Ennio Morricone: il maestro per eccellenza

In questi giorni il mondo del cinema vive un lutto enormemente spiacevole : Ennio Morricone, uno dei più grandi compositori della storia, si è spento a Roma all’età di 91 anni.

Noi di UniVersoMe siamo rattristati dalla scomparsa del maestro e vogliamo rendere omaggio alla sua memoria analizzando cinque delle sue migliori – e celebri – colonne sonore.

Ennio Morricone ai Nastri d’argento del 2010 – Fonte: archivio di ©Paolo Barbera

Trilogia del dollaro

Una delle collaborazioni più proficue di Ennio Morricone fu quella con il regista Sergio Leone.

I due, conoscenti sin dalla  5º elementare, si ritrovarono a lavorare insieme nel 1964; Morricone infatti, scrisse la colonna sonora per i film che compongono la Trilogia del dollaro: Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) ed Il buono, il brutto, il cattivo (1966).

Sergio Leone ed Ennio Morricone – Fonte: incursionicinemaniache.blogspot.com

Queste pellicole, diventate dei veri e propri cult, devono il loro successo anche al lavoro di Ennio; infatti, il maestro, mediante le note musicali è riuscito a donare ad ogni film dei tratti distintivi, che anche a distanza di anni permettono di ricordare perfettamente le varie scene.

C’era una volta in America (1984)

La collaborazione tra Morricone e Leone termina nel 1984 con l’ultimo film del regista: C’era una volta in America, che rappresenta una delle migliori opere cinematografiche della storia.

Locandina del film C’era una volta in America – Fonte: eaglepictures.com

Il contributo musicale del compositore incrementa esponenzialmente la qualità del film; infatti la malinconia, che è uno dei temi principali della pellicola,  è percepibile – oltre che dalle inquadrature scelte dal regista – grazie alla colonna sonora, che riesce a trasmettere i sentimenti a tal punto da farceli provare sulla pelle.

Morricone ha compreso perfettamente la visione narrativa di Leone; ciò che il regista ha comunicato tramite le scene, lui lo ha comunicato tramite la musica.

Nuovo Cinema Paradiso (1988)

Questo, uno dei film più belli della storia del cinema italiano, non sarebbe stato lo stesso senza la partecipazione del maestro Morricone.

Locandina del film Nuovo Cinema Paradiso – Fonte: sumavincenzo2009.blogspot.com

La pellicola si basa fortemente sul peso che la nostalgia ha sulle nostre vite e ci fa vedere come la musica la fa riaffiorare. Ascoltando la colonna sonora del film, è impossibile non pensare a ricordi passati; le note di Nuovo Cinema Paradiso sono in grado di narrare gran parte delle scene del film, e lo fanno in maniera del tutto autonoma.

The Untouchables – Gli intoccabili (1987)

Un gangster movie di altissimo livello diretto da Brian De Palma, con un cast che prevede attori del calibro di Robert De Niro, Sean Connery, Kevin Costner e Andy Garcia.

Le musiche di accompagnamento di Morricone riescono ad enfatizzare i momenti clou della pellicola.

Locandina del film The Untouchables – Gli Intoccabili – Fonte: pinterest.it

Anche in questa occasione, il maestro lascia la sua impronta indelebile arricchendo qualitativamente un’opera già meravigliosa.

Per questo film Ennio Morricone è stato candidato ai premi Oscar del 1988 per la miglior colonna sonora.

The Hateful Eight (2015)

Quentin Tarantino, da fan sfegatato di Sergio Leone, ha sempre desiderato di poter lavorare con Ennio Morricone e il suo sogno si è realizzato nel 2015 con il film The Hateful Eight.

In fase di pre-produzione l’unica direttiva data dal regista al compositore era «il film si svolge tutto in mezzo alla neve».

Morricone perciò ha composto una colonna sonora fortemente caratterizzata da tonalità cupe e sinistre, capace di trasmettere un senso di forte ansia e di imprevedibilità: proprio come se ci si trovasse nel bel mezzo di una tempesta di neve, dove può accadere qualsiasi cosa.

Quentin Tarantino ed Ennio Morricone – Fonte: repubblica.it

In fase di montaggio, Tarantino ha magistralmente connesso le musiche con le scene girate, riuscendo così ad esaltare profondamente i crescendo dei momenti più importanti del film.

Per The Hateful Eight Morricone è stato premiato con l’Oscar nel 2016.

 

Che dispiacere aver perso un grandissimo artista come Ennio Morricone, l’eredità lasciataci dal maestro è un tesoro dal valore inestimabile.

Saremo sempre grati ad Ennio per quello che ha fatto e vogliamo salutarlo con le parole di Tarantino: “Il Re è morto, lunga vita al Re!”.

Vincenzo Barbera

 

 

Il ritratto di Francesco Guccini: un artista fuori dagli schemi

Francesco Guccini   mostro sacro del cantautorato italiano – da oltre quattro generazioni ci regala musica e testi incredibili; in occasione del traguardo dei suoi 80 anni, noi di UniVersoMe non potevamo fare a meno di “ritrarlo” attraverso cinque dei suoi brani più significativi.

Guccini emergerà nel panorama della musica italiana intorno agli anni ’70: anni di contestazione studentesca, di lotta sociale e di rivoluzioni; con il solo utilizzo di chitarra e voce, con arrangiamenti semplici e riferimenti a tematiche di spicco civile e sociale, il primo album Folk Beat N. 1 (1967) fa annoverare il giovane Francesco nella schiera dei cantautori italiani. Inoltre, l’inizio della sua carriera artistica sarà anche segnato dall’album Radici (1972), pieno di riferimenti alle sue origini e alla sua terra natìa.

Fonte: Nonciclopedia- Guccini durante un’esibizione

Canzone delle osterie di fuori porta – 1974

Inserita nell’album Stanze di Vita quotidiana (1974), album che non fu accolto bene dalla critica dell’epoca forse per via di un cambio di stile o per l’utilizzo di arrangiamenti complessiCanzone delle osterie di fuori porta presenta toni quasi nostalgici. In questo brano – molto probabilmente ambientato nelle osterie bolognesi, a Guccini tanto care in quanto amante del buon vino – allegro cinismo e disillusione si mescolano e il cantautore, seppur ancora giovanissimo sembra già tirare le somme della sua esistenza.

non dico più d’esser poeta, non ho utopie da realizzare, stare a letto il giorno dopo è forse l’unica mia meta…

Fonte: Testi Canzoni

 

Dio è morto – 1988

Portata al successo dai Nomadi – con i quali il cantautore collaborerà spesso – Dio è morto è un brano che i benpensanti dell’epoca accusarono di blasfemia, tanto da essere censurato in Rai ma paradossalmente trasmesso da Radio Vaticana.

Il titolo naturalmente rievoca una celebre frase del filosofo Nietzsche, e questo è un esempio di come l’autore spesso arricchisca le sue canzoni con riferimenti ad opere letterarie e a varie correnti filosofiche, ma con questo brano non ha nessuna pretesa di rappresentarne il pensiero, soprattutto in poco più di due minuti.

Guccini mette in evidenza, più che altro, una società che sta andando sempre più alla deriva.

… il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto…”

Fonte: Quotidiano.net- Guccini canta Dio è morto

Vedi Cara – 1970

Spesso confiniamo la poetica di Guccini in temi come la critica sociale, ma forse i brani che amiamo di più  sono quelli carichi di una versione intimista: Vedi Cara è proprio uno di questi. Probabilmente dedicata alla prima moglie, il testo è un’armonia di figure retoriche che già bastano ad imprimere una certa musicalità.

“… non capisci quando cerco in una sera, un mistero d’atmosfera, che è difficile afferrare…”

Fonte: music.fanpage.it – Guccini canta Vedi Cara

Cyrano – 1996

Brano tratto dal famosissimo album D’amore, di morte e di altre sciocchezze (1996), in cui il nostro artista ha da dire su tutti: politici rampanti, preti che «promettono il lusso di un’altra vita», ruffiani, gente vuota, società di dogmi e pregiudizi. Il cantautore prendendo spunto dall’opera teatrale di Rostand, immagina una sorta di dialogo tra Cyrano e la sua amata Rossana.

“… le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali…”

Fonte: bluemax.it – Guccini interpreta Cyrano

Quattro stracci – 1996

Il brano, tratto anch’esso dall’album D’amore, di morte e di altre sciocchezze (1996), è una delle perle di Guccini, anche se non molto conosciuto. Rappresenta a tutto tondo il disagio di un artista – che sia un cantautore o uno scrittore –  facendoci capire come si possa sentire qualcuno che ha a che fare con la fantasia e che all’interno di una relazione non si sente accettato per quello che è e quello che fa.

Allo stesso modo viene messo in evidenza il disagio della persona che si trova vicino ad  «uno perso dietro alle nuvole e la poesia»impacciato nella quotidianità, «che coi motori non ci sa fare e non sa neanche guidare». Insomma entrambi non si comprendono, ma meglio la sicurezza quotidiana che la vita in una perenne utopia.

“… ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare, fare l’amore tirare tardi e la fantasia…”

Fonte: Amazon.it

Attraverso le sue canzoni, abbiamo visto quanto Guccini sia un cantautore impegnativo ma non noioso come molti pensano, soprattutto non etichettabile per l’orientamento politico – più volte apertamente manifestato –  e la critica sociale, espressi tramite molte, ma non tutte, le sue canzoni.

Guccini è tanta roba. Speriamo che il nostro ritratto possa essere all’altezza di questo grande artista!

                                                                                                                                                                         Ilenia Rocca

 

 

Ezio Bosso, come la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare

“Oggi tutti parlano e nessuno sta a sentire. Bisogna fare silenzio per potere ascoltare. Un silenzio attivo, perché aiuta a percepire non solo il suono, ma anche te stesso, la tua anima.”

Queste le parole di Ezio Bosso, direttore d’orchestra, pianista e compositore italiano che oggi, 15 maggio 2020, si spegne a soli 48 anni. Era affetto da tempo da una malattia neurodegenerativa, che ha progressivamente minato il suo corpo, ma non per questo è riuscita a scalfire il suo animo.

Fonte: GLOBUS magazine

La sua malattia, infatti, definita da egli stesso un “terremoto”, altro non era che la sua storia, sicuramente fonte di disagio, ma al contempo occasione per evitare la noia; questo perché:

“noi siamo composti da storie, e non ci sono storie belle o brutte. Però hanno dei colori: possono essere tristi, disperate, allegre. Quello che bisogna evitare sono le storie noiose”.

Uno dei suoi lavori più riusciti, l’album“The 12th Room”, è frutto proprio del suo viaggio all’interno della patologia e della sua capacità di non lasciarsi sopraffare. Capacità che non vuole essere manifestazione di forza sovrumana bensì di riconoscimento della nostra caducità e fragilità:

“perché siamo fragili uguali, benché in alcuni all’apparenza non si noti”.

Fonte: go-italy.net

Egli infatti non voleva essere additato come un esempio perché non era nelle sue corde, solo la musica era per lui in grado di aiutare, sempre.

Il suddetto album nasce dall’antica teoria secondo la quale la vita sia composta da dodici stanze in cui lasceremo qualcosa di noi e delle quali avremo memoria quando passeremo l’ultima:

“Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo”.

La malattia lo costrinse a trascorrere giorni della sua vita all’interno di una stanza, che fosse di ospedale o della propria dimora; stanza che diventa buia, antipatica, in grado di condizionare i suoi movimenti ed il suo corpo, ma che diventa anche occasione per incuriosirsi e ricordare la propria fortuna. Egli infatti afferma:

“ l’antipatica stanza mi ha fatto scoprire nuove possibilità del mio strumento che non avevo mai pensato. […] E mi ha tolto un’altra rete di protezione che nemmeno pensavo di avere, facendomi fare la mia prima serie di concerti da solo. E sì: Mi ha liberato. C’è una frase bellissima che ho visto su una targa di un muro a Firenze. Recita così: <<Qui il 25 aprile la libertà ha ripreso stanza>>. Perché se stanza significa tra le altre cose affermarsi, vuole dire anche liberarsi. La Dodicesima stanza non è l’ultima, è quella da cui si ricomincia, si rinasce, si cresce”.

Il concetto di stanza è, però, ridisegnato perché in fondo:

“ La vita quindi non è un tempo ma uno spazio. E lo spazio è Infinito”.

Fonte: pesaronotizie.com

In questo periodo di pandemia, in cui ogni piccola normalità sembra perduta, il suo messaggio di speranza è più che attuale. Solo un paio di mesi fa, il 14 marzo, il maestro scriveva sul suo profilo Facebook:

“Io li conosco i giorni che passano uguali
Fatti di sonno e dolore e sonno per dimenticare il dolore
Conosco la paura di quei domani lontani
Che sembra il binocolo non basti
Ma questi giorni sono quelli per ricordare
Le cose belle fatte
Le fortune vissute
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci
Questi sono i giorni per ricordare […]
Perché il domani quello col sole vero arriva
E dovremo immaginarlo migliore
Per costruirlo”

Seguiamo il suo consiglio e sfruttiamo questo periodo per crescere, ritrovare noi stessi e quell’umanità che ultimamente sembra essere solo un ricordo lontano. Infatti, egli sosteneva che si impara a seguire veramente solo quando ci si perde perché:

“[…] per seguire bisogna perdersi. Perdere i pregiudizi, i problemi, le paure e imparare da ciò che vediamo, che sentiamo. Un po’ come in amore, perdi tutto il passato per seguire completamente. Seguire l’inaspettato”.

Consiglio l’ascolto del brano “Following, a Bird (Unconditioned) (Out of The Room)”, uno dei suoi brani più famosi ed emozionanti.

Come diceva:

“La musica è una vera magia, non a caso i direttori hanno una bacchetta come i maghi”

Ed è proprio grazie alla tua musica che, anche da lassù, continuerai a compiere la tua magia toccando le corde del cuore di chi saprà ascoltarti. E per ascoltare, che sia la musica o che sia la realtà che ci circonda, come riporta la citazione ad inizio articolo, è necessario fare silenzio.

Fonte: Facebook

 

Federica Mazzone

Viaggio alla scoperta di Calcutta: tra luoghi e città d’Italia

Se parliamo di Calcutta pensiamo all’indie che è diventato fenomeno mainstream, pensiamo ai testi indecifrabili quasi quanto una poesia di Ungaretti ed illustrati sui social, ad un tipo di cantautore schivo e riservato un po’ alla Battisti. Ma soprattutto alle immagini e ai luoghi che le sue note sono in grado di evocare anche se le ascoltiamo stesi tra “i sospiri nel letto”.

Quante città e luoghi d’Italia sbucano nelle sue canzoni? Lasciate perdere “Milano” e “Frosinone”. Oggi che è il compleanno di Edoardo d’Erme, in arte Calcutta, vi trascineremo in un viaggio coinvolgente dentro cinque canzoni che saranno in grado di farvi partire, anche durante questa noiosa quarantena!

Edoardo d’Erme, in arte Calcutta, in concerto all’Arena di Verona. Fonte: news mtv italia.it

Gaetano

“E ho fatto una svastica in centro a Bologna ma era solo per litigare”

Un must della discografia di Calcutta è sicuramente la traccia che apre l‘album Mainstream ( 2015),  una ballata  tradizionale nella struttura ma che strizza l’occhio al synth-pop soprattutto nell’ultima parte. “Le fiamme in un campo rom” e “la svastica in centro a Bologna” sono immagini molto forti, che a una lettura superficiale sono state giudicate filonaziste. Ma al di là di singole parole e frasi quasi incomprensibili, emerge una dedica un po’ arrabbiata forse a un’ex troppo diversa che è bene lasciar andare. E poi la confessione esplode con dolcezza nel bridge: “Ma in verità ti vorrei accompagnare/ fare ancora quattro passi con te/ ma è difficile se vai veloce stare al passo con te…” “Come si fa?” si chiede l’autore. E ce lo chiediamo tutti con lui in un intermezzo strumentale sognante e a tratti beatlesiano.

“Mainstream”: cover. Fonte: amazon.it

Cosa mi manchi a fare

“Pesaro è una donna intelligente/ forse è vero ti eri fatta trasparente”

Ma che caspiterina significherà mai “Pesaro è una donna intelligente”? Inserire città a caso nei versi delle canzoni è forse la nuova moda dei cantanti indie? In ogni caso le canzoni di Calcutta sono così: inutile puntare a scovare il significato del singolo verso, ma farsi travolgere dal potere evocativo del suono.

E per suono non si intende solo quello delle note, ma anche e soprattutto quello delle parole. Arrangiamenti elettronici e versi schietti come “volevo solo scomparire in un abbraccio” sono gli ingredienti di questa ballata del 2015 tratta sempre da Mainstream e che ha segnato la nascita del fenomeno Calcutta. Il video-clip che ha per protagonista un bimbo come tanti testimonia ancora di più il carattere schivo e restio ad autocelebrarsi del suo autore. Notevole anche la cover acustica di Coez tratta dal suo From the rooftop (2016).

Chi non si è mai commosso su queste note mente!

Dal videoclip di “Cosa mi manchi a fare”. Fonte: listone mag.it

 

Sorriso

“Milano-Dateo sulla mappa è un neo”

Siamo ormai alla traccia più recente: “Sorriso” singolo pubblicato il 7 giugno 2019 e inserito poi nella ristampa di “Evergreen”.

Cos’ha ormai da raccontarci un cantante indie prestato al pop?

In “Sorriso” abbiamo sempre una città: Milano – già protagonista della canzone omonima (Mainstream) e di “Paracetamolo” (Evergreen)- con il suo caotico labirinto di strade e stazioni metro che sulla mappa spariscono quasi come nei. E in questa folla di persone che si incontrano, si perdono e non si baciano da due anni, il cantante strappa alla sua amica una promessa: “Ti prego amore mio promettimi/ che persa nei tuoi giri/ se qualcuno poi ti parla di me (parla di me)/ un sorriso ti spaccherà in tre.” Pare che l’ispirazione del nostro D’Erme sia stato l’abbagliante sorriso di Mia Martini appena le nominarono il suo amore di un tempo: Ivano Fossati. Un motivo in più per ascoltarla.

 “Sorriso”: cover. Fonte: Amazon.it

Hubner

“ Venezia è bella, ma non è il mio mare”

Questa è forse una delle canzoni meno conosciute del cantante di “Pesto”, ma sicuramente meritevole di ascolto al pari di tante altre. Settima traccia di “Evergreen” (2018), è forse una delle più intimiste, con arrangiamenti e coretti vintage ed un testo ermetico a dir poco: “ io certe volte dovrei fare come Dario Hubner/ e non lasciarti a casa mai a consumare le unghie” Dedica a un’amante insicura? Al di là dei soliti riferimenti geografici (compaiono Venezia e Fondi) spicca sicuramente la figura di Dario Hubner: per chi non lo sapesse, attaccante del Brescia negli anni ’90 ed “eroe romantico” in quanto esempio di calciatore coraggioso e ribelle. Che dire? La musica indie avvicina al calcio anche i profani!

“Evergreen”: cover. Fonte: genius.com

Del verde

“Preferirei una spiaggia di Sardegna”

Altra traccia di Evergreen su cui sono state fatte diverse congetture è “Del verde”. Stavolta non fa da sfondo nessun panorama urbano, ma spiagge di Sardegna e boschi imprecisati. Cos’è “quel verde tutto intorno” che il cantante preferirebbe anche alla “città più bella che abbia visto”, alle comodità della vita, al tanto decantato “posto fisso”? Le orecchie più maliziose sentono un riferimento alla droga. Gli animi romantici vedono una coppia di amanti che al di là delle ristrettezze economiche (“ti presterò i miei soldi per venirmi a trovare”) possono giocare ad essere per un po’ “Sandra” e “Raimondo”, perdersi nel bosco e prendersi “una notte per ricominciare”.

Calcutta in mezzo al “verde”. Fonte: mp3 cielo.it

Cos’altro aggiungere?

I nostalgici, per far conoscere l’Italia attraverso la musica, farebbero ascoltare ad uno straniero solo il grande cantautorato. De Andrè, Dalla, Battisti e tanti altri sono e devono rimanere mostri sacri e intoccabili, ma da un paio d’anni a questa parte l’indie-pop ha rappresentato una vera rinascita nel panorama musicale italiano. Non solo un fenomeno commerciale ed alla moda, ma un fiorire di testi profondi e originali. E tutto ciò non è da sottovalutare!

Angelica Rocca

Top songs del momento: musica contro la noia

Questo periodo di quarantena a casa è davvero troppo lungo, lo capisco: passiamo le mattinate a seguire lezioni davanti ad uno schermo, i pomeriggi cercando di studiare e finalmente arriva la sera in cui possiamo rilassarci e fare tutto quello che più ci piace.

Vi abbiamo suggerito di guardare un bel film, una serie tv o magari leggere quel libro impolverato che ci eravamo prefissati di leggere qualche tempo fa e che in questo momento si sta godendo il suo relax appoggiato sugli altri suoi amici (che probabilmente hanno fatto la stessa fine).

Quello di cui voglio parlarvi oggi però, è un altro metodo molto efficace per passare queste serate casalinghe, un modo per rilassarsi e viaggiare con la fantasia: ascoltare tanta buona musica!

So che molti di voi già lo fanno, ognuno ascolta il suo genere, il suo gruppo o il suo cantante preferito, c’è chi canta pop sotto la doccia, chi fa allenamento a ritmo house e chi magari preferisce sorseggiare una tazza di tè facendosi trasportare dalle leggere sonorità della musica classica.

Qualsiasi sia la vostra scelta, ognuno di voi conosce una piccola parte di questo immenso mondo che è la musica che, indifferentemente dai ritmo, dai suoni o dal contesto, ci offre una visione del mondo più ampia capace di trasmetterci diverse sensazioni e far provare tante emozioni.

In merito a questo, oggi voglio proporvi 5 canzoni che sto ascoltando in questo periodo e che mi stanno piacendo molto, cercando di potervi offrire uno spunto per ascoltare qualcosa che magari ancora non conoscete.

1.Blackbear – Hot Girl Bummer

  • Significato: la canzone è una perfetta critica sociale e quella che è la gioventù moderna, a quelli che sono i più grandi errori che un giovane possa fare, come l’eccesso di alcol oppure l’uso di droghe.
  • Musica: questa è la parte che mi piace di più, il ritornello è semplice ma efficace, la strofa invece è molto potente, dà una buona carica.
Fonte: songtext.com.br

2.Topic – Breaking Me ft. A7S

  • Significato: è una canzone d’amore, nient’altro d’aggiungere. Questa canzone parla da sola ed è capace di trasmettere tante emozioni.
  • Musica: genere particolare,brazilian bass, prettamente da festival, che però in questa canzone riesce ad essere delicato con bassi morbidi e dolci, come se volessero riprendere quello che è il significato stesso della canzone.
Fonte: youtube.com

3. Gaia Gozzi – Coco Chanel

  • Significato: canzone decisamente forte come Gaia, parla di un amore spensierato e senza progetti, un amore divertente ma profondamente desiderato.
  • Musica: ritmo orientale, percussioni minimal e tanta energia, questo brano non ha niente da invidiare alle top song.
Fonte: ilchitarristasullaspiaggia.it

4. KAROL G, Nicki Minaj – Tusa

  • Significato: il significato della canzone possiamo carpirlo proprio dal titolo “Tusa”, termine che indica una persona con poca dignità, per definire una sensazione di disprezzo.
  • Musica: sound squisitamente latino e ritmo reggaeton, questa canzone non poteva non diventare un tormentone!
Fonte:us.hola.com

5. Kygo, Zara Larsson, Tyga – Like It Is

  • Significato: a mio parere il significato di questa canzone viene un po’ oscurato dalla stupenda produzione, ma comunque resta un bellissimo testo di un amore sofferto.
  • Musica: è la prima canzone pubblicata del nuovo album di Kygo, Golden Hour, e contiene tanti generi. Abbiamo il pop con la splendida voce di Zara Larsson, abbiamo il rap con Tyga e l’elettronica. Il sound è assolutamente distinguibile ed il ritornello porta lo stampo del produttore norvegese.
Fonte: energy106.ca

Questa è la mia selezione musicale scelta per voi: spero vi sia piaciuta e che possiate scoprire tanti altri generi musicali da poter ascoltare in questi giorni un po’ monotoni durante i quali siamo costretti a restare a casa; ma anche per quando potremmo uscire ed ascoltare nuovamente musica nelle nostre cuffiette in giro per il mondo!

Giuseppe Currenti

 

Immagine in evidenza: Pop Up Magazine

Viceversa e… viceversa

Fonte: Shockwave Magazine – Cover album

Il 14 febbraio è uscito il quarto album in studio di Francesco Gabbani dal titolo “Viceversa” come l’omonimo singolo che ha permesso all’artista di classificarsi secondo al 70° Festival di Sanremo.

L’album prodotto da BMG RIGHTS AND MANAGEMENT contiene 9 tracce tra cui il successo sanremese “Viceversa”, il brano dal ritmo estivo “E’ un’altra cosa rilasciato come singolo a maggio, e il brano Duemiladiciannove” lanciato per volontà del cantautore sui social a novembre.

Andiamo a scoprire più da vicino l’ultima fatica discografica del cantautore carrarese che dopo una lunga gavetta nel mondo della musica è emerso da cinque anni a questa parte nel panorama del pop italiano.

Fonte: Gogo Magazine – esibizione a Sanremo 2020

Sicuramente l’ascolto della title track “Viceversa”, che anche se recentissima si prepara ad essere annoverata tra le ballate romantiche della musica italiana, ci induce a pensare ad un cambio di rotta del cantautore, sia a livello di testo che di musica.

Gli arrangiamenti del brano portano la firma di Matthew Sheeran (fratello di Ed Sheeran). A livello sonoro in questa traccia non sono presenti sintetizzatori (spesso utilizzati da Gabbani nei precedenti dischi “Eternamente ora, 2016”  e “Magellano, 2017” ) ma abbiamo il classico accompagnamento al piano nella prima strofa e il predominio del basso nella seconda. La novità che potrebbe trarci in inganno e far pensare ad un cambio di stile di Gabbani è visibile a livello testuale. Il cantautore qui abbandona la critica sociale, l’ironia e “la profonda leggerezza” che lo contraddistinguono nei testi per mostrare, attraverso una canzone d’amore, una versione più introspettiva di sé giocando all’interno del verso tra concetti, parole e loro contrari: “up con un po’ di down, silenzio rotto per un grande sound”.

Fonte: Wikipedia.org – videoclip brano Viceversa

 

Ad aprire l’album troviamo il pezzo “Einstein”. In questo brano, come è tipico nella cifra stilistica di Gabbani, ciò che non viene trascurata è l’orecchiabilità. Sono presenti variazioni di strofe, tuttavia troviamo un sound semplice. In questo caso il titolo sta sul pezzo: Gabbani riprende la “teoria della relatività” del fisico Einstein per affermare che nella vita è quasi impossibile avere punti fermi e costanti ed aspirare alla coerenza. Nel ritornello l’artista simpaticamente immagina un dialogo tra lui e Einstein stesso che quasi come in una apparizione religiosa compare sul muro della sua stanza ad interrogarlo: “Einstein che mi dice tutto è relativo, il tuo punto fermo non è alcun motivo”. Notevoli i riferimenti all’attualità, a personaggi, film e programmi televisivi che sono diventati trend topic nella vita di tutti i giorni lanciati nel testo quasi come nonsense.

Rimanendo sempre nel “Gabbani style”, non poteva certamente mancare il brano quasi da pista, quello tra i papabili a diventare uno dei tormentoni dell’estate 2020. Stiamo parlando de “Il sudore ci appiccica”. Brano in cui non a caso l’artista cita all’inizio di ogni strofa – a mo’ di preposizione semplice – il diminutivo del suo nome. Sicuramente è uno dei pezzi più forti dell’album.

Non vi svelo altro. Ascoltatelo!

Cinesi è il quarto brano dell’album. Il testo, a differenza di quello che si può immaginare, non fa alcun riferimento a Mao, comunismo, contraffazione o ancor di più a Corona Virus. Il titolo non ci azzecca niente col pezzo, l’artista stesso ha affermato che è stato affibbiato alla canzone in via sperimentale al momento della registrazione. Cinesi parla del coraggio di una coppia di rimanere autentica e in pace con sé stessa in una società in cui il vestito catalizza ancora l’attenzione, una società in cui ancora ciò che conta è l’immagine che di noi stessi riusciamo a proiettare agli altri e l’essere sempre in tendenza nonostante tutto cambi ma in fondo rimane sempre uguale.

A Cinesi segue Shambola, anche questo possibile pezzo da pista. Dal ritornello latineggiante che farebbe subito muovere il bacino anche ai più pigri, il brano è uno dei più radiofonici dell’intero album e al pari de “Il sudore ci appiccica” sembra prestarsi benissimo a diventare hit estiva.

Fonte:La Voce Apuana – videoclip del singolo Duemiladiciannove

Seguono Duemiladiciannove, in cui l’artista ironizza su ciò che ha fatto tendenza nell’anno appena concluso con un originale videoclip pieno di personaggi anche trash, e poi “E’ un’altra cosa” tormentone estivo del 2019.

Fonte: Nuove Canzoni – singolo E’ un’altra cosa

Il Gabbani più cantautore lo si intravede in Bomba Pacifista, che presenta un testo criptico alla Battiato, al quale l’artista sembra spesso ispirarsi.  Chiude l’album la romantica Cancellami, diversa dalle altre, ma che a tratti pare riprendere le origini della sua carriera, ovvero l’album d’esordio Greitist Iz (2014) .

Insomma, in Viceversa non manca proprio nulla.

Ogni brano presenta strofe, ritornelli e bridge sempre orecchiabili ma mai banali, quasi come se il cantautore si ispirasse a Rino Gaetano. Nove tracce con testi profondi e attuali, in cui Gabbani abbandona la critica sociale dei precedenti album per raccontare una versione più introspettiva di sé (si chiama anche in causa in qualche brano).

Un racconto, attraverso questi nove brani, di come egli stesso si pone in rapporto con la collettività: questo sembra essere il filo conduttore di Viceversa.

Ilenia Rocca

 

 

De Andrè, il poeta contemporaneo

De Andrè – Fonte: brindisireport.it

Se vi dico “la chiamavano bocca di rosa, metteva l’amore, metteva l’amore”, “ah che bell ‘o cafè, pure in carcere ‘o sanno fa” oppure “all’ombra dell’ultimo sole si era assopito un pescatore, aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso”, cosa vi viene in mente?

Se la risposta è Fabrizio De Andrè, vuol dire che almeno una volta nella vostra vista avete ascoltato le sue canzoni, avete potuto assaporare l’essenza delle sue parole, siete riusciti a farvi trasportare dalla magia delle sue storie .

Oggi sarebbe il suo ottantesimo compleanno, e per questo anniversario mi piacerebbe rivivere tratti della sua vita ed analizzare le sue parole cercando di coglierne i significati fittizi che si muovono sinuosamente dentro le sue poesie .

De Andrè nacque il 18 febbraio 1940 a Pegli, un quartiere genovese, i primi anni della sua vita hanno visto la seconda guerra mondiale e ci hanno lasciato una sua bellissima canzone “Ho visto Nina volare”, composta nel 1996, in cui egli racconta della sua amica d’infanzia Nina che conobbe proprio negli anni del conflitto.

L’incontro decisivo con la musica avviene con l’ascolto di Georges Brassens e la sua passione prenderà corpo grazie anche alla “scoperta” del Jazz e all’assidua frequentazione degli amici Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli e del pianista Mario De Sanctis, con i quali comincerà a suonare la chitarra e a cantare nei locali.

Tra le tante curiosità, Paolo Villaggio racconta che alcune volte si esibirono assieme a Silvio Berlusconi, anche lui cantante in gioventù.

Fonte : esquire.com

Le canzoni che conosciamo oggi hanno fatto la storia della musica italiana e non solo, sono conosciute in tutto il mondo e rispecchiano il genio che è racchiuso nella mente di quest’uomo, personaggio riservato e musicista colto, capace di trattare sia con crudezza che con metafore poetiche svariate tematiche sociali, utilizzando sonorità internazionali e un linguaggio inconfondibile, che nella sua semplicità era in grado di poter essere compreso da tutti.

Tra le tante canzoni di De Andrè ce n’è una in particolare di cui vorrei parlarvi, Bocca di rosa (1967).
E’ difficile dare un’unica interpretazione a questo brano, perché dentro ogni parola si nascondo diversi significati: perché in realtà non è un semplice testo da cantare, ma anche una poesia da leggere, una storia da raccontare, un film che chiudendo gli occhi sembra muoversi nella nostra immaginazione.

“Bocca di rosa” è la storia di una prostituta, capace di suscitare negli uomini passioni, allegria, gioia e gelosia. È facile notare come tutta la vicenda è narrata seguendo un filo logico trasportato dall’ironia, evidenziando quelli che erano gli atteggiamenti delle “cagnette” di paese alle quali veniva “sottratto l’osso”.

A “Bocca di rosa” vanno le grazie di De Andrè, che la descrive come una ventata di primavera, e degli stessi uomini che per salutarla alla stazione levano il cappello.

Il finale fu ritenuto scandaloso poiché avvicina la giovane donna, che rappresenta l’amore profano, alla Vergine, che invece rappresenta quello sacro.

Vi lascio, infine, con uno dei versi più belli di questa canzone “c’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l’uno ne l’altro, lei lo faceva per passione”.

 

Giuseppe Currenti

Alla Scoperta dei “Pinguini italiani”

Fonte: rollingstone.it 

Sono il gruppo del momento, il gruppo di tutti i nerd, il gruppo che ci ha fatto ridere, ballare e commuovere allo stesso tempo: i Pinguini Tattici Nucleari.

Il gruppo italiano nasce a Bergamo nel 2010 ed è composto da sei membri: il frontman è un giovanissimo ragazzo di 25 anni di nome Riccardo Zanotti . Il nome del gruppo, ha dichiarato la band, deriva dalla birra Tactical Nuclear Penguin.

Quest’anno i Pinguini hanno partecipato a Sanremo 2020: non hanno portato a casa l’ambito premio ma si sono piazzati terzi, rientrando nel podio e si ritrovano comunque tra i primi in tutte le classifiche musicali italiane. La canzone che la band ha portato al 70 festival di Sanremo si intitola Ringo Starr, in onore del batterista dei Beatles.

Scopriamo insieme qualche curiosità sul brano, che certamente hanno contribuito al successo riscosso.

Come sappiamo Ringo è sempre stato messo in disparte dai media, sottovalutando il suo talento e il suo carisma, rispetto agli altri membri della band. Intorno a questo tema  ruota il significato dell’intera canzone, come possiamo evincere dal ritornello: “in un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr”.

Fonte: daartspecialday.com 

La canzone, come numerose altre del gruppo, ha molti riferimenti nerd come ” tu eri robin poi hai trovato me/ pensavi fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted”, duplice richiamo alla famosissima serie cult How I met your mother e a Batman. Non manca anche un riferimento al film d’animazione Il Re Leone:”Il cerchio della vita impone che per/ un re leone vivano almeno tre iene” . Ma non solo film e serie tv: viene citato il programma televisivo l’Eredità e anche il singolo Africa dei Toto.

Il gruppo – come abbiamo notato – è amante del mondo del cinema, delle serie tv e di vari generi musicali: questi temi rispecchiano molto gli interessi di noi giovani colpendo i nostri cuori e stimolando la nostra curiosità riguardo i brani.

Fonte: Fanpop 

Il videoclip è incentrato su una delle trilogie più famose di tutti i tempi: Ritorno al futuro. La trovata geniale è proprio alla fine del video, quando Riccardo Zanotti nelle sembianze di Marty McFly, finisce di suonare lasciando il pubblico senza parole : “Penso che ancora non siete pronti per questa musica. Ma ai vostri figli piacerà”, giocando sul fatto che il pubblico di Sanremo – composto principalmente da adulti e anziani – potrebbe non apprezzare il pezzo della band, come nessuno apprezzava Ringo.

Fonte: lascimmiapensa.com

Sul brano i Pinguini Tattici Nucleari hanno dichiarato: “È una canzone che parla di debolezza e fragilità. E’ un omaggio a Ringo Starr”. La storia dei Pinguini – come quella di Ringo – ci insegna che essere gli ultimi della classe alla fin fine non è poi così male, ci fa capire e intendere che ci sarà sempre qualcuno che in qualche modo noterà il nostro talento e ci apprezzerà per quello che siamo e non per quello che il pubblico vuole.

Ai nostri amici col papillon auguriamo solo il meglio e tanta buona fortuna: infatti, dopo il festival 2020, partiranno per un tour con varie tappe in Italia e già alcune date hanno fatto sold-out.

Se ci sentiamo tristi e giù di corda o messi in disparte, riascoltare la canzone potrà aiutarci a tirarci sù di morale:

“Ma questa sera ho solo voglia di ballare
Di perdere la testa e non pensare più
Che la mia vita non è niente di speciale
E forse alla fine c’hai ragione tu”.  

 

Alessia Orsa

Studiare ascoltando musica conviene?

Sempre più spesso in biblioteche e aule studio possiamo vedere ragazzi con la testa china sui libri e gli auricolari. Ma ascoltare musica mentre si studia è utile alla concentrazione e migliora la performance? O si tratta solo di una distrazione per il nostro cervello e rallenta l’apprendimento? 

La scienza ha provato a dare risposta alla domanda. Così, se sei preoccupato per il prossimo esame che è dietro l’angolo, forse può servirti capire se continuare a studiare con le nuove hit di Sanremo in sottofondo ti aiuterà a raggiungere l’obiettivo sperato!

Come di frequente nella scienza la risposta è: dipende. La soluzione non è affatto univoca e gli effetti della musica sulle attività cognitive dell’uomo mostrano una grande variabilità da individuo a individuo. Inoltre incide molto anche il tipo di canzone ascoltata. Diverse ricerche rivelano che ascoltare musica che piace migliora l’umore e riduce lo stress (secondo uno studio condotto negli Stati Uniti al pari di ricevere un massaggio), permettendo così di raggiungere livelli di arousal maggiori (letteralmente “risveglio”, in pratica significa uno stato di eccitazione maggiore). Questo promuove una migliore concentrazione e ritenzione delle informazioni studiate. Di contro però chi non è portato per il multitasking potrebbe distrarsi più facilmente e vedere le proprie capacità di comprensione ridotte.

Pertanto gli scienziati hanno identificato due principali tipologie di persone, sulle quali l’ascolto di canzoni produce effetti differenti. Persone estroverse mostrano in generale una maggiore capacità nel mantenere l’attenzione anche in situazioni scomode e sono meno sensibili al rumore. Tale popolazione studia più frequentemente ascoltando musica e mostra rendimenti migliori con questa. Coloro che invece tipicamente non studiano con la musica mostrano deterioramento delle prestazioni se vi sono esposti. Il peggioramento è progressivo nelle diverse condizioni: senza musica > strumentale > cantata. A questo gruppo appartengono persone più introverse.

Ciò sarebbe in accordo con la teoria della personalità dello psicologo tedesco Eysenck secondo cui persone estroverse sarebbero sotto-stimolate e ricercherebbero nuove esperienze e stimoli; individui introversi sarebbero invece sovraccaricati ed eviterebbero situazioni scomode.

Questi dati sono stati ottenuti esponendo un gruppo di studenti statunitensi al object-number test in diverse condizioni ambientali: senza musica, con strumentale e con musica cantata. Il test valuta l’apprendimento e la memoria a lungo termine.

In un altro studio un gruppo di 38 studenti cinesi della facoltà di infermieristica con età media di 19.4 anni hanno svolto un esame con e senza musica in sottofondo. Gli studenti che hanno svolto l’esame con la musica hanno mostrato una riduzione significativa nell’ansia, misurata attraverso indicatori biologici (frequenza cardiaca e temperatura corporea).

In altre parole, la musica riduce l’ansia e lo stress, modifica la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna migliorando l’ossigenazione dei tessuti. Tuttavia questi effetti positivi dipendono dalla personalità del soggetto e soprattutto dal tipo di musica ascoltata: canzoni senza parole e particolarmente gradite dall’ascoltatore possono funzionare come un boost per lo svolgimento di attività cognitive complesse. Musica vocale distoglierebbe l’attenzione provocando rendimenti peggiori.

Gli effetti della musica sul nostro cervello sono complessi e ancor oggi non totalmente compresi. Quando ascoltiamo una canzone siamo avvolti da un’esplosione di emozioni, ricordi di luoghi o esperienze passate. Questo avviene per l’attivazione della corteccia prefrontale mediale. Si tratta di un’area coinvolta nella formazione di memorie autobiografiche, processi emozionali e relazionali e spiega perchè una canzone può provocare esperienze così intense. Ascoltare musica può inoltre apportare benefici all’umore e al comportamento di persone affette da Alzheimer e altri tipi di demenze. La memoria musicale è infatti spesso preservata nei pazienti con Alzheimer perchè le aree correlate non sono danneggiate dalla malattia.

Gli utilizzi e le potenzialità della musica sono quindi numerosi. Tuttavia solo nuove ricerche potranno chiarire tutti i meccanismi che spiegano gli effetti positivi della musica sul cervello. Quanto allo studio, ascoltare musica con le dovute accortezze può essere utile: il giusto tipo di canzone per il giusto ascoltatore può rappresentare una marcia in più per fare bene al prossimo test!

Mattia Porcino

#Day1: inizia la nostra avventura a Sanremo 2020!

©Cristina Geraci – Sanremo 2020

Dopo la grande odissea Messina-Catania-Genova-Sanremo, inizia la nostra avventura.  Il #Day1 avremmo voluto cominciasse con un caffè, ma nel nostro campo base manca la moka.

Ci mettiamo in marcia per andare a ritirare i pass Rai e per strada incontriamo il cantante della categoria Sanremo Giovani Leo Gassman (spoiler: è passato alle semifinali del festival contro Fadi). Non ci avviciniamo, è circondato da fan in subbuglio e non vorremmo disturbarlo.

Arriviamo a Casa Sanremo, riusciamo a superare la fila interminabile di fotografi e giornalisti impazziti che richiedono il loro pass, grazie a Vincenzo, factotum nel periodo sanremese. Lui preferisce presentarsi come assistente di produzione per iCompany, ma per noi ieri è stato un asso nella manica. Ritiriamo i nostri pass e gustiamo il primo caffè della giornata nella sala lounge di Casa Sanremo. Siamo accerchiati da giornalisti e tecnici, come sottofondo Rai Radio 2 che trasmette in diretta.

Scattiamo le prime foto, registriamo i primi momenti, ed è subito ora di pranzo.
Il primo pomeriggio è dedicato all’inaugurazione di Casa SIAE, casa degli autori a Sanremo. Presenti all’evento il sindaco Alberto Biancheri, il direttore generale SIAE Gaetano Blandini, il presidente SIAE Mogol e Paolo Palumbo, il malato di SLA più giovane d’Europa. Il 22enne sardo, autore Siae, porterà il suo messaggio di speranza con il suo brano “Io sono Paolosul palco dell’Ariston il 5 febbraio, con Kumalibre e Andrea Cutri.

©Cristina Geraci – Inaugurazione Casa SIAE, da sinistra: Alberto Biancheri, Mogol e Gaetano Blandini, Sanremo 2020

Si ritorna a Casa Sanremo, per assistere ai collegamenti in diretta con la Rai. Ad aprire le danze “Detto Fatto”: abbiamo davanti Elisa D’Ospina che intervista Gigi e Ross e il big in gara Riki. Iniziano i primi attacchi al cantante, che durante le prove all’Ariston spoilera con una Instagram Story alcuni secondi de “L’Edera”, la canzone di Nilla Pizzi che canterà nella serata delle cover.

Da Riki si passa a Morgan e Bugo. Morgan si mostra deciso: durante l’intervista spiega che partecipa al festival per vincere (spoiler: si piazza insieme a Bugo in dodicesima posizione nella classifica provvisoria della prima serata). Finito il collegamento con “Detto Fatto” la linea è passata a “La vita in diretta”, dove appare la bellissima Miss Italia, Carolina Stramare.

©Cristina Geraci – Da sinistra: Gigi e Ros, Elisa D’Ospina, Riki e Morgan, Sanremo 2020

Finiscono le dirette, a Casa Sanremo è l’ora dell’aperitivo.
Prosecco e due chiacchiere con il Pancio ed Enzuccio, in trasferta anche loro a Sanremo con RaiPlay.
Il centro di Sanremo si popola, ci spostiamo verso Casa SIAE ed è impossibile non notare come si sia riempita Piazza Colombo.
Seguiamo la prima serata del Festival a Casa SIAE, qui incontriamo i colleghi delle radio universitarie e ci godiamo la fantastica serata.
Apre il festival Fiorello, vestito da Don Matteo. Presenta Amadeus, che scende le scale dell’Ariston con una vistosa giacca il lurex, luccicante durante tutta la serata.
Pronti, via: subito la prima sfida di Sanremo Giovani, gli Eugenio in via di gioia contro Tecla, che passa il turno con il 50,6 % di voti.
Il secondo scontro vede vincitore Leo Gassman, come già anticipato, contro Fadi.

©Cristina Geraci – Sanremo 2020

Nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù”, sul palco del teatro Ariston Tiziano Ferro anticipa l’entrata dei big scaldando il pubblico con l’intramontabile Modugno.
Entra Diletta Leotta in giallo sole, presentando il primo big in gara: Irene Grandi con la sua canzone “Finalmente Io”.
Continua Marco Masini con “Il confronto”, risorge come la fenice Rita Pavone, dopo quarantasette anni ritorna in gara con “Niente (Resilienza74)”.

Tra una canzone e l’altra, scende dalle scale dell’Ariston la giornalista Rula Jebral, che salva Amadeus dalla gaffe, facendo entrambi un passo avanti per il Festival della musica italiana.

Achille Lauro colpisce più gli occhi che le orecchie, con il suo body inaspettato e se ne frega, cantando “Me ne frego” con Boss Doms.
Diodato, “Fa rumore”, dentro e fuori dal teatro.
È il turno de Le Vibrazioni, dirige – finalmente – l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio: il gruppo canta “Dov’è”, che tutti sono riusciti ad ascoltare anche grazie al linguaggio dei segni.
Senti nell’aria c’è già la nostra canzone d’amore che fa…” un emozionante passo indietro nel tempo grazie agli immancabili Romina Power e Al Bano. Arrivano anche le prime note rap del Festival con Anastasio, “Rosso di rabbia”.

Le lacrime di Tiziano Ferro con la sua interpretazione di “Almeno tu nell’universo”, rimarranno tra le immagini più scolpite di questo 70° Festival: è il primo cantante uomo che interpreta la canzone di Bruno Lauzi, resa celebre e indimenticabile dalla celebre voce di Mia Martini.  È il turno del monologo di Diletta Leotta sulla bellezza: prendendo ispirazione dalla vita della nonna presente in sala, spiega come la bellezza esteriore sfiorisce e la bellezza interiore fiorisce.

C’è spazio anche per il cinema: arrivano sul palco gli attori del film di Gabriele Muccino,“Gli anni più belli”, e cantano insieme “Tu come stai” di Baglioni.

Tra  “Andromeda” di Elodie (testo di Mahmood) e “Sincero” di Bugo Morgan, un secondo monologo, questa volta di Rula Jebral, ci mostra la cruda realtà che riguarda la violenza sulle donne.

Amadeus ha in serbo una novità assoluta, seppur già annunciata: Emma Marrone, già vincitrice del Festival nel 2012, dopo l’esibizione all’Ariston, è accompagnata dal conduttore a Piazza Colombo, con passaggio sul red carpet.

©Cristina Geraci – Emma Marrone si esibisce fuori dall’Ariston,  Sanremo 2020

Le co-conduttrici presentano Alberto Urso, atteso da tantissimi messinesi, che canta “Il sole a Est”, brano dedicato alla nonna: finalmente assistiamo alla performance del nostro concittadino.  Per la 3ª volta ecco Tiziano Ferro, che ritorna con “Accetto Miracoli”.
Riki, dopo le critiche, si esibisce sul palco con “Lo sappiamo entrambi”. Gessica Notaro porta sul palco dell’Ariston la sua storia in musica, emozionando la platea. La riminese, che è ormai un simbolo di forza e reattività di fronte alla violenza contro le donne, era stata sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato. Conclude la manche Raphael Gualazzi con “Carioca”.

Si chiude così la prima serata, con la classifica che vede al primo posto Le Vibrazioni, seguiti da Elodie, Diodato, Irene Grandi, Marco Masini, Alberto Urso, Raphael Gualazzi, Anastasio, Achille Lauro, Rita Pavone, Riki e, ultimi, Bugo e Morgan.

Per la prima giornata sanremese è tutto, seguiteci sui nostri canali social per vedere cosa ci aspetta durante la seconda giornata!

Ci aggiorniamo domani – puntuali come sempre – con il resoconto del Day2.

Cristina Geraci