Jacques Perrin, il marinaio della meraviglia

Volto angelico, capelli d’argento e occhi azzurri come il ghiaccio o, forse, sarebbe più appropriato dire “occhi azzurri come il mare” perché il mare lui l’ha sempre amato, venerato e omaggiato. Ci ha lasciati, all’età di 80 anni, Jacques Perrin, un marinaio della meraviglia prima ancora che attore, regista e produttore di successo. In un sessantennio di carriera ha dimostrato di possedere il raro dono dello spirito di un sognatore capace di stupirsi e stupire ancora e ancora.

«Se ci meravigliamo del mondo, vivremo meglio

Figlio d’arte, ha imparato a navigare lungo le coste della fantasia sin da bambino ascoltando la madre leggergli poesie e, all’età di 14 anni, sale sul palco per la prima volta.

È stato però il cinema italiano, terra cui rimane legato per tutta la vita, a offrirgli il suo primo ruolo importante, ne La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini. Era l’epoca delle collaborazioni italo-francesi e la coppia Zurlini–Perrin diede alla luce altri celebri film, come Cronaca familiare (1962).

«Il fior de’ tuoi gentili anni caduto» (Ugo Foscolo)

È con questa citazione al sonetto “In morte al fratello Giovanni” che si apre la pellicola del regista bolognese.
Enrico (Marcello Mastroianni), giornalista trentacinquenne, riceve una telefonata che gli comunica la morte del fratello minore Lorenzo (Jacques Perrin). A questo punto la narrazione si svolge in flashback, e in flashback nel flashback, durante i quali Enrico cerca di comprendere il suo consanguineo più fragile e bisognoso di affetto.

Da sinistra a destra: Lorenzo (Jacques Perrin) ed Enrico (Marcello Mastroianni) in una scena del film “Cronaca familiare”. Fonte: Titanus

Cronaca familiare è un film struggente sulla debolezza e sul bisogno dell’altro. Il cinema di Zurlini ha sempre messo in scena tempeste di passioni. E in questo caso la passione è rappresentata dall’amore fraterno che il regista rende con grande sensualità e carnalità. Il film si chiude, in una scena devastante, con l’ultimo abbraccio dei due fratelli. Un momento disperato e intensissimo che Enrico interrompe non riuscendo ad accettare di vedere Lorenzo in fin di vita.

«Voglio ricordarti vivo.»

Il cloud della carriera di Jacques Perrin

Nel corso della sua carriera l’attore ha vinto molti premi, tra cui ricordiamo la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia del 1966 per il film Un uomo a metà del cineasta italiano Vittorio De Seta. Nel film, di stampo psicanalitico, il regista sceglie di raccontare junghianamente, la proiezione di uno stato di coscienza, indagando nella mente di Michele (Jacques Perrin): un giornalista che ha appena attraversato un esaurimento nervoso. Ma la forte crisi sembra non essere conclusa del tutto. L’uomo infatti ripensa al difficile rapporto con la madre e al senso di inferiorità nei confronti del fratello. È così che la pellicola diventa una lunga seduta di auto-analisi. Un’ora e mezza di fuga dalla realtà attraverso i ricordi, i sogni e le paure di un uomo psicologicamente ferito.

Nel 1968, s’imbarca nella professione di produttore, al fianco di Costa-Gavras, per il film Z – L’orgia del potere (Z) (1969). Il fatto che nessuno volesse finanziare questo film sulla dittatura dei colonnelli greci scatena altri due talenti: la delicata denuncia politica e la capacità di trovare finanziamenti.

«Non parlo di soldi con i banchieri, parlo di un sogno da costruire

Totò adulto (Jacques Perrin) in una scena del film “Nuovo cinema paradiso”. Fonte: Cristaldifilm, Films Ariane

La sua carriera va a gonfie vele e, nel 1988, recita nel film che l’ha reso celebre e apprezzato in tutta Italia: Nuovo Cinema Paradiso, regia di Giuseppe Tornatore (1988). Chi non si è commosso guardando i frammenti di pellicola dei baci censurati salvati da Alfredo? Così come ha fatto Totò (Jacques Perrin), ormai adulto, tornato a casa dopo avere realizzato il suo sogno? Se non l’avete visto, potreste usare la fantasia (e Perrin, probabilmente, ne sarebbe ben lieto) oppure guardarlo, no?

Le pellicole naturalistiche

L’amore per la Madre Terra e l’animo da avventuriero lo portano altrove. Ed è così che produce alcuni documentari, tra i più noti: Microcosmos – Il popolo dell’erba (1996), Il popolo migratore (2001), e La vita negli oceani (2009).  La bramosa ricerca della felicità, per Perrin, non può che derivare dal rispetto verso la natura e dall’umiltà umana dinanzi la sua bellezza.

«Come non capire che la Terra non ci appartiene? Gli animali, le piante, sono a casa tanto quanto noi. E, se davvero dessimo loro il loro posto, vivremmo meglio

La lotta politica a difesa della natura è protagonista anche del suo ultimo film Goliath, regia di Frédéric Tellier (2022) che affronta la questione delle lobby e dei pesticidi.

Approdato all’isola del cinema appena ventenne, ne esce da ammiraglio pluridecorato (e premiato) dopo aver incantato e, soprattutto, meravigliato milioni di spettatori con il suo animo nobile cui Baudelaire, ne siamo certi, avrebbe detto: “Uomo libero, sempre avrai caro il mare“.

Au revoir marinaio della meraviglia, e merci per tutti i sogni che hai reso realtà!

Angelica Terranova
Domenico Leonello

Belfast: l’Irlanda del conflitto vista attraverso gli occhi di un bambino

 Film leggero da seguire, ma che trasmette comunque molto al pubblico – Voto UVM: 5/5

 

Il cinema non è solamente quell’arte meravigliosa che ci permette di evadere, immergendoci in qualche mondo lontano. A volte i film possono aiutarci a vedere delle pagine di storia da un punto di vista differente.

Belfast, scritto e diretto da Kenneth Branagh, è un altro dei film di cui andremo a parlare in questa road to oscar 2022.

Dove la finzione si intreccia con la realtà

Belfast,1969. La città è scossa da manifestazioni molto violente da parte di gruppi di militanti protestanti contro le minoranze cattoliche. Questo è lo sfondo storico in cui vivono Buddy, bambino vivace interpretato da Jude Hill, la madre, il fratello e i due nonni, interpretati da Ciaràn Hinds e dalla già premio Oscar, Judi Dench. Qui il racconto dell’allegra infanzia di Buddy, costellata di giochi, scuola e primi amori, si unisce a quello delle ansie e preoccupazioni della madre, sola in una città animata da scontri, con gravi problemi economici e del padre, interpretato dall’affascinate Jamie Dornan, costretto a separarsi dalla sua famiglia per lavorare in Inghilterra.

 

Buddy che gioca nelle vie di Belfast

 

In Belfast, vediamo raccontata l’origine di quello che sarà il lungo conflitto nordirlandese ma in una chiave più leggera, secondo il punto di vista di un bambino: un po’ come avviene per la Germania nazista in Jojo Rabbit, anche se in questo caso con un’impronta meno caricaturale.

Un film da Oscar (o da sette!)

A meno di un mese dalla cerimonia, Belfast si afferma come una delle pellicole favorite, assicurandosi ben 7 candidature, di cui alcune in categorie molto rilevanti. Kenneth Branagh ottiene la candidatura per miglior regia e miglior sceneggiatura originale, insieme a quella per la statuetta più ambita, come miglior film.

Candidati a miglior attore non protagonista e miglior attrice non protagonista per le loro performance più che autentiche sono anche Ciaran Hinds e Judi Dench.

Un inno all’Irlanda

Belfast è una rappresentazione fedele e meticolosa dell’Irlanda del nord della fine degli anni ’60: Kennet Branagh, nordirlandese, ha scelto un cast formato prevalentemente da attori irlandesi, con l’inglese Judi Dench come unica eccezione. La quale compensa, naturalmente, con la sua maestria ed il suo talento. Questo ha permesso di portare sul grande schermo un linguaggio più verosimile. Guardando il film in lingua originale, infatti, non risulta difficile notare l’accento molto particolare degli attori e molte locuzioni tipiche della cultura irlandese.

Il cast di Belfast. Fonte: belfastlive.co.uk

 

Oltre tutto, la pellicola più che essere un semplice inno all’Irlanda, è anche una trasposizione autobiografica del regista stesso. Branagh nasce a Belfast nel 1960 e vive la sua infanzia un po’ come quella di Buddy, costellata da violenti scontri e proteste, fino a quando all’età di nove anni lascia Belfast con la sua famiglia trasferendosi a Reading, in Inghilterra, per poi ritornarci idealmente in quest’opera cinematografica.

Un pezzo di Nuovo Cinema Paradiso

“Go Now. Don’t Look Back.” 

“Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere.

Due citazioni tratte da film di registi differenti, che raccontano storie diverse, ma che mantengono un fortissimo punto di contatto: la difficoltà di doversi separare dai propri cari e la necessità di doverli lasciar andare.

La prima è la frase di chiusura di Belfast, mentre l’altra è tratta dal capolavoro di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso, in particolare dalla scena in cui Alfredo dice addio al giovane Salvatore. Non passa inosservata nemmeno la somiglianza tra questi due film per quanto riguarda le riprese.

In entrambe le pellicole ritroviamo, infatti, un fotogramma praticamente identico: si tratta della scena di Buddy in Belfast e di Salvatore bambino in Nuovo Cinema Paradiso, seduti in sala con la luce del proiettore alle loro spalle.

Buddy e Salvatore al cinema

 

Nonostante Belfast racconti un importante capitolo di storia, alla fine risulta essere molto più di un semplice film storico e in parte autobiografico. Belfast si rivela una pellicola sui valori della famiglia, sull’attaccamento verso la propria città natale e le proprie tradizioni, ed è proprio questo che lo rende speciale.

Ilaria Denaro

 

I 5 drive-in più cult della storia del cinema

La pandemia da COVID-19 ha costretto a chiudere molte attività, tra le quali inevitabilmente anche i cinema. Il coronavirus ci ha sottratto la nostra quotidianità,  ma ci ha anche fatto ritornare al passato, almeno in qualche caso.

Parlando di cinema, infatti, è tornata di moda l’idea del drive-in. Questa appare oggi una soluzione ideale: un locale all’aperto in cui si può assistere alla proiezione di film rimanendo nella propria macchina, mantenendo le distanze e senza creare assembramenti.

Il primo ristorante drive-in aprì a Dallas nel 1921: veniva servito cibo da fast-food  ed era frequentato prevalentemente da giovani. Un luogo che permetteva di distaccare la mente dalla realtà e immergerla nell’arte cinematografica.

Sono molti i film nei quali sono presenti riferimenti espliciti al drive-in, ma oggi noi ve ne presentiamo cinque.

Partiremo dagli anni ’50 per arrivare ai giorni nostri, quindi mettetevi comodi e lasciatevi trasportare in questo viaggio nel tempo!

1)Grease di Ranald Kleiser (1978)

Sì, questo è il mio nome ma non lo sciupare.

Chi non conosce Grease-Brillantina? Chi non ha mai sognato di uscire con Danny Zuko (interpretato da John Travolta) o avere la giacca delle Pink Ladies?

Grease è ambientato negli anni ’50 negli Stati-Uniti ed è considerato come uno dei più grandi musical di sempre.

I protagonisti sono Sanndy (Oliva Newton John) e Danny Zuko, due giovani innamorati che si sono conosciuti un giorno d’estate ma costretti a separarsi per via della fine delle vacanze, il classico “amore estivo”. Ci sarà una sorpresa per il nostro bad-boy: infatti, la dolce e ingenua Sandy si traferirà nella città di Danny e anche nella sua stessa scuola: ma per giungere al “vissero per sempre felici e contenti”, i due dovranno affrontare varie difficoltà legate non solo all’arroganza del protagonista ma anche ai loro amici.

In questo film c’è una famosa scena ambientata in un drive-in, nella quale Danny invita Sandy per riconquistarla, ma per via della sua frettolosità la ragazza scappa via piangendo. Così Danny, disperato e dispiaciuto, comincia a vagare per il drive-in cantando la canzone “Sandy”, dimostrando che è realmente innamorato.

Abbandonato al drive-in, definito un idiota, cosa diranno lunedì a scuola? Sandy, non lo vedi, sono in miseria. Avevamo iniziato, ora siamo divisi, non è rimasto niente per me.

Fonte: pinterest

2)The Founder di John Lee Hancock (2017)

So che cosa vi chiedete. Come fa uno di 52 anni, attempato, che vende frullatori per milkshake, a diventare il fondatore di un impero del fast food con 1600 ristoranti e un fatturato di 700 milioni di dollari? Una sola parola: perseveranza.

The Founder è un film che racconta la vera storia dell’imprenditore Ray Kroc (interpretato da Micheal Keaton) e di come sia riuscito a impossessarsi il marchio McDonald’s dai due fratelli McDonald. Il film si apre proprio con una scena ambienta in un drive-in, nella quale vediamo il nostro protagonista intento di vendere al proprietario un frullatore per il suo locale: ma gli affari per Kroc non vanno come sperato ed è costretto a girare con la sua macchina finché non si imbatte in un chiosco gestito dai i due fratelli. È proprio qui che Ray Kroc elabora il suo piano per rendere quel semplice fast-food il McDonald che tutti noi conosciamo.

Fonte: Comingsoon

3) American Graffiti di George Lucas ( 1973)

Siamo sempre in America, ma non un’America qualsiasi… È quella favolosa dell’ american dream, delle rock’n’roll hits, l’America ingenua e spavalda delle corse in auto alla James Dean, quella dove basta abbassare il finestrino di una splendida auto laccata per gustare hamburger e patatine fritte. È l’America di Grease, ma non proprio.

American Graffiti: poster. Fonte: posteritati.com

Cult diretto da George Lucas,  prodotto niente meno che da Francis Ford Coppola e interpretato da stelle come Harrison Ford (Bob Falfa) e Ron Howard (Steve Bolander), American Graffiti racconta l’ultima notte da liceali di quattro ragazzi pronti a spiccare il volo verso il college e l’età adulta.

Tra dilemmi adolescenziali e note strategie di rimorchio, Lucas affronta un periodo di passaggio fondamentale alle soglie di una nuova epoca. È il 1962 e come dice John Milner (Paul Le Mat), il più scapestrato dei quattro, «il rock’n’roll, dopo la morte di Buddy Holly non è più lo stesso».

Ma presto neppure l’America sarà più la stessa: l’assassinio di Kennedy, la guerra in Vietnam, le contestazioni giovanili porranno fine a quel sogno americano che il film coglie al suo tramonto.

Il Mel’s drive in. Fonte: wereporter.com

Non è un caso se il Mel’s drive-in – con la sua attraente insegna al neon –  è solo un locale sullo sfondo delle prime scena. I ragazzi, a differenza di Grease, non assisteranno a nessuna proiezione: ordineranno qualcosa da sgranocchiare per poi sfrecciare per le strade della città in cerca di qualcosa che forse è solo un’illusione.

4) La leggenda di Al, John e Jack di Massimo Venier (2002)

Non è la prima volta che in un film del trio assistiamo alla magia del cinema dentro il cinema (vedi Così è la vita del 1997).

Questo film del 2002, parodia mai scadente del genere gangster, si apre proprio in un drive-in. Siamo a New York, nel 1958 e sullo schermo viene proiettato Vertigo (meglio conosciuto in Italia come La donna che visse due volte).

Al,John e Jack al drive-in. Fonte: justwatch.com

Alla tensione della pellicola hitchcockiana fa da contraltare quella più comica dei tre impacciati malavitosi Al Caruso (Aldo Baglio) Johnny Gresko (Giovanni Storti) e Jack Amoruso (Giacomo Poretti), accorsi alla proiezione per cogliere il boss Sam Genovese (Aldo Maccione) in flagrante di reato e venderlo all’FBI.

L’espediente sarà un vecchio registratore a cassette che comporterà non pochi problemi, dando risvolti divertenti alla vicenda.

Insomma, se in un vicino futuro l’ipotesi drive-in diventerà concreta realtà, speriamo di non rimanere invischiati in simili intrighi criminali. Anzi, speriamo di trovare a fianco della nostra auto tre spioni così simpatici come Aldo, Giovanni e Giacomo.

5) Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore (1988)

Chi non conosce Nuovo Cinema Paradiso?

L’amore per il cinema raccontato dal cinema stesso, attraverso la storia del piccolo Salvatore detto Totò (Salvatore Cascio) che troverà nel proiezionista Alfredo (Philippe Noiret) il proprio mentore e padre in un paesino siciliano del dopoguerra.

A partire da una vita che “è più difficile di quella vista al cinematografo“, ma che trova il proprio riscatto proprio grazie a quest’ultimo, Nuovo Cinema Paradiso rivela la propria potenza non solo nel messaggio ricco di profondità, ma nelle immagini iconiche e attuali… fino alla profezia! Pensate alla celebre scena in cui Alfredo proietta la pellicola I pompieri di Viggiù (1949) sul palazzo di fronte davanti alla folla sbalordita.

Nuova Cinema Paradiso: la proiezione sul palazzo.Fonte: farodiroma.it

Oppure a quella in cui il pubblico di Giancaldo, per sfuggire all’afa estiva, si trova ad assistere all’aperto all’Ulisse del ‘54 con Kirk Douglas e accorrono i pescatori dal mare sulle proprie barche, pronti anche loro a farsi suggestionare dalla magia del cinema.

Le barche che si accostano per guardare il film in Nuovo Cinema Paradiso. Fonte: El heraldo.hn

In tempi di pandemia qualcuno sembra aver fatto tesoro dei suggerimenti geniali di Tornatore.

Film cult come Pulp Fiction, Tempi moderni o Forrest Gump sono già stati proiettati sulle palazzine di città quali Roma, Bologna, Firenze e Bari nel mese di marzo, in piena quarantena.

Il “cinema da casa” a Roma. Fonte: donnemagazine.it

E chissà se, passati alla fase 2 e con le dovute distanze di sicurezza, un boat-in come quello che si vede in Nuovo Cinema Paradiso non potrà essere una soluzione tutta italiana di far ripartire l’industria cinematografica e il turismo sulle nostre belle coste!

Un’idea forse poco pratica, ma sicuramente originale.

Angelica Rocca, Alessia Orsa