Una sommossa di presunta matrice neofascista a Roma: la protesta contro il Green pass come copertura?

«Giù le mani dal lavoro» gridavano ripetutamente le migliaia di persone scese in strada a Roma, sabato scorso, per protestare contro l’obbligo di Green pass sul posto di lavoro. Poco dopo, la situazione degenera. A causa di infiltrazioni di simpatizzanti di estrema destra, tra cui militanti del partito di Forza Nuova oltre che soggetti indipendenti, il corteo pacifico si trasforma in una vera e propria guerriglia.

 

Scontri con la Polizia (fonte: gazzettadelsud.it)

 

L’organizzazione della protesta generale, aveva come punto di partenza Piazza del Popolo. I manifestanti, avevano poi chiesto ai responsabili dell’ordine pubblico di poter proseguire pacificamente in corteo verso la sede della Cgil, considerata una delle organizzazioni sindacali italiane principali. Permesso negato.

Così, un gruppo di poche centinaia di persone, principalmente simpatizzanti di Forza Nuova, ha preso il sopravvento e trascinato il resto delle migliaia di manifestanti apparentemente pacifici.

Questa mossa, forse pianificata, da questi dimostranti più determinati e insinuatisi nel corteo generale, ha accesso i forti scontri contro gli agenti di polizia.

Decisiva, per i manifestanti di Forza Nuova la “copertura”, complice, di un movimento che, dall’aprile 2020 si è costituito dichiarandosi spontaneo e “di popolo”, apolitico o “politicamente eterogeneo”, ma solo a parole slegato da partiti politici.

“Si è concretizzato quel timore che avevamo comunicato alle istituzioni nelle scorse settimane e di cui il ministro (dell’Interno, ndr) Lamorgese aveva parlato” – dichiara una fonte qualificata dell’intelligence.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Tra gli arrestati per l’attacco alla Cgil, esponenti di Forza Nuova e non solo

Arrivati di fronte la sede della Cgil, i manifestanti hanno pressato il cordone di agenti di polizia, fino ad entrare dentro, dove hanno devastato gli uffici.

Gli uffici devastati (fonte: Today.it)

L’obiettivo successivo, come anche dichiarato apertamente, sarebbe stato Palazzo Chigi. Volevano replicare le scene viste negli Stati Uniti, a Capital Hill.

Devastate le stanze del dipartimento comunicazione, divelti armadi, scrivanie, pc e una fotocopiatrice usata come ariete per sfondare delle porte. Trentotto gli agenti di polizia rimasti feriti.

Tra la massa, prima di entrare, si scorgono gli esponenti maggiori di Forza Nuova: il leader nazionale Roberto Fiore, appartenente associazioni sovversive nere degli anni Settanta, ricercato e condannato per questo, con pena mai scontata e prescritta, per la latitanza all’estero, poi ritornato in politica negli anni 2000; il leader romano, Giuliano Castellino; presente anche il fondatore di “IoApro” (movimento che raccoglie ristoratori di tutta Italia contrari alle restrizioni per il covid sin dagli inizi), proprietario di una catena di pizzerie, Biagio Passaro, il quale si è filmato una volta all’interno del sindacato.

Questi sono stati arrestati insieme ad altri, in flagranza e con arresto differito, tra cui anche Luigi Aronica, soprannominato “Er Pantera”, ex appartenente ai “Nuclei armati rivoluzionari” (Nar), cresciuto nella sede romana del Fuan (l’organizzazione universitaria del Msi), tornato all’attività politica dopo diversi anni trascorsi in carcere. Aronica, per ironia della sorte, era riuscito ad ottenere il green pass per poter andare a vedere allo stadio la sua amata Roma.

I leader di Forza Nuova, il fondatore di IoApro e un ex dei Nar (fonte: ilcorriere.it)

I fermati sono accusati a vario titolo, per danneggiamento aggravato, devastazione e saccheggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. La Procura di Roma continua a indagare, i filmati ad essere vagliati.

I militanti del partito, che hanno rivendicato tramite i social l’attacco, non lasciando più alcun dubbio, molto agguerriti, sembra, dunque, che abbiano preso in mano la manifestazione principale, pacifica.

 

La matrice dell’attacco e la divisione della politica

Sottolineato quasi subito, l’eterogeneità della massa di manifestanti: c’è chi si è dichiarato d’accordo con la mossa degli estremisti che hanno attaccato la Cgil, chi non condivide l’uso della violenza, pur comprendendo le motivazioni dietro, e chi è convinto che se non fosse successo questo, sarebbe stato organizzato altro inevitabilmente.

I No vax sui social hanno ribadito “niente violenza”, ma c’è una parte di loro che, invece, ha commentato che “far paura serve”.

(fonte: larepubblica.it)

Questa commistione, potrebbe rivelarsi ancor più pericolosa, perché indefinita. Il malcontento, dovuto principalmente alla pandemia, potrebbe essere ancora sfruttata dagli estremisti per veicolare le piazze e dare nuova linfa a quello che sembra un movimento neofascista.

Sull’attacco e sulla matrice di esso si sono tempestivamente espressi, prima il segretario della Cgil, poi diversi politici, dalle opinioni in parte contrastanti che hanno acceso il dibattito.

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha dichiarato:

“Quella di ieri è una ferita democratica, un atto di offesa alla Costituzione nata dalla Resistenza, che ha violentato il mondo del lavoro e i suoi diritti.”.

Per Landini, inoltre, l’azione contro il sindacato era premeditata da tempo, ma soprattutto, le motivazioni non riguarderebbero né il Green pass, né le principali motivazioni della protesta generale.

È così, che, nell’immediato, si è accesa la convinzione, largamente condivisa, che si sia trattato di un attacco di matrice neofascista. Il malcontento per le misure adottate per il Covid sarebbe solo la copertura, per riaccendere altri sentimenti.

Landini e i segretari delle altre due Confederazioni sindacali hanno così lanciato un appello al mondo della politica e tutte le forze democratiche del Paese, affinché si passi a provvedimenti decisivi, per rilevare e sciogliere organizzazioni neofasciste e neonaziste e lo stesso partito di Forza Nuova.

Appello ripreso dal leader del Pd, Enrico Letta. Forza Italia ha risposto negativamente: “Da parte di Forza Italia massima dissociazione e severità, al punto che Silvio Berlusconi ha chiamato di primo mattino il segretario della Cgil – è stato dichiarato dal partito – Tuttavia la presa di distanza e sostegno a qualunque iniziativa legale e politica contro chi assalta e picchia i poliziotti non si traduce in sostegno a iniziative e manifestazioni chiaramente strumentali in piena campagna elettorale.”.

Matteo Salvini la pensa allo stesso modo, riguardo l’organizzazione da parte dei sindacati di una manifestazione per il 16 ottobre: “Un corteo sabato? Ma non c’è la pausa elettorale? Noi sabato prossimo saremo nei gazebo della libertà, gazebo della Lega in tutta Italia, per la giustizia, con il sorriso.”.

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ospite a Madrid, del partito di ultradestra “Vox”, ha dichiarato di non essere a conoscenza della natura della matrice dell’attacco al sindacato e, dunque, non esser d’accordo sullo scioglimento di Forza Nuova. Ciò ha generato clamore tra i suoi avversari politici, che hanno sottolineato l’esistenza di video che testimoniano la presenza dei leader del partito sulle scalinate della sede del sindacato.

L’episodio di sabato, rievoca tanto gli attacchi alle Camere del lavoro del 1920 e 21, da parte dei fascisti. Il passato sembra essersi ripetuto e ora l’allerta è massima. Ci si interroga anche sulle strategie da adottare, da parte delle forze dell’ordine. Si è molto preoccupati di aver sottovalutato la forza di certe correnti politiche e movimenti di estrema desta, forse capaci veramente di trascinare tanti italiani estranei a certe idee, ma deboli per lo sconforto generato dal perdurare della pandemia.

 

Rita Bonaccurso

Il piano di una misteriosa lobby per insinuarsi nella politica italiana

Per ben tre anni un giornalista del team “Blackstair” di Fanpage.it, Salvatore Garzillo, si è calato nelle vesti di un personaggio appositamente inventato come copertura, per far venire a galla una storia che, purtroppo, di fantasioso pare non aver niente. Ciò che se ne è ricavato da questa difficile impresa è un’inchiesta, che ha scatenato un forte tumulto nella politica italiana. Vi sono stati anche dei risvolti impensabili, subiti dalla stessa redazione, in seguito alla pubblicazione del primo compromettente video.

 

I tre volti della politica nel primo video dell’inchiesta: ( da sinistra verso destra) Fidanza, Valcepina e Jonghi. Fonte: Fanpage.it

 

La pubblicazione del primo video dell’inchiesta

La sera del 30 settembre scorso, su Fanpage.it, viene pubblicato un primo video dell’inchiesta intitolata “Lobby nera”. Al centro del mirino esponenti delle fila del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, e la rivelazione di quello che sembra essere un presunto sistema di finanziamenti in nero per le elezioni amministrative a Milano, del 3 e 4 ottobre, parte di un piano ben più grande, con obiettivi ancora più ambiziosi.

Nella prima puntata della video inchiesta, le primissime immagini vedono Carlo Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia, e il candidato sindaco della sua coalizione Luca Bernardo, l’avvocato Chiara Valcepina.

Con lo scorrere delle immagini, si inizia a sentir parlare dell’esistenza di un gruppo dinostalgici del fascismo” – così definiti da Fanpage – massoni ed ex militari. Successivamente il giornalista infiltrato, incontra Roberto Jonghi Lavarini, esponente di estrema destra conosciuto anche con il soprannome “Barone Nero“.

Quest’ultimo, candidato alla Camera, con Fratelli d’Italia nel 2018, e condannato con l’accusa di apologia del fascismo nel 2020, sarebbe la figura chiave per la misteriosa lobby.

L’indefinito gruppo eterogeneo – alla quale apparterrebbero anche esponenti del clero e sostenitori della Russia di Putin – punterebbe alla creazione di una nuova classe dirigente da far infiltrare nel centrodestra.

Il Barone Nero sarebbe il tramite, capace di metter mano ovunque. Così è stato, appunto, anche per le amministrative di Milano, tramite l’organizzazione della campagna elettorale della Valpicena, la quale, nel video, appare a suo agio nel lasciarsi andare a frasi razziste e saluto fascista.

La misteriosa lobby, dunque, si impegnerebbe a portare voti a determinati politici, con l’intento di influenzare pian piano la politica italiana in generale, muovendosi attraverso il centrodestra.

Questo meccanismo sembrerebbe esser stato messo in moto in almeno due occasioni: prima per il sostegno alle elezioni europee del 2019 di un candidato della Lega, l’eurodeputato Angelo Ciocca, e poi, in vista delle amministrative del 2021, appoggiando un gruppo di candidati di Fratelli d’Italia della corrente di Carlo Fidanza, capodelegazione a Strasburgo.

La strategia sembrerebbe, dunque, sempre la stessa: Jonghi farebbe in modo di “trovare” voti, chiedendo in cambio  “collaborazione”.

Nel caso dell’intesa con Ciocca, ad esempio, Jonghi, portando 5mila dei 90mila voti europei ottenuti dal gruppo di quest’ultimo, pretese in cambio “spazio” nella Lega nazionalpopolare di Matteo Salvini.  L’obiettivo era quello di abbordare il Carroccio nel momento della sua maggiore crescita elettorale, per far valere le proprie idee. Il Barone Nero decise di inserirsi nel solco tracciato da Gianluca Savoini e Mario Borghezio, stratega della corrente di estrema destra all’interno della Lega. Con quest’ultimo, in effetti, condivide sia ideali fascisti che l’aspirazione a lavorare dal dietro le quinte per raggiungere gli obiettivi.

Il progetto di Borghezio è chiaro da subito: “Salvini è un debole, questa situazione lo spinge nelle braccia della Meloni e questa cosa apre alla nostra area un’autostrada – disse l’ex deputato – È l’autostrada per la terza Lega, è una situazione che io attendevo da decenni. Dobbiamo cominciare a formare i quadri da inserire in questa Terza Lega.”.

Però, Jonghi, da questo momento continuò ad agire su due fronti: si spostò tra l’ala più moderata della Lega di Salvini e continuò a tessere rapporti con Fidanza, storico compare di militanza, che negli anni si è costruito l’immagine del conservatore moderato, ma che, in realtà, ben si è trovato a pronunciare, in determinati contesti, come quelli registrati nei video dell’inchiesta, commenti improbabili oltre che a prendere in giro il Paolo Berizzi, giornalista sotto scorta per le minacce ricevute dai neonazisti.

 

Le prime reazioni dopo la pubblicazione e l’oscuramento del video

In seguito alla pubblicazione dell’inchiesta, il tumulto scatenatosi è stato fortissimo.

Fidanza si è autosospeso da capo delegazione al Parlamento europeo, ma ha insinuato che Fanpage abbia strumentalizzato le immagini registrate dal suo giornalista.

Giorgia Meloni, leader del partito a cui appartengono i soggetti coinvolti nel “sistema” di Jonghi, ha deciso di non prendere subito le distanze. Prima, ha chiesto a Fanpage di visionare tutte le 100 ore di girato, “per sapere esattamente cose siano andate le cose e come si siano comportate le persone coinvolte per agire di competenza”. Poi, il contrattacco:

“Per quanto si possa fingere di non vederlo, era tutto studiato. Scientificamente, a tavolino. A due giorni dalle elezioni. Non da Fanpage, ma da un intero circuito, o circo, se vogliamo.”.

Jonghi con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Fonte: open.online.it

Il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, si è rifiutato di acconsentire alla richiesta del leader di FdI e intanto la procura di Milano ha aperto un’inchiesta ipotizzando reati di finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio.

Intanto, l’inchiesta era stata momentaneamente oscurata dal sito di Fanpage.it, suscitando una fortissima reazione anche nel direttore  che pubblicamente ha replicato con un video in cui definiva gravissimo l’accaduto.

Gli ultimi aggiornamenti

Tutto questo, fino ad arrivare a ieri sera, quando, anche in diretta tv, su La7, nel programma “Piazza Pulita”, oltre che sul sito di Fanpage, è stato pubblicato il secondo video dell’inchiesta, nel quale si vede: il giornalista Garzillo, insieme a Jonghi, incontra l’ex eurodeputato Borghezio, che ha in mente un piano per creare unaterza Lega“, formando una nuova corrente nel partito con elementi di estrema destra. Nel video vengono ripresi anche i militanti di Lealtà Azione e il consigliere regionale leghista Massimiliano Bastoni, che con il gruppo ha rapporti strettissimi. L’eurodeputato Angelo Ciocca, che sembra coinvolto nel progetto, secondo quanto dice il Barone nero può ambire a diventare il capo della Lega post Salvini.”.

Contemporaneamente, ieri sera, la Meloni è stata ospite nel programma “Dritto e rovescio”, su Rete 4. Nonostante continui a richiedere di visionare tutto di girato prima di esporsi definitivamente, ha comunque dichiarato che nel partito “non c’è spazio né per la disonestà eventuale, né per atteggiamenti che non siano chiari su temi come razzismo, antisemitismo, nostalgismo, folkrorismo”.

In attesa degli ulteriori sviluppi di questa triste vicenda, sicuramente, il ritorno online dei contenuti dell’inchiesta e la possibilità di poter esser visti da chiunque, ci solleva, perché la libertà di stampa è alla base di un Paese civile come l’Italia.

Rita Bonaccurso

 

 

1° maggio 1947: la strage di Portella della Ginestra

Oggi, 1° maggio, in quasi tutti gli Stati del mondo, si ricordano le rivendicazioni dei diritti dei lavoratori. Come spesso accade, la scelta della data non è casuale, ma è legata a dei precisi episodi.

Il 1° maggio del 1886, negli USA, viene proclamato uno sciopero generale con una grande partecipazione del movimento operaio; la richiesta principale è il pieno rispetto della riduzione ad 8 ore della giornata lavorativa.

Nella città di Chicago -dove l’adesione è vastissima- la polizia cerca di reprimere violentemente la manifestazione, con il risultato di esasperare ancora di più la protesta. Dopo quattro giorni di brutali scontri tra manifestanti e polizia, diversi sono i morti e i feriti, ricordati come i “martiri di Chicago” e protagonisti della rivolta di Haymarket.

Pochi anni dopo (1889), la Seconda Internazionale – riunita a Parigi – dà i natali alla Festa internazionale dei Lavoratori, in ricordo delle rivendicazioni operaie di Chicago.

La rivolta di Haymarket – Fonte: ilpost.it

La festa del Primo Maggio in Italia

Istituita nel 1891, nel nostro Paese è regolarmente celebrata fino al 1924, quando il governo Mussolini anticipa i festeggiamenti al 21 aprile che diviene ufficialmente il “Natale di Roma – Festa del lavoro”. Dopo la caduta del regime fascista e la fine della Seconda guerra mondiale, la Festa dei Lavoratori viene nuovamente celebrata il 1° maggio.

In Italia il primo maggio è senza alcun dubbio un giorno di celebrazione; in Sicilia, però, proprio in questo giorno di festa, si ricorda un terribile crimine: la strage di Portella della Ginestra.

La strage di Portella della Ginestra

In quel 1° maggio del 1947, nel palermitano e precisamente nel comune di Piana degli Albanesi, poco più di duemila lavoratori provenienti dalle zone limitrofe sono vittime di un agguato da parte del bandito Salvatore Giuliano e della sua banda.

I manifestanti, riuniti nella località di Portella della Ginestra, festeggiano il 1° maggio, manifestano contro il latifondo e celebrano la recente vittoria del Blocco del popolo (coalizione di sinistra guidata dal PCI e dal PSI) nelle prime elezioni regionali. La folla è improvvisamente colpita da una spaventosa pioggia di proiettili: 11 le vittime e 27 i feriti gravi. Dopo oltre 70 anni, la vicenda non è mai stata chiarita del tutto e le vittime non hanno ancora ricevuto giustizia.

Salvatore Giuliano è esclusivamente l’esecutore materiale di tale eccidio, ma i veri mandanti non sono tuttora identificati. Probabilmente è più corretto affermare che non si è mai voluto realmente cercare i veri colpevoli della strage; la giustizia si è fermata agli esecutori.

Il disprezzo di Giuliano nei confronti dei comunisti non convince nessuno, difatti le diverse interpretazioni della vicenda convergono su un punto: la complicità della mafia agraria e di una certa classe politica, legata al ceto dei grandi proprietari terrieri, interessate a colpire e spaventare i contadini di sinistra per conservare il vecchio sistema e bloccare ogni tentativo di rinnovamento sociale e politico, specie dopo il successo delle sinistre nelle elezioni regionali del 20 aprile del 1947.

Portella della Ginestra – Fonte: wikipedia.org

Salvatore Giuliano

Una delle poche certezze sembra essere quella del coinvolgimento della banda Giuliano. Ma chi è Salvatore Giuliano?

Originario di Montelepre e attivo tra il 1943 e il 1950, Salvatore Giuliano è il più celebre bandito della Sicilia e ben presto aderisce all’Esercito Volontario per l’indipendenza Siciliana (EVIS), con il grado di colonello.

Nonostante i suoi numerosi crimini, la figura del bandito Giuliano è spesso associata a quella di un “giustiziere sociale”; nell’immaginario collettivo Giuliano è un novello “Robin Hood”, che ha a cuore gli interessi del popolo siciliano e della Sicilia, per troppo tempo trascurata.

Ovviamente questa è solo l’interpretazione distorta di una fascia popolare siciliana -piuttosto ampia- fuorviata dalla propaganda dell’epoca; per il resto dei siciliani egli è un criminale utilizzato strumentalmente all’interno di un controverso gioco di potere, i cui protagonisti cercano –caduto il fascismo– di conquistare autorità o di mantenere lo status quo.

In quegli anni circola una voce nel messinese: Maddalena Lo giudice, giovane ragazza originaria di Antillo, dichiara più volte di aver avuto una relazione proprio con il famoso bandito Giuliano. Nonostante il discreto seguito di questa voce, sappiamo che Giuliano non entrò mai nella zona di Messina; infatti mai si allontanò troppo dal suo territorio di competenza (nel palermitano).

Il celebre bandito Giuliano – Fonte: wikipedia.org

Un intreccio pericoloso

La strage di Portella della Ginestra rappresenta una delle pagine più buie della storia siciliana, inserita in un periodo di estremo caos -tra l’Amministrazione militare alleata, il risveglio della mafia, il dirompente MIS e il mito della Sicilia a stelle e strisce, la scelta istituzionale e la sorprendente avanzata elettorale delle sinistre- dove banditismo, mafia e politica sono strettamente intrecciati.

 

Francesco Benedetto Micalizzi

 

Fonti:

M. Ganci, L’Italia antimoderata, radicali, repubblicani, socialisti, autonomisti dall’Unità a oggi, Palermo, Arnaldo Lombardi Editore, 1996

Francesco Renda, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, volume terzo, Palermo, Sellerio Editore, 1987

Immagine in evidenza:

La prima pagina del giornale “L’Ora” dopo la strage

“I giovani e le istituzioni”: l’incontro con il sottosegretario all’istruzione Floridia. Da Messina il suo impegno in politica: “Avete un sottosegretario a vostra disposizione”

Si è svolto oggi, giovedì 15 aprile, l’incontro con il sottosegretario all’istruzione Barbara Floridia, in occasione del webinar ‘’I giovani e le istituzioni’’ promosso da Società Editrice Sud nell’ambito del progetto “Gazzetta del Sud in classe con Noi Magazine”. L’evento si è svolto su Google Meet – e andato tra l’altro in diretta web dalle ore 11 alle 12 sul canale YouTube di Gazzetta del Sud – che ha permesso, nonostante la distanza fisica, a numerosi studenti e studentesse di Sicilia e Calabria di intervenire su prospettive e curiosità circa il futuro dei giovani.
Obiettivo principale dell’incontro, coordinato da Natalia La Rosa (responsabile dell’inserto Noi Magazine), quello di rendere protagoniste università e scuole, che in questo particolare momento di pandemia stanno facendo tutto il possibile per affrontare le difficoltà del caso, cercando di sopperire alle mancanze dovute al distanziamento. È stata un’opportunità per interrogarsi circa la struttura della scuola in cambiamento, per entrare nel vivo della politica in ambito formativo e sapere cosa si fa e cosa si potrà fare per migliorare nei prossimi anni, a partire da adesso.
A tal proposito, dopo i saluti in apertura del presidente di SES Lino Morgante e della dirigente scolastica del Liceo Maurolico Giovanna De Francesco, il confronto diretto degli studenti con il sottosegretario Barbara Floridia ha rappresentato una vera e propria testimonianza di politica attiva, di una voce straordinaria del nostro territorio meridionale.


Nata a Messina il 5 febbraio 1977, Floridia ricopre dal 1° marzo 2021 la carica di sottosegretario di Stato al Ministero dell’istruzione nel governo Draghi ed è vicepresidente del gruppo M5S dal 31 ottobre 2019. Durante l’incontro è stato sottolineato il rapporto affettivo che il sottosegretario possiede con il Liceo Classico F. Maurolico di Messina, presso il quale si è diplomata e collaboratore dell’evento di oggi.

Barbara Floridia, sottosegretario all’istruzione. Fonte: Orizzonte Scuola.

Universome ha colto l’occasione per rivolgere all’ospite qualche domanda sul mondo dei giovani italiani in relazione con le scelte di natura politica, che pone sfide e problemi di lunga data e – in particolare – la condizione dei giovani al sud all’interno di un quadro sociale ed economico spesso drammatico.

La riflessione di UniVersoMe nasce dalla generale sfiducia tra i giovani italiani nei confronti del proprio Paese che troppo spesso si concretizza nella cosiddetta “fuga di cervelli”.

A questo si aggiungono dati preoccupanti per il Sud Italia sull’abbandono scolastico, che – secondo uno studio pubblicato da Il sole 24 ore – si attesta al 20% rispetto ad una media nazionale del 13,5%. La disoccupazione invece raggiunge una percentuale del 35,3% rispetto ad una media italiana del 21,7%.

Su tale tema, il sottosegretario ha esaltato i concetti di responsabilità sociale e politica:

“La responsabilità è tanta ed è di chi ci ha amministrato e di chi vi sta amministrando, quindi mi assumo anche io la responsabilità. Non mi deresponsabilizzo ma dobbiamo anche fare i conti con un passato difficile che evidentemente ci ha portato a questa situazione. Del resto, non avrei fatto politica se il mondo fosse stato perfetto e avessi vissuto in un contesto felice e prezioso”.

In virtù delle origini meridionali ammette di essere consapevole, a maggior ragione, del carico che l’impegno richiede nei confronti di giovani studenti che, come lei, sono andati via dalla propria terra o quelli che vivono quotidianamente la preoccupazione per un futuro incerto nella città che ha dato loro i natali.

A tal proposito annuncia un piano nazionale dal nome:

Resilienza e Resistenza” (PNRR), che prevede “risorse cospicue dell’Unione Europea in grado di agevolare il percorso dei giovani che vogliono trovare soddisfazione formativa e lavorativa. Stiamo mettendo i soldi poi anche per implementare il tempo pieno al Sud, che aiuta tanto nel rimediare all’abbandono scolastico quanto ad aiutare le giovani donne a poter lavorare, cosa che c’è nei paesi del Nord e che noi non abbiamo” continua poi “abbiamo previsto poi tante agevolazioni fiscali affinché le aziende possano avere interesse ad assumere persone che siano giovani e del sud, quindi con caratteristiche specifiche, senza tuttavia focalizzare un finanziamento verso una categoria o un’azione.”

Fondamentale, aggiunge, è l’avvicinamento dei giovani a nuovi lavori che la tecnologia impone ai giorni nostri:

“I soldi per la formazione sono destinati a coloro che dovranno formarvi in virtù di nuovi lavori di cui si conosce ancora poco. Vi sono mestieri che esistono ma che non hanno utenza perché o non è pronta o non è formata, e questo perché tendiamo a fare i lavori dei nostri genitori, ma ve ne sono innumerevoli all’insegna dell’innovazione”.

In seguito, il sottosegretario ha sottolineato l’ importanza di due infrastrutture base: quelle di strade e autostrade e le infrastrutture digitali. Sono proprio quest’ultime, infatti, a garantire un internet libero e gratuito per sviluppare e agevolare la formazione di nuovi mestieri, figli di una modernità che i giovani – in quanto neo-digitali – captano forse ancor prima degli adulti.

Per questo ha raccomandato:

Guardate oltre, che spesso voi vedete prima di noi

Il confronto con gli studenti di superiori e medie


Ad arricchire il dibattito anche gli interventi degli studenti di scuole medie e superiori della provincia di Messina e di varie città della Calabria che, fin dalla prima domanda, hanno mostrato vivo interesse per tematiche estremamente attuali.
Per iniziare tuttavia, non si sono fatte attendere curiosità che riguardavano anche il percorso personale e formativo che ha portato la sottosegretaria Floridia a raggiungere un’importante carica politica, partendo da un piccolo comune di Messina, Venetico.

Tenacia, studio e libertà sono le parole chiave della risposta, che continua così:

“Non mollare di fronte alla difficoltà, non accontentarsi mai senza essere saccente e infine la libertà di non dover dire grazie a nessuno, questi sono le componenti essenziali per arrivare sereni ovunque”.

La parola passa poi al Rappresentante della Consulta studentesca calabrese che pone un interrogativo sul futuro della scuola, quasi interamente vissuta durante la pandemia in DAD. Sul timore che quest’ultima possa essere uno strumento sostitutivo alle lezioni frontali, il sottosegretario assicura sui fondi stanziati affinché il tempo perduto per le ore scolastiche siano recuperate, ma spiega come da questa esperienza “debba essere ricavata una preziosa formazione”.
Sono parole di incoraggiamento che, insieme all’impegno sulla presenza di supporti psicologici adeguati all’interno delle scuole, sembrano risuonare parole ricche di significato per i giovani particolarmente colpiti dalla pandemia.

Un estratto dal webinar disponibile sul canale Youtube di Gazzetta del Sud al link: https://www.youtube.com/watch?v=pp_bsI6F8kI

Gli stessi che, pur da diverse zone e istituti, hanno espresso unitamente il desiderio di maggiore attenzione all’istituzione scolastica: dal problema dell’aziendalismo applicato come unico modello, le classi “pollaio” composte da un numero considerevole di alunni, fino all’avvicendamento annuale di insegnanti e la scarsa innovazione tecnologica.

Tutti problemi a cui Floridia risponde concretamente, con risorse stanziate appositamente e promesse di cambiamenti in sinergia con governo e cittadini.

“Vorrei diventare un riferimento istituzionale per studenti e studentesse. Avete un sottosegretario a vostra disposizione. Spesso si parla di giovani ma si parla sempre poco con i giovani” concludendo “Tutto è interconnesso. Servono i gesti quotidiani e continui per risolvere i grandi problemi. Noi ci facciamo carico come istituzioni, ma è fondamentale partire dalla quotidianità”.

Alessia Vaccarella 

Gaia Cautela

I parlamentari d’Italia eletti a Messina: Giuseppe Natoli e le prime elezioni del Regno

Il 18 febbraio, con il voto di fiducia della Camera al nuovo governo guidato da Mario Draghi, si è conclusa definitivamente la crisi di governo, dovuta de facto alle dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e, dunque, al ritiro del sostegno del partito di cui fanno parte (Italia Viva) al governo Conte II.

Dopo un mese di discussioni aspre, parte della cittadinanza non ha compreso i motivi e l’opportunità di una crisi in un periodo delicato per il nostro Paese. Gli eventi di quest’ultima fase hanno alimentato il processo di disaffezione alla politica, uno dei principali sintomi di una democrazia in crisi.

Mossi da questa premessa abbiamo deciso di intraprendere un percorso lungo la storia dell’Italia unita, per far riemergere il contributo politico dei parlamentari eletti – o comunque legati – a Messina e dimostrare che il mondo della politica – in perenne evoluzione – non è un altrove lontano, ma è parte dalla vita di ciascuno di noi.

Giuseppe Conte (a sinistra) e Mario Draghi (a destra) durante la la cosidetta Cerimonia della Campanella – Fonte: lastampa.it

Il contesto storico e la normativa elettorale

Il nostro viaggio inizia all’alba del 1861, quando nel nostro Paese si svolsero le elezioni della VIII legislatura della Camera dei deputati – unico organo elettivo del Parlamento – del Regno di Sardegna, che, a seguito della proclamazione dello nuovo Stato unificato – meno di due mesi dopo -, possono considerarsi le prime elezioni del Regno d’Italia.

La legge elettorale, naturalmente, era completamente differente da quella tutt’oggi vigente. Il particolare più evidente è legato all’ampiezza dell’elettorato attivo (gli aventi diritto al voto), decisamente ridotta in confronto a quella attuale.

La normativa elettorale prevedeva – in generale – il diritto di voti per i soli uomini, di età superiore ai 25 anni, alfabetizzati e con la possibilità di pagare annualmente almeno 40 lire di tasse.

Inoltre era prevista la suddivisione del territorio in collegi uninominali (è eletto un solo candidato) e su un sistema – di conversione dei voti in seggi – interamente maggioritario (è eletto il candidato che riceve più voti) a doppio turno (con eventuale ballottaggio).

In un contesto del genere, i protagonisti della competizione elettorale erano i singoli candidati, i cosiddetti notabili, personalità di prestigio nel proprio territorio.

Il primo Parlamento del Regno d’Italia, Palazzo Carignano, Torino – Fonte: lagazzettatorinese.it

Le elezioni a Messina

L’intera penisola, ancora priva dei territori del Veneto e di quelli annessi allo Stato Pontificio, era divisa in 443 collegi.

La provincia di Messina, istituita dopo l’annessione della Sicilia, era divisa in 8 collegi: cinque nella zona tirrenica (Mistretta, Naso, Patti, Castroreale e Milazzo), uno nella zona ionica (Francavilla di Sicilia) e due nella città di Messina (Messina 1 e Messina 2).

Le prime elezioni del Regno si svolsero il 27 gennaio 1861, con un’affluenza totale di circa il 57% dell’elettorato. Nella città di Messina gli aventi diritto erano in totale 2057 e l’affluenza media tra i due collegi cittadini fu del 70%.

In entrambi i collegi della città dello Stretto si sfidarono due candidati. Ad avere la meglio furono due personalità di spicco del panorama politico messinese: Giuseppe La Farina (1815-1863) e Giuseppe Natoli Gongora di Scaliti (1815-1867).

Ritratto di Giuseppe Natoli – Fonte: latuanotizia.it

Il primo deputato di Messina: Giuseppe Natoli Gongora

Messinese di nascita, Giuseppe Natoli apparteneva a una famiglia nobile, protagonista da tempo nel governo della città. Dopo aver studiato all’Accademia Carolina di Messina, si laureò presso l’Università di Palermo in diritto. Oltre a dedicarsi all’attività forense, grazie alla sua spiccata capacità oratoria, ottenne la cattedra di codice civile e procedura, presso l’Università di Messina.

Sin da giovane frequentò la vivace rete cittadina di circoli, gruppi massonici e accademie, permeata di ideali liberali.

Nel 1848 fu uno dei protagonisti della costituzione del Regno di Sicilia; nel biennio rivoluzionario divenne deputato alla Camera dei Comuni ed ebbe spesso incarichi diplomatici. In seguito alla controrivoluzione borbonica e alla capitolazione della città di Messina, abbandonò l’Isola e si rifugiò in Piemonte.

Durante gli anni dell’esilio si legò sempre più al concittadino La Farina e si avvicinò a Cavour (1810-1861).

In seguito alla conquista della Sicilia da parte di Garibaldi (1807-1882), Natoli, con l’avallo di Cavour, ricoprì l’incarico di ministro dell’Agricoltura e commerci– con l’interim degli Affari esteri – nel governo dittatoriale, fino alle dimissioni in dissenso con l’espulsione dalla Sicilia di La Farina.

A dicembre divenne governatore di Messina, nel delicato periodo della transizione statale.

Camillo Benso di Cavour (in alto) e Giuseppe Garibaldi (in basso) – Fonte: wikipedia.org

Una volta eletto al Parlamento di Torino, prese parte al primo governo del Regno d’Italia, guidato da Cavour, come ministro dell’Agricoltura, industria e commercio.

Come deputato ha rappresentato le istanze più impellenti della città dello Stretto, ossia la smilitarizzazione dei forti e il porto franco.

 

Le elezioni suppletive

Sia La Farina che Natoli non conclusero il loro mandato alla Camera. La Farina morì nel settembre 1863, mentre Natoli fu nominato senatore del Regno nell’agosto 1861.

In entrambi i collegi cittadini – in momenti diversi-  si tennero, dunque, le elezioni suppletive. In particolare, nel collegio di Messina 2 fu eletto un deputato destinato a ricoprire la carica di parlamentare per altre cinque legislature. Stiamo parlando di Giorgio Tamajo (1917-1897), più volte prefetto in diverse città e celebre esponente della massoneria.

Giorgio Tamajo – Fonte: agrigentoierieoggi.it

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

treccani.it/natoli

storia.camera.it/deputato/giorgio-tamajo

http://dati.camera.it/apps/elezioni/

storia.camera.it/legislature/sistema-maggioritario-uninominale-doppio-turno

 

Immagine in evidenza:

Il primo Parlamento del Regno d’Italia – Fonte: piemontetopnews.it

Oggi presentata la bozza del dpcm di Draghi: verso nuove restrizioni a Pasqua. Ecco quali

19.886 casi, 308 morti, un tasso di positività del 4,8% sono i dati registrati nell’ultimo bollettino del Coronavirus che non possono essere ignorati. «Non possiamo allentare le misure, non ci sono le condizioni epidemiologiche» afferma Speranza. Parole che sembrano preparare gli italiani a nuove restrizioni che, per il secondo anno di fila, li costringeranno a trascorrere Pasqua e Pasquetta in casa. Proprio oggi il Premier Draghi presenterà il dpcm anti-covidil primo per il nuovo leader insidiato a Palazzo Chigi- in vigore fino dal 6 marzo fino al 6 aprile.

Fonte: VelvetMag. Oggi la bozza del primo dpcm anti-covid del governo Draghi che prevede nuove restrizioni fino alle festività.

Il dialogo con le Regioni

Ai governatori di ciascuna regione sarà consegnata la bozza del provvedimento in queste ore, la cui approvazione è prevista tra venerdì 26 febbraio e il week end. Nell’incontro di ieri la ministra degli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini (FI) ha annunciato:

«Per l’esecutivo Draghi è fondamentale il confronto costante con le Regioni e anticipare le decisioni, in modo da lasciare ai cittadini il tempo necessario per poter organizzare la propria vita. State certamente notando un cambio di metodo. Ci siamo visti domenica e ci stiamo rivedendo oggi. Gli incontri saranno sempre più frequenti e costanti».

Il confronto diretto con le Regioni e la comunicazione con largo anticipo delle misure adottate dal governo, come già preannunciato da Draghi in Parlamento, è il cambio di rotta fondamentale che segna una certa discontinuità rispetto all’esecutivo di Conte. Fedeli a questa linea, durante la riunione di ieri, presente anche il Ministro della Salute Roberto Speranza, che potrebbe cambiare il colore di alcune regioni: da giallo ad arancione, da arancione a rosso. A preoccupare è infatti la curvatura dei contagi che fa aumentare le probabilità di una Terza Ondata, con un innalzamento dell’indice Rt al di sopra dell’1% secondo il fisico dell’Università di Trento Roberto Battiston. Rassicura però la Gelmini: «Il sistema a fasce verrà mantenuto. Finora è stato scongiurato un lockdown generalizzato e questo deve essere l’obiettivo principale anche per le prossime settimane e per i prossimi mesi».

Fonte: ANSA. La ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini. Roma, 25 Febbraio 2021.

Cosa prevede il nuovo dpcm

Infatti, per allontanare il rischio di una possibile chiusura totale, il nuovo dpcm di Draghi non conterrà alcuna riapertura, ad eccezione per un barlume di speranza dato al settore della cultura. Intanto, è possibile riassumere schematicamente alcuni provvedimenti in vigore fino a Pasqua.

  • Spostamenti tra regioni. Lo stop agli spostamenti tra regioni (consentiti solo per rientro nella propria residenza, motivati da esigenze lavorative, ragioni di salute o di necessità) è valido fino al 27 marzo, ma numerose sono le ipotesi che farebbero pensare a un prolungamento. Sempre all’interno dei confini regionali, in zona gialla è possibile andare in abitazioni private, una sola volta al giorno e compreso in un orario tra le 5 e le 22, in presenza di due persone più i figli minori di 14 anni.
  • Seconde case. Anche in zona rossa sarà possibile raggiungere le seconde case, ma solo per il nucleo familiare.
  • Attività commerciali. Saracinesche abbassate per i negozi in zona rossa, dove sono garantiti esclusivamente gli esercizi commerciali essenziali come farmacie, alimentari e ferramenta. In zona gialla e arancione tutti i negozi sono aperti, ma nel fine settimana vietato l’ingresso a centri commerciali.
  • Attività sportive. Sul fronte delle attività sportive continuano a rimanere sigillate palestre e piscine. Bici, corsa e attività individuali come la camminata all’aperto sono invece permessi. È attesa una decisione riguardo la possibilità di concedere il via libera a lezioni individuali o su prenotazione.
  • Ristorazione. Niente apertura in orario serale per i ristoranti, ma consentito fino alle 22 l’asporto. Asporto e domicilio sono consentiti anche in zona arancione e rossa. Bocciata l’ipotesi della Lega e di Fratelli d’Italia di ristoranti aperti nelle regioni di fascia gialla: oltre le 18 consentita l’attività solo a mense, ristoranti negli alberghi e autogrill.

Il settore culturale

Per quanto riguarda il cinema, si lavora a un protocollo molto rigido che prevede una riapertura in sicurezza entro aprile: uso delle mascherine, distanziamento in sala, misurazione della temperatura, biglietti acquistati online per evitare assembramenti alla cassa e sale sanificate. Altra prerogativa è tenere aperti i musei e le aree archeologiche anche il sabato e la domenica, che al momento sono aperti solo nei giorni infrasettimanali in zona gialla.

«Il ministro Franceschini – continua la Gelmini – ha avviato un confronto con il Cts per far in modo che, superato il mese di marzo, si possano immaginare riaperture con misure di sicurezza adeguate. E’ un percorso, non è un risultato ancora acquisito. Ma è un segnale che va nella giusta direzione».

La scuola: apertura o chiusura?

Le scuole costituiscono anche per il governo Draghi un argomento assai problematico. Molte regioni chiedono di chiudere gli istituti scolastici di ogni grado e ordine per evitare il contagio dalle varianti, ma l’esecutivo assume un atteggiamento attendista. Per la Gelmini, chiedere l’apertura di alcune attività economiche e la chiusura delle scuole non è altro che una contraddizione. Numerose le perplessità dei governatori, tra cui Emiliano, che propone un piano vaccinale più efficace e veloce che possa mettere in sicurezza il rientro nelle aule. Nel frattempo, continua l’alternanza tra didattica a distanza tra il 50% e il 75%

Per Zaia, governatore del Veneto, il parere del Cts è di primaria rilevanza:

«Ho chiesto formalmente che il Cts si esprima ufficialmente rispetto all’apertura delle scuole la scuola, è una realtà sacra. Quando decisi la chiusura parlai chiaramente di una ‘sconfitta’ ma, se la guardiamo dal lato epidemiologico, il Cts ci deve dire perché altre forme di aggregazione sono pericolose e la scuola no. Perché noi non siamo in grado di esprimere una valutazione scientifica».

Immediata la chiusura per le scuole invece nelle zone rosse (come Siena e Pistoia) e arancione scuro (come Bologna), che mirano a contenere i focolai causati dalle varianti del virus.

Alessia Vaccarella

Mandato esplorativo, termina oggi l’incarico di Fico. Il punto sulla situazione

(fonte: tg24.sky.it)

Oggi terminerà il mandato esplorativo del Presidente della Camera Roberto Fico che in giornata dovrà necessariamente riferire al Presidente della Repubblica i risultati ottenuti. Tuttavia, i tavoli di maggioranza non prospettano ancora un’intesa. Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali sembrano compatti per un Conte-ter, mentre Italia Viva continua a tenersi distante. Ed afferma: “Le idee vengono prima dei nomi“.

Il punto della situazione sul mandato

Il29 gennaio, al termine delle consultazioni, il Presidente Mattarella ha deciso di assegnare l’incarico di un mandato esplorativo al Presidente della Camera Fico, col compito di trovare gli esponenti per un nuovo governo. Le nuove consultazioni si sono concentrate sulla maggioranza preesistente, ossia quella che sosteneva il governo Conte-bis.

Le nuove consultazioni hanno avuto inizio il 30 gennaio e sono terminate il 31, non senza proteste: già da settimane l’opposizione – primi tra tutti Lega e Fratelli d’Italia – invoca le elezioni. Durante un’intervista a La Repubblica, Giorgia Meloni (FdI) ha affermato:

Questo Parlamento non ha i numeri per una soluzione efficace. Se si farà un governo, sarà perfino più debole di quelli passati. La scelta più responsabile è sciogliere le Camere e in tempi rapidi portare la Nazione al voto.

La democrazia non può essere sospesa da una pandemia“, ha inoltre sostenuto oggi il senatore Matteo Salvini (Lega) a Skytg24.

Ma oltre l’ostruzionismo dell’opposizione, anche Italia Viva sin dal primo giorno di consultazioni ha posto dei paletti: “Approfondimento sui contenuti e documento scritto sul programma“. Poi preme sul Mes e sul governo politico: “Meglio di quello istituzionale“.

Quale governo?

L’Italia ha già fatto esperienza di vari governi tecnici (basti pensare al governo Gentiloni), ma cosa sono i governi politici ed istituzionali?

  • Un governo politico rappresenta una maggioranza parlamentare, che è solitamente frutto di aggregazioni tra partiti più forti e forze politiche minori.
  • Un governo istituzionale è, invece, di durata limitata e si forma su decisione del Presidente della Repubblica, con a capo figure che rappresentano le istituzioni – come il Presidente della Camera o del Senato.

Il calendario delle consultazioni

Nonostante le difficoltà, le nuove consultazioni sono riuscite a svolgersi all’interno della Sala della Lupa di Montecitorio. Secondo il calendario divulgato anche dalla Camera dei Deputati, nei due giorni sono state consultate le forze politiche di maggioranza tra cui Pd, M5S, LeU, Italia Viva ed i gruppi parlamentari quali quello degli Europeisti (i cosiddetti “responsabili” a sostegno di Conte), le Autonomie ed il Gruppo Misto.

Al termine delle consultazioni, l’ 1 febbraio è stato istituito un tavolo per la stesura del contratto di governo.

I punti salienti delle contrattazioni

I temi cardine dell’accordo sono sicuramente economia e giustizia. Per quest’ultimo punto, si tratta soprattutto della riforma della prescrizione, ma ci sono tantissime riforme lasciate in sospeso a causa della crisi di governo.

Punti focali sono il Recovery Plan ed il Mes. Al tavolo tecnico si discute soprattutto dei 200 miliardi a fondo perduto del Recovery (in contemporanea con le Commissioni parlamentari), mentre Renzi ed Italia Viva insistono sull’utilizzo del Mes per la sanità.

Si tratta di un punto di particolare delicatezza, che potrebbe costare l’equilibrio della maggioranza e la formazione del governo Conte-ter.

In materia di lavoro, M5S spinge sul reddito di cittadinanza con salario minimo ed equo compenso (un contributo imposto per avere il diritto di effettuare la copia privata delle opere protette dal diritto d’autore). Su una diversa linea si trova invece l’opposizione di Fratelli d’Italia, che ribadisce la necessità di un’indennità parametrata sul modello della cassa integrazione e rivolta a chi avesse avuto un calo di fatturato del 50% rispetto allo stesso mese del 2019.

Altro tema importante è quello della legge elettorale ed il taglio dei parlamentari, voluto dal referendum di settembre 2020. Rimane poi la questione degli scambi d’incarichi e della divisione del potere, con una Maria Elena Boschi che twitta:

Anche oggi polemiche su di me. Italia Viva ha chiesto al Governo di prendere il Mes, non di prendere Meb. Come al solito i 5stelle non leggono fino in fondo. O non capiscono. Servono soldi per la sanità, non poltrone per noi.

Intanto per le forze di LeU  il voto si fa sempre più vicino:

Se nella giornata di oggi non si mette in condizione il Presidente Fico di andare al Quirinale a riferire che ci sono le condizioni per andare avanti a costituire un Governo fondato sulla maggioranza che sosteneva Conte, le elezioni anticipate si avvicinerebbero a grande velocità.

Il segretario della Lega Matteo Salvini, invece, sostiene che si raggiungerà un accordo, “Ma migliaia d’italiani avranno perso posti di lavoro e tempo“.

(fonte: tg24.sky.it)

I possibili scenari dopo la fine del mandato

Col termine del mandato esplorativo di Fico, si aprono possibili scenari per il futuro. Se si raggiungesse un accordo, sarebbe possibile un nuovo governo di Conte con la medesima maggioranza – ma probabilmente cambierebbero i ministri. In assenza di un accordo:

  • Potrebbe formarsi un governo politico con la medesima maggioranza ma con diverso premier;
  • Si potrebbe passare ad un governo istituzionale;
  • Governo tecnico capitanato da economisti e professori;
  • Infine, la possibilità di un governo di scopo di breve durata che svolga le funzioni dell’esecutivo fino a nuove elezioni.

Sebbene sia stata vagheggiata da molti la possibilità di un governo Draghi, ex presidente della BCE, la Presidenza della Repubblica ha smentito i contatti con quest’ultimo. A questo punto, non resta che aspettare gli esiti comunicati da Fico.

 

Valeria Bonaccorso

 

Alla (ri)scoperta delle scuole superiori di Messina: La Farina e Archimede

In attesa del rientro in classe degli studenti delle scuole superiori siciliane, previsto, salvo rinvii, per l’inizio della prossima settimana, torna il nostro spazio dedicato alle scuole messinesi. Come preannunciato, oggi è il turno degli altri due licei del centro: il Liceo Classico “G. La Farina” e il Liceo Scientifico “Archimede”.

 

Liceo Classico “G. La Farina”

Il Liceo Classico “G. La Farina”, oggi parte dell’I.I.S. “La Farina – Basile” in quanto accorpato al Liceo Artistico “E. Basile” – di cui tratteremo prossimamente -, avviò le attività didattiche nel 1932. L’edificio è situato in via della Munizione, il cui nome ricorda un teatro che, in precedenza, fu magazzino di armi e munizioni. Si dice che in questo teatro anche La Farina – tra i tanti – inscenò una sua opera; probabilmente questo è uno dei motivi per cui fu scelto come nome dell’istituto quello del patriota messinese.

L’edificio del Liceo Classico “Giuseppe La Farina” – Fonte: normanno.com

Giuseppe La Farina (1815 – 1863) nacque a Messina e si laureò in Giurisprudenza presso l’Università di Catania. In giovinezza fu anche redattore di alcuni giornali cittadini. La sua grande passione, però, fu la politica, per la quale, nel 1937, dovette lasciare la città dello Stretto, insieme alla moglie Luisa di Francia – zia di Sant’Annibale-, con l’accusa di aver partecipato a un movimento rivoluzionario.

Soggiornò nella città di Firenze, prima di rientrare nel 1848 in Sicilia in occasione dei moti per l’indipendenza del Regno di Sicilia. La Farina fu uno dei protagonisti del biennio rivoluzionario, ricoprendo la carica di deputato al Parlamento di Palermo e quella di ministro (prima della Pubblica Istruzione, poi dei lavori pubblici, dell’interno e della guerra).

Terminata l’esperienza rivoluzionaria, si trasferì prima in Francia e successivamente a Torino, dove fondò un’associazione patriottica: la Società nazionale italiana. A seguito della spedizione dei Mille (1860), il Presidente del Consiglio del Regno sabaudo Cavour lo inviò a Palermo quale rappresentante in Sicilia del Governo, anche se la sua permanenza sull’Isola durò poco, a causa dei contrasti con Garibaldi.

Monumento a Giuseppe La Farina in Piazza Solferino, Torino – Fonte: vivatorino.it

Nel 1861 fu eletto deputato della città di Messina nel primo Parlamento del Regno d’Italia – con sede a Torino – in cui ricoprì l’incarico di vicepresidente della Camera dei deputati. Due anni più tardi si spense nella città della Mole.

Nel 1872, in occasione dell’inaugurazione del Gran Camposanto, le sue ceneri furono trasportate nella città natale, ove tutt’ora giacciono nel famedio del cimitero.

Liceo Scientifico Statale “Archimede”

Poco distante dal centro storico, in prossimità dello svincolo autostradale Messina-Boccetta, è situato il Liceo Scientifico “Archimede”, fondato nel 1969. L’edificio principale è quello che ospitava il Convitto “Cappellini”, un ospizio di beneficienza istituito nell’Ottocento. L’istituto è intitolato al celebre scienziato Archimede, che, seppur non abbia avuto un legame diretto con la città di Messina, ha apportato un importante contributo all’evoluzione della scienza e della tecnica.

L’edificio del Liceo Scientifico “Archimede” – Fonte: elencoscuole.eu

Archimede (287 a.C. – 212 a.C.) nacque a Siracusa, la città siciliana più potente dell’epoca, alleata di Roma durante la Prima Guerra Punica. Molto probabilmente, durante gli anni della guerra, Archimede non ha vissuto in patria, poiché si stabilì, per motivi di studio, ad Alessandria d’Egitto, la capitale culturale dell’Ellenismo.

Rientrato in Sicilia, fu apprezzato dal re Gerone, soprattutto per due episodi leggendari. Si narra che Archimede riuscì a muovere una nave con il solo aiuto di un congegno meccanico – da qui la celebre frase “datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo!” – e smascherò un orefice che aveva ingannato il Re, realizzando una corona non totalmente d’oro. L’intuizione, secondo la leggenda, gli venne quando si immerse in una vasca e, esclamando “Eureka!”, si accorse che l’acqua fuoriuscita poteva essere uno strumento di misurazione del volume dei solidi.

Busto di Archimede – Fonte: libertasicilia.it

Lo scienziato siracusano, maestro della tecnica, inventò numerose macchine – come il planetario -, persino belliche. Archimede, infatti, dopo la morte di Gerone, diresse le operazioni militari, per difendere la sua città dall’assalto dei Romani. Nonostante le ingegnose invenzioni rallentarono l’avanzata romana, la città di Siracusa capitolò e, durante il saccheggio, Archimede perse la vita – per mano di un soldato che violò l’ordine di catturarlo vivo -, mentre era immerso nello studio di alcune figure geometriche.

I suoi numerosi studi, ripresi da matematici del Cinquecento e del Seicento, tra cui Francesco Maurolico, costituirono le basi per importanti evoluzioni della scienza matematica.

Alla prossima!

Concludiamo dandovi appuntamento al prossimo articolo, in cui conosceremo la storia e i personaggi degli altri celebri istituti del centro: l’Istituto Tecnico Economico “Jaci”, l’I.I.S. “Verona-Trento” e l’I.T.T.L. “Caio Duilio”.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

islafarinabasile.edu.it

liceoarchimedeme.it/

treccani.it/enciclopedia/archimede

tempostretto.it

Immagine in evidenza:

Archimede (fonte: le-citazioni.it) e Giuseppe La Farina (fonte: universome.eu)

Hammamet: quando Favino supera sé stesso

Un film su un politico che non è assolutamente politico. Pregi e difetti per la pellicola sugli ultimi anni di Craxi – Voto UVM: 3/5

Ci sono uomini che, nel bene o nel male, hanno fatto la storia del nostro Paese.

Chiunque ha diritto di dedicarli un libro, un quadro o un film. Fondamentale è però giudicare l’opera in sé e per sé, senza farsi condizionare da ciò che il protagonista ha fatto nel corso della sua vita.

In occasione dell’anniversario della morte di Bettino Craxi, recensiamo il film Hammamet (2020) di Gianni Amelio.

La locandina del film – Fonte: screenweek.it

Trama

La pellicola narra gli ultimi mesi di vita di Craxi. Il segretario del PSI (Partito socialista italiano) in seguito allo scandalo di Mani Pulite si è rifugiato con la famiglia in Tunisia, dove vive all’interno di una lussuosa villa sotto la protezione del dittatore Ben Ali.

L’ex presidente del consiglio conduce una vita normale: si preoccupa di badare al nipotino, riflette sul difficile rapporto che da sempre ha avuto con il figlio e fa trascrivere le sue memorie. Nonostante l’età che avanza ed una forma grave di diabete, continua a seguire con molta attenzione tutto ciò che accade in Italia.

Una notte un ragazzo si introduce furtivamente nella villa, ma viene tempestivamente catturato. Craxi riconosce che costui era Fausto, il figlio di Vincenzo Sartori (uno sei suoi uomini più fidati ai tempi della politica e morto in seguito a tangentopoli). Tra i due si instaura un profondo legame: infatti, trascorrono gran parte delle giornate a fare delle passeggiate per le strade tunisine, durante le quali il ragazzo filma Craxi mentre racconta aneddoti ed esprime i suoi pensieri.

La volontà reale di Fausto è però quella di uccidere Craxi: infatti, compra una pistola che nasconde nel proprio zaino.

Craxi (Pierfrancesco Favino) e Fausto (Luca Filippi) in una scena del film – Fonte: panorama.it

Un giorno Bettino gli rivela di essere sempre stato a conoscenza dell’arma e gli propone un patto: se lo avesse lasciato in vita, lui gli avrebbe comunicato informazioni talmente importanti da poter far venir meno l’assetto politico del Paese. Fausto accetta e dopo averlo ripreso per un’ultima volta sparisce.

In seguito l’ex Presidente riceverà altre due visite: quella di un ex amante e quella di uno dei suoi più grandi rivali politici, mentre il diabete  nel frattempo si è aggravato e la sua salute viene ulteriormente ostacolata dalla comparsa di un tumore ad un rene. Difficilmente operabile in Tunisia, la famiglia decide di tornare in Italia nonostante il forte rischio di essere scoperti e quindi di far arrestare Bettino.

Tuttavia al momento di prende l’aereo Craxi ci ripensa e si fa operare in Africa. Pochi giorni dopo l’operazione viene colto da un infarto che si rivelerà fatale.

Il film si chiude con Anita (la figlia di Craxi) che va a trovare Fausto in una clinica psichiatrica, il quale le consegnerà le registrazioni effettuate in Tunisia.

Regia

Qualsiasi critica socio-politica che si possa avanzare nei confronti di Hammamet, la lasciamo a chi non si occupa di cinema. Il regista ha scelto di raccontare la storia di Craxi da un punto di vista prettamente umano.

Il film si sofferma sugli aspetti della vita quotidiana di un uomo anziano, mostrando tutte le difficoltà causate dall’età che avanza e dal progredire della malattia.

Vengono messe a nudo tutte le paure ed i rimorsi dell’ex Presidente che, per quanto possa essere stato incredibilmente potente, è semplicemente un essere umano.

Pierfrancesco Favino ed il regista Gianni Amelio sul set – Fonte: ilriformista.it

Punto di forza della pellicola sono sicuramente le inquadrature scelte dal regista durante i dialoghi: il continuo alternarsi tra i primi piani rende partecipe lo spettatore alle acute ed articolate discussioni tra gli attori.

Tuttavia il film presenta dei momenti di vuoto puro che rallentano il racconto in maniera del tutto insensata e a tratti il film risulta essere profondamente noioso.

Favino

Ciò che rende Hammamet uno dei film italiani migliori del 2020 è obiettivamente la sontuosa interpretazione di Pierfrancesco Favino.

La voce è il primo elemento a rendere la prova d’attore encomiabile, anche se la prima cosa che effettivamente stupisce è la strabiliante somiglianza tra Favino e Craxi, ma di ciò se ne deve dare atto giustamente ai truccatori.

Pierfrancesco riesce a riprodurre fedelmente ogni singola lettera esattamente come veniva pronunciata dal Presidente, riproponendone anche l’autorità e la dialettica – caratteristiche che contraddistinguevano Craxi nei suoi interventi – in modo impeccabile.

Pierfrancesco Favino e Bettino Craxi – Fonte: faige.it

Da un punto di vista tecnico l’interprete è riuscito inoltre a rappresentare le movenze tipiche di un uomo anziano. Questi due elementi sono di per sé sufficienti a provare la realisticità dell’interpretazione.

Favino però va oltre questo concetto facendo uso dello strumento che più di tutti è capace di distinguere un fuoriclasse da un attore medio. Gli occhi di Pierfrancesco rispecchiano l’anima del personaggio e ci permettono di capire quanto sia stato elevato il suo livello di immedesimazione.

Favino non ci fa vedere un attore che interpreta Craxi, ma semplicemente, Craxi.

 

In conclusione, il film ha ricevuto critiche miste: come abbiamo potuto osservare anche noi, la pellicola presenta infatti pregi e difetti.

L’importante nel cinema, come in qualsiasi altra forma d’arte, è giudicare il prodotto per come è fatto (oggettivamente) e per quello che suscita in noi (soggettivamente). Politicamente? In separata sede.

Vincenzo Barbera

 

 

Bombe carta e petardi in Val di Susa: attivisti NoTav attaccano la polizia

Nella giornata di ieri mattina un gruppo di 250 attivisti No Tav ha lanciato l’offensiva. Secondo le fonti investigative, gli attivisti si sono separati in diversi gruppi per raggiungere il cantiere della Torino-Lione di Chiomonte. Qui, tra i boschi della Clarea, si sono preparati per il loro attacco. Bombe carta e petardi sono state lanciati contro i reparti mobili delle forze dell’ordine. In risposta sono stati lanciati gas lacrimogeni.

ora e sempre no tav
(Fonte: notav.info)

L’obiettivo della folla: superare gli schieramenti dei carabinieri e della polizia per raggiungere i cantieri.

I No Tav

Nella giornata di ieri sono intervenuti anche i leader storici del movimento NoTav come Alberto Perino e Nicoletta Dosio. L’appuntamento al campo sportivo di Giaglione, in Val di Susa, è stato convocato dopo la ripresa dei lavori di allargamento del cantiere di Chiomonte.

Manifestanti No Tav in Val di Susa
Manifestanti No Tav in Val di Susa (Fonte: legambiente.it)

Una manifestazione contro i lavori di devastazione della Val Clarea e contro la militarizzazione del territorio.

Questo è quanto affermano ad alta voce i No Tav che da anni criticano la realizzazione di infrastrutture per l’alta velocità ferroviaria. Il motivo? Il costo proibitivo e soprattutto l’impatto ambientale.

Il gruppo ha lanciato bombe carta e petardi contro i reparti mobili delle forze dell’ordine, al cancello del sentiero “Gallo-Romano” che sbarra l’accesso all’area di cantiere di Chiomonte, allargato nei giorni scorsi per i lavori della nuova Torino-Lione.

Ci sono stati due feriti tra le forze dell’ordine che hanno risposto con lanci di lacrimogeni. Al momento, non è stata data notizia di fermi.

La Tav avanza verso Torino

Il 26 agosto scorso è stato approvato il progetto preliminare dei lavori intorno alla Torino-Lione.

Nella lista dei lavori già assegnati ci sono:

  1. Le cavità di interscambio a Chiomonte (40 milioni)
  2. I monitoraggi ambientali dei cantieri italiani (16,3 milioni)
  3. La direzione lavori per la valorizzazione dei materiali di scavo (8,5 milioni)
  4. Il coordinamento delle attività per la sicurezza degli addetti sui cantieri in fase di progettazione (7,8 milioni)
  5. E 5,4 milioni impegnati per la protezione dei cantieri italiani

Sono 35 le imprese impiegate con quasi 700 addetti perlopiù sul versante francese, mentre, sono 6 le imprese messe in moto a Chiomonte con, attualmente, una quarantina di addetti impiegati.

Come previsto dalla variante approvata dal Cipe nel 2018, sarà il cantiere della Maddalena a ospitare la principale area di lavori per lo scavo del tunnel di base in territorio italiano, opera che vale 8,6 miliardi nel suo complesso.

Secondo quanto stabilito dall’accordo –Grant Agreement– sottoscritto con Francia e Unione Europea, a inizio 2021 si dovrebbe tornare a scavare in Val di Susa per realizzare le nicchie di interscambio all’interno dell’attuale galleria geognostica.

I Si TAV

E se da una parte l’azione dei contestatori si fa strada con la mobilitazione e con risvolti violenti, non mancano le manifestazioni a favore della grande opera.

Torino sarà bellissima e ci sarà lavoro e speranza per tutti. Altrimenti sarà bellissima solo per quella parte di città che sta bene.

Questo è quello che afferma Mino Giachino, leader e fondatore dei Si TAV Si, riunitisi ieri mattina in piazza Castello a Torino.

Manifestanti Si Tav a Torino
Manifestanti Si Tav a Torino (Fonte: torino.repubblica.it)

Per coloro che sostengono il cantiere del futuro, la Tav ci metterà in rete con il mercato mondiale e con l’economia globale. Continua Giachino: “Dire no alla Tav, vuol dire negare lavoro e speranza di futuro”.

Ai giovani che vanno a protestare davanti al cantiere suggerisce di  far fronte comune e mettere insieme le loro energie per costruire il futuro.

Maria Cotugno