Pelorias Sea Sound: line-up

C’è un luogo dove il mare incontra il ritmo, dove le correnti culturali si mescolano come strumenti in una jam session infinita. Quel luogo è il Pelorias Sea Sound, il festival che fa della musica un ponte tra continenti, generazioni, radici e visioni.

Nato come un atto d’amore per il territorio e le sue possibilità, il Pelorias Sea Sound è molto più di una rassegna musicale: è un’esperienza. Un caleidoscopio di suoni che va dall’afrobeat al pop elettronico, dalla world music alla sperimentazione sonora, in un dialogo continuo tra identità e trasformazione.

Ogni artista in programma porta con sé un pezzo di mondo: storie, suoni, battiti, lingue.

 Conosciamo allora gli artisti protagonisti di questa edizione, con le loro storie, i loro sogni, i loro suoni.

Afrodream

Afrodream è un ensemble afrobeat-pop nato a Torino nel 2018 dalla collaborazione tra Abou Samb (voce e percussioni), artista senegalese, e Luca Vergano (chitarra). Il progetto si è presto arricchito con musicisti provenienti da tutto il mondo: Ariel Verosto (pianoforte e flauto traverso, Argentina), Beauvoir Kongmeneck (voce), Francesco Cornaglia (batteria), Gabriele Cappello (sassofono), Reiul Roxo (tromba) e Gianluca Gallucci (basso).

La loro musica è un incontro armonioso tra ritmi africani, melodie occidentali e testi pieni di speranza, malinconia, luce. Le esibizioni dal vivo di Afrodream sono veri rituali catartici: energici, danzanti, capaci di unire il pubblico in un unico respiro.

Con due EP all’attivo (Afrodream e Jam Sa Sounè) e un album crowdfundato (La Teranga, 2020), la band ha suonato in tutta Europa e in Senegal, condividendo palchi con nomi internazionali come Newen Afrobeat. Il nuovo EP, anticipato dal singolo Ethnique in collaborazione con Rumba de Bodas, uscirà a giugno, mentre il prossimo album è previsto per l’autunno 2025.

Killabeatmaker

Direttamente da Medellín, Killabeatmaker — alias Hilder Brando Osorno — è un produttore, beatboxer, rapper e performer colombiano con oltre 18 anni di carriera. La sua musica è un’esplosione di suoni afro-latinoamericani, dove le radici indigene, la cumbia, l’afrobeat e l’elettronica globale si intrecciano in set ipnotici e vitali.

Killabeatmaker non è solo un DJ, ma un vero maestro della performance dal vivo, affiancato dalla sua band Radiocaliente:

  • Guadalupe Giraldo (batteria, gaita e voce)

  • Julian Ramirez (percussioni e cori)

  • Killabeatmaker stesso, che domina la scena con AKAI beats, rap e beatbox.

Ha calcato i palchi di oltre 43 città europee, partecipato a festival iconici come Sziget, WOMEX, Musicbox Lisboa, Helsinki Festival, e ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui una nomination ai Latin Grammy come ingegnere del suono.

Il suo EP Matiela Suto (2021) è stato inserito in una serie Apple TV+, selezionato da OkayAfrica tra le canzoni della settimana, e supportato da DJ internazionali come Jamz Supernova (BBC), Branko (Enchufada) e Kampire (Nyege Nyege).

Nel 2024 è partito l’INGA Tour, che lo vedrà protagonista nei maggiori festival mondiali. Con la sua visione artistica, Killabeatmaker non porta solo musica: porta narrazione, identità e coscienza ecologica, restituendo alla musica il potere di unire e risvegliare.

magikAAAAArp

Nati nel 2023, magikAAAAArp è un duo composto da Amedeo Mignano (tastiere) e Melo Miceli (batteria). Il nome richiama ironicamente il Pokémon più sottovalutato, ma il loro sound è tutto tranne che inutile: potente, fuori schema, glitchato e geniale.

Il primo album SUPERJAZZ è stato mixato e masterizzato da Jeremy Loucas, vincitore di 5 Grammy Awards, e li ha portati in tour tra Sicilia e Italia. Con il nuovo EP in arrivo, NEW GAME PLUS, il duo espande la propria visione tra jazz destrutturato e linguaggi videoludici, creando un’esperienza live che fonde virtuosismo e ironia.
Non chiamatelo jazz: è S U P E R J A Z Z.

NEWMA

NEWMA è un progetto alt-folk elettronico che unisce poesia e sperimentazione, nato dall’incontro tra Marco Corrao e Paolo Russo, con la collaborazione del percussionista Davide Campisi. La loro musica è un fluido paesaggio sonoro in cui chitarre acustiche, loop, synth, percussioni e testi evocativi si fondono in un linguaggio musicale che abita le frontiere. Con esperienze che spaziano dai deserti arabi alle metropoli americane, i membri di NEWMA portano sul palco un bagaglio internazionale, convertendo e contaminando i suoni del mondo in una forma nuova di folk elettronico.

Tra atmosfere rarefatte e vibrazioni viscerali, il loro sound si muove tra cantautorato, ambient pop ed esperienze cinematiche, dando vita a un set poetico e immersivo.
Una sinestesia di suoni e immagini che è più che un concerto: un viaggio sonoro.

V I C K

V I C K è la voce messinese che fonde elettronica, introspezione e vibrazioni urbane in un sound personale e sperimentale. L’esperienza londinese si unisce al legame con il territorio dello Stretto, creando un ponte sonoro tra inquietudine e luce.

Ha condiviso il palco con i Melancholia e altri artisti della scena italiana emergente, distinguendosi per le sue performance magnetiche e cariche di emotività. Dai brani malinconici a quelli più pulsanti, VICK costruisce un universo in evoluzione, dove ogni canzone è un paesaggio mentale.
La sua è una voce nuova che guarda oltre i confini.

Pelorias Sea Sound è il luogo dove tutto può succedere. È l’inizio di qualcosa che resta.
Un invito a lasciarsi attraversare. A esserci.
Davvero.

Pelorias Sea Sound: la leggenda che suona ancora a Capo Peloro

Nel punto più orientale della Sicilia, dove il mare si restringe come una ferita sottile tra due terre, c’è un luogo che ha la forza di un archetipo: Capo Peloro. È una soglia, un confine, ma anche un inizio. Da secoli è stato teatro di partenze, di naufragi, di ritorni, di visioni. Ma ancora prima di essere uno spazio geografico, Capo Peloro è un luogo del mito. E come ogni mito, ha il volto di una dea.

Il suo nome era Pelorias.

La leggenda

Pelorias è una figura avvolta nel mistero. Il suo nome deriva dal greco “pelorios”, che significa “immensa”, “mostruosa” nel senso arcaico del termine: non qualcosa di orrendo, ma qualcosa che supera ogni misura, ogni comprensione. Secondo alcune versioni del mito, Pelorias era una creatura marina, una divinità antica che abitava le acque dello Stretto di Messina. Proteggeva le rotte, confondeva i venti, osservava i viaggiatori.

Ma c’è una leggenda ancora più antica che la vuole dea del suono. Si dice che Pelorias raccogliesse i suoni del mondo: i lamenti del mare, i sussurri del vento, i canti dei naviganti, e li custodisse tra le rocce del capo. Di notte, quando tutto taceva, li restituiva al mondo sotto forma di echi, vibrazioni, sussurri ancestrali. Era una sorta di archivio vivente dell’emozione umana, della memoria acustica della Sicilia.

Per altri, era la personificazione stessa del promontorio, Capo Peloro porterebbe infatti il suo nome. Una dea fusa con la terra, con la pietra, con il sale. Una presenza femminile, materna e primordiale, capace di custodire ma anche di pretendere rispetto.

In un Sud in cui le divinità si sono spesso confuse con i paesaggi, Pelorias è diventata simbolo di quel Sud che osserva e accoglie, che respira silenzioso ma eterno. Un Sud che non ha bisogno di gridare per esistere.

Capo Peloro tra mito e geografia

Capo Peloro è il punto più a nord-est della Sicilia. Le sue acque sono tra le più agitate e spettacolari del Mediterraneo. I due mari che lo lambiscono, lo Ionio e il Tirreno, si scontrano con violenza in una danza continua di correnti e riflessi.

Qui le leggende si fanno materia: si racconta che Ulisse, nel suo viaggio, passò dallo Stretto sfuggendo a Scilla e Cariddi. Virgilio lo cita, i Greci lo temevano, i Romani lo adoravano. Ogni popolo che abbia solcato questo tratto di mare ha lasciato qualcosa.

Il faro, i piloni, i villaggi di pescatori, le torri di avvistamento, tutto parla di un Sud che è stato punto strategico, nodo di traffici, soglia di culture. Ma anche rifugio per chi cerca la bellezza e la quiete.

E proprio qui, su questa terra intrisa di storia e leggenda, nasce una nuova forma di rito: il Pelorias Sea Sound.

Pelorias Sea Sound

Il Pelorias Sea Sound non è solo un festival. È un rito contemporaneo, un richiamo ancestrale mascherato da musica elettronica.

Quest’estate, artisti, dj e performer si danno appuntamento a Capo Peloro per dar vita a un evento che mescola suono, paesaggio e memoria. La spiaggia si trasforma in un altare. Le casse diventano tamburi tribali.

La scelta del nome non è casuale: Pelorias è la forza evocativa che unisce passato e presente. E il “Sea Sound” è proprio questo: il suono del mare, il suono della memoria, il battito di una Sicilia che vuole raccontarsi senza folklore, ma con verità e visione.

In questo spazio, la musica non intrattiene: trasforma. Accende ricordi, risveglia appartenenze. Diventa atto poetico, politico, identitario.

(Per acquistare i biglietti clicca qui)

 

Una Sicilia che ritorna

C’è qualcosa di sacro nei ritorni. In un tempo in cui molti giovani lasciano la Sicilia per cercare altrove un futuro, eventi come il Pelorias Sea Sound non sono semplici momenti ricreativi. Sono atti di resistenza culturale.

Ritornare a Capo Peloro, ascoltare musica sotto le stelle, dentro un luogo che ha visto passare miti e migrazioni, significa riappropriarsi del tempo e dello spazio. Significa guardare la propria terra non solo come origine, ma come destinazione.

Pelorias, dea silenziosa e infinita, continua a vegliare. Non più solo sulle rotte dei marinai, ma su quelle interiori di chi cerca un senso, una casa, una vibrazione che lo riporti a se stesso.

E forse è proprio questo il cuore del festival, ricordarci che il mare non divide. Il mare unisce. E che ogni mito è ancora vivo, se lo sappiamo ascoltare. Magari a occhi chiusi, mentre un beat vibra sotto la pelle e una voce antica ci sussurra che siamo tornati dove tutto è cominciato.

 

Gaetano Aspa

 

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