Tramonto

Luccica il mare
e le sue onde
cullano le barche.
Esse si fanno guidare
dal soffio di vento
che le spinge
verso mete sconfinate.
Il cielo dorato
lascia esplodere
sfumature calde
e le nuvole si avvicinano
pronte ad abbracciarlo.
Guardo davanti a me
e lascio volare via
le mie emozioni,
come fanno i gabbiani
che sferzano l’aria
con le loro ali.
Assaporo il tepore
di quel timido paesaggio,
che come un sipario
si apre davanti al sole
che diventa protagonista.
Il tramonto e la sua magia
mi portano lontano
e sfiorano la mia mente
lasciandola abbandonare
ad uno spettacolo
che il cuore può cambiare.

Alda Sgroi

Niente pazzie d’amore

Un altro inverno sta arrivando
Un’altra estate è andata via
Sono finiti e amori e storie
Sono finite le poesie.

C’è chi ha sofferto per un volto
Chi esulta per un vecchio incontro
Qualcuno pensa ad una notte
Qualche altro balla tra la gente.

Mani si incrociano, graffiano e stringono
Corpi si sfiorano, toccano e uniscono
Volti si guardano, baciano e ridono
Cuori si scaldano tremano e pulsano.

Spesso mi chiedo che cosa si provi
Quando due anime vanno in simbiosi
E sulla pelle rimbalzano brividi
E nella mente si accendono folgori.

Questa bachata che non ho ballato
Un grande ponte che mai ho attraversato
Un canto frivolo pieno di vita
La gioventù che diventa infinita.

 

Giuseppe Libro Muscarà

 

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Natale Passato



Profumo di cannella,
calore che accarezza la pelle,
la tavola imbandita
ravvivata dalla famiglia unita.
Tutti la percepiscono,
quella magia di festa.
Così era la sera
di quel Natale passato,
di una bambina che ricorda
come l’atmosfera d’improvviso
quel giorno sia cambiata.
Sente qualcosa staccarsi da lei,
capisce che quel frammento
non tornerà il prossimo Natale.
Guarda verso la tavola
e si accorge che c’è un posto,
un posto che è occupato
dal ricordo di qualcuno
che ormai se n’è andato.
Osserva poi il cielo
e si accorge che una stella
cura la ferita più profonda
di quel Natale passato.

Alda Sgroi

La caduta di un angelo

Ali bianche stanche
sorvolavano la costa,
danzavano le piume
nelle pressioni
con respiri pieni d’aria azzurra e grigia.

Ali sporche spennate
coprono i raggi di luce
creano buio da contenere
in quella bella forma.

Ali dorate,
ancora più leggiadre,
voleranno più vicine al sole
più lontane ai nostri occhi.

Un angelo vestito di luce
precipitò vicino a quel cielo
schiavo di più di venti correnti,
vide il mare.

Ora si rialza con il corpo cosparso di tagli,
con le ali coperte di sabbia
(aveva visto il mare!)
sommerso dal peso dell’aria.

Un giorno riprenderà il volo
con ali raggianti
farà concorrenza al Sole.

 

Alessio Perdichizzi

 

 

*Immagine in evidenza: illustrazione di Silvia Bruno

 

Mia Cara Angelina

Tanina ha la demenza senile, ogni settimana vede la dottoressa e un giorno le racconta della sorella Angelina, ricordandola con queste parole:

Io sono sola
Mia sorella stava a Catania
Morse tempo fa
Bellissima mia sorella
Era più grande di me, ma quanto era bella
Sin da giovane
Sotto casa c’erano tanti corteggiatori
Che io non mi facevo mai vedere
Perché a veder me più piccola
Messa a confronto con mia sorella più grande
Mi vergognavo
Quando stava morendo mi ha chiamata
Mi ha detto ‘Tanina io ti sto aspettando’
Ma nessuno, nessuno che mi ha accompagnata
Io la volevo vedere,
È sempre la prima
quando dico le mie preghiere la notte. 
Mia cara Angelina dovevamo essere assieme adesso

 

Sofia Pugliatti

Dismorfia

Addormenta il riflesso
Circe sconsolata.
Racconta il silenzio,
la sera inturgidita
e la foce del fiume,
il conseguente annegamento.

E aspetto la marcia di Ofelia,
ma serbo, nella croce del petto,
uno stagno di mercurio.

Nella mia stanza,
fuggo la traiettoria delle pupille
tra due ante d’armadio.
Quando infine inchiodo le palpebre,
seppellisco ogni tellurico ologramma

ma tutta la notte
trasudo veleno
strozzata
da lenzuola di lino.

Bruciato il capo
dai primi barlumi,
lo specchio non sa il mio nome.

 

Chiara Tringali

 

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Gradatim

Mi domando a volte dove prendano forma le parole,
in un percorso da dentro a fuori, da fuori a dentro
spingono dalla nostra testa al foglio
o rimbalzano nei pensieri dalle pareti del mondo?
Non sono né giovane né vecchia,
né adulta né bambina,
della vita nelle mani ho talmente poco,
eppure non riesco ancora a superare lo scoglio delle emozioni.
Se fossi un’onda mi domanderei
se devo lasciarmi infrangere o devo cercare di tuffarmi oltre
e come un’onda continuo a fare sia l’uno che l’altro;
come una particella, secondo la fisica quantistica, sono sia l’uno che l’altro
dipende in quel momento dove guardo.
Ma oggi non ho occhi, ho solo orecchie,
e riesco a sentire solo il rumore dell’acqua
e della pietra che si scontrano,
sarà forse l’impatto il vero punto di repere.
Oggi voglio essere solo quello, per un giorno solo
e se dovrò stare in silenzio starò in silenzio,
e se dovrò stare ferma starò ferma,
e se potessi congelare la cucina,
il mal tempo e le stoviglie sparse in giro lo farei
e tornerei qui solo all’occorrenza,
per non dover versare parole da dentro a fuori
né ingoiarle da un bicchiere che ho già svuotato la notte prima,
ma per poterle solo leggere
in un momento del tempo che non è né atto né agente
ma solo fluido e discreto,
così discreto che potrebbe sembrare uno spiraglio di vento sopra la fiamma di una candela
che la fa dondolare senza mai spegnerla.
Non mi fraintendete, non voglio essere immobile
desidero solo muovermi più lenta degli altri.

 

                                                                                                                                                         

                                                                                                                                       Sofia Pugliatti                                           

Nostalgica Via

Cammino lungo la nostalgica via,
ascolto il rumore delle fronde
degli alberi ormai stanchi.
Odore di terra bagnata,
la pioggia l’ha accarezzata,
il vento quasi la bacia.
I colori sono cambiati,
il cielo diventa plumbeo,
la luce del sole si affievolisce.
Come muta la stagione,
mutano i sentimenti,
la frivolezza estiva
lascia spazio alla malinconia.
Continuo a passeggiare,
le foglie scricchiolano
quando i miei passi
le calpestano.
La nostalgica via
mi accompagna verso
una nuova stagione
e con lei nasceranno
nuovi orizzonti.

Alda Sgroi

Se vorrai

Se vuoi guardarmi negli occhi
Ci penseranno le stelle
E se vorrai il mio sorriso aspetta
Che la luna sorge presto

Un abbraccio si perde nei passi
Ma ricorda, hai il vento
E se mai soffrirai troppo il freddo
Hai mille raggi di sole

Se vorrai darmi la mano
Ci penserà a toccarti la pioggia
Se troppa, avrai un ombrello
Come fosse una mia giacca

-Sole

 

Poesia di Helios Gentile
Illustrazione di Marco Castiglia