I Tumori: Sfortuna o pessimi stili di vita?

La caratteristica più bella della Scienza è la sua continua evoluzione. Grazie al suo efficace metodo è riuscita a descrivere ed analizzare gran parte della natura che ci circonda. Tuttavia metodo ed innovazione non bastano. Infatti la comunità scientifica è provvista, nella maggior parte dei casi, da un enorme senso di umiltà che la mette in uno stato di perenne dubbio in merito a tutto ciò che viene detto o scoperto. Essa è il primo critico di se stessa. Siamo abituati a pensare che se un qualche cosa “lo ha detto la Scienza” allora è sacra ed inconfutabile, e penso che non esista frase più sbagliata. Ogni giorno vengono portate avanti ricerche, i risultati vengono continuamente pubblicati su tutte le più prestigiose riviste scientifiche e molto spesso i dati di un ricercatore contraddicono i dati di un altro.

Il 2 gennaio 2015 Bert Vogelstein ha pubblicato uno studio provocatorio su Science : utilizzando alcuni modelli matematici, stimava l’incidenza della formazione di cellule tumorali, in assenza di sostanze che inducono cancro (carcinogene), sulla base delle riproduzioni che avvengono in un determinato tessuto.

Tuttavia questo articolo, in seguito, fu smentito dalla stragrande maggioranza degli studi epidemiologici e dall’intera comunità scientifica. Oltre a dare vita ad un messaggio fuorviante, esponeva ad un enorme rischio di insuccesso tutto il faticoso lavoro dei medici nel pubblicizzare e sostenere i benefici della prevenzione. Sebbene da tempo sia chiaro che il numero di divisioni cellulari aumenta il rischio di mutazioni e, con esso, di cancro, la maggioranza dei tumori più comuni è fortemente correlata con le esposizioni ambientali e gli stili di vita, perciò con un miglioramento di questi, l’incidenza dei tumori, su di una specifica popolazione, si abbassa notevolmente.

A sostenere questa tesi ci sono numerosissimi studi epidemiologici, ovvero le ricerche effettuate per determinare la frequenza di una determinata malattia in una popolazione. Un esempio sono i melanomi, che hanno una incidenza 200 volte più alta in Australia che in Cina. Ovviamente uno potrebbe contrastare questi dati affermando che si tratti di un motivo genetico e legato soltanto al continente australiano. Tuttavia, durante la composizione di questi studi, si prende in esame anche una popolazione campione che in questo caso sono gli australiani trasferiti in una regione non particolarmente soleggiata come lo è l’Australia, ed, in effetti, in questa la frequenza dei melanomi è simile ad un qualsiasi altra popolazione. Altri esempi sono legati ai tumori delle cavità orali per i lavoratori esposti all’amianto, i tumori ai polmoni per i fumatori, al tratto digerente e al fegato per quanto riguarda il consumo di alcol, ed, in ultimo, al colon per quanto riguarda l’eccessivo consumo di carne rossa e di insaccati.

Nella formazione di un tumore concorrono numerosissimi fattori, sia protettivi che lesivi. Questi sono determinati, in gran parte, dalla predisposizione genetica ed, in secondo ruolo, dai fattori ambientali. Infatti una qualsiasi persona, attraverso l’adozione di uno stile di vita impeccabile dal punto di vista salutistico, non può avere la certezza di non ammalarsi di cancro, ma con esso abbasserà di molto la possibilità di contrarne uno. La prevenzione, quindi, assume ancora oggi un ruolo fondamentale nella difesa contro il cancro. Un male che, purtroppo, si difende ancora troppo bene anche dalle più innovative cure.

Francesco Calò

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Meningite: psicosi o vero pericolo?

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Ogni anno, il cittadino medio afferma, tirano fuori una malattia nuova che, in poco tempo, diventa una vera e propria epidemia.

Questo anno è il turno di una grave infezione che si instaura a livello dei tessuti encefalici: la meningite.

Che cos’è la meningite? La meningite è un’infiammazione delle meningi, ovvero delle tre membrane che ricoprono l’encefalo e impediscono che esso sfreghi contro la scatola cranica, costituendo una vera e propria barriera protettiva.

La meningite può essere scatenata da vari virus e batteri. Tra essi abbiamo il meningococco vero e proprio, oppure dallo pneumococco, dall’haemophilus influenzae e altri.

È una malattia che difficilmente si instaura in quanto, l’agente patogeno, deve riuscire ad oltrepassare la barriera naturale di cui il nostro encefalo è provvisto: la barriera ematoencefalica. Pochissime sostanze e tossine riescono ad oltrepassarla e, nei casi in cui questo avviene, è importante capirne il come e il perché.

Se però questo accade, con l’impianto dell’agente a livello di queste 3 membrane (soprattutto la pia madre e l’aracnoide), può svilupparsi la meningite.

Ovviamente, l’età infantile è la più colpita in quanto, sembra chiaro, l’organismo del bambino (ma anche quello dell’anziano) è più delicato rispetto a quello dell’adulto.

I sintomi principali della meningite sono febbre, nausea, vomito e irritazione delle membrane meningee che il paziente avverte come una forma di rigidezza dei muscoli nucali. Tipici segni collaterali sono anche la diminuzione dello stato di coscienza, con senso di torpore, battito cardiaco rallentato ed episodi convulsivi.

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Bebe Vio, Campagna di Sensibilizzazione Contro la Meningite by Anne Geddes

Ma, la vera domanda è, in questo momento siamo veramente ‘’in pericolo’’? C’è veramente un’epidemia tale da dover aver paura di un colpo di tosse? È davvero così facile essere contagiati?

È chiaro che, similmente al terrorismo, anche quando si tratta di malattie potenzialmente mortali e di cui si sentono 5, 10, 15 casi nell’arco di 30 giorni, facilmente si sviluppa una vera e propria psicosi.

Vari esponenti italiani della sanità, infatti, parlano di ‘’allarmismo ingiustificato’’ causato, piuttosto, dalla solita eversione cui capo ci sono i mass media.

In effetti, il contagio non è un evento frequente, anzi. E, soprattutto, di base ci deve essere questo passaggio della barriera ematoencefalica del batterio che, in altrettanto modo, è raro.

Questo non vuol dire di non preoccuparsi. Però, meglio preoccuparsi a piccole dosi.

Sicuramente la miglior cura, come sempre, è prevenire. Quindi SI alla vaccinazione. Dai più piccoli ai più grandi, bisogna vaccinarsi. Chi è a rischio infezione è giusto che si vaccini e, quindi, si parla di tutte quelle persone che lavorano a stretto contatto con tante altre persone, in posti affollati, ad esempio, o in ambiente ospedaliero, o a stretto contatto con i bambini, soprattutto i bambini stessi.

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Bebe Vio, campionessa paraolimpionica, e la sua famiglia per la campagna #IoMiVaccino

Quello che possiamo consigliare, quello che a noi studentelli è stato consigliato, è di rivolgersi al proprio medico curante e, con assoluta tranquillità, seguire i suoi consigli. E, spesso e volentieri, di spegnere la televisione o cambiare canale.

Elena Anna Andronico

Prevenzione in un batter d’occhio

Si sta celebrando in questi giorni la settimana mondiale del glaucoma, iniziata il 6 marzo e che si concluderà il 12 marzo.
Questa settimana è stata organizzata dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus in collaborazione con l’Uici, si celebra in 64 città italiane, in una trentina delle quali si svolgono anche controlli oftalmici gratuiti (a bordo di Unità mobili oftalmiche o in ambulatori oculistici).

Ma che cos’è il Glaucoma? E’ una malattia subdola, che colpisce in modo silente e quando manifesta i primi sintomi risulta essere in fase già avanzata e, spesso, irreversibile.
Sostanzialmente è una malattia che causa aumento della pressione intraoculare e questo porta una degenerazione a livello della papilla ottica e, infine, al deterioramento della funzione visiva. I nostri occhi, con un movimento sinergico e contemporaneo, riescono a farci vedere in varie direzioni con diversi gradi di ampiezza. Più le fibre ottiche si deteriorano, più questa funzione viene a mancare. Si sviluppa così la cosiddetta vista ‘’a cannocchiale’’: la persona è come se guardasse in un binocolo, mancheranno le parti periferiche del campo visivo. La patologia progredisce fino alla cecità, il glaucoma è infatti la seconda causa di essa nei paesi a elevato tenore di sviluppo.
Esistono vari tipi di glaucoma. Si può sviluppare a qualsiasi età, avremo perciò il glaucoma congenito (presente dalla nascita), infantile, giovanile e la forma classica, cioè quella che si sviluppa in età adulta. A sua volta questa forma è classificabile in base ai tempi di instaurazione: parleremo di glaucoma cronico e glaucoma acuto.
La forma adulta è quella più preoccupante, solo in Italia si stimano un milione di persone malate e solo la metà ne è a conoscenza.

Protagonista di questo quadro è quindi una sola parola: PREVENZIONE. Da qua nasce l’idea della settimana dedicata a questa patologia. La diagnostica preventiva è atta a salvare la vista di tantissime persone perché, se presa in tempo, è una patologia curabile.
I check-up oculistici si occupano della misurazione della pressione intraoculare (che non deve essere né troppa alta né troppo bassa) attraverso la tonometria. Diagnosticandolo in tempo, lo curiamo attraverso terapie mediche o, in alcuni casi, terapie chirurgiche.
Anche l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Messina sta aderendo a questa causa. Sono stati fatti stand informativi in molte piazze e, soprattutto, i cittadini messinesi hanno modo di fare delle visite oculistiche gratuite presso l’ambulatorio della sezione in via S. Cecilia.

Elena Anna Andronico