Sergio Mattarella, il primo Presidente della Repubblica siciliano

Amato dagli italiani per l’autorevolezza di “pater familias” manifestata al potere e il profilo basso tenuto nella guida della sua altissima carica, Sergio Mattarella chiude il settennato che, a dispetto della sua immagine di uomo restio ai conflitti, è stato tra i più complessi della storia repubblicana.

Tra i personaggi pubblici del nostro tempo è forse il più schivo, probabilmente il meno portato a raccontarsi, a farsi pubblicità; l’Anti-Narciso per eccellenza.

Nel corso della sua vita ha maturato un’esperienza straordinaria come servitore delle istituzioni, eppure dell’uomo Mattarella poco si conosce. In questo articolo ripercorriamo i momenti salienti della vita -precedente alla sua prima elezione alla Camera– del primo Presidente della Repubblica siciliano.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Fonte: varesenews.it

Gli anni della giovinezza e della formazione

Sergio Mattarella nacque a Palermo il 23 luglio 1941, quarto figlio di Bernardo Mattarella, politico democristiano cinque volte ministro tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e di Maria Buccellato. Nello scegliere il nome per l’ultimogenito i genitori pensarono, forse profeticamente, a Sergio I, un papa santo del VII secolo nato a Palermo e descritto dalle fonti come “uomo di notevole cultura che aveva percorso tutta la carriera e ricomposto molte controversie e discordie”.

Il piccolo Sergio crebbe in un ambiente familiare profondamente stimolante, immerso fin da subito nella politica grazie alla figura del padre. Proprio a causa dei suoi incarichi di governo, nel 1948 la famiglia si trasferì a Roma, dove i fratelli frequentarono dalla terza elementare alla maturità classica l’istituto religioso S. Leone Magno dei Fratelli Maristi.

Ricordando questo periodo Mattarella dirà:

“La scuola credo mi abbia aiutato a non restare una pietra inerte. Vivere insieme un’esperienza di comunità, di studio, mi ha insegnato a comprendere le esigenze, i problemi, le attese degli altri. Questo mi ha fatto capire che si cresce se si cresce insieme, che si è davvero liberi –liberi dall’ignoranza, liberi dal bisogno, liberi dalla violenza- se liberi sono anche gli altri”.

Nel quinquennio 1960-1964 si consolidarono le radici della formazione professionale e sociale del giovane Sergio che conseguì la laurea in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi su La funzione dell’indirizzo politico.

Il giovane Sergio Mattarella con il padre Bernardo – Fonte: rainews.it

L’incontro con Marisa Chiazzese

All’inizio del 1958 a Palermo, il sedicenne Sergio conobbe Marisa Chiazzese, la sorella tredicenne di Irma, fidanzata di Piersanti, e figlia di Lauro Chiazzese, ex rettore dell’Università di Palermo e docente di Diritto Romano.

I due si fidanzarono nel 1964 e l’anno dopo Sergio tornò a vivere in Sicilia per starle vicino.

Il 21 marzo 1966, giorno dell’equinozio di primavera, si sposarono nella chiesa barocca di S. Caterina di Palermo. Dal matrimonio nacquero tre figli: Laura, Bernardo Giorgio e Francesco.

Di personalità mite, analitica, riservata, Marisa non ha mai avuto l’attenzione mediatica di cui, troppo spesso, godono le compagne o i compagni dei Capi di Stato, in quanto il primo marzo 2012, tre anni prima dell’inizio del mandato del marito come Presidente della Repubblica, è venuta a mancare a Castellammare del Golfo.

Il profondo attaccamento di Sergio Mattarella alla moglie è testimoniato dall’assidua presenza con cui l’ha affiancata nell’affrontare il calvario della malattia che l’ha portata via.

Nel 2015 il presidente la ricordò in un discorso al Quirinale in occasione della Giornata internazionale della ricerca sul cancro:

“Per seguire la persona a me più cara al mondo, ho trascorso a più riprese numerose settimane in ospedali oncologici. Sarebbe auspicabile che ogni tanto le persone in buona salute trascorressero qualche giorno in visita negli ospedali, perché il contatto con la sofferenza aiuterebbe chiunque a dare a ogni cosa il giusto posto nella vita”.

Sergio Mattarella e la moglie Marisa Chiazzese – Fonte: urbanpost.it

Il ritorno a Palermo e la carriera accademica

Una volta rientrato a Palermo si unì a un gruppo di giovani studiosi che seguivano il giurista Pietro Virga, professore di diritto costituzionale e poi amministrativo presso l’Istituto di Diritto Pubblico dell’Università.

Nel 1965 intraprese la carriera accademica come assistente di diritto costituzionale. Nel 1969 divenne professore incaricato di diritto parlamentare presso la facoltà di Scienze politiche, dedicandosi all’insegnamento fino al 1983, quando si mise in aspettativa per le elezioni alla Camera.

L’attività scientifica e le pubblicazioni di questo periodo riguardarono in prevalenza argomenti di diritto costituzionale: intervento della Regione siciliana nell’economia, attività ispettiva del Parlamento, procedimento legislativo, bicameralismo, indennità di espropriazione. L’attività accademica lo portò a svolgere relazioni e interventi in convegni di studi giuridici e a tenere lezioni in corsi di master e specializzazione in varie università.

Di quello che considerava il suo “vero lavoro” sentì sempre la mancanza:

“Quando mi chiamano a partecipare a dibattiti accademici vado molto volentieri, perché i giovani che guardano alle cose con un’altra ottica mi costringono a riflettere”.

Il professore Sergio Mattarella durante un esame – Fonte: castelvetranoselinunte.it

La morte del fratello Piersanti e l’impegno politico

L’avvenimento che determinò l’allontanamento dall’attività accademica fu la morte del fratello, avvenuta il 6 gennaio 1980. Piersanti Mattarella aveva seguito le orme del padre, passando dalle file della Democrazia Cristiana al consiglio comunale della città di Palermo, fino ad essere eletto, nel 1978, Presidente della Regione Sicilia.

Il giorno dell’Epifania Piersanti si recò a messa con la famiglia senza scorta, non utilizzata nelle uscite private. Improvvisamente un giovane a volto scoperto si avvicinò al suo finestrino e colpì il presidente con una prima raffica di colpi, ferendo anche la moglie Irma. Durante la sparatoria il revolver si inceppò e il killer si diresse con calma verso una 127 bianca, per farsi consegnare dal complice un secondo revolver con cui tornò a colpire Mattarella dal finestrino posteriore.

Fu il nipote Bernardo ad avvertire dell’accaduto Sergio Mattarella, immortalato al suo arrivo nel celebre scatto di Letizia Battaglia, che lo ritrae chino sul corpo del fratello nell’attesa dei soccorsi. Piersanti Mattarella morì sette minuti dopo l’arrivo in ospedale.

Inizialmente considerato un attentato terroristico, il delitto fu indicato dal collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta come delitto di mafia.

La morte del fratello sconvolse profondamente Sergio Mattarella, che raccolse l’eredità politica e “il patrimonio di energie” del fratello, aumentando progressivamente il proprio impegno politico e dando inizio a una lunga e illustre carriera che lo vide ricoprire le più importanti cariche politiche e istituzionali (Vice-Presidente del Consiglio, più volte deputato e ministro, membro della Corte costituzionale), dedicando particolare attenzione alla lotta contro la mafia e il rispetto della legalità.

Sergio con in braccio il fratello Piersanti Mattarella dopo l’attentato – ©Letizia Battaglia, Palermo 1980

 

Santa Talia

Fonti: 

Angelo Gallippi – Sergio Mattarella, 40 anni di storia italiana, Paesi Edizioni, 2022

https://www.quirinale.it/page/biografia

https://www.treccani.it/enciclopedia/sergio-mattarella

https://biografieonline.it/biografia-sergio-mattarella

https://www.ilpost.it/2022/01/16/sergio-mattarella-fine-mandato/

Immagine in evidenza:

Il Presidente Sergio Mattarella alla cerimonia della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione, Roma 2020 – Fonte: quirinale.it

Elezione Presidente della Repubblica: tutto quello che c’è da sapere

Giunti al termine del mandato del presidente Sergio Mattarella l’Italia e gli italiani si preparano ad accogliere il nuovo inquilino del Quirinale. L’elezione del Presidente della Repubblica è uno degli eventi più attesi e più importanti della politica italiana. Nella giornata di oggi, lunedì 24 Gennaio alle ore 15, si terrà il primo scrutinio che porterà all’elezione del 13° presidente della Repubblica. Si tratta di un passaggio istituzionale che avviene, di norma, ogni sette anni. Ripercorriamo assieme le tappe fondamentali che portano all’elezione della più alta carica dello stato: chi lo elegge, chi può essere eletto, come funziona il voto e cosa cambia quest’anno, quanti voti serviranno e cosa significano le terminologie utilizzate.

Chi sono i grandi elettori 

L’elezione del Presidente della Repubblica è indiretta, significa che non viene eletto direttamente dai cittadini, ma da alcuni rappresentanti che prendono il nome di “grandi elettori“. Si tratta di una grande platea composta da 1.009 (1.008 quest’anno a causa della scomparsa del deputato di Forza Italia Vincenzo Fasano) elettori così suddivisi:

  • 315 senatori; 
  • 630 deputati; 
  • 6 senatori a vita; 
  • 58 delegati regionali (3 per ogni regione, 1 per la Valle D’Aosta)

In base all’art. 83 della Costituzione i 58 delegati regionali vengono eletti dal Consiglio regionale: due rappresentanti della maggioranza e un rappresentante della minoranza. La squadra così composta è a netta prevalenza maschile a fronte di sole 5 donne: tre del Pd, una del M5s e una della Lega. I rappresentanti Siciliani eletti sono: il governatore Nello Musumeci (Diventerà Bellissima); Gianfranco Miccichè (Fi) e Nunzio Di Paola (M5S).

Elettori Presidente della Repubblica (fonte: quotidianonazionale.it)

Le elezioni/polemica siciliane 

L’elezione dei rappresentati regionali in Sicilia ha generato non poche polemiche nella maggioranza di centro destra. Nello Musumeci (centrodestra, “Diventerà Bellissima”) ha incassato 29 voti, meno di quelli ottenuti dal delegato dell’opposizione. Il più votato è stato il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè (Fi), con 44 preferenze, a seguire Nunzio Di Paola del M5S con 32 voti.

Chi può essere eletto 

Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici. (Art.84 Cost.)

Per essere eletto Presidente della Repubblica è necessario che il candidato sia in possesso della cittadinanza italiana, abbia compiuto 50 anni di età e non sia stato condannato per reati gravi o sottoposto a misure di prevenzione o libertà vigilata o sia stato dichiarato incapace di agire.

Come si svolge l’elezione

L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. (Art.83 Cost.)

Per eleggere il capo dello Stato è necessario che venga raggiunto un quorum che nei primi tre scrutini è la maggioranza qualificata dei due terzi dei Grandi elettori, quindi 637 voti. Qualora dopo il terzo scrutinio la maggioranza non fosse raggiunta, per eleggere un candidato diventa sufficiente la maggioranza assoluta (la metà più uno degli aventi diritto al voto), cioè 505 voti.

Va ricordato che quest’anno sarà l’ultimo in cui bisognerà fare riferimento a questi numeri: visto il taglio dei parlamentari il quorum per la maggioranza qualificata e assoluta cambieranno.

Lo scrutinio avviene in seduta pubblica e allo spoglio procede il presidente della Camera, Roberto Fico che darà lettura di tutte le schede, tranne quelle identificabili come nulle. Per prassi si considerano “dispersi” i voti ai quei candidati che raccolgano un numero di preferenze inferiore a due.

Le elezioni del passato

I dati raccolti fino a questo momento ci restituiscono un solo mandato bis. Il senatore a vita Giorgio Napolitano è l’unico ad essere stato rieletto nel 2013, salvo poi rassegnare le dimissioni due anni più tardi. Inoltre, la maggioranza dei due terzi ha generato grandi difficoltà nell’elezioni del nuovo presidente entro i primi 3 scrutini. Le uniche eccezioni sono state registrate con l’elezione di Francesco Cossiga nel 1985 e Carlo Azeglio Ciampi nel 1999. L’elezione più complessa è stata invece quella di Giovanni Leone nel 1971 che ha richiesto ben 23 votazioni.

Cosa cambia quest’anno

L’elezione del Presidente della Repubblica quest’anno è soggetta ad alcuni cambiamenti. Normalmente gli elettori votano insieme e nello stesso momento, ma a causa della pandemia, il presidente della camera Fico ha dettato nuove disposizioni.

Si terrà un solo scrutinio al giorno a partire dalle ore 15 , in passato se ne svolgevano anche due. I grandi elettori voteranno divisi per fasce orarie e in ordine alfabetico, in gruppi di non più di cinquanta persone, in modo da permettere la sanificazione delle cabine e delle superfici tra un gruppo e l’altro. Si parte dai senatori a vita, poi i senatori, i deputati e infine i delegati regionali. Ogni scrutinio sarà preceduto da una sorta di appello o chiamata, utile a verificare l’effettiva presenza dell’elettore e per chiamare al voto.  A queste seguirà un secondo appello per chi non ha risposto al primo.

Catafalchi, cabine per la votazione (fonte: firenzepost.it)

Fino all’elezione del 2015, anno in cui venne eletto Sergio Mattarella, si votava all’interno dei catafalchi, grosse cabine tendate, per poi uscire e inserire la scheda nella cesta apposita, detta anche insalatiera. Quest’anno, per ragioni sanitarie i catafalchi, difficili da sanificare, saranno sostituite da cabine che, invece, facilitano la circolazione dell’aria.

Come voteranno i positivi al coronavirus 

Il presidente della Camera Roberto Fico ha deciso che i parlamentari positivi al coronavirus, al momento circa 30, voteranno in un parcheggio adiacente alla Camera dei deputati, in via della Missione a Roma, dove è stato allestito un seggio speciale.

Presidente della Repubblica, possibili scenari

Al momento tra i partiti e i grandi elettori non sembra esserci intesa su chi potrà ricoprire la più alta carica dello Stato. Gli scenari più plausibili escludono il mandato bis del Presidente Mattarella ed anche la tanto discussa candidatura di Berlusconi sembra abbia avuto una battuta di arresto. L’ex premier ha optato infatti per lanciare un nuovo nome dal centrodestra, quello di Marcello Pera, già in passato presidente del Senato. Uno dei nomi più ricorrenti, nonché capace di raccogliere consensi bipartisan, è quello dell’attuale premier Mario Draghi il quale, nell’eventualità dell’elezione, avvierebbe scenari politici inediti. Tra i possibili “candidati” figurano, tra le fila del centrodestra, anche Maria Elisabetta Casellati, attuale inquilina di Palazzo Giustiniani (Senato), Letizia Moratti, già ministra dell’Istruzione nel secondo governo Berlusconi e Marta Cartabia, attuale ministra della Giustizia.

Elidia Trifirò