare»  non vale la pena pensare che sia la verità, nemmeno per un momento.

È questo che Nomi ci insegna e se quello che vuole sarà un lieto fine, lo avrà.

Ma perché ci siamo innamorati di lei? Perchè l’interprete, la bellissima Jamie Clayton, donna transgender e attivista per i diritti LGBTQ+ mette se stessa nel personaggio.

Sapete qual è la cosa migliore? Che noi siamo li a guardarla vincere.

 

Quella tra il 27 e il 28 giugno è stata la notte del primo pride della storia. E se al giorno d’oggi, ogni mese di giugno, celebriamo il mese dell’orgoglio, lo dobbiamo a quella notte, alla prima rivolta. Come disse il maestro De Andrè:

Storia diversa per gente normale, storia comune per gente speciale

Barbara Granata e Valentina Tripepi