Navalny rischia di morire in prigione. Ecco cosa sta succedendo all’oppositore numero uno di Putin

“Alexei Navalny sta morendo. Nelle sue condizioni, è questione di giorni”. Questo è ciò che ha scritto, sabato, su Facebook, la portavoce di Navalny, l’oppositore numero uno del presidente russo Vladimir Putin. Navalny è rinchiuso in una prigione di Prokov, 100 chilomentri ad est di Mosca, per scontare una pena di due anni e mezzo, con l’accusa di appropriazione indebita. Già il motivo e il modo in cui è avvenuta la carcerazione ha suscitato grossi sconvolgimenti in tutta la Russia, ne abbiamo parlato qui.

Navalny, in prigione dal 17 gennaio dopo esser sopravvissuto a un avvelenamento (fonte: ANSA)

In cella dal 17 gennaio, dal 31 marzo aveva iniziato lo sciopero della fame. Era ritornato dalla Germania, dopo esser stato messo in salvo dall’avvelenamento di cui è stato vittima. Mosca si è sempre dichiarata estranea ai fatti, nonostante le numerose accuse.

La figlia di Navalny, Daria, ha lanciato un accorato appello su Twitter: “Consentite a un medico di visitare mio padre”. La ventenne studia all’università di Stanford in California ed è seriamente preoccupata per le condizioni del padre su cui non vi sono chiare notizie.

Infatti, un gruppo di quattro medici – fra cui quello personale di Navalny, Anastasia Vasilyeva, e un cardiologo – hanno reso noto che il 44enne rischia un arresto cardiaco in qualunque momento e, perciò, chiedono di potergli far visita in carcere. Si tratterrebbe di un’insufficienza renale.

Secondo alcune testimonianze, Navalny, avrebbe rifiutato l’intervento dei medici messi a disposizione dal centro detentivo – i quali potrebbero anche decidere di ricorrere all’alimentazione forzata – perché intenzionato ad esser visitato solo da medici di sua fiducia. Ciò sarebbe consentito dalla legge (la 323 del 2011, articolo 26) che consente di chiedere il consulto di specialisti del servizio medico nazionale, ma solo nel caso in cui non sia disponibile un clinico qualificato nel penitenziario oppure che la situazione renda un particolare intervento urgente. Per Navalny è necessario che a visitarlo siano solo medici ritenuti “neutrali”.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

 

Navalny non sarebbe malato?

Il diplomatico Andrej Kelin, il quale si trova a Londra, ha rilasciato un’intervista alla Bbc, nella quale ha affermato che Navalny “si comporta come un hooligan: oggi gli fa male una gamba, domani un braccio. Tenta di violare tutte le regole per farsi pubblicità”. Per il diplomatico russo si tratterebbe di una farsa, poiché il detenuto sarebbe stato anche visitato in ospedale. “Non morirà in prigione” ha aggiunto, nonostante ciò che è stato riferito da i suoi medici.

Putin (fonte: ilfattoquotidiano.it)

Poi, vi è anche la controversa esistenza di due video, messi in rete in questi giorni “Izvestia” e “Ren tv”. In uno si può vedere un detenuto, che, secondo i giornalisti, dovrebbe esser proprio Navalny, nella grande camerata dove si trova normalmente. Quest’ultimo viene ripreso dall’agente di sorveglianza con una camera ad infrarossi, mentre dorme tranquillamente. Tutto ciò sarebbe utile per negare che Navalny venga svegliato ripetutamente durante la notte mentre viene effettuato il giro d’ispezione. Nel secondo filmato, un uomo – che non si riesce a vedere in faccia – viene mostrato in una camera di quello che sarebbe il centro medico, mentre esegue senza sforzo delle flessioni. Con questo video, dunque, si vorrebbe smentire che il detenuto stia soffrendo per aggravate condizioni di salute.

In ogni caso è doveroso ricordare e sottolineare che Izvestia e Ren tv sono due media certamente non ostili a Putin. Perciò il contenuto dei due video potrebbe esser di dubbia veridicità.

 

L’intervento di Usa e Ue

“Abbiamo comunicato al governo russo che quello che succede a Navalny mentre le autorità russe lo hanno in custodia è loro responsabilità, e verranno considerate responsabili dalla comunità internazionale.” ha detto ieri Andrew Sullivan, il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Biden.

Il presidente americano avrebbe fatto riferire a Mosca che, qualora Navalny morisse, ci sarebbero delle conseguenze per la Russia di cui ancora niente è stato rivelato.

Biden si era già espresso pubblicamente all’inizio della vicenda, proclamando l’adozione di provvedimenti contro sette dirigenti russi molto vicini al presidente Putin, congelando i loro beni negli Stati Uniti e vietando ai cittadini americani di fare affari con loro.

“È totalmente ingiusto. Totalmente inappropriato” – ha detto Biden alla stampa – “sulla base del fatto che è stato avvelenato e poi ha fatto lo sciopero della fame”.

Insomma, la questione di Navalny ha riacceso le tensioni, che affondano le radici in un passato lontano, tra Usa e Russia.

L’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, prima della videoconferenza informale dei ministri degli Esteri, ha rivelato di aver ricevuto una lettera dallo staff di Navalny e di essere molto preoccupato. Una preoccupazione che accomuna tutta l’Unione Europea. Borrell aveva richiesto, a nome dell’Ue, di concedere le cure necessarie al detenuto, senza poi venir ascoltato dalle autorità russe, che verranno ritenute responsabile anche dall’Europa in caso di ulteriori peggioramenti della situazione. Ora, l’Ue chiede l’immediata liberazione dell’oppositore russo.

L’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell (fonte: ilpost.it)

Ieri, dalla struttura penitenziaria era arrivata la comunicazione del trasferimento di Navalny presso il reparto ospedaliero della colonia penale IK-3 del Servizio Penitenziario Federale russo (FSIN), nella regione di Vladimir, specializzato nell’osservazione medica dei detenuti. Qui i medici hanno rassicurato sull’inizio di una terapia a base di vitamine e su un costante controllo delle condizioni del paziente.

Su Twitter, Ivan Zhdanov, direttore del Fondo Anti-Corruzione, ha scritto che questa del trasferimento presso la struttura ospedaliera è solo una falsa buona notizia, ricordando che presso questa struttura vengono mandati solo pazienti molto gravi. Perciò, la smentita sull’aggravarsi delle condizioni di Navalny sarebbe un tentativo di sedare la tensione.

 

Riprenderanno le proteste

Intanto, per il 21 aprile, i sostenitori di Navalny stanno organizzando delle proteste in tutta la Russia. Inoltre, un gruppo di circa 70 artisti, scrittori e attori, fra cui i premi Nobel per la Letteratura Svetlana Alexievitch e Salman Rushdie, hanno fatto pubblicare un appello a Putin, affinché vengano concesse tutte le cure necessarie a Navalny.

Tra i firmatari persino la famosissima scrittrice di Harry Potter, J. K. Rowling e l’attore Jude Law, tutti pronti a sfruttare la propria popolarità per far chiarezza sulla vicenda, chiarezza che sin dagli inizi è venuta meno. Ciò ha fatto crescere sempre più il sospetto e la preoccupazione che, in uno dei più potenti Paesi del mondo, si stia consumando un’enorme ingiustizia ai danni della democrazia.

 

Rita Bonaccurso

Russia, processo Navalny: tre anni e mezzo per il più grande oppositore di Putin

Si è concluso martedì intorno alle 18:30 il processo nei confronti di Alexei Navalny, il più noto oppositore del presidente russo Vladimir Putin, che lo scorso agosto era stato avvelenato con un agente nervino ed è rientrato recentemente in Russia, dove è stato immediatamente arrestato dalle autorità locali. L’esito della sentenza è di tre anni e mezzo di carcere con l’accusa di avere violato la libertà vigilata decisa a seguito di una precedente condanna.

Secondo alcune fonti giornalistiche l’avvelenamento sarebbe stato ordinato dai servizi di sicurezza russi; Max Seddon, giornalista esperto, ha parlato di “giorno storico” per il paese, con conseguenze rilevanti su tutto il fronte politico interno ed esterno russo del prossimo futuro.

Chi è Alexei Navalny

(fonte: Ispi)

Alexey Navalny è un avvocato 44enne, attivista contro la corruzione ed è probabilmente il russo più famoso al mondo oggi dopo Vladimir Putin. I due, infatti, nel corso di questi anni sono stati i vertici dei due massimi schieramenti politici: “o con l’uno o con l’altro”.

Navalny si è guadagnato questa posizione con l’attivismo, la tenacia e il sangue freddo davanti al rischio costante di morire ma anche grazie a una dose notevole di trasformismo.

È il lontano 1999 quando Navalny entra a far parte del piccolo partito Yabloko: in una Russia che usciva da un decennio disastroso il piccolo partito offriva una piattaforma liberale di attivismo politico.

La Russia di quegli anni si trova davanti a un bivio: mantenere l’eredità geopolitica dell’Unione Sovietica, salvando la struttura dell’impero (ex URSS) multietnico e multireligioso, oppure concentrarsi sul miglioramento della parte più etnicamente russa.

Mentre Putin era un forte sostenitore della prima ipotesi, Alexei Navalny si avvicinava sempre di più alle idee del nazionalismo russo, dando vita ad una vera sfida geopolitica.

Il passato nazionalista di Navalny è scandito da diversi episodi, dalle critiche sullo scontro armato eseguito da Putin nel Caucaso alla partecipazione alla Marcia Russa- un raduno di forze xenofobe dell’ultradestra russa-, dal suo supporto alle operazioni di guerra del 2008 contro la Georgia alla richiesta di espulsione di tutti i cittadini georgiani dalla Federazione Russa.

Nel 2007 darà vita al movimento patriottico Narod (Popolo), ed è proprio di quell’anno uno dei video più controversi in cui paragona gli abitanti musulmani del caucaso settentrionale a scarafaggi contro cui consiglia di usare la pistola.

Nel 2011 Navalny partecipa alla campagna “Stop Feeding The Caucasus” (basta sostenere il Caucaso) sottolineando come Mosca sostenga regimi sanguinari a discapito degli interessi dei russi e degli abitanti stessi di quelle regioni.

Di lì a poco la politica estera travolge la politica interna russa, l’esplosione del conflitto in Ucraina prima e l’intervento russo in Siria poi monopolizzano il dibattito interno; il paese si ricompatta attorno al suo presidente e il rating di Putin torna alle stelle.

Nel 2014 fu costretto agli arresti domiciliari per un caso di corruzione che lui definisce “fabbricato ad arte”: in una celebre l’intervista di Aleksey Venediktov caporedattore di Radio Echo di Mosca alla domanda “se lei diventasse presidente restituirebbe la Crimea all’Ucraina?” Navalny rispose “la Crimea non è mica un panino al prosciutto che si prende e si restituisce così”, risposta che gli costò critiche di altri oppositori e l’ira di mezza Ucraina.

(fonte: sputnick italia)

È nel 2016 che Aleksei Navalny entra nel personaggio conosciuto oggi da mezzo mondo quando annuncia di voler correre alle presidenziali del 2018 contro Vladimir Putin, tuttavia a pochi mesi dalla sua candidatura la corte di Kirov riapre un procedimento per corruzione sospeso in passato e annulla di fatto la sua possibilità di candidarsi. Alle elezioni del 2018 Putin corre praticamente da solo e porta a casa un solido 77 per cento di consensi.

L’occasione per rifarsi arriva con le elezioni per la Duma di Mosca nel 2019: Navalny e il suo movimento rilanciano sulla piattaforma un sistema di Smart Voting” (“Voto Intelligente”), un metodo di opposizione politica al partito dominante, la cui strategia è stata quella di suggerire agli elettori di votare per un qualsiasi “singolo” candidato non associato al partito della Russia Unita, il partito di Putin, piuttosto che astenersi, al fine di ridurre rappresentanza di questo partito nel parlamento di Mosca.

I risultati si vedono: hanno avuto più voti i candidati tramite il “voto intelligente” che i rappresentanti del partito Russia Unita. Su 45 seggi nella Duma, i candidati della Russia Unita ne hanno ottenuto 25 e, a differenza delle elezioni precedenti, nessuno di costoro ha ricevuto più del 50% dei voti.

Il resto è storia recente, il 20 Agosto 2020 Navalny si accascia al suolo sul volo che da Tomsk (in Russia) doveva riportarlo a Mosca; dopo giorni di agonia in un ospedale la famiglia riesce ad ottenere il trasferimento in Germania. A Berlino i medici certificano l’avvelenamento tramite utilizzo di una sostanza nota come Novichok, largamente utilizzata dai servizi russi. Mosca nega tutto ma in uno spettacolare video Navalny riesce a contattare un funzionario dei servizi segreti russi pretendendo di essere un alto ufficiale dove riesce ad estorcere rivelazioni compromettenti sul coinvolgimento dei servizi russi nel suo avvelenamento.

Rimesso in salute Navalny torna in Russia il 17 gennaio dove viene arrestato al suo atterraggio per aver violato la sua custodia cautelare.

Il processo Navalny

Il 28 dicembre, mentre Navalny era ancora in Germania, la polizia russa gli aveva ordinato di presentarsi entro l’indomani per un controllo, dicendo che se non lo avesse fatto sarebbe scattato un ordine di carcerazione nei suoi confronti. Tuttavia, Navalny era ancora in fase di convalescenza e non si è potuto presentare. A causa di questa presunta violazione, le autorità russe avevano chiesto che il tribunale convertisse la condanna sospesa nei suoi confronti in una reale pena detentiva in carcere.

Nel processo di martedì, quindi, si è dibattuto sull’effettiva impossibilità di Navalny di tornare in Russia. I suoi avvocati dovevano dimostrare la gravità delle condizioni cliniche, mentre l’accusa sosteneva che potesse tornare ma che non lo abbia fatto deliberatamente.

Il giudice ha però condannato Navalny a 3 anni e mezzo di carcere – di cui 9 mesi sono stati già scontati agli arresti domiciliari – per una controversa condanna per corruzione del 2014 che era stata precedentemente sospesa.

Secondo diversi corrispondenti di giornali internazionali che hanno assistito al processo, Navalny stesso si sarebbe difeso dicendo che si trovava prima in coma, poi in terapia intensiva, e di aver inviato non appena possibile i documenti che testimoniavano la sua situazione clinica.

Raccontano di un emozionante discorso, non strettamente legato alla propria difesa e con intenti più politici, in cui ha accusato ancora una volta Vladimir Putin di aver cercato di ucciderlo, facendolo avvelenare dagli agenti dei servizi di sicurezza.

(fonte IlPost)

“C’erano Alessandro il Liberatore e Jaroslav il Saggio. Beh, ora avremo Vladimir l’Avvelenatore di Mutande” – il veleno usato dai servizi di sicurezza russi per tentare di ucciderlo sarebbe stato messo nei suoi vestiti, specialmente nella biancheria intima e soprattutto all’interno dei boxer-.

I martedì mattina molti sostenitori di Navalny si sono radunati davanti al tribunale durante il processo per chiederne la scarcerazione:

Navalny ha anche detto che il suo arresto è solo un modo per spaventare milioni di persone e ha ringraziato “chi combatte e non ha paura”, riferendosi a tutti quelli che in questi giorni hanno protestato per chiedere la sua scarcerazione- secondo OVD-info, un sito che monitora gli arresti durante le manifestazioni di opposizione, oltre 300 persone sono state arrestate in poche ore– , ha aggiunto che sistema di repressione crollerà perché sempre più gente scenderà in piazza, “perché non potete mettere in prigione tutto il paese”.

Manuel De Vita

Proteste pacifiche in Russia per la scarcerazione di Navalny, migliaia in manette. USA e UE: “è violazione dei diritti umani”

Sono oltre 4mila i manifestanti fermati durante le proteste di sabato e domenica in Russia, contro la detenzione dell’oppositore, l’unico, di Putin, Aleksej Navalny.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Navalny è stato arrestato il 17 gennaio, al suo rientro dalla Germania, dopo esser stato in ospedale in seguito ad un avvelenamento per cui sospetta degli 007 del Cremlino. Una volta rientrato in Russia, è stato fermato con l’accusa di non essersi presentato dal giudice di sorveglianza a Mosca, come disposto da una controversa sentenza del 2014. Il fermo era previsto per 30 giorni, ma ora rischia tre anni e mezzo di reclusione. La sua battaglia continua da dietro le sbarre, dal carcere della Matrosskaya Tishina.

Navalny, oppositore numero uno di Putin (fonte: ansa.it)

La video-inchiesta che ha contribuito a riaccendere le proteste

Dietro lo scoppio delle proteste non vi è solo solo la volontà di far qualcosa per ottenere la liberazione dell’oppositore di Putin, ma anche dalla visione della video-inchiesta della Fondazione Anticorruzione di Navalny, messa sul web e diventata subito virale. Il video di due ore che ha suscitato lo sdegno di molti, mostra una villa sfarzosissima sul Mar Nero, con vigneti, casinò e lussi di ogni tipo. Secondo l’indagine, la tenuta sarebbe stata costruita con tangenti per oltre un miliardo di euro che Putin è accusato di aver incassato. Quest’ultimo nega. Intanto, un oligarca vicinissimo al presidente, Arkadi Rotenberg, ha dichiarato di essere lui il proprietario e che la super villa dovrà diventare un hotel che aprirà tra un paio di anni.

La villa dell’inchiesta (fonte: tg24.sky.it)

La tv di Stato, nelle ore successive, ha trasmesso delle immagini che mostrano che nella tenuta sono in corso dei lavori, per dimostrare che quanto dichiarato da Navalny è falso, ma per quest’ultimo e i suoi alleati si tratterebbe di una ristrutturazione dovuta a problemi tecnici, insistendo che Putin sia il proprietario che si avvale di prestanome.

I cortei e gli scontri con la polizia

Scontri con la polizia (fonte: ilfattoquotidiano.it)

Le manifestazioni sono cominciate dalla costa orientale, dalla città di Vladivostok, per poi coinvolgere ben 35 altre città, lungo tutto il Paese.

Sono stati organizzati cortei pacifici in contemporanea lungo tutta la Russia, partecipatissimi nonostante la neve, temperature anche venti gradi sotto zero e gli 11 fusi orari diversi. Tra i manifestanti anche diverse decine di giornalisti. Navalny ha definito i manifestanti suoi sostenitori “veri patrioti della Russia, la barriera che impedisce al Paese di scivolare nel degrado completo”.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Purtroppo la situazione è drasticamente precipitata e non sono mancate le scene di violenza, gli scontri con la polizia che aveva annunciato, sin dall’alba, di esser pronta a usare il pugno di ferro per contenere i cortei. Solo a Mosca, dove si è tenuta la manifestazione più cospicua, 1.349 sono finiti in manette. La capitale era stata blindata: sette le fermate della metro chiuse per impedire l’arrivo dei manifestanti, che non sono riusciti a raggiungere la Lubjanka, quartiere generale del Kgb, i servizi segreti accusati da Navalny di essere colpevoli del suo avvelenamento. Scontri e arresti anche a San Pietroburgo. “La Russia sarà libera” urlavano i giovani della città, come risposta ai colpi di pistola esplosi, che la polizia ha deciso di usare contro la folla per disperderla. Questa notizia è stata poi negata dalle forze dell’ordine. Intanto, cresce l’ira dei russi a favore di Navalny, ma anche il dispiegamento degli Omon, le squadre anti-sommossa.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Nella città di Krasnadarsk, per impedire che si riunissero i manifestanti nel centro della città, bloccati gli accessi a due piazze che si chiamano – per ironia della sorte – Piazza Rossa e Piazza della Rivoluzione.

È finita in manette anche la moglie dell’oppositore numero uno di Putin, Yulia Navalnaya, mentre si dirigeva con un gruppo di manifestanti verso il carcere in cui si trova il marito. Bloccata mentre usciva da una fermata della metropolitana, è stata trasferita al dipartimento di polizia di Shcherbinka, a nord est di Mosca. In serata, dopo qualche ora è stata rilasciata. Secondo delle fonti, un verbale amministrativo della polizia dichiarerebbe che il fermo è scattato per la “partecipazione a una protesta non autorizzata che ha implicato disturbi per passanti e trasporti”.

Le reazioni dagli Usa e l’Ue

Il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken, è intervenuto per difendere i manifestanti. Parole di condanna, dunque, da Washington, da dove il segretario americano ha twittato chiedendo pubblicamente alla Russia di “rilasciare i detenuti per esercizio dei diritti umani, compreso Aleksej Navalny”.

Gli Stati Uniti hanno condannato le autorità russe, per aver adottato misure dure contro manifestanti e giornalisti pacifici russi per la seconda settimana consecutiva. Ciò ha scatenato l’ira del Cremlino, scontento delle “grossolane interferenze negli affari interni della Russia”. Il ministero degli Esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov  ha dichiarato che:

“sono un fatto dimostrato, così come la promozione di fake news e di appelli ad azioni non autorizzate su piattaforme internet controllate da Washington” e che “il sostegno a una violazione della legge da parte del segretario di Stato Usa Blinken è un’altra conferma del ruolo svolto da Washington dietro le quinte”.

Arrivata in serata anche la reazione dell’Ue:

 “Condanno gli arresti di massa e l’uso sproporzionato della forza contro manifestanti e giornalisti in Russia. Le persone devono poter esercitare il loro diritto di manifestare senza timore di repressione. La Russia deve rispettare i suoi impegni internazionali” ha scritto l’Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell.

Si è dimostrata della stessa linea, dall’Italia, anche la Farnesina chiedendo “il rilascio di coloro che sono stati arrestati soltanto per avere fatto sentire pacificamente la propria voce e manifestato le proprie idee senza violenza”.

Ancora una volta gli avvenimenti che avvengono all’interno di un Paese, scatenano reazioni da tutti gli angoli del mondo. Gli equilibri si influenzano l’un l’altro, non sembrano esistere vere barriere. Ciò che traspare, inoltre, è che ormai in Russia non esiste solo Putin, come è stato per molti anni. Quest’ultimo ha trovato davanti a sé un uomo, al quale – aldilà di ogni schieramento politico –  bisogna riconoscere una grande capacità comunicativa, la quale gli ha permesso, inaspettatamente, di attirare una grossa fetta di opinione pubblica dalla sua parte, creando l’unica alternativa – per ora – al presidente russo.

 

Rita Bonaccurso