Buoni propositi per una relazione conclusa

– ascoltando Your Dog –

 

Cadrò nell’universo, chiuso tra le mie braccia

 

In equilibrio su una corda tentennavo

ti ho chiesto l’armonia e l’hai pizzicata

sono caduto al buio della cassa risonante,

dall’interno ti sento solo suonare

e le tue corde sono le mie sbarre.

 

Ti parlerò in milioni di sogni

salendo scale, ma sono sempre ripetitivo,

d’altronde sono solo sette le note.

Starai sempre un gradino più alto

(era solo più comodo baciarmi).

 

Forse tutta questa musica non c’era

forse il tuo cane mi ha sempre abbaiato

forse devo solo dormire per incontrarti

se mi manchi la notte

 

Sempre più lontani in spazio e tempo

anche dei sogni resta solo un ricordo.

Solo solo sto, sempre con più persone

riscopro quelle vicine eppure

 

ho inciso nei polsi le nostre iniziali

cerco solo altre e che coincidano

 

(solo)

Ma quanto lo dico?

Senza di te?

 

Pessimi propositi

terribili, 2025

 

 

Alessio Perdichizzi

La caduta di un angelo

Ali bianche stanche
sorvolavano la costa,
danzavano le piume
nelle pressioni
con respiri pieni d’aria azzurra e grigia.

Ali sporche spennate
coprono i raggi di luce
creano buio da contenere
in quella bella forma.

Ali dorate,
ancora più leggiadre,
voleranno più vicine al sole
più lontane ai nostri occhi.

Un angelo vestito di luce
precipitò vicino a quel cielo
schiavo di più di venti correnti,
vide il mare.

Ora si rialza con il corpo cosparso di tagli,
con le ali coperte di sabbia
(aveva visto il mare!)
sommerso dal peso dell’aria.

Un giorno riprenderà il volo
con ali raggianti
farà concorrenza al Sole.

 

Alessio Perdichizzi

 

 

*Immagine in evidenza: illustrazione di Silvia Bruno

 

Vienna

Vienna

Ha il sapore di una favola innevata,

di quelle che ti raccontano al caldo

per strada

mille casette natalizie ravvivano i colori del cielo

che si oscura presto

mentre cala il gelo

Vienna è una favola d’incanto,

di quelle con protagonista una principessa regale

che ti immagini a danzare nel salone degli specchi

di una residenza imperiale

Vienna è una favola ghiacciata,

Ti gela il naso e ti spinge a tirare

fuori le mani dai guanti per mangiare

ma poi ti avvolge nel calore di una cattedrale

e la musica che senti è reale

è un organo a suonare

te ne accorgi alla fine

andando via da Vienna

che maestosa per lei è parola misera da offrire

 

Alessandra Cutrupia

 

 

Dismorfia

Addormenta il riflesso
Circe sconsolata.
Racconta il silenzio,
la sera inturgidita
e la foce del fiume,
il conseguente annegamento.

E aspetto la marcia di Ofelia,
ma serbo, nella croce del petto,
uno stagno di mercurio.

Nella mia stanza,
fuggo la traiettoria delle pupille
tra due ante d’armadio.
Quando infine inchiodo le palpebre,
seppellisco ogni tellurico ologramma

ma tutta la notte
trasudo veleno
strozzata
da lenzuola di lino.

Bruciato il capo
dai primi barlumi,
lo specchio non sa il mio nome.

 

Chiara Tringali

 

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

La città sull’acqua

Era la città sul mare,

non aveva un nome

se non quello della nave

 

Era di strade galleggianti fatta

si ballava, si beveva e si mangiava

ondeggiando sulla marea più alta

 

Era la città sull’acqua,

non esisteva nulla intorno

nemmeno un’isola di terra astratta

 

Era piccola in confronto a qualunque ammiraglia

tredici piani all’interno tra la prua e la poppa,

gonfiava le sue vele immaginarie all’aria

e danzava sull’oceano di tappa in tappa

 

Una sinfonia sciabordante di schiuma

lascia una scia che si vede dall’alto

mille e una notte trascorrei dondolando

su una città che di sale profuma

 

Alessandra Cutrupia

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Scolopendra

Dicembre
e illuminavi
i viali di
stinti ricordi
ognuno
del secondo precedente

Ho provato
a incollarli
con il biadesivo
a inalare
il liquido di sviluppo
a cercarti
nei più cremisi angoli
della camera oscura
Volevo leggere le pellicole
come foglie di tè
per far finta di conoscerti
per nome

Il passato
è una catena arrugginita
ancorata
alla mia carotide
e il tuo
è un tiro alla fune
unilaterale

Chiara Tringali

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

A volte

A volte è meglio non pensare,
lasciar andare via i pensieri,
molto meglio ascoltare qualcuno
per andarsene dalla propria testa
ed entrare in un’altra.
A volte è meglio fregarsene,
essere troppo buono significa essere ingenuo,
anche se la bontà è rara e la possiede
solo chi ha troppa anima.
A volte meglio partire per dimenticare,
ma non viaggiare, partire di testa,
essere folle, strano, con l’anima in festa;
ricorda: “senza pensieri vivi di più.”
A volte meglio essere se stessi,
senza filtri né maschere,
con la sincerità dentro gli occhi
e i sogni dentro l’anima.
A volte meglio prendere la vita
con più leggerezza,
senza massi dentro al cuore,
per un cuore più pulito
e una testa meno pesante.
A volte meglio sognare,
cadere per poi rialzarsi
ed essere più forte,
perchè dai fallimenti nascono i sogni
e dai sogni nasce la felicità, che non è mai abbastanza…
A volte….

Miriana Postiglione

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Falene

-Se dovessi essere un animale, che animale saresti ?

– Mio nonno diceva sempre che noi siamo delle falene.

– Falene? Come mai?

– Perché le falene, quando tutto è buio, sono attirate verso l’unica fonte di luce che si fa strada nella notte. Il loro obiettivo è raggiungere quella luce, che sia una lanterna, una torcia, una candela o la luna . E quando questa luce si spegne, loro rimangano nel profondo dell’oscurità, sono disorientate, vanno a sbattere all’impazzata perché non hanno più il loro punto di riferimento, la luce che da un senso alla loro vita. E noi siamo così, siamo falene e facciamo degli altri e delle abitudini la nostra luce. Ma proprio come delle lanterne anche gli altri possono spegnersi e abbandonarci; come anche le abitudini possono cambiare e crollare. Facciamo della nostra fonte di luce una certezza, ma la verità è che non esiste niente di certo e proprio come la falena ci troviamo a brancolare nel buio, nella nostra oscurità, perché fino a quel momento eravamo convinti che quella persona o quella cosa fosse la nostra luce, senza accorgerci che la nostra luce siamo noi. Siamo noi soltanto .

Carla Mascianà

Per quando torneremo: letteratura e solidarietà contro il Coronavirus

Può l’arte – e in particolar modo la letteratura – lanciare un messaggio di speranza in un periodo buio come questo?

Può trasmettere quel senso di coesione necessario in momenti di crisi, nei quali è facile lasciarsi andare alla caccia al capro espiatorio per reagire al senso di impotenza che ci accomuna?

Tra social challenge, catene di solidarietà via whatsapp, conversazioni su Skype e flash mob musicali capaci di far rivivere il deserto delle strade post-quarantena, l’essere umano, anche ai tempi del Covid- 19, ha dimostrato di non riuscire a mettere da parte un bisogno fondamentale: quello di esprimersi e comunicare!

Italia popolo di grandi tradizioni, Italia popolo di santi e navigatori, ma soprattutto Italia popolo di artisti e di poeti.

Quindi quale mezzo migliore della letteratura per comunicare oltre i muri delle nostre case dentro cui siamo trincerati da giorni?

È in questo spirito che si inserisce l’iniziativa lanciata da IL CLEB, book club molto dinamico nato a Prato nel 2019, grazie a Sara Ruperto e Arzachena Leporatti, con “l’intento di promuovere la scrittura femminile contemporanea“, rivolgendosi però a un pubblico che non sia solo di donne, in contrasto con il tipico pregiudizio “se lo scrive una donna lo legge solo una donna”.

In questa particolare situazione d’emergenza, IL CLEB ha postato sui social un’open call rivolta a scrittori famosi e non, uomini e donne, del Sud e del Nord, per realizzare un ambizioso progetto: Per quando torneremo, e-book scaricabile dal portale web.

 

“Per quando torneremo”, copertina dell’e-book.                     Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

L’intento, ovviamente, è quello di rendersi utili in modo creativo, non fermando le menti e le penne, mantenere accesi gli animi di chi scrive e di chi legge in attesa di quando torneremo appunto a riappropriarci della nostra quotidianità.

A tutti noi è infatti la dedica ripetuta nella prima pagina dell’e-book!

La dedica sull’e-book – Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

Ma quella che può sembrare un’astratta iniziativa letteraria si traduce in aiuto concreto: il ricavato della vendita online degli e-book sarà interamente destinato agli ospedali impegnati nella lotta contro il Coronavirus.

In particolar modo, l’80% dei fondi andrà all’ospedale di Prato, mentre un altro 20% sarà devoluto ad altre strutture ospedaliere della Toscana e a vari istituti di ricerca che operano nel campo delle malattie infettive.

Per quanto torneremo è un’originale raccolta di poesie e racconti che affrontano i più svariati temi con diversi stili, in cui compaiono nomi già affermati nel campo dell’editoria nazionale accanto a giovani penne. Il tutto corredato dalle “illustrazioni cariche di colori, pop e ironiche” di Martina Filippella (sua è la copertina e la maggior parte delle raffigurazioni) e di Francesca Bonazzi.

Illustrazione di Martina Filippella
Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

Un progetto solidale realizzato nello spazio di pochi giorni proprio per rispondere all’emergenza Covid-19.

Un libro collettivo che mi rende orgogliosa di averne preso parte con tre poesie che tenevo nel cassetto da diverso tempo e, un po’ per timidezza, un po’ per pigrizia, non avevo ancora pubblicato.

“Estremista”, poesia di Angelica Rocca a p. 98 dell’e-book.
Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

Ma, quando la nostra società là fuori sembra sgretolarsi sotto il peso di un nemico invisibile, allora arriva il momento di esporsi, di chiedersi cosa ognuno di noi può fare con quel poco di talento e capacità che si trova a disposizione per dare concretamente una mano.

Arriva il momento in cui restare a casa ci fa sentire eroi, ma allo stesso tempo impotenti soldati in congedo. Scatta perciò il bisogno di farsi sentire, di non lasciare solo chi combatte in prima linea 24 ore su 24 in una corsia d’ospedale dentro tute asettiche che permettono a malapena di respirare.

Ma è ovvio che pochi di noi sanno infilare un ago nella carne, pochi di noi sanno somministrare farmaci, pochi di noi sanno ridare il respiro a un malato in rianimazione. L’unica arma che personalmente possiedo sono le parole e mi sembrava giusto adoperarle – soprattutto in questo caso – per uno scopo umanitario.

Perché in situazioni come queste non si può rimanere letterati d’élite dietro scrittoio e calamaio, non si ci si può rinchiudere nella rassicurante torre d’avorio della cultura e lasciare il mondo andare a rotoli.

“Estranei”, poesia di Lavinia Barletta a p.79 dell’e-book. Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

In barba perciò a chi dice che arte, poesia e letteratura sono inutili perdite di tempo. Per quando torneremo dimostra che ciò non è vero. Rispondo agli increduli con le parole del professor Keating ne L’attimo fuggente: «Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo!»

Angelica Rocca

Ringraziamenti

Ringrazio Lavinia Barletta, amica e poetessa che mi ha “girato la call” permettendomi di partecipare al progetto, ringrazio ancora una volta IL CLEB e in particolar modo Sara che gentilmente ha risposto su Instagram alle mie curiosità: sue sono le parole tra virgolette disseminate nell’articolo.

Qui il link al sito in cui troverete tutte le informazioni per scaricare l’e-book e donare:

https://perquandotorneremo.wixsite.com/home

Tempi brutti per la poesia – di ALTERA

Sabato 20 aprile 2019. Ore 18.00. Messina. Viale Giuseppe Garibaldi, 56. La Gilda dei Narratori. Reading poetico, con accompagnamento musicale, organizzato dal collettivo ALTERA.

Poesia: veicolo spontaneo di una comunicazione oggi più che mai desiderosa di espressione e di emozioni, di conoscenza e di parole. È un bisogno emotivo. Una necessità fisica. Anche quando fa male, la poesia serve, sì. Come uno spintone che nell’assenza di amore e contatto e abbracci, è pur sempre qualcosa. Nella poesia si trova senso e si riconoscono i propri simili, ci si sente vivi nelle parole di altri. È la ricerca della parola esatta. La prosa può anche essere approssimativa, ma la poesia no, deve trovare la parola esatta, per poter esprimere il sentimento più profondo e più giusto dell’uomo. È connaturata nell’uomo.

La poesia è “bastarda”, figlia di tante madri, diretta verso una sensibilità in cui è la parola in tutte le sue componenti – significato, lettere, fonetica, immagini, tipografia, senso – fa emozionare. La poesia, oggi relegata in un angolino per pochi volenterosi, ogni tanto riesce a fare capolino in iniziative come questa, trovando una nuova direzione che, mettendo nuova linfa nel vecchio tronco, la riporta in piazza, in strada, nei microfoni, in mezzo alle persone. Nella nostra epoca, più che mai, c’è la necessità di sdoganare di più le pagine poetiche, di fare in modo che facciano meno paura e più compagnia, che diventino di tutti.

Il programma dell’evento ha previsto l’essenziale partecipazione viva ed attiva di tutti i presenti soprattutto nel momento finale di libera lettura dei versi.

Gabriella Parasiliti Collazzo