Approvato il progetto del ponte sullo stretto, opera strategica… o forse no

Lo scorso 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per riesumare la Società Stretto di Messina S.P.A. e dare il via alla realizzazione del fatidico ponte sullo stretto. La società è nata nel 1981, ma solo nel 2003 aprì il suo primo cantiere con il governo Berlusconi, per poi essere bloccata dopo 10 anni dal governo Monti, che decise di metterla in stato di liquidazione.

Tempo fa ci eravamo chiesti che fine avesse fatto questo progetto sul ponte e forse adesso avremo una risposta. Non c’è ancora un programma ufficiale, poiché verrà perfezionato entro e non oltre il 31 luglio 2024. Solo in seguito partirà l’opera, almeno secondo quanto dichiarato dal governo Meloni. Un ponte di circa 3,2 chilometri a campata unica tra Villa San Giovanni e Messina, nelle le relative zone di Cannitello e Ganzirri, dovrebbe emergere per rivoluzionare il nostro paese, ma sarà davvero così?

Ponte sullo stretto: una vita tormentata tra le diverse reazioni politiche

Dopo cinquant’anni di chiacchiere, questo Consiglio dei Ministri approva il ponte a campata unica, il quale unisce la Sicilia all’Italia e al resto dell’Europa.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la definisce come una delle opere più green al mondo, un vero e proprio «gioiello dell’ingegneria italiana nel mondo». Anche Berlusconi, che 20 anni fa aveva stanziato 30 milioni di euro per l’apertura di un primo cantiere fallendo miseramente, si dichiara entusiasta:

Questo è un progetto che rappresenta l’idea di un futuro che abbiamo sempre avuto. Questa volta non ci fermeremo!

L’Unione Europea con Adina Valean, commissaria europea per i Trasporti, aveva già in precedenza teso un mano per la realizzazione del progetto. Dichiarandosi disponibile a finanziarne la prima parte, in attesa di un «progetto solido». Mentre le dichiarazioni da parte di Giuseppe Provenzano, vicepresidente dei deputati del PD, sono differenti:

Un ponte immaginario (e salvo intese), per far passare l’autonomia differenziata che frantuma l’Italia e affossa il Mezzogiorno.

Ponte sullo stretto: tra vantaggi e sfide

Ci chiediamo tutti se questa possa essere la volta buona, dopo mille progetti e promesse. Prima di tutto, però, bisognerebbe partire dalle basi, guardare ai costi ed ai possibili benefici economici. Ad oggi, il ponte – pur non esistendo ancora – è già costato tanto. Lo Stato si trova, ad esempio, a dover adempiere a delle richieste di risarcimento pendenti da parte di alcune società e il costo delle sue casse potrebbe salire a circa 1,2 miliardi. Ad esempio, Eurolink (società che aveva vinto l’appalto per la costruzione nel 2005) chiede oggi 657 milioni di euro, per illegittimo recesso. La mancanza di un collegamento stabile costa alla Sicilia 6,5 miliardi di euro annui. Invece, il costo previsto per la realizzazione del ponte è di 7 miliardi di euro complessivi, di cui 3 per l’opera e 4 per i servizi aggiuntivi.

Il ponte dovrebbe essere a sei carreggiate e porterebbe dei vantaggi anche in termini di trasporti ferroviari. Negli ultimi anni, grazie anche al PNRR, sono stati stanziati 25 miliardi per potenziare le infrastrutture ferroviarie e stradali tra Sicilia e Calabria. Il ponte renderebbe il viaggio verso la Sicilia, dal resto della penisola e non solo, più facile da raggiungere in treno.

Ad esempio, secondo alcune stime, la tratta Roma-Messina che oggi dura otto ore, si ridurrebbe a quattro. Si parla anche di maggiore occupazione che esso porterebbe, con la creazione di 150 mila posti di lavoro. Si parla di una riduzione delle emissioni di anidride carbonica (di circa 312.000 tonnellate). Ma si pensi anche ai traghetti che percorrono ogni anno lo stretto 95.600 volte, contribuendo così all’inquinamento.

Ma dall’altro lato non mancano le sfide progettuali, poiché lo stretto di Messina è un’area soggetta ad alta sismicità. In più, il tratto di mare arriva fino a 250 metri di profondità, quindi i piloni del ponte non possono essere costruiti nel tratto centrale. La distanza da collegare è molta e le faglie geologiche sono in continuo movimento, tra raffiche di vento e forti correnti.

Ma sicuramente bisognerà andar contro ogni tipo di corruzione e fenomeno mafioso, pericoli non solo appartenenti al Mezzogiorno.

Non sono tutte rose e fiori: per molti quest’opera è una “minaccia”

Un’opera fallimentare, che porterebbe elevatissimi ed insostenibili costi ambientali, sociali ed e economico-finanziari.

Questo è quanto dichiara il WWF Italia, che più volte si è pronunciato sul tema. Non ritengono che questa possa essere un progetto“green”, anzi, secondo l’ONG bisognerebbe porci sopra una pietra tombale. Ma le preoccupazioni non vengono a mancare, soprattutto dai cittadini delle aree interessate: molti siciliani si chiedono come e dove avverrà la localizzazione e l’estensione dei 30 cantieri previsti, da Contesse a Torre Faro.

Da pochi giorni si è formato un comitato di opposizione al collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Si tratta del Comitato No Ponte Capo Peloro, che si sta impegnando a diffondere, tramite social e assiduo volantinaggio, tutte quelle informazioni finora strette nell’ombra. Come si legge in una loro nota:

Il comitato nasce per cercare di svolgere un lavoro di informazione e contro-informazione su di un’opera che minaccia di travolgere case, terreni, attività produttive, la nostra stessa vita quotidiana e di cui purtroppo non si ha ancora piena consapevolezza.

La preoccupazione, secondo il Comitato, è che l’alterazione dell’assetto ambientale potrebbe mettere a dura prova anche lo splendido lago di Ganzirri. Questi dubbi e perplessità di certo non sono gli unici e nemmeno i primi. Nel sentire generale c’è entusiasmo, ma c’è la possibilità che anche queste parole che ancora sono al vento (e nonostante l’approvazione) rimangano fiato sprecato.

 

Marta Ferrato

La piccola grande rivoluzione di Elly Schlein: chi è la prima segretaria donna del PD

Elly Schlein è diventata la prima segretaria donna del Partito democratico e anche la più giovane, con il 53, 8% delle preferenze contro il 46,2% di Bonaccini.  Un dato sorprendente, in quanto è la prima volta che il voto dei gazebo (dove partecipa anche chi non ha la tessera del PD) stravolge quello degli iscritti.

Inoltre, le primarie descrivevano un partito dove il Centro-nord era schierato con la Schlein e il Sud e le isole con Bonaccini. Risultato ampiamente ribaltato, in quanto la Schlein vince anche in Sicilia, dove hanno votato oltre 55mila persone, trionfando in quasi tutte le province.

Differente l’esito a Messina, dove Bonaccini  raggiunge il 51,46 % affermandosi soprattutto in periferia. Nel comune capoluogo vince al contrario la Schlein, che ottiene 1260 voti (prevalendo principalmente in centro) superando l’avversario che si ferma a 855.

Le parole dopo la vittoria

Vi sono immensamente grata perché insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione. Anche stavolta non ci hanno visto arrivare. Il popolo democratico è vivo. E’ vivo, c’è ed è pronto a rialzarsi.

Qui il discorso integrale della nuova segretaria PD.

Fonte: Palermo Today

Visibilmente emozionata ma al contempo sfoggiando tutta la sua determinatezza, esordisce: «Saremo un bellissimo problema per Giorgia Meloni». Nota a tutti come “l’anti Meloni“, dopo  il dibattito dove ha dichiarato che «no, non basta essere donne per aiutare altre donne, c’è una bella differenza tra il dirsi femminili e femministe, se decidi di non difendere i diritti delle donne, a partire da quelli sul proprio corpo». Per poi aggiungere: «Sì, sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna», facendo riferimento al famoso tormentone della leader di Fratelli d’Italia.

La Schlein ha poi ribadito alcuni punti programmatici del Partito Democratico come la scuola pubblica (come  la vicenda della preside Annalisa Savino), la sanità pubblica, il lavoro non precario e l’accoglienza dei migranti, ricordando anche l’ultimo tragico bilancio delle vittime del naufragio dello scorso fine settimana a Crotone.

Il commento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato:

Congratulazioni a Elly Schlein e complimenti al PD per la mobilitazione dei suoi elettori nel congresso. Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro

Il programma della Schlein del dettaglio

La nuova segretaria si dice pronta a difendere «quei poveri che il Governo colpisce e che non vuole vedere» e a combattere per le lavoratrici e i lavoratori precari sfruttati, per alzare i salari e per alzare le loro tutele, la sicurezza sul lavoro. In programma la limitazione dei contratti a tempo determinato e regolamentando più strettamente i lavoratori delle piattaforme come i riders.

Inoltre, è a favore del salario minimo, e vorrebbe abolire gli stage extracurriculari e quelli non retribuiti. Condanna anche il Jobs Act. (la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi che introduce un serie di misure mirate a rinnovare il mercato del lavoro).

Altro punto all’ordine del giorno è l’ambiente. L’obiettivo è quello di lavorare per una vera, profonda conversione ecologica che accompagni tutta la società e tutti i settori dell’economia. Elly Schlein ha parlato di investimenti concreti nel settore delle energie rinnovabili e intende portare avanti una legge per il consumo 0 di suolo. Legando anche l’argomento tasse ad un’ ottica più green, propone di legare le imposte indirette al consumo di CO2, premiando così chi inquina meno e penalizzando chi invece produce maggiori emissioni.

Per quanto riguarda la sanità, punta a sostenere maggiormente un sistema sanitario nazionale, per cercare di porre un freno allo squilibrio tra pubblico e privato e fra Stato e Regioni.

In relazione ai rapporti fra Stato e regioni, vorrebbe discutere i servizi essenziali, ipotizzando una legge che segni in modo chiaro e univoco le competenze specifiche di Stato e Regioni. No alle trattative separate fra lo Stato e le singole regioni su temi chiave come la scuola, primo grande strumento di emancipazione sociale da difendere per il bene delle nuove generazioni.

In relazione ai diritti civili parla esplicitamente anche di una legge contro omolesbobitransfobia e contro le discriminazioni di genere.

Sul versante internazionale, in quanto sostenitrice degli aiuti all’Ucraina, insiste su una soluzione pacifica del conflitto e si impegna a rilanciare un progetto federalista europeo.

Per di più, afferma di voler varare le proposte più importanti con dei referendum e potenziando il ruolo della Conferenza programmatica annuale, per un confronto con gli elettori.

Infine, sul tanto discusso reddito di cittadinanza conferma che il reddito è un valido strumento contro la povertà, di cui propone il miglioramento secondo le indicazioni del Comitato scientifico di valutazione e ascoltando le proposte degli enti locali.

Chi è Elly Schlein

Fonte: La Stampa

Attivista, ex parlamentare e adesso deputata, Elly Schlein nasce in Svizzera da madre italiana e padre americano. La sua è una storia multiculturale che parte già dal nome, come ha spiegato in una recente intervista al Corriere della Sera:

«Elly è un soprannome. Porto i nomi delle due nonne. Purtroppo non le ho mai conosciute, e non volevo far torto a nessuna. La nonna fiorentina, Elena; e la nonna di origine lituana, Ethel». Poi ha anche spiegato l’origine del suo cognome, ebraica: «La versione originaria è Schleyen, semplificata quando il nonno emigrò a New York in cerca di fortuna.»

Prima di dedicarsi alla politica attiva in Italia ha partecipato alle due campagne che hanno portato all’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama.  Nel 2013 è l’ideologa di Occupy PD e nel 2014 viene eletta al Parlamento europeo con oltre cinquantamila preferenze.

Il 20 settembre il quotidiano britannico The Guardian l’aveva definita «la stella nascente della sinistra italiana», paragonandola alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez.

Il commento del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”

Il Pd riparte finalmente da una donna, bisessuale, progressista e attenta alle istanze della comunità Lgbtqia+

Ha affermato Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”.

Evidente come quella di Schlein sarà una leadership femminile ma soprattutto femminista. Che sia finalmente un punto di svolta per l’opposizione? Non manca la determinazione, come sembra trasparire dalle parole della stessa leader:

Lavoreremo per l’unità, il mio impegno è di essere la segretaria di tutte e di tutti, per tornare a vincere.

Serena Previti

Dentro la XIX Legislatura col Prof. Giovanni Moschella: l’intervista ai microfoni di Radio UniVersoMe

In esclusiva per il podcast di Radio UniVersoMe The Box, abbiamo intervistato il prorettore vicario dell’Università degli Studi di Messina, Prof. Giovanni Moschella.

La locandina della puntata © Gianluca Carbone

A seguito delle elezioni politiche del 25 settembre scorso, si è insediata la nuova, XIX legislatura. Si tratta della prima volta dopo il referendum sul taglio dei parlamentari del 2020, il cui esito positivo confermò la scelta di ridurre il numero dei deputati e dei senatori rispettivamente da 630 a 400 e da 315 a 200.

Assieme al Prof. Moschella, abbiamo riflettuto sulla nuova maggioranza di destra, ma anche sulle opposizioni e sulle rispettive fragilità. Abbiamo toccato temi nevralgici come le riforme sulle autonomie regionali a livello differenziato e sul Presidenzialismo come forma di governo alternativa al Parlamentarismo.

© Gianluca Carbone

In che stato risultano, oggi, gli equilibri parlamentari? Quali effetti avrà avuto il taglio dei parlamentari? Quali sono le prospettive di questa nuova maggioranza? E quale futuro dovremo aspettarci noi giovani? Tutto questo e molto altro nella nostra intervista, da oggi disponibile su Youtube, Spotify, Spreaker e sugli altri social media di UniVersoMe.

Valeria Bonaccorso


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USA: Trump si prepara ad uscire dalla Casa Bianca. Al via la transizione all’amministrazione Biden

No, Trump non ha accettato la sconfitta, semplicemente la sua amministrazione non può bloccare un passaggio obbligatorio. Il presidente uscente ci tiene a sottolineare, via Twitter, che l’avvio di questa fase non significa riconoscere la vittoria di Biden:

Cosa ha a che vedere il via libera del GSA (N.d.A. la sua amministrazione) a lavorare in modo preliminare con i Dem (N.d.A. i Democratici) con l’andare avanti con le nostre varie cause per quella che si rivelerà l’elezione più corrotta della storia americana? Andiamo avanti a tutta velocità. Non concederemo mai a schede false e a ‘Dominion’.

Come procede la verifica richiesta da Trump

Emily Murphy, il capo del General Service Administration (GSA, un’agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti che aiuta a gestire e supportare il funzionamento di base delle agenzie federali), ha dato il via al processo di transizione dopo che lo stato del Michigan ha certificato che non ci sono stati brogli durante le elezioni e ha confermato l’esito elettorale, che vede Biden vincitore.

Non solo nello stato del Michigan, ma anche in Pennsylvania e in Georgia Trump ha chiesto la verifica dei voti e, anche in questi stati, è stata certificata la sua sconfitta. Tutti gli stati statunitensi, sia quelli oggetto di ricorso di Trump sia quelli che non lo sono, devono aver certificato il voto popolare prima che il Collegio elettorale nazionale si riunisca il 14 dicembre.

La squadra di Biden

Il periodo di transizione solitamente avviene in modo semplice ma quest’anno pare essere un’eccezione. Quattro anni fa, il 10 novembre 2016, Donald Trump e il suo vice Mike Pence erano già alla Casa Bianca, ricevuti da Barack Obama e dall’allora vicepresidente Joe Biden. Quest’anno invece Trump si rifiuta addirittura di aggiornare il neo presidente dato che, secondo quanto riportato dal New York Times, non riceve nemmeno i briefing quotidiani dell’intelligence americana. Nonostante ciò, Biden ha già pronta la sua squadra:

  • Antony Blinken sarà il nuovo segretario di Stato. Cresciuto in Francia, faceva parte dell’amministrazione di Bill Clinton e il suo compito sarà quello di ricucire i rapporti internazionali degli Stati Uniti;
  • Jake Sullivan è stato nominato consigliere per la sicurezza nazionale. Famoso per i suoi dibattiti, ha lavorato nell’amministrazione Obama come assistente del vicepresidente;
  • Linda Thomas-Greenfield sarà ambasciatrice ONU. Afroamericana, è già stata ambasciatrice degli USA in Liberia;
  • Janet Yellen sarà la nuova segretaria del Tesoro. È stata la prima donna a guidare la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, e ora è la prima donna a essere segretaria del Tesoro statunitense;
  • John Kerry sarà inviato speciale per il clima. Si tratta di una carica nuova nel consiglio per la Sicurezza nazionale e si occuperà del cambiamento climatico;
  • Avril Haines ricoprirà il ruolo di Direttrice dell’intelligence americana. Già presente durante l’amministrazione Obama, è la prima donna a ricoprire questo ruolo;
  • Alejandro Mayorkas alla Sicurezza interna. Si tratta del primo latinoamericano e immigrato scelto per dirigere il Dipartimento della Sicurezza nazionale.

Sarah Tandurella