La leggenda di Paul McCartney: come il cantante e chitarrista cambiò la storia della musica

 

“Continuo a pensare che l’amore è tutto ciò di cui ho bisogno. Non conosco un messaggio migliore di questo”

Buon Compleanno Paul McCartney!

La leggenda, con la sua fidata chitarra e la sua incredibile voce ha stravolto il mondo della musica e non solo. Con le sue canzoni e le sue azioni, in realtà, ha migliorato l’intera società. 

Chi è Paul McCartney?

Nasce a Liverpool il 18 Giugno del 1942 e sin da piccolo si appassiona al mondo della musica, sia per la sua spiccata intelligenza che per l’influenza del padre Jim. Questo, ex trombettista e pianista, incoraggiò il figlio ad intraprendere la strada della musica e lo fece con grande delicatezza: gli regalò una tromba in occasione della morte della madre, come per voler dimostrare che la musica riesce a colmare i vuoti, anche i più grandi.  

Fonte: reviler.org

Ma il giovane Paul, quattordicenne all’epoca, barattò il regalo del padre con una chitarra, ed essendo mancino dovette imparare a suonare sottosopra, ma non fu un problema! Anzi, con quella compose la sua prima canzone : “Lost My Little Girl”.

La svolta

A quindici anni la sua vita cambiò in modo radicale: nel 1956 incontrò ad una festa John Lennon e i Quarrymen (che in futuro cambieranno nome in the Beatles).

All’inizio Paul e John non andarono tanto d’accordo (forse il talento del ragazzino minacciava John?) ma poco importa, le divergenze si superarono immediatamente e il loro rapporto da semplici colleghi evolverà,  fino a diventare fraterno.

E così lo ricorda: 

«Uno dei miei più bei ricordi di John è quando ci mettevamo a litigare: io non ero d’accordo con lui su qualcosa e finivamo per insultarci a vicenda. Passavano un paio di secondi e poi lui sollevava un po’ gli occhiali e diceva “è solo che sono fatto così...”. Per me quello era il vero John. In quei rari momenti lo vedevo senza la sua facciata, quell’armatura che io amavo così tanto, esattamente come tutti gli altri. Era un’armatura splendida; ma era davvero straordinario quando sollevava la visiera e lasciava intravedere quel John Lennon che aveva paura di rivelare al mondo»

Fu proprio Paul ad inserire George Harrison nel gruppo (che conobbe due anni prima durante un viaggio in autobus) così, nel 1960 fecero la prima tournèe  in Scozia e solo durante la tappa in Germania – dopo varie divergenze – cambiarono il nome dei Quarrymen in the Beatles (inconsapevoli che sarebbero diventati una leggenda). 

I Beatles nel 1963 ( immagine di pubblico dominio)

Blackbird (1968)

Blackbird è una canzone dei the Beatles scritta da McCartney, composta in Scozia e pubblicata nel 1968.  Fece discutere immediatamente, perché, se interpretata in chiave politica, richiama il Movimento del Black Power, uno dei più caldi di quel periodo (e di sempre). 

Solo nel 2001 Paul dichiarò che la canzone si ispirava alla cronaca di fine anni ’50, inizio ’60 e in particolare, si rifece alle prime rivoluzioni circa i diritti civili dei neri, battendosi per coloro che venivano ritenuti inferiori.

” Merlo che canti nel cuore della notte, prendi queste ali spezzate e impara a volare. Per tutta la vita, aspettavi solo questo momento per spiccare il volo” 

Hey Jude (1968)

Una canzone che non ha bisogno di presentazioni – tanto che il foglio in cui fu scritta l’opera venne venduto all’asta per 910mila dollari – e che ancora oggi occupa l’ottava posizione nella classifica delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi della rivista Rolling Stone.

Paul scrisse la canzone per Julian Lennon, il figlio di John (in seguito al divorzio con Cynthia Poweell) al quale era molto legato; il ragazzo stesso dichiarò: «Paul e io stavamo molto insieme – più di quanto stessi con papà. Eravamo molto amici e sembrano esserci più fotografie di me e Paul che giochiamo piuttosto che di me insieme a mio padre».

Insomma, McCartney  scrisse questa canzone al suo quasi figlio, includendo un messaggio di speranza per tutti coloro che hanno vissuto un momento buio:  sottolineando come per poter andare avanti, bisogna credere in ciò che si fa e bisogna assolutamente evitare di rimanere aggrappati al passato, perché poi non c’è possibilità di uscita. 

“Hey Jude, non peggiorare le cose:
prendi una canzone triste e rendila migliore.
Ricordati di riporla nel tuo cuore
e poi comincia a migliorarla.”

L’eredità

Paul McCarteney non è “solo” cantautore, chitarrista, pianista o compositore ma è stato – o meglio è – un attivista: da sempre sta dalla parte di coloro che non possono parlare, di chi è stato dimenticato o messo da parte, nel contesto di una società che purtroppo si muove unicamente per vanità.

(Immagine di pubblico dominio)

Nessuno più di lui è esempio che si può diventare chiunque si voglia, credendo in se stessi e con le proprie azioni. Ha cambiato la storia della musica, riuscendo a trasformare il suo straordinario talento in arte e lasciandoci un messaggio di  speranza.

“Credo nell’amore. Ne cantavano i Beatles. Ne ho cantato io, tutti ne cantano”

Alessia Orsa

Revolver, 1966. L’album della svolta per i Beatles

Quando la musica pop diventa arte… A partire dalla copertina! Voto UvM: 5/5

 

 

 

 

Discogs.com

 

Meno famoso rispetto al successivo Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, ma sicuramente non meno importante nelle carriera discografica dei Beatles è Revolver, pubblicato il 5 agosto del 1966.

Perfetto equilibrio tra pop e canzone d’autore, tra accenni alla musica colta e soft rock, Revolver – e questo per alcuni può essere una pecca- è un album molto più eterogeneo del Sgt Pepper, un viaggio travolgente di ben 14 tappe in cui non viene mai meno la curiosità di chiedersi: e adesso cosa viene dopo?

Dal rock mordace di Taxman o She said She said alla ballad romantica Here There and Everywhere, dagli echi barocchi di For no One a quelli orientali di Love you to, passando dagli archi di Eleanor Rigby al motivo monocorde di Tomorrow Never Knows (pezzo più ostico per i fan), in Revolver nessuna traccia è uguale alla precedente. Sia per temi sia per musica.

Sicuramente l’album della maturità.

Lontani sono i tempi del semplice e immediato rock’n’roll,  dei testi genuini e immediati, ma non certo profondi e originali.

Il settimo album del quartetto di Liverpool apre definitivamente le porte alla sperimentazione e a un più accurato lavoro in studio (percorso già accennato dal precedente Rubber Soul) e stacca dal gruppo l’etichetta di cantanti per teenager, facendolo arrivare alle orecchie di un pubblico più vasto, un pubblico attento alle note, ma soprattutto alle parole, alle storie, ai mondi nascosti dietro una canzone.

Ecco la novità forse più notevole di Revolver al di là delle innovazioni sonore… Ogni canzone racconta una storia, ogni nota è capace di dipingere a tinte vivide un mondo in cui i suoi autori ci vogliono proiettare.

Got to get you into my life, ode molto velata alla marijuana, è in grado di trasmettere all’ascoltatore la tipica euforia da droghe leggere. Ideale da ascoltare quando non si ha voglia di alzarsi dal letto e serve tutta la carica giusta per affrontare la giornata!

Eleanor Rigby che raccoglie il riso sul pavimento della chiesa e Father McKenzie che rammenda i suoi calzini nel buio della notte sembrano scenette uscite direttamente da un film neorealista tanto è la cura per il dettaglio nel descrivere due personaggi esempio della solitudine umana.

« All the lonely people/ where do they all come from?» (Tutte le persone sole da dove vengono?)  è infatti la domanda quasi filosofica del ritornello.

Ma la sfida la lancia un criptico Lennon nell’ultima Tomorrow never knows.

«But listen to the colour of your dreams/ It is not leaving, it is not leaving                                                                               So play the game “Existence” to the end/ Of the beginning, of the beginning»

(Ma ascolta i colori dei tuoi sogni/ Non è vivere, non è vivere                                                                                                    Perciò gioca il gioco “ Esistenza” fino alla fine/ Dell’inizio, dell’inizio)

 

«Avete smesso di essere carini e simpatici» dirà Dylan a McCartney qualche anno dopo.

In realtà il periodo “carino” era già finito con Revolver.

 

              Angelica Rocca

 

 

 

Film, serieTV, dischi, libri: le migliori uscite del 2018. La nostra selezione

La casa di carta, la ragazza con la leica, Freddie Mercury sul palco del live AID, Lady Gaga in veste di attrice e l’ex Beatle Paul McCartney.

12 redattori di UniVersoMe scelgono un disco, un film o un libro uscito nel 2018. La nostra selezione tra perle e grandi successi di pubblico.

 

 

BRANDI CARLILE – BY THE WAY I FORGIVE YOU

“By the way I forgive you” non è solo il titolo è il messaggio di fondo di questo album, per spiegarlo con le parole di Brandi “We chose to talk about finding a way to fundamentally forgive and accept life for being fucking hard.” . L’empatia ci rende umani ed è ciò che più serve oggi. I testi scritti dalla stessa Carlile e i gemelli Hanseroth sono caratterizzati da grazia, sensibilità e schiettezza e affrontano la dipendenza, le dinamiche familiari, la politica, l’identità ed il bullismo. La musica eleva la delicatezza dei testi, le chitarre vengono suonate con forza nei momenti necessari, accentuate dalla presenza dell’orchestra. Le canzoni si estendono fra una vasta gamma di stili e suoni, dalla grandiosità orchestrale di “The Joke” che ricorda la sua canzone più famosa “The Story”, al pop-folk di “Hold Out Your Hand” misto fra canzone popolare ed inno e la straziante ballata di piano “Party of One ” (di cui suggerisco la visione del bellissimo video). La voce della Carlile, con i suoi acuti ed imperfezioni, ti entra nel cuore ancora prima che tu possa capire cosa sta cantando. Questo disco è un trionfo. Le sei nomination ai Grammy 2019, incluso uno per l’album dell’anno, rendono Brandi Carlile la più nominata dell’anno e conferiscono (finalmente) il dovuto riconoscimento mondiale che si merita. • Arianna De Arcangelis

 

BRYAN SINGER – BOHEMIAN RHAPSODY

Sicuramente il film più atteso e apprezzato di questo 2018. Il documentario su Freddie Mercury e sui Queen. Dagli esordi al successo planetario. Rami Malek, nei panni del re del rock, fa sognare, totalmente coinvolto nel suo personaggio. Un film autobiografico sincero e potente come pochi, epico, assolutamente da non perdere! • Benedetta Sisinni

 

GREG BERLANTI – TUO, SIMON

Vincitore di numerosi premi tra i quali MTV Movie & TV Awards, Teen Choice Awards e People’s Choice Awards, “Love, Simon” (in Italiano “Tuo, Simon”) è un film di genere drammatico, commedia e sentimentale uscito nelle sale cinematografiche nel 2018 e diretto da Greg Berlanti. Il film è un adattamento cinematografico del libro ”Non so chi sei, ma sono qui” di Becky Albertalli e ha come protagonista Simon, un ragazzo omosessuale che, costretto a nascondere la sua omosessualità, inizia uno scambio di email con un altro ragazzo di nome Bram. Il film tratta argomenti molto attuali come il bullismo e la paura di non venir accettati dai familiari o dagli amici perché si è ”diversi”. Nonostante la leggerezza con cui vengono trattati questi temi faccia sembrare il film adatto più ad un pubblico di adolescenti, non ne è sicuramente sconsigliata la visione anche ad una platea più adulta. Dal film: “Non l’ho detto a nessuno. Dire al mondo chi sei è abbastanza spaventoso” • Beatrice Galati

 

 PAUL MCCARTNEY – EGYPT STATION

Le note partono nel bel mezzo di un stazione affollata e arrivano dirette a un presente che appare già quasi nostalgico. Dalla ballata che apre il disco ai ritornelli trascinanti e orecchiabili la voce increspata dagli anni non allontana dal traguardo di commuovere e divertire. Paul McCartney raccoglie 16 tappe di un viaggio immaginario: il passato e il presente, l’adesione ai tempi e la straordinaria, inalterata, abilità di songwriting. Egypt Station trova la sua dimensione nell’equilibro tra forza e fragilità. • Eulalia Cambria 

 

 HELENA JANECZEK – LA RAGAZZA CON LA LEICA

La ragazza con la Leica, libro di Helena Janeczek, scrittrice tedesca naturalizzata italiana che vive proprio in Italia dal 1983, le ha garantito la vittoria del Premio Strega e del Premio Bagutta. La protagonista, Gerda Taro, è la prima fotoreporter a morire in un teatro di guerra (con precisione, durante la seconda guerra mondiale). La sua storia, narrata in questa biografia, si intreccia con quella di due uomini e una donna. Nel corso del romanzo, i loro ricordi delineano la figura di Gerda ma sono anche lo strumento grazie al quale Helena Janeczek descrive la rovina di una generazione che si è vista troncare la giovinezza a causa della Seconda Guerra Mondiale, delle persecuzioni razziali, dei genocidi su base etnica. Nell’ultimo capitolo scrive: “per ritrovare qualsiasi cosa è necessario affidarsi alla memoria, che non è altro che una forma di immaginazione”, parole che spiegano perfettamente ciò che l’autrice ha voluto trasmettere. • Susanna Galati

 

MOTTA – VIVERE O MORIRE 

Vincitore come miglior disco dell’anno dell’ambita Targa Tenco, Francesco Motta riesce a conquistare critica e pubblico tra cantautorato italiano e indie rock. Nonostante l’indie sia un genere molto apprezzato in questi anni, Motta se ne discosta dimostrando originalità e competenza tecnica. Il suono si presenta minimale, con ritmi semplici a tratti tribali, la musica avvolgente con una voce che ci fa vivere e rivivere emozioni facendo emergere immagini e sensazioni rinchiuse in ognuno di noi. • Marina Fulco

 

LA CASA DI CARTA

Una delle serie più viste quest’ anno, tutti ne hanno parlato (o ne hanno sentito parlare). Avvincente, chiacchierata, interessante, su alcuni punti criticabile, ma indubbiamente affascinante. Soprattutto per la trama intrigante e l’idea di fondo: rapinare la zecca di Stato Spagnola. Si, ma con stile! Inevitabile appassionarsi alle vicende di questa banda dove il carisma non manca, partendo dal Professore, e chiedersi chi sono davvero i buoni e chi i cattivi. Voi da che parte state? • Serena Saveria Foti 

 

ANIMALI FANTASTICI – I CRIMINI DI GRINDELWALD

L’attesissimo sequel di Animali fantastici e dove trovarli è arrivato al cinema permettendo agli appassionati di Harry Potter, e non solo, di tornare a sognare tra magia e sorprendenti colpi di scena. Tra personaggi che piacevolmente riappaiono sullo schermo e nuove comparse, la storia diventa più complessa e il finale lascia gli spettatori a bocca aperta. Non rimane che aspettare il prossimo capolavoro firmato J.K. Rowling • Federica Cannavò

 

PAOLO GIORDANO – DIVORARE IL CIELO

Dover scegliere un libro, tra i tanti che leggo, è sempre doloroso. Eppure stavolta un po’ meno. Il fulcro di questa storia sono Teresa e Bern, la loro storia e i mille modi che trova l’amore di riconoscere e lasciarsi attrarre dal proprio magnete. Allo stesso modo il lettore dovrà lasciarsi trascinare dalle parole e parole, pagine su pagine, che solo Paolo Giordano riesce a riempire, ammaliandoti. “Il corpo è il veicolo fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo.” • Serena Votano

 

RUPERT EVERETT- THE HAPPY PRINCE

Il soggiorno di Wilde con il compagno Douglas nel 1807, il viaggio che fece scandalo nella società del tempo. Film che prende il nome da una raccolta di racconti dello scrittore irlandese e che propone la storia vera del protagonista-autore, il giovane scrittore Oscar Wilde appunto, che oltre ad essere conosciuto per i suoi romanzi fu anche oggetto di uno scandalo a causa del suo orientamento sessuale. Egli si nascose dietro un matrimonio con una giovane donna del suo tempo ma questa grande “recita” non ottenne grandi risultati. Fu perseguitato tanto da allontanarsi dalla famiglia e finire là dove tutto per lui era buio, nelle carceri tanto odiate. Il film ha incassato in Italia al Box Office 425 mila euro e ha ottenuto una candidatura agli European Film Awards. • Dalila De Benedetto

 

 BRADLEY COOPER – A STAR IS BORN

A distanza di quarantatre anni torna nelle sale il remake di ‘A Star is Born’ con protagonisti Bradley Cooper (Jackson Maine) e Lady Gaga (Ally). Il musicista di successo Jackson Maine scopre e si innamora di Ally, una ragazza acqua e sapone con un enorme talento. Il film ha ottenuto 4 candidature ai Golden Globes e tantissime altre nomination, mentre in Italia al Box Office ha incassato nelle prime nove settimane di programmazione 6,8 milioni di euro e 228 mila euro nel primo weekend • Andrea Sangrigoli

 

NICOLÒ GOVONI – BIANCO COME DIO

Bianco come Dio è un viaggio inaspettato, non soltanto attraverso i luoghi e i tempi della narrazione, ma rappresenta la possibilità inaspettata di un viaggio fuori e dentro noi stessi. Fuori e dentro il torpore delle convenzioni sociali alle quali sono rilegate le nostre anime. Nicolò racconta, in prima persona, del viaggio che ha rivoluzionato la sua vita e quella di decine di bambini in un orfanotrofio dell’India più rurale, dove inizialmente era giunto da volonturista, ma ben presto capisce che quel viaggio che sarebbe dovuto durare pochi mesi, in realtà era la sua meta, e il sorriso di quei bambini la sua missione. Bianco come Dio non è una comune storia di volontariato, ma ti spoglia di tutte le sovrastrutture mentali, disarma dagli alibi di impotenza e ti colpisce con la più oscura e disarmante verità. Quella che non passa attraverso i media, quella che non viene rappresentata, ma quella che Nicolò, poco più che ventenne, ha deciso di vivere e raccontare. Il romanzo, partito con autopubblicazione verso il viaggio della speranza, approda in Rizzoli e diventa un caso editoriale, riuscendo così a fare da fondo per la costruzione di una biblioteca per i bambini dell’orfanotrofio. • Giusi Villa

GRAFICA DI Giulia Greco