Catalfo: “Sia l’ultimo Primo Maggio senza salario minimo”. Ecco come si è svolta la Festa dei Lavoratori

Prima della fine della legislatura dobbiamo varare il salario minimo. Mi auguro che il Primo Maggio del 2022 sia l’ultimo in Italia senza una legge sul salario minimo.

Queste le parole dell’ex ministra del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo, attuale senatrice per il MoVimento 5 Stelle. Un Primo Maggio che ha invitato alla riflessione sulla necessità, di cui si è tornati a parlare solo di recente, di un salario minimo; nonché, di maggiori misure di sicurezza per i lavoratori contro il fenomeno delle morti bianche sul lavoro. Ed incalza la madre di Luana D’Orazio, operaia di 22 anni morta di lavoro appena un anno fa: «Non c’è nulla da festeggiare. I lavoratori, invece di festeggiare, scendano in piazza».

I sindacati ad Assisi e le altre manifestazioni

Quest’anno i sindacati più rappresentativi a livello nazionale, CGILCISL UIL, si sono riuniti a Piazza San Francesco ad Assisi in occasione della Festività dei Lavoratori, ma anche per chiedere la fine del conflitto in Ucraina che dilania il Paese da febbraio.

Altre richieste che arrivano dai sindacati sono quelle di un confronto con l’attuale compagine governativa prima dell’emanazione di un decreto contenente aiuti a famiglie ed imprese, tanto necessari in seguito all’inflazione nonché all’aumento delle bollette soprattutto del gas (come conseguenza del conflitto avviato con la Russia).

Intanto, a Milano ha sfilato «Primaggia, corteo precari e antagonisti», con lo slogan Strike the war (“Boicotta la guerra”) che svetta tra i vari cartelli, alcuni di questi con scritto: «Non pagheremo noi la vostra guerra». Ed anche qui si richiede l’imposizione di un salario minimo di almeno 15 euro all’ora, come avviene già in molti Paesi europei. Invece, una manifestazione degli antagonisti a Torino è stata bloccata dalle forze dell’ordine:

L’intervista del Fatto Quotidiano a Scarpetta, OCSE

Il direttore del dipartimento lavoro ed affari sociali dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) Stefano Scarpetta è stato intervistato dal Fatto Quotidiano circa la situazione del lavoro in Italia. Tra i vari argomenti, si è parlato anche di record del precariato e di salario minimo legale.

Le ore lavorate sono di meno e, a fronte dell’incertezza sulla ripresa ulteriormente aumentata dalla guerra, i datori tendono ad assumere con contratti a tempo determinato, anche di breve durata e in alcuni casi a tempo parziale.

Ha affermato Scarpetta, per poi ricordare la diminuzione del 2,9% dei salari medi avuta in Italia negli ultimi tre decenni, contro un aumento del 30% in Francia e Germania e del 40% negli Stati Uniti.

Sul salario minimo non ci siamo proprio, secondo il direttore OCSE, che parla della necessità di una soglia minima che rispetti la dignità del lavoro, principio cardine della materia ribadito anche dall’articolo 36 della Costituzione. Ed aggiunge: la contrattazione collettiva non ne uscirebbe indebolita. Dopotutto, l’introduzione graduale in Germania già dal 1997 non ha mostrato effetti negativi sotto questo punto di vista. Sempre per Scarpetta, poi, bisognerebbe riconciliare un minimo retributivo netto per il lavoratore con il contenimento del costo del lavoro che grava sulle imprese (Il Fatto Quotidiano) in modo tale da non scoraggiare l’occupazione.

Scontro tra Confindustria e Ministro del Lavoro

Alcuni giorni fa il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha ribattuto alla richiesta del Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che chiedeva di subordinare alcuni benefici per le imprese all’aumento dei salari da parte di queste ultime. «Un ricatto», per il Presidente di Confindustria ed accusa il ministro di anti-industrialismo. Arriva il botta e risposta del ministro: «Se significa chiedere qualcosa non è patto, ma patto è se ognuno mette una disponibilità». In sostanza, il rappresentante degli industriali dà un no secco all’aumento dei salari, ma chiede il taglio del cuneo fiscale. E presenta i progetti a Palazzo Chigi. «Proposta ridicola», rincara il Ministro.

Il convegno di Fratelli d’Italia in occasione del Primo Maggio

E di taglio al cuneo fiscale si parla anche nel “Programma per un conservatore” di Fratelli d’Italia e presentato in occasione del convegno tenutosi ieri. Convegno che ha visto come ospiti alcuni imprenditori con le proprie testimonianze sugli effetti negativi della pandemia. Tra le proposte, anche smartworking per le donne con figli sotto ai 16 anni almeno 3 giorni a settimana e sgravi contributivi per i relativi datori.

(fonte: ilgiornale.it)

Fredda i rapporti con la Lega di Salvini una Giorgia Meloni che si dice pronta a governare anche senza un’alleanza. In occasione del Primo Maggio, il Leader leghista Matteo Salvini ha «dedicato una preghiera ed impegno» ai morti sul lavoro, auspicandone la prevenzione.

Le parole di Mattarella

L’integrità della persona e della salute dei lavoratori è parte essenziale della visione che ispira il nostro patto costituzionale

Ha ricordato il Presidente della Repubblica nel suo discorso in occasione della Festa dei Lavoratori. «Nei momenti di difficoltà, occorre che le aziende rifuggano dalla tentazione di ridurre le spese per la sicurezza».

Valeria Bonaccorso

Alcuni personaggi dell’Opera dei Pupi

Sperando d’avere già destato l’interesse del pubblico con un precedente articolo sull’argomento, ho preparato un prospetto di personaggi classici delle storie dell’Opera dei Pupi, ispirandomi a quei pupi che si possono vedere talvolta venduti come souvenir o in immagini varie. Oltre a descrivere i personaggi, dò anche notizie della loro provenienza letteraria.

Questa è la cronologia delle opere citate, ossia delle epoche, per far comprendere quali distanze temporali vi sono tra i personaggi che le vivono: 1 Uzeta il Catanese, 2 Paladini di Francia, 3 Guido Santo, 4 Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, 5 Guido di Santa Croce.

La maggior parte dei personaggi provengono dalle storie dei Paladini di Francia, che furono composte da Giusto Lodico e poi ampliate da Giuseppe Leggio (editore di tutti i romanzi cavallereschi siciliani del genere), costituendo il corpus principale del repertorio dell’Opera dei Pupi.

 

Agricane

Re della Mongolia e Imperatore della Tartaria.

Un uomo rozzo, rifuggente dalla religione e severo, ma leale e valoroso.

Sua arma è la terribile scimitarra Tranchera.

Agricane è un grande e temuto sovrano in Oriente. Come molti, e prima dei molti, si è innamorato di Angelica, più giovane di lui che già ha un figlio grande, Mandricardo. Assedia Albracca, capitale del Cataio, cercando di costringere finalmente Angelica a sposarlo, ma l’intervento di Orlando, il più grande cavaliere di quel tempo, sventa i suoi piani. I due si confrontano in battaglia, poi proseguono il duello in un bosco, e tanto combattono senza riuscirsi a vincere che devono sospendere e trascorrono la notte chiacchierando, fino al mattino, quando il duello riprende. Orlando, che non può esser vinto né non vincere, riesce alla fine a uccidere Agricane, che in punto di morte lo elogia e commuove il paladino. Suo figlio Mandricardo cercherà di vendicarlo recandosi in guerra in Occidente.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dall’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo.

 

Angelica

Giovane e stupenda principessa del Cataio (Manciuria), figlia dell’Imperatore delle Indie.

Può a buon diritto essere definita la più bella donna che mai ci sia stata al mondo.

La sua avventura comincia, insieme al fratello Argalia, con il viaggio in Occidente per cercare d’irretire i più grandi cavalieri del mondo grazie alla sua bellezza, e a farli divenire difensori dei reami della sua dinastia; il progetto va peggio del previsto, giacché Argalia rimane ucciso in duello e tutti s’innamorano di lei senza limiti di religione o nazione, da Ferraù a Rinaldo, ma soprattutto Orlando, causando la discordia più completa. In realtà quella Principessa è una vita infelice, rallegrata per poco tempo soltanto dall’amore con il giovane spagnolo Medoro prima che venga ucciso. La principessa cataiota si ritrova perciò a dovere scappare senza sosta dai cavalieri impazziti, di nuovo in Oriente, dove viene attaccata dal sovrano tartaro Agricane, spasimante di vecchia conoscenza; soltanto grazie agli altri suoi innamorati, tra i quali Orlando, riesce a salvarsi dal nemico. Alla fine, cercata in patria anche dall’inarrestabile Ferraù, si suicida, lasciando un buco nel cuore del povero Orlando.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dall’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo.

 

Agolaccio

O Aquilaccio, valoroso cavaliere, figlio della maga Giliana figlia del grande Merlino, e di Milone d’Anglante, dunque fratellastro di Orlando, cresciuto alla corte di Marsilio di Spagna.

Tra i Paladini è l’unico a indossare pantaloni alla saracena, vestendo color vinaccia, ed è l’unico a portare spavaldamente un elmo aperto a tesa larga senza visiera o altre protezioni facciali.

Parte dalla Spagna con l’intento di rivendicare con la forza l’eredità di Milone e perciò grazie al suo carisma prende il controllo delle armate asiane allo sbando che già avevano attaccato Carlo Magno, ma viene sconfitto dal suo fratellastro Orlando e passa dalla sua parte, divenendo uno dei Paladini di Francia. Partecipa a molte imprese dei suoi colleghi, compresa la battaglia di Roncisvalle. A differenza di Orlando, di Oliviero e di Astolfo, però, ferito a morte viene salvato dalla maga Fabia e si ritira a vita privata. Dopo molti anni, ormai vecchio, viene sfidato e ucciso da Rosaclite, un bastardo di Rinaldo, ma sarà vendicato da suo figlio, il possente Carlo Martello.

Proviene dai Paladini di Francia e dal Guido Santo, e prima ancóra dai copioni del puparo Sebastiano Zappalà.

 

Bradamante

Duchessa della Dardenna (le Ardenne), figlia di Amone e sorella di Rinaldo.

È una donna forte, guerriera impareggiabile, dalle chiome bionde. Con suo fratello Rinaldo condivide il carattere focoso, ma a differenza sua è molto più morigerata.

Unica paladina femmina.

Nel corso dell’invasione lanciata da tutte le potenze nemiche del Meridione contro Carlo Magno, l’Impero d’Africa in testa, incontra Ruggiero dell’Aquila Bianca, anche detto Ruggiero d’Africa – figlio sconosciuto del defunto eroe Ruggiero di Risa (Reggio) – che combatte sul fronte opposto; da quel momento s’innamora perdutamente di lui. L’eroina insegue Ruggiero nelle sue peripezie, e in ogni modo cerca di correggerne gli errori e le cadute, mai rinunciando a conquistarne il cuore, finché viene contraccambiata e lo sposa. Assieme compiono molte imprese, ma il loro matrimonio non è felice: Ruggiero viene ucciso proditoriamente dai Maganzesi, e Bradamante si ritira in una grotta e si lascia morire. Suo figlio Guidone di Risa, avuto con Ruggiero d’Africa, diventerà il successore di Orlando eletto d’Iddio nella difesa dell’ordine nel mondo con il nome di Guido Santo.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra si origina nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

 

Erminio della Stella d’Oro

Bellissimo, biondo e d’aspetto quasi femmineo, è figlio del Re del Marocco e adottato da Oronzo di Scevorin, Imperatore della Germania.

Indossa un’armatura decorata con stelle auree, giacché il suo simbolo è appunto la Stella d’Oro, che brillava in cielo alla sua nascita.

Recuperato il regno che gli spetta di diritto, durante la guerra tra i Persiani e i Germanici per cui combatte incontra sul campo di battaglia Gemma della Fiamma e se ne innamora, ma la perde di vista. Dopo molte peripezie diventa comandante mercenario in Cina per l’imperatore Benares e promesso sposo di sua figlia Tibet, quando incontra nei ranghi dei nemici russi la sua Gemma e fugge con lei. Finalmente sposa Gemma e genera con lei Tigreleone. Divenuto Imperatore della Germania, dopo altre gloriose campagne militari e delicate situazioni diplomatiche nelle quali è ago della bilancia, viene assassinato in una congiura ordita dei Dominicani.

Proviene dall’Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, e prima ancóra dai copioni dei pupari Gaetano Crimi, Ciccio Rasura e Angelo Grasso, poi romanzato da Salvatore Patanè.

 

Falserone

Nobile spagnolo, fratello del re Marsilio di Spagna, nolente cognato di Carlo Magno.

Un cavaliere orgoglioso, vendicativo, irriducibile.

Sin dall’inizio ha un conto in sospeso con Carlo Magno, che si è sposato con sua sorella Galerana portandola via dalla reggia del padre loro, Galafrone. Quando l’Imperatore organizza una giostra per festeggiare la sua conquista del trono, coglie l’occasione per umiliarlo, battendo il campione Amone e poi tutti gli avversari che si presentano, finché viene disarcionato da Milone d’Anglante. Quando, moltissimi anni dopo Carlo Magno progetta di dare la Spagna ad Alda la Bella e a Orlando suo nipote, e suo fratello viene avvicinato dal cospiratore Gano di Magonza, accetta di preparare un agguato nella gola di Roncisvalle dove sta passando l’esercito dei Paladini di Francia, dopo aver finto con Carlo Magno l’intenzione di tutti i fratelli e del popolo spagnolo di convertirsi alla sua fede e ad abbandonare il regno. In questo modo, Falserone è il maggior responsabile della strage di Roncisvalle, ma la sorte non gli arride: Orlando lo uccide prima d’essere sopraffatto.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dalla letteratura carolingia a partire dalla Chanson de Roland.

 

Gano di Magonza

Conte di Pontieri e capo della Casa di Magonza, discende dal re troiano Fiorenzo, spodestato da Fiovo antenato di Carlo Magno e di Orlando; crudele, opportunista, inclemente, lotta per ottenere la corona ch’è sua di diritto.

Già laido, una gran cicatrice gli solca il volto da quando Rinaldo gli ha tagliato la faccia.

Veste sempre di nero, non sempre porta l’armatura, e la sua insegna a volte è il Pipistrello e a volte è la M di Magonza.

Pur mirando a eliminarlo, Gano è sposato con Berta madre di Orlando ed è il maggior consigliere e tesoriere dell’imperatore Carlo, e sfrutta proprio questa posizione per indurlo con circospezione alla rovina in una miriade di situazioni diverse, ma i suoi tentativi vengono continuamente sventati dai cugini Orlando e Rinaldo che lo contrastano. Ottenuto l’esilio di Rinaldo, Gano attira Orlando e gli altri Paladini nelle grinfie del re Marsilio a Roncisvalle, dove vengono massacrati. Ritenuto colpevole, il Conte viene squartato per ordine di Carlo Magno.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dalla letteratura carolingia a partire dalla Chanson de Roland.

 

Gemma della Fiamma

Focosa e geniale principessa figlia dello Scià della Persia.

Dai lunghi capelli neri, bellissima e flessuosa/agile.

Veste abiti e mantelli di rosso, sfoggiando sullo scudo e sull’armatura l’insegna della Fiamma.

Il nome di Gemma è riferito alla cometa che passò in cielo nel momento della sua nascita, prevedendone grande gloria imperiale. Di sorprendenti capacità militari, comanda il contingente persiano che attacca la Germania, e là conosce Erminio e se ne innamora. Perdutasi di vista con l’amato, si rifugia in Moscovia e diviene principale comandante dell’imperatore Rodocaus e di suo figlio il principe Soranzo, che se ne innamora. Durante una guerra con la Cina conduce l’esercito russo in una serie ininterrotta di vittorie penetrando sin a Pechino, dove rincontra Erminio e decide di fuggire con lui. Ritornata in Germania partorisce Tigreleone a Erminio e divide con lui la corona imperiale. In età avanzata, rimasta sola, sposa l’ormai vecchio Soranzo, che mai ha smesso d’amarla, divenendo effettivamente Imperatrice di gran parte del mondo.

Proviene dall’Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, e prima ancóra dai copioni dei pupari Gaetano Crimi, Ciccio Rasura e Angelo Grasso, poi romanzato da Salvatore Patanè.

Un bellissimo Orlando della famiglia Gargano – Fonte: famidisicilia.it

Orlando

Conte d’Anglante, figlio di Berta sorella di Carlo Magno e del conte Milone d’Anglante, uomo puro e tutto d’un pezzo, incorruttibile e buono oltremisura.

È strabico da quando è stato traumatizzato dalla vista del padre ucciso dal re Almonte d’Asia.

La sua armatura talvolta è d’argento e altre d’oro, quella che a suo tempo indossava Ettore di Troia suo antenato, con l’insegna dell’Aquila troiana oppure della Croce, e brandisce l’invincibile spada Durlindana che pure appartenne al pio Ettore.

Orlando, partorito in una grotta fuori Sutri per la fuga di sua madre Berta dall’ira di Carlo Magno, nasce a tutti gli effetti come Gesù Cristo, riverito dai pastori e dagli animali, e benedetto da un angelo che gli conferisce l’invulnerabilità in quanto è l’eletto d’Iddio; infatti, cresce molto più velocemente e diviene fortissimo già da bambino. Ottenuto il perdóno per Berta, si reca anche lui alla corte di Parigi, finché scende in guerra per aiutare il padre Milone già partito, trovandolo ucciso dal re Almonte d’Asia, ma lo vendica salvando Carlo Magno e ottiene dallo zio il posto di Primo Paladino e comandante delle sue armate. Orlando è autore della più grande quantità d’imprese, spesso ordite dal fato affinché lui portasse ordine dove non ce n’era, divenendo il più grande eroe del suo tempo e, forse, di tutti i tempi. Un’ombra si staglia sulla sua figura: innamoratissimo di Angelica, quando la vede con un altro divenne pazzo e inizia a distruggere e ad ammazzare indiscriminatamente, finché viene salvato dalla follia dal cugino Astolfo. Orlando, sposato con Alda la Bella, non intrattiene con lei alcun rapporto carnale giacché giura che prima deve posarle sul capo la corona di Spagna; quando si presenta l’occasione, cade nella trappola ordita da Gano e da Marsilio e muore nell’agguato di Roncisvalle insieme agli altri Paladini. Proviene dai Paladini di Francia, ma la sua leggenda è nata nella Chanson de Roland, unico nesso con il personaggio storico di Orlando, e poi si è travasata in una moltitudine di poemi e romanzi carolingi facendone un personaggio della letteratura fantastica.

Rinaldo di Montalbano

Principe di Montalbano, figlio del duca Amone di Dardenna, libertino e donnaiolo ma buono e sincero.

Biondo dai lunghi capelli, indossa indumenti e mantello verdi e porta una bellissima armatura ora d’oro ora d’argento, con l’emblema del leone antropomorfo e armato dell’ondulata spada Fusberta appartenuta a un gigante.

Rinaldo si segnala da sùbito per il carattere ribelle, sin da giovinetto, quando immeritatamente dopo la morte di suo padre Amone viene macchiato d’essere in realtà figlio del vile Ginamo di Magonza (fratello di Gano) ch’era stato spasimante di sua madre Beatrice, per cui entra nei Paladini solo dopo averlo vinto in duello costringendolo a confessare la sua menzogna, uccidendolo sùbito dopo. La quantità d’imprese compiute da Rinaldo è inenarrabile, soltanto di alcune si può parlare. Gli episodî che più sono importanti nel suo vissuto e ne risaltano il carattere sono quelli che conducono alla sua fine. Decide di ribellarsi più volte all’imperatore Carlo Magno, che insiste nell’ascoltare ciò che gli dice Gano di Magonza, una volta addirittura proclamandosi Imperatore, finché il suo castello di Montalbano viene assediato e distrutto ed egli è costretto a fuggire, esiliato. Compie altre imprese, tra le quali la conquista del trono imperiale di Trebisonda che trasmette a suo figlio Ricciardetto. Ritiratosi in penitenza, viene richiamato da un angelo che lo indirizza a Roncisvalle, ma non fa in tempo a salvare Orlando dalla morte.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dalla letteratura carolingia a partire dalla Les Quatre Fils Aymon.

 

Dama Rovenza

Bella e forzutissima Regina della Soria (Siria Damascena), dal corpo tutto invulnerabile meno che il perineo (proprio così), punto debole ben nascosto!

Brandisce in battaglia un grosso martello da guerra, combattendo sempre appiedata!

Salita al trono della Soria, decide di condurre una personale campagna militare contro la Francia. Intendendo vendicare il re Mambrino d’Asia, assedia Parigi, assistita dallo stregone di corte Tuttofuoco, che rafforza la sua invulnerabilità; nessuno, infatti, riesce a sconfiggerla. In battaglia s’in(s)contra con Rinaldo e se ne innamora perdutamente. Il Principe, informato dal mago Malagigi suo cugino, scopre che il suo punto debole si trova nel perineo e, fingendosi morto, la lascia avvicinare e mentre viene teneramente baciato le trafigge la vulva con la spada; la Dama continua a combattere selvaggiamente pur mentre perde i sensi, e a quel punto viene finita dal paladino Dudone della Mazza.

Proviene dai Paladini di Francia, e prima ancóra dal poema anonimo Dama Rovenza del Martello.

 

Uzeta il Catanese

Cavaliere catanese d’umilissima origine ma con l’aspetto e la virtù del nobile più illustre.

Indossa una bella armatura smaltata di nero e sfoggia l’insegna dell’Elefante, nero è pure la sua cappa.

Stalliere regio, respinto dalla principessa Galatea figlia del re Cocolo di Catania, parte per dimostrare il suo valore compiendo imprese, e al suo ritorno salva Catania dall’invasione degli Algerini; da quel momento, riabilitato da Cocolo, è inviato a salvare Roma e poi Vienna da altre invasioni, dei Berberi e dei Tartari, divenendo Arciduca di Vienna. A tutti gli effetti Uzeta diviene “l’eroe mondiale”. Sposata finalmente Galatea, sente che in realtà non lo ama e perciò ritorna a viaggiare e a compiere prodezze, fino a quando, ritornando, trova la moglie pentita che lo aspetta e lo ammira. Ma la relazione ha alti e bassi, e Uzeta si trova ad amoreggiare con una contadina, che genera con lui Osvaldo, il suo unigenito. L’ultima grande guerra di Uzeta è contro l’invasione delle armate egizie guidate da re Faraone, al quale si associa il condottiero circasso Moschiano, che diviene il suo nemico; dopo innumerevoli battaglie riesce a trionfare e salvare Catania e la Sicilia, ma viene colpito da una freccia avvelenata, comincia a perdere le forze e muore dopo alcuni anni.

Proviene dall’Uzeta il Catanese, inventato e poi sviluppato in più versioni da Raffaele Trombetta, da Giuseppe Malfa e da Emilio Musmeci.

Un bellissimo Uzeta della famiglia Napoli – Fonte: lapisnet.it

Zanclea delle Stelle

Bellissima donna dai capelli corvini e aitante, principessa figlia dell’imperatore Galizone d’Africa.

Le sue vesti e il mantello sono blu, la sua armatura è tutta trapuntata di Stelle che sono la sua insegna.

La prima sua impresa nota è la conquista della lontana Cuba nel remoto Occidente. Scende in guerra al comando dell’esercito di suo padre e al suo fianco combatte Trovato, cavaliere trapezuntino in realtà bisnipote del grandissimo eroe austriaco Guido di Santa Croce; s’innamorano. Zanclea conquista la Persia e l’Austria, controllate entrambe dalla discendenza di Guido (che domina molte nazioni in quest’epoca) e poi attacca Roma; ma in realtà Trovato è combattuto tra lei e Zamira, figlia dell’Imperatore di Trebisonda con la quale è cresciuto e che di lui è incinta. Sconfitta a Roma, è costretta a ripiegare a Biserta in Africa ove i nemici stanno contrattaccando, ma viene sconfitta e la sua capitale presa, e per di più scopre che Trovato l’ha abbandonata! Così folle giura di massacrare tutti i correligionari dello spergiuro. Mentre sta per catturare il piccolo Guido II figlio di Trovato con sua madre Zamira e vendicarsi dell’infedeltà di Trovato, viene strangolata a morte dal grosso moro Perì, custode della discendenza di Guido di Santa Croce.

Proviene dal Guido di Santa Croce, precisamente la quarta parte, composta da Costantino Catanzaro all’inizio del XX secolo.

 

Per approfondire

Preciso che alcuni riferimenti all’estetica dei personaggi risale a ricordi visivi, non posso dimostrarla documentariamente.

A conclusione di questa breve esposizione (e credetemi: è veramente breve, non potete avere contezza della quantità di avventure di questi personaggi) posso soltanto darvi un consiglio: approfondite le loro storie, il modo più semplice e immediato è assistere agli spettacoli dei pupari, molti dei quali in questi ultimi tempi sono stati trasmessi in streaming (e rimangono disponibili) per la rassegna Sicilian Puppet Series a opera del Museo Internazionale della Marionette Antonio Pasqualino. Cercate e troverete, Damas y Caballeros!

 

Daniele Ferrara

 

Bibbliografia:

Mimmo Cuticchio, Alle armi, cavalieri! , Donzelli editore 2017
Alfredo Mauceri, Pupi Siciliani – Sicilian Marionettes, Sime Books 2017
Alessandro Napoli, Il racconto e i colori. “Storie” e “cartelli” dell’Opera dei Pupi catanese, Sellerio editore Palermo 2002

L’Opera dei Pupi: tradizione e fantasy siciliano

Sull’attenti e mano sul petto: stiamo per parlare dell’Opera dei Pupi! Molto più che marionette, sono una di quelle cose (forse la primaria!) che più condensano e rappresentano la nostra identità.

Marionette e burattini li hanno quasi tutti i popoli del mondo, ma i nostri pupi sono speciali: oltre all’essere caratterizzati dalla ricerca particolarmente raffinata dei costumi (armature comprese), sono le figure veramente “vocate” al rappresentare scene di combattimento anche in maniera estremamente realistica. I nostri pupi si distinguono anche per avere abbandonato l’uso dei fili sottili per il controllo, in favore di ben robuste aste di ferro che sono in grado d’impartire movimenti più realistici e precisi ai personaggi.

Pupi catanesei, della famiglia Napoli – Fonte: nautilaus.com

Due tradizioni (o poco più)

Due sono le principali tradizioni dell’Opera dei pupi, che per comodità vengono appellate la Catanese e la Palermitana; queste poi si diramano in più piccole categorie.

La tradizione catanese è quella della Sicilia Orientale, includente anche Messina. I suoi pupi sono grandi e pesanti, rigidi, adatti a rappresentare la solidità di questi titanici eroi, e sempre abbigliati in maniera variopinta ed estrosa ed equipaggianti con armature del tutto personali non soltanto nei simboli ma nella stessa forma. I pupi vengono manovrati dall’alto, dai manianti appostati sopra un piano rialzato immediatamente dietro lo sfondo, e le voci dei personaggi sono donate dal parlatore e dalla parlatrice. Molto questa tradizione ha saputo sfruttare le nuove tecnologie, con l’introduzione della riproduzione di grandi brani orchestrali che rendono più coinvolgente la scena, in luogo delle vecchie orchestrine, e talvolta l’uso di realistici effetti sonori.

La tradizione palermitana è quella di tutta la Sicilia Occidentale. I suoi pupi sono agili, leggeri, possono piegare le ginocchia ed estrarre le spade, si muovono sulla scena con grande realismo apparendo a tratti persone vere, scattanti e leggiadri nelle loro armature dal rigido stile ma oltremodo luccicanti. Gli opranti si muovono di fianco al palco quando manovrano i pupi, potendoli muovere addirittura su più scene una dietro l’altra, molto utili nelle battaglie, e sono essi stessi a fare le voci dei personaggi mentre li muovono. Al momento presente, questa tradizione può definirsi conservatrice, e utilizza ancòra rigorosamente i brani del pianoforte a cilindro e gli effetti sonori prodotti dagli stessi pupari.

In seno alla tradizione orientale vale la pena di ricordare alcune specificità: l’antico sistema acese, nel quale i manianti operano da un ponticello direttamente sopra la scena, la recente innovazione siracusana che prevede la realizzazione dei volti in duttile cartapesta anziché in legno, e l’ormai secolare tecnica messinese della cromatura delle armature.

Le tradizioni differiscono anche nella concezione delle rappresentazioni e nella scelta del repertorio. Risulta persino difficile, alla luce di tutte queste differenze, parlare di un’unica Opera siciliana, giacché forse bisognerebbe contare almeno due Opere diverse.

Pupi palermitani, della famiglia Cuticchio – Fonte: wikipedia.org

Il repertorio dell’Opera

Veramente vasto e variegato è il repertorio dell’Opera dei pupi.

Assolutamente centrale, raccolta e cucita dall’ottimo Giusto Lodico, è la Storia dei Paladini di Francia (il Ciclo Carolingio), ovverosia la leggendaria cerchia dei Conti Palatini di Carlo Magno che dalla realtà storica traghettano qui in una dimensione fantastica. Nomi e sembianze di personaggi storici s’involano, per divenire prestavolti di figure immaginarie che si accompagnano ad altre della stessa specie in un mondo che, seppur assomigli al nostro, in verità è un’altra dimensione con un corso storico separato. Protagonista maggioritario è il purissimo conte Orlando, nipote dell’Imperatore e suo Primo Paladino, insieme al vivace e libertino principe Rinaldo suo cugino, figura antitetica, mentre l’antagonista principale è il conte Gano di Magonza che, tentando di riportare sul trono la sua antichissima casata d’ascendenza troiana, ordisce la loro rovina; ma i personaggi sono centinaia. Il corso degli eventi, tuttavia, comincia dal tempo mitico greco e dalla storia romana (la “Materia di Roma”), denominate “Storia Greca” e “Reali di Francia” e rielaborate dalla sensibilità dei pupari, e si conclude dopo la Disfatta di Roncisvalle, con la Storia di Guido Santo et alia.

Se l’Opera palermitana si limita a rappresentare devotamente il Ciclo Carolingio, molto più variegata ed estrosa è l’Opera catanese, che nel corso del tempo ha incluso numerosi romanzi e poemi cavallereschi già esistenti (Trabazio imperatore di Costantinopoli, Calloandro e Leonilda, Gerusalemme liberata), tutti riscritti da varî autori e poi pubblicati da un editore e autore di grande pregio artistico: Giuseppe Leggio. Ma soprattutto, alla tradizione catanese e orientale sono state donate, dall’inventiva brillante e appassionata di pupari e scrittori e dai tipi di Leggio, nuovissimi romanzi ispirati dai precedenti ma di concezione integralmente siciliana, ambientati in Sicilia e nel mondo. È doveroso mentovare Uzeta il Catanese, Erminio della Stella d’Oro e Gemma della Fiamma, Guido di Santa Croce, Tramoro di Medina, Guelfo di Negroponte, Farismane e Siface, tutte queste opere di concezione catanese, e una speciale menzione va fatta del Belisario da Messana, scritto da Rosario Gargano e incentrato proprio su Messina, del quale la Compagnia rappresenta tuttora una porzione. Quasi tutte queste opere, purtroppo, attualmente non vengono rappresentate nei teatri (divise in puntate, raggiungevano il centinaio!), e sfortunatamente le loro trame sono di difficilissima (ma non impossibile) reperibilità, non essendo mai stati ristampati in cent’anni.

Storie d’intrighi, e intricate, di guerra, persino violente e crude, in un mondo in cui la realtà e la dimensione fantastica si mescolano espatriando infine in quest’ultima, e d’amore, e ricche di virtù, ove il Bene pur con tutte le atroci difficoltà trionfa sempre sul Male, anche a costo del sacrificio estremo dei suoi protagonisti.

Un bellissimo Uzeta della famiglia Napoli – Fonte: lapisnet.it

Le compagnie ancòra attive

Qui di sèguito trovate le compagnie ancòra in attività nell’anno corrente.

Prima tra tutte occorre nominare l’Opera dei pupi messinesi Gargano, che, nella nostra Messina, tiene alto l’onore della tradizione da ben cinque generazioni, essendo una delle famiglie più antiche e rinomate di pupari (circa duecento anni). A Catania la Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli, centenaria da quest’anno, è spesso portabandiera di quest’arte a livello internazionale. Importante esponente della tradizione acese è l’Opera dei Pupi Turi Grasso, dal nome del suo fondatore e maestro che tuttora la dirige. Più anziana in Acireale è la Società Cooperativa Teatro Emanuele Macrì. A Palermo, tra le maggiori in tutta la Sicilia anche per il riscontro estero è la Compagnia Figli d’Arte Cuticchio, anche contastorie. Palermitana e di grande maestria e sensibilità è pure la Compagnia Famiglia Argento. Altra bella compagnia palermitana è la Compagnia Famiglia Mancuso. Più recente, ma degna erede della tradizione palermitana, è la Compagnia Brigliadoro. L’Antica Compagnia Opera dei Pupi Famiglia Puglisi di Sortino pare sia proprio la più antica esistente, vantando quasi trecento anni. Altra compagnia d’antichissima tradizione è la Compagnia Opera dei pupi Siciliani “G. Canino” di Alcamo, il cui capostipite inventò i pupi “palermitani” duecento anni fa. A Siracusa, capitale spirituale della Sicilia, in Ortigia, ha sede l’energica Compagnia dei Pupari Vaccaro-Mauceri. Particolare, la Compagnia Marionettistica Popolare Siciliana è caratterizzata dall’introduzione nel repertorio di “storie antimafia”. Messina può vantare un’altra compagnia, più recente, la Compagnia Marionettistica dell’Ippogrifo, che riprende anche l’antico genere delle satire.

Quasi tutte queste compagnie sono partecipi della lodevole iniziativa Sicilian Puppets Series indetta dal Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino per la quale sono e saranno visionabili in diretta streaming un totale di 80 spettacoli.

Un bellissimo Orlando della famiglia Gargano – Fonte: famidisicilia.it

Pupi che furono, che sono, che saranno

Il fantasy siciliano del teatro dei pupi precedette d’un trentennio l’opera di grandi autori come John Ronald Reuel Tolkien e Robert Erwin Howard, e senza diretto collegamento ne contiene molti archetipi comuni, come l’eroe errante nelle storie di Conan il Barbaro.

Ma il nostro è meno un “fantasy mitologico-escatologico” come quello del Silmarillion e quindi de Il Signore degli Anelli (quasi coevi), invece è molto vicino a un sottogenere apprezzatissimo nel nostro tempo – in anticipo di cento anni! – cioè il “fantasy politico-verista”: i protagonisti sono sempre membri di famiglie nobili e potenti, in lotta per il potere o per una realtà più giusta. In un’epoca in cui sempre più ci si appassiona a opere come le brillanti Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George Raymond Richard Martin, trasposte con grand’effetto ne Il Trono di Spade, ove congiure e battaglie sono preponderanti, penso che i Paladini di Francia e tutti gli altri eroi dei nostri pupari possano trovarsi pienamente a loro agio! In fondo, sono state “serie ‘televisive’” ante litteram.

Purtroppo, i romanzi utilizzati nell’Opera non sono mai stati presi seriamente sul serio dagli studiosi di letteratura; ma del resto, l’Italia, pur avendo avuto Ariosto, Pulci e Boiardo, padri del fantasy, ha una critica letteraria notoriamente ostile a questo genere. Non faccia lo stesso errore la Sicilia, ch’è stata capace di portare avanti così brillantemente la sua forma di fantasy!

Ho la certezza che ancòra tanto successo sia capace di riscuotere oggi l’Opera dei Pupi, sia grazie alla nuova ondata di fantasy affine, sia per le nuove tecnologie che possono agevolare le rappresentazioni e innovarle; e questo è il grande augurio che voglio porgere!

Di primaria importanza è – e rimarrà sempre –, soprattutto a Messina, che le istituzioni si mobilitino per la difesa di questa tradizione unica al mondo, che ha unito il genere fantastico al teatro di figura.

E adesso, dame e cavalieri… addentratevi in questo mondo!

Pupi della famiglia Argento, Orlando e Rinaldo in battaglia

 

Daniele Ferrara

Bibliografia:

Mimmo Cuticchio, Alle armi, cavalieri! , Donzelli editore 2017
Alfredo Mauceri, Pupi Siciliani – Sicilian Marionettes, Sime Books 2017
Alessandro Napoli, Il racconto e i colori. “Storie” e “cartelli” dell’Opera dei Pupi catanese, Sellerio editore Palermo 2002

Immagine in evidenza:

Orlando e Rinaldo in una scena de L’incanto di Creonta della compagnia Gargano, ispirata dal Morgante di Pulci – Fonte: normanno.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nubifragio a Palermo: zero vittime, ma tragedia sfiorata. Cosa è successo e perché non possiamo più parlare di “imprevisti”

Il nubifragio, lo scorso mercoledi 15 luglio ha colpito la città di Palermo proprio nel giorno della festa della sua patrona, Santa Rosalia.
Si scrive un’altra brutta pagina di questo 2020: un’ondata inaspettata si è scatenata sulla cittadina siciliana mettendola in ginocchio. Tutto è iniziato nel primo pomeriggio, quando il tempo sembrava già essere incerto, ma è intorno alle 18:00 che si preannuncia quella che sarà una catastrofe. La pioggia inizia a cadere copiosa, si parla di più di un 1 m di altezza di acqua. Diverse sono le zone che presentano situazioni critiche,  125mm a Piazza Europa, 109,4mm al Liceo Meli, 82,2mm a Boccadifalco, 79,8mm al Teatro Massimo. Macchine immerse nell’acqua, così come abitazioni, scantinati, strade invase dal fango, decine mi macchine rimaste bloccate, persone che in mezzo al caos provano a mettersi in salvo.

“Oltre un metro di pioggia è caduta a Palermo in meno di 2 ore. La pioggia più violenta nella storia della città almeno dal 1790, pari a quella che cade in un anno”  dichiara il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

Fortunatamente quella che si è presentata come una catastrofe porta con se un epilogo positivo. Dopo presunte notizie che attestavano la morte di due persone intrappolate nella loro auto, (secondo quanto riportato da un cittadino del luogo) nel sottopassaggio di via Leonardo Da Vinci – principale arteria d’accesso alla città- la smentita è arrivata poco dopo.

Nessun corpo, infatti, è stato trovato durante le ricerche dei presunti dispersi. A confermarlo alla testata Adnkronos è il Prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, che ha seguito dal primo momento da vicino le operazioni di soccorso dei Vigili del fuoco e delle forze dell’ordine.

“Stamattina alle 6 il comandante provinciale dei Vigili del fuoco Carrolo mi ha informato che ha completato il prosciugamento e dunque adesso si può escludere che ci siano state vittime, dal momento che non sono stati rinvenuti corpi senza vita, per fortuna”, ha dichiarato Forlani.

Violento temporale su Palermo, la gente nuota in strada

Un nubifragio inaspettato

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha dichiarato il suo stupore di fronte all’accaduto dove il mancato preavviso ha sicuramente influito sulla gestione della situazione. Non era prevista, infatti, nessuna allerta per la giornata del 15, ma solo temporali di lieve intensità nelle diverse zone del palermitano. Inoltre la protezione civile regionale alle 16:25  aveva comunicato il codice verde in miglioramento.
Sicuramente, se l’allerta fosse stata prevista, sarebbe stato possibile attivare le procedure necessarie, che pur nella singolarità e brutalità degli eventi, avrebbero potuto mitigare in parte l’accaduto.

Orlando ha cercato di porre rimedio fin da subito chiedendo, nel corso di un incontro in prefettura, lo stato calamità naturale, anticipando la richiesta ai ministri per l’Ambiente, Sergio Costa, e per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, che hanno assicurato massima disponibilità e l’attenzione del Governo nazionale. Ha inoltre disposto l’attivazione di un indirizzo email volto a raccogliere le segnalazioni riguardanti i danni di immobili e veicoli per la costituzione di un dossier a supporto della richiesta dello stato di calamità e per una più precisa quantificazione dei danni. Inoltre ha dato le direttive  all’Amap ( Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo) di installare il sistema ‘early warning’, un dispositivo che fa scattare l’allarme nei luoghi più a rischio, non appena cade una certa quantità di acqua.

Violento temporale su Palermo, la gente nuota in strada

Ministro Bellanova e Nello Musumeci sul caso

La ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, dichiara sul suo profilo Facebook:

si necessitano misure efficaci per la gestione delle emergenze e politiche capaci di assicurare sviluppo sostenibile e tutela dei territori.

Una spinta, le sue parole, a prendere coscienza di come oramai gli effetti del cambiamento climatico siano sempre più gravi e di come questi eventi meteorologici non possano essere più dichiarati come “imprevisti” a causa della loro frequenza. Di questo ordine di idee anche il presidente della regione siciliana Nello Musumeci, il quale dichiara :

 Tragedie come queste devono farci riflettere sulla necessità di adottare nuove e urgenti strategie di prevenzione e di pianificazione del territorio, specie in quelli devastati da speculazioni selvagge. 

cittadini di fronte a queste catastrofi devono sapere come comportarsi e ciò richiede l’avvio di un piano di prevenzione. E’ necessario rivedere la rete di scolo dell’acque, ci sono alcune zone specifiche di Palermo come il Ponte di Via Leonardo da Vinci, che non presentano reti di smaltimento adatte ad evitare l’accumulo di acqua, a seguito di piogge abbondanti. Solo intervenendo si riuscirà ad evitare che accumulo di acqua possa diventare un pericolo per i cittadini.
La necessità, però, è anche quella di adottare le giuste precauzione  e avere un approccio diverso  alle calamità. Dobbiamo farci trovare pronti, e non sprovvisti. Non solo le infrastrutture richiedono un miglioramento, ma è importante anche istruire i cittadini partendo dalle scuole al fine di gestire nel migliore dei modi queste manifestazioni naturali di carattere straordinario.

Eleonora Genovese