Inizia il governo di Giorgia Meloni: la prima premier donna alla guida del centrodestra e dell’Italia

Si sono concluse le consultazioni per la formazione del nuovo Governo italiano. Il Capo dello Stato ha affidato la presidenza del Consiglio a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che aveva dichiarato alla stampa di sentirsi pronta e di voler “procedere nel minor tempo possibile”. Ha accettato l’incarico senza riserva, presentandosi a Mattarella con una puntuale lista dei ministri.

Lo scorso 22 ottobre, nel Salone delle Feste al Quirinale, il nuovo esecutivo ha giurato davanti al Presidente della Repubblica, sancendo così l’inizio del governo più a destra della storia repubblicana. Il consueto passaggio della campanella, tenutosi a Palazzo Chigi, tra l’uscente premier Mario Draghi e la neo-presidente Giorgia Meloni, ha ufficializzato la successione.

fonte: la7

La composizione del nuovo governo: i ministri e i relativi dicasteri

 “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione

Con questa rituale formula, Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato fedeltà alla Costituzione italiana. Il nuovo esecutivo è composto da ventiquattro ministri, diciassette uomini e solo sette donne. Nove i membri nominati da Fratelli d’Italia, cinque da Forza Italia, quattro dalla lega mentre sei sono ministri tecnici. Al suo fianco la neo-presidente ha voluto Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, e Antonio Tajani vicepremier e ministro degli Esteri. È un esecutivo saldamente collocato a destra, che di certo lascia poco spazio ad influenze di diversa provenienza.

Una novità interessante è la nuova denominazione data a ben sette ministeri, ma per ribattezzarli ufficialmente sarà necessario un decreto legge e un dpcm. Ad esempio il ministero per lo Sviluppo economico diventerà ministero delle “Imprese e del Made in Italy”, quello della Transazione ecologica si trasformerà in ministero “dell’Ambiente e della sicurezza energetica”, il ministero “dell’Agricoltura e della sovranità alimentare” sostituisce quello per le Politiche agricole, al ministero dell’istruzione sarà aggiunto il termine “merito”. Inoltre, dei ministeri già presenti nel governo uscente, a cambiare nome saranno il ministero delle Politiche giovanili in “Sport e giovani”, Sud e mezzogiorno diventerà ministero “delle Politiche del Mare”, per concludere al ministero della Famiglia in aggiunta il termine “natalità”.

“Questa volta il tempo è stato breve, è passato meno di un mese dalla data dell’elezioni. È stato possibile per la chiarezza dell’esito elettorale ed è stato necessario procedere velocemente anche in considerazione delle condizioni interne ed internazionali, che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti”.

Questa la breve dichiarazione rilasciata dal Capo dello Stato, che ha messo in chiaro quanto la velocità sia stata necessaria. Quello in cui spera Mattarella è “uno spirito collaborativo”. Dopo aver ringraziato il grande lavoro svolto dal ex-premier Mario Draghi, augura un buon lavoro al nuovo Governo.

 

Il Presidente Mattarella stringe la mano alla neo-presidente Giorgia Meloni, fonte: avvenire.it

 

Giorgia Meloni è la prima premier donna dell’Italia repubblicana

Molti sono stati gli esempi nella storia europea di leadership al femminile. In Francia con il primo ministro Elisabeth Borne, nel Regno Unito l’uscente Liz Truss e tra le più popolari primo ministro al mondo ricordiamo Margaret Thatcher insieme a Theresa May, in Germania la tedesca Angela Merkel alla guida del paese fino al 2021 e molte altre. L’Italia a riguardo sembrerebbe essere stato un paese in ritardo, poiché dal 1946 si sono susseguiti sessantasette governi presieduti solo da uomini.

Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, una donna è alla guida del potere esecutivo. Per molti Giorgia Meloni è la leader dallo slogan “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. La maternità, spesso trattata, è stata un’idea vincente che le ha permesso di avvicinarsi alle persone, per far sparire l’idea di una leader troppo estremista. Per altri una giovane politica con un’intensa carriera alle spalle. Infatti si innamora di questo mondo a soli quindici anni, quando nel 1992 aderisce al Fronte della Gioventù. Nel 2012 si candida alle primarie del Popolo della Libertà, ma assieme a Guido Crosetto, Ignazio la Russa e altri esponenti fonda l’attuale partito di destra “Fratelli d’Italia”. Dopo dieci anni vince le elezioni politiche e oggi  “inaugura un esecutivo di alto profilo, che lavorerà spedito per rispondere alle urgenze della Nazione e dei cittadini”.

 

La nuova premier a Palazzo Chigi, fonte: RaiNews

La Meloni ha fin da subito voluto rassicurare gli osservatori internazionali dichiarando che:

l’Italia con noi al Governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente, la Nazione spaghetti e mandolino tanto cara a molti detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi”.

Una risposta critica, forse dovuta, alla copertina “Welcome to Britaly” dell’Economist, settimanale politico-economico inglese, che ci ha definiti come “un paese di instabilità politica, bassa crescita e subordinazione ai mercati obbligazionari”.

Le reazioni dall’estero: tra la fiducia nella collaborazione e le congratulazioni da tutto il mondo

È un primato quello di Giorgia Meloni che rimarrà nella storia italiana. Da tutto il mondo molti sono stati i leader che attraverso Twitter si sono congratulati con lei. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky attende “con impazienza una continua e fruttuosa cooperazione– ha affermato- per garantire pace e prosperità in Ucraina, in Italia e nel mondo”.

 

Anche Biden si congratula ritenendo l’Italia come “un vitale alleato Nato”. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, in un tweet afferma di essere “pronta e lieta di lavorare insieme al nuovo Governo in modo costruttivo, per rispondere alle sfide che ci attendono”. Persino il monaco buddhista Dalai Lama si è detto “lieto di vedere un presidente donna in Italia”, sostenendo che solo attraverso “gentilezza e compassione” si possono risolvere i problemi di un mondo molto complesso.
Cosa dobbiamo aspettarci ? Solo nei prossimi mesi potremo saperlo!

Marta Ferrato

Accordo vaccino Oxford-Pomezia: 400 milioni di dosi per la popolazione europea entro fine anno

In attesa dei risultati finali della sperimentazione, ormai alle soglie della fase II-III, l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda, ha firmato un accordo con AstraZeneca che distribuirà il candidato vaccino elaborato dalla collaborazione Oxford-Pomezia.

L’annuncio è arrivato dalla pagina Facebook del ministro della Salute, Roberto Speranza che ha espresso molto entusiasmo per la potenziale cura, che in tempistiche così ridotte sembrava impossibile.

Il contratto con AstraZeneca, multinazionale svedese del settore farmacologico, prevede l’approvvigionamento di circa 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea.

La soluzione vaccinica potenziale nasce dagli studi dell’Università di Oxford , che coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane.

Il vaccino sviluppato dallo Jenner Institute-Università di Oxford consiste in un adenovirus (il virus del raffreddore degli scimpanzé) svuotato del suo patrimonio genetico, quindi privato della capacità di infettare, e riempito della proteina Spike sintetizzata, cioè prodotta chimicamente in laboratorio. La Spike è indispensabile per il Sars-CoV-2 in quanto gli permette di entrare nella cellula umana. Il vaccino ha la funzione di stimolare nell’organismo attaccato dal Sars-CoV-2 la produzione di anticorpi contro la proteina e di prevenire la malattia. (fonte Corriere.it) 

L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi entro la fine del 2020.

Arriva dunque un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa nella corsa al vaccino, unica risposta definitiva al Covid-19.

“All’Italia, che è stata la prima in Europa a conoscere da vicino questo virus, oggi è stato riconosciuto di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata. Dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nella ricerca di un vaccino  e nelle terapie che allo stato attuale risultano essere più promettenti”, così ha commentato con la consueta pacatezza il Premier Conte.

Il candidato vaccino in questione, sperimentato sui macachi e già inoculato a volontari tra cui alcuni ricercatori, sarà testato in Brasile, oltre che in Inghilterra.

Il composto, al quale sta lavorando l’Università di Oxford in collaborazione con l’azienda Advent Irbm di Pomezia, coinvolge 5000 volontari sani nel Regno Unito, già selezionati, ed altrettanti nel paese sudamericano.

Allo Jenner Institute della Oxford University sono in corso i test al momento più avanzati in Europa.
Secondo il protocollo, la seconda e terza fase di sperimentazione prevedono la somministrazione ad un campione molto più ampio, per un totale di circa 10.000 volontari sani.

Dell’importanza di sviluppare uno o più vaccini per prevenire Covid-19 si sta parlando ormai da mesi; sarebbe sicuramente importante averne la disponibilità nel caso in cui dovesse arrivare la temuta seconda ondata.

I primi a ricevere il vaccino saranno i lavoratori della sanità e le persone a rischio, per età o perché colpite da certe patologie, e le forze dell’ordine.

Lo afferma il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi che in una intervista a Repubblica traccia la strategia per immunizzare il paese dopo l’annuncio dell’accordo con AstraZeneca per la produzione del vaccino.

La campagna di vaccinazione, infatti, verrà organizzata dal ministero della Salute e sarà gratuita, un po’ come succede con il vaccino antiinfluenzale che viene offerto alla categorie a rischio (over 65 e malati cronici).

Gli occhi preoccupati del mondo, e non solo, da mesi sono puntati su Oxford e sulla azienda AstraZeneca che nelle settimane scorse ha annunciato una capacità di produzione di 1 miliardo di dosi nel 2021 e che avrebbe avviato le prime consegne a Settembre, periodo nel quale sono attesi i risultati finali della fase III.

I primi a stipulare un accordo erano stati i britannici con la prelazione di 30 milioni di dosi; la compagnia aveva reso noto che stava lavorando ad accordi in parallelo con altri governi europei, per assicurare una ampia ed equa fornitura del vaccino nel mondo in risposta all’emergenza pandemica.

La società riconosce che il vaccino potrebbe anche non funzionare, ma che ha sicuramente contribuito nel progresso rapido del programma clinico e dell’avanzamento scientifico nella lotta al Covid-19.

L’Azienda ha fatto sapere che starebbe incrementando ulteriormente la sua capacità produttiva e che è aperta alla collaborazione con altre aziende al fine di rispettare l’impegno di sostenere l’accesso al vaccino senza alcun profitto durante la pandemia.

Grandi speranze scientifiche che nei prossimi mesi si potrebbero tradurre in importante realtà.

Antonio Mulone

Spostamenti fra regioni dal 3 Giugno: linee guida e criticità

Il 3 Giugno è una data chiave nella calendarizzazione e nell’organizzazione della Fase 2 che prevederà, se tutto andrà bene, la riapertura dei confini tra le Regioni.

È un traguardo importante ed allo stesso tempo delicato, che allarma il governo ed i governatori delle regioni.

Il margine d’errore è davvero minimo, bisognerà arrivare preparati e con tutti i dati del monitoraggio in ordine.

I presidenti delle Regioni continuano ad esprimere preoccupazione per le riaperture, disposte dal 18 maggio, che potrebbero innalzare tragicamente la curva dei contagi.

Le linee guida per le regioni sono state approvate all’unanimità nella Conferenza della Regioni e ponderate insieme al premier Giuseppe Conte e ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia.

L’obiettivo prefissato e tanto auspicato da governo e cittadini è la libera circolazione inter-regionale prevista da lunedì 3 giugno, cruciale per il rilancio dell’economia e del turismo.

In queste ore vige l’assoluto riserbo, nessun Ministro infatti si è sbilanciato nel confermare il “liberi-tutti”.

Affinché la ripresa degli spostamenti tra confini regionali possa essere ristabilita senza rischi è indispensabile che l’indice di contagio rimanga controllato e stabile in tutte le zone d’Italia, ovvero che il livello Rt – non salga sopra lo 0,8.

L’indice di trasmissibilità (RT) rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento della pandemia di Covid-19.

ome ha confermato il Ministro agli Affari Regionali Boccia:

Il criterio per la riapertura sarà il numero dei contagi.  Finora stiamo ottenendo risultati straordinari grazie ai sacrifici fatti dagli italiani. Noi ci auguriamo che ci sia un basso rischio in tutta Italia altrimenti sarà inevitabile prendere il tempo che serve. Mercoledì, giovedì e venerdì il ministro Speranza farà le sue valutazioni e poi ci sarà un Cdm per un’ultima valutazione sulla mobilità tra le regioni.

L’Esecutivo guidato dal Premier Conte continua a valutare l’andamento dei dati, forniti dalle aziende sanitarie, per intervenire tempestivamente ed evitare di creare squilibri importanti fra regioni.

Si rinnovano gli appelli volti ad evitare assembramenti o comunque contesti sociali che possano far nuovamente aumentare i contagi.

In relazione all’evoluzione dello scenario epidemiologico le misure prescrittive potranno essere rimodulate, anche in senso restrittivo; a comunicarlo è stato il Comitato tecnico scientifico che dovrà analizzare e valutare quanto accaduto sino ad ora, esaminare i dati relativi ai vari settori commerciali che hanno riaperto e stabilire se ci siano «correzioni» da fare.

La giornata decisiva in termini decisionali ed organizzativi sarà Venerdì 29 Maggio, quando arriveranno i dati sui contagi e sullo stato delle strutture regione per regione elaborati dal Ministero della Salute.

Tre le opzioni che Conte e i Ministri stanno vagliando: aprire su scala nazionale mediante un’azione programmatica; differenziare la riapertura fra regioni; qualora dovesse essere necessario, creare delle “zone rosse”; oppure impedire l’ingresso a chi transita da Regioni che non hanno livello di contagio pari o consentirlo solo a quelle confinanti.

L’ipotesi di consentire spostamenti  solo tra regioni con lo stesso livello di contagio (indice Rt) appare  probabilmente la più complessa da mettere in piedi.

Un puzzle complicato da incastrare se, ipotizziamo, da una regione a rischio alto o moderato, per esempio, non ci si potrà spostare in una a rischio basso.

Le criticità nel caso di una scelta del genere sono dietro l’angolo e peraltro il numero di forze dell’ordine da mettere in campo sui confini regionali per i controlli stradali in tal caso sarebbe eccessivo.

Insomma pare che la Fase 2 si stia rivelando ben più complessa, nell’approccio e nella conseguente gestione, rispetto alla Fase 1 sicuramente dura, ma facile da interpretare.
 
Antonio Mulone
 

Il 4 maggio il via alla fase due: distanza sociale e graduale ripartenza

Forza, coraggio, metodo e rigore.

Sono queste le parole-chiave con le quali il Presidente del Consiglio Conte ha esordito nella conferenza stampa di ieri sera convocata per l’annuncio del nuovo attesissimo Dpcm.

Rivolgendosi, come forse mai aveva fatto direttamente ai cittadini, il Premier ha esposto le misure, le disposizioni e le prescrizioni relative alla «fase 2» dell’emergenza coronavirus, la fase della convivenza con il nemico invisibile.

Evitare il rischio (scellerato e che non possiamo permetterci) che arrivi una seconda ondata di contagi: questo il “claim” fondamentale che ha attraversato in parallelo tutto il discorso trasmesso in diretta nazionale.

Conte ha ribadito la stringente necessità di rispettare le precauzioni, anche nelle relazioni con i propri familiari.
L’unico modo responsabile ed efficace per convivere con il virus è di mantenere la distanza sociale almeno un metro: «se vuoi bene all’Italia devi evitare la diffusione del contagio».

Le diposizioni del nuovo Dpcm per la Fase 2 saranno valide dal 4 al 17 maggio 2020; alle imprese che potranno riaprire verrà permessa la ripartenza mediante attività propedeutiche a partire dal 27 aprile.

Sarà possibile spostarsi, all’interno della propria regione, anche per visitare i propri familiari, nel rispetto delle distanze e con l’utilizzo delle mascherine. Resta in vigore l’autocertificazione.

E’ consentito tornare alla propria residenza, fare sport lontano da casa purché si rispetti la distanza di due metri.

Non sarà però ancora possibile spostarsi in altre regioni, eccezion fatta per urgenti motivi di salute o di lavoro.

Graduale ed appannata ripartenza anche per il settore della ristorazione, dove sarà aggiunta alle attività di servizio a domicilio anche la possibilità  di asporto.

Dal 4 Maggio, inoltre, potranno riaprire parchi e giardini pubblici (nel consueto rispetto della distanza di sicurezza); si potranno celebrare funerali con la partecipazione di non più di 15 persone (dotate dei presidi di sicurezza).

Confermato con rigore il divieto assoluto per tutte le modalità di assembramento in luoghi pubblici e privati.

 

Per la vendita al dettaglio ed i luoghi di cultura (musei, istituti d’arte) dovremo pazientare fino al 18 maggio.

Più dure e rigorose le misure prescrittive per le attività che si prestano naturalmente allo sviluppo di dinamiche di relazione sociale come bar, esercizi commerciali legati alla ristorazione e centri estetici potranno tornare ad essere frequentati dal 1 giugno.

Quanto alle scuole, Conte ha spiegato che tenere chiuse le scuole significa seguire con rigore e lungimiranza le indicazioni scientifiche degli esperti; riaprire irresponsabilmente gli istituti scolastici ed universitari comporterebbe una potenziale nuova esplosione di contagi, che rischierebbe di vanificare gli sforzi ed i sacrifici prodotti dagli italiani.

Il presidente del Consiglio ha dedicato un passaggio del suo discorso anche al tema caldissimo dell’Unione Europea.

Conte ha parlato del Recovery Fund come di un risultato storico, che adesso va traslato in termini di lavoro tecnico, affinché si eviti che questo strumento si trasformi in una macchina crea-debito.

L’arma della ragionevolezza, della pacatezza lucida e della lungimiranza pare stia iniziando a dare i suoi frutti nel contesto delle trattative europee.

Seguiranno sicuramente settimane difficili ma che, se affrontate con responsabilità e senso civico, potrebbero rivelarsi decisive nella prospettiva di una lenta e difficile guerra al coronavirus che pare, purtroppo, solo all’inizio.

Antonio Mulone