Ponte sullo Stretto: cosa sappiamo sull’iter per gli espropri

Mercoledì scorso, la società “Stretto di Messina”, che gestisce il progetto del Ponte sullo Stretto, ha pubblicato un avviso per avviare la fase degli espropri per la realizzazione dell’opera; e da allora è stato il caos informativo.

Dati diffusi e poi corretti, dati incerti professati per certi. Dati puri, estrapolati per fini matematici, sono stati reinterpretati da “pro-Ponte” e “no-Ponte” per servire l’una o l’altra verità: tragica o tranquillizzante.

L’obbiettivo di questo articolo, frammezzo, è di provare a elencare in maniera ordinata quello che le fonti ufficiali hanno reso noto, evitando commenti di merito propagandistico. La situazione è complessa e il baccano degli interessati rende poca grazia alla comprensione.

Dunque, ecco di seguito schematizzate le principali informazioni riguardo: i possibili tempi per gli espropri, gli indennizzi che potranno essere corrisposti, i contatti per ricevere chiarimenti e, soprattutto, le zone, i cittadini e le proprietà coinvolte.

Ponte sullo Stretto, per gli espropri è ancora solo “avviso”

Per quanto la questione sia stata attualizzata e surriscaldata dai commentatori, non è a oggi o a domani che si riferiscono le eventuali operazioni di esproprio forzato. Anzi, sempre poste nell’eventualità, queste dovrebbero essere svolte in un futuro più o meno distante.

Adduciamo a svariati mesi.

A partire dal lunedì corrente e per i prossimi 60 giorni, tutti i soggetti i cui beni sono interessati dalle procedure espropriative potranno rivolgersi per l’assistenza a personale tecnico appositamente disposto (nell’ultimo paragrafo i contatti).

Trascorsi i due mesi, si procederà per la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera – senza la quale nessuna sottrazione di averi potrà essere operata dallo Stato. E infine, qualora la scritta “dichiarazione di pubblica utilità dell’opera” dovesse essere formalizzata, gli espropri potranno essere autorizzati ed effettuati.

Sul progetto definitivo e la sua validità di opera pubblica devono comunque ancora esprimersi: la Conferenza dei Servizi (convocata il 16 aprile), la Valutazione d’Impatto Ambientale e infine il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.

Il progetto dovrà inoltre recepire le 68 prescrizioni ed osservazioni che il comitato tecnico scientifico ha annotato alla sua ultima presentazione.

Un’ipotetica immagine del Ponte sullo Stretto – Fonte: ilsole24ore.com

Le persone, le proprietà e le zone coinvolte nello Stretto

Appurato che sembrano esserci tempi e margini per intervenire a contrasto o in adesione agli input governativi, vediamo ora – secondo le stime – quante persone, quante proprietà e quali zone – della Sicilia e della Calabria – saranno coinvolte della grande costruzione; e dunque dagli espropri.

Qui più fonti concordano nel riferire che le famiglie toccate saranno circa 450di cui 300 in Sicilia e 150 in Calabria – per un totale di 3,7 milioni di metri quadrati da liberare.

A Torre Faro è previsto l’abbattimento di 250 case, due ristoranti, un chiosco sulla spiaggia, un residence con piscina, una panetteria, una macelleria, un motel e il campeggio dello Stretto.

Sono previsti espropri anche in molte altre aree più vicine alla città di Messina, soprattutto terreni, per costruire le opere collegate al ponte. Oltre queste, si può facilmente immaginare come diverse zone verranno rese “cantieri a cielo aperto” per la durata dei lavori.

A Villa San Giovanni, sulla sponda calabrese, le case oggetto di esproprio saranno circa 150.

Indennizzi: ecco a chi spetteranno

Gli indennizzi, stando a un’ipotesi riportata dal Sole 24 Ore, dovrebbero avere un valore totale di 100milioni di euro; e verranno sostanzialmente indirizzati a tutti i soggetti cui verrà lesa l’entità della proprietà privata in maniera parziale o radicale, e in via definitiva o temporanea.

Non possono di certo essere dimenticati, infatti, tutti quegli individui che vedranno semplicemente ridotto di qualche metro il personale domicilio o cui la presenza del Ponte provocherà fastidi di altro ordine pratico: come il minor flusso di luce o la novità dell’inquinamento acustico.

Né tantomeno potranno essere accantonati coloro che subiranno delle espropriazioni a tempo definito (per la durata dei lavori di costruzione).

Sia per l’esproprio che per l’asservimento è previsto un indennizzo che corrisponde al cosiddetto “valore venale”, a cui si aggiungerà un bonus che la società “Stretto di Messina” e i comuni individueranno tramite accordo.

Riferimenti per chiedere informazioni

Come già scritto – la società ha aperto sportelli informativi sia a Messina che a Villa San Giovanni.

Coloro che risiedono nelle aree interessate dagli espropri e che necessitano di assistenza, dunque, potranno prenotare un appuntamento ai numeri: 06.85826210 – 06.85826230 – 06.85826270.

Per poi recarsi a uno dei due sportelli informativi: a Messina, presso il Palacultura Sala Rappazzo (piano terra) sito in Viale Boccetta 373, lunedì dalle 15.00 alle 17.00; martedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00 ad esclusione dei giorni festivi.

O a Villa San Giovanni, presso la ex sede della Pretura sita in via Nazionale Bolano 541, giovedì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00, venerdì dalle 9.00 alle 13.00, ad esclusione dei giorni festivi.

Gabriele Nostro

Approvato il progetto del ponte sullo stretto, opera strategica… o forse no

Lo scorso 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per riesumare la Società Stretto di Messina S.P.A. e dare il via alla realizzazione del fatidico ponte sullo stretto. La società è nata nel 1981, ma solo nel 2003 aprì il suo primo cantiere con il governo Berlusconi, per poi essere bloccata dopo 10 anni dal governo Monti, che decise di metterla in stato di liquidazione.

Tempo fa ci eravamo chiesti che fine avesse fatto questo progetto sul ponte e forse adesso avremo una risposta. Non c’è ancora un programma ufficiale, poiché verrà perfezionato entro e non oltre il 31 luglio 2024. Solo in seguito partirà l’opera, almeno secondo quanto dichiarato dal governo Meloni. Un ponte di circa 3,2 chilometri a campata unica tra Villa San Giovanni e Messina, nelle le relative zone di Cannitello e Ganzirri, dovrebbe emergere per rivoluzionare il nostro paese, ma sarà davvero così?

Ponte sullo stretto: una vita tormentata tra le diverse reazioni politiche

Dopo cinquant’anni di chiacchiere, questo Consiglio dei Ministri approva il ponte a campata unica, il quale unisce la Sicilia all’Italia e al resto dell’Europa.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la definisce come una delle opere più green al mondo, un vero e proprio «gioiello dell’ingegneria italiana nel mondo». Anche Berlusconi, che 20 anni fa aveva stanziato 30 milioni di euro per l’apertura di un primo cantiere fallendo miseramente, si dichiara entusiasta:

Questo è un progetto che rappresenta l’idea di un futuro che abbiamo sempre avuto. Questa volta non ci fermeremo!

L’Unione Europea con Adina Valean, commissaria europea per i Trasporti, aveva già in precedenza teso un mano per la realizzazione del progetto. Dichiarandosi disponibile a finanziarne la prima parte, in attesa di un «progetto solido». Mentre le dichiarazioni da parte di Giuseppe Provenzano, vicepresidente dei deputati del PD, sono differenti:

Un ponte immaginario (e salvo intese), per far passare l’autonomia differenziata che frantuma l’Italia e affossa il Mezzogiorno.

Ponte sullo stretto: tra vantaggi e sfide

Ci chiediamo tutti se questa possa essere la volta buona, dopo mille progetti e promesse. Prima di tutto, però, bisognerebbe partire dalle basi, guardare ai costi ed ai possibili benefici economici. Ad oggi, il ponte – pur non esistendo ancora – è già costato tanto. Lo Stato si trova, ad esempio, a dover adempiere a delle richieste di risarcimento pendenti da parte di alcune società e il costo delle sue casse potrebbe salire a circa 1,2 miliardi. Ad esempio, Eurolink (società che aveva vinto l’appalto per la costruzione nel 2005) chiede oggi 657 milioni di euro, per illegittimo recesso. La mancanza di un collegamento stabile costa alla Sicilia 6,5 miliardi di euro annui. Invece, il costo previsto per la realizzazione del ponte è di 7 miliardi di euro complessivi, di cui 3 per l’opera e 4 per i servizi aggiuntivi.

Il ponte dovrebbe essere a sei carreggiate e porterebbe dei vantaggi anche in termini di trasporti ferroviari. Negli ultimi anni, grazie anche al PNRR, sono stati stanziati 25 miliardi per potenziare le infrastrutture ferroviarie e stradali tra Sicilia e Calabria. Il ponte renderebbe il viaggio verso la Sicilia, dal resto della penisola e non solo, più facile da raggiungere in treno.

Ad esempio, secondo alcune stime, la tratta Roma-Messina che oggi dura otto ore, si ridurrebbe a quattro. Si parla anche di maggiore occupazione che esso porterebbe, con la creazione di 150 mila posti di lavoro. Si parla di una riduzione delle emissioni di anidride carbonica (di circa 312.000 tonnellate). Ma si pensi anche ai traghetti che percorrono ogni anno lo stretto 95.600 volte, contribuendo così all’inquinamento.

Ma dall’altro lato non mancano le sfide progettuali, poiché lo stretto di Messina è un’area soggetta ad alta sismicità. In più, il tratto di mare arriva fino a 250 metri di profondità, quindi i piloni del ponte non possono essere costruiti nel tratto centrale. La distanza da collegare è molta e le faglie geologiche sono in continuo movimento, tra raffiche di vento e forti correnti.

Ma sicuramente bisognerà andar contro ogni tipo di corruzione e fenomeno mafioso, pericoli non solo appartenenti al Mezzogiorno.

Non sono tutte rose e fiori: per molti quest’opera è una “minaccia”

Un’opera fallimentare, che porterebbe elevatissimi ed insostenibili costi ambientali, sociali ed e economico-finanziari.

Questo è quanto dichiara il WWF Italia, che più volte si è pronunciato sul tema. Non ritengono che questa possa essere un progetto“green”, anzi, secondo l’ONG bisognerebbe porci sopra una pietra tombale. Ma le preoccupazioni non vengono a mancare, soprattutto dai cittadini delle aree interessate: molti siciliani si chiedono come e dove avverrà la localizzazione e l’estensione dei 30 cantieri previsti, da Contesse a Torre Faro.

Da pochi giorni si è formato un comitato di opposizione al collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Si tratta del Comitato No Ponte Capo Peloro, che si sta impegnando a diffondere, tramite social e assiduo volantinaggio, tutte quelle informazioni finora strette nell’ombra. Come si legge in una loro nota:

Il comitato nasce per cercare di svolgere un lavoro di informazione e contro-informazione su di un’opera che minaccia di travolgere case, terreni, attività produttive, la nostra stessa vita quotidiana e di cui purtroppo non si ha ancora piena consapevolezza.

La preoccupazione, secondo il Comitato, è che l’alterazione dell’assetto ambientale potrebbe mettere a dura prova anche lo splendido lago di Ganzirri. Questi dubbi e perplessità di certo non sono gli unici e nemmeno i primi. Nel sentire generale c’è entusiasmo, ma c’è la possibilità che anche queste parole che ancora sono al vento (e nonostante l’approvazione) rimangano fiato sprecato.

 

Marta Ferrato