Caro affitti. Il Ministero reagisce alle proteste: 660 milioni per gli alloggi universitari

Il problema del caro affitti in Italia ha quasi i caratteri di un’emergenza. Sarebbe sbagliato definirlo così per la sua prevedibilità e la sua stasi nel tempo, ma di un’emergenza presenta certamente l’inclinazione cronica. La corsa dell’inflazione e la crisi economica generale hanno stravolto i prezzi del mercato edilizio; a soffrirne sono più degli altri gli studenti fuori sede, che per abitare Roma, Milano o Bologna devono accettare spesso il peso del debito. 

Ma, voce più voce, gli universitari hanno fatto avanzare le proprie pretese, giungendo, qualche giorno fa, a uno scacco verso le istituzioni. La corale “protesta delle tende” ha funzionato! Il governo sbloccherà 660 milioni per gli alloggi accademici!

Caro affitti, la “protesta delle tende”

Riporta le informazioni Rainews24. La succitata “protesta delle tende” si è diffusa a partire dall’azione della studentessa Ilaria Lamera, del Politecnico di Milano, che pochi giorni fa aveva piantato una tenda davanti al suo ateneo per “accendere una luce sul problema del caro affitti”. Dopo di lei, infatti, altri “colleghi” da tutta Italia hanno portato ai fatti la loro ribellione. 

Vari gruppi studenteschi hanno innestato le proprie tende di fronte alle università di Torino, Firenze, Cagliari, Pavia e Roma, ripresentando fortemente le loro presunzioni. Leone Piva, coordinatore dell’associazione Sinistra Universitaria della Sapienza e organizzatore della mobilitazione romana, ha sostenuto:

I prezzi degli affitti sono diventati altissimi, a Roma non si scende sotto i 500 euro per una camera. Quella che stiamo vivendo è un’emergenza abitativa. Gli studenti chiedono un tavolo con gli atenei e la Regione per trovare una soluzione

Mentre Damiano, uno studente al primo anno di Lettere e Filosofia dello stesso ateneo, ha lamentato:

È un problema che vivo in prima persona. Faccio il pendolare, tutti i giorni ci metto 3 ore per andare a lezione e tornare a casa a Civitavecchia, dove vivo. Una casa non me la posso permettere.

Caro affitti
Sapienza Università di Roma. Fonte: Wikimedia Commons

Le risposte istituzionali al caro affitti: problema in via di risoluzione?

Riporta le informazioni SkyTg24. Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la presentazione di un emendamento per “confermare l’immediata operatività” delle misure “che destinano 660 milioni di euro all’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore”.

Una misura che il governo potrà adottare grazie ai fondi messi a disposizione dal PNRR. L’emendamento, difatti, prima di giungere a Palazzo Chigi è passato per un’interlocuzione nella Commissione europea, la quale ha consentito di escludere “la natura di aiuti di Stato” di tali intervenienti.

L’esempio UniMe: in anticipo sul problema

Anche l’Università degli Studi di Messina ha preso a cuore il problema caro-affitti: grazie al progetto “Casa UniMe”, 230 studenti ricevono un contributo per le loro spese di locazione. E dal 2 maggio, per mezzo di un accordo con l’Università, l’Hotel Liberty ha messo a disposizione degli universitari 102 posti letto aggiuntivi.

Tutto ciò è il frutto di un lavoro comunitario che ha visto convolti: l’ERSU (Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario), la società UNI. LAV., l’amministrazione accademica nella figura del Magnifico Rettore Salvatore Cuzzocrea e il dott. Pietro Franza, concessore delle risorse dell’Hotel Liberty.

Gabriele Nostro

Tutela ambientale e rispetto intergenerazionale in Costituzione, approvata la riforma

La tutela ambientale, degli animali e la giustizia intergenerazionale hanno vinto il loro posto in Costituzione in seguito all’approvazione, da parte della Camera, della proposta di riforma costituzionale depositata in Parlamento nell’ottobre 2021. Oggetto della modifica sono stati gli articoli 9 e 41 della Costituzione, che adesso presentano rispettivamente un nuovo comma ed un nuovo inciso.

«Penso che sia una giornata epocale», commenta il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, presente in aula a Montecitorio al momento del voto.

È giusto che la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi diventi un valore fondante della nostra Repubblica, è un passaggio imprescindibile per un Paese come l’Italia che sta affrontando la propria transizione ecologica. Per le azioni che facciamo oggi e per le conseguenze che ci saranno in futuro sulle prossime generazioni, questa conquista è fondamentale  e ci permette di  avere regole ben definite per proteggere il nostro pianeta.

Il testo, alla seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti – tutti esponenti di Fratelli d’Italia. Questo intervento si cala all’interno di un piano di riforma previsto e promosso dallo stesso PNRR, come approvato in base alle linee guida europee.

I nuovi articoli 9 e 41

(In grassetto le modifiche apportate dalla riforma)

Sarebbe quanto meno erroneo ritenere che prima di questa riforma la Costituzione non tutelasse l’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi e non guardasse alle future generazioni (almeno in via programmatica). Dal momento che la nostra Costituzione è di tipo aperto, è da ritenersi che tutto ciò che non sia esplicitato venga implicitamente tutelato ai sensi degli stessi articoli 2 e 3 (così come di altre previsioni costituzionali) che tutelano i diritti inviolabili dell’uomo e l’uguaglianza.

Tuttavia, un richiamo esplicito permette di aggiungere ai beni sopracitati un ulteriore apporto valoriale, così come ha affermato lo stesso dossier rilasciato dal Parlamento in seguito all’approvazione della riforma:

[…] In tale prospettiva l’ambiente si configura non come mero bene o materia competenziale, bensì come valore primario e sistemico.

Il nuovo terzo comma dell’art.9 (che rientra tra i principi fondamentali) è ulteriore rispetto alla menzione della “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” previsto dall’articolo 117, secondo comma della Costituzione – introdotto con la riforma del Titolo V – nella parte in cui enumera le materie di competenza esclusiva statale (per cui alle Regioni non è lasciato margine quanto all’emanazione di leggi). Tuttavia, una sentenza della Corte Costituzionale del 2020 ha previsto il diritto, in capo alle Regioni, di derogare in meglio la tutela ambientale: le Regioni potranno legiferare discostandosi dalla legislazione nazionale solo per assicurare più alti livelli di tutela ambientale.

La sentenza affronta anche la problematica delle terre degradate, affermando la necessità che la tutela paesaggistica prevista all’articolo 9 venga declinata non solo in interventi conservativi, ma finalizzati anche «all’acquisizione e al recupero dei territori degradati».

(fonte: rinnovabili.it)

Il nuovo inciso dell’art.41 prevede di aggiungere all’attuale previsione – in base alla quale l’iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana – l’ulteriore vincolo che essa non possa svolgersi in modo tale da recare danno alla salute e all’ambiente.

Per meglio specificare, il legislatore ha addotto una recente giurisprudenza della Corte Costituzionale, risalente al caso dell’Ilva di Taranto, che in una pronuncia del 2018 ha sottolineato la necessità di contemperare l’interesse all’iniziativa economica con altri diritti fondamentali (quale quelli alla salute e all’ambiente), in modo tale da non permettere che uno prevalga sull’altro e viceversa. Ha poi invitato il legislatore ad effettuare un intervento sistematico, al fine che la tutela «non sia frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro».

Infine, il dossier contiene anche un riferimento alla caccia, che rimane di competenza delle Regioni ma sempre e comunque nei limiti – di tutela dell’ambiente ed ecosistema – disposti dall’articolo 117 della Costituzione.

Transizione ecologica tra rinnovabili e nucleare

La riforma costituzionale giunge a neanche un mese dall’introduzione, nella tassonomia europea delle fonti sostenibili, dell’energia nucleare e del gas naturale. Avevamo già parlato di alcuni miti da sfatare circa l’energia nucleare, ma è bene rammentare che il dibattito resta ancora acceso. Infatti, il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha espresso in un tweet disapprovazione nei confronti della scelta della Commissione Europea (trovando approvazione da parte del MoVimento 5 Stelle):

D’altro canto, il segretario di Lega Matteo Salvini si è detto favorevole a quanto disposto dalla Commissione. L’ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha affrontato l’argomento in un articolo, facendo un bilancio tra pro e contro dell’energia nucleare: da un lato, riportando le opinioni positive dei Comitati scientifici europei; dall’altro, riportando le opinioni dell’ala verde del Parlamento UE, che avrebbe accusato la Commissione di greenwashing del nucleare e del gas.

Ed in effetti, il vero dramma da evitare per la nostra Costituzione è che rimanga lettera consacrata ma mai attuata, in una prospettiva che vede già numerose operazioni di greenwashing svolgersi all’ordine del giorno senza un vaglio giurisdizionale che ne accerti l’illegittimità. Se non altro, almeno per non far divenire la nostra stessa Carta Costituzionale un’ulteriore operazione di greenwashing.

Valeria Bonaccorso

 

 

Pubblicata la bozza del Recovery Plan ma tensioni per l’approvazione. Ecco cosa prevede

Il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza italiano è stato preparato, due risultano gli obiettivi chiave “riparare i danni Covid” e “risolvere debolezze strutturali”. Sono stati stanziati 31,9 miliardi per Istruzione e la ricerca e circa altri 15,6 per il potenziamento della sanità. Restano sotto i riflettori gli investimenti green e la digitalizzazione.

Piano nazionale di Ripresa e Resilienza –Fonte:politicheeuropee.gov.it

Secondo alcune fonti, è stato rinviato il Consiglio dei Ministri programmato per oggi, 24 aprile, dove si sarebbe dovuta discutere l’approvazione la bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Tra le proposte sottoposte all’esame del Cdm vi è un ambizioso progetto di riforme che comprende la Pubblica Amministrazione, la giustizia, la semplificazione della legislazione e la promozione della concorrenza. Si punta altresì alla modernizzazione del mercato del lavoro, al rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi e alla riforma del fisco. Restano però molto acute le tensioni, che contribuiscono alla mancata approvazione del testo.

Cos è il PNRR

Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza è il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, strumento necessario per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. La sua realizzazione sarà la chiave di volta per una maggiore crescita e sostenibilità economica del Bel Paese.

PNRR –Fonte:fiapautotrasporti.it

Il NextGeneration EU è quel programma, concordato dalla Commissione Europea, dal Parlamento europeo e dai leader dell’UE per poter uscire dalla stagnazione e gettare le fondamenta per ergere un’Europa più moderna e sostenibile. Oltre a contribuire alla riparazione dei gravi danni economici e sociali, secondo il Presidente del Consiglio Draghi porta dentro se il principio di adeguatezza, che permetterà all’Italia di percorrere un percorso di crescita duratura scalciando via qualunque ostacolo che nel tempo hanno impedito alla Nazione di elevarsi.

Le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e gli obiettivi

Il PNRR perciò si mostra come l’ossatura da 221,5 miliardi con la quale l’Esecutivo

“vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”

I due strumenti che il NextGeneration EU propone ai suoi beneficiari sono:

  • Il dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) che mira a mitigare l’impatto economico e sociale e contemporaneamente va incontro a tutte le sfide che vengono proposte dall’Unione a lungo termine.
  • Il Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU) che aspira a dipanare le lesioni sociali ed economici, disponendo l’attenzione sulla ripresa verde, digitale e resiliente.

L’Italia risulta essere il primo Stato a poterne usufruire facendo convergere risorse per 191,5 miliardi di euro per il solo RRF da investire tra il 2021-2026. Di tale somma, 68,9 miliardi sono destinati alla sovvenzioni a fondo perduto, cioè quei prestiti di denaro che non prevedono l’obbligo di restituzione del capitale erogato e dei suoi interessi, altresì sono privi di disponibilità di garanzia e di garante. Questi sono assegnati da enti pubblici e servono ad incoraggiare l’iniziativa imprenditoriale dei soggetti privati.

Nuovi aiuti europei –Fonte:leleggepertutti.it

Le stime rivolte verso il PNRR sono molto incisive e coinvolgono un’ampia fetta di variabili macroeconomiche come:

  • L’inclusione sociale
  • Lo sviluppo sostenibile
  • L’equità

Al termine dell’arco temporale entro cui tutte le iniziative dovrebbero essersi realizzate, il prodotto interno lordo atteso sarà di almeno 3,6% superiore rispetto all’andamento tendenziale e altresì vi sarà un valore occupazionale maggiore del circa il 3% di quello attuale.

Tali fattori non faranno altro che premettere migliori valutazioni per quegli indicatori che stimano la povertà, le disuguaglianze di reddito, l’inclusione di genere e sottolineeranno un incisivo calo del tasso di disoccupazione giovanile, che oggi tocca i 9,7 punti percentuali. A tali risorse si aggiungono quelle del REACT-EU, che saranno spese durante il periodo 2021-2023.

Recovery Plan –Fonte:ilsussidiario.net

Questa strategia permette di definire i traguardi entro il 2026 e successivamente tra il 2030 e il 2050. Risulta chiaro come il Premier Draghi e il Ministro dell’Economia e delle Finanze Franco abbiano già stabilito dove confluirà il primo 70% delle sovvenzioni, fissato già nella versione ufficiale del Regolamento RRF, mentre il rimante 30% verrà definito entro il 30 giugno 2022 e sarà determinato dalle fluttuazioni del PIL degli Stati membri registrate nel 2020-2021 sulla base delle statistiche ufficiali.

Le previsioni del PNRR

PNRR –Fonte:greenreport.it

Approvata l’ultima stesura dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2021 e fatto esaminare attentamente dalle due Camere parlamentari, le conclusioni sono sopraggiunte il 31 marzo 2021.

È stata preannunciata un’ulteriore discussione con gli Enti territoriali tenutasi nel mese corrente riguardo gli obiettivi di policy e gli interventi connessi ai tre fondamentali punti a cui il Piano mira di raggiungere:

  • Digitalizzazione e innovazione
  • Transizione ecologica
  • Inclusione sociale

Sono state perciò previste dalla bozza, 16 componenti raggruppate in 6 missioni differenti che sono:

Recovery Plan, Digitalizzazione –Fonte:innovationpost.it
  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: organizzata da 3 componenti, il cui obiettivo sta nella modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del Paese, nella Pubblica Amministrazione e sul sistema produttivo. Una di queste punta la sua attenzione sul settore del turismo e della cultura, colonna portante dell’economia della Nazione.
Recovery Plan, Rivoluzione verde –Fonte:confedercontribuenti.it
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica: è composta da 6 componenti che si fissano come principio cardine della loro azione quello di realizzare una transizione ecologica in Italia che si plasmi con il Green Deal europeo, ossia quella tabella di marcia che rende sostenibile l’economia dell’UE. Ciò avverrà attraverso la trasformazione dei cambiamenti climatici e le minacce ambientali in opportunità per tutti i settori politici. L’obiettivo preposto renderà possibile la realizzazione di una transizione equa ed inclusiva per tutti.
Pnrr, il Mims istituisce una consulta su infrastrutture e mobilità –Fonte:qualenergia.it
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile: le 2 componenti che la fondano presentano come scopo principale quello di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale, potenziano quella regionale, puntando i riflettori sull’arretratezza del Mezzogiorno.
Pnrr, Istruzione e ricerca –Fonte:udinesetv.it
  • Istruzione e ricerca: si vuole rilanciare la crescita potenziale, la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali del futuro. Si fornisce così spazio ad una maggiore azione giovanile.
La politica di coesione –Fonte:laceuropa.it
  • Inclusione e coesione: sono 3 le componenti che la caratterizzano, questi incidono sulla revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, un rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati.
Salute, Pnrr –Fonte:agendadigitale.eu
  • Salute: sono 2 le componenti che si focalizzano sul rafforzamento della rete territoriale e sull’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Ne consegue il fortificare del Fascicolo Sanitario Elettronico e altresì lo sviluppo della telemedicina.

La Governance del PNRR

Cdm sul Recovery Plan –Fonte:ilsussiodiario.net

Lo schema di governance prevede una struttura di coordinamento centrale presso il Ministro dell’Economia, che esaminerà l’attuazione del Piano e predisporrà l’invio delle richieste di pagamento alla Commissione Europea. Accanto a questa ci saranno altri due assetti, una per la valutazione e l’altra per il controllo. L’Esecutivo prevede inoltre la presenza di Task Force che supportino le amministrazioni territoriali, migliorandone la loro capacità di investimento e semplificandone le procedure. La supervisione finale politica del progetto, altresì sarà affidata ad un comitato che avrà sede presso la Presidenza del Consiglio e sarà composto da ministri competenti dei settori riguardanti.

Digitalizzazione, innovazione e cultura

La digitalizzazione abbraccia complessivamente tutte le 6 missioni presenti nel PNRR. Essa è rivolta

  • Alla scuola nei suoi programmi didattici, nelle competenze di docenti e studenti, nelle sue funzioni amministrative, nei suoi edifici;
  • Alla sanità nelle sue infrastrutture ospedaliere, nei dispositivi medici, nella preparazione e nell’aggiornamento del personale, al fine di garantire il miglior livello di benessere per tutti i cittadini;
  • Aggiornamento tecnologico nell’agricoltura, nei processi industriali e nel settore terziario;
  • Alla pubblica amministrazione incidendo minuziosamente sulle dotazioni tecnologiche, sul capitale umano e infrastrutturale, sulla sua organizzazione e sulle modalità di erogazione dei servizi.

È proprio sulla pubblica amministrazione che l’intervento del Piano sarà capillare. Sarà altresì necessaria la realizzazione di una programma che includa ogni tassello tecnologico essenziale affinchè le prestazioni vengano erogate con maggior efficienza. Saranno predisposte delle misure propedeutiche che contribuiranno alla sburocratizzazione per lo smaltimento del blocklog di pratiche dedicato al Ministero della Giustizia.

Piano Transizione 4.0 –Fonte:trovabando.it

Risulta perciò fondamentale l’incentivazione degli investimenti in tecnologia che faranno traghettare l’Italia verso la Transizione 4.0. Questo avverrà attraverso l’ausilio di meccanismi che contribuiscano alla massimizzazione delle risorse disponibili. Ciò si realizzerà con interventi che si presteranno alla trasformazione delle piccole e medie imprese, attraverso processi di internazionalizzazione, verso una maggiore competitività delle filiere industriali.

Si coopererà ad una migliore garanzia di copertura di tutto il territorio nazionale con reti a banda ultra-larga. Ciò sarà indispensabile affinchè i benefici della digitalizzazione possano centrare l’obiettivo del Gigabit society, quel Piano europeo avente come scopo, entro il 2050, la connessione attraverso le reti per i settori amministrativi, per gli istituti scolastici e per le strutture dedite al trasporto pubblico che viaggi a un gigabit per secondo.

Stop all’esame di Stato

Si annuncia così un probabile sovvertimento delle regole di base che incidono sul mondo universitario e sull’accesso alle professioni. Dal Recovery, risulterà esserci un’accelerazione per l’ingresso al mondo del lavoro per i neo laureati. L’esame di laurea perciò sostituirà l’esame di Stato volto alle abilitazioni lavorative, riprendendo le fila di un vecchio disegno di legge approvato il 19 ottobre 2020 dal precedente Governo Conte sulla proposta dell’allora Ministro dell’Università Gaetano Manfredi.

Esame di stato –Fonte:affaritaliani.it

Il documento è perciò previsto per la conclusione delle lauree magistrali a ciclo unico in Odontoiatria, Farmacia, Medicina veterinaria e Psicologia. Abbraccerà anche i corsi di studi specializzanti per l’edilizia e il territorio, le tecniche agrarie, alimentari e forestali e infine le tecniche industriali. La validazione per altri titoli universitari, secondo il provvedimento, sarà possibile attraverso la richiesta dei consigli degli ordini o dei collegi professionali oppure delle relative federazioni nazionali.

L’obiettivo principale posto in essere sarà quello di prevedere un tirocinio pratico-valutativo svolto integralmente durante il corso di studio affinchè lo studente, una volta laureato, abbia l’abilitazione necessaria per poter esercitare la professione in cui si è specializzato.

Nonostante ciò, l’approvazione del testo resta ancora un traguardo complesso da raggiungere. Il ritardo sul confronto dell’Esecutivo sembra essere dovuto a presunti “aggiustamenti su alcune voci” , i cui nodi secondo fonti governative, non saranno sciolti prima dell’invio della bozza a Bruxelles prevista il 30 aprile 2021.

Giovanna Sgarlata

Tutto ciò che è necessario per i giovani. La chiave della rinascita per Draghi

Draghi rimini
Draghi al Meeting di Rimini (agosto 2020) Fonte: investing.com

È un uomo di poche parole, Mario Draghi. Non è un frequentatore di salotti televisivi né avvezzo ad interviste: lo abbiamo percepito tutti cercando tra le righe le idee da cui potrebbe far partire un nuovo esecutivo. In circolo ci sono poche espressioni, ma che hanno il peso e l’eco di epigrafi. “Whatever it takes”: sì, ma non solo. Ci sono altri momenti per il quale Super Mario merita di essere menzionato. “Ai giovani bisogna dare di più”, ad esempio. Lo diceva già ad agosto, durante il Meeting di Rimini, spiegando che i sussidi tout court da soli non serviranno a risanare il tessuto sociale del Paese: se non ben bilanciati, lo lacereranno ancor di più. Per Draghi l’unico volano per una rinascita sociale ed economica italiana, sarà investire sulle nuove generazioni, le stesse – diciamolo senza mezzi termini – che dovranno pagare un debito mai visto nella storia italiana.

È dunque alle donne e agli uomini di domani che bisogna dare il massimo supporto affinché si delinei una società che permetta libera scelta nella formazione umana e nella qualificazione professionale. Se non si mette al centro questo punto focale il rischio è che al futuro si arrivi con meno possibilità del presente e con più diseguaglianze del passato.

Si tratta di coltivare persone, non titoli di stato, non voti. Si mette sul tavolo un investimento potenzialmente vincente ed esponenzialmente fruttuoso.

campanella draghi-conte
Il passaggio simbolico della campanella tra il presidente uscente Conte e il premier incaricato Draghi -Fonte: avvenire.it

Non serve un esperto in politica economica per capire, invece, che il vizio dei recenti governi sia risieduto tutto nel non aver mai impiantato obiettivi di lungo termine, ma semplicemente portato a compimento – nel migliore dei casi – obiettivi nei termini temporali di un esecutivo a causa di una ricerca spasmodica di un immediato ritorno politico.

Quello che serve per una crescita sostanziale, economica e sociale, sono tutti elementi che vanno nella direzione opposta. Servono lungimiranza, pazienza e soprattutto coraggio. Ci vuole impegno morale per spendere decine di miliardi di euro nell’istruzione. È una strada scomoda, un investimento silenzioso, i cui risultati possono essere raccolti solo nel lungo termine, quando ormai sono troppo distanti da chi li ha propagati. Chi investe sull’istruzione, insomma, rischia di passare inosservato.

PNRR
Fonte: mef.gov.it

Già a partire dalla sobrietà del governo dimissionario, sembra che si sia mettendo fine all’egoismo che ha indotto i governi a favorire obiettivi elettorali; la tendenza sembra essersi invertita anche ad un livello superiore, e non è un caso che l’Europa abbia intitolato il piano di ripresa europea alla generazione futura – il NextGenerationEu. Per gestire i fondi di quest’ultimo, nel Recovery Plan già il governo Conte, aveva riservato nell’ultimo progetto quasi 28,46 miliardi (9 in più rispetto alla prima bozza) all’istruzione e alla ricerca mentre la questione giovanile era al secondo posto tra i gli obiettivi fondamentali da portare a termine entro il 2026. Adesso si ha buon motivo di credere che spetterà al nuovo governo tecnico ricalcolare e rinegoziare. E Draghi non sembra discostarsi tanto da queste premesse poichè già da giorni le prime dichiarazioni trapelate sul programma di governo confermerebbero la primarietà dell’istruzione in agenda, come anche le notizie sull’apertura delle scuole fino a luglio per recuperare il “tempo perso” o del riempimento delle cattedre già dalla fine di quest’anno scolastico.

piano resilienza
Il piano approvato dal consiglio dei ministri dell’esecutivo Conte il 12 gennaio 2021 – Mef.gov.it

È il solo modo, quello di investire dei fondi per i giovani, affinché l’Europa riprenda a chiedersi che ne pensa l’Italia. E non solo perché si prospetta una figura come Draghi al comando di un esecutivo.

Ma soprattutto l’istruzione e la ricerca, insieme, sono la sola via perché i germi di menti performanti attecchiscano nella loro terra, senza dover perdere le radici.

“Ogni crisi ha in sé i semi del successo e le radici del fallimento”, dice Norman R. Augustine; ed ogni crisi può innescare un vero e proprio turn-around. Non si tratta di utopia, ma di responsabilità morale verso il futuro.

È forse giunta l’ora che l’Italia sperimenti l’ordinario e metta a frutto il cosiddetto debito buono – come lo chiama il Presidente incaricato – un vero e proprio investimento che risponda a criteri di sostenibilità e che, seppur contempla un ingente impiego di risorse nell’ora, delinei dei consistenti risultati umani nel futuro.

Martina Galletta

Articolo pubblicato l’11 febbraio 2021 sull’inserto NoiMagazine di Gazzetta del Sud

Approvato il Recovery Fund. Ecco come sarà articolato

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato approvato dal Governo. E potrebbe essere l’ultimo piano approvato dall’esecutivo così composto. A seguito dell’astensione di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sul Recovery plan in Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi ritira le sue due ministre e annuncia l’uscita dal governo da parte di Italia Viva, generando la crisi di governo che sta angosciando ulteriormente un paese in estrema sofferenza.

 

Incontro sul Recovery Fund –Fonte:it.notizie.yahoo.com

La riunione del Consiglio dei ministri, tenutasi nella notte tra martedì e mercoledì, presieduto dal premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, ha portato come esito positivo l’approvazione della bozza del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che definisce l’investimento del denaro che arriverà in Italia dall’Unione Europea attraverso il programma Next Generation Eu, abitualmente riconosciuto come Recovery Fund. Ciò servirà per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027.
Sono previsti 222 miliardi di cui 144,2 saranno destinati a nuovi interventi.

Recovery Fund: ecco come funziona

Si tratta di un fondo di recupero, presupposto per la crescita “necessaria e urgente” per far fronte alla crisi infiammata dalla pandemia da coronavirus nel 2020. Consiste nell’emanazione del Recovery bond, ossia legame di recupero, con la garanzia del bilancio UE. La liquidità raccolta con questo meccanismo, verrà distribuita nei paesi che si trovano ad affrontare le maggiori difficoltà, come aveva precisato il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel a maggio dello scorso anno.

Recovery Fund: cos’è, come funziona –Fonte:strettoweb.com

Complessivamente, il Recovery fund consiste in un progetto da 750 miliardi di euro, i cui fondi sono articolati in sovvenzioni e prestiti.

Il PNRR dell’Italia

Recovery Fund, il piano italiano –Fonte:ilmessaggero.it

Il Piano è ripartito in 6 aree tematiche chiamate “missioni” le quali sono:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 45,1 miliardi di euro;
  • rivoluzione verde e transizione ecologica: 67,5 miliardi di euro;
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile: 32 miliardi di euro;
  • istruzione e ricerca: 26,1 miliardi di euro;
  • inclusione e coesione: 21,3 miliardi di euro;
  • salute: 18 miliardi di euro.

In queste, sono raggruppati sedici componenti funzionali alla realizzazione degli obiettivi economico-sociali delineati dalla strategia del Governo. A sua volta si interverrà, per promuovere la ripresa, alla loro ramificazione in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. Gli aiuti sono veicolati in particolar modo ad incidere sull’economia e sul lavoro con maggiore impatto.

La strategia del Governo

Le risorse ripartite nelle “sei missioni” del PNRR sono pari a circa 210 miliardi di euro, a loro volta distribuiti in:

  • 144,2 miliardi per “nuovi progetti”
  • 65,7 miliardi destinati per “progetti in essere”, che otterranno un’accelerazione dei profili temporali di realizzazione e di spesa

L’intento dell’Esecutivo è di massimizzare le risorse destinate agli interventi pubblici che tocca una quota superiore al 70%, affiancati dagli investimenti privati del 21%.

Recovery Fund: la strategia italiana –Fonte:3i-partners.com

Non essendo ancora programmate le risorse Nazionali del Fondo di sviluppo e coesione si sono potuti aumentare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi disegni nei settori che investono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.

Durata del piano

Entro la fine del 2022 verrà accaparrato il primo 70% delle sovvenzioni che dovrà essere speso entro il 2023. Il restante 30% sarà erogato tra il 2023 e il 2025. Per riuscire a mantenere una livello elevato di investimenti e pagamenti è necessario che i prestiti totali siano in aumento in confronto all’andamento tendenziale. Infatti nel primo triennio i finanziamenti riguarderanno principalmente i “nuovi progetti”, mentre nel biennio 2024-2026 si assisterà ad un cambiamento di rotta, in cui la quota maggiore delle agevolazioni verrà presa dalle somme per i piani aggiuntivi.

Occupazione femminile

Focus principale del Recovery fund riguarda proprio la trascrizione di un documento per promuovere la crescita dell’occupazione femminile e conseguentemente il PIL. Per il loro raggiungimento saranno necessarie le risorse europee e il riordino della spesa nazionale. Nel Manifesto ci si attende

  • Assunzioni nei servizi pubblici di donne e giovani;
  • Sostegno all’imprenditorialità femminile;
  • Affiancamento e formazione delle titolari delle nuove imprese femminili nei primi tre anni;
  • Riduzione consistente dei contributi provvidenziali per lavoratrici autonome totali e parziali;
  • Parità salariale e di assunzione;
  • Educazione contro gli stereotipi;
  • Premi per le imprese che mettono in pratia l’uguaglianza di genere per ridurre il gender gap, ossia quel divario che esiste tra uomini e donne in diversi ambiti, che compromette profondamente la vita quotidiana.
Un Recovery Fund a dimensione di donna –Fonte:huffingtonpost.it

Obiettivi del PNRR

Recovery Fund, riforme strutturali –Fonte:ednh.news

Il piano Nazionale di ripresa e resilienza entrerà in collisione positivamente con le principali variabili macroeconomiche, come la crescita potenziale, la creazione di posti di lavoro e la capacità dello Stato di reagire sia economicamente che socialmente, su temi come equità e sviluppo sostenibile. Complessivamente gli investimenti, le riforme e gli incentivi genereranno un effetto “leva” per le innumerevoli linee progettuali che potranno essere realizzati quando l’Esecutivo emanerà per tutti i disegni proposti delle riforme necessarie a renderli decisivi e incisivi.

Cosa potrebbe accadere dopo l’approvazione del Recovery Fund

A seguito dell’astensione di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sul Recovery plan in Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi ritira le sue due ministre e annuncia l’uscita dal governo

“Non consentiremo a nessuno di avere pieni poteri. C’è una crisi aperta da mesi.”

Crisi di Governo –Fonte:fanpage.it

Nel corso della conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio del 13 gennaio, il leader di Italia Viva ha formalmente aperto la crisi, sebbene poco prima il Capo di Stato Sergio Mattarella a gran voce aveva lanciato l’appello affinché non perdurasse il clima di incertezza in relazione alla situazione epidemiologica che l’Italia si trova ad affrontare. Grande dispiacere traspare nelle parole del Presidente del Consiglio

“Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri. Ho provato fino all’ultimo minuto utile a evitare questo scenario, e voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto”

Benchè il premier Conte abbia annunciato di lavorare ad un patto di legislatura, si dovrà ancora attendere per conoscere le sorti finali del Governo italiano.

 

Giovanna Sgarlata