Ed Sheeran: aspettando “Substract”

Il cantante, autore e polistrumentista britannico Ed Sheeran, classe 1991, è una delle star più ascoltate di sempre a livello globale. Artista pop dai capelli rossi con un look ordinario, capace di unire al genere folk, elementi della tradizione musicale irlandese. Conosciuto per canzoni come Thinking Out Loud, Shape of You e Perfect (famosa anche la versione con Andrea Bocelli, in cui Ed canta in italiano) che su Youtube vantano miliardi di visualizzazioni ciascuna.

Nel corso della sua carriera, l’artista ha venduto più di 20 milioni di dischi in tutto il mondo. Nell’aprile del 2017 il settimanale newyorkese Time lo ha inserito tra le 100 personalità più influenti del pianeta. Fra i numerosi premi vinti, vi sono 4 Grammy Award e 6 BRIT Award.

Il vero significato di Substract

Il suo ultimo singolo Eyes closed, anticipa il nuovo album Substract (Sottrazione) in uscita il prossimo 5 maggio, ed è una dedica ad una persona a lui cara che non c’è più, strappata alla vita troppo presto:

«Per la prima volta, non sto cercando di creare un album che piaccia alla gente, sto semplicemente pubblicando qualcosa che sia onesto e fedele a dove sono nella mia vita adulta. Questo è il mio diario dello scorso febbraio e il mio modo di dargli un senso. Questo è Substract»

Dello stesso brano ha poi composto una struggente versione live, accompagnato dalla sua immancabile chitarra acustica.

Il suo omaggio ai Pokémon, un ricordo d’infanzia

Risale invece allo scorso anno Celestial, in collaborazione con The Pokémon Company, canzone che sarebbe infatti comparsa poi il 18 novembre 2022 negli attesi giochi Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto per Nintendo Switch.

La canzone si riferisce all’azione salvifica esercitata dalla persona di cui si è innamorati che risolleva l’anima quando tutto sembra andare male:

«Mi fai sentire come se il mio cuore tormentato fosse a un milione di miglia di distanza».  

Mentre il videoclip vuole omaggiare la serie che Ed amava fin dall’infanzia e include alcuni dei suoi Pokémon preferiti tra cui Pikachu, Squirtle e Snorlax.

Cosa è successo lo scorso anno nella sua vita?

Nel 2022 è diventato papà bis di una bambina, Jupiter, ovvero Giove, con riferimento al pianeta più grande del sistema solare (oltre a voler significare coraggio e audacia), annunciandolo a sorpresa sui social. Mentre nel settembre 2020 Ed e la moglie Cherry Seaborn avevano avuto la loro prima figlia Lyra Antarcticta (concepita durante una vacanza in Antartide), alla quale il cantante dedicò il brano Tides nel quale canta:

«Sono adulto, sono un papà adesso, tutto è cambiato»

Tuttavia, il 2022 è stato un anno che ha messo a dura prova la popstar, che ha dovuto sostenere la moglie dopo la scoperta di un tumore, ciò ha portato il cantante a dover vivere uno dei periodi più difficili della sua vita, come egli stesso ha raccontato:

«Nel giro di un mese, mia moglie incinta si è sentita dire di avere un tumore, senza possibilità di cura fino a dopo il parto»

Ed Sheeran contro il “binge eating disorder”

In una recente intervista a Rolling Stone, l’artista ha inoltre raccontato della sua battaglia con il cibo, che lo ha portato a soffrire di “binge eating disorder” o “disturbo da alimentazione incontrollata”.

Esattamente come successe ad Elton John, lo stesso Sheeran ha affermato:

«Mi sono ritrovato a fare esattamente ciò di cui parla Elton nel suo libro memoir, ossia rimpinzarmi fino allo sfinimento».

Oggi fortunatamente il suo disturbo è sotto controllo e pratica anche sport.

In attesa del suo imminente album, siamo curiosi di ascoltare i suoi prossimi singoli e guardare i suoi futuri videoclip, sicuri che lo vedremo svettare nelle posizioni più alte delle classifiche mondiali, come sempre. Buona fortuna Ed!

 

                                                                                                                                            Carmen Nicolino

Did you know that there’s a tunnel under Ocean Blvd: un nuovo capitolo

Intimo, introspettivo e meditativo: Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blvd è un capolavoro in cui Lana del Rey racconta se stessa. Voto UVM: 5/5

 

L’identità artistica di Lana del Rey, pseudonimo di Elizabeth Woolridge Grant, si è sempre distinta da quella delle altre celebri star della musica pop contemporanea. L’iconica diva americana da sempre rifiuta l’inseguimento di mode e tendenze, per conservare la sua vera essenza e sottrarsi a quella che oggi viene comunemente chiamata overculture”. Ciò fa di lei una cantautrice impareggiabile, dal sound unico e inconfondibile, che spesso rappresenta un punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti.

Questa volta la cantante sembra aver abbandonato definitivamente l’aura da dark lady che finora aveva caratterizzato la sua estetica, ed essere entrata in una nuova era della sua vita, più serena e meditativa. Seguendo la scia di Blue Banister, disco uscito nel 2021, Lana questa volta sceglie di raccontarsi con Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blvd, il suo nono album in studio rilasciato lo scorso 24 marzo. Prodotto in collaborazione con Mike Hermosa e Jack Antonoff, il disco conta numerosi feat, tra cui Jon Batiste, SYML, Bleachers e  Tommy Genesis. 

 

L’album in cui Lana del Rey racconta se stessa

Il suo è un album molto intimo, introspettivo e riflessivo. Sedici tracce che, una dopo l’altra, come un flusso di coscienza, raccontano vicende personali dell’artista, storie di perdita, morte, spiritualità e religione. Uno dei temi ricorrenti all’interno dell’album è quello della famiglia e della perdita dei propri cari. Nella traccia di apertura The Grants, accompagnata da un coro gospel, Lana promette ai suoi cari defunti che vivranno per sempre nel suo cuore, in qualsiasi circostanza. L’impatto emotivo dei momenti preziosi trascorsi con loro rimarrà infatti vivo dentro lei in eterno.

My sister’s first-born child
I’m gonna take that too with me
My grandmother’s last smile (Ah)
I’m gonna take that too with me
It’s a beautiful life (Ah)
Remember that too for me

Riuscire a ritrovare una luce che curi le proprie ferite dopo aver subito una grave perdita non è mai facile. In Kintsugi, l’artista ci racconta come ha  superato quei periodi difficili.  Il Kintsugi è l’arte giapponese di riparare la ceramica rotta aggiustando le crepe con lacca mescolata con polvere d’oro. Lana quindi usa questa tecnica come metafora per descrivere la filosofia che adotta per affrontare il dolore: le crepe rappresentano i momenti bui che attraversiamo nel corso della nostra vita, che costituiscono parte integrante della nostra storia, e per questa ragione non vanno mascherate, bensì accettate e trasformate in qualcosa di positivo.

But I can’t say I run when things get hard

It’s just that I don’t trust myself with my heart

But I’ve had to let it break a little more

‘Cause they say that’s what it’s for

Il ricordo delle proprie radici continua poi con Grandfather Please Stand on the Shoulders of My Father While He’s Deep-Sea Fishing (feat Riopy), in cui la cantante abbraccia il suo lato spirituale, e sembra chiedere a Dio di mandarle un segno, affinché sappia che lui è vicino. Attraverso il ricordo di suo nonno, nell’aldilà, Lana prega per la protezione di suo padre.

Grandfather, please stand on the shoulders of my father

While he’s deep-sea fishing for all the things he’s wishing

God, if you’re near me, send me three white butterflies

Or a map to know your vision, impart on me your wisdom

I temi scottanti e la denuncia sociale

A&W, il secondo dei tre estratti del disco, pubblicato lo scorso 14 febbraio, è una ballad composta da due metà. La prima è orientata al folk, con la chitarra acustica, e la seconda è orientata alla trap e contiene un frammento della canzone R&B del 1959 Shimmy, Shimmy, Ko-Ko-Bop di Little Anthony and the Imperials. Il titolo sta per American Whoreed è scritta dal punto di vista dell’ “altra donna“, figura già familiare all’interno della sua discografia. In questa rant track di 7 minuti, Lana critica la malizia della società nei confronti delle donne e denuncia la rape culture, argomento a cui accenna anche in Fingertips.

Segue immediatamente la quinta traccia dell’album Judah Smith Interlude, un sermone sulla differenza tra amore e lussuria di Judah Smith, il pastore e influencer di Beverly Hills che conta Justin Bieber (e anche Lana) tra i suoi seguaci. L’interludio di quattro minuti e mezzo, accompagnato da un pianoforte malinconico, presenta in sottofondo qualche risata occasionale, forse della stessa Lana. Smith è noto per aver condiviso opinioni anti-choice ed anti-LGBTQIA+, oltre ad aver affermato che una coppia non sposata che vive insieme è un peccato. Non a caso, Lana sceglie di chiudere il brano con una critica personale:

You have made me a partner with You
I used to think my preaching was mostly about You
And you’re not gonna like this, but I’m gonna to tell you the truth
I’ve discovered my preaching is mostly about me

Ma a quale tunnel si riferisce il nome dell’album?

Il tunnel che ha dato il nome all’album esiste davvero. A Long Beach, in California, vi è il Jergins Tunnel, un sottopasso ormai abbandonato e dimenticato, che serviva ai turisti per raggiungere la spiaggia. Nella title track, Lana traccia un parallelismo tra il tunnel e se stessa, chiedendosi quando arriverà il suo turno di essere dimenticata dal pubblico.

L’artista rivela così la sua preoccupazione per la possibile scadenza della sua rilevanza nel panorama musicale. Questa paura è già stata espressa nella sua canzone del 2013 inclusa nella colonna sonora dell’adattamento di Baz Luhrmann (Elvis) de Il grande Gatsby, Young and  Beautifulin cui Lana cantava: “Will you still love me when I’m no longer young and beautiful?”.

Nel disco vi sono sparsi altri vari riferimenti al suo passato musicale: sono presenti frammenti di Norman Fucking Rockwell! in A&W, l’incipit di Cinnamon Girl apre Candy Necklace e Taco Truck x VB chiude l’album con il sample di Venice Bitch, brano del 2018.

 

Potremmo dire che Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blvd è un album che serviva in primis all’artista  per gettare fuori i propri pensieri e preoccupazioni, e che sa di libertà, grazie ai testi dal tono confidenziale che celebrano la bellezza della vita, nonostante le delusioni ed il dolore che questa spesso può riservare. Un album ricco di emotività, in cui Lana non ha paura di raccontarsi senza filtri, inaugurando così un nuovo capitolo della sua evoluzione artistica. Lana del Rey è quindi ancora una volta la dimostrazione che per scalare le classifiche e avere successo non è necessario rincorrere mode, perché l’autenticità ripaga.

 

Giulia Giaimo

Miley Cyrus: “Endless Summer Vacation” top o flop?

L’album è abbastanza pop, ma meno d’impatto rispetto al precedente. Qualche brano è un po’ troppo sperimentale. Ma allo stesso tempo merita l’ascoltato! Voto Uvm: 3/5

 

Niente parrucche e camperos alla Hannah Montana, niente dondolii su palle demolitrici come in Wrecking Ball, niente bad girl in stile punk rock come in ‘Plastic Hearts’. La oggi trentenne Miley Cyrus lascia alle spalle tutto ciò, per mostrarsi più iconica, forte e sicura. O meglio, questo è quanto vorrebbe far trasparire dal suo nuovo e ottavo album in studio “Endless Summer Vacation“. Si tratta della seconda pubblicazione per conto della casa discografica Columbia Records (dopo l’album dal vivo Attention:Miley Live 2022). Uscito lo scorso 10 marzo, è ancora in vetta alle classifiche.

Composto da dodici tracce (più una demo del singolo “Flowers”) registrate a Los Angeles, nella sua città del cuore. Prodotte in collaborazione con Kid Harpoon (produttore discografico, vincitore ai Grammy Awards insieme ad Harry Styles con l’album “Harry’s House“), Greg Kurstin, Mike Will Made It e Tyler Johnson.

I’ve been calling this album the Cindarella Shoe, because it’s just a perfect fit. And it feels like it’s only mine and it could only be mine!

Miley vede la sua nuova opera come una ‘scarpetta di Cenerentola’, perfetta e allo stesso tempo solo sua. Ma questo racconto autobiografico che fa sarà davvero ben riuscito? Forse c’è qualche dubbio!

Miley e il suo potremmo dire ‘stream of consciousness’ ?

Nello stesso giorno d’uscita dell’album, è stato pubblicato sulla piattaforma streaming di Disney+ “Miley Cyrus – Endless Summer Vacation (backyard sessions)”. Uno speciale, registrato nella sua casa a LA, in cui ci delizia con sette performance live (di cui una insieme al compositore Rufus Wainwright). Un’interessante ritorno in Disney, canale che le ha dato grande successo ai tempi di Hannah Montana. La cantante si trova anche a risponde ad alcune domande, facendo alcune riflessioni su di se, sul presente e su cosa rappresenti per lei ogni singola traccia del nuovo disco.

The fun thing is: if you’re a friend of mine, if you’re close to me and you listen to this album, it sounds like a conversation with me!

Era proprio nelle sue intenzioni creare “una conversazione con lei”. Da vita ad uno ‘stream of consciousness’ (flusso di coscienza), ad un monologo interiore. Facendo emergere di brano in brano le sue: emozioni, passioni, sensazioni e suoi sentimenti.

There’s subtle shade. There’s, you know, honesty and truth, and there’s some wisdom and some humor. There’s some heaviness and depth. It’s really represents who i am!

Se ne volete sapere di più vi consiglio di ascoltare le sue parole e la sua impeccabile voce su Disney+. Qui giù il trailer del breve documentario!

Una tracklist divisa tra giorno e notte, tra energia e ispirazione

The sequencing of an album is very important to me. I kind of think of it like a film… i divided it by two parts a.m. and p.m. to kind of represent almost like an act.

In questa dicotomia le prime tracce dovrebbero dar un po’ quelle vibes mattutine, da solar power, energie e nuove possibilità  all’orizzonte. Infatti al primo posto non solo nel disco, ma anche da settimane nelle classifiche, troviamo il singolo Flowers uscito lo scorso 13 gennaio. Con un testo esplicito, chiaro, orecchiabile e un sound molto radiofonico, in poco tempo, insieme al videoclip è diventato super virale.

Questa prima parte riporta a delle riflessive e soft ‘summer vibes’, con brani come: Jaded, You, Handstand, Rose Colored Lenses. Il singolo River porta un ritmo da dance-floor. Si discosta di poco dagli altri, con uno stile più country, Thousand Miles (feat. Brandi Carlile). Brano che è stato scritto dalla cantante intorno al 2016/2017, dopo il suicidio della sorella di una sua cara amica.

I just couldn’t imagine not having my little sister in my life. So i wrote this song for her.

Per passare poi a quei brani che rientrerebbero nella sequenza notturna. La notte dovrebbe essere un momento per riposare, riprendersi, uscire e sperimentare un po’ il lato selvaggio di ognuno di noi”. Quindi potremmo ascoltare Violet Chemistry, Wildcard, Island, Muddy Feet (feat. Sia), tra pop, blues e tipico rock alla Miley. Per concludere quasi a dare una struttura circolare, rispetto al significato del primo brano, c’è una ballad Wonder Woman. Un brano scritto dopo la perdita della nonna materna, con la quale sia lei che la madre avevano un bel legame e per loro era di grande ispirazione.

This song is about i guess that kind of generation strenght and the wisdom that grandma gave to my mom. It was embedded my DNA, so we almost all feel like just one woman in a way!

Ma insomma questa Miley più iconica e matura ci piace?

Di certo Miley Cyrus è una delle poche artiste che sa cambiare ed evolversi spesso nella sua discografia, rispetto a molti che tendono a rimanere uguali e banali. Il suo tono graffiante e accattivante colpisce sempre! Però bisogna dire che ascoltando “Endless Summer Vacation”, sono pochi i brani che si fissano in testa a lungo. Il titolo un po’ inganna! Questo è un album che ha creato per se stessa, di certo va oltre a delle semplici vibes da infinite “summer vacation”. Un narrazione introspettiva tra amore, rabbia, tristezza e voglia di ricominciare. Sperimentale ma non al punto giusto forse! Ha voluto riportare tutto il suo bagaglio musicale, una contaminazione di generi e sound differenti. Forse un po’ too much! Ma nonostante ciò non è da buttare via, soprattutto perché alcuni pezzi hanno dei significati ed un’orecchiabilità interessante.

Se vi ho incuriositi vi lascio qui anche il videoclip del singolo River, accattivante in bianco e nero, uscito lo scorso 13 marzo!

 

Marta Ferrato

Guè ritorna con Madreperla

Il miglior album di Guè, in cui il rapper si mette a nudo, mostrandoci le sue fragilità e le sue paure- Voto UVM: 5/5

 

Il re è tornato! Guè, dopo tredici mesi dal precedente album Guesus, è ritornato sulle scene col suo decimo lavoro da solista: Madreperla. Definito già da molti critici musicali come come uno dei migliori album dell’ex membro dei Club Dogo.

Guè non ha bisogno di presentazioni, essendo uno dei migliori artisti presenti al momento sulla scena musicale italiana, che con i suoi testi “accattivanti” ci porta dentro al suo mondo. Il rapper milanese con la sua arte ogni volta ci fa vedere una nuova parte di sè.

Un disco che non si lega ai canoni del consumismo e al mondo dei social. Quello di Guè è un lavoro autentico, un inno per generazioni. Madrepaerla, prodotto da Bassi Maestro non può che essere una certezza! Ormai i due lavorano insieme da anni; sono una coppia che funziona, come possiamo ascoltare in questo ultimo capolavoro.

“Dal punto di vista artistico, passionale e culturale è perfetto. Ci siamo divertiti tantissimo a farlo, non abbiamo avuto limiti e ci siamo espressi al meglio in quanto cultori della cosa. Ci fa sentire molto 2003, è un disco super hip hop che però non vuole essere una martellata sull’anima. È fatto da due pro, io mi sono misurato finalmente con quello che volevo”. (Guè su Madreperla)

Il rapper milanese Guè (Cosimo Fini). Fonte: lecconotizie.

Dentro l’album

Nel bar luci gialle, Blade Runner
Sono quasi alla tua bocca, a due spanne
Mentre ti parlo, ti guardo, ti mordi il labbro

Un ritorno stile old school, in cui Guè ci regala 12 tracce, tra cui sette featuring con nove grandi artisti, da Napoleone a Paky, che hanno fatto letteralmente impazzire il mondo dei social. Specialmente quello con Anna & Sfera Ebbasta in COOKIES N’ CREAM, pezzo interessante e coinvolgente.

  1. PREFISSI
  2. TUTA MAPHIA (feat. Paky)
  3. MI HAI CAPITO O NO?
  4. COOKIES N’ CREAM (feat. Anna & Sfera Ebbasta)
  5. NEED U 2NITE (feat. Massimo Pericolo)
  6. LÉON (THE PROFESSIONAL)
  7. FREE (feat. Marracash & Rkomi)
  8. MOLLAMI PT.2
  9. LONTANO DAI GUAI (feat. Mahmood)
  10. CHIUDI GLI OCCHI (co-prodotto da Shablo)
  11. DA 1K IN SU (feat. Benny The Butcher)
  12. CAPA TOSTA (feat. Napoleone)

Traccia dopo traccia, Guè ci porta in un mondo diverso e ogni canzone ha la capacità di catturare a pieno l’ascoltatore. Testi interessanti che spaziano dall’amore alla solitudine. Non c’è alcun bisogno di mettere in pausa o di saltare da una traccia all’altra: mettetevi comodi, andate a correre, prendete la macchina o fate una passeggiata e ascoltate l’album tutto d’un fiato. In meno di 40 minuti, Cosimo Fini (questo il vero nome di Guè) ci regala 12 storie diverse fra di loro. Uno dei brani più interessanti è Lontano da Guai, con la voce unica di Mahoomod. Probabilmente una delle canzoni più intime dell’album! Qua, il rapper si confessa, mostrandoci tutte le sue debolezze: l’amore per sua figlia e il dolore per la scomparsa del padre.

Non te la prendere se ti ho messo in attesa
Continui a credere, sia la solita scusa
Lontano dal cash, dai guai
Non fare mai lo sbaglio di buttare anni

Il lancio di Madreperla

Nessuno si sarebbe aspettato questa nuova chicca da parte del rapper milanese. Immaginate di entrare sui social e di trovare un video in cui il mitico Jerry Calà, che interpreta il direttore di un hotel, accompagna noi “utenti” su e giù all’interno del residence. Nelle corso del video possiamo intravedere i personaggi più importanti della scena rap italiana che faranno parte di Madreperla, e ultimo ma non meno importante si arriva a Guè. Un modo simpatico e originale per annunciare il nuovo album, diventato subito virale in pochissime ore.

La copertina dell’album

Se le canzoni sono un capolavoro, per la copertina Guè non ce l’ha proprio fatta. Nella cover vediamo il re del rap dentro la galleria di Milano. Lui al centro col suo solito sguardo beffardo che da sempre lo contraddistingue e dietro due ragazze con vestiti succinti, pronte a soddisfare ogni bisogno del loro “pappone”. Una copertina che non ha niente a che fare con l’arte a differenza della cover di Flop, disco di Salmo. Quest’ultima ritrae niente di meno che l’opera de L’angelo Caduto del pittore francese Alexander Cabanel.

Nonostante ciò, Guè non ci ha delusi e con Madreperla ha scritto una lettera d’amore per tutti noi e per i suoi cari.

 

Alessia Orsa

Fake News: nonostante il nome, un album sincero

 

L’album riesce ampiamente a trasmettere ciò che vuole, forse però senza variare troppo dalle recenti sonorità dei Pinguini. Voto UVM 4/5

 

Tutto ha avuto inizio questa estate, quando in rete cominciarono a diffondersi alcune indiscrezioni intorno ad un presunto scioglimento dei Pinguini Tattici Nucleari, la band musicale bergamasca più in voga in Italia. E proprio queste indiscrezioni, in seguito smentite dal frontman del gruppo Riccardo Zanotti, hanno poi ispirato i PTN per la realizzazione del loro nuovissimo progetto discografico, pubblicato lo scorso venerdì 2 Dicembre, intitolato Fake News.

Rilasciato con quattro copertine differenti tra loro, in cui in ognuna gli artisti sono raffigurati come protagonisti di falsi articoli di giornale, l’album contiene 14 tracce, di cui una (la settima) disponibile solo nel formato fisico del disco.

Tutta la verità sui Pinguini Tattici Nucleari

In un’epoca in cui disinformazione e manipolazione delle notizie sono fenomeni in crescita, le cosiddette ‘bufale’ finiscono per inquinare persino l’ambiente musicale. Inoltre, è solito degli artisti prendere “in prestito” esperienze di amici e conoscenti, andando ad arricchire così i contenuti dei loro testi. Ed è in questo clima che i Pinguini Tattici Nucleari sembrano invece voler raccontare una storia vera, regalandoci un album seppur molto autoreferenziale, ricco di situazioni in cui tutti possiamo immedesimarci.

Zen, la traccia d’apertura del disco, è il tentativo riuscito di narrare la realtà dei fatti: è un pezzo urban in cui Zanotti rivela al pubblico l’altra faccia della medaglia dell’avere successo, trasportandoci all’interno della propria coscienza, alla ricerca di un equilibrio tra le infinite pressioni e paure che incombono nell’approcciarsi con la sua professione.

Ma i dolori che ho annegato qualche volta tornan fuori
Come gocce nella doccia che non mi fan dormire mai
O come quelle che mi prendo per non sbagliare troppo ai live.

Ed è sempre Zanotti che in Barfly ci svela la realtà che spesso sta dietro l’illusoria promessa di un futuro migliore all’estero, riportandoci indietro nel tempo nella sua vita a Londra da studente e lavoratore part-time. Il brano deve il titolo all’omonimo pub di Chalk Farm, che il cantante era solito raggiungere nei suoi pochi momenti di svago.

Ma la traccia autobiografica per eccellenza è Dentista Croazia, secondo dei tre singoli che hanno anticipato l’album. E’ la storia della gavetta affrontata da un gruppo ancora agli esordi, che percorre tragitti immensi su un furgone noleggiato a poco prezzo, per riuscire ad esibirsi nei locali in giro per l’Italia. Rappresenta una significativa fase di vita della band, e la scelta di non trasmetterlo in radio lo rende ancora più speciale.

 

Tra citazioni e riferimenti alla pop culture

Componente essenziale della scrittura dei Pinguini, e punto di forza dei testi dell’album, è la presenza di numerosi giochi di parole ed inside joke. E tra sottili reference a canzoni dei Coldplay, musica degli U2 e performance dei Maneskin, il disco è un concentrato di molteplici richiami alla cultura popolare. Per citarne solo alcuni:

In Non Sono Cool si fa riferimento alla canzone Indietro di Tiziano Ferro, con il verso:

Hai nomen omen
E, se ci pensi, “raccordi” è l’anagramma del mio nome

E a chi li accusa di aver adottato nel tempo un sound esageratamente pop, i sei ragazzi di Bergamo rispondono con ironia:

A ventisette puoi morire, oppure diventare un po’ più pop (“Dentista Croazia”)

Nell’ottica commerciale, però, la scelta di seguire un percorso che vira al mainstream ha dato i suoi frutti, garantendo alla band un successo che ha permesso il tour negli stadi previsto per l’estate 2023:

Non so a che stadio siamo dell’evoluzione
Però forse in questa stessa frase trovo la risposta (“Dentista Croazia”)

Tirando le somme

Fake News non apporta importanti variazioni di stile alle sonorità che di recente hanno trascinato la band al successo ma bisogna riconoscere la messa in atto di una volontà di sperimentazione: Non sono cool e Fede sono forse le tracce più interessanti dal punto di vista strumentale poiché strizzano l’occhio alla vena rockeggiante dei Pinguini del passato. Anche Melting Pop, pur essendo caratterizzato da sonorità pop riesce a distinguersi, in quanto, come suggerisce il nome stesso, è contaminato da una miscela di influenze musicali diverse.

A chiudere il disco è Cena di Classe, ballad che per lo stile ricorda Freddie di Fuori dall’Hype (2019), e che riflette quindi la tradizione cantautorale e la grande abilità di storytelling del gruppo. E’ la traccia che forse rappresenta al meglio ciò che Fake News vuole comunicare, poiché attraverso la storia di un incontro tra vecchi compagni di scuola, condanna chi si rifugia nell’ ipocrisia per celare le proprie debolezze, chi resta fermo ai titoli “clickbait” senza leggerne davvero il contenuto. A tal proposito, merita di essere menzionato l’omaggio della band a Cloe Bianco, reso con lo scopo di veicolare al mondo un messaggio ben preciso: per progredire in quanto società, alcune storie non devono essere dimenticate.

Per far capire le stelle agli scemi servono Laika da poter bruciareMa Bianco ora è cenere che sporca i divani di chi ancora usa la parola “normale”

 

Giulia Giaimo

Sfera Ebbasta compie 30 anni: 5 canzoni di maggior successo del Trap King italiano

Oggi compie gli anni Sfera Ebbasta, alias di Gionata Boschetti. Nato a Sesto San Giovanni il 07/12/1992 ma cresciuto a Cinisello Balsamo, ha iniziato la sua carriera musicale tra il 2011 e il 2012 caricando video musicali su YouTube. Successivamente, nel 2013 conobbe il produttore nonché amico fidato Charlie Charles e lentamente, ha scalato le vette delle classifiche, riscuotendo successi clamorosi di cui ancora oggi si parla. Lo celebriamo elencando quelle che sono, secondo noi di UniVersoMe, le sue migliori 5 canzoni!

1) XDVR

Estratto dal primo album, XDVR, pubblicato nel 2015 e interamente prodotto da Charlie Charles, il singolo rappresenta un punto di rottura nella scena hip hop mainstream italiana, affermandosi come un prodotto musicale mai sentito prima. Connotato da forti sonorità Trap, il brano apre il disco d’esordio dell’artista milanese, provocando un interesse non indifferente. Di questo pezzo, succeduto al primo singolo estratto dall’album Panette, è stato poi realizzato un remix, inserito nell’album, con due strofe di Marracash e Luché.

 

2) Ciny

La C con la mano è da dove veniamo
La C con la mano è da dove veniamo
Ciny, Ciny
Ciny, Ciny

Tra i singoli più ascoltati dell’album sopracitato, Ciny è fondamentalmente una descrizione del piccolo paese in cui ha vissuto. Il video musicale vede la presenza di molte persone di Cinisello Balsamo, probabilmente tutti amici di Sfera, ed è funzionale per trasmettere il legame e l’appartenenza alle sue radici. Ancora oggi, nell’immaginario collettivo, l’incipit del brano produce un certo effetto nostalgico. Inoltre Sfera, durante una breve intervista per Vevo, ha dichiarato che Ciny è la sua canzone preferita da suonare dal vivo.

 

3) BRNBQ (Bravi ragazzi nei brutti quartieri)

Uno tra i pezzi più iconici della carriera di Sfera, spesso suonato dal vivo (soprattutto in versione acustica), rappresenta la sua vita e quella di tutti quei ragazzi cresciuti in ambienti di periferia, a contatto con situazioni difficili e di piccola criminalità, ai quali nonostante il successo è, per certi aspetti, ancora legato. Il brano è contenuto nel secondo album omonimo Sfera Ebbasta, uscito nel 2016 e affermatosi subito in vetta alle classifiche, nel pieno della primavera della trap italiana. Tra le barre più iconiche citiamo:

E sono padri un po’ prima del tempo i miei fra’
Invecchiano dentro una cella o ad un bar
Certi diventano star
Certi non si son mai mossi di qua
E sognano vite diverse da queste
Mentre uno sbirro gli chiede dove sta la merce
Tutti fan finta di niente
Come non fosse mai successo niente

E ancora:

Bravi ragazzi nei brutti quartieri
Fumano e parlano lingue diverse
Però non ci parlano ai carabinieri
Fanno le cose che è meglio non dire
Fanno le cose che è meglio non fare
Bravi ragazzi nei brutti quartieri
No, mamma non preoccuparti
Esco solo a farmi un giro con i bravi ragazzi
Sfrecciano alle tre di notte sull’Audi
Dio non li vede quaggiù
Dietro quei tendoni blu
Quindi non pregano più

 

4) Cupido (feat. Quavo)

Tra le hit più forti della carriera dell’artista milanese, Cupido, contenuta nel secondo album Rockstar, vanta il featuring con uno dei tre rapper dei Migos, gruppo hip-hop statunitense, ossia Quavo. Il singolo, un paio di settimane dopo l’uscita del disco, ha superato i quaranta milioni di stream su Spotify. Si evince da subito l’evoluzione artistica di Sfera e della produzione di Charlie Charles poiché in questa canzone, così come nelle altre del disco, predomina una ricerca accurata dei suoni da utilizzare, oltre alla presenza di poche e brevi tracce che danno all’album un carattere leggero, rendendolo quindi facile da ascoltare. Rispetto ad un canonico disco rap, in cui su quindici brani, solo tre o quattro sono destinati a diventare di tendenza, Rockstar propone undici canzoni perfettamente bilanciate, in modo che ciascun ascoltatore possa scegliere la sua preferita.

 

5) Bottiglie Privè

Tutto cambia, nulla resta uguale
Tranne l’amore di tua madre
La gente cambia, il cash ti cambia
Più ne fai e più non ti basta

Bottiglie Privè è la traccia d’apertura, nonché il primo singolo estratto del terzo album di Sfera Ebbasta, Famoso.

La prima versione del brano, come mostrato nel docu-film FAMOSO – The Movie, rilasciato un giorno prima del singolo, è nata nell’estate del 2019, durante il soggiorno di Sfera e del suo team ad Arezzo. Nel testo, l’artista racconta le sensazioni provate una volta arrivato al successo, rendendosi conto della caducità dei beni materiali che è riuscito a conquistare dopo tanti sacrifici. Proprio per questo motivo Bottiglie Privè è considerato uno dei pezzi più personali del trapper. Inoltre, è l’unica traccia di Famoso prodotta da Charlie Charles, lo storico produttore di fiducia di Sfera, a cui è stata comunque affidata la produzione esecutiva dell’intero progetto. Il pianoforte è stato invece suonato dal compositore e musicista Max D’Ambra.

Confermatosi come l’artista più ascoltato in Italia nel 2022 secondo una stima prodotta da Spotify, Sfera, musicalmente parlando, ha lasciato la sua traccia ovunque. Buon compleanno, Trap King!

 

Federico Ferrara

Ernia: senza armatura contro le paure contemporanee

Un viaggio dentro l’anima di un artista che raggiunge, finalmente, la piena libertà d’espressione del proprio sé. – Voto UVM: 5/5

In un clima dettato dal canone consumista, Ernia ritorna con il suo quarto album in studio sfondandone il muro. Io non ho paura è un concentrato di ansie e paure che scava a fondo nell’anima di Matteo Professione (vero nome di Ernia), riflettendosi alle orecchie dell’ascoltatore e raggiungendo così un livello di maturità sorprendente, forse superiore al lavoro precedente, Gemelli (2020). La paura è un elemento che ha sempre accompagnato l’artista, poiché vista come condizione necessaria con cui ha imparato a convivere.

Il disco, pubblicato venerdì 18 novembre, riprende il concept del libro di Niccolò Ammaniti e la locandina del film di Gabriele Salvatores. Curato da produttori di tutto rispetto come 6IXPM e Junior K, si districa sincronicamente tra puro rap – sono un esempio tracce come Cattive Intenzioni e Non Ho Sonno – e pop italiano, che caratterizza da sempre lo stile del rapper milanese. A questo proposito non possiamo fare a meno di ricordare il successo ottenuto da Superclassico che vanta quattro dischi di platino. Scendiamo adesso nel dettaglio parlando di quelle canzoni che più risaltano in quest’ultimo capolavoro!

Le verità disarmanti di cui “tutti hanno paura”

Lo scenario è lo stesso raccontato da Marracash in Noi, loro, gli altri: una società frammentata e caotica. E come si fa a non avere paura se a poco più di vent’anni ci si ritrova con in mano un destino precario? Perché sforzarsi di leggere Goethe, Kant et similia senza però sapere cosa fare della propria vita?

È da questi interrogativi che il rapper di Milano parte per raccontare, nella traccia d’apertura (ft. Marco Mengoni), l’ansia di una generazione ormai alle strette. Giovani che devono trovare la loro strada in una società destinata al collasso, in un pianeta morente che, tra crisi pandemiche e crolli di borsa, farebbe invidia ad un qualsiasi libro di Stephen King. Per i superstiti le prossime rivoluzioni si faranno in smart working. Ma una cosa è certa, e per quanto noi possiamo sforzarci di nasconderlo, Ernia non usa mezzi termini: tutti hanno paura.

Sono solo un middle child che non riposa
Che non sa che scelte fare perché tutti hanno paura di qualcosa

Ad anticipare questa paura ci aveva già pensato Montale quando, in risposta alle indagini sui mezzi di comunicazione di massa tenute dal semiologo italiano Umberto Eco nel suo volume Apocalittici e integrati (1964) si chiedeva quali fossero i fini dell’uomo per tali mezzi: “Qui si naviga nel buio”.

Con un sample di Stupidi della Vanoni, in Così stupidi, Ernia ci racconta di una società governata dai media e in cui l’uomo, schiavo di quel consumismo capitalistico, ha deciso di rincorrere un “sogno frustrato”, rinunciando all’essere per apparire. Questa caratteristica è endemica della scena hip hop italiana, intrisa di artisti che affrontano delle tematiche senza viverle veramente, al fine di accontentare il gusto del pubblico attuale e dell’industria musicale. Non manca, dunque, una critica all’attitudine imbarazzante di questi artisti:

‘Sti rapper come Amazon, che miseri (Bu!)
[…] La mia generazione di bugiardi, son finti dinamitardi
Pensare che c’è il pubblico che abbocca
Vedi tu quando non vendon più che la merda viene su

Paure e ansie di un amore generazionale

Bella fregatura è la terza traccia del disco, puramente pop, che si presenta come una ballata romantica ma senza perdere il focus sulla paura. In questo caso, il tema riflette la consapevolezza dei rischi e i limiti che una relazione può comportare, specialmente se si è giovani. Nel cuore dell’artista, probabilmente, l’insieme è correlato anche alle conseguenze del successo che per certi versi distrae l’uomo dietro il personaggio, portando i due a non decidersi su determinate scelte e posizioni da adottare, da come si evince dal ritornello:

Io penso cose che tu non t’aspetti
Perché ho ancora più sogni che cassetti
Ma se dagli occhi tu apri i rubinetti
Fanno contrasto con la pelle scura

Tuttavia, al cuor non si comanda e il rapper conclude che la fidanzata Valentina Cabassi, affettuosamente parlando, è la sua “bella fregatura” poiché non riesce a rinunciare all’amore che prova per lei. La tematica viene poi ripresa da Ernia in Il mio nome (dodicesima traccia dell’album), costruita sulla falsa riga di Phi, quest’ultima contenuta in 68 (Till The End).

Nella società odierna, a diventare mutevoli ed imprevedibili sono, infatti, anche le relazioni sociali e i rapporti d’amore. Uomini e donne sono ansiosi di costruire dei legami ma al tempo stesso hanno paura di restare bloccati in relazioni “stabili”, definitive, rischiando di perdere quella libertà di instaurare altri rapporti. Perché anche l’amore, come ci fa notare il rapper, non solo non si sottrae da quelle costanti ansie e paure che la generazione Z è costretta ad affrontare quotidianamente ma molto spesso ne diventa la causa principale.

Il sogno interrotto di Sveva

Cosa succede quando dinanzi a un dolore così grande, ci si ritrova spogliati da ogni preconcetto? Dove si trova la forza di andare avanti? Questo è ciò che traspare da Buonanotte, la punta di diamante del disco prodotta dalla mirabile penna di Ernia, riflettente l’uomo dietro il personaggio nel suo carattere più sensibile e puro.
L’artista tratta il delicato tema dell’aborto, rivolgendosi al figlio o figlia che avrebbe avuto con la compagna, spiegando il perché di una tale difficile e sofferta decisione:

La paura di sbagliare, sai, paralizza la scelta
Perdonami davvero, ma se abbiamo preso questa
È stato anche per non doverci ritrovare ostaggi della stessa

Un po’ come se fosse la sua “lettera a un bambino mai nato”, o meglio, la lettera alla sua Sveva, – è così che l’avrebbe chiamata – che ora riposa tranquilla nei sogni del papà. La paura che Ernia racconta in questa traccia è quella dei millennial e della Gen Z di mettere al mondo dei figli a causa di una sempre più instabile condizione economica e sociale di un futuro catastrofico. Come si fa a parlare di vita e di speranza vivendo in un mondo del genere?

La paura smascherata

L’impostore è una chiusura – a nostro avviso – perfetta, un vero e proprio j’accuse che pone l’ascoltatore nelle condizioni di riflettere in modo immersivo, come se lo stesso artista ci invitasse a mettere in dubbio la propria identità. È una traccia interessante e personale poiché va a riprendere la Sindrome dell’impostore. Concetto, già sviluppato in La Paura e Bugie, contenute rispettivamente in 68 (disco d’esordio) e Gemelli (un disco a metà tra la spontaneità e la maturità artistica). La traccia finale del disco rappresenta la presa di coscienza definitiva di un’artista smascherato delle sue stesse contraddizioni, generate dalla paura di fallire:

Forse è grazie al cervello che ho reso grande il mio nome
Ma la musica è di pancia, io non ho duro l’addome
Forse metterlo in piazza riesce a darmi un po’ di pace
O è per distrarvi prima che notiate

Con queste barre, il rapper si chiede se i propri risultati siano frutti di bravura o meno: lui ha cervello ma la musica è arte che va oltre la logica e forse non è in grado di capirla. Dunque, l’artista cerca giustificazioni che vogliano screditare il suo merito, così da uscire da questo paradosso che vive costantemente. Sicuramente sentiremo parlare di questo disco anche perché, diciamoci la verità: un individuo riesce davvero a sfuggire dalle sue paure?

 

Federico Ferrara
Domenico Leonello

The car, il ritorno (quasi) trionfante degli Arctic Monkeys

“The car” è un album maturo, dall’animo avvolgente ed elegante, ma a primo impatto lento e ripetitivo. Nulla a che vedere con gli AM a cui eravamo abituati – Voto UVM:3/5

 

Rilasciato dalla Domino Recording Company il 21 ottobre 2022, The Car è il settimo e attesissimo album della celebre band britannica Arctic Monkeys. Scritto interamente dal frontman Alex Turner, e prodotto dal noto collaboratore del gruppo James Ford, ad anticiparne l’uscita sono stati i singoli There’d Better Be A Mirrorball, Body Paint e I Ain’t Quite Where I Think I Am, resi pubblici lo scorso settembre.

Nuovo album, nuovo stile

Il nome del disco, così come il titolo di un brano e la copertina dell’album stesso, si devono all’affascinante fotografia scattata dal batterista Matt Helders, raffigurante una Toyota Corolla bianca parcheggiata sul tetto di un comune, ma suggestivo edificio a Los Angeles.

“Ho avuto il presentimento quando ho visto questa foto per la prima volta che doveva essere la prossima copertina del disco”

ha raccontato Alex Turner in un’intervista.

Complici un blocco dello scrittore e la devastante pandemia del 2019, la band, dopo l’ultimo disco, aveva annunciato l’intenzione di prendersi una pausa dalla musica. Questo lungo periodo di silenzio aveva creato altissime aspettative nei cuori dei grandi fan del gruppo musicale: saranno riusciti i nostri quattro artisti di Sheffield a soddisfarle pienamente?

Secondo noi di UniVersoMe, sebbene si debba certamente riconoscere l’evoluzione della voce e scrittura di Turner, chi si aspettava un ritorno movimentato in pieno stile AM, dal genere prettamente indie e garage rock, rimarrà profondamente deluso.

The car
Alex Turner, cantante e frontman degli AM. Author: David Lichterman; fonte: flickr.com

 

Gli Arctic Monkeys, infatti, rompono il loro silenzio con un album dal tono decisamente più retro, riportandoci indietro nel tempo fino agli anni ’60, epoca in cui eleganza e romanticismo si univano spesso al rock, genere nato qualche anno prima.

The Car, quindi è un album più raffinato, dal sound lounge ed orchestrale, reso possibile grazie all’utilizzo consistente di strumenti ad arco e pianoforte. Sicuramente, però, il suo punto di forza non è l’immediatezza: ad un primo ascolto risulta per certi versi piatto e monotono, ed è solo riavviandolo più volte che si riesce ad apprezzarlo appieno nella sua profondità.

I testi sono infatti particolarmente sentimentali e a volte malinconici, come dimostra l’intro There’d Better Be a Mirrorball, che racconta le vicende di una relazione amorosa ormai destinata a morire, oppure il brano I ain’t quite where i think i am, in cui il leader della band esprime i tormenti che lo affliggono costantemente all’interno dei contesti sociali. Brani come Sculptures of anything goes, invece, sono riflessioni sul mondo dello spettacolo e sulla carriera della band, ultimamente discussa e criticata da molti per il recente cambio di rotta in fatto di genere musicale.

L’evoluzione degli Arctic Monkeys si rende ancora più evidente mettendo a confronto The car con AM, album del 2013. Quest’ultimo, uno dei loro veri capolavori,  è caratterizzato da un sound molto più rock e da tematiche totalmente differenti. Alcuni  dei brani più noti come Arabella,  dedicata ad una figura femminile attraente e seducente, o Do I wanna know? descrivono passioni sfrenate e amori impossibili.

“It’s the intermissionLet’s shake a few handsBlank expressions invite me to suspectI ain’t quite where I think I am “ (I ain’t quite where I think I am)

“Arabella’s got a seventies headBut she’s a modern loverIt’s an exploration, she’s made of outer spaceAnd her lips are like the galaxy’s edgeAnd her kiss the color of a constellation falling into place” (Arabella)

Non è la prima volta, però, che il quartetto britannico ci sorprende con un album così innovativo. La recente transizione di stile si evince già con Tranquility base hotel+ casino, album del 2018, in cui il genere indie rock si mescola insieme all’ atmosfera lounge da piano bar. Ma è sin dal lontano 2006, che con Whatever people say i am that’s what i am not, il gruppo manifesta l’intenso desiderio di andare contro le aspettative della massa, per non ripetere mai quanto fatto in precedenza.

Il cinema nella musica

“Il modo in cui il progetto The Car è stato realizzato, non è diverso da come mi immagino sia il processo creativo per fare un film.” (Alex Turner)

Ciò che caratterizza interamente The Car è il “sound cinematografico”, insieme alle numerose references al processo creativo per la realizzazione di un film e al cinema cult stesso. Un esempio è la terza traccia dell’album, Sculptures of anything goes, ispirata al film di Steven Spielberg, Indiana Jones e il tempio maledetto. Oppure nel brano Jet skis on the moat ritroviamo un riferimento al Cinemascope, lente da ripresa introdotta nel 1953.

Insomma The car è certamente un album molto originale che, anche se a primo impatto potrebbe risultare un po’ lento e ripetitivo, è caratterizzato da una particolare eleganza. Tuttavia non possiamo fare a meno di pensare a come sarebbe potuto essere un nuovo album con il loro vecchio stile energico e vivace.

Ma dopo tutto, una band così imprevedibile come gli Arctic Monkeys, magari in futuro ci potrebbe di nuovo  sorprendere  con un  ritorno al passato!

 

Ilaria Denaro, Giulia Giaimo

5 canzoni di maggior successo per i 50 anni di Eminem

Oggi compie gli anni un gigante del rap americano, ossia Eminem (al secolo Marshall Bruce Mathers III). Conosciuto anche dietro lo pseudonimo di Slim Shady, nasce a Detroit il 17 ottobre del 1972.

Nel corso della sua vita ha collezionato una serie di riconoscimenti, uno fra questi il premio Global Icon in occasione degli MTV Europe Music Awards nel 2013. In parallelo alla sua attività come rapper, Eminem si è affermato anche come produttore di album hip hop, producendo artisti attraverso la propria etichetta discografica, la Shady Records, fondata con il suo manager Paul Rosenberg. Ripercorriamo la sua carriera attraverso cinque sue canzoni che più hanno segnato il panorama musicale!

1) Lose Yourself (2002)

Non si può non cominciare da quella che è considerata a tutti gli effetti, la canzone più iconica della carriera di Shady. Estratta come singolo da Music from and Inspired by the Motion Picture 8 Mile, è stata la colonna sonora del film 8 Mile, basato sulla sua vita personale. Per 12 settimane rimase al primo posto nella classifica singoli di Billboard ed è stato anche al primo posto di varie classifiche mondiali.

Il testo è chiaramente la rappresentazione del personaggio che incarna il rapper, Jimmy “Rabbit” Smith Jr.

Nella prima strofa viene riassunta per buona parte la trama del film, mentre nelle altre due vengono descritti avvenimenti non presenti poiché probabilmente è ciò che accade nella vita di Rabbit/ Eminem dopo la storia raccontata in 8 Mile.

La canzone è un incoraggiamento a non abbattersi di fronte alle difficoltà della vita, continuando a perseguire i propri sogni anche quando ci sembrano impossibili da realizzare.

2) My Name Is (1999)

“Hi kids! Do you like violence?”

Altro singolo iconico, probabilmente il più dirompente nella carriera del rapper di Detroit, contenuto nell’album The Slim Shady LP che arrivò a vendere oltre 18 milioni di copie in tutto il mondo. Nel brano, Eminem si presenta con la maschera del suo alter ego Slim Shady, sputando in rima un insieme di frasi politicamente scorrette e oscenità, tratto essenziale del personaggio che ha costruito nel tempo, elemento ricorrente tra l’altro nei primi dischi della sua carriera.

A causa del carattere fortemente esplicito dei testi originari, la versione ufficiale del brano ha subito forti rimaneggiamenti. Il brano ha permesso al rapper di ottenere il il primo Grammy Awards nel 2000, vincendo nella categoria di Best Rap Solo Performance.

3) Stan (2000)

Uno dei brani più interessanti e al tempo stesso controversi, Stan è estratto dall’album The Marshall Mathers LP in cui il rapper, attraverso l’occhio di un fan accanito (di nome Stan appunto), riflette sull’attaccamento morboso di quest’ultimo nei suoi confronti. La canzone vanta la collaborazione della cantante Dido, che fornisce un valore aggiunto. Inoltre, la base in sottofondo è tratta da un campionamento di una canzone della stessa Dido, ossia Thank You.

Lo storytelling di Stan rappresenta ciò che accade spesso a moltissimi fan di un qualsiasi artista che – prima della fama -abbia vissuto situazioni di difficoltà simili a quelle dei suoi seguaci. I fan rimangono talmente ossessionati da tale figura poiché lo vedono come una sorta di punto di riferimento, che li porta a cercare di somigliare al proprio idolo il più possibile, toccando purtroppo il limite del patologico.

Grandiosa anche l’interpretazione di Eminem, che rappa con una voce più “giovanile” e nasale le strofe di Stan, mentre l’ultima strofa (in cui interpreta se stesso) è eseguita in maniera più naturale.

4) Not Afraid (2010)

Certamente Eminem lo ricordiamo per le controversie scatenate da molte sue canzoni (Kim, Without Me, Kill You, White America e molte altre), ma nel corso della propria carriera il rapper si è evoluto verso forme più introspettive e moderate rispetto agli esordi. Not Afraid, contenuta nell’album Recovery, rappresenta una vera e propria presa di posizione rivolta all’affrontare con coraggio questioni delicate, tra cui la terapia per contrastare la tossicodipendenza, di cui Shady era vittima.

Tra i propositi che più si evincono, vi è la promessa di rimanere fedele alla sua professione musicale perché – come lo dice lo stesso rapper – è “sposato con il gioco”. Egli esprime questo sentimento non solo in termini di continuare a fare musica in generale, ma anche canzoni che siano un autentico riflesso di chi è come individuo.

Tutto ciò lo vediamo nel video musicale, dove predominano momenti in cui l’artista cerca di fuggire dal suo passato e sul finale, finalmente, la rivalsa espressa attraverso un frame in cui il rapper guarda tutta la città dall’alto, vittorioso.

5) Rap God (2013)

 “Why be a king when you can be a God?”

Concludiamo questa disamina con Rap God, tratto da The Marshall Mathers LP2. Forse è la canzone in cui il rapper dà pieno sfogo della sua tecnica eseguendo barre intrise di punchline, rime e una serie di parole concatenate tra loro. Infatti, il brano è entrato nel Guinness dei primati con il maggior numero di parole pronunciate, ovvero 1.560  in 6 minuti e 4 secondi, con una media di 4,28 parole al secondo. Vanta anche un extrabeat in cui Eminem rappa 97 parole in 15 secondi.  
Insomma, tra successi e controversie, non potevamo che concludere con questa canzone per celebrare tutto il mostruoso talento del rapper più iconico degli anni 2000. Buon compleanno, Rap God!
Federico Ferrara

C@ra++ere s?ec!@le: il nuovo disco da record di thasup

Eccentrico, autentico ed introspettivo: un album capace di trasportare in un mondo parallelo chi lo ascolta – Voto UVM: 5/5

 

A tre anni dall’enorme successo del disco d’esordio 23 6452, thasup (pseudonimo di Davide Mattei) torna a dominare il panorama musicale italiano con c@ra++ere s?ec!@le, il secondo album in studio disponibile dalla notte del 30 settembre scorso, già disco d’oro e primo in classifica nella Top Albums Debut Global di Spotify.

L’inconfondibile talento romano classe 2001 aveva già iniziato a creare hype tra i fan questa estate, dapprima con l’uscita a luglio del singolo s!ri, in collaborazione con Lazza e Sfera Ebbasta, ed in seguito attraverso una curiosa strategia di marketing messa in atto qualche mese fa, affiggendo per le strade di Roma e Milano degli inequivocabili cartelloni pubblicitari, che lasciavano presagire l’imminente ritorno artistico del producer.

 

Ad inaugurare questo secondo capitolo della sua strepitosa carriera, due speciali eventi: l’installazione di una coinvolgente escape-room a tema nel Ticinese, e l’organizzazione di un release party gratuito per i seguaci più fortunati, ai quali è stata offerta l’imperdibile occasione di ascoltare i brani del nuovo disco in esclusiva.

Se il misterioso artista di Fiumicino, infatti, finora si era solo manifestato attraverso l’iconico avatar in stile cartoon dalla felpa viola e l’aureola in testa, la sera del 29 settembre, thasup ha deciso di abbattere ogni barriera che lo separava dai fan, esibendosi nel suo primo live in assoluto, portando in anteprima sul palco del Fabrique di Milano le 20 tracce che compongono c@ra++ere s?ec!@le.

Dal debutto ad oggi: l’evoluzione

Avendo alle spalle un disco quadruplo platino, dal sound estroso e innovativo, che nel novembre 2019 aveva completamente rivoluzionato lo scenario urban italiano, il tentativo di realizzare un sequel all’altezza di 23 6451 rappresentava una sfida tanto stimolante quanto complessa, per il giovane thasup. Eppure, ancora una volta, il suo genio lirico e strumentale è riuscito a sorprenderci, dimostrandosi all’altezza di un’artista multiforme e trasversale, in grado di evolversi e maturare, sia nella creatività che nella scrittura, senza però abbandonare o trascurare la propria vera natura.

Da un lato, infatti, l’artista ritorna mutando alcuni aspetti della propria musica, e lo fa a partire dal nome d’arte (da tha Supreme a thasup). Rispetto al precedente, il nuovo disco presenta un po’meno trap e più chitarra, offrendo così una sonorità più leggera, che ricorda molto quella del mondo dei videogames e che consente di immergersi in quell’atmosfera vivace – e a tratti teatrale – che caratterizza per intero la sua nuova opera.

Dall’altro, invece, emerge una certa coerenza all’interno della produzione di thasup, che traccia una sorta di linea di continuità tra il primo ed il secondo disco, aventi entrambi lo stesso numero di tracce e lo stesso numero di featuring (20 e 10, rispettivamente). Sia i nomi degli album che quelli dei brani, poi, sono scritti in alfabeto leet (utilizzando i cosiddetti caratteri speciali).

Infine, anche i testi del nuovo lavoro sono frutto del linguaggio esclusivo dell’artista ventunenne, che mixando insieme italiano, inglese e slang giovanili, riesce a renderli – seppur difficilmente comprensibili al primo ascolto – unici nel loro genere.

La diversità delle tracce

Quando si ha davanti il prodotto di un’artista eclettico come thasup, si sa che è bene abbandonare l’esigenza di porre definizioni alla sua musica: le etichette utilizzate nel mondo della discografia non sono in grado di catalogare rigidamente uno stile flessibile ed originale come il suo. I suoi brani sono, come dice l’artista stesso

“una risposta a chi pensa che la musica vada etichettata…un po’ la dimostrazione che se qualcuno spacca a fare musica, spacca su ogni tipo di beat”

In c@ra++ere s?ec!@le, la capacità di rompere gli schemi del cantante la si riscontra particolarmente nell’impostazione della tracklist, poco ragionata e organizzata. Anche dal punto di vista tematico, l’album non segue un vero e proprio concept, ma somiglia piuttosto al flusso di coscienza di un ragazzo che manifesta l’urgenza di comunicare alla sua generazione il proprio cosmo interiore.

“Non è scontato, ma le canzoni spesso servono tanto a chi le scrive quanto a chi le ascolta”

Thasup, quindi, sperimenta melodie e ritmi diversi, anche grazie alla varietà degli artisti che collaborano al progetto: dalla grinta di rock & rolla ft. Rkomi e c!ao ft. Rondodasosa, passando per il tono swing di okk@pp@ e b@by nel bed, al beat deciso di sci@ll@ ft. Tananai, e le strofe rap in cas!no nella m!a testa ft. Salmo.

Ma tra le tracce più interessanti vi sono sicuramente r()t()nda, in cui le voci di thasup e Tiziano Ferro si fondono perfettamente, come fossero fatte per stare insieme, o ancora i brani molecole e come t! vorre!, in cui emerge il lato più intimo ed emozionale dell’artista.

Un album (e un artista) dal carattere speciale

In conclusione potremmo definire c@ra++ere s?ec!@le un album variegato, scorrevole e al contempo complesso. Un album dedicato a chi fa della musica lo strumento chiave per esprimersi e dell’autenticità il proprio punto di forza.

“Questo disco si chiama c@ra++ere s?ec!@le perché, chi mi conosce lo sa, riesco a spiegarmi meglio con la musica, piuttosto che a parole”

Nell’insieme può sicuramente non piacere, ma il talento e la geniale personalità che contraddistinguono l’autore sono indiscutibilmente evidenti. Una cosa è certa: chi in passato aveva apprezzato 23 6451, non rimarrà affatto deluso.

Non ci resta che premere play e goderci il viaggio all’interno dell’eccentrico, ma accogliente e affascinante mondo di thasup!

 

Giulia Giaimo