Messina nel 1780: il quartiere “Piazza Duomo”

Ritorna l’appuntamento dedicato al viaggio nella Messina del 1780. L’architetto Giannone oggi ci accompagna in uno dei punti nevralgici della nostra città: il quartiere di Piazza Duomo.

L’area divenne uno dei principali centri della vita cittadina a partire dal XII , quando venne consacrata la Cattedrale normanna, ma fu solo nel corso degli anni ’50 del 1500 che da slargo medievale l’area si trasformò in una moderna piazza rinascimentale, fulcro del potere religioso e politico della città.

Mappa del quartiere “Piazza Duomo” – Fonte: “Messina nel 1789. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Duomo di Santa Maria La Nova

La Cattedrale di Messina, denominata Duomo di Santa Maria la Nova, ha una lunga storia, funestata da diversi terremoti ed incendi che ne hanno fatto un cantiere a cielo aperto sino ai giorni nostri: la prima costruzione venne realizzata in epoca bizantina, intorno al 530 a.C., durante l’era dell’imperatore Giustiniano.

La nuova Cattedrale, consacrata nel 1197 alla presenza dell’imperatore Enrico VI e della consorte Costanza d’Altavilla, seguì il modello delle grandi chiese normanne: impianto a croce latina rivolta ad Oriente, tre navate, tre absidi mosaicate, la facciata romanica, l’alto campanile posto a sinistra. 

Nel corso del XVI secolo si ebbe la maggiore attività del cantiere del Duomo che interessò il rivestimento marmoreo della facciata, il coro ligneo intarsiato in avorio e madreperla, la creazione di dodici cappelle del superbo apostolato marmoreo, la pavimentazione a tarsie.

Nei primi anni del 1600 venne completata la decorazione delle cappelle del SS. Sacramento e della Sacra Lettera e fu realizzato un ricchissimo baldacchino in bronzo.

Danneggiata dal terremoto del 1638, fu oggetto di vari restauri; in particolare gli interni, a partire dal 1682, vennero decorati in stile barocco dall’architetto Andrea Gallo.

Il successivo terremoto del 1783 distrusse il campanile e la parte superiore della facciata, mentre il terremoto del 1908 causò il crollo di gran parte della struttura: solamente la zona absidale, la cripta e la parte inferiore della facciata rimasero in piedi. 

Campanile del Duomo

La prima torre campanaria è della stessa epoca della chiesa giustinianea. Il campanile vero e proprio, risalente alla successiva epoca normanna, fu restaurato e ricostruito dopo i danni causati da un fulmine, raggiungendo la quota di circa 92 metri di altezza, misura abbastanza singolare per l’epoca.

Questo campanile, raffigurato in tantissime viste ed incisioni dell’epoca, era diviso in cinque livelli collegati al primo tramite una scala a chiocciola. Al di sopra della torre si elevava un altro corpo di fabbrica che ospitava le campane; sulla cima del campanile era presente un angelo in ottone posto su un perno in modo che potesse cambiare posizione in base al soffiare del vento.

Dopo la riconquista spagnola del 1678 il campanile venne spogliato dei numerosi tesori, tra cui le statue di Scipione ed Annibale di epoca romana -di cui si è persa traccia-, e dei documenti custoditi nel primo livello, tra cui molte pergamene attestanti le memorie ed i privilegi della città ed una ricca collezione di manoscritti greci, che furono trasportati a Madrid.

Danneggiato dal terremoto del 1693 e da un fulmine nel 1728, venne in gran parte distrutto dal terremoto del 1783 fino al totale abbattimento nel 1863 a causa di problemi di carattere strutturale che non erano stati risolti dalle varie ristrutturazioni.

L’attuale torre campanaria, con il suo peculiare orologio astronomico, risale agli anni ’30 del secolo scorso.

Visuale dall’alto di Piazza Duomo nel 1780 (ricostruzione) – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Monumento equestre a Carlo II d’Asburgo

La statua rappresenta una raffigurazione allegorica della città ribelle, rappresentata da un’idra, domata dall’imperatore spagnolo; venne eretta nel 1684 nella piazza dove sorgeva il Palazzo Senatorio, che era stato distrutto nel 1678 a seguito della riconquista spagnola.

Il re Carlo, con indosso armatura e stivali, a cavallo di un vigoroso destriero rampante che schiaccia l’idra adornato da una sella e bardature molto decorate, impugna nella mano destra lo scettro mentre con la sinistra il freno del cavallo.

Per realizzare la statua fu usato il bronzo ricavato dalla fusione della più grande campana del Duomo.

Nel 1707 Filippo V ordinò la rimozione dell’idra e fece cancellare le scritte offensive per la città di Messina.

Durante i moti risorgimentali del 1848 la furia popolare smembrò la statua.

Di essa non si ebbero più notizie certe: si narra che sia stata fusa per ricavarne dei cannoni; altre fonti, invece, sostengono che i suoi resti  furono portati a Napoli.

Ricostruzione di Piazza Duomo con in primo piano il Monumento equestre di Carlo II – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Palazzo della Regia udienza

Sede della Corte Stratigoziale fino al 1679, l’edificio fu restaurato dopo il 1783 per divenire il Palazzo dell’Appalto. Sede della Biblioteca Comunale e degli uffici dei tribunali, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1908 e quindi abbattuto nel 1914.

Di esso rimangono numerose fotografie ed incisioni che mostrano un edificio imponente, con quattordici aperture sulla piazza molto decorate, con abbinamento di balconi e finestre sugli stessi poggioli, ed un grande portone, con colonne in marmo, anch’esso sovrastato da un balcone finemente decorato. Un cornicione in stile dorico coronava l’edificio. 

Fontana di Orione

La Fontana di Orione, progettata e realizzata dall’architetto Montorsoli, tra il 1550 ed il 1553, è considerata una delle più belle fontane rinascimentali.

La fontana, in marmo di Carrara, si compone di tre parti: il basamento dodecagonale, la grande vasca ed il candelabro. Vi sono quattro statue che raffigurano i fiumi Nilo, Eufrate, Tevere e Camaro, diversi mostri marini ed otto bassorilievi che narrano episodi tratti dalle Metamorfosi di Ovidio.

Il candelabro risente della filosofia neoplatonica: i quattro fiumi sono ascrivibili al primo livello cosmologico insieme ai mostri marini, sirene e tritoni, posti nella parte inferiore del candelabro. Al livello successivo troviamo le Naiadi che annunciano il passaggio dalla materia alla forma. Il terzo livello, l’Anima Cosmica, è rappresentato da putti e figure angeliche che cavalcano delfini. L’ultimo livello, la Mente Cosmica, è rappresentata dal gigante Orione con il fedele cane Sirio.

Ricostruzione della Fontana di Orione, la Statua equestre e il Palazzo della Regia udienza – Fonte: “Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa” ©Luciano Giannone, 2021

Le altre chiese

Nell’area di Piazza Duomo sorgevano anche due importanti chiese: la Chiesa di Sant’Agata e la Chiesa di San Lorenzo.

La prima, eretta nel 1126, fu danneggiata gravemente del terremoto del 1783 e definitivamente distrutta da quello del 1908.

La seconda, parte dell’ampio progetto di ricostruzione e riorganizzazione della piazza ad opera del Montorsoli, fu
completamente distrutta nel 1783.

Alla prossima!

Terminata la nostra seconda tappa, vi diamo appuntamento alla prossima puntata, in cui “visiteremo” il quartiere Quattro Fontante/Purgatorio.

 

Marta Cloe Scuderi

Fonti:

Luciano Giannone, Messina nel 1780. Viaggio in una capitale scomparsa, Giambra Editori, Terme Vigliatore (ME), 2021.

 

L’orologio astronomico del Duomo di Messina

Eventi naturali e bellici nei secoli tentarono di affondare il territorio messinese, riuscito nonostante tutto a sopravvivere e rinascere straordinariamente. Tra i capolavori della città, un posto privilegiato è dato all’imponente orologio astronomico, famoso in tutto il mondo. Esso, infatti, regala quotidianamente a mezzogiorno uno scenario senza paragoni.

Le fasi di realizzazione

Costruzione orologio – Fonte: www.messinaierieoggi.it

La costruzione, alta 60 metri (originariamente era di 90 metri) e fortemente voluta dall’arcivescovo Angelo Paino (1870-1967), risale agli anni ’30 del secolo scorso. Fu realizzata in soli tre anni dall’azienda di Theodore Ungerer, proveniente da Strasburgo; Frederic Klinghammer, noto ingegnere tedesco, si occupò della parte tecnica, mentre Francesco Valenti realizzò il progetto della torre campanaria.

L’elemento peculiare della possente torre del campanile è il complesso meccanismo dell’orologio astronomico che modula con fare maestoso lo scorrere delle ore e dei giorni.

L’orologio si concepì per offrire in sette scene la rappresentazione della storia civile e religiosa di Messina. L’inaugurazione, avvenuta il 13 agosto del 1933, è ricordata attraverso una lapide posta nel lato sud del campanile.

Le solenni rappresentazioni

©Alice Buggè – Il Leone, simbolo della città di Messina, particolare della torre Campanile, Messina 2021

Nei giorni successivi all’inaugurazione, fu permesso al popolo messinese di ammirare un grandioso spettacolo al quale mai avevano assistito.

Allo scoccare di ogni mezzogiorno, eleganti ed elaborati meccanismi danno vita a svariate scene.

La prima ritrae Dina e Clarenza scandire le ore e i quarti suonando le campane, in ricordo del loro eroico contributo durante i Vespri Siciliani; contemporaneamente alcune statue simboleggianti il ciclo della vita – infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia – si alternano sfilando davanti ad uno scheletro, simbolo della Morte ineluttabile.

Subito dopo è possibile ammirare il simbolo della città, un imponente leone incoronato. E’ posto al di sotto del quadrante dell’orologio mentre scuote la testa e la coda e sventola la bandiera messinese; termina il suo spettacolo con tre ruggiti, lasciando il posto al gallo che si palesa alla piazza aprendo le sue ali e stendendo il collo per poi cantare tre volte.

Successivamente, seguono le note musicali dell’“Ave Maria” di Schubert. Essa è accompagnata dall’apparizione di una colomba dorata, il cui volo richiama alla memoria la nascita del Santuario di Montalto.

È possibile, inoltre, assistere ad una diversa scena liturgica che varia a seconda della festività corrente.

Per ultimo, è messo in scena l’evento più importante della storia religiosa di Messina: San Paolo e gli ambasciatori messinesi mentre sfilano davanti alla Madonna che tende loro la lettera scritta nel 42 d.C. commemorandosi patrona della città.

Un evento che per ben dodici minuti tiene alti gli occhi di passanti che hanno il privilegio di assistere ad uno spettacolo così solenne.

©Alice Buggè– Dina e Clarenza e il Gallo, particolare del Campanile, Messina 2021

Le componenti strutturali

Quanto alla struttura, l’orologio si articola in due “caroselli”: in basso troviamo quello dei giorni, ognuno dei quali -da lunedì a domenica- è rappresentato allegoricamente da figure della mitologia greca; in alto, il carosello dell’età costituito da statue rappresentanti le quattro fasi della vita, con al centro la morte dotata di una falce, pronta a colpire.

La parte più complessa è certamente quella astronomica di cui fa parte un calendario perpetuo che indica giorni, mesi, anni e feste mobili, in grado di distinguere gli anni normali dagli anni bisestili. È presente persino un planetario che riproduce il sistema solare, i pianeti posti in modo corretto intorno al sole, ruotando in sincronia ai tempi di rivoluzione reali, con la luna che chiude il quadro scandendo le fasi lunari.

L’orologio astronomico sito accanto al Duomo di Messina non è solo tra le più alte e complesse opere della meccanica e delle conoscenze astronomiche e fisiche, ma la sua unicità deriva anche dalla sua ampia articolazione, vantando ben 54 statue mosse con precisione dagli ingranaggi.

©Alice Buggè – Il calendario perpetuo e l’angelo che indica i giorni, particolare della torre del Campanile, Messina 2021

 

Mario Cosenza, Marika Costantino

 

Fonti:

 Comune di Messina

colapisci.it

www.ilsicilia.it

http://discovermessina

 

Quando “nacque” Piazza Duomo: il ruolo della fontana di Orione

La piazza è per definizione luogo di ritrovo e riunione per i cittadini e favorisce l’incontro, un aspetto importante tutt’oggi negato dalla pandemia. Ogni messinese può dirsi legato alla piazza principale della sua città, Piazza Duomo, ma è curioso sapere come questa per moltissimo tempo fu sottovalutata proprio dai suoi cittadini: era chiamata chianu (letteralmente pianura) e considerata luogo informe, senza coerenza architettonica. Questo proprio perché piazza è anche

“area libera (…) limitata da costruzioni, spesso architettonicamente importanti” (Treccani).

Fino al 1500, invece, questo spazio mancava proprio di unità architettonica e di stili ed era privo di un disegno prospettico.

Un cambiamento importante in questo senso si deve a un religioso, scultore e architetto rinascimentale italiano: Giovanni Angelo Montorsoli. Il frate infatti, giunto a Messina nel 1547, realizzò un progetto che avrebbe finalmente dato una dignità architettonica – su stampo rinascimentale – alla città e che avrebbe visto protagonista una delle sue opere più importanti: la fontana di Orione.

©Luciano Giannone – La fontana di Orione – Messina, 2019

Messina ai tempi del Montorsoli

Ma qual era il contesto in cui si trovò a lavorare il Montorsoli?

Nel Cinquecento si diffonde ovunque l’importanza dell’arte e della letteratura e si comincia a parlare di Rinascimento, di una nuova rappresentazione dello spazio – basato su regole geometriche e prospettiva – e di un ritorno ai classici.

In questo periodo la Sicilia è governata da Carlo V d’Asburgo, re di Spagna. A seguito dello sviluppo artistico e letterario nascono qui le prime accademie, spesso segrete poiché non particolarmente apprezzate dalle potenze straniere e dalla Chiesa. Tra queste è importante nominare l’Accademia della Fucina, epicentro della vita intellettuale e politica della città, sostenuta persino dal Senato messinese.

Il motto virgiliano dell’Accademiaformas vertit in omnes (si trasmuta in tutte le forme) – deriva dalle Georgiche e fa riferimento al dio Proteo, inafferrabile perché mutabile. La frase riprende inoltre Ovidio e la rappresentazione del dio etrusco Vertumno, anch’esso capace di mutare la propria forma e sovrapponibile, dunque, a Proteo stesso. Questa scelta potrebbe chiaramente dipendere dalla capacità dell’Accademia di cambiare la sua identità e mantenerla segreta per poter sopravvivere nel tempo.

 

La fontana di Orione

Ritorniamo al 1547 e all’arrivo del Montorsoli a Messina. In quell’anno fu ufficialmente inaugurato un complesso intervento di ingegneria idraulica per condurre le acque del Camaro a servizio della città. La fontana di Orione fu commissionata al Montorsoli proprio dal Senato e dall’Accademia per onorare l’avvenimento.

©Luciano Giannone – Dettaglio della fontana di Orione raffigurante il fiume Camaro – Messina 2019

La fontana può anche essere letta in chiave politica, come esaltazione della potenza locale. Essa riprende infatti simbolicamente l’Accademia della Fucina: i bassorilievi, raffiguranti scene delle Metamorfosi di Ovidio, ci riportano al motto legato alla trasformazione. Troviamo inoltre il dio etrusco Vertumno, legato anche qui al dio marino Proteo, da cui prende il tridente.

©Luciano Giannone – Dettaglio della fontana di Orione raffigurante il dio etrusco Vertumno – Messina, 2019

 

Quando il chianu divenne una piazza

Non sarebbe però bastata la realizzazione dell’opera montorsoliana per far sì che quel chianu divenisse una vera piazza. A Messina il Montorsoli, come detto precedentemente, fu costretto a fronteggiare vari ostacoli e si rese subito conto di quanto fosse importante un progetto che andasse ben oltre la fontana: una renovatio urbis che poteva essere tale solo grazie alla contaminatio (contaminazione) rinascimentale, basata principalmente su regole geometriche e prospettiva.

Per far sì che ciò accadesse sembrava essere fondamentale e necessario l’abbattimento di due delle tre navate di una delle chiese più frequentate del periodo, la chiesa medievale di S.Lorenzo, situata a fianco della Cattedrale normanna (spazio occupato oggi in parte dal Salotto Fellini) e che occupava una sezione dello spazio in cui il Montorsoli avrebbe poi collocato la fontana.

Chiesa di S.Lorenzo e fontana di Orione per opera del Montorsoli – Fonte: Biblioteca regionale universitaria di Messina 

La fontana monumentale guida lo sguardo dell’osservatore verso l’alto: un esempio sono la mano destra di Orione (leggendario fondatore della città) e lo sguardo del cane Sirio che favoriscono il verticalismo. Ma il genio del Montorsoli si nota soprattutto nel legame tra la fontana, la chiesa e un’ulteriore struttura (presente solo nel progetto): il sistema di gradini della fontana tracciava, infatti, gli assi di simmetria di queste strutture. Il Montorsoli aggiunse inoltre dei dettagli alla chiesa medievale – delle colonne ioniche, un timpano e la cupoletta – così da creare una continuità ottica con la fontana.

©Luciano Giannone – Dettaglio della fontana di Orione raffigurante Orione e il cane Sirio – Messina, 2019

 

Piazza Duomo: luogo di incontro e di libertà

Appare dunque chiaro – soprattutto ora che un ritorno alla vicinanza e al contatto è ciò che forse più desideriamo – l’importanza dell’opera del Montorsoli. Lo scultore ci ha donato, seppur oggi vi siano differenze importanti rispetto al progetto iniziale della piazza, quel luogo che conosciamo noi oggi: tappa obbligatoria dei turisti ma ancor più spazio di incontro, quell’area libera che ogni vera piazza dovrebbe essere per i suoi cittadini.

 

 

Cristina Lucà

 

Fonti:

Aricò Nicola, Architettura del tardo Rinascimento in Sicilia. Giovannangelo Montorsoli a Messina (1547-57)

Archivio storico messinese 73 

 

Immagine in evidenza:

©Luciano Giannone – La fontana di Orione – Messina, 2019