Paris, Texas: quarant’anni di un viaggio nel profondo dell’anima

Paris, Texas
Paris,Texas non è solo un film, è un vero e proprio viaggio. Voto UVM 5/5

Dal 4 Novembre in occasione del suo quarantesimo anniversario è tornato nelle sale italiane Paris, Texas, uno dei capolavori del regista tedesco Wim Wenders. A Messina è stato possibile assistere alla proiezione nei giorni 6 e 7 Novembre al multisala IRIS in collaborazione con il DAMS in sala.

Un cult dai sentimenti contrastanti

Il film narra la storia di Travis, interpretato da Harry Dean Stanton, un’uomo che ha perso tutto ma che, grazie al ricongiungimento col fratello Walt (Dean Stockwell), avrà modo di ritrovare se stesso e la sua famiglia sgretolatasi anni prima, partendo dal figlio, Hunter (Hunter Carson), che porterà con sé alla ricerca della sua amata Jane (Nastassva Kinski) con lo sfondo di un Texas idealizzato, arido ma pieno di vita.

Il genio del maestro si mantiene perfettamente in linea con questo cult del 1984, tre anni prima del capolavoro che ha contraddistinto il cinema di Wenders: Il cielo sopra Berlino. Anche qui al primo posto regnano i sentimenti dei protagonisti, a partire da Travis che dopo svariati anni di follia ritornerà in sé, arrivando al fratello e a sua moglie divisi tra emozioni contrastanti, e al piccolo Hunter, anch’egli in un primo momento diffidente e poi felice di aver ritrovato il suo vero padre.

Paris, Texas. Wim Wenders 1983/84
Fonte: Cineteca Bologna

Paris, Texas, quando l’amore diventa una città fantasma

Con Paris, Texas, Wim Wenders è riuscito a mettere perfettamente in pratica ciò che diceva Antonioni, ovvero che l’atto di guardare e l’atto di fare cinema sono esattamente la stessa cosa. Quello che sicuramente esalta all’occhio in questo film infatti è proprio il mix di colori e immagini che il regista tedesco è riuscito a creare attraverso il montaggio.

E’ infatti un’atmosfera tutt’altro che claustrofobica quella che si respira in questo colorato ed emozionante film dove l’amore diventa letteralmente una città fantasma, Paris in Texas appunto,  dove la città lascia spazio al deserto.

Paris, Texas (Wim Wenders; 1983/1984)
Fonte: Cineteca Bologna

Il DAMS in sala colpisce ancora con Paris, Texas

Come sempre il progetto del DAMS in sala, che riporta sul grande schermo intramontabili cult, ha fatto in modo che anche questo capolavoro, considerato introvabile, tornasse nelle sale a ricordarci che c’è stato un periodo in cui il cinema e le storie raccontate sul grande schermo riuscivano veramente ad emozionare e talvolta commuovere. Con Paris, Texas succede proprio questo, sebbene già al suo esordio fu definito un capolavoro.

Artefice di queste grandi occasioni è la figura di Umberto Parlagreco, direttore del multisala IRIS, che sposando questo progetto in collaborazione con il DAMS di Messina permette al pubblico di scoprire grandi cult della storia del cinema poco conosciuti o addirittura dimenticati, così è stato col capolavoro di Wim Wenders, un film che è un emozione pura.

Questa nuova stagione organizzata dal DAMS in sala non è che all’inizio ed aspetta tutti gli appassionati di cinema al multisala IRIS a Messina!

 

 

Rosanna Bonfiglio

Marco Castiglia

Non perché, ma come

“Per molto meno, nei secoli scorsi, scoppiavano guerre e rivolte popolari”. Così D’Amico della Gazzetta del Sud la settimana scorsa chiudeva un articolo riguardo l’isolamento e l’arretratezza in cui verte la Città di Messina.

Fondata come colonia greca col nome di Zancle e poi Messana, la città raggiunse l’apice della sua grandezza fra il tardo medioevo e la metà del XVII secolo, periodo in cui contendeva a Palermo il ruolo di capitale siciliana.

Il nome originario Zancle deriva forse dalla forma a falce della penisola di S. Raineri, la quale oltre ad aver stimolato l’immaginazione dei greci attribuendone l’origine al momento in cui Cronos (padre di Zeus) tentò di scacciare dal trono il padre Urano evirandolo con una falce poi lasciata cadere proprio nello stretto, ha costituito un porto naturale che fu alla base dello sviluppo della colonia greca.

Lo stesso che oggi è snodo fondamentale per le imbarcazioni che solcano il mediterraneo e che nel 2016 è stato il primo porto italiano per traffico passeggeri (250mila in più di Napoli). Considerazioni che poco sembrano interessare alla politica nazionale, la quale toglie a Messina la sede dell’Autorità Portuale e poi la lascia fuori dal fondo di 1 miliardo e 397 milioni di euro destinati alle linee metropolitane e filoviarie delle Città metropolitane e altre città.

Sembra quasi ci sia la volontà di punire ed umiliare ogni volta questa splendida città privandola di tutto, spesso anche di diritti fondamentali. La continuità territoriale, in questa zona così cruciale della geografia italiana, viene negata dallo Stato italiano dato il progressivo rincaro dei biglietti aerei per l’Isola da parte delle compagnie aeree, l’assenza di un’alta velocità ferroviaria (per non dire di treni e binari) insieme alle penose condizioni della Messina-Catania il cui versante peloritano non è stato sistemato nemmeno con la venuta del G7 (Tchamp piss no uor).

Caro voli denunciato nei giorni scorsi ancora una volta dall’associazione “Fuori di Me” con il report annuale, da cui si evince un incremento costante dei biglietti aerei per le tratte che servono la nostra zona con picchi sotto Natale a 603 euro per una A/R sulla tratta Linate-Catania. «Come evidenziato dall’ultimo bilancio demografico – sottolinea l’ex presidente dell’associazione Roberto Saglimbeni –, la città di Messina ha subito una perdita pari a 5000 abitanti (-2,2%) solo negli ultimi cinque anni. È quindi ovvio che c’è una sempre più forte esigenza di collegamenti efficienti, soprattutto aerei».

Una realtà quella del fuorisede messinese che cresce quotidianamente, come attestano i dati Istat pubblicati quest’estate sui quotidiani locali secondo cui Quattromila 20enni hanno lasciato Messina dal 2008 ad oggi. Insomma uno stillicidio di giovani più che una fuga di cervelli. Talenti che devono brillare altrove pur essendo nati e cresciuti qui come il chimico-fisico di 25 anni recentemente intervistato da IlFattoQuotidiano.it Fabrizio Creazzo che dopo la tesi magistrale alla Sorbona ha ottenuto il finanziamento del suo PhD sul carburante ecologico del futuro alla Université Paris-Saclay e Ecole Polytechnique. Dopo un 110 e lode in Fisica all’UniMe Fabio è partito per svoltare la sua situazione economica e professionale come si legge nell’articolo del quotidiano nazionale:

“Io vengo dal Sud ma nonostante ciò, con fatica e sacrifici, ho potuto realizzare la mia tesi magistrale in fisica, con il massimo dei voti, all’Università della Sorbona e ottenere un completo finanziamento da un laboratori d’eccellenza per realizzare il mio PhD sempre in Francia”. Ma non solo: in questi pochi anni di vita parigina Fabrizio ha potuto pubblicare ben tre articoli scientifici, conoscere gli esperti mondiali del suo ambito di lavoro e diventare membro del comitato editoriale di una rivista scientifica a soli 25 anni. “E sono partito da Messina. Tutto questo in Italia sarebbe stato impensabile”.

Tutto ciò potrebbe suonare come un commiserare ripetitivo, una lamentela, di quella che è la situazione attuale, ma ciò che deve spaventare davvero è l’assordante silenzio della classe dirigente locale. L’assenza di politiche concrete che rendano Messina capace di richiamare ed attrarre a sé i più giovani, senza i quali questo posto non ha futuro.

Quando ero all’ultimo anno di Liceo, in occasione del 66^ anniversario della nascita della Regione Sicilia (2012), la mia scuola organizzò un incontro con l’autore del libro “I Siciliani” Gaetanno Savatteri, incontro al quale parteciparono anche l’allora sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca e l’allora assessore regionale alla cultura Mario Centorrino. Mi fu richiesto dal comitato organizzativo insieme ad altri compagni di scuola di porre una domanda allo scrittore. I miei coetanei fecero domande inerenti al libro, alla Sicilia ed alla Mafia, io pensai di andare un po’ fuori traccia. Così presa la parola mi rivolsi direttamente all’assessore regionale e chiesi come potessimo noi giovani una volta terminato il liceo costruirci un futuro rimanendo nella nostra terra. Era un professore distinto, molto pacato, e fu piacevole ascoltare la sua risposta sul perché fosse importante rimanere qui, ma una volta averlo lasciato terminare al microfono dissi: “assessore non le chiedo perché, ma come?”. Lui mi sorrise e fu così gentile da rispondermi che era possibile ma difficile. A distanza di cinque anni però, continuo a pormi la stessa domanda: “Non perché, ma come?”.

Alessio Gugliotta

Dedica di Gaetano Savatteri