Pezzolo, alla scoperta di un luogo dimenticato

Lungo le pendici dei Monti Peloritani, nella zona sud del territorio messinese, si trova il borgo di Pezzolo.

In questo articolo, si darà uno sguardo a ciò che ha da offrire questa piccola comunità, oramai quasi dimenticata.

Storia di Pezzolo

Pezzolo deriva dal greco Piczuli e si sviluppò durante gli attacchi saraceni. Infatti, esso viene citato per la prima volta in un documento del 1308.

Vi furono alcuni avvenimenti importanti che segnarono la storia del villaggio. I suoi territori vennero prima venduti e successivamente confiscati. Poi, vennero ceduti al monastero benedettino di San Placido di Calonerò, fino a quando, nel 1866, il Regno d’Italia non se ne appropriò a sua volta, dando i possedimenti dei benedettini ai contadini del luogo.

Il villaggio fu colpito, successivamente, da un’epidemia di peste, che ne decimò la popolazione, e subì vari altri danni durante il terremoto del 1908.

L’economia di Pezzolo fino al XX secolo era prettamente agricola, come testimoniano i vari agrumeti, uliveti e vigneti presenti nel territorio. Inoltre, fino alla Seconda guerra mondiale, era molto diffusa anche la produzione del baco da seta.

Panorama di Pezzolo dalla contrada Bettaci
Samuele Di Meo © 2024


Attrattive del villaggio

Il villaggio ad oggi conta 300 abitanti, seppur negli anni trenta del secolo scorso la popolazione si assestasse sui 1500 abitanti

All’interno del villaggio, sono presenti la Chiesa della Madonna del Loretosorta in epoca tardo bizantina, di cui ad oggi rimangono poche tracce, e la Chiesa Madre, dedicata a San Nicola di Baripatrono del paese. Quest’ultima, ristrutturata dopo il terremoto del 1908, presenta un Portale realizzato dagli allievi di Alessandro GaginiHa una struttura ad arco e l’entrata ha rappresentati i Quattro Evangelisti in bassorilievo. Nelle basi di sostegno, invece, sono raffigurate le Chimere alate in altorilievo e, all’esterno, vi è un alto campanile dove vi è una targa che riporta la data del 1598.

Chiesa di San NIcola di Bari, Pezzolo
Samuele Di Meo © 2024

La Contrada Bettaci e le armacie



Il villaggio è anche conosciuto per la celebre Contrada Bettaciuna zona ricca di storia, che fino a quest’anno era in stato di abbandono. L’apporto di un gruppo di giovani del luogo ha fatto sì che questo sentiero venisse prima ripulito e poi successivamente reso fruibile al pubblico.

Qui, infatti il gruppo Borgata di Pezzoloorganizza delle passeggiate, volte a far conoscere a tutti la ricchezza del patrimonio culturale del luogo. Il percorso del sentiero si divide in due “calate”. Nella prima, il sentiero scende e qui si possono ammirare le colline sistemate a terrazzamenti (le cosiddette armacie) e i canali che venivano utilizzati dai contadini per dividere l’acqua in tutti i terreni.

Appezzamenti di terreno a Pezzolo
Samuele Di Meo © 2024

Ponte e mulino di Contrada Bettaci

Scendendo lungo la seconda calata, i visitatori si immergono all’interno della natura. Proseguendo verso l’interno e attraversando i piccoli ruscelli presenti nella zona, si raggiunge un imponente ponte a quattro arcate realizzato nell’Ottocento che, oltre al passaggio dei contadini e dei lavoratori di calce, serviva anche come acquedotto.

Ponte in pietra situato nella Contrada Bettaci
Samuele Di Meo © 2024

Subito dopo si raggiunge un antico mulino. Seppur semidistrutto, resta sempre un’importante reliquia del passato agricolo del villaggio. Accanto ad esso vi sono due targhe in pietra, datate 1568 e 1781.

Al termine della passeggiata, si risale fino al villaggio, meta finale la Chiesa Madre. Qui, i giovani raccontano la storia della Chiesa e la storia del borgo, offrendo a tutti al termine una degustazione di prodotti locali.

Targa del 1568 accanto al mulino in contrada Bettaci
Samuele Di Meo © 2024

La rinascita ad opera dei giovani

Attraverso questa ed altre iniziative, si vuole cercare di recuperare un territorio che presenta tanta storia e cultura, ma che è lasciato in stato di abbandono.

I giovani, nonostante siano un numero esiguo, non si sono mai arresi, e col tempo sono riusciti a ottenere il patrocinio delle Vie dei Tesori.

Il borgo, inoltre, è stato anche centro di altre iniziative importanti, come il Trinacria Arts Festivalevento organizzato dalla Trinacria Theather Company, e il ritorno della celebrazione della Madonna del Loretoche non veniva celebrata dal 1992.

La ripartenza culturale di Messina: le ricchezze della città

Tanti sono gli stati d’animo che accompagnano già da adesso la Fase 3, e tra questi forte è una voglia di ripartenza. Anche le varie città cominciano a domandarsi come e da cosa cominciare. Per quanto riguarda la nostra città, l’assessore alla Cultura Enzo Caruso ha le idee chiare: Messina riparte dal turismo. Parte di questa iniziativa sono le Serate per la cultura in tv, nate con lo scopo di portare i luoghi e le ricchezze della città nelle case dei siciliani.

Il 15 Maggio sull’emittente TCF  nello speciale Malalingua sono stati approfonditi insieme, tra i tanti, proprio all’assessore Caruso e allo storico Nino Principato, alcuni luoghi che fanno parte della nostra ricchezza culturale e che rimangono ancora troppo poco conosciuti. Scopriamone insieme alcuni.

Museo della “Cultura e Musica Popolare dei Peloritani”

Il museo nasce nel 1996 a Gesso (anticamente Ibbisu, piccolo villaggio a 16 km da Messina, sul bracciante tirrenico) grazie all’impegno di Mario Sarica, per conto dell’Associazione culturale Kiklos, che tuttora gestisce e cura questa realtà unica in Sicilia. La struttura raccoglie il patrimonio culturale e musicale dei Peloritani, tratto identitario di una comunità.

Troviamo all’interno del museo strumenti di vario tipo, dai cordofoni (violini, chitarre, mandolini) a strumenti arcaici come le trombe di conchiglia, anticamente adoperate in ambino marinaro con funzioni segnaletiche e oggi utilizzate durante feste e cerimonie (come il tradizionale Carnevale di Saponara).

 

Museo della “Cultura e Musica Popolare dei Peloritani” – Fonte: Ialmo.it

 

Gli strumenti forse più caratteristici sono però quelli definiti “primari”, gli aerofoni pastorali delle antiche civiltà mediterranee (flauti, clarinetti), suonati proprio dai pastori sia in ambito lavorativo che durante le feste. Tra questi strumenti è importante ricordare la zampogna a paro, o ciaramedda (tipica della zona dei Peloritani e così chiamata per le sue canne di pari lunghezza), utilizzata ancora oggi nel periodo natalizio.

I “Ciaramiddari” (zampognari) – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Oggi il Museo si mostra non solo come luogo di memorie e tradizione incentrato sul turismo ma punta anche sulla didattica, sullo studio – in collaborazione con i numerosi esperti e con i vari istituti messinesi – ed è inoltre luogo di espressione artistica, spazio di incontro tra suonatori, poeti, specialisti del campo, spaziando, come afferma lo stesso Sarica, “dall’ambito didattico a quello della ricerca e delle produzioni culturali, fino alle performance artistiche di varia espressione”.

L’enoteca di S.Placido Calonerò

L’enoteca occupa oggi parte del monastero benedettino di S.Placido, opera del Rinascimento italiano terminata del 1486 e situata nei pressi di Pezzolo (frazione del comune di Messina, a circa 24 km dal centro).

Monastero di S.Placido Calonerò – Fonte: viaggimperfetti.com

La struttura ospitò nel 1535 l’imperatore Carlo V e conserva ancora oggi un busto proprio in ricordo dell’importante evento. La posizione strategica del monastero comportò inoltre la costruzione, durante la Seconda Guerra Mondiale, di un muro d’ascolto, un luogo cioè dal quale poter captare l’arrivo degli aerei per dare l’allarme.

Custodisce oggi tesori storici e architettonici, ma non solo: viene utilizzata come sede dell’Istituto agrario “Pietro Cuppari” di Messina, il quale ne gestisce il patrimonio enogastronomico ed appunto l’enoteca. Dai vigneti antistanti la struttura nasce infatti  il famoso Faro DOC, vino prodotto proprio dagli alunni dell’istituto.


Vigneti e muro d’ascolto di S.Placido Calonerò – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Il palazzo della Camera di Commercio

Costruita tra il 1926 ed inaugurata il 28 ottobre 1929, la Camera di Commercio di Messina si presenta come una delle architetture più raffinate dell’eclettismo del primo novecento. Realizzata dall’architetto Camillo Puglisi Allegra (1884, Messina – 1961, Roma), il turista sorpreso ed il cittadino curioso possono liberamente varcarne la soglia durante gli orari di apertura istituzionali ed apprezzarne le bellezze artistiche, nonché gli ampi spazi.

 

IL PALAZZO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MESSINA

IL PALAZZO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MESSINA

Pubblicato da Camera di Commercio Messina su Domenica 17 maggio 2020

 

L’ingresso trionfale presenta le statue bronzee realizzate dallo scultore Antonio Bonfiglio (1895, Messina – 1995, Condrò), raffiguranti illustri messinesi (F. Maurolico, G. Seguenza, M. Jurba, G. delle Colonne, F. Juvarra, A. da Messina), figure che hanno portato lustro alla città in vari periodi storici.

Entrando nel Palazzo – percorrendone la sontuosa scalinata ed esplorandone i corridoi – ci si potrà soffermare sui numerosi dettagli legati ad elementi naturali e mestieri del commercio navale e terriero. Non solo, il Palazzo è ricco di quadri riguardanti tanto figure della vita quotidiana quanto momenti di rimarcabile rilevanza storica, facendo di esso un vero e proprio museo istituzionale.

 

Una delle opere più celebri visitabili nel Palazzo: La resa della cittadella di Gregorio Panebianco.

 

Le bellezze dello stile eclettico del Palazzo trovano massima espressione nella Sala della Borsa. Ultimata dal Puglisi Allegra nel 1933, è una sala particolarmente spaziosa ed illuminata da lampadari dalle forme ricercate, tipiche dello stile del tempo.

Il Palazzo, utilizzato per numerosi convegni ed incontri istituzionali, ha anche ospitato l’ultima edizione della mostra di creazioni artigianali di artisti messinesi, creando un’occasione d’incontro e convivialità che ben si sposa con l’idea dinamica del commercio, rievocata nella stessa sala dalla rappresentazione allegorica dei caducei, simbolo di Mercurio, messaggero degli Dei.

 

Foto della mostra di creazioni artigianali di artisti messinesi, 15 Dicembre 2019 – ©: Salvatore Nucera

 

Messina è pronta ad una ripartenza culturale e a noi non resta che seguire sulle varie emittenti locali tutte le ricchezze della nostra città e scoprirle attraverso le parole degli esperti, per poi visitarle e lasciarci travolgere dalla bellezza di questa città, spesso ancora troppo sottovalutata.

Cristina Lucà, Salvatore Nucera

Fonti:

arcadeisuoni.org

lescalinatedellarte.com