Tao Film Fest 69: Lo Sposo Indeciso

A metà tra commedia e paradosso, Lo Sposo Indeciso, da un insegnamento su come riflettere ai piccoli dilemmi della vita. Voto UVM: 4/5

La seconda serata della sessantanovesima edizione del Taormina Film Festival si è aperta con la prima assoluta di Lo sposo indeciso che non poteva, o forse non voleva, uscire dal bagno. Diretto dal regista Giorgio Amato, il film è una commedia dai tratti drammatici e tendenti al paradossale. La trama, molto statica, racconta le infinite peripezie di Samantha e di Gianni Buridano, noto professore di filosofia morale.

Dopo i drammi vissuti dalla sposa, lo sposo viene colpito da un incontrollabile bisogno del bagno e, dopo essere entrato nella toilette presente nella chiesa, non riesce più ad uscire da lì.

Protagonisti de Lo Sposo Indeciso sono Gianmarco Tognazzi nel ruolo del professore ed Ilenia Pastorelli come Samantha. Nel cast sono presenti altre note figure del cinema italiano, quali Claudia Gerini (Hammamet), Ornella Muti e Francesco Pannofino (Boris). La tragicommedia italiana arriverà nei cinema il 29 giugno.

Lo sposo indeciso
Il regista Giorgio Amato sul Blue Carpet di Taormina. ©Ferdinando Purrometo

Lo sposo indeciso: il fenomeno del classismo

La pellicola si sviluppa sulla contrapposizione tra la figura di Samantha, ignorante, di poche maniere e fortemente legata alle credenze superstiziose ed alla religione, ed il professore, ateo uomo di pensiero molto colto. Fin dall’inizio si nota anche la diffidenza da parte delle famiglie dello sposo e della sposa verso il futuro consorte: il padre della sposa, interpretato da Francesco Pannofino, spinge affinché la figlia cambi idea, per tornare da Jonathan, il figlio del macellaio più simile a loro come retaggio sociale.

Allo stesso modo, Edo, testimone ed amico dello sposo, cerca di convincere il professore a riflettere sul grande passo che sta facendo e sulla follia di unirsi con una ragazza così diversa da lui, con cui non ha nulla in comune. Lo spettatore comprende come, a prescindere dalla classe sociale, i simili tendono a stare con i propri simili e si ha sempre diffidenza verso ciò che è diverso.

Lo Sposo Indeciso: la scienza contro la superstizione

Un’altra dicotomia interessante che viene sviluppata ne Lo Sposo Indeciso è la contrapposizione tra la realtà scientifica e la sfera delle credenze e superstizioni umane. Il professore Buridano è la personificazione della conoscenza basata sul pensiero razionale, mentre Samantha e gli avvenimenti in sé mostrano la forza del paradosso irrazionale.

Il professore si ritrova a lottare contro una realtà a cui non trova spiegazione, venendo catapultato in un vortice di malocchio ed incantesimi. Lo sposo lotterà per mantenere ferma la sua linea di pensiero atea e contro ogni credenza.

Si ritroverà dinanzi ad un dilemma: dover rinnegare la propria razionalità, accettando l’esistenza delle superstizioni, o andarsene con la sua integrità di pensiero!

Lo sposo indeciso
Samantha prima del matrimonio. © Ilaria Denaro

L’omaggio a Francesco Nuti più che riuscito

Il film è tra l’altro un gentile omaggio all’ormai scomparso Francesco Nuti nel film Madonna che silenzio c’è stasera, dove lui inizia questa giornata rimanendo bloccato in bagno (per una quindicina di minuti) non riuscendo più a smettere di fare pipì. Ed effettivamente è questa scena che ha dato al regista, Giorgio Amato, lo slancio narrativo per la stesura della sceneggiatura.

Con una differenza, il nostro protagonista, interpretato da Gianmarco Tognazzi, resterà “bloccato” in bagno non solo per 15 minuti ma per tutta la durata del film.

Un film sul paradosso intriso d’esistenzialismo da taverna

Il problema che fa da collante a tutta la pellicola di Giorgio Amato è l’incapacità di prendere delle decisioni. Nel film si fa, più di una volta, riferimento al paradosso dell’asino di Buridano (nome scelto proprio per il protagonista), che narra di un asino affamato, seduto tra due mucchi di fieno perfettamente uguali e che nell’incapacità di scegliere se mangiare quello a destra o a sinistra morirà, purtroppo, di fame.

E la stessa cosa succederà al nostro protagonista Buridano, professore di filosofia morale, che nell’incapacità di scegliere se continuare a sostenere le tesi per cui ha lottato un’intera vita e quella di smentirle, a favore di una via d’uscita un po’ più “soprannaturale”, finirà per “morire di paradosso”.

E proprio il paradosso avrà un ruolo fondamentale nella trama e, soprattutto, nella costruzione del protagonista del film. Quest’ultimo, infatti, non riuscirà a svincolarsi dai suoi studi sulla morale, restando “incastrato” in una serie di citazionismi filosofici e paradossali.

Lo Sposo Indeciso è una “quasi commedia” d’altri tempi!

Lo Sposo Indeciso alla fine si presenta come un film più che riuscito. La funzione narrativa, pur se minimale e a tratti statica, funziona, facendo restare lo spettatore incollato (o quasi) allo schermo. Probabilmente questo è dovuto anche al cambio di toni dalla prima alla seconda parte del film che lo fanno diventare un dramedy d’altri tempi:

“Questa storia mi ha colpito da subito. Io ci ho subito rivisto quelle ispirazioni che avevo visto in Il Ministro, di un certo tipo di commedia che avevo visto fare ai tempi di mio padre, dove Ferreri prendeva degli argomenti apparentemente grotteschi e sopra le righe e li faceva diventare delle storie che si dividevano tra la commedia e il dramma” (Gianmarco Tognazzi alla prima durante il Tao Film Fest 69)

 

Ilaria Denaro
Domenico Leonello

Dagli studenti per gli studenti: fisica quantistica: contro natura?

La fisica quantistica consente di conoscere le leggi che regolano l’infinitamente piccolo giungendo a un intimo grado di comprensione della natura. Ci aspetteremmo una sorta di continuità con ciò che osserviamo nel mondo macroscopico, che il sostanziale funzionamento del mondo fosse il medesimo. Eppure non è così. Questi aspetti fanno emergere un’immagine opposta alle conoscenze della natura visibile. Siamo quindi si fronte a qualcosa “contro natura”?

Elenco dei contenuti

Funzione d’onda

 

Fluttuazione statistica della funzione d’onda. Fonte

 

La prima differenza nello studio della meccanica quantistica, rispetto a quella classica, la troviamo nell’approccio al sistema, ovvero l’ambiente in cui si svolge l’esperimento. Accade che la realtà può essere descritta da una equazione chiamata “funzione d’onda”. I modi per interpretare questa equazione differiscono da quelli conosciuti nella fisica classica. L’obiettivo dello studioso per descrivere il mondo quantistico è quello di ricavare l’evoluzione della funzione d’onda. Per consentire previsioni sperimentali bisogna ricorrere alla probabilità, poiché matematicamente è l’operazione che permette soluzioni accettabili. Questo perché ancora non ci è possibile ottenere soluzioni esatte da quest’equazione. La probabilità è una grandezza legata alla funzione d’onda stessa. Noi, dunque, non saremo mai in grado di predire dove si trovi la particella, ma sapremo con che probabilità potrebbe occupare una data posizione. La fisica classica c’insegna che possiamo descrivere ogni fenomeno con precisione. Qui, invece, la nostra conoscenza del sistema è differente in quanto non abbiamo più previsioni certe della realtà, ma si basa su dati statistici.

Onda corpuscolo

 

Natura delle particelle. Fonte

 

Le particelle hanno due nature: quella corpuscolare e quella ondulatoria. Ma come è possibile ciò? In fisica corpi e onde sono due oggetti profondamente distinti. La natura corpuscolare è propria dei corpi fisici dotati di massa: di essi si può determinare la posizione, la velocità e l’orientazione nello spazio. Al corpo è associata immediatamente l’idea di volume su cui si basa la definizione aristotelica: “Corpo è ciò che ha estensione in ogni direzione” (Aristotele, Fisica). Le onde, invece, sono perturbazioni che si propagano lungo una direzione trasportando energia o quantità di moto. L’onda appare come un fenomeno fisico “delocalizzato” rispetto alla particella che segue una traiettoria definita. Con l’avvento della meccanica quantistica, però, si assiste all’unificazione dei due fenomeni con l’introduzione del dualismo onda particella e del principio di complementarità. A livello microscopico, dunque, le particelle possiedono anche proprietà ondulatorie e certi tipi di onde possono essere trattate come corpi. Ciò nasce dalla differente risposta che la particella fornisce quando viene effettuato un esperimento singolo o un set con più ripetizioni. Nel primo caso si comporta come un corpo, nel secondo come un’onda. A mettere in luce questa doppia natura fu De Broglie associando alla particella lunghezza d’onda e frequenza, due grandezze tipicamente usate nella descrizione delle onde.

Esperimento di Davisson e Germer

 

Esperimento di Davidsson e Germer. Fonte

 

L’esperimento di Davisson–Germer fornì un’importante conferma dell’ipotesi di de Broglie circa la coesistenza di una doppia natura nelle particelle. L’esperimento consiste nel far incidere elettroni su un muro nel quale sono state praticate due fenditure. Al di là delle stesse, si trova uno schermo che consente di rilevare il punto colpito dalla particella. Il risultato mostra una figura di interferenza, ovvero un pattern diverso da quello previsto che prevede la sovrapposizione delle onde, tipicamente associato a fenomeni ondulatori. Se avessimo studiato delle particelle seguendo la fisica classica e non quella quantistica avremmo trovato una distribuzione statistica differente, ovvero una distribuzione gaussiana, anziché due in corrispondenza delle fenditure. Ciò avviene, però, finché non si sa da che fenditura passa la particella. Quando abbiamo quest’informazione la distribuzione statistica cambia. Ciò è dovuto al fatto che stiamo interagendo con il sistema e, di conseguenza, lo modifichiamo. Si tratta del collasso della funzione d’onda.

Funzioni d’onda. Fonte

Tale concetto è del tutto nuovo. In meccanica classica, infatti, la presenza o meno dello sperimentatore non modifica la natura dell’evento.

Gatto di Schrödinger

 

Esperimento di Shrodinger. Fonte

 

Questo nuovo concetto è espresso in maniera semplice dal paradosso del gatto di Schrödinger. Fu ideato da Erwin Schrödinger per illustrare il principio di incertezza della meccanica quantistica. Questo sostiene che è l’osservatore a determinare le caratteristiche della particella esaminata. Il suo scopo era evidenziare la debolezza di tale interpretazione, ma finì per diventarne uno dei più noti simboli poiché rappresenta in modo intuitivo gli aspetti più macchinosi della teoria. Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo può fare o non fare da grilletto all’emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità che il gatto viva o muoia è esattamente del 50%. Secondo Schrödinger fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto. Solo aprendo la scatola questa “sovrapposizione di stati” si risolverà. Può sembrare paradossale, ma il senso è che l’osservatore determina il risultato dell’osservazione stessa. Tale interpretazione della fisica ha portato a numerosi assunti che sembrano in completo contrasto con le evidenze che la realtà ci da ogni giorno. Si è giunti a chiedersi, vista l’importanza che la meccanica quantistica sembra conferire all’osservatore, se il mondo esisterebbe ugualmente anche se nessuno lo guardasse.

Conclusioni

Il mondo della meccanica quantistica è un continuo moto subatomico di cui conosciamo, tramite gli esperimenti, singoli istanti.  Questa piccola realtà sfugge. Le particelle saltano da una posizione all’altra o si trovano in uno stato di paradossale incertezza. La natura stessa di questa teoria è del tutto nuova e ci da un approccio alla realtà differente da quello a cui siamo abituati. Per questi motivi la sua interpretazione ancora oggi è causa di controversie. Ad ogni modo vale la pena sforzarsi per il piacere di conoscere e capire questo piccolo mondo oscillante.


Alessia Sturniolo

 

 

Bibliografia